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A Venezia apre Ca’ Select: una porta sul mondo per l’aperitivo veneziano

A Venezia apre Ca’ Select: una porta sul mondo per l’aperitivo venezianoMilano, 24 mag. (askanews) – “Venezia è una porta aperta verso il mondo che può sicuramente dare a Select un impulso particolare”. Le parole del ceo del gruppo Montenegro, Marco Ferrari, raccontano lo spirito con cui il gruppo ha inaugurato a Venezia, all’interno di un ex laboratorio industriale, nel sestiere di Cannaregio, Ca’Select uno spazio che già nel nome racconta il legame di questo aperitivo, a tutti gli effetti rientrante nella categoria dei bitter, con la città lagunare. Perchè l’obiettivo di questo investimento, nelle intenzioni del gruppo, è quello di valorizzare il Select, ingrediente essenziale dello spritz veneziano, e la sua città di origine.

“Ca’ Select ha come obiettivo quello di portare a Venezia il cuore, l’essenza dell’aperitivo Select un legame che dura da più di 100 anni – ci ha detto inaugurando un progetto nato tre anni fa e che ha dovuto superare i burrascosi anni della pandemia per vedere la luce – Nel 1920 i Fratelli Pilla hanno scelto Venezia per creare questo elisir, una scelta non casuale quella di questa città, crocevia tra Occidente e Oriente ma anche centro di scambio delle più preziose erbe e spezie che compongono il nostro aperitivo”. Select nasce infatti nel sestiere di Castello, cuore storico della città di Venezia, dall’esperienza liquoristica della distilleria Fratelli Pilla e sembra debba il suo nome al Vate, Gabriele D’Annunzio, che lo aveva battezzato Selectus poi abbreviato in Select. Dal 1988 poi il marchio è entrato a far parte del gruppo Montenegro entrando, come ha sottolineato Ferrari, “insieme ad Amaro Montenegro e Vecchia Romagna tra i marchi che noi stiamo spingendo, su cui stiamo investendo particolarmente per la crescita internazionale del nostro gruppo”.

A Ca’ Select il rosso del bitter scalda l’ambiente e domina sul legno delle travi a soffitto e il seminato veneziano dei pavimenti, tutti materiali e maestranze a chilometro zero: i suoi 700 metri quadrati sono suddivisi in quattro aree: la zona bar-mixology, l’area eventi, un percorso espositivo analogico e digitale curato da Studio Fludd e l’area produttiva. Sì perchè nel retro di questo spazio dall’estate partirà la macerazione di ginepro e rabarbaro (almeno inizialmente), due delle trenta spezie che si utilizzano per il Select. L’inaugurazione dello spazio è stata anche la “premier” della Select Spritz Week, al debutto a Venezia dal 25 al 28 maggio. Un palinsesto di eventi ed esperienze diffuse che consentirà a turisti e visitatori di scoprire la città lagunare attraverso uno dei suoi simboli, lo spritz veneziano appunto, quello dove il prosecco “spruzzato” con un po’ di acqua gassata o soda (il nome deriva infatti dal tedesco spritzen a ricordare l’abitudine austriaca di allungare i vini, considerati troppo forti del nord est, con dell’acqua) e “sporcato” col rosso del Select.

“Il concetto di Select spritz week nasce l’anno scorso all’interno del gruppo Montenegro con l’obiettivo di promuovere, e raccontare l’autentico spritz veneziano non solo agli italiani ma anche in giro per il mondo – ci ha detto il ceo – oltre che agli eventi di Venezia, infatti, la Spritz week vivrà in giro per il mondo nelle principali città, da Londra, Parigi, New York e con diverse attivazioni anche in quel caso con l’obiettivo di promuovere l’autentico spritz veneziano”. Per la sezione spirits di Montenegro infatti l’estero rappresenta un mercato importante arrivato a superare il 30% sul fatturato nell’ultimo bilancio, chiusosi il 30 aprile scorso. “La nostra è una azienda al 100% italiana che negli ultimi 7 anni ha quasi raddoppiato il fatturato con una forte crescita sia italiana ma anche all’estero – ha rimarcato Ferrari – Solo nel 2014 l’estero valeva il 4%”.

