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Il 24 febbraio riunione Agrifish su sviluppo rurale

Il 24 febbraio riunione Agrifish su sviluppo ruraleRoma, 13 feb. (askanews) – Si riuniranno il prossimo 24 febbraio i ministri dell’Agricoltura e della Pesca europei per discutere nel corso dell’Agrifish dellla implementazione del principio di “rural proofing”, la pratica di revisione delle politiche da una prospettiva rurale per assicurarsi che siano adatte allo scopo per le persone che vivono e lavorano nelle aree rurali.


I ministri discuteranno su come integrare meglio lo sviluppo rurale nelle strategie e nei fondi dell’UE e tenere conto delle esigenze e delle sfide delle aree rurali. Ancora, all’ordine del giorno la situazione dei mercati agricoli e delle materie prime, un argomento ricorrente nell’agenda del Consiglio, come sempre con un occhio particolare alle conseguenze dell’invasione dell’Ucraina.

Export distretti agroalimentari italiani +7,7% al settembre 2024

Export distretti agroalimentari italiani +7,7% al settembre 2024Roma, 13 feb. (askanews) – Cresce del 7,7% tendenziale l’export dei distretti agroalimentari italiani al 30 settembre 2024, a oltre 21 miliardi di euro. Bene i distretti vitinicoli (+4,4%) e la filiera della pasta e dei dolci (+7,6%), ma è la filiera dell’olio quella che contribuisce maggiormente con un +52,4% a prezzi correnti nei primi nove mesi del 2024. Invariata sostanzialmente solo la filiera del riso (-0,3%), mentre cresce quella del caffè (+9,5%). La Germania si conferma il primo partner, incrementi a doppia cifra verso gli Stati Uniti, bene anche la Francia, stabile il Regno Unito.


E’ la fotografia scattata dal Monitor dei distretti agroalimentari italiani al 30 settembre 2024, curato dal Research Department di Intesa Sanpaolo che attesta un’evoluzione in linea con il totale agroalimentare italiano (+8,2%), di cui i distretti rappresentano il 42,5% in termini di valori esportati. Intesa Sanpaolo attraverso il Programma Sviluppo Filiere, supporta 172 filiere agroalimentari, di cui 30 sostenibili, coinvolgendo oltre 8.800 fornitori e quasi 22.000 dipendenti per un giro d’affari di circa 23 miliardi di euro.


Nel dettaglio, la filiera dei distretti vitivinicoli accelera nel periodo gennaio-settembre andando a sfiorare i 5 miliardi (+4,4%). Il distretto principale, quello dei Vini di Langhe, Roero e Monferrato, va in negativo nei primi nove mesi del 2024 (-1,6%). Molto positiva la dinamica del distretto dei Vini del Veronese (+9,6% nei primi nove mesi); balzo in avanti per i Vini dei colli fiorentini e senesi (+11%) e per il Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene (+8%). Anche la filiera della pasta e dolci continua il suo percorso di crescita sui mercati internazionali: nei primi nove mesi del 2024 realizza 3,6 miliardi di export (+7,6% rispetto allo stesso periodo del 2023). Tra i distretti della filiera, il contributo maggiore viene dal distretto dei Dolci di Alba e Cuneo, che realizza quasi 1,5 miliardi di export nei nove mesi (+18,6%). Bene anche i Dolci e pasta veronesi (+13%). Arretra il comparto pasta e dolci dell’Alimentare di Parma: nei primi nove mesi del 2024 il gap accumulato è di circa 25 milioni (-2,7%), ma grazie al contributo del comparto conserve, resta nel complesso in territorio positivo (+1,9%).


Bene la filiera dei distretti agricoli realizzando nei nove mesi oltre 2,9 miliardi di export (+5,4% rispetto allo stesso periodo del 2023). Il maggior contributo viene dal distretto delle Mele dell’Alto Adige con un incremento del 20% nel periodo gennaio-settembre 2024. In forte recupero l’Ortofrutta romagnola a quota 546 milioni di euro nei primi nove mesi, l’11,6% in più rispetto allo stesso periodo del 2023. Continua il calo sui mercati esteri per la Nocciola e frutta piemontese (-16% nei primi nove mesi). Anche la filiera delle conserve contribuisce positivamente alla dinamica dell’export dei distretti agro-alimentari con un +5% nei primi nove mesi, ossia un incremento di 112 milioni. Molto positivo il comparto conserve dell’Alimentare di Parma: +15,3% nel periodo gennaio-settembre 2024 (tale da compensare l’andamento negativo del comparto pasta e dolci del distretto). Il distretto delle Conserve di Nocera chiude positivo nel bilancio gennaio-settembre 2024 (+2% tendenziale).


