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Torino, gli spazi di Mario Merz e un nuovo video 3D di Gaillard

Torino, gli spazi di Mario Merz e un nuovo video 3D di GaillardTorino, 7 nov. (askanews) – Nella settimana di Artissima a Torino si inaugurano molte mostre, una delle più forti è il secondo capitolo che la Fondazione Merz dedica proprio a Mario Merz in vista del centenario della nascita dell’artista, che cade il 1 gennaio 2025. “Qualcosa che toglie il peso che mantiene l’assurdità e la leggerezza della favola”, questo il titolo dell’esposizione, raccoglie disegni, tele, ma soprattutto igloo e tavoli che negli spazi del museo vogliono abitare la sensazione del fare esperienza dell’essere al mondo. Merz ha sempre creduto che l’artista dovesse abitare il luogo, non solo esporvi le proprie opere, e questa intenzione si percepisce da subito.


Seguendo la lezione dell’antropologo Lévi-Strauss, il lavoro di Mario Merz continua, anche oggi, a inseguire la natura profonda che si cela dietro i modelli, per arrivare alle leggi che stanno alla base del pensiero umano. In questo senso i tavoli, forse anche più degli igloo, svolgono il ruolo di struttura fondamentale sulla quale apparecchiare l’accoglienza e le risposte ai bisogni essenziali. Temi che restano di bruciante attualità, e che qui continuano a trasmettere emozioni. Alle OGR è invece ospitata una personale di Cyprien Gaillard, “Retinal Rivalry”, curata da Samuele Piazza, costruita intorno al video che dà il titolo alla mostra e prosegue la ricerca sulle immagini stereoscopiche in movimento e il loro potenziale scultoreo, spettrale e psichedelico. Un’opera che utilizza la cinematografia 3D e tecniche di ripresa e proiezione a elevata frequenza di fotogrammi per indagare l’ambiente architettonico della Germania. Una co-produzione tra le OGR e musei molto importanti come la Fondation Beyeler di Basilea e la Haus Der Kunst di Monaco di Baviera.

Un Arazzo di Boetti battuto a 800mila euro da Aste Bolaffi

Un Arazzo di Boetti battuto a 800mila euro da Aste BolaffiMilano, 6 nov. (askanews) – L’arazzo di Alighiero Boetti “Senza titolo (Segno e disegno)” del 1978, top lot dell’asta di arte moderna e contemporanea, in scena il 5 novembre da Aste Bolaffi a Torino, è stato battuto all’importantissima cifra di 800mila euro (diritti inclusi), dopo un duello a distanza all’ultimo rilancio tra tre collezionisti – uno dei quali italiano – collegati al telefono, che hanno fatto spuntare all’arazzo un risultato finale superiore alle stime.


“Posizionandosi tra i top lot più importanti venduti negli ultimi anni da Aste Bolaffi, l’arazzo di Boetti conferma la nostra capacità di individuare opere d’arte di altissimo livello e renderle visibili ai compratori più raffinati ed esigenti a livello internazionale. Questo eccezionale risultato consolida la crescita della casa d’aste nel mercato dell’arte moderna e contemporanea, che rimane un asset class molto vitale in Europa e nel mondo”, ha commentato Filippo Bolaffi, amministratore delegato di Aste Bolaffi. La vendita si è chiusa con un realizzo complessivo di 1,9 milioni di euro (diritti inclusi) e una percentuale di lotti venduti vicina all’80 per cento. Sul podio dei top lot ci sono un’altra opera di Boetti, penna a biro su carta intelata “Mimetismo” del 1979, salita fino a 100 mila euro), e la “Primavera” di Salvo, aggiudicata a 87.500 euro.