I 100 anni di Rigoni di Asiago: “Continueremo a essere una grande famiglia”

I 100 anni di Rigoni di Asiago: “Continueremo a essere una grande famiglia”Milano, 24 mag. (askanews) – “Oggi è un giorno speciale e per me, in particolare, rappresenta una grande emozione trovarmi qui a festeggiare i cento anni di Rigoni di Asiago. Abbiamo fatto tanta strada e siamo arrivati fin qui con un grande obiettivo: creare prodotti di alta qualità e bontà, nel rispetto di uno stile di vita che tenga conto del benessere di tutti. Sono stati cento anni di impegno, di scelte mirate, talvolta non facili, puntando però sempre all’eccellenza”. Andrea Rigoni, ad e presidente di Rigoni di Asiago festeggia il secolo di vita dell’azienda di famiglia. Un’azienda che prese il via dalla “straordinaria nonna Elisa” e che oggi ha un fatturato di quasi 130 milioni di euro, di cui oltre 75 arrivano dal’Italia e il resto, oltre 50, dall’estero.

Per questo anniversario la famiglia Rigoni ha voluto organizzare un evento presso il Palazzo del turismo di Asiago, terra che ha dato i natali all’azienda. Qui negli anni ’20, sull’Altopiano, nonna Elisa trasformò la sua attività di apicoltrice, svolta fino ad allora a livello amatoriale, in un vero e proprio lavoro, coinvolgendo tutta la famiglia. Oggi sono i suoi nipoti Andrea e Luigi, quest’ultimo direttore di produzione, a portare avanti l’azienda, fortemente radicata sul territorio dove continua ancora oggi a operare. “Quella che sembrava una piccola avventura, cento anni fa, è diventata una grande fucina di progetti, di voglia di continuare a fare e di fare bene – ha ricordato Andrea Rigoni – Abbiamo conservato la tradizione del nostro territorio, innovandola per camminare al passo con i tempi, ma senza mai tradirne i valori. La nostra azienda è una grande famiglia e continueremo ad esserlo, perché è con questo spirito che affronteremo le nuove sfide e il nostro cammino”.

Il gruppo Rigoni di Asiago oggi conta 231 dipendenti (di cui 145 dipendenti in Rigoni di Asiago Italia). Dopo la fondazione da parte di nonna Elisa nel 1923, alla guida c’è la terza generazione della famiglia. Con Fiordifrutta, l’azienda veneta è leader nel mercato italiano a valore ed occupa la posizione di secondo player di mercato con Mielbio e Nocciolata. La presenza sul mercato italiano avviene soprattutto attraverso la grande distribuzione, una presenza capillare che garantisce il 95% del fatturato, a cui si affiancano il canale Horeca e quello dei punti vendita al dettaglio. Per celebrare questo secolo di vita è stato anche emesso un nuovo francobollo con una tiratura di duecentocinquanta mila esemplari da 1,2 euro su cui sono raffigurati i prodotti più rappresentativi dell’azienda.

Ristorazione autostradale ad Aspi: ribasso prezzi di vendita colpo ferale

Ristorazione autostradale ad Aspi: ribasso prezzi di vendita colpo feraleMilano, 23 mag. (askanews) – Ad aprile Aigrim, l’associazione imprese della grande ristorazione multilocalizzate, aveva richiesto ad Aspi, Autostrade per l’Italia, la sospensione temporanea del meccanismo che prevede l’allineamento dei prezzi di vendita dei “prodotti paniere” al ‘prezzo medio di mercato’, la cui rilevazione avviene sulla base dei prezzi di vendita praticati da bar e ristoranti extra rete autostradale situati nella zona esterna limitrofa alle aree di servizio in autostrada. Di fatto dunque un adeguamento al ribasso dei prezzi di vendita.

“La richiesta avanzataci da Aspi, per il tramite dell’ente incaricato del monitoraggio Scenari, di allineare i prezzi attraverso il meccanismo del ‘prezzo di mercato medio’ qualora esaudita rappresenterebbe un colpo ferale per un settore, quello della ristorazione autostradale, che già oggi vive un momento di profonda crisi – dichiara Cristian Biasoni, presidente di Aigrim – Si creerebbe infatti una situazione paradossale nella quale da un lato i concessionari beneficiano dell’adeguamento al rialzo dei canoni all’inflazione, dall’altro viene richiesto alle catene di ristorazione di tenere bloccati i prezzi di vendita o addirittura di adeguarli al ribasso con un effetto deleterio sui margini. In un contesto di mercato inflativo a doppia cifra questa dinamica non è più sostenibile economicamente dalle catene”. Quello del prezzo medio di mercato “è un benchmark del tutto erroneo da adottare poiché mette a confronto esercizi commerciali che sono espressione di mercati differenti, caratterizzati da strutture di costi (tra cui spiccano i canoni di affitto da pagare alle concessionarie autostradali) livello di investimenti e canali completamente incomparabili – continua Biasoni – Infatti, la differente e peculiare struttura di costi e di attività delle aree di servizio rende del tutto imparagonabile il mercato dei nostri Associati con i mercati esterni all’autostrada. Ci lamentiamo che i prezzi in autostrada sono alti, ma forse non tutti sanno che i canoni che le catene di ristorazione devono pagare alle concessionarie autostradali sono mediamente pari al 20% dei ricavi con punte di molto superiori su tratte come Autobrennero”.

