Il 24/10 Mortadella day, si festeggia al Mercato Centrale di RomaRoma, 23 ott. (askanews) – La sostenibilità in cucina è il tema dell’XI edizione del Mortadella Day, che si terrà il 24 ottobre al Mercato Centrale di Roma. Un evento nato per celebrare l’anniversario del 1661, quando il Cardinal Farnese emise il Bando con cui si stabilivano le regole per la produzione della Mortadella, vero e proprio antesignano dell’attuale Disciplinare di produzione della Mortadella Bologna IGP.
Il tema di questa edizione sarà la sostenibilità in cucina: per questo tre chef proporranno ricette anti-spreco con ingredienti di recupero o desueti. Sul palco Marco Martini, il giovane chef, tre volte stella Michelin e titolare del ristorante romano che porta il suo nome, Horohiko Shoda, noto al grande pubblico come “Chef Hiro”, chef di origine giapponese e Max Mariola, lo chef romano diventato celebre su YouTube. Inoltre, le 14 botteghe artigiane del Mercato Centrale proporranno per tutto il giorno la loro originale ricetta a base di Mortadella Bologna IGP.
In 25 anni raddoppio pasta prodotta nel mondo, Italia prima con 3,6 mln tonMilano, 19 ott. (askanews) – Oggi nel mondo si producono 17 milioni di tonnellate di pasta (+1,8% sul 2021), quasi il doppio rispetto ai 9 milioni di 25 anni fa. Ma oggi come allora, l’Italia è il primo produttore al mondo, con 3,6 milioni di tonnellate nel 2022 (+3,2% sul 2021) pari al 21% della produzione mondiale e un fatturato che sfiora i 7 miliardi di euro (l’aumento a valore del 24,3% sul 2021 è legato all’aumento dei prezzi). L’Italia è anche il primo consumatore al mondo con 23 chili a testa ogni anno, davanti a Tunisia (17 chili) e Venezuela (12 chili), per un totale di 1,3 milioni di tonnellate di pasta mangiati nel 2022. E’ questo il quadro sul mercato della pasta che dipingono i dati elaborati da Unione Italiana Food e International pasta organisation a pochi giorni dal Giornata mondiale dedicata al prodotto simbolo della nostra cucina, giornata che quest’anno festeggia i suoi 25 anni dalla prima edizione.
Se è ormai risaputo che il 25% della pasta consumata nel mondo e il 75% di quella consumata in Europa sono prodotti da un pastificio italiano, quello che occorre sottolineate è che la geografia dei consumatori di pasta italiana nel mondo si è ampliata nell’ultimo quarto di secolo: oggi i Paesi destinatari sono quasi 200, il 6,4% in più con una quota di export che ha raggiunto 2,3 milioni di tonnellate: parliamo di una crescita che secondo Unionfood è del 210% in 25 anni dalle 740mila tonnellate del 1998 (+4,5% sul 2021) e di un 62,7% della produzione tricolore del 2022. Di questa Germania, Regno Unito, Francia, Stati Uniti e Giappone sono i primi Paesi destinatari, assorbendo complessivamente circa il 58% dell’export italiano di paste alimentari (2,187 miliardi di euro). Ma ci sono poi mercati emergenti che registrano tassi di crescita a doppia cifra che lasciano ben sperare, come Arabia Saudita (+51%), Polonia (+25%) e Canada (+20%). E’ chiaro però che la partita si gioca anche sui consumi nazionali: lungo lo Stivale la mangiano praticamente tutti (99%) almeno una volta a settimana e oltre un italiano su due la porta in tavola ogni giorno, mentre uno su cinque (19,2%) la consuma 4-5 volte a settimana.
Vino, Uiv-Ismea: a settembre vendite in Gdo -3,4% in volume (2,1 mld)Milano, 18 ott. (askanews) -Lieve miglioramento delle vendite di vino nella Grande distribuzione italiana (Gdo) nei mesi estivi, che portano il cumulato dei primi nove mesi di quest’anno, con un tendenziale in volume a -3,4% (nel semestre la perdita era del -3,9%) per un controvalore, sospinto dal caro prezzi, di 2,1 miliardi di euro che lascia la variazione a +3,4%. E’ quanto rileva l’Osservatorio Uiv-Ismea su base Ismea-Nielsen-IQ, precisando che i vini fermi segnano un -3,9% nei volumi (+2,6% i valori) mentre risale la tipologia spumanti, a +0,6% nelle quantità e a +6,2% nei valori (a 455 milioni di euro).