Ma sono numerose le aggiudicazioni di rilievo dell’asta che proponeva una panoramica sulle principali correnti artistiche e le diverse forme d’arte dal primo Novecento ai giorni nostri: il raffinato studio di Gustav Klimt per il ritratto della dama viennese Sonja Knips esposto al Belvedere di Vienna (55 mila euro), la serigrafia di Robert Rauschenberg “Star Quarters I-IV” (37.500 euro), l’opera “Il nome di Carmen” del 1970 di Emilio Isgrò, le cui celebri cancellature nel 2024 compiono 60 anni (35 mila euro). Molto ambiti dai collezionisti anche i due pannelli serigrafati su tela da Giacomo Balla con farfalle e fiori provenienti da Casa Balla a Roma (32.500 euro), la rara scultura in terracotta di Ligabue, “Albero con cane e gatto”, pezzo unico eseguito nel 1952-1953 nella fornace Vecchia di Luzzara con l’argilla della golena del Po (31.300 euro) e la punta di piombo su carta di Amedeo Modigliani “Tête tournée” (25 mila euro). Il prossimo appuntamento con l’arte moderna e contemporanea è in calendario nella primavera 2025.

Salvo pittore concettuale: un’antologica alla Pinacoteca Agnelli

Salvo pittore concettuale: un’antologica alla Pinacoteca AgnelliTorino, 4 nov. (askanews) – È la più grande mostra dedicata a Salvo ed è un’occasione per guardare da una prospettiva più ampia un’opera che, sotto un’apparente semplicità, si articola invece in modo profondo e sfaccettato. La Pinacoteca Agnelli di Torino ospita l’esposizione “Arrivare in tempo”, più di 170 opere a partire dalle fotografie dei primi anni Settanta e dalle “Lapidi”, per arrivare ai più noti dipinti, realizzata in collaborazione con l’Archivio Salvo.


“C’era la volontà di raccontare tutto, raccontare questo grandissimo artista – ha detto ad askanews Sarah Cosulich, direttrice della Pinacoteca e co-curatrice della mostra insieme a Lucrezia Calabrò Visconti – ma soprattutto contestualizzarlo e far vedere come la sua pittura era in realtà completamente in continuità e coerente con quello che era stato il suo primo percorso concettuale. Quindi con la fotografia, quando appunto a fine ai anni 60 e primi anni di 70, era ancora molto vicino all’arte povera. Questo suo tuffo nella pittura che poi è durato 40 anni, attraversando queste grandi tematiche della storia dell’arte, seguendo la luce, il colore, in realtà è proprio un percorso che racconta come salvo, sia rimasto un artista concettuale, un pittore concettuale, la sua voglia di guardare ai riferimenti, a tutto ciò che era successo prima, alle fonti letterarie, filosofiche, in qualche modo rielaborarle nella pittura per cercare di arrivare all’essenzialità”. Un’essenzialità che si manifesta nelle forme, nelle scelte coloristiche, nel taglio dell’inquadratura, oltre che nella postura dell’artista moderno che si confronta con il passato classico e lo rielabora, ma contestualmente racconta il presente con una forza poetica forse inattesa. Il desiderio del museo torinese di approfondire il più possibile il discorso ha portato la mostra a occupare anche il secondo piano della Pinacoteca Agnelli, normalmente non utilizzato dalle esposizioni temporanee, per poi culminare nel confronto diretto con le opere della collezione. “Forse la peculiarità di questa mostra – ha concluso Sarah Cosulich – è che nei cicli tematici che presentiamo abbiamo scelto di arrivare fino alla collezione, quindi in dialogo con questi fantastici capolavori del 700-800-900 che Salvo ha guardato e Salvo conosce meglio di chiunque altro”.


La mostra, inaugurata nelle giornate di Artissima, resta aperta al pubblico fino al 25 maggio 2025.

Torino, torna la fiera Flashback: equilibrio e arte senza tempo

Torino, torna la fiera Flashback: equilibrio e arte senza tempoTorino, 30 ott. (askanews) – Dal 31 ottobre al 3 novembre 2024, Flashback Art Fair torna con la sua dodicesima edizione negli spazi di Flashback Habitat – Ecosistema per le Culture Contemporanee in corso Giovanni Lanza 75 a Torino. Uno spazio di 20.000 metri quadri in cui la villa storica e i padiglioni che un tempo hanno ospitato il brefotrofio della provincia, immersi nel grande parco ai piedi della collina di Torino, si sono trasformati nell’abbraccio fra natura, arte e vita, passata e presente. La visione di Alessandro Bulgini insieme a Stefania Poddighe e Ginevra Pucci si è concretizzata in questo luogo in un desiderio profondo e una sfida: creare a Torino un nuovo habitat, una casa delle culture contemporanee condivisa, aperta a tutti.


