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Federazione apicoltori: bene Parlamento Ue su etichette miele

Federazione apicoltori: bene Parlamento Ue su etichette mieleRoma, 16 nov. (askanews) – “La storica posizione della Federazione Apicoltori Italiani (FAI), anticipatrice dell’obbligo di indicare l’origine geografica del miele e le percentuali in caso di miscela, viene sostenuta all’unanimità dalla Commissione Agricoltura del Parlamento europeo. Le scelte espresse oggi sulla ‘Direttiva Colazione’, che riguarda soprattutto i consumatori ma anche noi apicoltori, portano verso una maggiore trasparenza delle etichette e rinforzano l’azione di contrasto alle frodi nel miele. Doveroso, da parte nostra, un ringraziamento a tutti gli Eurodeputati italiani che con il loro voto convinto hanno difeso la nostra apicoltura”. Il presidente nazionale della Federazione Apicoltori, Raffaele Cirone, commenta con soddisfazione le decisioni prese oggi a Bruxelles.

Il pacchetto di proposte legislative, noto come “Direttiva Breakfast”, contiene infatti svariate ipotesi di modifica della Direttiva miele 2001/110/CE: un provvedimento che gli apicoltori italiani, insieme ad una gran parte dei loro colleghi europei, hanno sempre considerato ambiguo e inadeguato a difendere i prodotti apistici di qualità, come anche gli interessi di produttori e consumatori. Già negli anni ’80, ricorda la Federazione Apicoltori Italiani, fu adottato il sigillo tricolore di origine e garanzia “FAI Miele Italiano” che ancora oggi i nostri produttori usano per distinguere e certificare la provenienza geografica del loro miele: iniziativa necessaria perché la Direttiva del miele non obbliga ancora a menzionare in etichetta i Paesi di origine e le percentuali del miele impiegato per le miscele presenti sul mercato e offerte a prezzi che mettono in ginocchio il comparto produttivo.

“L’obiettivo cui miriamo – conclude il presidente FAI Raffaele Cirone – è quello di far venire allo scoperto quegli Stati membri dell’Unione europea che nazionalizzano il miele extracomunitario, aggirando i dazi doganali e commercializzando miscele di mieli a prezzi insostenibili per gli apicoltori europei e italian”. Ben venga dunque il pronunciamento del Parlamento europeo, che, vogliamo tutti augurarci, vorrà presto introdurre l’obbligo generalizzato di etichette trasparenti per il miele.

Spirits, Branca: nel 2022 fatturato corre a 420 milioni (+37%)

Spirits, Branca: nel 2022 fatturato corre a 420 milioni (+37%)Milano, 16 nov. (askanews) – Il 2022 per Branca International, la holding che fa capo alla famiglia Branca e controlla le società del gruppo dedicate alla produzione e commercializzazione di spirits (Fratelli Branca Distillerie, la “sorella” argentina F.lli Branca Destileri´as e la Branca Usa) si è chiuso con un volume di prodotto imbottigliato pari a 84.217 tonnellate, con una crescita del 16% sul 2021. In crescita per il terzo anno consecutivo anche il valore economico generato dal gruppo, che ha toccato quota 420 milioni di euro, +37% sul 2021, che con l’aggiunta dei proventi da attività finanziarie della holding e investimenti in ambito real estate sale a 443 milioni di euro complessivi. Oltre l’87% del valore complessivo generato, pari a più di 386 milioni di euro, è stato distribuito ai diversi stakeholder, in crescita del 29% rispetto al 2021, a conferma di un trend in aumento da tre anni. E’ quanto emerge dal “bilancio di sostenibilità e consapevolezza” sul 2022 dello storico gruppo milanese.

Lo scorso anno è proseguita anche la politica di assunzioni, con un aumento del 5% dei dipendenti, che passano da 299 del 2021 a 313 nel 2022 con un 21% di presenza femminile sul totale dei dipendenti. Il 45% dei nuovi assunti sono donne e il 28,3% under 30. “Sono orgoglioso di affermare che anche quest’anno vediamo i risultati tangibili del nostro impegno per la creazione di un ‘utile generativo’, basato da un lato sulla sostenibilità come ricerca incessante di un rapporto di massimo equilibrio con il contesto sociale e ambientale di cui siamo parte – ha affermato Niccolò Branca, Presidente e Amministratore Delegato di Branca International e di Fratelli Branca Distillerie – dall’altra sulla consapevolezza che l’azienda è un organismo vivente, che interagisce sia all’interno sia all’esterno, in maniera interdipendente, in un continuo e reciproco scambio, ponendosi come obiettivo finale la creazione di benessere non solo per sé ma anche per l’intera comunità e per l’ambiente”.

