Al via in Puglia il pagamento degli anticipi della PacRoma, 25 set. (askanews) – Parte il 16 ottobre il pagamento degli anticipi della PAC che arrivano fino al 70% delle risorse destinate alle aziende agricole. Lo rende noto Coldiretti Puglia in relazione alla pubblicazione della circolare Agea che ha stabilito le modalità dell’intervento, con l’erogazione delle risorse dal 16 ottobre e nei mesi successivi per arrivare al saldo completo degli aiuti PAC.
Allargati i settori di intervento, con gli anticipi che riguardano il sostegno di base al reddito per la sostenibilità, il sostegno ridistributivo complementare al reddito per la sostenibilità e quello complementare al reddito per i giovani agricoltori, i regimi per il clima, l’ambiente e il benessere degli animali, articolati negli ecoschemi relativi al pagamento per la riduzione dell’antimicrobico resistenza e per il benessere animale, per inerbimento delle colture arboree, per la salvaguardia olivi di valore paesaggistico, per sistemi foraggeri estensivi con avvicendamento, per misure specifiche per gli impollinatori. Il 16 ottobre è anche la prima data per il prelievo obbligatorio pari al 3% sulle somme destinate agli agricoltori per i pagamenti diretti della PAC, ma per ciascun beneficiario il prelievo può intervenire in momenti diversi anche in esercizi finanziari successivi al pagamento degli aiuti Pac.
Surgelati anti spreco: se ne gettano solo 13 grammi a testaRoma, 25 set. (askanews) – Surgelati alimento anti spreco, visto che gli italiani ne gettano “solo” 13 grammi a testa a settimana, pari al 2,6% del cibo sprecato ogni settimana (oltre 524 grammi pro capite). Un dato molto marginale, se paragonato alle percentuali raggiunte dagli alimenti a breve scadenza. Tutto questo cibo sprecato ci costa circa 10 miliardi all’anno e l’attenzione al food waste è diventata una priorità per gli italiani, alle prese negli ultimi tempi anche con il carovita e con la diminuzione del potere d’acquisto.
In occasione della ‘Giornata Internazionale di Sensibilizzazione sulla Perdita e sullo Spreco Alimentare’, l’IIAS – Istituto Italiano Alimenti Surgelati analizza perché i surgelati rappresentino un alleato nella lotta allo spreco. Dalla porzionatura alla lunga durata, dal packaging al risparmio di acqua ed energia, gli alimenti sottozero si confermano un aiuto concreto per limitare gli sprechi in cucina, sia a livello domestico che di ristorazione. Giorgio Donegani, presidente IIAS, spiega: “lo spreco alimentare non comporta solo una perdita economica per il consumatore, ma rappresenta anche un tema sociale, visto che con quanto si spreca si potrebbe sfamare un terzo della popolazione mondiale. I prodotti surgelati aiutano la lotta allo spreco perché permettono un utilizzo ottimale delle materie prime che arrivano pronte per l’uso in cucina: attraverso la surgelazione è possibile massimizzare la resa produttiva, contenere gli sprechi che avvengono durante tutta la filiera e ridurre le emissioni di inquinanti nell’atmosfera”.
Nella top 5 dei cibi più sprecati ci sono la frutta fresca (24 grammi pro capite a settimana), seguita da insalate (17,6 gr), cipolle, aglio e tuberi (17,1 gr), pane fresco (16,3 gr), e verdure (oltre 16 gr). Tra gli alimenti meno sprecati dagli italiani ci sono proprio i prodotti surgelati. Il tema della riduzione degli sprechi è stato recentemente al centro dell’attenzione anche del legislatore europeo: per accelerare i progressi dell’UE, la Commissione europea ha infatti proposto che entro il 2030 gli Stati membri riducano gli sprechi alimentari del 10% a livello di trasformazione e produzione di alimenti, e del 30% (pro capite) complessivamente a livello di vendite al dettaglio e consumo (ristoranti, servizi di ristorazione e famiglie).
