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Da R. Piemonte 1,6 mln per promozione agroalimentare nelle fiere

Da R. Piemonte 1,6 mln per promozione agroalimentare nelle fiereRoma, 29 gen. (askanews) – Aperto un ulteriore bando dalla Regione Piemonte a sostegno delle attività di promozione dei prodotti agricoli e alimentari di qualità del Piemonte svolte dalle associazioni di produttori nel territorio comunitario. Ammontano a 1,6 milioni di euro i contributi complessivi assegnati dalla Regione per la promozione e valorizzazione dei prodotti agroalimentari e vitivinicoli di qualità nelle fiere e manifestazioni internazionali ritenute di rilevanza strategica.

“Anche per il 2024 la Regione assicura aiuti concreti per partecipare alle principali fiere nazionali ed europee individuate in accordo con le associazioni dei produttori e in cui la presenza del Piemonte ha una sua storicità”, ha detto l’assessore regionale all’Agricoltura e Cibo Marco Protopapa. Il bando, è stato attivato dall’Assessorato regionale all’Agricoltura e Cibo sulla misura 3.2.1 del Programma di sviluppo rurale 2014-2022 e assegna contributi per la partecipazione alle seguenti fiere in Italia e nella Comunità europea che si svolgeranno nel 2024.

Alla Reggia di Caserta la cultura del made in Italy con Origin

Alla Reggia di Caserta la cultura del made in Italy con OriginRoma, 29 gen. (askanews) – La cultura del made in Italy agroalimentare sbarca nella Reggia di Caserta, sede del Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana DOP, dove si è svolto il 26 gennaio il terzo appuntamento del ciclo di incontri itineranti organizzato da Origin Italia in collaborazione con Fondazione Qualivita. L’iniziativa, che rientra in un progetto di valorizzazione dei Consorzi di tutela e che vedrà ancora coinvolte diverse realtà consortili sul territorio italiano, nasce con l’obiettivo di promuovere il patrimonio culturale italiano, legato al settore agroalimentare DOP IGP attraverso un confronto con le varie realtà locali italiane.

Dopo la presentazione del progetto nel borgo di Brunello Cucinelli, Solomeo, simbolo dell’eccellenza made in Italy, e il secondo incontro a Modena con il Consorzio di Tutela Aceto Balsamico di Modena, il progetto è approdato in uno dei posti più rappresentativi della cultura italiana, la Reggia di Caserta. All’iniziativa hanno preso parte Domenico Raimondo, presidente del Consorzio della Mozzarella di Bufala Campana DOP e il direttore del Consorzio, Pier Maria Saccani. Il direttore di Origin Italia e Fondazione Qualivita, Mauro Rosati, ha presentato l’Atlante Qualivita 2024 edito da Treccani.

“Così come l’arte o l’architettura, anche la cultura del made in Italy agroalimentare italiano trova la sua origine in luoghi meravigliosi, spesso iconici a livello internazionale così come la Mozzarella di Bufala Campana DOP e la Reggia di Caserta, due eccellenze che rappresentano il loro territorio in tutto il mondo”, ha commentato Rosati. “Origin Italia rappresenta nella sua essenza l’agroalimentare italiano di qualità – ha detto Raimondo – ospitare questa iniziativa, così come i seminari del Master, vuol dire contribuire al lavoro di una squadra, quella dei Consorzi di tutela dei prodotti DOP IGP, che in questi anni ha rivoluzionato in Italia e nel mondo la percezione di qualità del cibo, ma soprattutto ha riqualificato a livello economico e sociale i territori di origine di questi prodotti”.

L’Executive Master che ha fatto tappa a Caserta è un ciclo di seminari in-formativi per giovani interessati a diventare dei veri “professionisti del made in Italy” e a ricoprire un ruolo centrale, come quello del direttore di un Consorzio, nel processo di promozione, difesa e sviluppo delle filiere DOP IGP del cibo e del vino italiano. La sede delle lezioni varierà e toccherà alcuni territori simbolo dell’agroalimentare italiano, quali appunto quella odierna.

