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Filiera Italia:divieto abuso denominazioni carne aiuta consumatori

Filiera Italia:divieto abuso denominazioni carne aiuta consumatoriRoma, 17 nov. (askanews) – “Una buona notizia, soprattutto per i consumatori”: così Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia, commenta l’inserimento del divieto di usare denominazioni tradizionalmente associate a prodotti a base di carne per prodotti a base vegetale, contenuta nella legge che introduce il divieto di produrre e commercializzare cibi a base cellulare per uso alimentare o per i mangimi animali.

“Dietro una salsiccia, un hamburger e una bistecca c’è un incredibile portato di cultura e tradizione, usare impropriamente questi termini è un terribile inganno per il consumatore e un sopruso nei confronti di una delle eccellenze del settore agroalimentare Made in Italy”, ha aggiunto Scordamaglia. “Rispetto e tutela della libertà di scelta per chi decide di avere una dieta vegetariana – prosegue – ma proprio per questo non va ingannato con prodotti ultra trasformati con tantissimi ingredienti chimici al posto di sani prodotti vegetali e per di più spacciati per alimenti nutrizionalmente paragonabili a quelli origine animale”. “Bene quindi che anche l’Italia sia allinei con quanto fatto anche in altri Paesi – conclude l’amministratore delegato di Filiera Italia – come ad esempio la Francia che prima di noi ha agito in tal senso”.

In Emilia Romagna 1,1 mln per piani contenimento cinghiali

In Emilia Romagna 1,1 mln per piani contenimento cinghialiRoma, 17 nov. (askanews) – La Regione Emilia Romagna, con propria delibera, ha messo a disposizione delle Province risorse per 1,1 milioni di euro per i piani di controllo regionali per la fauna selvatica. Si tratta di 600mila euro per il 2023 e 500mila euro per l’anno successivo rivolti al depopolamento dei cinghiali, la cui grande diffusione provoca non solo danni alle coltivazioni, ma è un punto critico per la diffusione del virus della Peste suina africana (Psa), e a quello di animali fossori come volpi e nutrie che scavano tane negli argini di fiumi e canali.

“Le convenzioni con le amministrazioni provinciali – spiega l’assessore regionale all’Agricoltura e caccia, Alessio Mammi – permettono una maggiore incisività d’azione, fornendo alle polizie provinciali risorse fondamentali per dare attuazione ai piani di controllo sui propri territori. Questo con l’intento fondamentale di ridurre sia la presenza di cinghiali, a partire dai territori di Parma e Piacenza, aree di maggiore criticità dovuta all’estendersi del virus della peste suina africana, sia di operare per la riduzione dei danni derivanti dalle specie fossorie, nutrie e volpi, che creano non pochi problemi alla rete idraulica regionale”. Il contenimento numerico delle specie fossorie è strettamente collegato alla manutenzione delle vie d’acqua, per la prevenzione di allagamenti e cedimenti e per la sicurezza viaria e ferroviaria.

Per quanto riguarda i cinghiali, i finanziamenti alle Province rappresentano una novità introdotta a partire dal 2023, per dare risposta a quanto previsto dal Piano regionale di interventi urgenti per ridurre i rischi di diffusione della Psa. La ripartizione dei fondi nelle province segue due diversi criteri.

Assica: bene divieto su meat sounding, ora Ue ne prenda atto

Assica: bene divieto su meat sounding, ora Ue ne prenda attoRoma, 17 nov. (askanews) – “Ora il nostro obiettivo è andare in Europa per chiedere che anche l’UE si doti di una disciplina sulla materia, in maniera analoga a quanto già avvenuto per il settore del latte”. Così, in una nota, Davide Calderone, direttore di Assica, l’associazione industriali delle carni e dei salumi, all’indomandi della approvazione del Ddl sul cibo sintetico, il testo normativo che tra le altre cose disciplina l’uso dei nomi carnei su prodotti a base di proteine vegetali, ponendo un freno e un chiaro divieto al fenomeno del meat sounding, “una pratica ormai diffusa per cui prodotti a base vegetale vengono posti in vendita con nomi che richiamano o citano espressamente prodotti a base di carne: ‘hamburger vegetale’, ‘bresaola di grano’, ‘vegan mortadella’”, spiega Assica.

