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Coldiretti: sbloccato credito imposta 4.0, ora Mimit emani decreto

Coldiretti: sbloccato credito imposta 4.0, ora Mimit emani decretoRoma, 16 apr. (askanews) – “È fondamentale aver sbloccato il credito d’imposta 4.0. Abbiamo chiesto e ottenuto dall’Agenzia delle Entrate un chiarimento per poter consentire alle imprese di utilizzare questo strumento, senza i blocchi che si erano venuti a creare nei giorni scorsi. Adesso è urgente che il Ministero delle Imprese e del Made in Italy emani il decreto per poter consentire l’utilizzo in compensazione dei crediti maturati nel 2023 e nel 2024”. Così Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, commenta la faq emanata dall’agenzia delle Entrate in merito all’utilizzo del credito d’imposta 4.0.


Il credito 4.0 è un sostegno agli investimenti “semplice e di largo utilizzo che va ancora rafforzato, perché risponde alle esigenze delle imprese”, spiega ancora. La risoluzione dell’Agenzia delle entrate n. 19 dello scorso 12 aprile, infatti, aveva bloccato la compensazione dei crediti d’imposta 4.0 relativi agli investimenti in beni materiali strumentali nuovi realizzati prima del primo gennaio 2023 ma interconnessi dopo tale data. Il documento emanato dall’Amministrazione finanziaria aveva di fatto applicato in maniera più restrittiva le disposizioni contenute nel comma 3 dell’articolo 6 del decreto-legge n. 39 del 2024.


Su sollecitazione di Coldiretti, l’Agenzia delle entrate ha ripristinato la compensazione pubblicando una Faq, che prevede che possono essere utilizzati in compensazione i crediti d’imposta relativi agli investimenti effettuati dal 16 novembre 2020 al 31 dicembre 2021 (ovvero entro il 31 dicembre 2022, a condizione che entro il 31 dicembre 2021 il relativo ordine risulti accettato dal venditore e sia avvenuto il pagamento di acconti in misura almeno pari al 20% del costo di acquisizione) e dal 1° gennaio 2022 al 31 dicembre 2022 (ovvero entro il 30 novembre 2023, a condizione che entro il 31 dicembre 2022 il relativo ordine risulti accettato dal venditore e sia avvenuto il pagamento di acconti in misura almeno pari al 20% del costo di acquisizione).

Indagine coldiretti: 5500 giovani tra le vigne italiane

Indagine coldiretti: 5500 giovani tra le vigne italianeRoma, 16 apr. (askanews) – Sono oltre 5500 i giovani agricoltori e le giovani agricoltrici italiani che producono vino, il settore più gettonato dalle imprese under 35. In pratica, un’azienda su dieci tra quelle condotte da ragazzi e ragazze possiede una vigna. E’ il quadro che emerge dall’analisi Coldiretti su dati del Centro Studi Divulga diffusa oggi al Vinitaly.


Il tratto distintivo dei viticoltori under 35 è l’attenzione alla sostenibilità ambientale, una maggiore specializzazione nelle tecniche di marketing e un uso costante dei social per la promozione del proprio prodotto, attraverso uno storytelling che parte dal territorio e dalle sue caratteristiche. Non a caso i giovani vantano una maggiore propensione all’export, con quasi 1/3 delle aziende che vende all’estero, contro 1/5 della media generale. Ma i produttori di vino under 35 rappresentano anche una delle fasce più impegnate nell’innovazione, spiega Coldiretti, con oltre il 70% che porta avanti in attività multifunzionali, dalla trasformazione e vendita aziendale del vino all’enoturismo fino alla vinoterapia. La regione con il maggior numero di produttori di vino under 35 è la Puglia con oltre 1/6 del totale, che precede Veneto e Sicilia.


I vini della Generazione Z protagonisti a Casa Coldiretti sono rappresentativi dei tratti distintivi dei nuovi vignaioli, dall’innovazione allo sguardo rivolto sui mercati esteri, dalla formazione fino alla valorizzazione del territorio. A livello generale le aziende agricole dei giovani possiedono una superficie superiore di oltre il 54% alla media – conclude Coldiretti – un fatturato più elevato del 75% della media e il 50% di occupati per azienda in più.