Crea: comparto mais soffre ancora, nel 2024 superfici in calo del 6%

Crea: comparto mais soffre ancora, nel 2024 superfici in calo del 6%Milano, 26 gen. (askanews) – La campagna maidicola 2023 conferma lo stato di sofferenza del comparto del mais. Nonostante il buon andamento delle rese, pari in media a circa 10,6 tonnellate per ettaro, la campagna 2023 registra, per la prima volta negli ultimi 160 anni, una superficie coltivata che si aggira sotto la soglia dei 500mila ettari. La produzione raccolta, sia pure risalita da 4,7 a 5,3 milioni di tonnellate, rimane quindi largamente insufficiente e inferiore al 45% del fabbisogno nazionale, mentre il costo complessivo del prodotto importato nel 2023/24, sia pure in calo, dovrebbe aggirarsi intorno a 1,7 miliardi di euro. Difficile il quadro di riferimento economico per il 2024: le prospettive sono infatti improntate verso un ulteriore calo delle superfici, pari al 6% secondo l’indagine preliminare Istat sulle intenzioni di semina e con punte superiori al 12% nel Nord Est del Paese. E’ quanto mette in luce il Crea in occasione della Giornata del mais 2024, che si è svolta, come ogni anno, presso la sede di Crea di Bergamo.

L’incontro, che vede protagonisti i ricercatori e i principali attori della filiera maidicola, quest’anno si focalizza sul possibile rilancio strategico della coltura in un’ottica green. “L’agricoltura rigenerativa pone una rinnovata attenzione al suolo, alla sua sostanza organica, alla fertilità dei terreni e dei sistemi seminativi. Occorre più ricerca in tal senso – ha detto Nicola Pecchioni, direttore del Crea cerealicoltura e colture industriali – è determinante, soprattutto nei momenti di crisi, se si vuole puntare a una crescita nel medio periodo. Non basta il supporto alla coltivazione e alle filiere”. L’agricoltura rigenerativa nasce dalla necessità di un sistema agricolo più sostenibile da un punto di vista sia ambientale (controllo dell’emissione dei gas serra) sia economico (approvvigionamenti delle materie prime agricole). Si tratta, un’agricoltura integrata e aggiornata con l’approccio olistico dell’agricoltura biologica, senza limiti all’adozione di innovazioni tecnologiche nella nutrizione, nella difesa e nel miglioramento genetico, che incorpora gli obiettivi della carbon farming e una visione più vicina al mercato e ai consumatori. Il mais potrebbe rappresentare la coltura chiave per sostenere il bilancio carbonico delle aziende agricole in quanto ha una capacità produttiva superiore a quella di tutti gli altri diffusi seminativi nazionali.

I risultati del monitoraggio del contenuto di micotossine in granella condotto dalla Rete qualità mais, coordinata dal Crea cerealicoltura e colture industriali di Bergamo, ha evidenziato che il 7% dei campioni analizzati presenta un contenuto in aflatossine superiore ai 20 µg/kg (Regolamento EU 574/2011), un dato estremamente inferiore a quanto rilevato per la campagna maidicola 2022, nella quale il 26% dei campioni era al di sopra di tale valore. Lo sviluppo di resistenze e/o tolleranze agli stress passa necessariamente attraverso il miglioramento genetico e la scelta delle varietà più idonee a tali scopi. Ciò è reso possibile anche grazie al lavoro della Rete nazionale di confronto varietale, che annualmente fornisce informazioni utili sulla base dei dati ottenuti puntualmente e in maniera accurata per supportare questa scelta.

Parmalat: 21 milioni per la prima filiera di riciclo bottiglie di latte Uht

Parmalat: 21 milioni per la prima filiera di riciclo bottiglie di latte UhtMilano, 26 gen. (askanews) – Non basta che un packaging si dichiari riciclabile. Per dargli nuova vita occorrono una filiera strutturata per il riciclo e investimenti. Parmalat, dal 2011 parte del gruppo francese Lactalis, è riuscita a farlo con tutte le sue bottiglie per il latte a lunga conservazione. L’azienda di Collecchio, infatti, ha creato la prima bottiglia in Pet bianco opaco interamente riciclabile, ottenuta col 50% della materia prima riciclata. Il progetto, partito tre anni fa, ha richiesto un investimento di 21 milioni di euro, su tre nuove linee di produzione (due a Parma e una nel Veronese) e, a regime, conta 300 milioni di bottiglie l’anno realizzate secondo questa tecnologia.

