Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Torino, da domani Simone Benedetto in mostra a Domus Lascaris

Torino, da domani Simone Benedetto in mostra a Domus LascarisRoma, 18 giu. (askanews) – Prosegue il ciclo di mostre di arte contemporanea promosse dal Gruppo Building nella galleria indoor di Domus Lascaris, il palazzo razionalista nel cuore di Torino che ospita al piano terra uno spazio espositivo pubblico fruibile dall’esterno a chi percorre le vie Lascaris, Francesco d’Assisi e Dellala.

Dal 19 giugno al 10 settembre la collezione di 9 sculture “Animal Soul” di Simone Benedetto mostra al pubblico la visione del poliedrico artista torinese che, con le sue opere, intende rappresentare la metamorfosi della psicologia umana, e lo sviluppo della personalità nel passaggio dall’infanzia all’età adulta. Attraverso il ricorso ad archetipi apparentemente semplici quali il gioco, l’infanzia e la scoperta del proprio essere, Benedetto rivela la condizione più intima e pura dell’anima, raffigurando giovani essere umani ancora in stretto contatto con il proprio sè, in relazione con il proprio io. È loro, quindi, il vero sentire senza pregiudizio, esattamente nel proprio tempo. La collezione di opere, realizzata mediante materiali e tecniche diverse, utilizza il simbolismo del linguaggio figurativo per affrontare tematiche spesso legate al sociale. Le sue opere nascono dal quotidiano, da uno sguardo critico sul presente mostrando contraddizioni e problemi della società moderna e fornendo al fruitore uno spunto di riflessione.

“Animal Soul” vuole rappresentare anche la maturità artistica di Benedetto che, dopo essersi laureato all’Accademia Albertina di Belle Arti in scultura e arti plastiche, ha proseguito la sua formazione con percorsi di studio nelle accademie di Valencia e Lisbona, proseguendo contemporaneamente nell’attività espositiva personale e lavorativa in ambito scultoreo. “Le sculture di Simone Benedetto ci guidano all’interno di una dimensione molto intima del pensiero umano, attraverso l’accostamento di elementi distanti tra loro – ha dichiarato Luca Boffa, CEO del Gruppo Building. Questa mostra si inserisce nel solco dell’iniziativa che già da tempo abbiamo intrapreso per valorizzare gli artisti locali emergenti e ridefinire gli spazi di destinazione dell’arte, inserendola in un contesto residenziale, in modo da renderla fruibile a un numero più ampio di persone”.

Teatro Stabile di Torino, una stagione intorno all’idea del tempo

Teatro Stabile di Torino, una stagione intorno all’idea del tempoTorino, 14 giu. (askanews) – Lo spazio del tempo è il titolo della Stagione 2023/2024 del Teatro Stabile di Torino, che proporrà 73 titoli programmati in sede e in tournée, tra cui 24 produzioni e coproduzioni, 12 debutti in prima nazionale, 34 ospitalità e 15 spettacoli per Torinodanza Festival.

Il direttore Filippo Fonsatti ce l’ha presentata così: “Noi – ha detto ad askanews – abbiamo pensato di alzare un po’ l’asticella con i nostri claim, cercando di proporre un ragionamento sull’idea del tempo come capacità dell’atto teatrale di conciliare il tempo oggettivo con quello soggettivo, il tempo dell’intelletto con quello della coscienza. Ed è anche un invito un po’ a riappropriarsi del proprio tempo e anche del proprio spazio per ritrovare le passioni e le relazioni che secondo me è bene facciano sempre più parte dell’immaginario collettivo in una dimensione di coesione sociale che il teatro garantisce”. Due elementi caratterizzano l’impostazione del Teatro Stabile: la vocazione internazionale e la volontà di mettere al centro la relazione con il pubblico. Ma l’obiettivo principale resta quello dell’inclusione più vasta possibile. “Per raggiungere questo obiettivo – ha aggiunto il direttore – abbiamo impaginato una stagione molto differenziata, plurale, cercando di far convivere temi diversi, alcuni di carattere più squisitamente poetico e letterario, altri invece con una forte accezione politica, nel senso generale di affrontare temi come l’ambiente, come la guerra, come i conflitti generazionali, come le questioni di genere, che è giusto che un teatro radicato nella contemporaneità adotti e rielabori sulla scena in modo tale che si ricrei un link molto forte anche con un repertorio storico rispetto a un audience contemporaneo”.