Nel 2022 sono state enormemente potenziate le iniziative di formazione e qualificazione professionale, concepite come elemento essenziale per la crescita delle persone e per il raggiungimento dei più elevati standard di efficienza del settore. Sono 11.861 le ore di formazione erogate (+275% rispetto al 2021), con la possibilità di seguire un percorso di mindfulness post pandemia da Covid-19. L’incremento della produzione di circa 12.000 tonnellate (+16% vs l’anno precedente) è stato realizzato migliorando al tempo stesso le performance ambientali. L’intensità energetica è calata di un ulteriore 5%, un dato significativo, in quanto si tratta dell’indicatore che calcola la quantità di energia necessaria per volume di produzione. In calo anche il rapporto sulle emissioni totali in rapporto alla produzione, -6% delle emissioni di anidride carbonica e altri gas a effetto serra per unità di valore aggiunto. Inoltre si è ridotta anche la quantità di rifiuti generata, -24% nel 2022, in ulteriore netta diminuzione rispetto al 2021 quando aveva fatto segnare un -8,3%.

Federalimentare: su regolamento imballaggi Ue anche Francia è contraria

Federalimentare: su regolamento imballaggi Ue anche Francia è contrariaMilano, 16 nov. (askanews) – “Dopo la forte contrarietà dell’Italia sul Regolamento sugli imballaggi voluto dall’Ue, anche la Francia, attraverso le parole della segretaria di Stato per gli Affari europei, Laurence Boone, si oppone al Packaging and packaging waste regulation così come è stato concepito in commissione Ambiente, chiedendone un radicale ripensamento”. È quanto dichiara in una nota il vice presidente di Federalimentare con delega all’ambiente, Giangiacomo Pierini.

“Il cambio di indirizzo da parte della Francia, – prosegue – dimostra che le obiezioni sollevate dall’Italia e da altri Paesi membri in Commissione non erano ingiustificate, ma evidenziavano invece come i principi costitutivi del regolamento fossero più di carattere ideologico che rivolti a una reale implementazione dell’economia circolare”. “Come industria alimentare, sempre attenta alla sostenibilità e alla ricerca in campo ambientale di soluzioni virtuose rivolte alla riduzione degli sprechi, ci auguriamo che da parte dell’Europarlamento ci sia un forte ripensamento legislativo che salvaguardi l’intera filiera agroalimentare europea che vale oltre il 30% del Pil italiano”. “Se l’impianto normativo attuale non verrà corretto – conclude Pierini – assisteremo a un disastro economico e sociale che impatterà sulla competitività dell’economia europea, colpendo i livelli occupazionali e ambientali con danni incalcolabili, e distruggendo l’industria del riciclo, che vede l’Italia e le sue industrie in cima a tutte le classifiche europee”.

Confagricoltura: positivo rinnovo autorizzazione glifosato

Confagricoltura: positivo rinnovo autorizzazione glifosatoRoma, 16 nov. (askanews) – “Una decisione positiva per le imprese agricole e fondata su solide basi scientifiche. Il mancato rinnovo dell’autorizzazione avrebbe avuto rilevanti conseguenze sui livelli di produzione”. Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, ha così commentato l’annuncio odierno della Commissione europea che procederà al rinnovo dell’autorizzazione all’uso del glifosato per un periodo di dieci anni con nuove condizioni e restrizioni, in assenza di parere da parte degli Stati membri.

Anche in seno al comitato di appello, infatti, non è stata raggiunta la maggioranza necessaria per approvare o respingere la proposta di rinnovo presentata dalla Commissione. “L’uso di prodotti chimici in agricoltura va ridotto, proseguendo un percorso che è già in atto da tempo – sottolinea Giansanti – ma gli agricoltori devono avere a disposizione valide alternative sul piano tecnico ed economico. Nella fase di grande incertezza che è in atto, anche l’impatto sul potenziale produttivo deve essere attentamente valutato”.