Secondo l’analisi dell’Osservatorio, permane un atteggiamento prudente dei consumatori tra gli scaffali, con acquisti “difensivi” che privilegiano i prodotti in promozione o alcune tipologie più convenienti a scapito di altre. È il caso degli spumanti “low cost” (“Charmat non Prosecco”, con 25 milioni di litri acquistati), che hanno ormai superato nelle vendite in volume anche il Prosecco Doc (24,8 milioni, comunque in risalita) e che si stanno sempre più affermando non più solo nei discount ma anche nei canali iper e super. Oppure Denominazioni importanti come il Chianti Classico (volumi a -13,2%), o ancora il Prosecco Docg (-14,5%) che cedono quote a indicazioni geografiche o vini comuni che propongono prezzi più accessibili. Nel complesso, i listini rimangono alti (+7% sul pari periodo 2022) e non è un caso se in generale si assiste a una maggior tenuta delle vendite laddove i costi sono più limitati. Per esempio, osserva l’analisi, l’unico formato a crescere tra gli scaffali, per i vini a Denominazione come per quelli comuni, è quello di plastica e bag in box che in media presentano un prezzo di 1,8 euro/litro. Tra le tipologie, in quantità fanno leggermente meglio della media (-3,9%) i vini bianchi (-3%), i rosati (-3,6%) mentre ancora in difficoltà risultano i rossi (-4,8%). Gli spumanti virano in positivo (+0,6%) ma la crescita riguarda, oltre all’Asti (+4,5%), solo i già citati “Charmat non Prosecco”, senza i quali anche il comparto bollicine pagherebbe un -3,6% nei volumi. Nel segmento IG, ancora segni meno per le principali tipologie; tra i primi dieci, solo il Vermentino di Sardegna, il Puglia Igp e il Cannonau in dinamica positiva (+4%, +2% e +3% rispettivamente in volume). Chianti in regressione (-4.4%), mentre migliora leggermente la situazione del Montepulciano d’Abruzzo, che da -14% di marzo è arrivato a -9% a giugno per risalire a -6.6% di settembre. In forte discesa il Nero d’Avola siciliano a -12%, così come la pattuglia dei Salento Igt (-9%), i Lambruschi emiliani (-11%), le Bonarde oltrepadane (-15%) e il Verdicchio di Jesi (-18,9%). Tra i veneti, Valpolicella a -2% e Bardolino a -3.4%, mentre il Soave continua a essere positivo, chiudendo il conto dei nove mesi a +5%. Tra i canali, oltre la media il gap nei discount, specie per il segmento Dop e Igp (-6,8%), segno che le tensioni sul carrello della spesa sono maggiormente percepite dai consumatori.
L’Osservatorio Uiv-Ismea sottolinea infine che un mercato interno debole e ai costi produttivi ancora alti, non fanno da contraltare le esportazioni: il dato Istat di oggi sui primi 7 mesi dell’anno evidenzia infatti una contrazione tendenziale sia nei volumi (-1,5%), che nei valori (-1,2%, a 4,45 miliardi di euro). Un peggioramento anche rispetto all’export del semestre, che segnava rispettivamente -1,4% e -0,4%, per effetto delle difficoltà nell’extra-Ue (volumi a -8,5%) non del tutto controbilanciato dalla domanda comunitaria (+5,4%). Tra i prodotti, è forte la domanda di sfusi (+13,1%), mentre sono in contrazione sia gli spumanti (-3,2%) che i vini imbottigliati (-4,9%), dove pesano le forti difficoltà dei rossi (-10%).
