Efsa: vaccinazione preventiva per ridurre aviaria in pollameRoma, 10 ott. (askanews) – La vaccinazione preventiva è la strategia di vaccinazione ottimale per ridurre al minimo il numero di focolai e la durata dell’epidemia e dovrebbe essere condotta nelle specie di pollame più sensibili e infettive nelle aree ad alto rischio di trasmissione. E’ quanto si legge in una comunicazione dell’Efsa, che ha valutato i vaccini disponibili e la loro efficacia contro il virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) nel pollame e ha fornito consigli sulle possibili strategie di vaccinazione.
Per aumentare la protezione, spiega l’Efsa, è possibile ricorrere a somministrazioni multiple (ovvero vaccinazioni di richiamo). In caso di epidemia, si raccomanda la vaccinazione protettiva di emergenza in un raggio di 3 km dall’epidemia in aree ad alto rischio di trasmissione. Ovviamente, l’efficacia del vaccino dovrebbe essere monitorata per tutte le strategie vaccinali. La vaccinazione, precisa ancora l’Efsa, dovrebbe integrare e non sostituire altre misure preventive e di controllo, come il monitoraggio delle infezioni negli uccelli, la diagnosi precoce e la biosicurezza, ed è raccomandata come parte di un approccio integrato di controllo delle malattie.
Vino, Nicoletto: 2023 di grande correzione dopo due anni di euforiaMilano, 9 ott. (askanews) – “Definirei il 2023 l’anno della grande correzione, arriviamo da un 2021 e un 2022 di euforia, in parte trasferitesi nel 2023 per quanto rigurda il ‘fuori casa’, ma assente nell’off trade’, dove l’impatto dell’inflazione è stato molto forte e ha creato una contrazione dei consumi significativa non solo in Italia ma in tutto il mondo. Questa contrazione dei consumi sta portando anche ad una forte fase di ‘destocking’ in alcuni mercati di riferimento per il nostro Paese, come Stati Uniti, Canada e Cina. Una fase che probabilmente dopo il primo semestre ha incominciato a scemare ma che ha impattato fortemente sulle spedizioni all’estero di tutto il sistema Paese. Parlo di estero perché in Italia invece il problema dell’accumulo di scorte non è così marcato. Lo ha detto ad askanews Ettore Nicoletto, presidente e Ceo di Angelini Wines & Estates e vicepresidente di Federvini, intervenuto questa mattina a “Casa Masaf” a Milano per un incontro nell’ambito della “Wine Agenda” organizzato da Federvini alla “Milano Wine Week”.
“Dunque il 2023 è un anno difficile, anche perché non credo che vedremo dei grandi miglioramenti nell’ultimo trimestre, ma che ritengo dobbiamo accettare perché nel 2021 e 2022 abbiamo ottenuto sicuramente molto di più di quanto ci si potesse aspettare” ha proseguito Nicoletto, sottolineando “quindi credo che dovremo fare una media tra 2021-22-23 per capire come siamo usciti dallo choc pandemico”. In una situazione complessa come l’attuale, è certamente difficile pensare ad un’inversione di tendenza per il mercato del vino nel 2024 e infatti, al momento, le previsioni sono piuttosto fosche. “Fintanto che i tassi rimangono così alti e si susseguono eventi che destabilizzano il quadro geopolitico (la guerra in Ucraina e l’attacco di Hamas in Israele), c’è un quadro di incertezza che non può non impattare sul ‘sentiment’ degli operatori economici” ha aggiunto Nicoletto parlando con askanews, ricordando inoltre che “in quanto bene voluttario, il vino paga di più rispetto ad altre merceologie”.
“Mi aspetto quindi che il 2024 sia un anno di sacrificio: dovremo lavorare molto sull’efficienza e sull’ottimizzazione dei costi, per cercare di controbilanciare un altro anno di difficoltà sul piano della ‘top line’ e quindi della crescita dei ricavi” ha proseguito il manager, sottolineando che la situazione si complicherebbe ulteriormente “se perdura l’inflazione e sopratutto se continua questa politica molto restrittiva sui tassi di interesse, che soprattutto per chi ha un indebitamento finanziario alto pesano tantissimo”. “Nel settore del vino ci sono parecchie realtà che sono fortemente patrimonializzate, che hanno dovuto fare sforzi importanti dal punto di vista finanziario e che si trovano oggi due volte gli oneri finanziari rispetto a un anno fa” ha continuato, concludendo che “poi c’è tutto il tema del circolante e anche quello va gestito con oculatezza”.