La proposta, evidenzia Confagricoltura, ha fatto seguito alle conclusioni a cui è giunta l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA), dopo un processo di valutazione che è iniziato nel 2019. Secondo l’EFSA, “non sono state individuate aree critiche di preoccupazione per la salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente”. Nel corso di un’audizione che si è svolta al Parlamento europeo a fine agosto, i rappresentanti dell’EFSA hanno dichiarato che quella sul glifosato è stata la valutazione più approfondita mai effettuata. Dal canto suo, anche l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) ha sostenuto che “l’esame dei pericoli posti dal glifosato non soddisfa i criteri scientifici che ne giustifichino la classificazione come sostanza cancerogena”.

Unionfood, Barilla: sulla sostenibilità non si torna indietro, neanche ora

Unionfood, Barilla: sulla sostenibilità non si torna indietro, neanche oraMilano, 16 nov. (askanews) – Sulla sostenibilità, nonostante la congiuntura economica, “non penso che l’Italia possa tornare indietro: l’orgoglio di fare un mestiere obbliga all’evoluzione del mestiere stesso. Ci possono essere momenti storici in cui si rallenta un po’ ma la macchina è messa in moto in una certa direzione”. A parlare è Paolo Barilla, vicepresidente dell’omonima azienda alimentare e da giugno presidente di Unione italiana food, associazione che riunisce 550 aziende di 20 comparti dell’alimentare con un fatturato aggregato di 51 miliardi. Lo fa in questa intervista ad askanews, in occasione della pubblicazione del terzo bilancio di sostenibilità aggregato realizzato dall’associazione, dal quale emerge che nel 2022 quasi nove aziende alimentari su dieci hanno investito per riformulare le proprie ricette e garantire diete più sane, quasi la totalità si è impegnata in almeno un progetto di tutela o conservazione degli habitat naturali, mentre il 77% ha ottenuto una certificazione di agricoltura sostenibile.

Nonostante il difficile contesto economico e geopolitico, “Non ci sono elementi che ci dicono che si è rallentato” negli investimenti in sostenibilità. “Eventualmente c’è più selezione nell’approvare progetti di innovazione già all’interno della stessa azienda, è lo stesso mercato che diventa più selettivo. Qualitativamente penso che si possa uscire addirittura più rinforzati da questo periodo – ci ha detto – il colpo certamente è stato molto pesante nel breve periodo ed è tuttora molto pesante perché l’aumento dell’inflazione che noi abbiamo recepito in primis e poi siamo costretti a ribaltare sui consumi è molto forte ma è un inciampo di percorso”. Certo, ammette Barilla, “non tutta l’industria è lì ma il percorso è segnato: ci sono aziende molto virtuose e altre meno che stanno a guardare per prendere ispirazione. Unionfood si occupa molto di questi aspetti delle relazioni tra le imprese perché ci sono modelli che fanno proselitismo”. Del resto, essere un’industria sostenibile, spiega il numero uno di Unione italiana food, “coincide col fatto che facciamo il cibo più buono del mondo, che non è solo la dimensione del cibo che tutti apprezziamo, quello che ci piace ma è che sia un cibo fatto molto bene. Tutti questi elementi devono continuamente rinforzarsi ed evolversi per essere orgogliosi di quello che facciamo e di poterlo proporre al mondo come un cibo fatto in modo differente, in modo che le persone possano apprezzare e sentirsi sicure”. “Questo – ha aggiunto – è un valore che viene riconosciuto di per sé alla tradizione italiana ed è importante metterlo a sistema. Esistono tanti elementi razionali dietro la percezione più emotiva del cibo ed è fondamentale sia per l’industria italiana che per il Paese vendere qualcosa che ha un valore qualitativo inimitabile altrimenti siamo perdenti”.