Ecco perché Flashback Art Fair è molto più di una fiera d’arte: rappresenta un incontro di persone che vengono accolte come a casa, che arrivano per la prima volta o ritornano nel nome di un punto di vista rinnovato sulla storia dell’arte che si interseca con le urgenze e le questioni dell’attualità. Che siano gli importanti galleristi italiani o internazionali – che in questa edizione aumentano e accolgono notevoli nuovi arrivi europei -, “nativi” – i bambini nati fra queste mura fra il 1953 e il 1983 che si sono ritrovati e riscoperti – o semplici appassionati, il mondo di Flashback si ritrova come in un rito collettivo e partecipato. Passato, presente e futuro, antico, moderno e contemporaneo sono connessi tra loro grazie agli sguardi delle persone che le osservano. Flashback Art Fair, nel 2024 titola il suo dodicesimo capitolo “Equilibrium?” proponendo una riflessione sull’idea di equilibrio, comunemente associata a stabilità e armonia, ma qui posta sotto una luce critica. La fiera, da sempre attenta alla contemporaneità, ci domanda se un equilibrio sia sempre giusto e auspicabile, o se nasconda repressioni e disuguaglianze, sociali, economiche, geopolitiche. L’edizione 2024 esplora questa tensione attraverso importanti opere selezionate accompagnate da talk e incontri. Capolavori di ogni tempo si incontrano nei corridoi e nei tre piani dove il pubblico potrà ricercare il proprio percorso fra bellezza e senso. Flashback Art Fair si propone non di dare risposte, ma di aprire uno spazio di dialogo, rendendo visibile la fragilità del concetto stesso di equilibrio.


Proprio come per l’immagine guida dell’edizione, dell’artista leccese Sandro Mele “Italians no longer have work”, come funamboli viviamo in una costante tensione tra opposti che si bilanciano con azioni di compensazione spesso frutto di disparità. Per il terzo anno, aprendo le porte della casa di Flashback Art Fair, si esplora il potere evocativo dell’arte.

Klimt, Boetti, Salvo, Ligabue: il 5 novembre asta Bolaffi di arte

Klimt, Boetti, Salvo, Ligabue: il 5 novembre asta Bolaffi di arteMilano, 28 ott. (askanews) – Un disegno di Gustav Klimt, opere storiche di Salvo e Alighiero Boetti, una scultura in terracotta di Ligabue che rappresenta un unicum: sono oltre 250 i lotti protagonisti dell’asta di arte moderna e contemporanea, in programma martedì 5 novembre in Sala Bolaffi a Torino e in modalità internet live sul sito di Aste Bolaffi (www.astebolaffi.it). L’asta sarà preceduta dall’esposizione che, a partire da giovedì 31 ottobre fino al giorno dell’asta, permetterà ad appassionati e collezionisti di ammirare le opere da vicino durante la settimana torinese dell’arte.


Il catalogo, suddiviso in multipli-edizioni (lotti 1-83) e pezzi unici (lotti 84-255), vanta lavori storici e di caratura internazionale che offrono una panoramica sulle principali correnti artistiche e le diverse forme d’arte del Novecento e uno sguardo ai giorni nostri. Cronologicamente lo apre uno dei 18 studi realizzati nel 1898 da Gustav Klimt per il ritratto della dama viennese Sonja Knips esposto al Belvedere di Vienna (lotto 87, stima 28 mila-35 mila euro) e lo chiude il prototipo dell’auto “Tork” realizzato nel 2017 dalla saudita Shalemar Sharbatly, prima donna incaricata dal governo di realizzare lavori di street art (lotto 255, stima 4 mila-8 mila euro). Opera cruciale nel percorso artistico di Alighiero Boetti, e di rilevanza storica, il raro arazzo “Segno e disegno” del 1978, tra i suoi primissimi lavori, è il top lot dell’intera vendita (lotto 219, stima 280 mila-350 mila euro). Di Boetti è proposta anche l’interessante penna a biro su carta intelata “Mimetismo” del 1979 (lotto 220, stima 75 mila-90 mila euro).


