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Presentato a Berna Positive Nutrition italiano contro Nutriscore

Presentato a Berna Positive Nutrition italiano contro NutriscoreRoma, 5 giu. (askanews) – Possiamo seguire una dieta sana e bilanciata senza doverci privare dei cibi che amiamo, basta tener d’occhio porzioni e frequenze di consumo. È questo il messaggio fondamentale consegnato da scienziati e nutrizionisti che hanno partecipato a Berna, presso il Bellevue Palace, all’evento “Positive Nutrition. Le diete tradizionali come modello per uno stile di vita sano”, organizzato dall’Ambasciata italiana a Berna e dall’Italian Trade Agency (ITA), per esplorare e promuovere abitudini alimentari sane e sostenibili, evidenziando i limiti del Nutriscore.


La conferenza si è aperta con un messaggio del vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che ha rimarcato la bontà dell’approccio italiano alle questioni nutrizionali. “I sistemi di etichettatura semaforici, semplicistici prima ancora che semplici e che non tengono conto, per esempio, del grado di lavorazione dei prodotti – ha detto Tajani – del metodo di produzione, dell’origine o del concetto di porzione, sono fuorvianti, con una influenza negativa sui comportamenti di acquisto dei consumatori e tali da penalizzare i produttori locali e tradizionali europei, spingendoli fuori dal mercato e impoverendo la varietà e la qualità dei prodotti disponibili”. “Solo con un approccio scientifico – ha proseguito il ministro – sarà possibile garantire ai consumatori una corretta informazione sui valori nutrizionali della loro dieta, valorizzando al contempo le tradizioni nazionali e il legame tra produzioni e territori”.

Grano Monococco in Sicilia,con progetti Cosmo e Hgc filiera cresce

Grano Monococco in Sicilia,con progetti Cosmo e Hgc filiera cresceRoma, 5 giu. (askanews) – Giunto a conclusione, il progetto COSMO ha tracciato la strada della filiera del grano Monococco in Sicilia, centrando nei tre anni di attività tutti gli obiettivi, così come previsto dalla misura del PSR 2014-2022 che l’ha finanziato con la sottomisura 16.1. E dalle spighe delle varierà Hammurabi e Norberto, i partners del gruppo operativo hanno consegnato i risultati delle azioni svolte in campo, in laboratorio e nei forni.


Sono stati realizzati 10 tipologie di sfarinati e 14 formati diversi di pasta; effettuate sia prove di panificazione, perfino ottimi biscotti, sia prove per la produzione di malto con l’assaggio di due aromatiche birre. Dal punto di vista energetico, poi, sono stati realizzati i bricchetti di paglia compressa per alimentare caldaie a biomasse. “Adesso l’auspicio è poter trovare sugli scaffali dei supermercati tutti i prodotti realizzati in questi tre anni di attività”, commenta il responsabile del progetto Bernardo Messina, del Consorzio Gian Pietro Ballatore, ente capofila del partenariato composto anche dal CREA-IT di Roma.


“Le sue caratteristiche rendono il grano Monococco adatto per la trasformazione in prodotti con un profilo nutrizionale di pregio”, spiega Bernardo Messina. “La coltivazione del Monococco, inoltre, permette di ottenere effetti positivi a livello ambientale – aggiunge il responsabile di progetto – perché non richiede un alto apporto di input esterni per la concimazione”. “Chiuso il progetto COSMO, noi continueremo a lavorare sul tema ambientale della ecosostenibilità con il progetto HGC”, annuncia Bernardo Messina. Le filiere dei cereali e quella dei legumi, infatti, possono giocare un ruolo determinante sia per la presenza dominante nei regimi alimentari tradizionali dell’area mediterranea, sia per l’ampiezza delle superfici destinate complessivamente a queste colture. Ogni anno in Sicilia vengono coltivati circa 270 mila ettari di superficie a grano duro e 20 mila ettari appena ad altri cereali, quali orzo, avena, grano tenero. Ancora meno, circa 6 mila ettari, a leguminose da granella.