Ma essere sostenibili per l’industria alimentare significa anche produrre cibo buono accessibile a tutti, soprattutto in contesti come quello attuale con un’inflazione che mette a rischio i bilanci delle famiglie. “Per le nostre aziende il fatto di produrre cibo sicuro e buono per tutti è un dovere oltre che un mestiere che ha dietro un forte senso di responsabilità molto diffuso. Ma dobbiamo tenere presente che l’Italia è uno dei Paesi più democratici in tal senso perchè il cibo è in mano a piccole comunità, a piccoli, medi e grandi produttori per cui c’è un’offerta molto variegata, con tutti i tipi di prezzo: in Italia a garantire la democraticità del cibo ci pensa la competitività del settore”. Ecco perché ritiene che l’iniziativa del carrello anti-inflazione sia “da prendere con le molle, perchè noi capiamo l’importanza di questo tema ma non da oggi, lo sapevamo tre come 20 e 50 anni fa per cui niente di nuovo sotto il sole. Quello è il nostro mestiere che comunque, a prescindere dal periodo di crisi, ha sempre quella tensione competitiva che ci tiene ben radicati”. E in uno scenario economico complesso, dove dopo lo choc del Covid le crisi geopolitiche degli ultimi due anni hanno messo in discussione la tenuta di alcune filiere, alcune posizioni, come quella produrre internamente molte materie prime accorciando le catene di approvvigionamento, non devono diventare dogmi. “Il dogma che tutto debba essere fatto in casa e debba essere migliore per definizione non è vero – ci ha detto – quello che riesci a fare sì ma quello che non riesci a fare devi essere aperto a prenderlo dal resto del mondo. Del resto il commercio è sempre stato misto. Anche perché ci sono grandi mercati a cui non puoi rinunciare, ci sono delle origini di prodotti che sono talmente importanti che uno non può improvvisare”. “Se poi c’è un certo tipo di industria, si riesce a fare una filiera interna da cui si trae grande valore e si riesce a mettere tutte le parti intorno a un tavolo tanto meglio. Ma quando non si riesce a farlo è inutile mettere dei vincoli che possono essere molto molto pesanti – ha concluso – a guidare deve essere una visione del Paese un po’ più allargata e non solo di una parte”.

Parlamento Ue vieta vendita miele senza indicazione origine

Parlamento Ue vieta vendita miele senza indicazione origineRoma, 16 nov. (askanews) – Il Parlamento europeo oggi ha vietato la commercializzazione di mieli che non indichino chiaramente in etichetta non solo il paese di origine del prodotto, ma anche l’indicazione, in caso di provenienza da più paesi, della rispettiva percentuale nella miscela. A darne notizia è il presidente di Fedagripesca Carlo Piccinini, che commenta l’approvazione avvenuta oggi in Parlamento UE della “direttiva colazione”, con la quale vengono fissate nuove regole per l’etichettatura di alcuni prodotti alimentari.

“Un ringraziamento al governo italiano e al sottosegretario Luigi D’Eramo, che ha sposato sin dal primo momento la nostra posizione in tema di indicazione dell’origine del miele”, aggiunge Piccinini. “La battaglia per un’etichettatura trasparente sul miele che contrastasse il fenomeno delle frodi con prodotti adulterati e di dubbia provenienza per la gran parte proveniente da paesi extra-Ue, è da tempo una importante priorità per il sistema cooperativo, portata avanti e difesa nei vari contesti, nazionali e comunitari”, aggiunge il presidente di Fedagripesca spiegando che questa decisione “va nella direzione di una maggiore trasparenza verso i consumatori. Il nostro ringraziamento va al Governo italiano e specificatamente al sottosegretario all’Agricoltura Luigi D’Eramo, che ha la delega al settore apistico, che ha sposato sin dal primo momento la nostra posizione in tema di indicazione dell’origine del miele e portato tale battaglia in sede europea, sostenendola a più riprese fino al voto di oggi”.

“Quella sull’indicazione d’origine del miele è una battaglia che intendiamo proseguire – ha concluso Piccinini – anche attraverso la candidatura di Riccardo Babini, presidente dell’associazione Miele in cooperativa, come vicepresidente del Gruppo di lavoro miele Copa Cogeca a Bruxelles”.