La struttura dei costi di gestione degli associati Aigrim e quella di chi invece opera in mercati contigui all’autostrada sono imparagonabili secondo l’associazione: il servizio erogato dalle catene di ristorazione prevede infatti l’apertura dei punti vendita 24 ore al giorno per tutti i giorni dell’anno e la gestione di un intero building di importanti dimensioni, compresi i servizi igienici per i viaggiatori, siano essi clienti o meno. Ne derivano pertanto elevati costi del lavoro e importanti costi gestionali, che rimangono tali anche in fasce orarie giornaliere e in periodi dell’anno contraddistinti da ricavi di modesta entità. La richiesta di adeguamento prezzi avanzata da Aspi alle catene di ristorazione attraverso il meccanismo del prezzo medio di mercato arriva quando è in corso un confronto avviato da Aigrim con il ministero dei Trasporti finalizzato a trovare le misure di intervento necessarie per salvaguardare un settore importante e che dà oggi occupazione a oltre 25.000 addetti.

Zootecnia, oltre 1.000 scienziati hanno aderito a Dichiarazione Dublino

Zootecnia, oltre 1.000 scienziati hanno aderito a Dichiarazione DublinoMilano, 23 mag. (askanews) – Sono un migliaio gli scienziati di tutto il mondo che hanno sottoscritto la Dichiarazione di Dublino, il documento elaborato dal Vertice internazionale sul ruolo della carne nella società a fine ottobre 2022 che ha l’obiettivo di raccogliere letteratura scientifica sui benefici nutrizionali, economici e ambientali della produzione di carne. Gli atti ufficiali della Dichiarazione sono ora pubblicati su Animal Frontiers, la rivista ufficiale dell’American society of animal science, della Federazione europea di scienze animali e dell’American meat science association.

“In un contesto in cui il dibattito intorno alla produzione e al consumo di carne è sempre più polarizzato, la Dichiarazione di Dublino assume un valore eccezionale – dice Giuseppe Pulina, presidente di Carni Sostenibili, l’organizzazione che promuove il consumo consapevole e la produzione sostenibile di carne, e fra gli scienziati firmatari del progetto – mai come oggi un approccio che privilegi il dato e l’indagine scientifica su quello ideologico non solo è auspicabile ma necessario per tutelare la salute dei cittadini e favorire l’operato dei decisori”. In primo luogo, sul piano della salute, ma anche sul piano economico e ambientale, le ricerche che hanno contribuito alla Dichiarazione di Dublino dimostrano l’urgenza di un approccio scientificamente fondato al consumo e alla produzione di carne. Sono centinaia ormai, infatti, le voci dal mondo scientifico che spingono perché si riconosca il ruolo svolto dalla carne nell’alimentazione. “Un passo importante – conclude Pulina – che serve ad arricchire una discussione spesso penalizzata da fake news e mancanza di informazioni oggettive”.

Le attività della Dichiarazione si sono inserite in un momento in cui il settore zootecnico mondiale deve affrontare una doppia sfida senza precedenti. Da una parte c’è un appello per aumentare la disponibilità di alimenti di origine animale (carne, latticini, uova e pesce) per aiutare a soddisfare i bisogni nutrizionali di circa tre miliardi di persone a rischio di carenze nutrizionali; dall’altra, i sistemi di produzione animale presentano diverse sfide per quanto riguarda la biodiversità, i cambiamenti climatici e i flussi di nutrienti, nonché la salute e il benessere degli animali. Le sfide di approvvigionamento e sostenibilità crescono in modo esponenziale e l’avanzamento di soluzioni basate su prove scientifiche diventa sempre più urgente.