Lieve progresso nei nove mesi per la filiera delle carni e salumi (+3,1%) corrispondenti a 59 milioni in più. Si distinguono le Carni di Verona, che realizzano 23 milioni di incremento sui mercati esteri (+4,6%). Crescono anche i Salumi dell’Alto Adige (+15,1%, circa 10 milioni in più), e i Salumi di Parma (+5,2%, in incremento di circa 20 milioni). La filiera del lattiero-caseario nel complesso avanza del 5,2% nei primi nove mesi del 2024 (95 milioni di euro in più), quasi interamente realizzati dal Lattiero-caseario parmense (+38,3%). In progresso anche il Lattiero-caseario di Reggio Emilia (+16,7%), mentre calano leggermente il Lattiero-caseario sardo (-2%), la Mozzarella di bufala campana (-1%) e il Lattiero-caseario della Lombardia sud-orientale (-2,2%) Avanza la filiera del caffè (+9,5% tendenziale nei primi nove mesi del 2024), con ottimi andamenti per tutti e tre i distretti che la compongono. Il Caffè, confetterie e cioccolato torinese realizza 718 milioni di vendite all’estero (+7,7%). Positivi anche il Caffè di Trieste (+15,4%) e il Caffè e confetterie del napoletano (+9,7%). La filiera dell’olio è quella che contribuisce maggiormente alla crescita delle esportazioni dei distretti agroalimentari: nei primi nove mesi del 2024 vengono realizzati 522 milioni di export in più (+52,4%) a prezzi correnti. Il distretto dell’Olio toscano realizza 389 milioni in più (+56%). Positivo anche l’andamento dell’Olio umbro (+33%) e del comparto oleario dell’Olio e pasta del barese (+60%). La filiera del riso chiude sostanzialmente invariata (-0,3% nei primi nove mesi del 2024). I due distretti che la compongono hanno un andamento similare: Riso di Pavia -0,4%, Riso di Vercelli -0,2%. Bene, infine, il distretto dell’Ittico del Polesine e del Veneziano: +11,6% nei primi nove mesi del 2024. La Germania si conferma il primo partner commerciale per i prodotti dei distretti agroalimentari nei primi nove mesi del 2024 (+6,9% tendenziale); incrementi a doppia cifra anche verso gli Stati Uniti (+17%), bene anche i flussi destinati alla Francia (+5,4%), stabile il Regno Unito (+0,7%). Le economie emergenti, che rappresentano il 20% del totale delle esportazioni distrettuali agroalimentari, crescono del 6,8% nel terzo trimestre (+8,7% nei nove mesi) contro un +9,8% delle economie avanzate (+7,5% nel periodo gennaio-settembre 2024). Tra queste vanno segnalate Polonia (+11,9% nei nove mesi), Romania (+14,5%), Brasile (+14,4%) e Russia (+10,2%), bene anche la Cina (+7%) grazie allo sprint del terzo trimestre (+15,6%).

Gruppo Ferrero: nel 2023/24 fatturato sale dell’8,9% a 18,4 mld

Gruppo Ferrero: nel 2023/24 fatturato sale dell’8,9% a 18,4 mldMilano, 13 feb. (askanews) – Il gruppo Ferrero ha chiuso l’esercizio 2023/2024 (conclusosi il 31 agosto) con un fatturato consolidato di 18,4 miliardi di euro, in aumento dell’8,9% rispetto all’anno precedente. Lo comunica in una nota l’azienda di Alba che, attraverso la holding Ferrero International, ha approvato il bilancio consolidato per l’esercizio 2023/2024


L’anno finanziario 2023/2024 è stato ancora una volta caratterizzato da un contesto economico difficile, spiega il gruppo, con prezzi delle materie prime volatili e continue pressioni inflazionistiche. Nonostante questo, il gruppo dolciario di Alba “ha continuato la sua forte crescita grazie alla resilienza dei suoi dipendenti, dei suoi marchi e del suo modello di business – si legge nella nota – Ferrero mantiene la sua presenza globale, con 37 stabilimenti produttivi chiudendo l’anno finanziario con una forza lavoro globale che ha raggiunto 47.517 dipendenti al 31 agosto 2024”. “Siamo lieti di poter raccontare un altro anno di crescita per il gruppo, nonostante le continue turbolenze che l’industria sta affrontando – ha affermato Daniel Martinez Carretero, chief financial officer del gruppo Ferrero – Anche se il contesto economico rimane complesso, i nostri marchi e prodotti continuano a ottenere ottimi risultati. Ciò testimonia il modo in cui continuiamo a innovare nostri prodotti per soddisfare le mutevoli esigenze dei nostri consumatori. Per stimolare questa innovazione e aumentare le nostre capacità produttive, quest’anno finanziario ha visto un aumento degli investimenti in conto capitale del 18% rispetto al periodo precedente”.