Il progetto si propone di definire protocolli operativi (del Sistema HGS) anche per quelle colture che si adattano molto bene agli ambienti pedoclimatici siciliani, ma sono poco presenti negli ordinamenti colturali regionali, come grano Monococco, avena nuda, farro e lenticchie. Dalle produzioni cerealicole e dai legumi verranno prodotti 4 tipi di sfarinati innovativi da indirizzare poi nei processi di trasformazione: uno sfarinato a minore indice glicemico, uno per la produzione di prodotti High Protein, uno per la produzione di prodotti “mix cereali” ad alto contenuto in fibra alimentare ed uno sfarinato ad alto contenuto di malto per ottimizzare i processi di lievitazione.

Ferrarini acquista complesso ex Aia a Reggio Emilia per nuovo stabilimento

Ferrarini acquista complesso ex Aia a Reggio Emilia per nuovo stabilimentoMilano, 5 giu. (askanews) – Ferrarini acquista un terreno a Masone, nel comune di Reggio Emilia, dove sorgerà un nuovo grande stabilimento produttivo del brand emiliano, che sarà costruito nell’area dell’ex complesso di Aia nell’ambito di un importante intervento di rigenerazione urbanistica della zona. Lo spiega in una nota il gruppo alimentare dopo la firma del preliminare.


L’area, di una superficie totale di 180.000 metri quadrati con una potenzialità di 50.000 metri quadrati coperti, “costituirà il perno del percorso di sviluppo dell’azienda che, a un anno dall’ingresso nell’orbita del gruppo Pini – operatore del mercato suinicolo con circa 2 miliardi di fatturato nel 2023 – ha visto un nuovo slancio per il suo consolidamento nazionale e internazionale”. Nel 2023, l’azienda ha registrato un fatturato di 150 milioni di euro e un aumento dell’export del 15% sull’anno precedente. Un trend confermato nei primi mesi del 2024, che hanno visto un incremento del fatturato del 15% e dei volumi dell’8%. Con il nuovo stabilimento, destinato alla produzione del prosciutto cotto e di altri salumi, si rafforza così il progetto di integrazione di filiera in cui Ferrarini sarà protagonista, agendo in sinergia con le altre strutture del gruppo, quali i macelli Pini Italia di Castelverde (CR) e Ghinzelli a Viadana (MN).


“Con estrema soddisfazione annunciamo oggi un traguardo molto importante per l’azienda, che certifica la solidità della visione a lungo respiro di una Ferrarini rinnovata, dagli ampi orizzonti di crescita e dalle grandi ambizioni – ha dichiarato Roberto Pini, presidente di Ferrarini – Con l’acquisto del nuovo stabilimento procede a pieno ritmo il piano di sviluppo designato al momento dell’ingresso nel gruppo Pini, che ha già visto tutti gli impegni mantenuti: il supporto finanziario, il raggiungimento della capacità massima di produzione nello stabilimento di Lesignano de’ Bagni e lo sviluppo di nuovi prodotti, per il quale ci saranno ulteriori novità nei prossimi mesi. L’annuncio di oggi sancisce un altro fondamentale tassello, che lancia Ferrarini in un progetto di filiera solido e integrato per ricoprire un ruolo sempre più di riferimento a livello nazionale e internazionale quale eccellenza e simbolo del made in Italy”.

Federpesca: preoccupa destino imprese di Piombino

Federpesca: preoccupa destino imprese di PiombinoRoma, 5 giu. (askanews) – “Siamo preoccupati per il destino di alcune importanti imprese di maricoltura del Golfo di Follonica la cui attività è messa in discussione da una determina del Comune di Piombino che intende mandare a gara le concessioni applicando in maniera impropria i principi della Bolkestein”, così in una nota la Federazione Nazionale delle Imprese di Pesca.