Protagonista della prima grande retrospettiva italiana a lui dedicata (a partire dal 1 novembre alla Pinacoteca Agnelli a Torino) e reduce dalle recenti aggiudicazioni stellari messe a segno nelle aste internazionali, Salvo è presente in catalogo con “Primavera”, uno dei suoi paesaggi più tipici, permeati da luce onirica e colori sfavillanti (lotto 224, stima 75 mila-90 mila euro). Tra i top lot ci sono anche “Dentro e fuori” di Emilio Scanavino (lotto 218, stima 70 mila-100 mila euro), “Grigiorosso nero” di Carla Accardi (lotto 222, stima 25 mila-35 mila euro), nonché lavori di Mario Schifano, Mario Merz, Franco Angeli ed Emilio Isgrò (“Il nome di Carmen” 1970, lotto 215, stima 18 mila-25 mila euro), le cui celebri cancellature nel 2024 compiono 60 anni.


Per la prima volta, inoltre, va all’asta in Italia una scultura in terracotta di Ligabue, “Albero con cane e gatto”, pezzo unico eseguito nel 1952-1953 nella fornace Vecchia di Luzzara con l’argilla della golena del Po (lotto 147, stima 30 mila-40 mila euro). Impreziosiscono la proposta disegni di Felice Casorati e Amedeo Modigliani, tra cui “Tête tournée”, punta di piombo su carta del 1911 (lotto 88, stima 30 mila-50 mila euro).


Tra le curiosità compaiono una delle ultime opere di Ottone Rosai, accompagnata da una lettera autografa in cui l’artista si congratula con l’acquirente dell’epoca (lotto 149, stima 10mila-14 mila euro), e “Senza titolo” di Gérard Deschamps, accumulazione di biancheria intima femminile; l’opera, esposta nel 1961 nella vetrina della Galleria Apollinaire a Milano, fu sequestrata in quanto ritenuta vilipendiosa nei confronti di papa Giovanni XXIII la cui processione per il Corpus Domini passava proprio di fronte alla galleria (lotto 155, stima 8 mila-12 mila euro). Infine, nella sezione dedicata a multipli ed edizioni, spiccano due pannelli serigrafati su tela da Giacomo Balla con farfalle in movimento e fiori futuristi provenienti da Casa Balla a Roma (lotto 6, stima 10 mila-15 mila euro), la serigrafia di Roy Lichtenstein su busta di carta raffigurante un tacchino, commissionata nel 1964 per l’iconica mostra “American Supermarket” alla Bianchini Gallery di New York (lotto 14, stima 2.500-4 mila euro), venticinque scatole-scultura in legno di Mario Ceroli “Si-no” del 1972 (lotto 56, stima 18 mila-25 mila euro), oltre a serigrafie di Andy Warhol della serie “Ladies and Gentleman” (lotti 19, 20, stima 8 mila-12 mila euro) e a una serigrafia dalle dimensioni imponenti di Robert Rauschenberg (lotto 21, 14 mila-18 mila euro).

Torino, all’Orto botanico una mostra di Marullo e Piolotto

Torino, all’Orto botanico una mostra di Marullo e PiolottoMilano, 25 ott. (askanews) – All’Orto Botanico dell’Università di Torino, dal 31 ottobre, è allestita la mostra Sublimità Parassitarie, un progetto di Fabio Marullo e Alessandra Piolotto in collaborazione con DBIOS – Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi, Università di Torino testo a cura di Roberta Perego.