Pera dell’Emilia Romagna Igp: raccolto -70% rispetto al 2022Roma, 9 ott. (askanews) – Raccolto in calo del 70% rispetto al 2022 per una stagione da allarme rosso per il comparto della pera dell’Emilia Romagna Igp. A raccolto appena concluso, infatti, la situazione si sta rivelando anche peggiore rispetto alle più prudenti previsioni formulate lo scorso luglio.
Secondo i dati di UNAPera, la più grande associazione europea di pere, che riunisce oltre 5.000 aziende agricole su più 8.500 ettari, pari in media al 70% della produzione dell’Emilia Romagna, quest’anno ci sono appena 30.000 tonnellate di prodotto per il consumo fresco, pari a un terzo di quelle dello scorso anno, quando la raccolta si era attestata a quota 90.000 tonnellate. Per questo, il Consorzio di Tutela della Pera dell’Emilia Romagna IGP ha deciso di stringere una partnership con il mondo della distribuzione per qualificare al meglio il prodotto disponibile attraverso attività di comunicazione in store, accompagnata dalla campagna stampa e tv “Pera dell’Emilia Romagna IGP. Un’eccellenza da salvare”.
Il calo della produzione, soprattutto in Emilia Romagna, è un trend che in questi ultimi anni è andato consolidandosi, complice innanzitutto la riduzione degli ettari coltivati: dai 18.500 del 2017 si è passati agli attuali 12.000. Una flessione dettata dalle difficoltà tecniche legate a questa coltivazione, indotte in gran parte dalle avversità climatiche. Quest’anno il settore ha risentito negativamente di tre fattori: a primavera le gelate tardive, da Reggio Emilia a Ravenna; in maggio, l’alluvione in Romagna, soprattutto nella zona di Ravenna ma anche nella provincia di Ferrara; la siccità e le grandinate a macchia di leopardo, durante l’estate. Fenomeni che hanno portato ulteriori conseguenze: insetti alieni come la cimice asiatica, che vengono da lontano e ben si adattano alle nostre condizioni; malattie fungine e batteriosi anch’esse alimentate da condizioni favorevoli e piante già debilitate.
Il crollo delle rese si riflette sulla remunerazione degli agricoltori. UNAPera spiega che lavorerà per liquidare ai pericoltori un valore medio-alto per unità di prodotto, sia per il fresco che per il prodotto destinato all’industria. Ma nonostante questo, il totale per ettaro sarà ovviamente poco più di un terzo rispetto al 2022, poiché risentirà del calo produttivo, per un totale che per l’associazione si attesterà su poco più di 30 milioni di euro, quasi il 70% in meno rispetto ai poco meno di 100 dello scorso anno. Una contrazione, si spiega in una nota, che genera difficoltà per chi lavora nei campi e rende ancora più difficile realizzare quegli investimenti tecnologici per tutelarsi nel futuro da situazioni analoghe a quelle registrate, esponendo nuovamente le coltivazioni ai rischi nelle prossime stagioni. Un’eventualità che potrebbe favorire l’abbandono della pericoltura, da scongiurare in ogni modo ma da non escludere a priori.
Produzione europea mais, atteso calo 10%. In Italia cresce del 2%Roma, 9 ott. (askanews) – Una campagna 2023-24 del mais complicata in tutto il mondo e soprattutto in Europa, a causa del conflitto in Ucraina, che resta uno dei maggiori fornitori di mais per i Paesi della UE: è atteso un decremento del 35% per le esportazioni maidicole da Kiev. Inoltre, al mancato accordo sul grano tra Russia e Turchia, che ha creato ulteriore incertezza, si aggiungono il perdurare della crisi idrica ed i rincari energetici. Ciò spiega perché gli agricoltori europei hanno puntato su soia e grano duro: nel periodo 2023-24 la superficie dedicata al mais calerà del 7% e la produzione sarà inferiore del 10% rispetto agli ultimi 5 anni. Sono le stime di Ailma, che rappresenta in Assitol i produttori di farine maidicole e proteiche vegetali.