Confagricoltura porta la biodiversità in piazza San PietroRoma, 25 set. (askanews) – Una decorazione floreale e arbustiva a simboleggiare la biodiversità e il rispetto di cui necessita: è l’installazione di Confagricoltura al centro dell’iniziativa “Together – Raduno del Popolo di Dio”, la veglia di preghiera in Piazza San Pietro, programmata per sabato 30 settembre, alla vigilia della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi.
La Confederazione, con la collaborazione di Assoverde e dell’architetto paesaggista Virna Mastrangelo di Greenatelier, darà vita a una cornice verde di chiome multiformi attorno all’ingresso della Basilica di San Pietro in Vaticano e a una composizione di arbusti, graminacee, erbacee e fioriture che si snoderà dall’obelisco fino al Crocifisso, contornato da ulivi. L’allestimento, che rappresenta frammenti di natura ed evoca la biodiversità degli ecosistemi, è realizzato grazie al contributo di Confagricoltura Brescia, di BAT (British American Tobacco) e dell’azienda CIFO. Il concept dell’architetto Mastrangelo per Confagricoltura intende, spiega l’associazione agricola in una nota, stimolare un sentimento di biofilia nei confronti della natura e di tutte le sue creature, seguendo l’invito alla consapevolezza, alla cura e alla sobrietà diffuso da Papa Francesco.
Sugar tax, Uila-Uil: tassa da abolire, danneggerà il paeseRoma, 25 set. (askanews) – “Non ci convinceremo mai dell’utilità della Sugar tax, come inutile e dannosa è la plastic tax, la cui entrata in vigore è prevista a partire da gennaio 2024”. Così Stefano Mantegazza, segretario generale Uila-Uil, commenta lo studio Nomisma realizzato per Assobibe “Il Mercato dei soft drinks in Italia: scenari evolutivi 2023-2025 tra incertezze e rischio Sugar Tax”.
Mantegazza chiede nuovamente al Governo di intervenire in difesa del Made in Italy, “non con un nuovo rinvio, ma con la cancellazione in via definitiva di queste imposte sbagliate” a causa delle quali l’Italia “pagherebbe un prezzo altissimo in termini di minore occupazione e calo dei consumi, che non possiamo permetterci, a maggior ragione in questo momento storico in cui l’inflazione e la congiuntura economica stanno erodendo i salari e il potere d’acquisto delle famiglie”. Secondo la Uila la Sugar tax “provocherebbe un nuovo tsunami sia per le imprese che per i lavoratori”, in quanto l’aumento dei prezzi determinerebbe una ulteriore contrazione dei consumi, e quindi delle vendite, con rischi di delocalizzazione degli impianti e con gravi ripercussioni anche sul fronte occupazionale.
“A conti fatti – spiega Mantegazza – questa nuova tassazione non produrrà un aumento del gettito che anzi, si stima essere addirittura inferiore rispetto a quanto inizialmente previsto, causando al tempo stesso la perdita del posto di lavoro di oltre 5mila occupati che, non solo andranno ricollocati, ma peseranno, fino a quel momento, sulle casse dello stato per tutti gli aspetti relativi agli ammortizzatori sociali”.
Crea: italiani poco consapevoli impatto dieta su ambienteRoma, 25 set. (askanews) – Italiani ancora poco consapevoli dell’impatto ambientale dei loro consumi alimentari e delle possibili alternative green nell’ottica di una dieta sostenibile, che riduca il consumo di carne per motivi ambientali. E’ quanto emerge da uno studio del Centro alimenti e nutrizione del Crea pubblicato sulla rivista scientifica “Nutrients”. L’indagine è focalizzata su quanto ne sanno di sostenibilità alimentare i consumatori di casa nostra e se proteine alternative alla carne possano essere raccomandate sotto il profilo nutrizionale a fronte di una radicata diffidenza verso alimenti “diversi”.