La realizzazione del progetto, esempio completo di economia circolare, è stata resa possibile dalla collaborazione con Dentis recycling Italy, multinazionale del riciclo meccanico del Pet post consumo che gestisce 270 mila tonnellate l’anno di Pet (circa 10% del totale immesso al consumo in Europa). Con loro Parmalat ha contribuito a sviluppare la prima filiera italiana per il riciclo di queste bottiglie che consentirà di evitare di immettere sul mercato l’equivalente di circa 150 milioni di nuove bottiglie all’anno e di risparmiare oltre 3.000 tonnellate di Pet vergine, pari a 2.536 metri cubi di plastica vergine. “La cosa più importante di questo progetto – ha detto durante la presentazione il direttore generale di Parmalat, Maurizio Bassani – è il network che si è creato intorno a questo sistema di filiera. Anche se è una parola abusata, la sostenibilità non è una moda, non è greenwashing. Un’azienda deve crederci e avere le risorse per poterlo fare: economiche, di know how e avere capacità di fare networking. Le grandi aziende, poi, hanno questo compito: aprire una via. Mi auguro che non saremo gli unici ma che saremo quelli che tracciano il percorso”. Parmalat, da questo punto di vista, ha un peso rilevante: delle 10-12mila tonnellate di bottiglie in Pet bianco opaco immesse ogni anno sul mercato italiano il 60% è il suo. E’ chiaro, dunque, come questo progetto, completato quest’anno ma che aveva già avuto un primo test industriale nel 2022 con le bottiglie di latte Zymil, possa fare da apripista anche per il resto del comparto lattiero. “La nostra è una tecnologia proprietaria, vincolata da un contratto ma non è una barriera competitiva – ha detto Bassani – chi volesse può farlo con un po’ di sforzi”.

La tecnologia, messa a punto ad hoc, prevede la realizzazione di una bottiglia monostrato che, a differenza di quelle multistrato, non contiene un film interno nero (finora necessario per schermare la luce e garantire la durata del prodotto) che ne impedisce l’effettiva riciclabilità. In questo caso Parmalat, ispirandosi al mercato delle bottiglie d’acqua minerale in Pet trasparente, è anche l’utilizzatore finale del materiale riciclato, producendo direttamente nei propri stabilimenti le tradizionali bottiglie del latte Uht, dai preformati che le vengono consegnati. “Il Pet bianco opaco fino a poco tempo fa non veniva considerato riciclabile o la sua massima valorizzazione era la termovalorizzazione – ha spiegato Roberto Tangorra, R&D manager di Dentys – Con Parmalat abbiamo sviluppato una filiera su scala industriale che ci ha permesso di rendere a pieno il termine riciclabilità perchè la riciclabilità tecnica della bottiglia è una condizione necessaria ma non sufficiente. Finora queste bottiglie di Pet opaco bianco, pur essendo riciclabili, non venivano raccolte perché non c’era l’utilizzatore finale. Oggi quello che possiamo dire è che tutte le bottiglie in Pet opaco che raccogliamo possono tornare a essere bottiglie in Pet opaco. È un esempio perfetto di economia circolare. Noi abbiamo sviluppato una filiera di raccolta e selezione delle bottiglie e come riciclatori meccanici restituiamo il granulo all’utilizzatore. In questo modo finalmente il flusso di bottiglie in Pet bianco opaco è ufficialmente entrato nel sistema di raccolta italiano ma è stato anche riconosciuto a livello europeo nelle varie linee guida come riciclabile”.

Lollobrigida: Ismea assumerà ruolo di banca degli agricoltori

Lollobrigida: Ismea assumerà ruolo di banca degli agricoltoriRoma, 25 gen. (askanews) – “Ismea a nostro avviso dovrà assumere sempre più il ruolo della banca degli agricoltori, perché questa era la sua competenza iniziale”. Lo ha detto il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, audito in Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo di rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari, a Palazzo San Macuto.

Il ministro ha aggiunto anche che l’Ismea in futuro “dovrà operare nel campo del sostegno all’agricoltura e della gestione dei fondi che gli agricoltori possono usare: questo è funzionale al rafforzamento del mondo agricolo”. Per quanto riguarda invece il Crea, “ha grandissime potenzialità e negli anni si è evoluto e accorpato ma l’evoluzione del Crea non è mai stato portata a compimento con una omogeneizzazione delle attività”. “Ci sono decine di centri in tutta Italia che attuano funzioni diverse, con una centralità operativa inferiore, a mio avviso, a quella che è la potenzialità di una visione strategica e scientifica delle attività del ministero. Il Crea – ha aggiunto Lollobrigida – dovrebbe essere il cervello delle attività del Masaf, grazie agli scienziati che vi operano, ma attualmente è soggetto parallelo al ministero”.