Dal 29 aprile al 1 maggio torna Sapori e tradizioni dell’Elba

Dal 29 aprile al 1 maggio torna Sapori e tradizioni dell’ElbaRoma, 16 apr. (askanews) – Primo incontro nei giorni scorsi a Capoliveri fra l’amministrazione comunale e i promotori e sostenitori della Fiera “Sapori e Tradizioni dell’Elba”, dedicata alla filiera agroalimentare elbana con presentazione e degustazione dei prodotti agricoli locali e dei prodotti trasformati “made in Elba”, con la collaborazione di produttori e ristoratori.


Prodotti dell’orto, vino, olio, miele, farine, formaggi, insaccati, conserve, marmellate, sottoli, prodotti da forno, dolci tipici troveranno spazi in un apposito “villaggio del Gusto” ed offerti ai partecipanti dai produttori che ne descriveranno le qualità, l’utilizzo in cucina e la storia. Il calendario dell’evento che si articolerà in tre giornate: 29, 30 aprile e 1 maggio, vedrà un ricco calendario di iniziative collaterali con showcooking, mostre, incontri e conferenze con esperti e produttori, musica e arti. Saranno coinvolti i ristoranti del paese per accogliere gli ospiti con almeno un piatto della tradizione elbana nel menù.


In fase di definizione il pannel delle collaborazioni e delle adesioni. Il coordinamento dell’evento è stato affidato all’Associazione Amici di Penna Arte e Musica mentre la Pro Loco di Capoliveri curerà gli aspetti organizzativi.

Anabio-Cia: a biologico il 22% delle superfici vitate italiane

Anabio-Cia: a biologico il 22% delle superfici vitate italianeRoma, 16 apr. (askanews) – I vigneti italiani sono sempre più verdi. Oggi vengono coltivati a biologico oltre 133mila ettari, vale a dire il 22% delle superfici vitate nazionali. Numeri importanti che, da un lato, potrebbero crescere di più rimuovendo gli ostacoli soprattutto burocratici per le imprese agricole e, dall’altro, restano ancora poco visibili sul fronte dei consumi con cittadini non così informati e coinvolti.


Per tutto questo Cia-Agricoltori Italiani, insieme alla sua associazione di riferimento Anabio, ha scelto di portare al Vinitaly 2024 l’Enoteca Bio, una mostra permanente dei vini delle aziende biologiche associate, all’interno dello spazio confederale nel Padiglione 10 stand C3, organizzando al contempo il ciclo di incontri “I vini biologici, un racconto diVino”, momenti di confronto pubblico con i produttori tra storie e degustazioni. Una doppia iniziativa realizzata nell’ambito del progetto “Il biologico tra tradizione e innovazione”, finanziato dal Masaf, proprio con l’obiettivo di valorizzare e promuovere le produzioni bio nazionali.


D’altra parte, nonostante l’incremento delle superfici bio a vite (+160% dal 2010), con Sicilia e Toscana regine sul podio green, tuttora rimane limitata la produzione (3 milioni di ettolitri il volume di vino biologico, pari al 6% del totale nazionale) e ancora più esiguo il consumo, pari all’1-2% delle vendite complessive. Ecco perché Anabio e Cia rilanciano un memorandum in sei mosse con lo scopo di superare le difficoltà attuali e rilanciare lo sviluppo del settore. Partendo dallo snellimento delle procedure di certificazione di processo e di prodotto e dalla sburocratizzazione per favorire la conversione al bio delle aziende; e poi campagne informative e di comunicazione mirate a incentivare i consumi dei prodotti bio e a stimolare la domanda dei consumatori, sgravi fiscali ai protagonisti del settore e maggiori sostegni a ricerca, innovazione e formazione. Assicurando, infine, l’uniformità delle regole all’interno dell’Ue riguardo la produzione e la commercializzazione del bio.

Consorzio Prosecco Doc: database etichette garanzia a consumatore e filiera

Consorzio Prosecco Doc: database etichette garanzia a consumatore e filieraMilano, 15 apr. (askanews) – Una piattaforma per la gestione delle etichette dei vini Prosecco Doc, realizzata dal Poligrafico congiuntamente al Consorzio, con il supporto dell’organismo di certificazione Valoritalia. Di questo si è parlato durante l’evento “Database etichette: uno strumento a garanzia del consumatore e della filiera” tenutosi presso lo stand del Consorzio di tutela del Prosecco Doc (Prosecco DOC Theatre).