I risultati hanno evidenziato come in Italia i cittadini siano effettivamente poco consapevoli dell’impatto che i loro consumi alimentari hanno sull’ambiente e quanto percepiscano i prodotti sostenibili come troppo costosi. Il dato che più di tutti divide i consumatori italiani è proprio l’importanza della carne, con il 27% dei consumatori italiani che ne consuma e che non intende ridurne il consumo mentre il 52% è convinto che la carne sia necessaria per avere una dieta bilanciata. Se il 51% degli intervistati ha ridotto il consumo della carne per questioni ambientali, il 27%, invece, non lo ha fatto e non intende farlo in futuro, non almeno per questi stessi motivi. Il campione, inoltre, ha mostrato di accettare come alternative alla carne gli alimenti tipicamente raccomandati nelle linee guida dietetiche italiane (84% legumi, 82% uova, 77% pesce, 72% formaggi e 69% frutta secca in guscio), mentre altri cibi come gli insetti sono stati fortemente rifiutati dal 67% della popolazione. No anche a prodotti di origine vegetale che mimano la carne con derivati OGM sia la carne sintetica. Mentre risultano più graditi i prodotti vegetali che mimano la carne senza OGM, rifiutati solamente dal 47% dei rispondenti.
Integratori alimentari: vendute 200 mln confezioni in 2023, in 10 anni +60%Milano, 25 set. (askanews) – Nel 2023 gli italiani hanno acquistato 200 milioni di confezioni di integratori alimentari, attraverso il canale farmacia che è il principale punto di acquisto nel nostro Paese. Un numero che se rapportato ai consumi di 10 anni fa mostra un incremento del 60% rispetto ai 125 milioni di confezioni di allora. Questo ha determinato una crescita del fatturato dell’industria che è raddoppiato da 1,8 a 3,5 miliardi di euro. E’ questa una elaborazione di Integratori & Salute (l’associazione che rappresenta il comparto degli integratori alimentari in Italia e che è parte di Unione italiana food) su dati Newline riferiti al canale farmacia, negli ultimi 10 anni.
Tra le categorie di integratori più richieste al primo posto troviamo i probiotici che si confermano – anche rispetto a 10 anni fa – la tipologia più acquistata con 26,5 milioni di confezioni vendute (+40% rispetto al 2013). Seguono i sali minerali, con 14 milioni di confezioni e le vitamine che, con 13,1 milioni di confezioni, sono il prodotto tra i primi cinque che ha registrato l’incremento maggiore (+157% in 10 anni) tra le principali categorie. Completano la top five degli integratori più venduti attualmente i prodotti per la tosse, con 11,8 milioni di confezioni (+188%) e i lassativi con 11,3 milioni di confezioni (+22%). Dal 2013 ad oggi, le crescite maggiori hanno riguardato gli antiacidi e antireflusso (+205%), i prodotti per la tosse, (+180%), quelli per l’insonnia e il benessere mentale (+155%), le vitamine (+157%) e gli integratori per le funzioni immunitarie (+ 144%). Allo stesso tempo, alcuni integratori hanno avuto una flessione rispetto al 2013, come quelli per il controllo del peso, con 1,5 milioni di confezioni (-38%) e gli antiossidanti con 2,5 milioni di confezioni (-9%).
Anche i dati che riguardano la vendita diretta degli integratori confermano questa crescita. Secondo Avedisco, il fatturato degli integratori alimentari per le aziende associate, è passato negli ultimi 10 anni da 153 milioni di euro a 366 milioni di euro e ha visto raddoppiare il numero delle aziende che operano in questo ambito: da 11 a 23. Anche sul fronte dell’occupazione, gli incaricati alle vendite registrano un forte incremento da 115 mila a 307 mila persone, con una percentuale femminile che è passata dal 66% al 72%. “Il nostro Paese – afferma Germano Scarpa, presidente di Integratori & Salute – è leader europeo in questo mercato, coprendo abbondantemente il 29% del valore totale dello stesso, che in Europa supera i 13 miliardi di euro. Gli ultimi 10 anni hanno sicuramente visto crescere una maggiore attenzione alla salute; il consumatore dimostra di essere oggi evoluto nel suo comportamento: si informa, ha aumentato la regolarità di assunzione degli integratori ed è maggiormente attento anche alla salute dei suoi familiari. Riteniamo opportuno ricordare sempre che la loro principale funzione non è quella di curare le malattie, ma di avere un effetto metabolico per mantenere in efficienza il nostro sistema fisiologico. Il che vuol dire: mantenere sane le persone che stanno già bene”.