“E’ bene che il Parlamento abbia approvato una norma che vieta l’uso di nomi carnei sui prodotti che la carne non la contengono – commenta Davide Calderone, direttore di Assica – si tratta di una conquista culturale e di buon senso per la corretta concorrenza tra operatori del settore alimentare. Ora la norma andrà prontamente attuata per dare concretezza ai giusti principi che contiene”. Il testo approvato infatti prevede l’emanazione di un decreto del ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf) per l’individuazione delle denominazioni carnee da non utilizzare su prodotti a base vegetale. La disciplina adottata dall’Italia non è la prima nel panorama mondiale: già Francia e Sud Africa hanno approvato previsioni esplicite in proposito.

In sede UE invece ci furono tentativi passati di disciplinare la materia in maniera analoga a quanto si fece per il latte e i suoi derivati, ma senza che le proposte riuscissero ad approdare a rango normativo. “È una distinzione – spiega Assica – che la maggior parte dei consumatori riterrà probabilmente più legata al buon senso e che forse non avrebbe dovuto nemmeno necessitare un interessamento del Parlamento per la fissazione di regole legislative così puntuali. Tuttavia, l’intervento si è reso necessario per tutelare la storicità produttiva di un’intera filiera: come esplicitato dai Deputati sostenitori dell’iniziativa, ‘le parole hanno un peso’ e in questo caso il peso deriva dalla grande portata di storia, tradizione e manodopera esperta, specializzata, che è coinvolta dalla filiera zootecnica ad ogni livello”.

Uila: positive norme in Cdm su condizionalità sociale Pac

Uila: positive norme in Cdm su condizionalità sociale PacRoma, 16 nov. (askanews) – “Esprimiamo soddisfazione per il recepimento da parte del governo delle istanze avanzate dal sindacato in merito alla condizionalità sociale della Politica agricola comune (PAC) e al relativo regime sanzionatorio previsto a carico delle aziende che violano le norme sul lavoro”. Così il segretario generale della Uila-Uil Stefano Mantegazza in merito ai contenuti dello schema di Dlgs di modifica del precedente decreto del 17 marzo 2023 approdato oggi in Consiglio dei ministri.

“Apprezziamo, in particolare – aggiunge Mantegazza – l’incremento della percentuale di contributi Pac che saranno decurtati in caso di violazione delle Direttive europee indicate nel Regolamento 2021/2115 e l’aver previsto la sospensione dell’erogazione dei premi Pac nel caso di violazione della legge 199/2016 e dell’art. 603 bis del Codice penale”. “Il nostro paese è stato uno tra i primi in Europa ad aver voluto l’introduzione della condizionalità sociale nella riforma della PAC e ad applicarla volontariamente sin dall’anno in corso. Il sindacato italiano insieme a quello europeo Effat sono stati protagonisti di questa lunga battaglia che, con le decisioni assunte dal governo, segna un altro passo in avanti nella lotta allo sfruttamento del lavoro agricolo in Italia”, conclude Mantegazza.

Federazione apicoltori: bene Parlamento Ue su etichette miele

Federazione apicoltori: bene Parlamento Ue su etichette mieleRoma, 16 nov. (askanews) – “La storica posizione della Federazione Apicoltori Italiani (FAI), anticipatrice dell’obbligo di indicare l’origine geografica del miele e le percentuali in caso di miscela, viene sostenuta all’unanimità dalla Commissione Agricoltura del Parlamento europeo. Le scelte espresse oggi sulla ‘Direttiva Colazione’, che riguarda soprattutto i consumatori ma anche noi apicoltori, portano verso una maggiore trasparenza delle etichette e rinforzano l’azione di contrasto alle frodi nel miele. Doveroso, da parte nostra, un ringraziamento a tutti gli Eurodeputati italiani che con il loro voto convinto hanno difeso la nostra apicoltura”. Il presidente nazionale della Federazione Apicoltori, Raffaele Cirone, commenta con soddisfazione le decisioni prese oggi a Bruxelles.