La maricoltura rappresenta infatti per il territorio del Golfo di Follonica un settore produttivo fondamentale in termini di fatturati e occupazione “che va salvaguardato e le cui attività contribuiscono al fabbisogno di prodotti ittici di qualità in un Paese che già oggi non riesce a soddisfare il fabbisogno nazionale complessivo”, spiega Federpesca. “Oltretutto – aggiungono – riteniamo che l’applicazione della Bolkestein all’acquacoltura sia una scelta errata che estende un principio relativo ai servizi ad un settore di produzione primaria che, seppur realizzata su un bene pubblico quale è il mare, ha una natura e una disciplina completamente diverse, come è stato correttamente già chiarito da una nota del Ministero dei Trasporti. Per questo – conclude Federpesca – chiediamo al Comune di Piombino e alle istituzioni tutte di attivarsi per ritirare la determina e salvaguardare le imprese e i lavoratori del settore”.

Alessandro Utini confermato a guida Consorzio Prosciutto Parma

Alessandro Utini confermato a guida Consorzio Prosciutto ParmaRoma, 5 giu. (askanews) – Il Consiglio di Amministrazione del Consorzio del Prosciutto di Parma ha confermato per acclamazione Alessandro Utini alla presidenza dell’organismo di tutela per il prossimo triennio. Lo affiancheranno in questo mandato la Vice-Presidente vicaria Gaia Baiocchi e la Vice-Presidente Giorgia Capanna. Ad Alessandro Utini viene affidato il secondo mandato consecutivo, dopo aver guidato il Consorzio negli ultimi tre anni e con una lunga esperienza istituzionale all’interno dell’ente, di cui già fu presidente dal 2004 al 2005, oltre ad aver ricoperto il ruolo di Vice-Presidente ed essere stato per oltre 20 anni consigliere di amministrazione.


L’imprenditore di Noceto (PR) è a capo del Gruppo Furlotti, che comprende le società Furlotti Prosciutti S.r.l e Salumificio Furlotti & C. S.r.l, le aziende di famiglia dedicate alla produzione del Prosciutto di Parma e di altri salumi. È inoltre socio e amministratore del Prosciuttificio Tre Stelle S.r.l e di Fratelli Tanzi S.p.A., azienda specializzata nella preparazione e affettamento di prodotti della salumeria. Dopo aver raccolto l’eredità del padre, che fu tra i pionieri nella produzione di Prosciutto di Parma, ha investito costantemente nell’evoluzione tecnologica delle proprie aziende, trasformandole in realtà imprenditoriali estremamente all’avanguardia. Come presidente del Consorzio del Prosciutto di Parma è a capo di un comparto che vale 850 milioni di euro alla produzione e 1,7 miliardi al consumo e impiega circa 3.000 addetti alla lavorazione del prodotto nella provincia di Parma. 130 sono le aziende associate e 7 milioni e mezzo i Prosciutti di Parma marchiati nel 2023. L’imponente filiera produttiva in cui il comparto è inserito comprende 3.600 allevamenti suinicoli e 78 macelli mentre 50.000 sono le persone impiegate nell’intero circuito tutelato.


Il nuovo Consiglio di Amministrazione si insedia in una situazione delicata per il comparto produttivo del Prosciutto di Parma e, in generale, per tutta la filiera, a partire dalla problematica relativa alla Peste Suina Africana. Il problema principale per il comparto riguarda il contenimento del virus, per questo “è fondamentale che la PSA, che oggi interessa solo i cinghiali, venga eradicata in maniera definitiva e si scongiuri la possibilità che penetri all’interno degli allevamenti dei suini. A tal proposito, confidiamo nell’efficacia delle misure adottate dalle Autorità competenti, Governo e Regioni, con la convinzione che riusciranno a gestire questa grave emergenza” ha detto Utini.

Barilla: nel 2023 investiti 230 mln per innovare prodotti e processi

Barilla: nel 2023 investiti 230 mln per innovare prodotti e processiMilano, 5 giu. (askanews) – Nel 2023 Barilla ha investito 230 milioni di euro per innovare i suoi prodotti e i processi. Di questi 45 milioni di euro sono stati dedicati a ricerca e sviluppo. Ha inoltre proseguito col miglioramento del profilo nutrizionale dei propri prodotti, con 16 nuovi lanci nello scorso anno riducendo anche le emissioni di CO2eq, il consumo di energia e acqua tramite filiere sostenibili e packaging pensati per il riciclo. Sul fronte della sostenibilità sociale, ha donato 3,2 milioni di euro e oltre 3.200 tonnellate di prodotti e adottato una nuova policy per il congedo parentale per i suoi 9mila dipendenti. Sono questi i principali dati emersi dall’ultimo rapporto di sostenibilità del gruppo di Parma diffuso in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente.