Infine c’è “l’Agea che è la struttura che eroga i fondi e nel tempo ha visto dinamiche molto complesse: quest’anno ha accelerato i pagamenti – ha detto Lollobrigida – ed è il primo anno che i pagamenti arrivano nei tempi. C’è stato qualche cortocircuito perché nel tempo l’Italia non ha portato a compimento alcune formule gerarchiche e abbiamo organismi pagatori regionali e centrali, alcuni sono più veloci, altri meno e si sta lavorando bene con le regioni per arrivare a una omogeneizzazione più rapida possibile”, ha concluso il ministro.

Nasca Agribi, prima app italiana contro caporalato in agricoltura

Nasca Agribi, prima app italiana contro caporalato in agricolturaRoma, 25 gen. (askanews) – In provincia di Verona, nel 2022, sono stati assunti 18.320 operai stranieri nel comparto agricolo, pari al 70% del totale dei nuovi addetti del settore. La lingua italiana è fondamentale per comprendere non solo direttive e regole, ma anche i comportamenti sicuri, dato che per un lavoratore straniero il rischio di incorrere in un infortunio è quattro volte maggiore rispetto ad un bracciante italiano. E nel 2023 gli infortuni in agricoltura nel Veronese sono stati 700, pari ad un terzo sui circa 2.000 in Veneto.

Numeri che hanno portato l’ente bilaterale dell’agricoltura veronese Agribi a lanciare un progetto all’avanguardia in Italia: si tratta della prima app pensata specificatamente per l’agricoltura e mirata a insegnare non solo una base di lingua italiana, ma anche la terminologia relativa al contratto di lavoro, ai diritti e doveri, alle regole sul lavoro e alla sicurezza. Uno strumento che può contribuire anche a contrastare il caporalato. Il progetto, che si chiama “Impara la lingua con la sicurezza in agricoltura”, è stato presentato oggi in Prefettura a Verona alla presenza di sindacati di categoria e associazioni. Realizzato da Agribi in collaborazione con Busuu, app e piattaforma digitale e agenzia 8 Wave di Verona per la componente comunicativa e grafica.

Il pacchetto formativo fornirà il corso specifico per le lingue dei Paesi da cui proviene la maggior parte dei lavoratori: inglese, spagnolo, arabo, portoghese, francese, russo e polacco. Ogni anno verranno assegnati mille accessi alla app, della durata di dodici mesi, da sindacati, associazioni di categoria, aziende, consulenti del lavoro e associazioni di accoglienza dei migranti. La distribuzione, che partirà da gennaio, sarà effettuata a livello digitale da una piattaforma di gestione, che monitorerà l’andamento e l’utilizzo del programma. La app è già stata testata nelle scorse settimane da un target composto da una decina di lavoratori stranieri, che l’hanno sperimentata su uno smartphone, uno strumento di cui tutti dispongono.

Lollobrigida: controllo filiere è fermissimo: è interesse imprese

Lollobrigida: controllo filiere è fermissimo: è interesse impreseRoma, 25 gen. (askanews) – L’Italia “è una delle nazioni che fa più controlli: quando si dice che abbiamo più persone che sui fondi europei combinano guai, ebbene non siamo certi che sia così, ma siamo certi che i nostri produttori sono più controllati e che quindi emergono più criticità”. Lo ha detto il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, intervenendo in Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo di rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari.

“Il controllo delle filiere è fermissimo perchè questo è utile per le imprese e a volte è l’impresa stessa che a volte ci chiede di essere controllata proprio perchè la nostra forza è la qualità – ha aggiunto Lollobrigida – ed è interesse delle imprese avere controlli serrati”. “Esistono dei criminali, dei delinquenti e delle persone che vanno perseguite per il danno che fanno alla salute e all’economia nazionale e che pertanto vanno colpite nel modo pi forte possibile, ma sono una minoranza esigua dei nostri produttori e in tutti i settori. Dobbiamo stare attenti a ciò che comunichiamo”, ha concluso il ministro.