E’ legge il Ddl sul cibo sintetico, ecco cosa prevede – scheda

E’ legge il Ddl sul cibo sintetico, ecco cosa prevede – schedaRoma, 16 nov. (askanews) – Via libera definitivo oggi dalla Camera dei Deputati con 159 voti favorevoli, 53 contrari e 34 astensioni al testo del disegno di legge che reca “Disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati nonché di divieto della denominazione di carne per prodotti trasformati contenenti proteine vegetali”, già approvato dal Senato il 19 luglio scorso. Ieri lo stesso ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, aveva ribadito che il Governo italiano notificherà la legge all’Europa “subito dopo la sua approvazione, come avvenuto in tante altre circostanze”, auspicando che £l’esempio italiano venga seguito a livello europeo, con lo stesso modello con il quale si scelse di evitare gli Ogm nel continente”.

Presentato dal Masaf e dal ministero della Salute, il Ddl riguarda il divieto “di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati nonché di divieto della denominazione di carne per prodotti trasformati contenenti proteine vegetali” e si compone di sette articoli. Il divieto si basa su “un principio di precauzione” e all’articolo 2 sancisce che “è vietato agli operatori del settore alimentare e agli operatori del settore dei mangimi impiegare nella preparazione di alimenti, bevande e mangimi, vendere, detenere per vendere, importare, produrre per esportare, somministrare o distribuire per il consumo alimentare ovvero promuovere ai suddetti fini alimenti o mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati”.

Inoltre, all’articolo 3 “per tutelare il patrimonio zootecnico nazionale”, il Ddl vuole contrastare anche il cosiddetto “meat sounding”, ovvero l’uso di denominazioni di carne per prodotti trasformati contenenti proteine vegetali. E lo fa vietando l’uso di “denominazioni legali, usuali e descrittive, riferite alla carne, ad una produzione a base di carne o a prodotti ottenuti in prevalenza da carne; riferimenti alle specie animali o a gruppi di specie animali o a una morfologia animale o un’anatomia animale; terminologie specifiche della macelleria, della salumeria o della pescheria e nomi di alimenti di origine animale rappresentativi degli usi commerciali”. “Per rafforzare la logica primaria di salvaguardia della salute dei cittadini oltre che la dimensione produttiva nazionale”, in caso di violazioni, sono previste sanzioni amministrative e interdittive. Quelle pecuniarie vanno da un minimo di 10.000 euro ad un massimo pari al 10% del fatturato realizzato nell’ultimo esercizio chiuso anteriormente all’accertamento della violazione, nonché la confisca del prodotto illecito. L’applicabilità delle sanzioni è estesa a chiunque abbia finanziato, promosso, agevolato in qualunque modo le condotte illecite. La sanzione massima non può eccedere comunque i 150.000 euro.

Vengono inoltre previste ulteriori sanzioni amministrative interdittive che intervengono sulla possibilità di svolgere attività di impresa, inibendo l’accesso a contributi, finanziamenti o mutui agevolati o altre erogazioni dello stesso tipo, comunque denominate, concessi o erogati da parte dello Stato, di altri enti pubblici o dell’Unione europea per lo svolgimento di attività imprenditoriali, nonché prevedendo la chiusura dello stabilimento di produzione per un periodo di tre anni. Il monitoraggio delle attività connesse all’attuazione delle misure previste dalla proposta di legge, sarà effettuato nell’ambito delle attività di competenza del Ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e del Ministero della Salute.

I soggetti responsabili dell’attuazione dell’intervento sono le Autorità competenti per i controlli ed in particolare: i Nuclei di Antisofisticazione (NAS), il Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dei Carabinieri (CUFA), il Dipartimento dell’Ispettorato centrale della tutela, della qualità e repressioni di frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF) del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, nonché, per i prodotti della filiera ittica, il Corpo delle capitanerie di porto – Guardia Costiera, ognuno per i profili di rispettiva competenza. Obiettivo del disegno di legge, spiega il Masaf, “è quello di assicurare un livello massimo di tutela della salute umana e degli interessi dei cittadini, oltre a preservare il patrimonio agroalimentare italiano, come insieme di prodotti che assumono una rilevanza strategica per l’interesse nazionale”.