Questa strategia ha portato l’azienda a chiudere il 2023 con un fatturato di gruppo di 4,87 miliardi di euro, con una lieve crescita del 4% sul 2022 e un Ebitda margin al 10%, in linea l’esercizio precedente. Secondo quanto riporta Italia Oggi, lo scorso anno Barilla ha visto l’utile netto salire a 284 milioni il 23% in più rispetto a 12 mesi prima, e l’azzeramento del debito. “Oggi più che mai, quando discutiamo sul gusto, sulla nutrizione, sulla sicurezza alimentare, sull’ambiente, sull’accessibilità, sulle persone, sulla comunicazione, sul futuro, sia che si tratti di uno spaghetto, un biscotto, un pane o un sugo, stiamo parlando della qualità dei nostri prodotti, il cuore del nostro mestiere, del nostro modo di agire e del valore delle nostre Marche – affermano Guido, Luca e Paolo Barilla nella lettera introduttiva al Rapporto di sostenibilità 2023 – Siamo consapevoli di quanto la strada sia lunga e complessa, ma grazie all’impegno e alla passione di tutte le persone Barilla, siamo pronti ad affrontare le sfide che ci attendono e a tracciare il nostro percorso verso il futuro”.


Dietro i 16 nuovi prodotti immessi sul mercato nel 2023 (senza zuccheri aggiunti, ricchi di fibra, integrali, con legumi, frutta secca o monoporzionati) c’è l’investimento di 45 milioni di euro in ricerca e sviluppo e la progettazione di un nuovo polo R&D a Parma che, dal 2025, guiderà l’innovazione per le strategie future del gruppo. Il 2023 è stato un anno chiave anche per lo sviluppo di progetti di agricoltura sostenibile e rigenerativa. Il totale delle materie prime strategiche (grano duro, grano tenero, segale, pomodoro, basilico, cacao e olii vegetali) acquistate responsabilmente è stato pari al 67%. Sono più di 8000 le aziende coinvolte. Nei 30 siti produttivi (15 in Italia e 15 all’estero con l’inaugurazione, a settembre 2023, del plant di Pasta Evangelists, la più grande fabbrica di pasta e sughi del Regno Unito) Barilla nel 2023 ha prodotto circa 2 milioni di tonnellate di cibo. Rispetto al 2010, calano del 28% le emissioni di gas a effetto serra e del 21% i consumi idrici per tonnellata di prodotto finito, mentre il 62% dell’energia elettrica (il 100% per i prodotti da forno di Mulino Bianco, Wasa, GranCereale e Pan di Stelle e per i Pesti Barilla) proviene da fonti rinnovabili. Infine, in Italia, il 100% delle confezioni è disegnato per il riciclo, utilizzando esclusivamente carta e cartone provenienti da foreste gestite in modo responsabile.

Dal 13 al 16 giugno a Palermo festival delle birre artigianali

Dal 13 al 16 giugno a Palermo festival delle birre artigianaliRoma, 5 giu. (askanews) – Quattro giorni di festival, il ritorno a in via Maqueda, duecento tipologie di birra di venticinque birrifici in degustazione.Torna dal 13 giugno a domenica 16 giugno “Beer Bubbles”, il festival delle birre artigianali, inserita nell’ambito della rassegna di cinque eventi ‘Rinasce Via Maqueda’ che animerà, da giugno a dicembre, ‘Maqueda Città’, il tratto di strada che va dai Quattro Canti alla stazione centrale di Palermo.