Lollobrigida: Italia non deve essere protezionista su merci

Lollobrigida: Italia non deve essere protezionista su merciRoma, 25 gen. (askanews) – “Qualcuno tra i nostri agricoltori dice che l’Italia deve fermare le importazioni ma l’Italia non deve e non può agire in termini protezionistici rispetto alle merci, perché se chiudi i confini o metti i dazi e sei un paese importatore ne ricevi un danno”. Lo ha detto il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, audito in Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo di rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari, a Palazzo San Macuto.

Lollobrigida ha quindi ricordato che per favorire il coordinamento tra varie forze “abbiamo istituito una cabina di regia tra le diverse forze e un esempio di buon coordinamento è l’azione di contrasto all’immissione in Italia di grano estero proveniente da nazioni che non usano i nostri stessi criteri di attenzione al modello e ai disciplinari europei”. La cabina di regia “ha operato controlli su imbarcazioni e imprese per effettuare tutte le verifiche del caso sul grano proveniente dall’estero”.

Lollobrigida: Arma riacquista sua funzione a tutela dell’ippica

Lollobrigida: Arma riacquista sua funzione a tutela dell’ippicaRoma, 25 gen. (askanews) – “Oggi viene ripresa e rinforzata quella che, per oltre 40 anni, è stata una specifica competenza dell’Arma. Restituiamo al mondo dell’ippica un nucleo a sua tutela, in soli 16 mesi”. Così il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, intervenendo nel corso della conferenza stampa di presentazione della nuova Unità Ippica del Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dell’Arma, che si è svolta oggi al Masaf.

Alla conferenza hanno partecipato il sottosegretario Patrizio La Pietra, il Generale di Corpo d’Armata Andrea Rispoli, il Generale di Brigata Daniel Melis del Comando Carabinieri per la Tutela Agroalimentare e il direttore generale per l’Ippica del ministero Remo Chiodi. “Il Comando Carabinieri per la Tutela Agroalimentare, legato a questo dicastero, aveva come compito prioritario, dal 1982, di occuparsi di ippica e tornerà ad essere così. La trasparenza e la legalità costituiscono il naturale presupposto per attuare un radicale processo di riforma e per garantire una maggiore incisività dell’azione ministeriale”, ha evidenziato il ministro.

Alla base dell’iniziativa, l’obiettivo di rilanciare il settore, considerato strategico per l’economia nazionale, assicurare il mantenimento dell’allevamento dei cavalli e renderlo economicamente produttivo, consentire una gestione funzionale degli ippodromi. Il nuovo nucleo del CUFA, dedicato all’ippica, è composto da 16 Carabinieri: 8 dal reparto operativo centrale di Roma e 8 dai reparti interregionali (2 da Torino, 2 da Parma, 2 da Salerno e 2 da Messina). Le loro attività, in sinergia con le unità territoriali, riguarderanno tutti gli ippodromi d’Italia e cureranno la tutela di tutto ciò che orbita intorno all’Ippica: dal contrasto alle scommesse clandestine all’impiego illecito di denaro pubblico, fino al doping.

“L’Arma, nella sua funzione, è un perno per la tutela agroalimentare. L’immagine dei Carabinieri è legata a quella dello Stato. I temi della legalità e della sicurezza sono importanti per ogni attività e impresa. Dove non ci sono queste non è possibile lavorare. Io concepisco lo Stato come un quadro di riferimento normativo che deve dare a chiunque la possibilità di sviluppare la propria attività”, ha concluso Lollobrigida.

Agricoltura, Lollobrigida: export record a 62 miliardi

Agricoltura, Lollobrigida: export record a 62 miliardiRoma, 25 gen. (askanews) – “L’economia italiana è legata intimamente all’agricoltura, non solo per storia e dati, visto che l’export tocca numeri da record ed è arrivato a 62 miliardi di euro, con una indice di occupazione elevata rispetto alle altre nazioni”. Lo ha detto il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, audito in Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo di rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari, a Palazzo San Macuto.

“Siamo secondi come export dietro la Francia, ci avviciniamo al dato francese – ha aggiunto il ministro – e l’agricoltura è ormai un dato economico consolidato ma anche un potenziale dato di espansione dell’economia, se avremo da un lato la possibilità di investirci e dall’altra di curare un elemento fondamentale per svolgere l’impresa, cioè la garanzia di sicurezza e legalità”, ha concluso Lollobrigida.