La mostra nasce da una ricerca pluriennale degli artisti Fabio Marullo e Alessandra Piolotto attorno al concetto di mutevolezza delle forme, a partire dall’osservazione microscopica di licheni che vivono su alcune architetture della città di Torino e che, in un tempo dilatato e in uno spazio concentrato, registrano aspetti invisibili dell’ambiente che li ospita. Gli artisti, dopo un’attività di campionatura dei licheni rinvenuti sulle superfici del Grand Rondeau del Nettuno di Villa della Regina a Torino, hanno osservato al microscopio il materiale raccolto accedendo a una sorta di “paesaggio invisibile”. Il progetto intende proporre una visione alternativa alla relazione tra umano e natura attraverso l’indagine speculativa di aspetti meno prevedibili del reale, come le frequenze luminose emesse dai licheni osservati al microscopio e i colori ottenuti dall’estrazione dei loro pigmenti. Il titolo Sublimità Parassitarie cita un passaggio del trattato “Le sette lampade dell’architettura” (1849) del critico d’arte John Ruskin (1819-1900) in riferimento ai concetti di memoria e di conservazione. La mostra, realizzata in collaborazione con L’Orto Botanico di Torino e il DBIOS – Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell’Università di Torino, è stata ideata in relazione agli spazi specifici della Serra di moltiplicazione e dell’Arboreto dell’Orto Botanico dell’Università di Torino, organismo mutevole e archivio vivente attivato dagli artisti per mezzo di luce, suono e colore.


L’architettura della Serra è trasformata in un volume luminescente attraverso un intervento di Fabio Marullo: lo spazio è avvolto da una luce gialla diffusa, colore complementare al pigmento violaceo derivabile dal lichene Roccella tinctoria. Il percorso di visita è scandito da una serie di opere scultoree disposte nello spazio in coabitazione con gli organismi vegetali presenti : Fabio Marullo presenta una scultura in terracotta realizzata a partire dallo studio della statua acefala di una divinità fluviale, tratta dal ciclo scultoreo del Grand Rondeau di Villa della Regina. Alessandra Piolotto propone una serie di sculture policrome in vetro nate dalla reinterpretazione cromatica di una selezione di frequenze luminose emesse dai licheni osservati al microscopio a fluorescenza. Questa stratificazione di colori, pensata come un archivio dal quale emergono dettagli di forme organiche e di Naiadi (o ninfe delle acque) dei fiumi Po e Dora, è traslata da Alessandra Piolotto in un paesaggio sonoro realizzato in collaborazione con l’artista e compositore Matias Guerra e con Leonardo Bonetti. Un’installazione ambientale di 40 bandiere di seta, realizzate dagli artisti in due versioni, ridisegna parte del canneto di bambù dell’area dell’Arboreto dell’Orto Botanico. Le bandiere, ancorate nella parte alta del culmo delle canne, mostrano delle immagini di forme derivate dai “paesaggi impercettibili” osservati al microscopio. L’installazione cita le capacità tintorie del pigmento estratto dal lichene Roccella tinctoria e, grazie al movimento delle bandiere sospinte da correnti d’aria, evoca l’azione di disseminazione di spore per mezzo del vento. Le bandiere sono state prodotte grazie al contributo dell’azienda tessile Mantero Seta S.p.a. Il progetto Sublimità Parassitarie è stato realizzato in stretta collaborazione con il docente di Lichenologia Prof. Sergio Enrico Favero Longo – DBIOS – Università di Torino, creando un’occasione di dialogo tra produzione artistica e ricerca scientifica, stimolando la divulgazione di alcuni aspetti complessi che riguardano i licheni, emblema del concetto di relazione di simbiosi in quanto prodotto dell’associazione di due organismi distinti, ovvero di un’alga e di un fungo. Attraverso un approccio multisensoriale e interdisciplinare, Fabio Marullo e Alessandra Pilotto attivano molteplici riflessioni sul concetto di trasformazione, adattamento, evoluzione e resilienza. Le dinamiche biologiche che regolano la vita di questi organismi diventano, attraverso il lavoro degli artisti, un manifesto collettivo che parla di relazioni interspecie, coesistenza, cooperazione, disturbance e sviluppo.

Lacrime di desiderio queer per Rooy Charlie Lana a Torino

Lacrime di desiderio queer per Rooy Charlie Lana a TorinoMilano, 22 ott. (askanews) – L’artista Rooy Charlie Lana espone a Torino la sua nuova opera “I got tears of queer desire” L’iniziativa si sviluppa all’interno del progetto DESIRE; finanziato dalla Commissione europea nell’ambito dell’iniziativa del New European Bauhaus,e che ha visto l’assegnazione della residenza artistica a Rooy Charlie presso la sede di Cascina Falchera al fine di sviluppare un’indagine artistica dedicata al ripensare la relazione tra la città e la natura attraverso la prospettiva dell’acqua