Per 4 giorni, dalle 17 alle 2, per la strada tantissime spine con i maestri birrai che vengono dalla Sicilia e dall’Italia, saranno pronti a spillare fiumi di birra. Tra i birrai tante piccole chicche quest’anno, non mancherà l’azienda storica “Croce di Malto” di Trecate (Novara), dal profondo Nord Italia arriva “Manerba”, omonima birreria e fabbrica di birra artigianale del lago del Garda, e anche la “Balabiott” di Domodossola, la “Noiz” di Santarcangelo di Romagna (Rimini) e “Bellazzi” di Lazzaro di Savena (Bologna). Mentre il più a Nord è “Monpiër de Gherdëina” di Bolzano. Al festival ci sarà anche “Pasì”, progetto tutto al femminile di Vittoria (Ragusa). Una delle realtà siciliane, insieme a “Ballarak”, “Bruno Ribadì”, “Brassicula” ed “Epica”, per quantità di produzione il più grande birrificio dell’Isola. Dalla provincia di Lecce arriverà la “Birra Salento”.

Federpesca: di ampio respiro interventi previsti in Piano Mare

Federpesca: di ampio respiro interventi previsti in Piano MareRoma, 5 giu. (askanews) – E’ stato il lavoro marittimo l’argomento di discussione della audizione di diverse realtà del settore dell’economia blu italiana ieri, 4 giugno, al ministero per la Protezione civile e le politiche del mare. Tra gli altri, è stata audita anche Federpesca, che ha riconosciuto come gli interventi previsti dal Piano del Mare siano di ampio respiro, trasversali, come l’attenzione della riforma dei titoli professionali, del collocamento e della formazione.


“Sarebbe importante, in tali ambiti – ha spiegato Federpesca – prevedere la costituzione di tavoli permanenti per consentire un valido confronto tra istituzioni e parti sociali sulle concrete esigenze del settore marittimo, anche ai fini di un aggiornamento della normativa”. Federpesca ritiene anche essenziale “far rientrare il lavoro della pesca tra quelli particolarmente usuranti, garantendo dunque anche l’accesso alla pensione anticipata” visto che questa attività è stata riconosciuta dall’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) tra quelle più pericolose al mondo.


Riguardo al sostegno al reddito dei lavoratori della pesca, Federpesca chiede di procedere alla pubblicazione del decreto attuativo che consentirebbe il trattamento economico della CISOA agricola anche per periodi diversi da quelli di sospensione dell’attività lavorativa derivante da misure di arresto temporaneo obbligatorio e non obbligatorio. Allo stesso tempo, chiede cdi includere tutte le ipotesi di sospensione dell’attività derivanti da provvedimenti delle autorità – come il “fermo obbligatorio” delle attività di pesca – che altrimenti renderebbe lo strumento della CISOA privo di concreta utilità per il settore. Infine, per far fronte alle sfide del ricambio generazionale e alla sempre più evidente mancanza di manodopera alle nostre imprese, Federpesca richiede di semplificare le procedure di imbarco dei marittimi stranieri, per agevolare il loro ingresso, imbarco su navi da pesca e ottenimento dei titoli professionali marittimi per la pesca professionale.

Giornata ambiente, Coldiretti: 28% Italia rischia desertificazione

Giornata ambiente, Coldiretti: 28% Italia rischia desertificazioneRoma, 5 giu. (askanews) – Oltre un quarto del territorio italiano (28%) è a rischio degrado e desertificazione, tra il calo della disponibilità di acqua e gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici, come dimostrano i 908 eventi estremi che si sono abbattuti sull’Italia nei primi cinque mesi del 2024. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti su dati Ispra e Eswd diffusa in occasione della Giornata mondiale dell’Ambiente che si celebra oggi, 5 giugno.


