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Lollobrigida: proteste agricoltori, atti violenza ingiustificati

Lollobrigida: proteste agricoltori, atti violenza ingiustificatiRoma, 29 gen. (askanews) – “Rispetto ogni manifestazione democratica, in particolare quella di lavoratori che, nel tempo, hanno visto calare il proprio reddito per scelte che certamente non hanno né tutelato l’ambiente né valorizzato la sovranità alimentare del nostro continente”, ma “considero sbagliato e ingiustificato ogni atto di violenza, compreso bruciare le bandiere delle associazioni agricole come accaduto oggi a Viterbo”. Così in una nota il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida.

“In Italia, sin dal suo insediamento il nostro Governo ha restituito centralità all’agricoltura e si è schierato nel contesto dell’UE a difesa del comparto, senza paura di portare avanti battaglie giuste in difesa di agricoltura, allevamento e pesca. C’è bisogno – è l’appello del ministro – di un fronte comune tra istituzioni e sistema produttivo italiano per valorizzare le nostre potenzialità e rafforzare l’Unione Europea, diversa da quella attuale, in linea con quanto intendevano coloro che la fondarono”. A Coldiretti, la cui bandiera è stata bruciata a Viterno in segno di protesta, “si deve la battaglia contro il cibo sintetico che l’Italia sta guidando anche in Europa con risultati eccezionali. Non ha alcun senso – aggiunge Lollobrigida – che il fronte degli agricoltori diventi quello di combattere altri agricoltori che si sentono rappresentati dalle associazioni. Ed è per questo che, consapevole della validità delle istanze promosse da questo mondo, esprimo la solidarietà alla Coldiretti, auspicando che nessun uomo e donna, nessun imprenditore agricolo svilisca il proprio impegno per difendere il lavoro, la terra, la produzione, con azioni che nulla hanno a che fare con i principi di rispetto, libertà e democrazia che mai devono mancare e dei quali, proprio gli agricoltori, sono il simbolo più rilevante”, conclude il ministro.

Krombacher Italia chiude 2023 con volume affari a 6,1 mln, +19%

Krombacher Italia chiude 2023 con volume affari a 6,1 mln, +19%Roma, 29 gen. (askanews) – Con oltre 45.000 hl di birra venduta, più del 12% rispetto al 2022, Krombacher Italia chiude il 2023 con un volume di affari di 6.150.000 euro (+19%). Risultato che rende il 2023 miglior anno dal 2015, nonostante il difficile contesto di mercato. A guidare le vendite di birra il formato fusto (+17,5%) che rappresenta l’81% dei volumi totali sviluppati in Italia. La Krombacher Pils rappresenta l’85% di tutta la birra in fusto venduta in Italia nel 2023.

Le birre Krombacher in bottiglia hanno, invece, avuto una decrescita del 10%. “Il 2023 ci ha dimostrato – spiega in una nota Davide Grossi, amministratore delegato di Krombacher Italia – che la scelta strategica presa tre anni fa di investire nel canale on-trade, al fine di creare un posizionamento premium del nostro brand, ci sta ripagando”. In Germania il gruppo Krombacher ottiene un risultato stabile nonostante il difficile contesto di mercato. Anche nel 2023 il Gruppo ha risentito degli effetti di un calo di fiducia da parte dei consumatori, soprattutto a causa dell’elevata inflazione. La produzione totale è diminuita leggermente, raggiungendo un totale di 7,628 milioni di ettolitri, in calo dello 0,1% sul 2022.

Il brand ombrello Krombacher ha ottenuto risultati significativamente migliori rispetto alla media del settore. Con 5,739 milioni di ettolitri, la flessione è stata solo dello 0,3%. Al contrario, i marchi analcolici dell’universo Schweppes hanno registrato una leggera crescita nel 2023, segnando un incremento dell’1%, pari a 1,608 milioni di ettolitri. La quota di bevande analcoliche all’interno del Gruppo Krombacher è di circa il 40%.