“I got tears of queer desire” è un dittico che rappresenta un’indagine, connessa attraverso un parallelismo concettuale, tra ciò che è percepito come natura e quello che non si contempla come tale, attraverso l’analisi della produzione e la gestione dei fluidi corporei ed extra-corporei al fine di dubitare della ‘naturalità’ e della ‘stabilità’ dei termini binari “uomo-donna”, “etero-omo” e “Natura-Artificio”, tra definizioni queer post-umane e anti-relazionali. Rooy Charlie Lana (classe 95, di origini siciliane) inaugura la sua installazione artistica frutto dello studio per l’open call di cui è stata vincitrice per la residenza artistica in Cascina Falchera, “The water perspective: rethinking relationships between city and nature” – ripensare la relazione tra la città e la natura attraverso la prospettiva dell’acqua. Cascina Falchera diventa luogo di ricerca e sperimentazione dell’artista in questa direzione, tra la storia e i dati analitici del paesaggio agricolo e urbano e delle sue risorse idriche. Sarà possibile visitare gratuitamente l’opera dal 17 al 26 ottobre presso Cascina Falchera dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 18 e venerdì dalle 9 alle 20 e sabato e domenica dalle 10 alle 20. Dal 29 ottobre al 3 novembre, in concomitanza di Artissima, l’opera sarà visitabile nello studio dell’artista. “I got tears of queer desire” è un dittico sulla politica dei fluidi corporei. Piove – dal cielo o dai nostri corpi – e le gocce tracciano un disegno impercettibile di fantasmi, di desideri, di visioni pornografiche. In un gioco di rifrazioni e trasparenze, il soggetto opaco è un desiderio queer che infonde carne, piacere e morte ai corpi dissidenti. È una pioggia di desiderio, fluido e proteiforme, che attraversa la soggettività e destabilizza le norme, creando spazi di resistenza e trasformazione identitaria all’ombra delle nostre fantasie.Il lavoro di Rooy Charlie Lana ci ricorda che una voluttuosa vulnerabilità abita i nostri corpi, soprattutto quando desideriamo.


“Attraverso l’arte – ha spiegato l’artista – cerco di parodiare i codici estetici, visivi e performativi delle norme di genere e sessuali. Per farlo indago anche la pornografia, nel tentativo di modificarne lo sguardo dominante e patriarcale e di mettere in luce l’unica cosa che ci accomuna: la fragilità dei nostri corpi e dei nostri desideri. La mia narrazione della pornografia è come una rivelazione: ci sono più di 50 sfumature tra identità e sessualità, tra natura e cultura, tra finzione e realtà, tra eccitazione e vulnerabilità, tra ricordi, desideri e visioni porno”. Cascina Falchera è la a cascina agricola ed educativa della città di Torino è un hub di biodiversità che mira a rigenerare il paesaggio peri-urbano del quartiere Falchera e a riconnettere la comunità locale con gli spazi naturali. Da oggi apre un dialogo col mondo dell’arte grazie al progetto DESIRE – finanziato dalla Commissione europea nell’ambito dell’iniziativa del New European Bauhaus – che sperimenta la creazione di spazi urbani sostenibili, attraenti e inclusivi nel rispetto delle risorse limitate del pianeta. L’obiettivo del progetto è collegare i mondi dell’arte, del design, dell’architettura, della cultura e dell’istruzione con la scienza e la tecnologia nella transizione verde.

Bolaffi, in arrivo l’asta dei manifesti cinematografici del 900

Bolaffi, in arrivo l’asta dei manifesti cinematografici del 900Milano, 21 ott. (askanews) – Una selezione trasversale ed eclettica, che attraversa il XX secolo e offre incursioni nel XXI: sono 730 i lotti protagonisti dell’asta di manifesti cinematografici, in programma giovedì 24 ottobre alle ore 10 in modalità internet live sul sito di Aste Bolaffi (www.astebolaffi.it).