Pomodoro da industria: accordo nel bacino Nord, prezzo medio +40%

Pomodoro da industria: accordo nel bacino Nord, prezzo medio +40%Milano, 22 mag. (askanews) – E’ stato raggiunto l’accordo quadro per la gestione dalla prossima campagna di trasformazione del pomodoro nel Bacino Nord Italia. Ad annunciarlo Anica, l’associazione nazionale delle industrie conserviere che parla di “una lunga e intensa trattativa caratterizzata da una costante posizione di rigidità della parte agricola che non ha voluto, in alcun modo, ascoltare le ragioni dell’industria”.

L’accordo prevede la conferma dell’impianto contrattuale del 2022 per quanto riguarda le norme di qualità, fatta eccezione per alcune migliorie sul pomodoro tardivo, con un prezzo medio di riferimento di 150euro per tonnellata, il più elevato di sempre, sottolinea Anicav, con un aumento di oltre il 40% rispetto al 2022. “È prevalso il senso di responsabilità – dichiara Bruna Saviotti, coordinatrice del Comitato territoriale del Bacino Nord di Anicav – La situazione emergenziale che sta vivendo l’Emilia Romagna, e in particolare l’area orientale della regione, e la consapevolezza di quello che avrebbe rappresentato una rottura definitiva delle trattative per la nostra filiera, ci hanno spinto a chiudere un accordo anche se non soddisfacente per le nostre aziende”.

“In un momento difficile come quello che stiamo vivendo la ‘coesione’ è l’unica risposta che può dare una filiera come la nostra – afferma Marco Serafini, presidente di Anicav – L’industria ha fatto la sua parte pur consapevole delle difficoltà che deriveranno da un prezzo medio di riferimento così elevato”.

Distribuzione automatica: fatturato 2022 +10% ma ancora sotto livello 2019

Distribuzione automatica: fatturato 2022 +10% ma ancora sotto livello 2019Milano, 22 mag. (askanews) – Il fatturato della distribuzione automatica in Italia nel 2022 è cresciuto del 10% rispetto all’anno prima, attestandosi a 1,5 miliardi di euro, a cui si aggiungono i 384 milioni dell’Ocs (office coffee service) il servizio di caffè in capsule e cialde, con quasi 4 miliardi di consumazioni (+5% rispetto al 2021). Si tratta di un ulteriore passo in avanti per recuperare le perdite durante il Covid, anche se il settore non è ancora tornato ai livelli del 2019 (-16% fatturato, -19,2% consumazioni). Lo rivelano i dati dello studio Ipsos per Confida, associazione italiana distribuzione automatica, che nel nostro Paese conta più di 30.000 addetti, 3.000 imprese e oltre 830 mila vending machine installate.

Nel 2022 gli italiani hanno bevuto alle vending machine quasi 2,3 miliardi di caffè (+1,03%), pari al 57% delle consumazioni totali del settore: dato che conferma come questa bevanda sia la regina delle pause negli uffici, nelle università e in molti luoghi dove è presente una di queste macchine automatiche per cui l’Italia è leader sia nella produzione che nell’esportazione. Il 70% delle vending machine prodotte nel nostro Paese, infatti, viene esportato all’estero. Non solo caffè tradizionale però, gli italiani tra il 2021 e il 2022 hanno aumentato il consumo anche di ginseng (+13%) attratti dai benefici alla salute sia fisica che mentale, di tè (+2,65%) e di cioccolata calda (+2,73%) a discapito del caffè d’orzo ( che invece perde il 2,11%).