Molti i nomi importanti e moltissime le proposte a livello di cartellone, con artisti diversi e diverse tipologie di produzioni. “C’è il debutto di Nanni Moretti, c’è il ritorno in grande stile di Gabriele Vacis – ha concluso Fonsatti – ci sono Binasco, Luis Pasqual, Jurij Ferrini, Walter Malosti, diciamo che abbiamo cercato di radunare quelli che secondo noi oggi sono i registi che riescono a interpretare il nostro modo di fare teatro”. Un modo che comprende il dialogo tra le diverse generazioni e le diverse drammaturgie, nell’ottica di rinnovare, in molti modi diversi, il legame con il presente.

FSRR, a Guarene due mostre su corpi, cibo, sessualità e politica

FSRR, a Guarene due mostre su corpi, cibo, sessualità e politicaGuarene, 15 mag. (askanews) – Due mostre che si calano all’interno delle ricerche contemporanee dando spazio alle donne e agli aspetti della corporeità. Palazzo Sandretto Re Rebaudengo a Guarene, nel Cuneese, ospita due nuovi progetti espositivi che si inseriscono nel filone di indagine originale del presente che la Fondazione porta avanti da decenni.

“RAW”, curata da Bernardo Follini, espone nuove produzioni di Félixe T. Kazi-Tani e Sido Lansari, opere concepite e realizzate appositamente per gli spazi del palazzo. Al centro del dialogo un’esplorazione della relazione tra corpo, cibo e sessualità, alla luce del fatto che nel corso delle ultime decadi, la cultura del cibo e il consumo animale sono stati indagati ampiamente da prospettive filosofiche e attiviste permettendo di delineare le connessioni tra i sistemi oppressivi umani e animali. Kazi-Tani indaga la cultura culinaria come codificato sistema performativo, in cui il controllo sociale garantito dall’etichetta coincide con il dominio patriarcale ed eteronormativo. Sido Lansari invece impiega la pratica del ricamo per ricucire vicende connesse alla sessualità delle comunità queer arabe in Francia. Soffermandosi sul linguaggio contenuto all’interno di magazine degli anni Ottanta dedicati agli annunci sessuali, Lansari esplora la feticizzazione dei corpi arabi e i processi di razzializzazione nel campo della sessualità.

La seconda esposizione invece conclude la diciassettesima edizione del Young Curators Residency Programme Torino e porta in mostra opere di Enrico Boccioletti, Sara Enrico, Stefano Faoro, Benedetta Fioravanti, Rebecca Moccia e Valentina Parati. Curata da Christy Eóin O’Beirne, Katherine Jemima Hamilton, Ariane Sutthavong, la mostra presenta i lavori di sei artisti e artiste italiane che riflettono intorno alla ri-eroticizzazione dei corpi, compresi quelli politici, e si compone anche di una pubblicazione che raccoglie i testi e i saggi visivi di altri sei protagonisti della scena italiana, prodotti intorno alla rivitalizzazione del linguaggio tramite la poesia.

Aste Bolaffi: “Rossonero” di Carla Accardi venduto a 80mila euro

Aste Bolaffi: “Rossonero” di Carla Accardi venduto a 80mila euroMilano, 13 mag. (askanews) – Ha raddoppiato la stima, fino a raggiungere un’aggiudicazione di 80mila euro (diritti inclusi), l’opera del 1990 di Carla Accardi “Rossonero” (lotto 150), top lot dell’asta di arte moderna e contemporanea, che si è svolta l’11 maggio in Sala Bolaffi a Torino. La vendita, molto partecipata sia in sala d’aste sia attraverso le numerose offerte online arrivate dall’Italia e dall’estero – in particolare da Stati Uniti, Germania e Svizzera – si è chiusa con un risultato complessivo superiore a 970mila euro e con oltre l’80 per cento dei lotti venduti.

