Approda in Italia Popeyes, il quick service di pollo made in UsaRoma, 1 feb. (askanews) – Sbarca in Italia Popeyes, uno dei più grandi quick service restaurants di pollo, che nei suoi oltre 4.300 ristoranti in America e nel mondo ha portato lo stile culinario di New Orleans. Il primo ristorante sarà inaugurato quest’anno, ma la compagnia prevede un’importante espansione nella penisola nei prossimi anni, simile a quella avvenuta in Spagna dove sono già stati aperti 120 ristoranti.
L’ingresso del brand Popeyes in Italia è supportato da Restaurant Brands Iberia, master franchisee e uno dei principali gruppi di ristorazione organizzata in Spagna e Portogallo. Il pollo di Popeyes si ispira alla Louisiana, con sapori tipici della miscela di ingredienti ereditati dalla sua storia multiculturale. L’offerta si rifà ad una ricetta segreta ricca di diverse spezie, che donano al pollo un sapore caratteristico e riconoscibile, risultato delle 12 ore di marinatura.
Lollobrigida: per Comm. legge carne coltivata non viola diritto UeRoma, 1 feb. (askanews) – “La Commissione europea ha chiuso la procedura Tris, avviata a seguito della notifica della legge sulla carne coltivata. La chiusura comporta che sia stata definitivamente accertata, da parte della Commissione europea, la compatibilità della legge con i principi del diritto della UE in tema di mercato interno”. Lo annuncia in una nota il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida.
“Diversamente – spiega il ministro – la Commissione avrebbe proceduto con un parere circostanziato, a prescindere dalle modalità di notifica. Non ci sarà pertanto nessuna procedura di infrazione, né richiesta all’Italia di abrogare la legge. La Commissione – conclude Lollobrigida – chiede solo di essere informata sull’applicazione della legge da parte dei giudici nazionali. Come per tutti i provvedimenti che entrano in vigore in Italia, spetta ai giudici nazionali, in sede di applicazione, l’ulteriore vaglio di compatibilità con il diritto unionale”.
Cia a Fieragricola: con climate change 100 Dop e Igp a rischioRoma, 1 feb. (askanews) – Un regolamento europeo e una legge nazionale sulle biotecnologie per avere in campo colture più resistenti al climate change e alle fitopatie. È quanto serve all’agricoltura per affermare un cambio di paradigma netto di fronte alle emergenze climatiche, ambientali e fitosanitarie, e ancora di più per mettere al riparo dagli eventi catastrofali la Dop economy, che ha superato i 20 miliardi di produzione, ma che dipende, completamente, dalla salute dei territori, elemento cardine del sistema di certificazione. Di questo si è parlato alla 116esima edizione di Fieragricola durante il convegno tenuto da Cia-Agricoltori Italiani dal titolo “Dop e Ipg nella crisi climatica”.
Finora i cambiamenti climatici hanno tolto all’Italia un frutto su quattro e messo a rischio circa 1200 prodotti. Un centinaio, sottolinea Cia, sono Dop e Igp. Praticamente, sotto temperature elevate e siccità, gelate e alluvioni, il nostro Paese, primo al mondo per numero di denominazioni, 855 tra cibo e vino, vede compromesso già il 10% delle sue produzioni certificate. Dal Piemonte alla Sicilia, tra le regioni più in difficoltà, sono sotto i riflettori vere eccellenze del Made in Italy agroalimentare di qualità, come la robiola di Roccaverano Dop, la mela dell’Alto-Adige Igp, l’olio extravergine Garda Dop, il pomodoro San Marzano Dop, i limoni di Sorrento Igp e il pecorino siciliano Dop. La cozza di Scardovari Dop è minacciata dal granchio blu, i vigneti Dop e Igp, specie al Centro-Sud, soffrono sotto la peronospora, mentre l’alluvione ha dato il colpo di grazia, in Emilia-Romagna, a tipicità come il lambrusco di Sorbara Doc e le pere Igp, quest’ultime in picchiata produttiva del 75%. Per un’ampia quota della filiera delle Indicazioni geografiche tra i principali effetti “emergenziali” ci sono, infatti, siccità e innalzamento delle temperature (86%), alterazione del microclima negli areali di produzione (68%) grandine (55%) e alluvioni (42%), un toccasana sulla diffusione di almeno 40 patologie vegetali e animali (flavescenza dorata, mal dell’esca, oidio, mosca, brucellosi, solo alcune). A parte, ma a fare il totale, il peso della crisi economica, tra aumento dei costi delle materie prime, mancanza di manodopera e concorrenza sleale.