“I dati fotografano un comparto resiliente in costante ripresa dalla crisi della pandemia e che, nonostante tutto, continua ad impegnarsi nell’innovazione sostenibile come dimostrano i molti progetti avviati, tra cui RiVending per il recupero e il riciclo di bicchieri e bottigliette in plastica alle vending machine. – commenta Massimo Trapletti, presidente di Confida – Tuttavia, il nostro comparto avverte una forte preoccupazione per i contenuti del nuovo regolamento europeo su imballaggi e rifiuti da imballaggio (PPWR) che, se fosse approvato nei termini della proposta in discussione, vanificherebbe gli investimenti che l’Italia ha fatto nel riciclo degli imballaggi e che l’hanno portata a posizionarsi prima in Europa per il riciclo pro-capite. Rispetto agli attuali obiettivi europei fissati al 2025, infatti, l’Italia ha già superato i target di riciclo post-consumo di questi materiali, con quasi il 74% rispetto al 65% previsto dall’Europa”. Sempre riguardo ai consumi 2022 dei distributori automatici, la lunga e afosa estate ha fatto registrare un incremento nelle vendite di bevande fredde (+11,9%) e gelati (+18,51%). In particolare, gli energy drink (+26,5%), il tè freddo (+18,4%) e i gelati biscotto (+49%) sono risultati i preferiti. Tra le bevande fredde, l’acqua naturale continua ad essere quella coi volumi più alti (oltre 392 milioni di consumazioni, +11,79%) ma a registrare l’incremento maggiore sono state le bevande a base di frutta (+33%). Gli snack hanno beneficiato della riapertura a pieno regime delle scuole: il trend è guidato da quelli salati (+22,3%) seguiti a stretto giro dagli snack al cioccolato (+22,27%). Tra i salati patatine (+26,17%) e schiacciatine (+24,75%) sono i prodotti preferiti degli italiani, mentre chi sceglie una pausa dolce predilige i biscotti (+25,6%) e le barrette di cioccolato (+23%).

Degno di nota, il balzo in avanti delle barrette ai cereali (+15,8%) di cui è aumentata in maniera significativa la richiesta da parte dei consumatori, insieme alla frutta secca e disidratata (+16,6%) e, tra i prodotti freschi, gli spuntini al formaggio (+14,12%). Interessante, infine, la fotografia del confectionery (+21,5%): le caramelle, infatti, pur contribuendo in modo lieve all’andamento del comparto, nel 2022 hanno mostrato un aumento doppio (+35%) rispetto alle classiche chewingum (+17%).

Nayma Diomedi vince 31esima edizione di Maestri dell’espresso junior

Nayma Diomedi vince 31esima edizione di Maestri dell’espresso juniorMilano, 22 mag. (askanews) – È Nayma Diomedi dell’Istituto Einstein Nebbia di Loreto (Ancona), accompagnata dal professore Alex Orologio – la vincitrice della 31esima edizione di Maestri dell’espresso junior, il concorso a premi promosso da illycaffe’ e gruppo Cimbali rivolto ai giovani talenti della caffetteria. Seconda classificata Giorgia Baudino dell’Istituto Paire di Barge (Cuneo), accompagnata dal professore Davide Oglietti. Ad Arianna Massari dell’Istituto Carlo Porta di Milano, accompagnata dal professore Antonio Grillo, è andato invece lo speciale premio della Giuria giornalisti.

Adesioni record quest’anno, con 56 istituti iscritti e più di 1.000 studentesse e studenti partecipanti, per un’edizione ibrida, che ha visto i ragazzi sfidarsi nuovamente in presenza per la finale e le premiazioni. Sedici gli istituti che hanno partecipato al concorso per la prima volta, due dei quali arrivati alla fase finale. “Maestri dell’Espresso Junior” è il concorso di caffetteria dedicato alle classi quarte degli istituti professionali alberghieri e della ristorazione, a tutti gli istituti Ipssar statali e gli istituti alberghieri parificati italiani e della Repubblica di San Marino. La manifestazione è nata nel 1992 dalla collaborazione tra Università del caffè, il centro d’eccellenza creato da illycaffè per diffondere la cultura di caffè di qualità, e Mumac Academy, l’accademia della macchina per caffè di gruppo Cimbali per la formazione di professionisti e coffee lovers e la promozione della cultura del caffè.

“In un contesto sfidante come quello attuale, la formazione assume un ruolo sempre più centrale nello sviluppo professionale dei ragazzi, che si stanno affacciando ad un mercato del lavoro che richiede competenze più professionali e capacità distintive – commenta Moreno Faina, direttore dell’Università del caffè – Il record di iscritti a questa edizione di Maestri dell’espresso junior, che finalmente è tornato in presenza, riconosce l’importanza della collaborazione scuola-impresa nell’acquisizione di nuove esperienze per la crescita professionale dei ragazzi”. “I risultati di questa edizione confermano che la formazione è un ingrediente fondamentale per un percorso professionale di successo e Mumac Academy è molto orgogliosa di poter contribuire attivamente a creare i giovani talenti di domani – afferma Silvia Vercellati, Mumac Academy Manager di gruppo Cimbali – Il concorso è un’esperienza che forma e accompagna studenti e docenti nel corso di un intero anno scolastico. Partecipare ad un progetto come questo significa mettersi alla prova, prepararsi, studiare, allenarsi: per gli studenti spesso la consapevolezza di ciò che si è in grado di fare e dei risultati che si possono ottenere con l’impegno è il premio più grande”.