Nel corso dell’esercizio 2023/2024 c’è stato il lancio di Nutella Ice Cream, il primo gelato confezionato a marchio Nutella, che ha guidato la crescita della categoria dei gelati, l’ulteriore espansione nella categoria dei biscotti, con il lancio di Kinderini in mercati chiave. E poi il lancio dei marchi Eat Natural e Fulfil in ulteriori mercati europei, segno dell’attenzione del gruppo alle “mutevoli tendenze dei consumatori” e della crescita della categoria better- for-you. Sul fronte dell’ampliamento della capacità produttiva, tra le principali novità c’è stata l’apertura del primo impianto di lavorazione del cioccolato del gruppo negli Stati Uniti. Il nuovo stabilimento di circa 70.000 piedi quadrati a Bloomington, Illinois, produce cioccolato per i marchi leader di Ferrero nel Nord America, tra cui Kinder, Ferrero Rocher, Butterfinger e Crunch, e ospita un nuovo impianto di produzione di Kinder Bueno. E poi l’ammodernamento dell’impianto produttivo di Stadtallendorf, in Germania e il potenziamento della capacità di approvvigionamento e lavorazione delle nocciole in Cile.

Lollobrigida: pannelli fotovoltaici? Si ma non a terra su campi

Lollobrigida: pannelli fotovoltaici? Si ma non a terra su campiRoma, 13 feb. (askanews) – “Con la misura Parco Agrisolare abbiamo sostenuto 22mila imprese, superando tutti gli obiettivi fissati dalla Commissione europea, producendo energia pulita senza togliere neanche un metro di suolo all’agricoltura. Con il Decreto Agricoltura abbiamo messo un freno alle speculazioni, vietando l’installazione di pannelli fotovoltaici a terra sui terreni agricoli”. Così il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, sul proprio profilo Facebook, rivendicando l’azione del Governo sulla questione dei pannelli fotovoltaici, che si possono mettere “ma sui tetti delle aziende agricole, non a terra sui campi coltivabili”.


“L’agricoltura contribuisce alla produzione dell’11% dell’energia rinnovabile elettrica in Italia, dimostrando di saper stare al passo con la sostenibilità senza sacrificare la sua missione principale: produrre cibo, creare lavoro e difendere il territorio”, conclude il ministro.

In Italia dal 2016 persi 166mila ettari coltivati a mais

In Italia dal 2016 persi 166mila ettari coltivati a maisRoma, 13 feb. (askanews) – Dal 2016 al 2024 si sono persi in Italia 166mila ettari coltivati a mais e 2 milioni di tonnellate di prodotto, con la Lombardia e Mantova in netta decrescita (nell’ultimo anno rispettivamente -16% e -9,9% tonnellate). E la la copertura del fabbisogno nazionale è passata dal 56% a soltanto il 43%. E’ quanto emerge dalle analisi del centro di ricerca sull’agroalimentare Clal, che ha fotografato la tendenza degli ultimi 8 anni. Allarmante la situazione nella provincia di Mantova, dove nel 2024 è diminuito del 10% il quantitativo di mais prodotto rispetto all’anno precedente. Una coltura in stato di emergenza, quella del granoturco, con redditi sempre più risicati e vittima di aumento dei costi di produzione, cambiamento climatico, concorrenza estera e patologie delle piante. I dati sono stati analizzati nel corso del convegno di Confagricoltura Mantova, dal titolo “Mais, una coltura in via d’estinzione: strategie per il rilancio”, svoltosi il 12 febbraio scorso.


“Una coltura assolutamente in sofferenza – ha detto il vicepresidente di Confagricoltura Mantova Manuel Lugli – Ma anche fondamentale per l’equilibrio agronomico e zootecnico della Pianura Padana e per le esportazioni del Made in Italy. Bisogna trovare le soluzioni per migliorare la redditività delle imprese agricole”. Quindi, le strategie per arginare la crisi e dare prospettive a una coltura definita insostituibile. “Stiamo entrando in una fase di forti cambiamenti sulla genetica – ha spiegato il docente di Agronomia dell’Università di Torino Amedeo Reyneri – Avremo nuovi ibridi di mais, in grado di sopportare molto meglio temporali e colpi di vento e, in parte, grandine. Questo ci dà un’arma in più per rispondere al preoccupante cambiamento climatico. Inoltre, la tecnologia avanza: abbiamo prodotti studiati per il settore maidicolo in grado di stimolare la pianta e farle superare gli stress, agromeccanica ed elettronica ci consente di seminare in modo più fitto e l’agricoltura di precisione, in futuro, ci permetterà di produrre di più e sopportare meglio gli eventi climatici estremi”.