Bizzotto (Lega): a fianco agricoltori ma condanna atti vandaliciRoma, 1 feb. (askanews) – “Siamo a fianco degli agricoltori che in Italia e in tutta Europa si stanno ribellando contro le scellerate politiche di Bruxelles, anche se gli atti vandalici vanno sempre condannati. Da anni, purtroppo, l’Europa sta portando avanti misure che puntano a distruggere l’agricoltura italiana e a scardinare il modello agroalimentare Made in Italy, con il solo scopo di favorire le lobby industriali e le multinazionali del cibo sintetico”. Così in una nota la senatrice Mara Bizzotto, vicepresidente vicario del gruppo Lega a Palazzo Madama e componente della commissione Agricoltura, commenta la manifestazione degli agricoltori europei in corso a Bruxelles, durante la quale si sono verificati diversi momenti di tensione e alcuni atti vandalici come lanci di uova, roghi e danneggiamenti.
“Come ho più volte denunciato nei miei anni da europarlamentare, l’Ue ha sfornato regolamenti e direttive folli che faranno chiudere migliaia di aziende italiane – dice Bizzotto – È ora di finirla con i disastri provocati dai burocrati europei e dai falsi ambientalisti radical-chic della sinistra italiana ed europea. Non esiste sostenibilità ambientale se prima non viene garantita la sostenibilità economica dei nostri agricoltori. Serve un cambio di rotta totale per rimediare ai danni fatti dalla Von der Leyen e dal pessimo Timmermans che in questi anni hanno mal governato la Commissione Ue”, conclude la componente della Commissione Agricoltura.
Proteste agricoltori Ue a Bruxelles, in piazza anche ColdirettiRoma, 1 feb. (askanews) – C’è anche la Coldiretti oggi in Place du Luxembourg, di fronte al Parlamento europeo a Bruxelles, dove in concomitanza con il Vertice straordinario dell’Ue sul bilancio e sugli aiuti all’Ucraina, al quale partecipa anche il premier Giorgia Meloni, si sta tenendo una grande manifestazione di protesta degli agricoltori europei, che da stamattina con i trattori hanno paralizzato la capitale belga. La protesta, che da settimane va in scena in tutta Europa, è contro le politiche della Pac e il Green Deal e ha generato anche alcuni momenti di tensione nei pressi della sede del Parlamento Europeo.
Le motivazioni alla base del forte scontento degli agricoltori sono spiegate dal presidente della Coldiretti Ettore Prandini. “Chiediamo che sull’import ci sia un netto stop all’ingresso di prodotti da fuori dei confini Ue che non rispettano i nostri stessi standard. Non possiamo più sopportare questa concorrenza sleale, che mette a rischio la salute dei cittadini e la sopravvivenza delle imprese agricole”. Per Coldiretti, gli accordi commerciali occorre garantire il principio di reciprocità e in tale ottica è positivo l’annuncio della Commissione Ue sul fatto che “non sono soddisfatte le condizioni” per raggiungere un accordo commerciale con i Paesi del Mercosur, il mercato comune dell’America meridionale di cui fanno parte Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay.
Gli agricoltori italiani ed europei chiedono quini di tornare a investire nella sovranità e nella sicurezza alimentare europea, assicurando più fondi alla Politica agricola comune. “Serve la cancellazione dell’obbligo di lasciare incolto il 4% dei terreni destinati a seminativi imposto dalla Politica agricola comune (Pac) per invertire la rotta rispetto alle follie dell’Ue – ha aggiunto Prandini – poiché non ha senso impedire agli agricoltori di non coltivare quote dei loro terreni, quando poi si è costretti ad importare. In occasione della crisi Ucraina avevamo ottenuto una deroga, e la nuova bozza di deroga che la Commissione sta proponendo va corretta perché contiene troppi vincoli. È ora che l’obbligo venga eliminato definitivamente”, ha aggiunto riferendosi alla tardiva proposta della Commissione Ue sui terreni a riposo arrivata proprio ieri, alla vigilia della manifestazione.