Coldiretti: con ultimo maltempo danni in campi salgono a 6 mldRoma, 25 set. (askanews) – Con l’ultima ondata di maltempo salgono ad oltre 6 miliardi i danni nei campi, tra coltivazioni e infrastrutture: e il 2023 diventa l’anno nero dell’agricoltura italiana. Lo sottolinea Coldiretti nel fare un bilancio sulla prima ondata di maltempo dell’autunno, che ha colpito a macchia di leopardo nelle città e nelle campagne, dove sono in pieno svolgimento le attività stagionali, dalla vendemmia alla raccolta di frutta e ortaggi, mentre sta per iniziare quella delle olive con le colture particolarmente sensibili. Colpite anche realtà di pregio come i vigneti di Falanghina, Fiano e Aglianico in Campania, ma anche gli uliveti in Puglia e le produzioni di pistacchio in Sicilia.
Nel 2023 il maltempo ha causato il crollo del 10% della produzione di grano, del 60% per le ciliegie e del 63% delle pere, mentre il raccolto di miele è sceso del 70% rispetto allo scorso anno. R si registrano cali anche per il pomodoro e per la vendemmia (-12%).
Assobibe: -5,4% vendite attese soft drink, con sugar tax ulteriore caloMilano, 23 set. (askanews) – Dopo un 2022 che lasciava sperare in una possibile ripresa del mercato, il 2023 dell’industria delle bevande analcoliche si caratterizza per una decisa frenata dei consumi, con una contrazione delle vendite a volume che a fine anno potrebbe toccare il 5,4% rispetto al 2022.
La difficile congiuntura economica e l’alta inflazione hanno infatti influito sul carrello della spesa degli italiani riducendo il potere di acquisto delle famiglie, con riflessi negativi in estate, periodo abitualmente favorevole per il comparto. In questo contesto, l’entrata in vigore della sugar tax, prevista per gennaio 2024, produrrebbe un aumento dei prezzi con un’ulteriore contrazione delle vendite stimata in un -15,6% nel primo biennio di applicazione, nonché un conseguente minor gettito Iva pari a 275 milioni di euro e oltre 5.000 posti di lavoro a rischio. È quanto emerge dal nuovo studio dal titolo “Il mercato dei soft drinks in Italia: scenari evolutivi 2023-2025 tra incertezze e rischio sugar tax” realizzato da Nomisma per Assobibe, l’associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di bevande analcoliche in Italia.
“Il comparto ha aderito all’invito del ministro Urso per facilitare un trimestre anti-inflazione, nonostante si trovi a fare i conti con uno scenario complesso: pil allo 0,9% e il prezzo di vetro, carta e alcune materie prime estremamente elevati (es. lo zucchero ha messo a segno un +60% in un anno) – dichiara Giangiacomo Pierini, Presidente di Assobibe – Proprio perché riconosciamo gli importanti sforzi compiuti dal governo, che ha il difficile compito di non perdere produttività e pil del nostro made in Italy e trovare risorse per coprire le spese dello Stato, confidiamo in un intervento dell’esecutivo affinché si elimini definitivamente una tassa che è contro il made in Italy, anti-economica, inefficace sia sul piano del gettito fiscale sia su quello della salute, come dimostrano i numeri. Le risorse necessarie vanno ricercate altrove, senza indebolire ulteriormente imprese e cittadini”. La riduzione dei volumi di vendita, acuita anche dall’entrata in vigore della sugar tax, e il significativo aumento dei costi avviatosi nell’ultimo biennio avranno un impatto sulle imprese produttrici, ma anche sulla filiera e sul gettito per lo Stato. Lo studio di Nomisma evidenzia che, oltre al calo previsto del mercato, nel biennio 2024-2025 si stima anche una riduzione di 46 milioni di euro degli investimenti da parte delle imprese produttrici e una contrazione degli acquisti di materie prime (alimentari e non) di 400 milioni di euro.