Sul podio dei migliori risultati ci sono anche l’arazzo di Alighiero Boetti del 1988 “Attirare l’attenzione”, venduto a 62.500 euro (lotto 239) e l’olio su tela del 1957 di Massimo Campigli “Femmes dans un paysage” (lotto 113), aggiudicato a 43.800 euro. Grande successo per l’insieme di opere di Mario Schifano (lotti 217-224) presenti in catalogo, tutte vendute oltre le stime, tra le quali si segnala “Velò” del 1982, top lot della selezione dedicata al più celebre esponente della pop art nostrana (smalto, acrilico e pastello su carta applicata su tela, lotto 221, 30mila euro).

Tra gli altri lotti più contesi dell’asta spiccano infine “Subway drawings” del 1985 di Keith Haring (gessetti su carta nera di strappo di manifesto con inserti colorati, lotto 225, 41.300 euro) e l’olio su tela di Renato Guttuso del 1973 “Contadino con sacco di patate” (lotto 201, 32.500 euro). Il prossimo appuntamento con l’arte moderna e contemporanea è previsto in autunno.

”Viva New York”, un saggio su com’è cambiata la Grande Mela

”Viva New York”, un saggio su com’è cambiata la Grande MelaRoma, 10 mag. (askanews) – Nelle librerie italiane dal 26 maggio un saggio che racconta la nuova immagine di New York City, capitale dell’Occidente e città melting pot per eccellenza: “Viva New York” (Paesi Edizioni), scritto da Gianluca Galletto, manager pubblico e privato, tra i fondatori del PD negli Stati Uniti, che vive nella Grande Mela sin dagli anni Novanta.

Il libro, impreziosito dalla prefazione dell’ex sindaco di New York, Bill De Blasio, verrà presentato in anteprima in occasione del XXXV Edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino giovedì 18 maggio alle 12:45 presso la Sala Rosa (PAD 1). Saranno presenti insieme all’autore Gianluca Galletto, l’economista Giorgio Arfaras e il giornalista SKY Federico Leoni. Quella descritta nel saggio di Galletto, manager ed esperto di sviluppo e innovazione urbana, è una New York progressista, con più donne ai vertici dei centri decisionali, con regolamentazioni innovative e un polo attrattivo di investimenti che ha per certi versi superato la Silicon Valley come centro dell’innovazione mondiale.

Tra la nuova policy d’investimenti misti pubblici e privati che stanno portando la metropoli verso la transizione energetica e verso un approccio sempre più green, New York si propone come un modello da seguire anche per l’Italia, capace di affrontare problemi seri come quelli legati all’housing e all’immigrazione illegale. In sette brevi lettere, il libro fotografa la realtà economica e sociale della New York City dei nuovi Anni Venti: un laboratorio d’idee, movimenti, attivismo e business molto distante dall’idea che molti hanno ancora della Grande Mela, legata a Wall Street, Sex & the City e Woody Allen.

NYC è diventata un esempio cui guardare per l’abbondanza di capitali, intrattenimento e cultura. Il libro rappresenta, dunque, un messaggio all’Italia: nell’appendice compaiono infatti dieci proposte che suonano come un manifesto politico del nuovo corso che sta prendendo la città. “Quel Viva New York con cui Gianluca Galletto omaggia la mia città nel titolo del libro, è un’esortazione a migliorarsi e una testimonianza di scrittura informata, civile e tecnica. Con leggerezza, pagina dopo pagina, si passa da aneddoti a esempi analitici che spiegano come è amministrata una grande metropoli come New York, e che suggerisco di prendere in considerazione ai miei colleghi italiani” dalla prefazione di Bill De Blasio.

Aste Bolaffi, l’11 maggio vendita di arte moderna e contemporanea

Aste Bolaffi, l’11 maggio vendita di arte moderna e contemporaneaMilano, 8 mag. (askanews) – L’asta primaverile di Arte moderna e contemporanea, organizzata da Aste Bolaffi giovedì 11 maggio alle ore 15.30 in Sala Bolaffi a Torino, propone un catalogo di oltre 250 lotti, che ripercorrono la storia dell’arte dai primi del Novecento agli anni Duemila.