Unifol: olio extravergine, è allarme caos su concorrenza slealeRoma, 18 ott. (askanews) – Rischio caos per l’olio extravergine di oliva: dopo l’allarme sui prezzi e sulle (scarse) disponibilità, è la concorrenza “sleale” dei condimenti a generare preoccupazione nel settore. In molti scaffali della grande distribuzione, infatti, condimenti a base di oli vegetali e di oli extravergini di oliva arricchiti con qualche aroma vengono posizionati insieme agli oli extravergine di oliva, con il rischio di confondere i consumatori, attirati da prezzi molto convenienti.
La denuncia è di Unifol, l’Unione italiana delle famiglie olearie, associazione che raggruppa alcuni tra i più prestigiosi marchi del settore. “Sono sempre più numerosi i punti vendita dove la tutela del valore degli extra vergini sta venendo meno”, spiega il presidente Giuseppe Vacca, in rappresentanza dell’associazione. “La preoccupazione delle nostre aziende è che, in nome di guadagni facili, si giochi sulla poca chiarezza nei confronti dei consumatori e si presenti poi il conto ai produttori italiani onesti” aggiunge Vacca, sottolineando che l’associazione ha già sensibilizzato gli organi istituzionali di controllo, sul rischio di confusione ai danni dell’intero settore.
“L’olio extravergine di oliva sta attraversando un momento particolarmente delicato con i prezzi allo scaffale in forte aumento per la siccità che in Italia e nel bacino del mediterraneo ha colpito l’olivo nelle fasi di crescita più delicate, riducendo drasticamente le quantità di olive prodotte e aumentando i costi di produzione e di raccolta”, chiosa Zefferino Monini, Ceo dell’omonimo marchio spoletino. E per Giampaolo Farchioni, Ceo dell’omonima azienda, i condimenti a base di olii vegetali e oli extra vergini di oliva “non rappresentano un valore aggiunto in quanto mettono sullo stesso piano la raffinazione chimica degli olii vegetali con la naturale spremitura delle olive dell’extravergine. Un passo indietro nella trasparenza e comprensibilità, che sono diritti sacrosanti dei nostri consumatori”.
Unifol: nella grande distribuzione caos tra oli extravergini e condimentiMilano, 18 ott. (askanews) – Dopo la preoccupazione per i prezzi e l’annata con rese contenute, l’Unione italiana delle famiglie olearie punta il dito contro la concorrenza “sleale” dei condimenti. In molti scaffali della grande distribuzione, lamenta in una nota Unifol, condimenti a base di oli vegetali e di oli extravergini di oliva arricchiti con qualche aroma vengono posizionati insieme agli oli extravergine di oliva, con il rischio di confondere i consumatori, attirati da prezzi molto convenienti.
“Sono sempre più numerosi i punti vendita dove la tutela del valore degli extra vergini sta venendo meno – afferma il presidente Giuseppe Vacca, in rappresentanza dell’associazione – Una strategia che rischia di sacrificare un prodotto nobile e prezioso alleato della salute in nome del marketing e che rappresenta un passo indietro nella trasparenza a favore dei consumatori. Mettere sullo stesso piano prodotti frutto della raffinazione chimica con un prodotto figlio della spremitura di olive è infatti fuorviante”. “La preoccupazione delle nostre aziende è che, in nome di guadagni facili, si giochi sulla poca chiarezza nei confronti dei consumatori e si presenti poi il conto ai produttori italiani onesti” aggiunge Vacca, nel sottolineare che l’associazione ha già sensibilizzato gli organi istituzionali di controllo, sul rischio di confusione ai danni dell’intero settore.
“L’olio extravergine di oliva – sottolinea Zefferino Monini, Ceo dell’omonimo marchio spoletino – sta attraversando un momento particolarmente delicato con i prezzi allo scaffale in forte aumento per la siccità che in Italia e nel bacino del mediterraneo ha colpito l’olivo nelle fasi di crescita più delicate, riducendo drasticamente le quantità di olive prodotte e aumentando i costi di produzione e di raccolta”.
Cereali, in primi 7 mesi aumenta import e diminuisce exportRoma, 18 ott. (askanews) – Aumentano rispetto al 2022 le importazioni di cereali, semi oleosi e farine proteiche in Italia nel primi sette mesi del 2023, sia in quantità (+6,7%) sia in valore (+6,9%), mentre le esportazioni calano del 14,2% in quantità e aumentano del 3,7% in valore. Sono i dati elaborati da Anacer sulla base di quelli provvisori Istat.