Cia Toscana: Pac da rivedere, sia incentivante e non punitiva

Cia Toscana: Pac da rivedere, sia incentivante e non punitivaRoma, 29 gen. (askanews) – “Chiediamo risposte molteplici a livello regionale e nazionale, la politica e le istituzioni devono comprendere le molteplicità difficoltà del settore agricolo e mettersi a disposizione con politiche adeguate che rimettano al centro l’agricoltura e gli agricoltori anche nelle politiche europee facendosi ascoltare a Bruxelles, affinché vengano profondamente modificate alcune strategie e politiche” della Pac”. A parlare è Valentino Berni, presidente Cia Toscana, che parla di una Europa che “sembra mettere i bastoni fra le ruote agli agricoltori, con una Pac da rivedere e norme sui fitofarmaci che vanno a favorire la concorrenza estera, costi di produzione sempre più alti causa anche la congiuntura internazionale e remunerazione per il mondo agricolo in ribasso, su tante filiere primarie”.

I motivi delle proteste degli agricoltori delle ultime settimane in Europa sono gli stessi che affliggono l’agricoltura italiana e toscana. “Chiediamo risposte molteplici a livello regionale e nazionale – sottolinea Berni – la politica e le istituzioni devono comprendere le molteplicità difficoltà del settore e mettersi a disposizione con politiche adeguate che rimettano al centro l’agricoltura e gli agricoltori anche nelle politiche europee facendosi ascoltare a Bruxelles, affinché vengano profondamente modificate alcune strategie e politiche”. Dopo un 2023 che è stato un anno particolarmente difficile per gli agricoltori italiani a causa delle avversità meteorologiche, delle fitopatie, degli elevati costi di produzione e di una congiuntura di mercato molto complessa la Cia ha avanzato strategie e proposte che consentissero al settore di far fronte ai numerosi problemi e sviluppare una visione forte per il futuro.

Cia a Fieragricola: focus su climate change, rinnovabili e hi-tech

Cia a Fieragricola: focus su climate change, rinnovabili e hi-techRoma, 29 gen. (askanews) – Cia-Agricoltori Italiani pronta per la 116° edizione di Fieragricola, in programma a Veronafiere dal 31 gennaio al 3 febbraio. Un appuntamento storico per la Confederazione che conferma la sua presenza con uno spazio istituzionale ed espositivo al Padiglione 11 Stand B4. Anche per quest’anno Cia ha organizzato incontri e tavole rotonde, in particolare con la partecipazione di Esco Agroenergetica e AIEL, l’associazione italiana energie agroforestali, oltre a workshop e seminari di approfondimento insieme a partner tecnici di Cia.

Giornata d’apertura di Fieragricola 2024, mercoledì 31 gennaio, con il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini, al taglio del nastro con il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida. Alle 14:30, convegno inaugurale dal titolo “L’agricoltura nel clima che cambia. Strategie, pratiche, tecnologie per la mitigazione e l’adattamento” con l’intervento del presidente Fini alla Tavola rotonda dedicata al confronto tra i presidenti delle associazioni agricole. Gli appuntamenti proseguono poi durante le altre giornate: tra gli altri, l’incontro su “Gestione digitale dell’azienda agricola”, il convegno Esco Agroenergetica e Cia “Le imprese agricole e agroindustriali a confronto con i vertici del Masaf sui bandi Parchi agrisolari”, quello su “Dop e Igp nella crisi climatica” al quale parteciperanno anche Paolo De Castro, Parlamento Europeo e Mauro Rosati, direttore Fondazione Qualivita.

Da R. Piemonte 1,6 mln per promozione agroalimentare nelle fiere

Da R. Piemonte 1,6 mln per promozione agroalimentare nelle fiereRoma, 29 gen. (askanews) – Aperto un ulteriore bando dalla Regione Piemonte a sostegno delle attività di promozione dei prodotti agricoli e alimentari di qualità del Piemonte svolte dalle associazioni di produttori nel territorio comunitario. Ammontano a 1,6 milioni di euro i contributi complessivi assegnati dalla Regione per la promozione e valorizzazione dei prodotti agroalimentari e vitivinicoli di qualità nelle fiere e manifestazioni internazionali ritenute di rilevanza strategica.