Commissione Ue rinnova autorizzazione glifosato per 10 anni

Commissione Ue rinnova autorizzazione glifosato per 10 anniRoma, 16 nov. (askanews) – La Commissione Europea rinnova per altri 10 anni l’autorizzazione all’utilizzo del glifosato. Una decisione obbligata, perché oggi gli Stati membri non hanno raggiunto la maggioranza qualificata necessaria per rinnovare o respingere l’approvazione del glifosato durante una votazione presso il Comitato di appello. Ciò fa seguito a una precedente votazione del comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi (SCOPAFF) del 13 ottobre, in cui gli Stati membri non avevano raggiunto la maggioranza necessaria per rinnovare o respingere la proposta.

A spiegarlo è la stessa Commissione Europea in una nota, sottolineando di essere “ora obbligata, in linea con la legislazione dell’UE e in assenza della maggioranza richiesta in entrambe le direzioni, ad adottare una decisione prima del 15 dicembre 2023, data in cui scade l’attuale periodo di approvazione”. La Commissione quindi, “sulla base di valutazioni approfondite sulla sicurezza effettuate dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e dall’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa), insieme agli Stati membri dell’UE – procederà ora al rinnovo dell’approvazione del glifosato per un periodo di 10 anni, soggetto a determinate nuove condizioni e restrizioni. Queste restrizioni includono il divieto dell’uso pre-raccolta come essiccante e la necessità di determinate misure per proteggere gli organismi non bersaglio”. Gli Stati membri, ricora ancora la Commissione, sono responsabili dell’autorizzazione nazionale dei prodotti fitosanitari (PPP) contenenti glifosato “e continuano a poter limitarne l’uso a livello nazionale e regionale se lo ritengono necessario sulla base dell’esito delle valutazioni del rischio, in particolare tenendo conto della necessità di proteggere la biodiversità”.

Glifosato, Filiera Italia: bene astensione Italia su rinnovo

Glifosato, Filiera Italia: bene astensione Italia su rinnovoRoma, 16 nov. (askanews) – “Accogliamo favorevolmente il voto di astensione dell’Italia sul rinnovo dell’autorizzazione del glifosato avvenuto questa mattina nel corso del Comitato d’appello indetto ad hoc per tale votazione”: così in una nota Luigi Scordamaglia, amministratore delegato, Filiera Italia.

In questo modo gli Stati membri hanno confermato l’assenza di una maggioranza qualificata a favore della proposta di rinnovo del glifosato per 10 anni, a seguito dell’astensione, oltre che dell’Italia, anche di Germania e Francia. “L’Italia – aggiunge Scordamaglia – è stata coerente con la prima votazione effettuata sul rinnovo autorizzativo in cui aveva subordinato il proprio voto favorevole all’accoglimento da parte della commissione della richiesta italiana di introdurre un divieto totale di uso del glifosato non solo per disseccamento, ma in tutti gli usi in fase di pre raccolta”.

La Commissione europea ha deciso di andare avanti sulla proposta di rinnovo che ha annunciato di voler adottare, “nonostante l’assenza di una maggioranza qualificata degli Stati membri e il mancato appoggio alla proposta da parte dei tre più grandi produttori agricoli europei quali Italia, Francia e Germania che chiedevano maggiori garanzie su una sostanza particolarmente pericolosa, in particolare per i possibili residui se usata in fase di pre raccolta”, ha concluso Scordamaglia.

Copa-Cogeca a Comm.Ue: autorizzare glifosato per altri 10 anni

Copa-Cogeca a Comm.Ue: autorizzare glifosato per altri 10 anniRoma, 16 nov. (askanews) – Seguire le conclusioni scientifiche delle agenzie ECHA ed EFSA e optare per una nuova autorizzazione di 10 anni al glifosato. E’ quanto chiede in una nota il Copa-Cogeca in una nota sottolineando che “non sorprende che, per la seconda volta, i rappresentanti degli Stati membri presso il comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi (comitato PAFF) non siano riusciti a prendere posizione a maggioranza qualificata a favore o contro la nuova autorizzazione del glifosato. La Commissione europea avrà quindi l’ultima parola sul periodo di riautorizzazione dell’erbicida”.

Attualmente non esiste un’alternativa equivalente a questo erbicida “e senza di esso molte pratiche agricole, in particolare la conservazione del suolo, sarebbero rese complesse, lasciando gli agricoltori senza soluzioni o con alternative che consumano ancora più erbicidi”, avverte il Copa-Cogeca.