Lo scorso anno la disponibilità idrica del Paese è diminuita del 18% secondo Ispra e l’effetto si è fatto sentire soprattutto nelle regioni del Sud, dove il 2024 è stato sinora caratterizzato da una gravissima siccità con l’emergenza più grave che interessa la Sicilia. Ma problemi di siccità si sono registrati anche in Sardegna, Puglia, Basilicata con effetti devastanti in particolare sulla produzione di grano. A peggiorare le cose il fatto che il primo quadrimestre del 2024 è stato il più caldo di sempre, con una temperatura di 1,84 gradi superiore alla media storica, secondo l’analisi Coldiretti su dati Isac Cnr. Al caldo anomalo si alternano violente ondate di maltempo, che nelle ultime settimane hanno colpito soprattutto nel Nord Italia. Degli oltre novecento eventi estremi quasi la metà (417) è rappresentata da nubifragi, ma ci sono state anche 132 grandinate e ben 69 tornado. “L’agricoltura italiana è l’attività economica che più di tutte le altre – ricorda Coldiretti – vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli. Un obiettivo che richiede un impegno delle Istituzioni per accompagnare innovazione dall’agricoltura 4.0 con droni, robot e satelliti fino alla nuova genetica green no ogm ma servono anche investimenti per la manutenzione, risparmio, recupero e regimazione delle acque con un sistema diffuso di piccoli invasi che possano raccogliere l’acqua in eccesso per poi distribuirla nel momento del bisogno”.

Federbio: biologico alleato degli ecosistemi ambientali

Federbio: biologico alleato degli ecosistemi ambientaliRoma, 4 giu. (askanews) – La rigenerazione dei terreni agricoli come risorsa essenziale per affrontare gli effetti della crisi climatica e arginare fenomeni di degrado estremo. In occasione della Giornata mondiale dell’Ambiente che quest’anno si focalizza sul ripristino del territorio, sulla desertificazione e sulla resilienza alla siccità con lo slogan “La nostra terra. Il nostro futuro. Siamo #GenerationRestoration”, FederBio pone l’accento sull’importanza della transizione agroecologica per preservare la fertilità dei terreni e il patrimonio ambientale per le generazioni future.


Secondo i dati dell’Ispra, l’Italia ha toccato nel 2022 il minimo storico di disponibilità idrica degli ultimi 30 anni. Un effetto legato al calo delle precipitazioni, aggravato dall’aumento del valore delle temperature e dell’evapotraspirazione. Gli impatti di questi fenomeni atmosferici avversi sempre più rilevanti si riflettono, in particolare, nel settore agricolo. Un aiuto concreto arriva dall’agricoltura biologica che, con le sue pratiche rispettose dell’ambiente, può contribuire significativamente a migliorare la resilienza dei terreni agricoli alla siccità. Aumentando la quantità di materia organica nel suolo, le pratiche agronomiche biologiche sono, infatti, in grado di trattenere maggiori quantitativi d’acqua rendendoli poi disponibili durante i periodi di siccità. Inoltre, contribuiscono a ridurre l’erosione del suolo, proteggendo lo strato superiore, essenziale per immagazzinare e trattenere l’acqua, mentre l’incremento di biodiversità, favorito dall’eliminazione della chimica di sintesi, aiuta a creare un ecosistema in grado di mitigare gli stress climatici.


Lo studio “Farming Systems Trial” del Rodale Institute in Pennsylvania, un’analisi comparativa tra agricoltura biologica e convenzionale che dura da oltre 40 anni, attesta la maggior resilienza della bioagricoltura. I risultati della ricerca dimostrano, infatti, come in periodi di siccità le produzioni biologiche abbiano avuto un potenziale di resa fino al 31% superiore rispetto a quelle convenzionali. Questo deriva anche dall’elevata capacità dei terreni coltivati con metodo biologico di sequestrare carbonio organico che, migliorando la struttura del suolo, consente di trattenere e filtrare l’acqua, garantendo una preziosa riserva idrica per i periodi di scarsità. “Siccità e alluvioni stanno mettendo in ginocchio l’agricoltura, inoltre molti dei nostri terreni sono sempre più vicini alla desertificazione – sottolinea Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio – Il cambiamento climatico e le attività antropiche continuano ad esercitare una pressione senza precedenti, mettendo a rischio la stabilità degli ecosistemi e rendendo sempre più evidente che senza rispetto per l’ambiente non c’è futuro. È dunque estremamente importante – conclude Mammuccini – agire subito per ripristinare gli habitat degradati e la fertilità del suolo. Come dimostrano studi autorevoli, l’agricoltura biologica rappresenta un prezioso alleato per la rigenerazione dei terreni e per contrastare gli impatti climatici”.