“Anche per il 2024 la Regione assicura aiuti concreti per partecipare alle principali fiere nazionali ed europee individuate in accordo con le associazioni dei produttori e in cui la presenza del Piemonte ha una sua storicità”, ha detto l’assessore regionale all’Agricoltura e Cibo Marco Protopapa. Il bando, è stato attivato dall’Assessorato regionale all’Agricoltura e Cibo sulla misura 3.2.1 del Programma di sviluppo rurale 2014-2022 e assegna contributi per la partecipazione alle seguenti fiere in Italia e nella Comunità europea che si svolgeranno nel 2024.

Alla Reggia di Caserta la cultura del made in Italy con Origin

Alla Reggia di Caserta la cultura del made in Italy con OriginRoma, 29 gen. (askanews) – La cultura del made in Italy agroalimentare sbarca nella Reggia di Caserta, sede del Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana DOP, dove si è svolto il 26 gennaio il terzo appuntamento del ciclo di incontri itineranti organizzato da Origin Italia in collaborazione con Fondazione Qualivita. L’iniziativa, che rientra in un progetto di valorizzazione dei Consorzi di tutela e che vedrà ancora coinvolte diverse realtà consortili sul territorio italiano, nasce con l’obiettivo di promuovere il patrimonio culturale italiano, legato al settore agroalimentare DOP IGP attraverso un confronto con le varie realtà locali italiane.

Dopo la presentazione del progetto nel borgo di Brunello Cucinelli, Solomeo, simbolo dell’eccellenza made in Italy, e il secondo incontro a Modena con il Consorzio di Tutela Aceto Balsamico di Modena, il progetto è approdato in uno dei posti più rappresentativi della cultura italiana, la Reggia di Caserta. All’iniziativa hanno preso parte Domenico Raimondo, presidente del Consorzio della Mozzarella di Bufala Campana DOP e il direttore del Consorzio, Pier Maria Saccani. Il direttore di Origin Italia e Fondazione Qualivita, Mauro Rosati, ha presentato l’Atlante Qualivita 2024 edito da Treccani.

“Così come l’arte o l’architettura, anche la cultura del made in Italy agroalimentare italiano trova la sua origine in luoghi meravigliosi, spesso iconici a livello internazionale così come la Mozzarella di Bufala Campana DOP e la Reggia di Caserta, due eccellenze che rappresentano il loro territorio in tutto il mondo”, ha commentato Rosati. “Origin Italia rappresenta nella sua essenza l’agroalimentare italiano di qualità – ha detto Raimondo – ospitare questa iniziativa, così come i seminari del Master, vuol dire contribuire al lavoro di una squadra, quella dei Consorzi di tutela dei prodotti DOP IGP, che in questi anni ha rivoluzionato in Italia e nel mondo la percezione di qualità del cibo, ma soprattutto ha riqualificato a livello economico e sociale i territori di origine di questi prodotti”.

L’Executive Master che ha fatto tappa a Caserta è un ciclo di seminari in-formativi per giovani interessati a diventare dei veri “professionisti del made in Italy” e a ricoprire un ruolo centrale, come quello del direttore di un Consorzio, nel processo di promozione, difesa e sviluppo delle filiere DOP IGP del cibo e del vino italiano. La sede delle lezioni varierà e toccherà alcuni territori simbolo dell’agroalimentare italiano, quali appunto quella odierna.