Una prima sezione raggruppa stampe, multipli ed edizioni, partendo dalle stampe di primo Novecento di Braque, Delaunay, Mirò, passando per le edizioni gioiello di Dalì, e arrivando alle grandi stampe di Warhol e ai multipli realizzati con nuovi materiali negli anni ’60 tra gli altri da Christo, Paolini e Pistoletto. La seconda sezione di opere uniche conta numerosi lotti storici di grande rilevanza, come il grande disegno “Tre personaggi con prisma” realizzato nel 1948 da Fortunato Depero (1892-1960), che rappresenta uno degli atti di una pièce teatrale a cui l’artista si dedicò durante il suo secondo soggiorno newyorkese (lotto 93, stima 25mila-35mila euro).

Impreziosiscono il capitolo importanti dipinti di Osvaldo Peruzzi che ben rappresentano la pittura aerospaziale futurista (lotti 91 e 92, stime 14-18mila euro e 18-22mila euro), opere di Massimo Campigli (lotti 113 e 116, stime 40-60mila euro e 30-50mila euro), e di Mario Tozzi, presente in asta con due lavori significativi del suo percorso artistico: un dipinto classico del 1923 raffigurante la “Maternità” (lotto 89, stima 15-20mila euro) e uno degli anni Sessanta, “Fanciulle al mare (il pallone a spicchi bianco e verde)” in cui lo stile del pittore si definisce inconfutabilmente (lotto 114, stima 18-24mila euro). L’asta prosegue con un gruppo nutrito di lavori degli anni ’60 dall’Informale al Concettuale, tra cui si segnala l’opera di Carla Accardi “Rossonero” del 1990 (lotto 150, stima 30-40mila euro), passando per la pop art nostrana, rappresentata da un gruppo di lavori di Mario Schifano (lotti dal 217 al 224), fino ad arrivare alla Transavanguardia con le opere di Sandro Chia (243, 244, 245) e per finire ai giorni nostri.

In catalogo anche una piccola, interessante, selezione di gioielli d’artista, in cui spicca un anello in oro e topazio di Giò Pomodoro (lotto 230, stima 3.500-6mila euro).

Pittura, metamorfosi e fragilità: Ambera Wellmann alla Sandretto

Pittura, metamorfosi e fragilità: Ambera Wellmann alla Sandretto




Pittura, metamorfosi e fragilità: Ambera Wellmann alla Sandretto




















Torino, 12 apr. (askanews) – Le figure sembrano provenire da una dimensione altra, forse da sogni perduti, forse da geografie mitologiche che sono appartenute un tempo a Goya e poi ai surrealisti. Ma che ora prendono una nuova postura in una mostra alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino. L’artista è la canadese Ambera Wellmann e la mostra si intitola, in riferimento ai silenzi che vivono nello spazio tra i frammenti delle poesie di Saffo, “Antipoem”. Come l’antimateria che, alla fine, permette alla materia di esistere e di essere ciò che è, così l’antipoema è a suo modo la giustificazione stessa della poesia. Nel caso della pittura di Wellmann i silenzi potrebbero essere quelli che lo spettatore è chiamato a colmare quando si trova di fronte a questi grandi quadri enigmatici, che sono alimentati da una narrazione scomposta e dalle moltissime diverse strade che si possono battere per raccontarli.

Le figure di Wellmann – spiegano dalla Fondazione – si disintegrano nel loro ambiente; in questo contesto, l’oscurità è sia metafora di vulnerabilità, sia atmosfera rarefatta potenzialmente illimitata, in cui i confini del corpo possono scomparire. A scomparire invece – in una pittura dove torna spesso il motivo del Minotauro, simbolo dei terreni di indagine dell’artista, ossia la paura, il potere e il disordine – a scomparire, si diceva, sono le nozioni di tempo e di spazio. Si impongono invece al loro posto il caso, gli errori, le rielaborazioni. Insomma, il processo, il divenire dell’arte che vive di metamorfosi, come nei quadri di Wellmann, e che in questo caso ci parla sostanzialmente della nostra fragilità.

E in “Antipoem” gli opposti si attraggono e convivono all’interno di una più grande e collettiva aspettativa di catastrofe che si sovrappone, fino a coincidere, con il desiderio di un futuro alternativo.