Per quanto riguarda l’Italia sul lavoro di agricoltori e aziende di trasformazione incidono i danni per gli eventi climatici estremi, dal caldo oltre la norma alle piogge alluvionali, ma anche i costi generali di produzione ancora sostenuti. La carenza di piogge ha favorito colture alternative al mais, che necessita di molta acqua, tuttavia in Italia si prevede un incremento del 2% della produzione, grazie soprattutto al mais giallo italiano. In America, invece, le prime stime sono decisamente più ottimistiche. Gli Stati Uniti hanno incrementato le superfici a mais del 9%, il Brasile del 2%, l’Argentina del 4%. Nonostante gli effetti del meteo estremo, che hanno inciso sulle rese, negli States la produzione aumenterà del 10%. Il Brasile registrerà invece una contrazione di circa il 4%, mentre l’Argentina vedrà crollare i suoi quantitativi di quasi il 60% a causa delle scarse rese per la siccità. Tuttavia, il consistente livello degli stock e l’ottima produzione statunitense stanno rafforzando la tendenza al ribasso delle quotazioni, registrata nelle ultime settimane.
Nel complesso, tuttavia, “la disponibilità di materia prima risulterà insufficiente – osserva Massimiliano Carraro, presidente di Ailma – e l’import sarà necessario per rispondere al fabbisogno dell’industria. Le incognite sono tante, ma le nostre aziende sapranno offrire al consumatore farine sicure e di qualità”. “Più che una campagna, quella che ci aspetta è una grande sfida – aggiunge Carraro – dai carburanti, ai fertilizzanti fino al packaging, tutto è aumentato. La nostra principale preoccupazione riguarda la tenuta della filiera, a cominciare dal segmento agricolo, penalizzato dai rincari energetici e dal cambiamento del clima in atto”.
Vino, Mediobanca: nel primo semestre 2023 esport vale 3,7 mld euroMilano, 9 ott. (askanews) – Nel 2022 l’inflazione ha spinto i fatturati del settore, pur spiegando solo i tre quarti della crescita delle imprese vinicole, che ha fatto segnare complessivamente un +9,1%, concentrandosi in particolare sul canale Horeca (+19,9%) e sulle fasce premium (+13,7%). A tale andamento è corrisposta però una contrazione margine operativo netto, passato dal 5,8% (valore medio 2015-2019) al 4,6% (2022). E’ la fotografia tracciata dall’Area Studi di Mediobanca e illustrata alla “Wine Agenda”, l’appuntamento organizzato oggi da Federvini alla “Milano Wine Week”. Al centro dell’incontro che si è tenuto a Casa Masaf, le prospettive e le sfide per il vino italiano nel quadro dell’internazionalizzazione ed il ruolo che riveste nella cultura e nella società.
Il report di Mediobanca ha sottolineato che per la filiera vitivinicola l’internazionalizzazione continua a registrare ottime performance e si conferma una priorità strategica. Nel 2022 il vino italiano ha segnato un valore in export pari a 8 miliardi di euro, con una crescita pari al 12% rispetto all’anno precedente, mentre per il primo semestre del 2023 la stima è di circa 3,7 miliardi euro. I dati di Nomisma hanno invece evidenziato che il vino è sempre più un prodotto globalizzato e ma è proprio dal contesto internazionale che provengono i segnali di maggiore criticità. Pesano le dinamiche inflazionistiche, seguite dall’innalzamento dei tassi di interesse da parte della Bce e da un rallentamento dell’economia globale e in particolare dell’eurozona. Un quadro caratterizzato da maggiori difficoltà di accesso al credito e a strumenti finanziari e, soprattutto, per le imprese vinicole orientate ai mercati internazionali, dalle continue nuove certificazioni richieste e da ostacoli di diversa natura nell’export.
Restano largamente irrisolte problematiche legate alla protezione della proprietà intellettuale e della tutela delle Indicazioni geografiche dei prodotti di qualità e in particolar modo delle eccellenze italiane, spesso soggetti a fenomeni di imitazione e contraffazione. Un dossier che, insieme a quelli relativi alla revisione del regolamento sugli imballaggi e dell’etichettatura dei vini, chiama in causa in primo luogo le istituzioni comunitarie e nazionali per mettere a sistema una solida strategia di diplomazia economica. E, sempre a livello internazionale, prosegue un dibattito troppo spesso caratterizzato da un approccio proibizionista che ha già visto fughe in avanti sconsiderate, si guardi al caso irlandese, e rispetto al quale l’Italia invece ha molto da poter dire e facilmente dimostrare, grazie alla sua cultura del bere moderato.