Crea: comparto mais soffre ancora, nel 2024 superfici in calo del 6%

Crea: comparto mais soffre ancora, nel 2024 superfici in calo del 6%Milano, 26 gen. (askanews) – La campagna maidicola 2023 conferma lo stato di sofferenza del comparto del mais. Nonostante il buon andamento delle rese, pari in media a circa 10,6 tonnellate per ettaro, la campagna 2023 registra, per la prima volta negli ultimi 160 anni, una superficie coltivata che si aggira sotto la soglia dei 500mila ettari. La produzione raccolta, sia pure risalita da 4,7 a 5,3 milioni di tonnellate, rimane quindi largamente insufficiente e inferiore al 45% del fabbisogno nazionale, mentre il costo complessivo del prodotto importato nel 2023/24, sia pure in calo, dovrebbe aggirarsi intorno a 1,7 miliardi di euro. Difficile il quadro di riferimento economico per il 2024: le prospettive sono infatti improntate verso un ulteriore calo delle superfici, pari al 6% secondo l’indagine preliminare Istat sulle intenzioni di semina e con punte superiori al 12% nel Nord Est del Paese. E’ quanto mette in luce il Crea in occasione della Giornata del mais 2024, che si è svolta, come ogni anno, presso la sede di Crea di Bergamo.

L’incontro, che vede protagonisti i ricercatori e i principali attori della filiera maidicola, quest’anno si focalizza sul possibile rilancio strategico della coltura in un’ottica green. “L’agricoltura rigenerativa pone una rinnovata attenzione al suolo, alla sua sostanza organica, alla fertilità dei terreni e dei sistemi seminativi. Occorre più ricerca in tal senso – ha detto Nicola Pecchioni, direttore del Crea cerealicoltura e colture industriali – è determinante, soprattutto nei momenti di crisi, se si vuole puntare a una crescita nel medio periodo. Non basta il supporto alla coltivazione e alle filiere”. L’agricoltura rigenerativa nasce dalla necessità di un sistema agricolo più sostenibile da un punto di vista sia ambientale (controllo dell’emissione dei gas serra) sia economico (approvvigionamenti delle materie prime agricole). Si tratta, un’agricoltura integrata e aggiornata con l’approccio olistico dell’agricoltura biologica, senza limiti all’adozione di innovazioni tecnologiche nella nutrizione, nella difesa e nel miglioramento genetico, che incorpora gli obiettivi della carbon farming e una visione più vicina al mercato e ai consumatori. Il mais potrebbe rappresentare la coltura chiave per sostenere il bilancio carbonico delle aziende agricole in quanto ha una capacità produttiva superiore a quella di tutti gli altri diffusi seminativi nazionali.

I risultati del monitoraggio del contenuto di micotossine in granella condotto dalla Rete qualità mais, coordinata dal Crea cerealicoltura e colture industriali di Bergamo, ha evidenziato che il 7% dei campioni analizzati presenta un contenuto in aflatossine superiore ai 20 µg/kg (Regolamento EU 574/2011), un dato estremamente inferiore a quanto rilevato per la campagna maidicola 2022, nella quale il 26% dei campioni era al di sopra di tale valore. Lo sviluppo di resistenze e/o tolleranze agli stress passa necessariamente attraverso il miglioramento genetico e la scelta delle varietà più idonee a tali scopi. Ciò è reso possibile anche grazie al lavoro della Rete nazionale di confronto varietale, che annualmente fornisce informazioni utili sulla base dei dati ottenuti puntualmente e in maniera accurata per supportare questa scelta.

Parmalat: 21 milioni per la prima filiera di riciclo bottiglie di latte Uht

Parmalat: 21 milioni per la prima filiera di riciclo bottiglie di latte UhtMilano, 26 gen. (askanews) – Non basta che un packaging si dichiari riciclabile. Per dargli nuova vita occorrono una filiera strutturata per il riciclo e investimenti. Parmalat, dal 2011 parte del gruppo francese Lactalis, è riuscita a farlo con tutte le sue bottiglie per il latte a lunga conservazione. L’azienda di Collecchio, infatti, ha creato la prima bottiglia in Pet bianco opaco interamente riciclabile, ottenuta col 50% della materia prima riciclata. Il progetto, partito tre anni fa, ha richiesto un investimento di 21 milioni di euro, su tre nuove linee di produzione (due a Parma e una nel Veronese) e, a regime, conta 300 milioni di bottiglie l’anno realizzate secondo questa tecnologia.