Il pacchetto di proposte legislative, noto come “Direttiva Breakfast”, contiene infatti svariate ipotesi di modifica della Direttiva miele 2001/110/CE: un provvedimento che gli apicoltori italiani, insieme ad una gran parte dei loro colleghi europei, hanno sempre considerato ambiguo e inadeguato a difendere i prodotti apistici di qualità, come anche gli interessi di produttori e consumatori. Già negli anni ’80, ricorda la Federazione Apicoltori Italiani, fu adottato il sigillo tricolore di origine e garanzia “FAI Miele Italiano” che ancora oggi i nostri produttori usano per distinguere e certificare la provenienza geografica del loro miele: iniziativa necessaria perché la Direttiva del miele non obbliga ancora a menzionare in etichetta i Paesi di origine e le percentuali del miele impiegato per le miscele presenti sul mercato e offerte a prezzi che mettono in ginocchio il comparto produttivo.

“L’obiettivo cui miriamo – conclude il presidente FAI Raffaele Cirone – è quello di far venire allo scoperto quegli Stati membri dell’Unione europea che nazionalizzano il miele extracomunitario, aggirando i dazi doganali e commercializzando miscele di mieli a prezzi insostenibili per gli apicoltori europei e italian”. Ben venga dunque il pronunciamento del Parlamento europeo, che, vogliamo tutti augurarci, vorrà presto introdurre l’obbligo generalizzato di etichette trasparenti per il miele.

Spirits, Branca: nel 2022 fatturato corre a 420 milioni (+37%)

Spirits, Branca: nel 2022 fatturato corre a 420 milioni (+37%)Milano, 16 nov. (askanews) – Il 2022 per Branca International, la holding che fa capo alla famiglia Branca e controlla le società del gruppo dedicate alla produzione e commercializzazione di spirits (Fratelli Branca Distillerie, la “sorella” argentina F.lli Branca Destileri´as e la Branca Usa) si è chiuso con un volume di prodotto imbottigliato pari a 84.217 tonnellate, con una crescita del 16% sul 2021. In crescita per il terzo anno consecutivo anche il valore economico generato dal gruppo, che ha toccato quota 420 milioni di euro, +37% sul 2021, che con l’aggiunta dei proventi da attività finanziarie della holding e investimenti in ambito real estate sale a 443 milioni di euro complessivi. Oltre l’87% del valore complessivo generato, pari a più di 386 milioni di euro, è stato distribuito ai diversi stakeholder, in crescita del 29% rispetto al 2021, a conferma di un trend in aumento da tre anni. E’ quanto emerge dal “bilancio di sostenibilità e consapevolezza” sul 2022 dello storico gruppo milanese.

Lo scorso anno è proseguita anche la politica di assunzioni, con un aumento del 5% dei dipendenti, che passano da 299 del 2021 a 313 nel 2022 con un 21% di presenza femminile sul totale dei dipendenti. Il 45% dei nuovi assunti sono donne e il 28,3% under 30. “Sono orgoglioso di affermare che anche quest’anno vediamo i risultati tangibili del nostro impegno per la creazione di un ‘utile generativo’, basato da un lato sulla sostenibilità come ricerca incessante di un rapporto di massimo equilibrio con il contesto sociale e ambientale di cui siamo parte – ha affermato Niccolò Branca, Presidente e Amministratore Delegato di Branca International e di Fratelli Branca Distillerie – dall’altra sulla consapevolezza che l’azienda è un organismo vivente, che interagisce sia all’interno sia all’esterno, in maniera interdipendente, in un continuo e reciproco scambio, ponendosi come obiettivo finale la creazione di benessere non solo per sé ma anche per l’intera comunità e per l’ambiente”.