Nel dettaglio, sono in aumento le quantità importate di cereali in granella, complessivamente di 890.000 tonnellate (+11,4%), corrispondente a +237 milioni di euro (+9%): l’incremento è dovuto soprattutto al grano duro (+572.000 t, pari a +202,5 milioni di euro), ed in misura minore al grano tenero (+184.000 t) ed al mais (+170.000 t). Relativamente al riso, considerato nel complesso tra risone, semigreggio e lavorato, si registra una riduzione degli arrivi di circa 50.000 t (-20%), pari a -4,1 milioni di euro. L’import delle farine proteiche vegetali risulta in aumento del 3,7% (+53.000 t), quello dei semi e frutti oleosi registra un incremento del 2,5% (+42.000 t).
Sul fronte esportazioni dall’Italia, nei primi sette mesi del 2023 sono risultate in diminuzione nelle quantità di 435.000 tonnellate (-14,2%), ed in aumento nei valori di 124,3 milioni di euro (+3,7%), rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Pur registrando una flessione nelle quantità esportate, risulta in aumento il valore delle vendite all’estero di riso (+93,2 milioni di euro), delle paste alimentari (+91,3 milioni di euro), dei prodotti trasformati (+25,5 mio) e della farina di grano tenero (+4,9 mio).
In calo l’export dei cereali in granella (-189.000 t nelle quantità e -140 milioni di euro nei valori), in leggero incremento invece le quantità esportate di semola di grano duro (+5,4%) e mangimi a base di cereali (+1,1%). I movimenti valutari relativi all’import/export del settore cerealicolo hanno comportato nei primi sette mesi del 2023 un esborso di valuta pari a 5.736,7 milioni di euro (5.364,5 nel 2022) ed introiti per 3.486,9 milioni di euro (3.362,7 nel 2022). Pertanto il saldo valutario netto è pari a -2.249,8 milioni, contro -2.001,8 milioni del 2022.
Coldiretti: un italiano su tre nel 2022 ha tagliato spesa alimentareMilano, 18 ott. (askanews) – Circa un terzo delle famiglie italiane (29,5%) ha dichiarato di aver provato a limitare nel 2022 la quantità e/o la qualità del cibo acquistato con il risultato che la vendita di beni alimentari ha fatto registrare un aumento tendenziale in valore (+4,6%) e una diminuzione in quantità (-4,3%). E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi alla spesa per consumi della famiglie nel 2022 dalla quale si evidenzia che a fronte del marcato incremento dei prezzi di alimentari e bevande analcoliche (+9,3%) le spese delle famiglie per l’acquisto di questi prodotti sono cresciute solo del 3,3% rispetto all’anno precedente.
Gli italiani hanno speso 482 euro mensili per l’acquisto di prodotti alimentari pari al 18,4% della spesa totale. Il 21,5% della spesa alimentare, precisa la Coldiretti, è stato destinato alla carne per un totale di 104 euro al mese, il 21,4% a frutta, ortaggi, tuberi e legumi per un totale di 102 euro al mese, il 15,7% a cereali e a prodotti a base di cereali, il 12% a latte, altri prodotti lattiero-caseari e uova e il 7,9% a pesce e frutti di mare. Di fronte ad un aumento del 10% della spesa non alimentare, gli italiani hanno destinato meno di un euro su cinque del budget familiare per la tavola.
Pesca, Casanova (Lega): regole Ue ingiuste, a rischio il compartoRoma, 18 ott. (askanews) – “L’Ue sta criminalizzando un settore che si trova già in grande sofferenza. La pesca italiana è già iper controllata ed oberata da adempimenti. Il compromesso raggiunto in fase di Trilogo va nella direzione opposta della semplificazione ed è ispirato da un forte pregiudizio nei confronti dei nostri pescatori”. Così l’europarlamentare Lega Massimo Casanova, componente della Commissione Pesca, all’indomani dell’ok dell’Europarlamento alle nuove misure di regolamentazione del controllo della pesca.