Federacma: attuare revisione trattori contro infortuni agricolturaRoma, 9 ott. (askanews) – “È urgente accendere i riflettori sul comparto agricolo dove ogni anno si registrano almeno 120 morti e oltre 1.500 infortuni causati da trattori non a norma”. È l’appello di Andrea Borio, presidente Federacma (Federazione Confcommercio delle associazioni nazionali dei rivenditori di macchine agricole e da giardinaggio). Lo scorso aprile, Federacma ha portato all’attenzione del Parlamento la questione nel convegno ‘Le Morti Bianche in Agricoltura’.
“Gli incidenti accadono quasi sempre per la mancanza o l’usura sui trattori più vetusti dei più basilari sistemi di sicurezza, come la cintura o il rollbar, la struttura di protezione in caso di ribaltamento – prosegue Borio – Abbiamo riunito alla Camera l’intera filiera agricola e gli altri stakeholder, unanimemente d’accordo sulla necessità di rendere operativa la revisione dei mezzi agricoli come già accaduto, da tempo, negli altri Paesi dell’Unione europea”. “Pertanto, rinnoviamo l’invito al ministero dei Trasporti affinché ciò approvato con il decreto interministeriale del lontano 2015 e previsto sin dal Nuovo Codice della Strada datato 1992 sia finalmente realtà”, conclude il presidente di Federacma.
Da Bei e Crédit Agricole Italia 400 mln per crescita PmiRoma, 9 ott. (askanews) – Un accordo da 400 milioni di euro per sostenere nuovi investimenti di piccole e medie imprese e società agricole. Parte di queste nuove risorse, oltre il 25%, saranno destinate al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale e transizione energetica. A siglare l’accordo, Banca europea per gli investimenti (Bei) e Crédit Agricole Italia (Cai).
L’operazione è stata strutturata con la sottoscrizione integrale in private placement da parte della BEI di un nuovo Covered Bond Premium Label da 400 milioni di euro emesso da Crédit Agricole Italia nell’ambito del proprio Programma di Covered Bond. Il titolo ha durata di cinque anni con rimborso del capitale a scadenza e cedola indicizzata ad Euribor 6 mesi. Destinatari dei nuovi finanziamenti saranno PMI (fino a 250 addetti), Mid-Cap (da 250 a 3.000 addetti) e società del settore agro-alimentare, che potranno realizzare nuovi progetti beneficiando di un vantaggio finanziario grazie a tassi agevolati della BEI. Le richieste saranno gestite direttamente dalla rete di Crédit Agricole Italia e dalle sue controllate, e almeno 100 milioni di euro (pari al 25% dell’importo totale dell’accordo) saranno destinati a sostenere i clienti nei loro percorsi di incremento delle energie rinnovabili e nelle iniziative relative all’efficienza energetica.
Federalimentare ad Anuga per promuovere e tutelare cibo made in ItalyMilano, 8 ott. (askanews) – L’edizione 2023 di Anuga, fiera di riferimento nel mondo per l’alimentare in programma dal 7 all’11 ottobre a Colonia, vede la partecipazione di Federalimentare che nella quattro giorni promuove il food&beverage made in Italy, tutelandolo dall’italian sounding.
L’industria alimentare e delle bevande italiane, con un fatturato di 182 miliardi nel 2022, si conferma il secondo settore manifatturiero nazionale, con un export in continua crescita che ha raggiunto lo scorso anno la cifra record di 50 miliardi di euro e che per il 2023 si stima possa raggiungere i 55 miliardi di euro. In questo quadro, la Germania continua a rappresentare, incalzata dagli Usa, il primo sbocco per i nostri prodotti alimentari e perciò la presenza ad Anuga di Federalimentare e di circa 1.000 espositori italiani conferma il rilievo di questo appuntamento per il nostro Paese e al tempo stessa la necessità di tutelare un mercato strategico, da illeciti e da episodi di concorrenza sleale. Proprio col duplice scopo di promuovere il food made in Italy e proteggerlo da pratiche scorrette e ingannevoli, Federalimentare in collaborazione con gli esperti di Indicam, associazione italiana per la tutela della proprietà intellettuale, per questa edizione, ha organizzato un desk denominato “Authentic italian check point” con l’obiettivo di fornire, direttamente in fiera, una prima informazione specialistica e di supporto sul tema della proprietà industriale ed intellettuale, ma anche sulla concorrenza sleale e sull’italian sounding.