Nel 2022 sono state enormemente potenziate le iniziative di formazione e qualificazione professionale, concepite come elemento essenziale per la crescita delle persone e per il raggiungimento dei più elevati standard di efficienza del settore. Sono 11.861 le ore di formazione erogate (+275% rispetto al 2021), con la possibilità di seguire un percorso di mindfulness post pandemia da Covid-19. L’incremento della produzione di circa 12.000 tonnellate (+16% vs l’anno precedente) è stato realizzato migliorando al tempo stesso le performance ambientali. L’intensità energetica è calata di un ulteriore 5%, un dato significativo, in quanto si tratta dell’indicatore che calcola la quantità di energia necessaria per volume di produzione. In calo anche il rapporto sulle emissioni totali in rapporto alla produzione, -6% delle emissioni di anidride carbonica e altri gas a effetto serra per unità di valore aggiunto. Inoltre si è ridotta anche la quantità di rifiuti generata, -24% nel 2022, in ulteriore netta diminuzione rispetto al 2021 quando aveva fatto segnare un -8,3%.

Federalimentare: su regolamento imballaggi Ue anche Francia è contraria

Federalimentare: su regolamento imballaggi Ue anche Francia è contrariaMilano, 16 nov. (askanews) – “Dopo la forte contrarietà dell’Italia sul Regolamento sugli imballaggi voluto dall’Ue, anche la Francia, attraverso le parole della segretaria di Stato per gli Affari europei, Laurence Boone, si oppone al Packaging and packaging waste regulation così come è stato concepito in commissione Ambiente, chiedendone un radicale ripensamento”. È quanto dichiara in una nota il vice presidente di Federalimentare con delega all’ambiente, Giangiacomo Pierini.

“Il cambio di indirizzo da parte della Francia, – prosegue – dimostra che le obiezioni sollevate dall’Italia e da altri Paesi membri in Commissione non erano ingiustificate, ma evidenziavano invece come i principi costitutivi del regolamento fossero più di carattere ideologico che rivolti a una reale implementazione dell’economia circolare”. “Come industria alimentare, sempre attenta alla sostenibilità e alla ricerca in campo ambientale di soluzioni virtuose rivolte alla riduzione degli sprechi, ci auguriamo che da parte dell’Europarlamento ci sia un forte ripensamento legislativo che salvaguardi l’intera filiera agroalimentare europea che vale oltre il 30% del Pil italiano”. “Se l’impianto normativo attuale non verrà corretto – conclude Pierini – assisteremo a un disastro economico e sociale che impatterà sulla competitività dell’economia europea, colpendo i livelli occupazionali e ambientali con danni incalcolabili, e distruggendo l’industria del riciclo, che vede l’Italia e le sue industrie in cima a tutte le classifiche europee”.

Confagricoltura: positivo rinnovo autorizzazione glifosato

Confagricoltura: positivo rinnovo autorizzazione glifosatoRoma, 16 nov. (askanews) – “Una decisione positiva per le imprese agricole e fondata su solide basi scientifiche. Il mancato rinnovo dell’autorizzazione avrebbe avuto rilevanti conseguenze sui livelli di produzione”. Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, ha così commentato l’annuncio odierno della Commissione europea che procederà al rinnovo dell’autorizzazione all’uso del glifosato per un periodo di dieci anni con nuove condizioni e restrizioni, in assenza di parere da parte degli Stati membri.

Anche in seno al comitato di appello, infatti, non è stata raggiunta la maggioranza necessaria per approvare o respingere la proposta di rinnovo presentata dalla Commissione. “L’uso di prodotti chimici in agricoltura va ridotto, proseguendo un percorso che è già in atto da tempo – sottolinea Giansanti – ma gli agricoltori devono avere a disposizione valide alternative sul piano tecnico ed economico. Nella fase di grande incertezza che è in atto, anche l’impatto sul potenziale produttivo deve essere attentamente valutato”.