Al via nuovo progetto Consorzio Pecorino Romano Dop in Canada

Al via nuovo progetto Consorzio Pecorino Romano Dop in CanadaRoma, 13 feb. (askanews) – Pronto a partire un nuovo progetto internazionale destinato al Canada del Consorzio per la Tutela del Formaggio Pecorino Romano DOP, che con la trasmissione del bando di gara all’Ufficio delle Pubblicazioni dell’Unione Europea, ha avviato la procedura di selezione dell’Organismo di esecuzione del programma di informazione e di promozione dei prodotti agricoli sul mercato terzo Canada.


L’obiettivo del Consorzio di tutela, che ha sede a Macomer in Sardegna ed è presieduto da Gianni Maoddi, rientra in quello più generale dell’Unione Europea di rafforzare l’immagine, la competitività, la riconoscibilità e il consumo dei prodotti agroalimentari europei sul mercato canadese: in particolare, diffondendo tra i consumatori la conoscenza dei valori e dei requisiti di qualità e di sicurezza alimentare espressi dal sistema comunitario delle denominazioni di origine, come il Pecorino Romano DOP. Fra gli obiettivi rientra anche quello di affrontare e combattere il problema della concorrenza di prodotti Italian Sounding, che non solo offrono qualità e elementi nutrizionali inferiori ma minacciano la tenuta dell’economia delle zone di produzione.

L’italiana Everton acquisisce l’americana Eastern Tea

L’italiana Everton acquisisce l’americana Eastern TeaRoma, 13 feb. (askanews) – La società italiana di Tagliolo Monferrato Everton, leader nel settore del tè, tisane ed infusi e controllata da Clessidra Private Equity SGR, acquisisce Eastern Tea, importante produttore statunitense di tè a marchio e private label, attivo nei canali retail e foodservice. In seguito all’acquisizione, le attività di Eastern Tea continueranno senza interruzioni, beneficiando delle risorse e della scala globale di Everton.


Con sede produttiva nel New Jersey, a Monroe Twp., Eastern Tea è attiva nell’approvvigionamento, miscelazione, confezionamento e distribuzione di un’ampia gamma di tè a marchio Bromley, oltre ad essere fornitore di diverse private label in tutto il Nord America. Di proprietà della famiglia Barbakoff che la gestisce dal 1982, negli anni l’azienda è diventata uno dei principali operatori nel mercato nordamericano del tè, nonché partner strategico di riferimento per i maggiori retailer. L’italiana Everton ha più di 450 dipendenti e un fatturato che nel 2024 si è attestato a circa 45 milioni di euro e opera a livello internazionale con siti produttivi in Italia, India e Croazia, garantendo il controllo dell’intera filiera produttiva grazie alla coltivazione, lavorazione e confezionamento direttamente nei luoghi di origine.


L’acquisizione di Eastern Tea rafforza la presenza commerciale di Everton in Nord America, ampliando le capacità di miscelazione e confezionamento in loco e migliorando l’offerta di prodotti di alta qualità per i consumatori statunitensi. Per Federico Dodero, CEO di Everton, l’acquisizione di Eastern Tea “rappresenta una tappa fondamentale nel nostro ambizioso piano. L’unione tra la capacità produttiva di Eastern Tea e il controllo di Everton sull’intera supply chain, ci permetterà di offrire un’ampia e innovativa gamma di prodotti ai consumatori nordamericani”.

Latte fieno Alto Adige: +220% conferitori in 6 anni

Latte fieno Alto Adige: +220% conferitori in 6 anniRoma, 13 feb. (askanews) – Crescono produzione e numero di conferitori di latte fieno in Alto Adige: la produzione di latte fieno è passata da 500 conferitori circa nel 2018 con 77 milioni di kg a 1600 conferitori e 96 milioni di kg nel 2023. Il late fieno è una produzione tradizionale tipica delle zone montane che rientra in una scelta alimentare sostenibile e salutare, perché ottenuta da mucche alimentate nel corso delle diverse stagioni con alternanza di erba, specie erbacee fresche, fieno e integrazioni a base di cereali macinati.