Attraverso la formazione, che è un pilastro della collaborazione con le scuole, oltre 1.000 studenti delle classi interessate al concorso, hanno partecipato a tre sessioni formative sulla cultura e sostenibilità del caffè, il processo produttivo, la preparazione di espresso e cappuccino, la manutenzione e pulizia dell’attrezzatura. Hanno quindi preso parte a un primo test teorico di ammissione al concorso, basato sui contenuti appresi durante le ore di formazione, a seguito del quale hanno prodotto un video che doveva dimostrare la loro capacità di relazionarsi con il cliente. Otto sono stati gli allievi selezionati per la fase finale della 31esima edizione, che si sono confrontati sulla verifica dello stato di funzionamento dell’attrezzatura, sul settaggio della macinatura, sulla preparazione di alcune bevande e su una prova di degustazione. Ai finalisti è stato inoltre chiesto di preparare una ricetta a base di caffè espresso e di bevanda vegetale, valutata dai giornalisti in giuria in base all’utilizzo degli ingredienti, all’esposizione della ricetta, all’originalità della proposta e all’estetica della presentazione.

Il vincitore del 31esimo concorso si è aggiudicato uno stage alla illycaffè a Trieste mentre il secondo classificato ha vinto la partecipazione al corso di Maestro barista all’Università del caffè di Trieste. Al vincitore del Premio Giornalisti è stata conferita una targa di riconoscimento. I primi due istituti classificati, inoltre, hanno ricevuto una fornitura illycaffè e una delle attrezzature a marchio Cimbali a scelta tra una macchina espresso o tre macinadosatori.

Aglio bianco polesano Dop: una filiera da 6 mln euro

Aglio bianco polesano Dop: una filiera da 6 mln euroMilano, 22 mag. (askanews) – L’aglio bianco polesano Dop è uno dei simboli dei prodotti a Indicazione geografica del Veneto, una regione che, in ambito food, conta 36 prodotti Dop e Igp per un valore economico pari a 433 milioni di euro. Solo nel comparto ortofrutticolo ha 17 prodotti tutelati per un valore alla produzione di 10,5 milioni di euro (Dati Rapporto Ismea-Qualivita 2022).

Presente nell’area del Polesine fin dall’epoca romana, l’aglio bianco polesano Dop può contare oggi su una filiera da 600 tonnellate di produzione certificata annua e 33 operatori capaci di generare 3,3 milioni euro di valore alla produzione, tradotti in 6 milioni euro di valore al consumo. Una produzione molto apprezzata che ha visto una crescita di produzione del +120% negli ultimi 5 anni rispetto ai cinque precedenti (Dati Rapporto Ismea-Qualivita 2022). Ora l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi (Icqrf) dei prodotti agroalimentari del ministero dell’Agricoltura ha rinnovato l’autorizzazione, con decreto ministeriale, a Csqa per effettuare i controlli per la Denominazione di origine protetta per l’aglio bianco polesano per i prossimi tre anni.

Dal 2010 il Consorzio di tutela dell’Aglio bianco polesano Dop salvaguarda e valorizza questo prodotto con progettualità diversificate che vanno incontro alle esigenze sia del produttore/confezionatore sia del consumatore. È “La scelta di riconfermare Csqa, organismo di certificazione leader in Italia nel campo delle Indicazioni geografiche – afferma Massimo Tovo, presidente del Consorzio di tutela – è dettata dalla volontà di avvalersi di un ente preparatore e competente che da anni opera nel nostro territorio”. “La nostra conferma quale Ente di controllo – sottolinea Pietro Bonato, direttore generale e Ad di Csqa – è il risultato del lavoro sinergico svolto sul fronte della garanzia e della valorizzazione di questo prodotto simbolo della terra polesana e della produzione ortofrutticola veneta”.

Barilla e Plug and Play a caccia di start up innovative nell’alimentare

Barilla e Plug and Play a caccia di start up innovative nell’alimentareMilano, 22 mag. (askanews) – Barilla rinnova il suo impegno per l’innovazione nel settore alimentare con Good food makers, l’acceleratore globale per startup ag-tech e food-tech impegnate a trovare soluzioni sostenibili per il comparto. Dal 22 maggio infatti sono aperte le candidature per la quinta edizione del progetto di accelerazione per startup innovative a cui andrà un supporto economico di 10.000 euro e l’opportunità di costruire future collaborazioni con il gruppo alimentare di Parma.