La realizzazione del progetto, esempio completo di economia circolare, è stata resa possibile dalla collaborazione con Dentis recycling Italy, multinazionale del riciclo meccanico del Pet post consumo che gestisce 270 mila tonnellate l’anno di Pet (circa 10% del totale immesso al consumo in Europa). Con loro Parmalat ha contribuito a sviluppare la prima filiera italiana per il riciclo di queste bottiglie che consentirà di evitare di immettere sul mercato l’equivalente di circa 150 milioni di nuove bottiglie all’anno e di risparmiare oltre 3.000 tonnellate di Pet vergine, pari a 2.536 metri cubi di plastica vergine. “La cosa più importante di questo progetto – ha detto durante la presentazione il direttore generale di Parmalat, Maurizio Bassani – è il network che si è creato intorno a questo sistema di filiera. Anche se è una parola abusata, la sostenibilità non è una moda, non è greenwashing. Un’azienda deve crederci e avere le risorse per poterlo fare: economiche, di know how e avere capacità di fare networking. Le grandi aziende, poi, hanno questo compito: aprire una via. Mi auguro che non saremo gli unici ma che saremo quelli che tracciano il percorso”. Parmalat, da questo punto di vista, ha un peso rilevante: delle 10-12mila tonnellate di bottiglie in Pet bianco opaco immesse ogni anno sul mercato italiano il 60% è il suo. E’ chiaro, dunque, come questo progetto, completato quest’anno ma che aveva già avuto un primo test industriale nel 2022 con le bottiglie di latte Zymil, possa fare da apripista anche per il resto del comparto lattiero. “La nostra è una tecnologia proprietaria, vincolata da un contratto ma non è una barriera competitiva – ha detto Bassani – chi volesse può farlo con un po’ di sforzi”.

La tecnologia, messa a punto ad hoc, prevede la realizzazione di una bottiglia monostrato che, a differenza di quelle multistrato, non contiene un film interno nero (finora necessario per schermare la luce e garantire la durata del prodotto) che ne impedisce l’effettiva riciclabilità. In questo caso Parmalat, ispirandosi al mercato delle bottiglie d’acqua minerale in Pet trasparente, è anche l’utilizzatore finale del materiale riciclato, producendo direttamente nei propri stabilimenti le tradizionali bottiglie del latte Uht, dai preformati che le vengono consegnati. “Il Pet bianco opaco fino a poco tempo fa non veniva considerato riciclabile o la sua massima valorizzazione era la termovalorizzazione – ha spiegato Roberto Tangorra, R&D manager di Dentys – Con Parmalat abbiamo sviluppato una filiera su scala industriale che ci ha permesso di rendere a pieno il termine riciclabilità perchè la riciclabilità tecnica della bottiglia è una condizione necessaria ma non sufficiente. Finora queste bottiglie di Pet opaco bianco, pur essendo riciclabili, non venivano raccolte perché non c’era l’utilizzatore finale. Oggi quello che possiamo dire è che tutte le bottiglie in Pet opaco che raccogliamo possono tornare a essere bottiglie in Pet opaco. È un esempio perfetto di economia circolare. Noi abbiamo sviluppato una filiera di raccolta e selezione delle bottiglie e come riciclatori meccanici restituiamo il granulo all’utilizzatore. In questo modo finalmente il flusso di bottiglie in Pet bianco opaco è ufficialmente entrato nel sistema di raccolta italiano ma è stato anche riconosciuto a livello europeo nelle varie linee guida come riciclabile”.