Uno strumento avanzato volto a digitalizzare e semplificare la consultazione delle etichette (velocizzando tutte le operazioni che ne derivano), a supportare le verifiche sul mercato e a rafforzare la tracciabilità del prodotto, per contrastare potenziali falsificazioni, garantendo l’autenticità del Prosecco nell’interesse dei consumatori e di tutti gli stakeholders. Questo sistema, condiviso con le autorità e l’organismo di controllo, permette un significativo passo avanti nella lotta alla contraffazione e all’individuazione delle non conformità nelle vendite, uno strumento a favore non solo del Prosecco DOC ma che potrà essere messo a disposizione anche di tutte le Denominazioni che vorranno aderire al progetto.


All’evento sono intervenuti Francesco Soro, direttore generale dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Giuseppe Liberatore, direttore generale di Valoritalia e Stefano Zanette, presidente del Consorzio del Prosecco DOC.

Ais e le Donne del vino insieme per formare le sommelières del futuro

Ais e le Donne del vino insieme per formare le sommelières del futuroMilano, 15 apr. (askanews) – “Chi è il sommelier del futuro? È donna, scommette negli abbinamenti vino-cibo, sa sorprendere e parla al cuore”. È stato presentato oggi a Vinitaly Essenze di Vite, il nuovo progetto formativo che vede alleati l’Associazione nazionale Le donne del vino e l’Associazione italiana sommelier. L’iniziativa prevede la formazione gratuita di sette giovani donne, selezionate in collaborazione con gli istituti alberghieri e turistici. Le beneficiarie avranno l’opportunità di frequentare i tre livelli del corso per sommelier, acquisendo una preparazione di alto livello nel mondo del vino. Un progetto che nasce per valorizzare il talento e la professionalità delle donne sommelier, promuovere la rappresentanza femminile nel settore del vino, e per dare un’opportunità professionale a giovani che vogliono costruirsi un futuro. Un’iniziativa nata per ricordare concretamente due donne del vino, Donatella Briosi e Marisa Leo, vittime di violenza, donne solari e positive che, della loro passione, avevano fatto una professione.


“Le donne sono circa il 30% dei sommelier italiani – ricorda Daniela Mastroberardino, presidente dell’Associazione nazionale Le donne del vino – e continuano ad aumentare nei corsi per chi assaggia e serve il vino così come fra gli studenti delle scuole alberghiere. Da sempre sono più attente all’abbinamento cibo-vino. Fra le Donne del vino sono circa il 10% delle socie, molte meno delle produttrici, ma comunque tante e autorevoli. Tuttavia la presenza femminile fra chi si occupa del vino nelle sale dei ristoranti è ancora scarsa specialmente fra i ‘main chef sommelier’ cioè i manager di strutture grandi. Con questo progetto vogliamo aiutare giovani donne a trasformare una passione in un lavoro”. L’approccio prevede la selezione delle beneficiarie attraverso criteri rigorosi che includono l’iscrizione a un istituto alberghiero o turistico, eccellenti risultati scolastici, e passione per il vino.


In Italia, secondo dati istat, le sommelières rappresentano circa il 30 per cento del totale; tuttavia, sono ancora troppo poche a occupare ruoli apicali. I numeri, però, sono in crescita da almeno tre decenni: secondo uno studio della Università Bocconi, dal 1981 al 2011 l’occupazione femminile nel settore è passata dal 29,6 al 41,7 per cento. I settori del marketing e della comunicazione sono preponderanti, seguito da quello commerciale; in coda l’ambito produttivo, enologico e agronomico, cui comunque le donne contribuiscono per il 28 per cento del pil agricolo. A un’analisi più approfondita emerge una correlazione significativa tra la presenza femminile nel management delle cantine e l’adozione di politiche aziendali orientate alla qualità, alla sostenibilità e all’internazionalizzazione.

Gambero Rosso e Montepaschi presentano la 14esima Guida Oli

Gambero Rosso e Montepaschi presentano la 14esima Guida OliRoma, 15 apr. (askanews) – Presentatata oggi al Sol&Agrifood di Verona, che si svolge in contemporanea con Vinitaly, la Guida Oli d’Italia dedicata agli extravergine italiani, giunta alla sua 14esima edizione e quest’anno con il sostegno di Banca Monte dei Paschi di Siena.


Gambero Rosso traccia una mappa che vuole celebrare la ricchezza e la diversità delle varietà di olive e di oli presenti nel nostro Paese, evidenziando le peculiarità di ogni regione, con l’esclusione solo di Valle d’Aosta e Friuli-Venezia Giulia, e valorizzando le storie dei produttori che portano avanti con passione e dedizione la tradizione millenaria della produzione olearia: dalla Taggiasca ligure, alla robusta Leccino, passando per la Frantoio e la Carboncella fino alla Ogliarola, tipica della zona barese, garganica e salentina. Sono 389 le aziende produttrici per 679 etichette di extravergine valutate e inserite nella Guida, di cui 191 le Tre Foglie e 34 le Stelle, che hanno ottenuto il massimo punteggio per dieci anni, risultato di un lungo percorso di ricerca, selezione e valutazione per individuare il gusto più sublime ma anche riconoscere un maggiore impegno verso la sostenibilità, in un’economia globale che si fa concorrenza sul fronte dei prezzi più bassi.