L’asta si apre con un insieme di manifesti dedicati al precinema e al cinema muto, tra i quali spiccano Cabiria di Leopoldo Metlicovitz con la famosa scena dell’incendio delle navi romane (lotto 15, base 6.500 euro) e il raro trittico illustrato da Carlo Nicco per una versione di Hamlet del 1917 (lotto 16, base 1.500 euro). In questo capitolo si trova il top lot dell’asta: il celebre manifesto realizzato dall’artista russo Aleksandr Rodcenko per il capolavoro di Ejzenštejn La corazzata Potëmkin, “sacro Graal” per i collezionisti più raffinati (lotto 25, base 30 mila euro). Il cinema italiano è rappresentato da numerosi titoli di grande fama: Ladri di Biciclette di Ercole Brini (lotto 50, base 4 mila euro), I vitelloni e La dolce vita nell’ambita edizione del 1960 illustrata da Giorgio Olivetti (lotto 148, base 9 mila euro).


Il cinema internazionale spazia tra generi e titoli: dal western e i classici dell’Età d’oro di Hollywood con le star più acclamate – come L’inarrivabile felicità illustrato da Anselmo Ballester (lotto 496, base 2 mila euro) – ad alcuni poster dedicati al maestro del brivido Alfred Hitchcock, fino a una selezione relativa a pellicole interpretate da Gina Lollobrigida. Chiude l’asta una divertente ed eterogenea selezione di titoli B-movie, dalle basi d’asta contenute, di appeal per chi muove i primi passi in questo affascinante ambito del collezionismo.

Gallerie d’Italia, a Torino la natura americana di Mitch Epstein

Gallerie d’Italia, a Torino la natura americana di Mitch EpsteinMilano, 16 ott. (askanews) – Intesa Sanpaolo apre al pubblico dal 17 ottobre 2024 al 2 marzo 2025 alle Gallerie d’Italia – Torino la mostra “MITCH EPSTEIN. AMERICAN NATURE”, la più importante retrospettiva del fotografo americano. L’esposizione, curata da Brian Wallis (CPW – Center for Photography at Woodstock), presenta per la prima volta riunite le serie fotografiche più significative degli ultimi vent’anni di Mitch Epstein in cui esplora i conflitti tra la società americana e la natura selvaggia nel contesto del cambiamento climatico globale: American Power, Property Rights e Old Growth.


In American Power l’artista si concentra su come le nazioni e gli interessi privati sfruttano la natura, documentando l’impatto della produzione e del consumo di energia sul paesaggio e sulla popolazione degli Stati Uniti. Dal 2003 al 2008 Epstein ha viaggiato per il Paese per fotografare i siti di produzione di combustibili fossili e di energia nucleare, nonché le comunità che vivono accanto ad essi. Nella serie fotografica Property Rights, Mitch Epstein si domanda a chi appartenga la terra e chi ha il diritto di sfruttarne o saccheggiarne le risorse. Queste fotografie indagano le complesse dinamiche della proprietà terriera in un paese basato sull’espansione coloniale e sullo sviluppo industriale. Epstein ha iniziato la serie Property Rights nella riserva Sioux di Standing Rock nel 2017. Le sue conversazioni e le sessioni di ritratti con gli anziani nativi lo hanno ispirato a cercare altri conflitti fondiari, in cui la gente comune ha creato movimenti straordinari per difendere la terra dalle acquisizioni da parte del governo e delle imprese.


L’ultima opera di Epstein, Old Growth – di cui si presenta in anteprima una parte commissionata da Intesa Sanpaolo – celebra le antiche foreste sopravvissute in regioni remote degli Stati Uniti. La quasi totalità delle antiche foreste americane, circa il 95%, è stato infatti distrutto nel secolo scorso. Epstein ha deciso di fotografare singoli alberi e biosistemi interdipendenti che sono sopravvissuti per secoli, molti per millenni. Le sue fotografie, di grande formato, immergono i visitatori in una natura selvaggia primordiale non alterata dagli esseri umani, celebrando la maestosità e la resilienza di questi antichi regni viventi ed evidenziando ciò che l’uomo rischia di perdere a causa della crisi climatica. Oltre a queste tre serie fotografiche, alla produzione fotografica di Epstein, nella sala immersiva delle Gallerie d’Italia – Torino, sarà presentato in anteprima il progetto originale di Mitch Epstein Forest Waves, un’installazione video e sonora delle quattro stagioni nelle foreste del Berkshire. Il video dei boschi che circonderà gli spettatori è accompagnato da una colonna sonora ipnotica dei musicisti Mike Tamburo e Samer Ghadry, registrata in quelle stesse foreste. L’Arena delle Gallerie d’Italia – Torino ospiterà inoltre il cortometraggio di Epstein Darius Kinsey: Clear Cut, una raccolta visivamente avvincente di fotogrammi del fotografo di inizio XX secolo Darius Kinsey (1859-1945), che mostra eroici taglialegna in posa accanto a enormi alberi abbattuti nel nord-ovest americano. La proiezione è impostata sulla musica scritta da David Lang ed eseguita dalla violoncellista e cantante Maya Beiser. Insieme, queste due installazioni sono un omaggio alla natura selvaggia americana, un inno a ciò che resta e un’elegia per ciò che è stato distrutto.