Lollobrigida: Ismea assumerà ruolo di banca degli agricoltori

Lollobrigida: Ismea assumerà ruolo di banca degli agricoltoriRoma, 25 gen. (askanews) – “Ismea a nostro avviso dovrà assumere sempre più il ruolo della banca degli agricoltori, perché questa era la sua competenza iniziale”. Lo ha detto il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, audito in Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo di rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari, a Palazzo San Macuto.

Il ministro ha aggiunto anche che l’Ismea in futuro “dovrà operare nel campo del sostegno all’agricoltura e della gestione dei fondi che gli agricoltori possono usare: questo è funzionale al rafforzamento del mondo agricolo”. Per quanto riguarda invece il Crea, “ha grandissime potenzialità e negli anni si è evoluto e accorpato ma l’evoluzione del Crea non è mai stato portata a compimento con una omogeneizzazione delle attività”. “Ci sono decine di centri in tutta Italia che attuano funzioni diverse, con una centralità operativa inferiore, a mio avviso, a quella che è la potenzialità di una visione strategica e scientifica delle attività del ministero. Il Crea – ha aggiunto Lollobrigida – dovrebbe essere il cervello delle attività del Masaf, grazie agli scienziati che vi operano, ma attualmente è soggetto parallelo al ministero”.

Infine c’è “l’Agea che è la struttura che eroga i fondi e nel tempo ha visto dinamiche molto complesse: quest’anno ha accelerato i pagamenti – ha detto Lollobrigida – ed è il primo anno che i pagamenti arrivano nei tempi. C’è stato qualche cortocircuito perché nel tempo l’Italia non ha portato a compimento alcune formule gerarchiche e abbiamo organismi pagatori regionali e centrali, alcuni sono più veloci, altri meno e si sta lavorando bene con le regioni per arrivare a una omogeneizzazione più rapida possibile”, ha concluso il ministro.

Nasca Agribi, prima app italiana contro caporalato in agricoltura

Nasca Agribi, prima app italiana contro caporalato in agricolturaRoma, 25 gen. (askanews) – In provincia di Verona, nel 2022, sono stati assunti 18.320 operai stranieri nel comparto agricolo, pari al 70% del totale dei nuovi addetti del settore. La lingua italiana è fondamentale per comprendere non solo direttive e regole, ma anche i comportamenti sicuri, dato che per un lavoratore straniero il rischio di incorrere in un infortunio è quattro volte maggiore rispetto ad un bracciante italiano. E nel 2023 gli infortuni in agricoltura nel Veronese sono stati 700, pari ad un terzo sui circa 2.000 in Veneto.

Numeri che hanno portato l’ente bilaterale dell’agricoltura veronese Agribi a lanciare un progetto all’avanguardia in Italia: si tratta della prima app pensata specificatamente per l’agricoltura e mirata a insegnare non solo una base di lingua italiana, ma anche la terminologia relativa al contratto di lavoro, ai diritti e doveri, alle regole sul lavoro e alla sicurezza. Uno strumento che può contribuire anche a contrastare il caporalato. Il progetto, che si chiama “Impara la lingua con la sicurezza in agricoltura”, è stato presentato oggi in Prefettura a Verona alla presenza di sindacati di categoria e associazioni. Realizzato da Agribi in collaborazione con Busuu, app e piattaforma digitale e agenzia 8 Wave di Verona per la componente comunicativa e grafica.

Il pacchetto formativo fornirà il corso specifico per le lingue dei Paesi da cui proviene la maggior parte dei lavoratori: inglese, spagnolo, arabo, portoghese, francese, russo e polacco. Ogni anno verranno assegnati mille accessi alla app, della durata di dodici mesi, da sindacati, associazioni di categoria, aziende, consulenti del lavoro e associazioni di accoglienza dei migranti. La distribuzione, che partirà da gennaio, sarà effettuata a livello digitale da una piattaforma di gestione, che monitorerà l’andamento e l’utilizzo del programma. La app è già stata testata nelle scorse settimane da un target composto da una decina di lavoratori stranieri, che l’hanno sperimentata su uno smartphone, uno strumento di cui tutti dispongono.