Cinque le fasce di prezzo considerate, dagli oli con prezzo inferiore ai 10 euro ai prodotti più eccellenti anche oltre i 30 euro al litro. La Guida offre anche indicazioni dei produttori di olive da mensa e delle aziende che offrono ospitalità e ristorazione in campagna per un’informazione completa ed esaustiva. I singoli extravergine sono stati valutati anche per il loro profilo aromatico, sulla base dell’intensità di fruttato, amaro e piccante, utile a determinare eventuali abbinamenti con cibi e ingredienti.

Coldiretti Puglia: export vino Puglia +5% nonostante gap logistico

Coldiretti Puglia: export vino Puglia +5% nonostante gap logisticoRoma, 15 apr. (askanews) – Cresce l’export del vino pugliese anche nel 2023 del +5%, nonostante i violenti attacchi di peronospora, l’aumento dei costi di produzione e il gap logistico per i trasporti. E’ quanto emerge dall’analisi di Coldiretti Puglia, diffusa a Vinitaly durante l’incontro con gli operatori del settore nello Spazio della Regione Puglia, al quale hanno partecipato tra gli altri Domenico Bosco, Responsabile dell’Ufficio Vitivinicolo di Coldiretti Nazionale, Gianni Cantele, componente della Consulta Vitivinicola Nazionale di Coldiretti e l’assessore regionale all’Agricoltura, Donato Pentassuglia.


Il principale mercato estero dei vini pugliesi è rappresentato dall’UK con il 39,7% dell’export – spiega Coldiretti Puglia – seguito da Albania con +28%, Paesi Bassi +22,2%, Francia con +15,2%, Germania con +10,5% e Stati Uniti con +6,5%, mentre i vini pugliesi perdono quota in Cina con -34,9%, Svezia con -22,9% e Svizzera con -10,2%. “La contrazione dei volumi di vendita – afferma Alfonso Cavallo, presidente di Coldiretti Puglia – e le fluttuazioni dei prezzi di mercato in un’annata già critica stanno riducendo considerevolmente i margini aziendali, con il serio rischio di avere una negativa forte ripercussione sui produttori”, spiega Cavallo nell’aggiungere che l”impennata del costo del vetro cavo per le bottiglie, con un aumento che ha raggiunto il +58% negli ultimi due anni, si aggiunge al pesante gap logistico nazionale e frena l’export del vino Made in Italy nel mondo”.


“Al contempo cresce l’appeal del Vigneto Puglia con il valore fondiario che aumenta del 6,3%, con i fenomeni inflazionistici che rilanciano la terra come bene rifugio, in uno scenario in cui i conflitti hanno accelerato il fenomeno del ritorno alla terra e maturato la convinzione comune che le campagne siano capaci di offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale”, ha aggiunto Pietro Piccioni, direttore di Coldiretti Puglia.

Heineken seleziona 10 giovani laureati per il birrificio di Massafra

Heineken seleziona 10 giovani laureati per il birrificio di MassafraMilano, 15 apr. (askanews) – Heineken apre le porte a 10 giovani nel birrificio di Massafra, in provincia di Taranto. È qui infatti che nasce la Heineken Massafra academy, il nuovo percorso di formazione della multinazionale della birra olandese nell’ambito della supply chain che ha l’obiettivo di formare la “next brewer generation” del Paese. Il programma offre un trampolino di lancio per i giovani desiderosi di entrare nel mondo della produzione birraia, con opportunità di carriera all’interno dell’azienda di birra che copre il 40% dei volumi e il 32% di quota di mercato e dà lavoro a più di 2.000 persone.