In questo contesto non favorevole, il gettito fiscale generato dalla sugar tax rischia di essere nettamente inferiore rispetto a quanto ipotizzato nella relazione tecnica che si basa su stime di mercato relative al 2017; lo scenario è infatti profondamente cambiato e non garantirebbe il gettito previsto nel 2019 dal governo Conte I ma una cifra plausibilmente inferiore a 100 milioni di euro. Al contempo, le entrate fiscali sarebbero inferiori su una serie di voci, a partire da una stima di 275 milioni di minori entrate Iva per lo Stato. In ragione delle significative preoccupazioni sugli effetti boomerang della sugar tax per le imprese che operano in Italia, le sigle della Filiera agroalimentare (Assobibe, Coldiretti, Italgrob, Filiera Italia, insieme con le sigle sindacali Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil) ai primi di agosto hanno inviato una lettera al governo per chiedere di eliminare la sugar tax dalla prossima legge di bilancio, in quanto inefficace per la salute e dannosa per imprese e lavoratori.
Assobibe: bene rinvio sugar tax, ora Parlamento intervenga per cancellarlaMilano, 22 set. (askanews) – La Legge di Bilancio, approvata ieri sera dal consiglio dei ministri, ha confermato il posticipo di 12 mesi dell’entrata in vigore della Sugar tax. Una decisione che era nell’aria e che conferma l’inopportunità della norma introdotta nel 2019 e sinora sempre rimandata.
“Accogliamo con sollievo la notizia del posticipo deciso in legge di Bilancio – dichiara Giangiacomo Pierini, presidente di Assobibe, associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di bevande analcoliche – e confidiamo che il prossimo passo sia la cancellazione definitiva della tassa, anche alla luce dei dubbi di legittimità costituzionale sollevati dal Tar del Lazio con l’ordinanza dello scorso 14 novembre”. Pronunciandosi sul ricorso presentato da Assobibe il 26 luglio 2021 contro il decreto attuativo della cosiddetta Sugar tax, il Tribunale amministrativo ha infatti rimandato alla Corte Costituzionale l’esame dei commi 661-676, dichiarando “rilevante e non manifestamente infondata” la questione di legittimità costituzionale in relazione al fatto che l’imposta è applicata alle sole bevande analcoliche contenenti edulcoranti. “Da anni ci battiamo perché venga riconosciuta la natura discriminatoria della sugar tax, oltre che la sua inutilità ai fini salutistici e di gettito per lo Stato, soprattutto a fronte dell’impatto che avrebbe su imprese, filiera e posti di lavoro”, dichiara Pierini.
Assobibe ricorda che la tassa, che colpisce tutte le bevande dolci, con zucchero, senza zucchero o con succo di frutta (naturalmente dolce), si traduce in un aumento del 28% della pressione fiscale su un litro di bevanda analcolica, con un effetto recessivo (stime Nomisma) del -11,6% nel 2023 rispetto al 2022 e del 17,1% rispetto ai livelli pre-pandemia, e oltre 5.000 posti lavoro a rischio. A farne le spese saranno soprattutto le piccole e medie imprese, che rappresentano il 64% delle imprese del settore: circa l’80% passerebbe da un utile a una perdita, con conseguenze su tutta la filiera a esse collegata. “Il posticipo dell’entrata in vigore deciso dal Consiglio dei Ministri è un primo segnale importante per le imprese del settore – conclude il presidente di Assobibe – È ora auspicabile un rapido intervento del Parlamento per una cancellazione definitiva che faciliti investimenti altrimenti bloccati da un’ulteriore tassa che sarà prima o poi giudicata incostituzionale”.