La proposta, evidenzia Confagricoltura, ha fatto seguito alle conclusioni a cui è giunta l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA), dopo un processo di valutazione che è iniziato nel 2019. Secondo l’EFSA, “non sono state individuate aree critiche di preoccupazione per la salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente”. Nel corso di un’audizione che si è svolta al Parlamento europeo a fine agosto, i rappresentanti dell’EFSA hanno dichiarato che quella sul glifosato è stata la valutazione più approfondita mai effettuata. Dal canto suo, anche l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) ha sostenuto che “l’esame dei pericoli posti dal glifosato non soddisfa i criteri scientifici che ne giustifichino la classificazione come sostanza cancerogena”.

Unionfood, Barilla: sulla sostenibilità non si torna indietro, neanche ora

Unionfood, Barilla: sulla sostenibilità non si torna indietro, neanche oraMilano, 16 nov. (askanews) – Sulla sostenibilità, nonostante la congiuntura economica, “non penso che l’Italia possa tornare indietro: l’orgoglio di fare un mestiere obbliga all’evoluzione del mestiere stesso. Ci possono essere momenti storici in cui si rallenta un po’ ma la macchina è messa in moto in una certa direzione”. A parlare è Paolo Barilla, vicepresidente dell’omonima azienda alimentare e da giugno presidente di Unione italiana food, associazione che riunisce 550 aziende di 20 comparti dell’alimentare con un fatturato aggregato di 51 miliardi. Lo fa in questa intervista ad askanews, in occasione della pubblicazione del terzo bilancio di sostenibilità aggregato realizzato dall’associazione, dal quale emerge che nel 2022 quasi nove aziende alimentari su dieci hanno investito per riformulare le proprie ricette e garantire diete più sane, quasi la totalità si è impegnata in almeno un progetto di tutela o conservazione degli habitat naturali, mentre il 77% ha ottenuto una certificazione di agricoltura sostenibile.

Nonostante il difficile contesto economico e geopolitico, “Non ci sono elementi che ci dicono che si è rallentato” negli investimenti in sostenibilità. “Eventualmente c’è più selezione nell’approvare progetti di innovazione già all’interno della stessa azienda, è lo stesso mercato che diventa più selettivo. Qualitativamente penso che si possa uscire addirittura più rinforzati da questo periodo – ci ha detto – il colpo certamente è stato molto pesante nel breve periodo ed è tuttora molto pesante perché l’aumento dell’inflazione che noi abbiamo recepito in primis e poi siamo costretti a ribaltare sui consumi è molto forte ma è un inciampo di percorso”. Certo, ammette Barilla, “non tutta l’industria è lì ma il percorso è segnato: ci sono aziende molto virtuose e altre meno che stanno a guardare per prendere ispirazione. Unionfood si occupa molto di questi aspetti delle relazioni tra le imprese perché ci sono modelli che fanno proselitismo”. Del resto, essere un’industria sostenibile, spiega il numero uno di Unione italiana food, “coincide col fatto che facciamo il cibo più buono del mondo, che non è solo la dimensione del cibo che tutti apprezziamo, quello che ci piace ma è che sia un cibo fatto molto bene. Tutti questi elementi devono continuamente rinforzarsi ed evolversi per essere orgogliosi di quello che facciamo e di poterlo proporre al mondo come un cibo fatto in modo differente, in modo che le persone possano apprezzare e sentirsi sicure”. “Questo – ha aggiunto – è un valore che viene riconosciuto di per sé alla tradizione italiana ed è importante metterlo a sistema. Esistono tanti elementi razionali dietro la percezione più emotiva del cibo ed è fondamentale sia per l’industria italiana che per il Paese vendere qualcosa che ha un valore qualitativo inimitabile altrimenti siamo perdenti”.