Accanto al desk informativo, a supporto di imprese e consumatori è stata creata una email (madeinitaly@federalimentare.it) grazie alla quale, chiunque si trovasse di fronte, o dovesse sospettare di essere in presenza di un caso di italian sounding o di pratiche illecite all’interno di Anuga, potrà segnalarlo attivando le verifiche del caso. “Come Federalimentare siamo orgogliosi di partecipare per la terza volta alla fiera di Anuga – ha dichiarato il presidente di Federalimentare Paolo Mascarino – portando da un lato il know how del saper fare italiano e le eccellenze del nostro food made in Italy e, dall’altro, un desk informativo sul fenomeno dell’italian sounding che rappresenta per i consumatori e per le industrie alimentari una delle pratiche sleali fra le più subdole che ogni anno produce danni al nostro sistema agroalimentare”. “Promozione e tutela del made in Italy saranno gli elementi che caratterizzeranno la presenza di Federalimentare alla fiera, consapevoli della grande responsabilità che l’industria alimentare esercita nei confronti dei consumatori, i quali le riconoscono un ruolo primario e fiduciario che non può essere disatteso. Questa responsabilità ci deve porre come sentinelle verso tutti i fenomeni contraffattivi e l’italian sounding che sono responsabili ogni anno di una significativa perdita di fatturato per le nostre aziende”, ha concluso Mascarino.
Allenza cooperative: kiwi e cachi raccolti prima danneggiano consumiRoma, 8 ott. (askanews) – Frutta autunnale come kiwi e cachi raccolti prima dei tempi naturali di maturazione e messi in commercio senza aver ancora raggiunto un idoneo grado Brix (misurazione della quantità di zucchero). Una pratica che sta contribuendo ad aggravare ulteriormente “la situazione di drammatico crollo dei consumi di frutta e verdura, che registrano contrazioni a doppia cifra in ogni parte d’Italia”.
L’allarme viene da Alleanza cooperative agroalimentari che ha inviato una lettera al ministero dell’Agricoltura per evidenziare l’intensificarsi di episodi di raccolta di prodotti ortofrutticoli che non hanno raggiunto un grado di sviluppo sufficiente. L’organizzazione di rappresentanza delle cooperative ha quindi richiesto “un tempestivo intervento delle istituzioni e degli enti competenti in materia di controlli di conformità, affinché assumano le più opportune iniziative per prevenire indebite penalizzazioni a carico dell’intera produzione nazionale”. (segue)
Confagricoltura porta l’Agritech al Wired Next Fest a MilanoRoma, 5 ott. (askanews) – Garantire un approvvigionamento alimentare sicuro e accessibile, riducendo l’impatto ambientale, affrontando i cambiamenti climatici e le crisi internazionali e tutelando tutta la filiera, dai produttori ai consumatori: questi i temi che Confagricoltura porta al Wired Next Fest, sabato 7 ottobre, al Castello Sforzesco di Milano.
Ne discuteranno Deborah Piovan, presidente della Federazione Nazionale Proteoleaginose di Confagricoltura, ma anche divulgatrice scientifica e scrittrice, e Luca Travaglini, co-fondatore e co-CEO del Gruppo Planet Farms, specializzato in agricoltura verticale, insignito del Premio nazionale per l’Innovazione in Agricoltura di Confagricoltura. I due relatori saranno protagonisti nel talk dal titolo “Un piano globale per il cibo”, dove affronteranno i temi del miglioramento genetico e delle tecniche di evoluzione assistita (TEA), da un lato, e l’ausilio di tecnologie innovative per ridurre il consumo di risorse naturali e additivi chimici, dall’altro. Due approcci diversi con un obiettivo comune: potenziare e ottimizzare l’agricoltura, garantendo cibo sicuro a sempre più persone.
“L’innovazione è la via per rispondere alle sfide che interessano il sistema del cibo – ha dichiarato Deborah Piovan – Le TEA, in particolare, rappresentano uno strumento utile per far fronte ai mutamenti climatici e a geometrie geopolitiche in continuo cambiamento. Solo promuovendo la ricerca scientifica e il dialogo tra tutti i componenti della società, dai produttori ai consumatori, passando per gli scienziati e le istituzioni, è possibile trovare soluzioni sostenibili per l’ambiente e l’economia. Auspichiamo che venga approvata al più presto, a livello europeo, una disciplina che regoli la ricerca genetica fungendo da stimolo per la competitività e l’innovazione nel comparto”.