I candidati ideali sono giovani neolaureati Stem – o laureati da un anno con un’esperienza di stage fino a 6 mesi in altre realtà – con una eccellente padronanza dell’inglese e disposizione alla mobilità, che incarnino i valori e la visione di Heineken. I requisiti di formazione universitaria sono invece di giovani provenienti da facoltà di ingegneria chimica, meccanica, elettrica, energetica, automazione o gestionale, con competenze digitali spiccate. La prima tranche di selezione è prevista per il mese di maggio. Seguirà un evento di selezione in presenza nel birrificio di Massafra a fine maggio, che prevede oltre ai colloqui, sfide di gruppo mirate a incoraggiare creatività e proattività in un contesto professionale. Dal primo luglio, i 10 giovani selezionati faranno il loro ingresso in Heineken Italia per iniziare il percorso formativo al termine del quale è prevista la possibilità di inserimento con un contratto a tempo indeterminato in Italia o a livello internazionale. Per candidarsi c’è tempo fino al 20 maggio 2024. “In Heineken puntiamo molto sulla formazione per far crescere e valorizzare le nostre risorse, dare loro stabilità e prospettive, per tracciare insieme nuove strade e guidare il cambiamento – ha spiegato Teresa Ferro, people director di Heineken Italia – Con Heineken Massafra academy, vogliamo offrire alle nuove generazioni gli strumenti e le competenze necessarie per diventare i next brewer generation del Paese. Il nostro obiettivo è investire sulle persone, a partire dai giovani e dal Sud Italia. Con la nuova Heineken Massafra academy, presso il birrificio dove nel 1974 è cominciata la storia di Heineken in Italia, offriremo un percorso sfidante per formare i maestri birrai del futuro con opportunità di carriera sia sul territorio nazionale che all’estero”.

Assobibe: anche bevande analcoliche espressione made in Italy

Assobibe: anche bevande analcoliche espressione made in ItalyRoma, 15 apr. (askanews) – “Le bevande analcoliche sono espressione del Made in Italy nel mondo: non solo cole, aranciate, chinotti, toniche, the freddi ma anche bevande della tradizione locale che portano un po’ della nostra cultura all’estero, ricette con un fortissimo legame territoriale prodotte da aziende piccole che rappresentano un’eccellenza da tutelare”. Lo ha detto Cristina Camilli, vicepresidente di Assobibe, l’associazione che rappresenta i produttori di bevande analcoliche, nel corso del convegno dal titolo “Le bevande in Italia: tematiche e tendenze”, organizzato da Agronetwork nella cornice del Vinitaly.


“Il 50% di frutta e agrumi utilizzati nelle nostre ricette è di provenienza nazionale, così come la quasi totalità del packaging. Una scelta che per noi è un valore aggiunto, tanto che nel 2021 abbiamo siglato un accordo con il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali per la promozione delle produzioni made in Italy”, ha ricordato. Camilli ha sottolineato il forte legame esistente tra le imprese produttrici, la filiera e il territorio. Una catena di valore che va tutelata e non penalizzata da misure che danneggiano i consumatori e le imprese, frenano gli investimenti, gli acquisti di materia prima del territorio e che mettono a rischio posti di lavoro. Quella dei soft drink è un’industria che affonda le sue radici nella storia e nella tradizione italiane, ma con una spiccata vocazione all’innovazione, anche con l’obiettivo di facilitare un consumo moderato: nuove formule a ridotto contenuto di zuccheri, formati più piccoli e richiudibili, indicazioni nutrizionali semplificate in etichetta con impatto nutrizionale per singola porzione, oltre a una rigida politica di autoregolamentazione a tutela dei consumatori più piccoli.


Nonostante gli sforzi e i risultati raggiunti, però, sul comparto grava l’ombra della Sugar tax, la tassa sullo zucchero che si applica solo alle bevande analcoliche, anche quando prive di zucchero. “L’imposta, se dovesse entrare in vigore a luglio, aumenterà di oltre il 28% la fiscalità su un litro di prodotto, con un impatto sul settore e sui consumatori importante – spiega il vicepresidente di Assobibe – Nomisma ha stimato che nei primi due anni dall’introduzione si registrerà un’importante contrazione degli investimenti di investimenti delle imprese produttrici (oltre 46 milioni in meno), ma la cosa più rilevante sarà la riduzione negli acquisti di materie prime (-400 milioni) e gli oltre 5 mila posti di lavoro a rischio”. Inoltre, nei Paesi dove è stata introdotta questa tassa non si sono registrati miglioramenti per la salute dei cittadini, e su alcune patologie come l’obesità i trend sono continuati a crescere visto il residuale peso dei soft drink nella dieta complessiva. “Il nostro settore rappresenta una componente importante del tessuto produttivo e sociale del nostro Paese – ha proseguito Cristina Camilli – Le nostre imprese creano lavoro e contribuiscono alla crescita del territorio”.