“Al presidente Meloni chiediamo di continuare a tutelare gli agricoltori italiani – ha concluso Prandini – portando in Europa le nostre ragioni. Serve un cambio di passo rispetto al recente passato”.
Rota (Fai-Cisl): su condizionalità sociale Pac serve più sforzoRoma, 1 feb. (askanews) – “La sfida della condizionalità sociale nella Politica Agricola Comune è stata una conquista basilare per tutelare meglio lavoratrici e lavoratori, ed è positivo che l’Italia sia tra i Paesi che per primi hanno voluto attuarla. Il fatto che il Governo Meloni, dopo il primo Decreto del 17 marzo 2023, che avevamo criticato, abbia implementato le sanzioni e allargato il loro campo di applicazione, è certamente un passo in avanti tuttavia non sufficiente: sarà fondamentale monitorare la concreta attuazione delle nuove norme e implementare controlli e ispezioni”. Lo ha detto il segretario generale della Fai-Cisl Onofrio Rota intervenendo a Bruxelles, nel Parlamento Europeo, in rappresentanza dei sindacati italiani di categoria, all’incontro “Verso una PAC più giusta per i lavoratori”.
“Il rischio – ha spiegato Rota – è che molti imprenditori possano considerare più conveniente pagare eventuali sanzioni che non rispettare i vincoli, invece la condizionalità sociale deve servire proprio a disincentivare il lavoro nero e grigio e qualsiasi forma di sfruttamento. Inoltre bisogna fare uno sforzo in più sul piano informativo e agevolare le aziende che puntano su qualità, concorrenza leale, legalità. In vista delle prossime elezioni europee, chiediamo a tutti i Paesi e a tutte le forze politiche un impegno più concreto per la piena attuazione della condizionalità sociale della PAC. Per realizzare questo impegno – ha aggiunto il leader della Federazione agroalimentare della Cisl – serve più dialogo sociale, maggiore partecipazione dei lavoratori alla vita delle imprese, più coinvolgimento dei sindacati dei lavoratori nei processi decisionali, e le nostre organizzazioni sono certamente pronte a fare la propria parte con tutti gli strumenti a disposizione”. All’audizione, oltre a sindacalisti di diversi Paesi e dell’Effat, federazione europea dei sindacati dell’agroalimentare, sono intervenuti gli europarlamentari Maria Noichl e Martin Häusling, la segretaria generale dell’Agenzia europea Agricoltura e Pesca Patricia De Clercq e Nicolas Schmit, Commissario europeo per l’occupazione, gli affari sociali e l’integrazione.
Rota ha anche commentato le mobilitazioni in corso a Bruxelles e in tutta Europa: “s il problema è chiedere più risorse, o diversi criteri per la loro assegnazione – ha detto – è possibile farlo nel solco delle associazioni sindacali e della rappresentatività democratica: incendiare le bandiere europee, bloccare strade, attaccare in maniera generica l’Unione Europea e il Green Deal, danneggiare le attività di qualche catena di ristorazione, non risolve nulla e anzi danneggia i lavoratori: bisogna evitare che questi movimenti siano strumentalizzati in vista delle prossime elezioni in nome di un populismo che non fa bene a nessuno”.
Nuove nomine in Bonduelle Italia in Risorse Umane e VenditeRoma, 1 feb. (askanews) – Nuove nomine in Bonduelle Italia nei settori Risorse Umane e Vendite. Francesco Castelli è il nuovo direttore Risorse Umane di Bonduelle Italia. Nell’ambito delle Vendite, invece, Ettore Vacchi diventa il nuovo direttore Vendite Retail per le tecnologie ambient e frozen.
Fondata nel 1853 come azienda familiare, Bonduelle è diventata leader mondiale nella produzione di verdure ed è presente in Italia con due stabilimenti: a San Paolo d’Argon, in provincia di Bergamo e nel salernitano, nella piana di Battipaglia. “Sono lieto di poter annunciare le nuove nomine di Francesco ed Ettore – ha detto Federico Odella, amministratore delegato di Bonduelle Italia – La loro vasta esperienza e i valori che incarnano saranno il volano per un’ulteriore crescita del nostro Gruppo. Sono convinto che contribuiranno significativamente a consolidare la nostra posizione come azienda orientata al futuro e socialmente responsabile”.