Host 2023: l’innovazione del fuori casa dal 13 ottobre in fieramilanoMilano, 22 set. (askanews) – I numeri di Host 2023, la manifestazione dell’ospitalità professionale, del fuoricasa e del retail in calendario a fieramilano dal 13 al 17 ottobre, preannunciano un’edizione di rilievo con oltre 2.000 gli espositori, il 40% dei quali in arrivo da 50 Paesi di tutto il mondo. Un’occasione di ulteriore crescita per un comparto, quello del food equipment che secondo stime dell’Ufficio Studi Anima Assofoodtec a fine 2023 supererà i 4,6 miliardi di euro:
“Con questa edizione torniamo ad avere un appuntamento come il pre-covid vuol dire che le aziende avevano tanto bisogno di questo momento di incontro – ci ha detto Simona Greco, direttore delle manifestazioni di fieramilano – Quando si parla di aziende intendo sia le italiane che le internazionali perché abbiamo aziende veramente grosse che vengono qui per presentare il meglio della loro produzione. Quindi vuol dire che ce ne era bisogno e le aspettative erano alte in termini di domanda alla manifestazione”. Oltre all’Italia sono Germania, Spagna, Francia e Stati Uniti i primi cinque Paesi per numero di espositori. Un dato che è lo specchio della vocazione internazionale del comparto che a Host 2023 confermata anche dai numeri stessi dell’export:
“Nei primi cinque mesi del 2023, il food ha prodotto esportazioni per 25 miliardi di euro, vale a dire il 7,9% in più rispetto allo stesso periodo del 2022, che era stato un anno eccellente per il settore (60 miliardi di export, + 15% in più rispetto al 2021) – ha detto Matteo Zoppas, presidente Ice – Segnali che ci dicono che, anche se le previsioni per il 2023 sono cambiate, l’impegno affinché domanda e offerta si incontrino deve restare una priorità. Ice lo fa sviluppando attività di incoming, assistenza all’estero, business matching e organizzazione di fiere e manifestazioni. Insieme ad Host portiamo circa 600 operatori profilati a cui si aggiungono oltre 100mila visitatori che aiutiamo a scoprire le eccellenze di chi opera per valorizzare la nostra cucina”. Suddivisa in tre macroaree, ristorazione professionale – bakery, pizza e pasta, caffè e tea, bar-macchine per caffè-vending, gelato-pasticceria e arredo e tavola, la fiera si pone come punto di incontro per l’innovazione del settore chiamato a rispondere a esigenze e stili di vita cambiati, soprattutto dopo la pandemia
“Gli italiani tornano al consumo fuori casa rispetto al periodo pandemia – ha osservato Matteo Figura, executive director foodservice Circana – siamo quasi tornati al livello del 2019 manca qualcosina in termini di presenze che non è legato alle rinunce ma sono occasioni che mancano perchè sono cambiati radicalmente i nostri stili di vita”. A giugno di quest’anno i consumi del fuori casa hanno raggiunto i 66 miliardi di euro annui (+14% sul corrispondente periodo precedente), un dato incoraggiante dunque per il food equipment in cui l’Italia vanta una solida esperienza:
“In questa industria l’Italia è leader – ha sottolineato Greco – magari sono aziende che sono silenziose ma che sono una ossatura del nostro Paese e sono molto avanti nell’innovazione, che si formano e si informano. Non a caso la produzione italiana è leader nel mondo quanto quella tedesca e americana”. E se il trend del consumo fuori casa è un buon indicatore di come si muoverà questo mercato allora i segnali sono incoraggianti: “Il consumatore mal volentieri rinuncia al fuori casa è una cosa che non è nuova osservata nelle crisi precedenti – ha concluso Figura – se dovessimo stilare la classifica della componente leisure di divertimento il consumatore tende a rinunciare prima a viaggi che si accorciano, cinema teatri mentre la ristorazione rimane tra le scelte più importanti che per questo comparto è comunque positivo”.