Ma essere sostenibili per l’industria alimentare significa anche produrre cibo buono accessibile a tutti, soprattutto in contesti come quello attuale con un’inflazione che mette a rischio i bilanci delle famiglie. “Per le nostre aziende il fatto di produrre cibo sicuro e buono per tutti è un dovere oltre che un mestiere che ha dietro un forte senso di responsabilità molto diffuso. Ma dobbiamo tenere presente che l’Italia è uno dei Paesi più democratici in tal senso perchè il cibo è in mano a piccole comunità, a piccoli, medi e grandi produttori per cui c’è un’offerta molto variegata, con tutti i tipi di prezzo: in Italia a garantire la democraticità del cibo ci pensa la competitività del settore”. Ecco perché ritiene che l’iniziativa del carrello anti-inflazione sia “da prendere con le molle, perchè noi capiamo l’importanza di questo tema ma non da oggi, lo sapevamo tre come 20 e 50 anni fa per cui niente di nuovo sotto il sole. Quello è il nostro mestiere che comunque, a prescindere dal periodo di crisi, ha sempre quella tensione competitiva che ci tiene ben radicati”. E in uno scenario economico complesso, dove dopo lo choc del Covid le crisi geopolitiche degli ultimi due anni hanno messo in discussione la tenuta di alcune filiere, alcune posizioni, come quella produrre internamente molte materie prime accorciando le catene di approvvigionamento, non devono diventare dogmi. “Il dogma che tutto debba essere fatto in casa e debba essere migliore per definizione non è vero – ci ha detto – quello che riesci a fare sì ma quello che non riesci a fare devi essere aperto a prenderlo dal resto del mondo. Del resto il commercio è sempre stato misto. Anche perché ci sono grandi mercati a cui non puoi rinunciare, ci sono delle origini di prodotti che sono talmente importanti che uno non può improvvisare”. “Se poi c’è un certo tipo di industria, si riesce a fare una filiera interna da cui si trae grande valore e si riesce a mettere tutte le parti intorno a un tavolo tanto meglio. Ma quando non si riesce a farlo è inutile mettere dei vincoli che possono essere molto molto pesanti – ha concluso – a guidare deve essere una visione del Paese un po’ più allargata e non solo di una parte”.

Parlamento Ue vieta vendita miele senza indicazione origine

Parlamento Ue vieta vendita miele senza indicazione origineRoma, 16 nov. (askanews) – Il Parlamento europeo oggi ha vietato la commercializzazione di mieli che non indichino chiaramente in etichetta non solo il paese di origine del prodotto, ma anche l’indicazione, in caso di provenienza da più paesi, della rispettiva percentuale nella miscela. A darne notizia è il presidente di Fedagripesca Carlo Piccinini, che commenta l’approvazione avvenuta oggi in Parlamento UE della “direttiva colazione”, con la quale vengono fissate nuove regole per l’etichettatura di alcuni prodotti alimentari.

“Un ringraziamento al governo italiano e al sottosegretario Luigi D’Eramo, che ha sposato sin dal primo momento la nostra posizione in tema di indicazione dell’origine del miele”, aggiunge Piccinini. “La battaglia per un’etichettatura trasparente sul miele che contrastasse il fenomeno delle frodi con prodotti adulterati e di dubbia provenienza per la gran parte proveniente da paesi extra-Ue, è da tempo una importante priorità per il sistema cooperativo, portata avanti e difesa nei vari contesti, nazionali e comunitari”, aggiunge il presidente di Fedagripesca spiegando che questa decisione “va nella direzione di una maggiore trasparenza verso i consumatori. Il nostro ringraziamento va al Governo italiano e specificatamente al sottosegretario all’Agricoltura Luigi D’Eramo, che ha la delega al settore apistico, che ha sposato sin dal primo momento la nostra posizione in tema di indicazione dell’origine del miele e portato tale battaglia in sede europea, sostenendola a più riprese fino al voto di oggi”.

“Quella sull’indicazione d’origine del miele è una battaglia che intendiamo proseguire – ha concluso Piccinini – anche attraverso la candidatura di Riccardo Babini, presidente dell’associazione Miele in cooperativa, come vicepresidente del Gruppo di lavoro miele Copa Cogeca a Bruxelles”.