Per il leghista il regolamento approvato è “un insieme di norme che confermano l’approccio vessatorio della Commissione. Con lo stop dello strascico poi, peraltro indispensabile nella lotta a specie aliene invasive come il granchio blu, il rincaro dei carburanti e i ritardi nella riscossione degli introiti pregressi relativi al fermo biologico, molte aziende ittiche getteranno la spugna”. “Unico elemento di soddisfazione – conclude l’europarlamentare leghista – è il voto al report sulla Cina, a cui ho personalmente lavorato e che mira a garantire la trasparenza delle attività della flotta cinese e proteggere la nostra industria della pesca europea dalle pratiche commerciali sleali, oltre che a salvaguardare la nostra sovranità alimentare”.
Apre oggi a Roma Palazzo Velabro, design hotel ai Fori ImperialiRoma, 18 ott. (askanews) – Apre i battenti oggi a Roma ai Fori Imperiali romani Palazzo Velabro, un gioiello Settecentesco diventato design hotel con ristorante gourmet con la gestione di LHM, white label company specializzata in hotel management. Costruito nella prima metà del 1700 e trasformato negli anni ’60 del ‘900 dall’intervento di restauro conservativo d’autore firmato da Luigi Moretti, esponente del razionalismo del XX secolo, oggi Palazzo Velabro, di proprietà di Unipol Sai e che porta il brand Design Hotels di Marriot, ha 27 home suite e 6 camere di design.
All’interno, sala per eventi privati, palestra, un petit cinema Cinema Velabro, un corridoio che funge da parete espositiva per ospitare mostre, una biblioteca. E ancora, una collezione di fotografie di autori storicizzati tra cui Aurelio Amendola, Piero Gemelli e Gabriele Basilico fino alle suite dove sono presentate oltre 70 fotografie del mondo romano del secondo Novecento italiano scattate da Marisa Rastellini, la selezione è a cura di Maria Vittoria Baravelli. Nel ristorante di Palazzo Velabro, Apicio 16, sarà possibile avvicinarsi a una cucina antica, fatta di piatti del passato e sapori forti, interpretati in chiave contemporanea. A completare l’offerta ristorazione, un servizio bar aperto e connesso con l’esterno del Palazzo.
Esselunga secondo Giuseppe Caprotti: la Cia, le mercedes, le liti familiariMilano, 17 ott. (askanews) – Ci sono la Cia, la salma di un santo, San Valerio, una passione per i cimiteri, mercedes nere, perizie psichiatriche. E una frase: “Pensavo che ti saresti sparato”, che sembra il terribile timore di un padre per le sorti del figlio, ma che il figlio di questa storia, Giuseppe Caprotti, primogenito di Bernardo e patron dei supermercati Esselunga, chiarisce subito: “Era solo una constatazione e lo dico sinceramente, senza astio alcuno. Io ormai sono andato oltre: mio padre non mi ossessiona, Esselunga non mi ossessiona. Io non credo temesse che potessi spararmi”.
Giuseppe Caprotti parla per più di un’ora, commuovendosi più volte, nella sua villa di Albiate, in Brianza dove c’è stata una fase della sua vita in cui ha vissuto col padre. Lo fa in occasione della presentazione del suo “Le ossa dei Caprotti”, edito da Feltrinelli, “un libro storico, un saggio documentato – dice lui stesso del volume di quasi 400 pagine scritto in quasi cinque anni – con documenti spesso inediti pubblicati dopo il lockdown che mi ha colpito dal 2004”, anno in cui viene allontanato dall’azienda da suo padre senza mai poterci fare ritorno. “L’ho scritto perché per 20 anni, da quando sono uscito malamente dalla mia azienda, ho sentito di tutto, sono anche stato bersagliato da notizie direi assolutamente create ad arte e ho deciso di rispondere con un saggio documentato – spiega – l’ho fatto per i miei figli perchè secondo me non hanno idea di cosa mi sia successo come non la hanno tantissime persone. E poi sono stato accusato di mala gestione e dal libro si evince che non è assolutamente vero”.