Le idee innovative ricercate per l’edizione 2023 vertono su quattro ambiti: packaging circolare, ovvero soluzioni e modelli di business per la riduzione e il riutilizzo degli imballaggi e dei rifiuti correlati; qualità della logistica, vale a dire soluzioni digitali per migliorarla in termini di tracciabilità e di monitoraggio del rispetto degli standard qualitativi e del servizio dei fornitori; fermentation for clean label: ingredienti e tecnologie che fanno leva sulla fermentazione per amplificare il valore nutrizionale, sensoriale e ambientale dei prodotti, con particolare attenzione alle soluzioni clean label; infine You @ Best: soluzioni digitali per migliorare il benessere delle persone, coniugando stile di vita e abitudini alimentari Le iscrizioni sono aperte da oggi fino al 7 luglio sul sito dedicato a Good Food Makers.

Giunto alla sua quinta edizione, Good food makers nasce per supportare gli innovatori del food e catalizzare lo sviluppo di nuove soluzioni alimentari sostenibili. L’iniziativa prevede un programma di otto settimane, in cui le startup lavorano fianco a fianco con i manager Barilla per sviluppare insieme le idee e un business plan per la loro realizzazione. Per sostenere questo percorso condiviso di crescita, alle quattro startup selezionate per il programma andranno 10.000 euro e l’opportunità di costruire future collaborazioni con il gruppo Barilla. “C’è una consapevolezza sempre maggiore rispetto all’importanza di investire e di portare nuove idee nel settore alimentare, non solo per soddisfare la domanda globale, ma anche e soprattutto per creare prodotti sani, sostenibili e che sappiano rispondere alle nuove esigenze dei consumatori – dichiara Claudia Berti, Barilla global open innovation senior manager – A distanza di cinque anni Good food makers rappresenta sempre di più una finestra aperta sull’intero panorama del Food&Beverage, che a livello internazionale convoglia abitudini, costumi e stili di vita differenti. Il progetto permette alla nostra realtà di impegnarci a collaborare con le aziende di tutto il mondo che operano in questo settore e che condividono con noi la missione di creare un futuro all’insegna del progresso”.

Anche quest’anno, per il secondo anno consecutivo, Good food makers si avvale della collaborazione di Plug And Play, la più grande piattaforma di open innovation al mondo, con una rete di 60.000 startup, oltre 550 aziende leader a livello mondiale e centinaia di società di venture capital, università e agenzie governative. “L’obiettivo comune è quello di accompagnare le realtà più promettenti del settore in un percorso di sviluppo finalizzato al processo di internazionalizzazione, mettendo a disposizione quotidianamente il know-how specifico proprio degli esperti del settore – dichiara Arianna Elena Maschietto, direttrice Plug and Play Milano – Siamo convinti che sperimentare l’applicazione di nuove tecnologie lungo tutto l’arco della filiera, dai processi agronomici alle tecniche di conservazione, dal trasporto dei prodotti alla preparazione dei pasti, sia la chiave del successo per tutti coloro che intendono fare la differenza in questo ambito, con uno sguardo sempre più attento alla sostenibilità ambientale e sociale”.

Salov: vendite olio stabili a 120 mln lt, inflazione spinge fatturato +30%

Salov: vendite olio stabili a 120 mln lt, inflazione spinge fatturato +30%Milano, 22 mag. (askanews) – Salov, gruppo oleario a cui fanno capo i marchi storici Filippo Berio e Sagra, ha archiviato l’esercizio 2022 con volumi di vendita stabili ai livelli raggiunti nel 2021 e 2020, pari a circa 120 milioni di litri. Il fatturato consolidato, soprattutto a causa dell’inflazione dei costi di produzione, ha registrato un incremento annuo del 30%, passando da 377 milioni a 491 milioni di euro mentre l’Ebitda è passato dai 19,4 milioni del 2021 a quota 20milioni (+4,1%).

In Italia, Salov si conferma in crescita, con i marchi Filippo Berio e Sagra che, complessivamente, portano le quote di mercato a volume detenute dal gruppo al 3,4% nella categoria olio di oliva e al 6,2% negli oli di semi