Ass. Ue: insufficiente proposta Comm. Ue su import da UcrainaRoma, 31 gen. (askanews) – Oggi la Commissione europea ha proposto di prorogare di un anno l’attuale liberalizzazione delle importazioni dall’Ucraina con ulteriori garanzie. Sebbene sia accolta con favore la decisione di mettere in atto meccanismi che salvaguardino i produttori dell’UE dall’impatto dell’aumento delle importazioni, le sei organizzazioni europee che rappresentano i settori dei cereali, dei semi oleosi, del pollame, delle uova e dello zucchero, non credono che questa proposta sia sufficiente. Lo si legge in una nota congiunta a firma di AVEC, CEFS, CEPM, CIBE, COPA-COGECA ed EUWEP.
Il gruppo di organizzazioni vede negativamente la decisione di basare la soglia per l’attivazione automatica delle necessarie misure di salvaguardia sulla media 2022/23 per pollame, uova e zucchero e ritiene “del tutto inaccettabile” l’esclusione di cereali e semi oleosi da tali misure automatiche. L’attuale sistema di licenze concordato tra l’Ucraina e i singoli Stati membri, come Romania e Bulgaria, per cereali e semi oleosi, “non fornisce una soluzione efficace a livello dell’UE e minaccia l’integrità del mercato unico dell’UE”. “Anche se riteniamo che sia dovere e interesse dell’UE continuare a sostenere l’Ucraina – spiegano le sei associazioni – la soluzione all’attuale situazione riguardante l’impatto delle importazioni sui produttori dell’UE deve essere affrontata in modo efficace. Pertanto, noi, come produttori agricoli, siamo pronti a continuare a fare la nostra parte negli sforzi dell’UE per aiutare l’Ucraina. Sfortunatamente, riteniamo che questo sforzo non sia equamente condiviso, poiché il settore agricolo sostiene un onere sproporzionato e insostenibile”.
“Se le soluzioni messe in atto non saranno efficaci nell’affrontare il problema, sarà in gioco la sopravvivenza dei produttori europei di cereali, semi oleosi, pollame, uova e zucchero nei paesi vicini e oltre, così come il costante sostegno all’Ucraina”, concludono. Tra le proposte di modifica suggerite, quella di basare l’attivazione automatica della salvaguardia sulla media annuale per gli anni 2021 e 2022 combinati e includere anche cereali e semi oleosi. Oltre a garantire che tutti i prodotti importati al di sopra di questa soglia debbano essere esportati al di fuori dell’UE e quindi transitare solo all’interno del mercato dell’UE.
“Le istituzioni – concludono – devono trovare un compromesso praticabile e una soluzione costruttiva per mantenere i flussi commerciali, proteggere i produttori dell’UE, aiutare i produttori ucraini a diversificare le loro esportazioni, ristabilire le vecchie rotte commerciali e limitare la loro dipendenza dal mercato dell’UE”.
Lollobrigida: Fieragricola modello per agroalimentare di qualitàRoma, 31 gen. (askanews) – Innovazione, sostenibilità e internazionalizzazione: sono le parole chiave della 116esim edizione di Fieragricola, che da oggi a sabato 3 febbraio animerà il quartiere fieristico di Veronafiere, con 820 espositori da 20 Paesi, 11 padiglioni occupati, 52.000 metri quadrati, delegazioni e buyer provenienti da 28 Paesi grazie all’attività di incoming dei delegati esteri di Veronafiere e di ICE Agenzia.
All’inaugurazione stamattina è intervenuto il ministro dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, Francesco Lollobrigida, che ha definit la manifestazione “un gioiello organizzativo e un modello per aiutare a far evolvere il sistema di qualità agroalimentare italiano che sta affrontando la sfida di coniugare la transizione ecologica con la produttività”. Il comparto agricolo italiano, con oltre 1,1 milioni di aziende agricole, una superficie agricola utile di circa 12,5 milioni di ettari, è alle prese con la sfida dei cambiamenti climatici, uno dei temi portanti di Fieragricola 2024.