Nel libro – che inizialmente doveva intitolarsi “Pensavo che ti saresti sparato” “ma era sbagliato – ha detto – col tempo uno deve imparare a convivere con quello che è stato astio, forse anche odio, e adesso non è più così. Non volevo che questa fosse la storia di rapporti di famiglia tra due persone, va ben oltre” – l’ex ad di Esselunga sostiene che Bernardo Caprotti non sia stato l’artefice della nascita dell’insegna della grande distribuzione: a fondarla fu un gruppo di manager americani capitanati dal magnate Nelson Rockefeller, consigliato a sua volta da James Hugh Angleton, collaboratore dei servizi segreti dell’Oss dopo lo sbarco degli americani in Italia. Una novità che nel libro si affianca a una figura chiave, quella del patron di Finiper, Marco Brunelli, trait d’union tra Rockefeller con i soci italiani e primo presidente della Supermarkets Italiani. C’è poi molto di Bernardo, personaggio chiave degli anni ’60, ’70 e ’80, fino ad arrivare al contributo dei figli di primo letto di Bernardo, Giuseppe e Violetta, autori delle innovazioni in azienda negli anni ’90 e inizi anni 2000: dai superstore al bio e all’e-commerce, passando dalla Fidaty fino a pubblicità storiche come “John Lemon”. Questa, dice Giuseppe Caprotti, “è una storia di grandi famiglie e di cosa non fare nelle grandi famiglie, nelle famiglie in generale”. Ne esce un ritratto, a tratti intimo, di un padre, che lui chiama per lo più Bernardo. Colui che “la domenica da bambini ci portava a San Bernardino alle ossa” chiesa nota per le sue pareti quasi interamente ricoperte di teschi e ossa. Le liti costellano i numerosi capitoli, gli aneddoti in essi contenuti a tratti sono duri e dolorosi come quello delle mercedes nere, simbolo della cacciata dello stesso Caprotti dall’azienda di famiglia. “Quelle quattro Mercedes nel cortile avevano un che di sovietico – ricostruisce oggi Giuseppe – Un giorno ricevetti una telefonata dal direttore del personale con cui mi avvisava di una riunione di tutti i dirigenti e i quadri convocata da Bernardo. Io ero amministratore delegato in quel periodo ma lui mi bypassava in lungo e in largo. Il giorno della riunione arrivo in sede, mi chiama e dice che non c’è nessuna riunione e nella sala delle notifiche mi informa che ha licenziato tre persone che riportavano a me. La cosa incredibile era che erano tre persone per quattro Mercedes. Allora poco dopo gli chiesi se la quarta fosse per me. Lui mi disse ‘non ancora’. Io rimasi choccato, non sapevo più dove fossi. Il giorno dopo andai via lasciando lì tutte le mie cose che non ho mai recuperato”.
Comincia allora quello che definisce “il mio lockdown”, ma assicura che “C’è stato un periodo in cui io e Bernardo avevamo un buon rapporto” e che insieme si sono anche “divertiti” come il giorno che conquistano la prima pagina del Wall Street Journal per una denuncia della Coca Cola all’antitrust. Non fa mai riferimenti a Marina, sorella di secondo letto di suo padre, se non per un breve accenno di tenera fratellanza, nè all’Esselunga di oggi se non quando dice che “se la avessi avuta io me la sarei assolutamente tenuta”. “Dell’altra parte della famiglia non si parla, nè dell’attività. Io rispetto le decisioni che hanno preso, a me con questo libro importava raccontare la storia della famiglia, di Esselunga a cui si intreccia la mia: 20 anni non sono pochi, se poi si aggiunge anche quello che c’è stato dal 2004 al 2020”, afferma, riconosce a suo padre anche meriti imprenditoriali. Certo la sua educazione l’ha segnato come figlio – “A Natale al posto di Jingle Bells ci faceva ascoltare i discorsi del duce anche se non era fascista” – e questi segni si sono riverberati nel suo ruolo di padre con i tre figli: “Nella famiglia trovare uno di buon carattere non è proprio facile – ammette con commozione – All’inizio sicuramente ho commesso gli stessi sbagli, non sono stato un padre sicuramente presente e ho preso di petto soprattutto il mio primo genito poi ho capito gli sbagli e ho cambiato rotta”.