“Le fotografie di Mitch Epstein – ha detto Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici Intesa Sanpaolo – raccontano la bellezza e la fragilità della “natura americana” e in quelle opere spettacolari leggiamo indiscutibilmente l’obbligo di prenderci cura del pianeta. Lavorare con i più grandi fotografi al mondo significa ragionare sull’attualità grazie a un punto di vista privilegiato. Alcune immagini rimarranno per sempre nella nostra memoria per la loro eleganza, delicatezza e forza”.

Arte e territorio, le masche di Giulia Cenci a Rittana nel Cuneese

Arte e territorio, le masche di Giulia Cenci a Rittana nel CuneeseCuneo, 3 ott. (askanews) – Un’opera site-specific di Giulia Cenci sulle alture del Cuneese. A Rittana, nella radura del Chiot Rosa, forte di una storia partigiana e dei racconti di Nuto Revelli, la Fondazione per l’arte moderna e contemporanea CRT, nell’ambito del progetto Radis, ha presentato “Le masche”, lavori nei quali la tipica estetica di Cenci dialoga, sia a livello di materiali sia di forme, con la natura e la storia.


“Radis – ha detto Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, presidente della Fondazione CRT – è un progetto nel quale la fondazione CRT per l’arte crede molto e anche se iniziato soltanto lo scorso anno, l’obiettivo nostro è proprio questo: di radicarci sul territorio, di portare opere, sculture, artisti, curatori, curatrici a visitare questi luoghi dove le opere prendono forma. Quindi per noi è un progetto nel quale crediamo molto, siamo all’inizio, ma speriamo davvero di poterlo portare avanti, soprattutto di poterlo portare avanti, come è stato quest’anno, con una collaborazione di cui noi siamo molto felici con la fondazione CRC, perché questa collaborazione ci ha permesso di realizzare questo immenso lavoro e questa scultura incredibile”. Le forme ibride dell’artista, che sembrano essere fiorite nottetempo nella radura, e già questo è un potente elemento narrativo, è come se osservassero con stupore la vita che accade attorno e sotto di loro, paiono aprire nuove prospettive, partendo proprio dall’evocazione delle masche, figure della tradizione contadina piemontese raccontate da Revelli.


“Le ho volute chiamare così – ha detto Giulia Cenci – per significare quanto l’immaginazione, ma anche le storie di tanti luoghi, di tanti posti possano creare qualcosa di diverso. Diciamo così, i fiori, le masche che vedete qui cercano di unire tante cose che apparentemente non appartengono alle stesse radici eppure rifioriscono in qualcosa di diverso, cercano di creare dei piccoli luoghi di accoglienza oppure delle sorte di gabbie, non lo so, mi piace anche stare sempre un po’ in bilico tra le cose e soprattutto volevo in qualche modo far sì che arrivando qui non si avesse la sensazione di vedere un monumento gigante, qualcosa di imponente, ma qualcosa che fosse in grado di mescolarsi nel paesaggio”. Il progetto Radis ha il proprio cuore nella relazione con i territori e nasce con l’obiettivo di portare a disposizione delle comunità delle opere di arte pubblica e nella radura a Rittana le sculture di Giulia Cenci resteranno come installazione permanente. Il lavoro è stato curato da Marta Papini, che ha anche portato al Centro Civico e Culturale del paese il secondo capitolo della mostra collettiva “L’opera al nero”.