“L’agricoltura italiana vuole crescere, sempre pronta a ripartire e trova a Veronafiere la propria casa – ha detto il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo – Dopo la crisi del Covid i numeri di questa edizione della manifestazione non erano scontati e confermano Fieragricola come rassegna leader a livello internazionale, una vetrina per le imprese a vantaggio di un settore che vale in Italia oltre 600 miliardi di euro e supera i 60 miliardi di export”. Nei quattro giorni di manifestazione sono in programma 140 convegni per rispondere alle esigenze di formazione del settore, chiamato a innovare per migliorare competitività, resilienza e redditività. E, a pochi giorni il vertice Italia-Africa di Roma, la manifestazione getta un ponte verso il continente africano, con la presenza in fiera di delegazioni commerciali da Algeria, Egitto, Etiopia, Ghana, Kenya, Mozambico, Senegal, Tunisia.
Comm. Ue propone deroga Pac, sindacati agricoli: troppo pocoRoma, 31 gen. (askanews) – La proposta della Commissione Europea, che oggi ha inteso fornire quella che definisce “una prima risposta politica concreta per affrontare le preoccupazioni sul reddito degli agricoltori”, dando loro la possibilità di avvalersi di deroghe per l’anno 2024 a quelle norme della Pac che li obbligano a mantenere determinate aree non produttive, arriva nei giorni in cui la protesta degli agricoltori in tutta Europa si è fatta più aspra. E anche in Italia, con cortei, presidi e mobilitazioni di agricoltori con i loro trattori in tutto il paese. Anche a Verona, dove oggi si inaugura Fieragricola. Proprio domani, in vista del vertice straordinario sul bilancio della Ue, è annunciata una manifestazione degli agricoltori dalle 9.30 in Place du Luxembourg, di fronte al Parlamento europeo, di agricoltori provenienti dal sud e dal nord dell’Unione Europea.
La Commissione Europea riconosce che gli agricoltori si trovano ad affrontare “una gamma eccezionale di difficoltà e incertezze”. In particolare, l’ultimo anno è stato caratterizzato da un numero importante di eventi meteorologici estremi, tra cui siccità, incendi e inondazioni in varie parti dell’Unione. Eventi che influiscono sulla produzione e sulle entrate, nonché sull’esecuzione e sul calendario delle normali pratiche agronomiche, il che comporta una forte pressione sugli agricoltori affinché si adattino. Ancora, gli elevati prezzi dell’energia e dei fattori produttivi derivanti dall’aggressione della Russia contro l’Ucraina, l’inflazione, i cambiamenti nei flussi commerciali internazionali e la necessità di sostenere l’Ucraina hanno creato ulteriori incertezze e pressioni sul mercato. Anche il prezzo dei cereali è diminuito drasticamente rispetto al 2022, il che ha portato il valore della produzione di cereali nell’UE27 a diminuire da 80,6 miliardi di euro nel 2022 a 58,8 miliardi di euro nel 2023, una riduzione di quasi il 30%. “In queste condizioni – si spiega in una nota – l’obbligo di mettere a riposo i seminativi può avere un impatto negativo significativo a breve termine sulle entrate di alcuni agricoltori”.
“Gli agricoltori sono la spina dorsale della sicurezza alimentare dell’UE e il cuore delle nostre zone rurali”, ha detto in tono rassicurante la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Ma la proposta, pur richiesta a gran voce dai rappresentati di categoria da tempo, non sembra avere incontrato il loro favore. La risposta della Commissione Ue alle difficoltà degli allevatori non ha infatti suscitato l’entusiamo dei sindacati europei e italiani. Il Copa e la Cogeca parlano di un “progresso” che però “arriva tardi nel calendario agricolo e rimane limitato”. In Italia Cia definisce la deroga “un ‘contentino’ che lascia perplessi su modalità e durata”. Mentre per Confagricoltura si tratta di “una proposta con un sovraccarico di condizioni tale da limitare in modo significativo l’efficacia della misura. Il testo va modificato – chiede il presidente Massimiliano Giansanti – per aumentare effettivamente le produzioni di cereali e semi oleosi”.
Sotto accusa il fatto che la deroga all’obbligo di mantenere il 4% di terreni incolti sarebbe limitata al 2024 e condizionata a ulteriori impegni ambientali, visto che possono accedere allo stop solo chi coltiva colture azoto-fissatrici (come lenticchie, piselli o fave) e/o colture intercalari sul 7% dei propri seminativi con anche il divieto di usare prodotti fitosanitari. Secondo la proposta della Commissione in aggiunta, per le intercalari, è previsto un coefficiente di ponderazione dello 0,3 per cento. In pratica, ogni ettaro reale sarebbe equiparato a 0,3 ettari.