“Oggi il latte fieno, nella nostra regione montana, rappresenta il 26% del totale latte prodotto, un dato in crescita di almeno 25 punti percentuali rispetto al 2018, anno in cui è iniziata la sua produzione, a seguito della certificazione Stg (Specialità Tradizionale Garantita,ndr.)”, spiega Annemarie Kaser, direttrice Federazione Latterie Alto Adige che riunisce 9 cooperative di caseifici e latterie altoatesine. “Le nostre aziende associate sono piccole realtà, gestite per lo più da persone dello stesso nucleo familiare, dove si allevano in media 15 vacche da latte e 8 vitelli per azienda agricola, su territori ripidi e con un lavoro prettamente manuale”, aggiunge. La produzione di latte fieno necessita, però, di investimenti adeguati, come impianti di ventilazione per essiccare il fieno e garantire un’alta qualità del foraggio, ed edifici per la sua conservazione, dato che il fieno richiede spazi ampi per il suo stoccaggio. Non da ultimo, sottolinea Kaser “sono importanti gli investimenti in comunicazione per diffondere la conoscenza di latte fieno, i suoi benefici sia nell’ambito di un sistema alimentare più responsabile, sia per quelli legati agli aspetti ambientali”.


Anche il progetto “Think Milk Taste Europe, Be Smart!”, promosso dal settore lattiero-caseario di Alleanza delle Cooperative Italiane, realizzato da Confcooperative, è impegnato, su diversi fronti e in primis con attività digital, nella valorizzazione del latte fieno, per esaltarne le sue distintività e farne un esempio di connessione locale e di una produzione alimentare sostenibile, ecologica e sociale.

Drei (Fedagripesca): innovazione in agrioltura? Bisogna aggregare

Drei (Fedagripesca): innovazione in agrioltura? Bisogna aggregareRoma, 13 feb. (askanews) – “Se gli investimenti in tecnologia nel settore agricolo hanno subito nel corso del 2024 una battuta d’arresto, la dimensione aziendale e l’aggregazione in forma cooperativa si confermano straordinari acceleratori per l’introduzione di soluzioni di Agricoltura 4.0.”. Lo ha detto il presidente di Fedagripesca Confcooperative Raffaele Drei intervenendo oggi a Milano alla presentazione del report dell’Osservatorio Smart AgriFood, curato dal Politecnico di Milano e dal Laboratorio Rise dell’Università degli Studi di Brescia, dedicato allo studio delle soluzioni tecnologiche per la filiera agroalimentare.


L’ultima rilevazione dell’Osservatorio ha evidenziato come gli investimenti in tecnologia siano calati dell’8% nel corso del 2024, con una spesa che si è attestata sui 2,3 miliardi di euro. L’organizzazione in filiera resta tuttavia un fattore decisivo: se infatti una quota pari al 38% di aziende agricole non coinvolte in alcun tipo di aggregazione adotta soluzioni digitali, la percentuale sale al 44% nel caso di aziende socie di cooperative e al 55% se fanno parte di OP (Organizzazioni di produttori, ndr.). “Numeri che attestano in tutta la loro evidenza – ha commentato Drei – la rilevanza del ruolo che la cooperazione riveste a monte, dal punto di vista economico e dei servizi offerti ai soci, con la sua capacità di mettere a sistema progetti di ricerca, acquisto di macchinari, introduzione di tecnologie e servizi innovativi, cosi come progetti di formazione per consolidare le competenze degli agricoltori. Le soluzioni avanzate e l’assistenza tecnica che le cooperative forniscono hanno, come è noto, costi che un’azienda agricola da sola non sempre riesce a sostenere”.


“La fotografia che emerge dall’Osservatorio – ha concluso il presidente Drei – attesta ancora una volta come la dimensione media aziendale sia un vero e proprio limite strutturale per il nostro comparto anche dal punto di vista dell’ammodernamento e dell’innovazione. C’è un forte bisogno di maggiore aggregazione per riuscire a cogliere le sfide della transizione digitale”.

Rallenta il mercato dell’agricoltura 4.0: -8% a 2,3 mld euro

Rallenta il mercato dell’agricoltura 4.0: -8% a 2,3 mld euroRoma, 13 feb. (askanews) – Rallentano dell’8% nel 2024 gli investimenti sul mercato italiano dell’agricoltura 4.0, soprattutto su macchinari e attrezzature agricole, mentra crescono quelli su software gestionali, DSS, sistemi di mappatura di coltivazioni e terreni. Gli investimenti fatti nel 2024 si sono quindi attestati a 2,3 miliardi di euro, con un calo in particolare degli investimenti in macchinari (29% del totale del mercato) e attrezzature (26,5% del totale), mentre continua la crescita delle soluzioni software come FMIS (Farm Management Information System, 13,5 % del totale), Decision Support System (DSS, 9,5% del totale), sistemi di monitoraggio e mappatura dei suoli (9% del totale) e delle colture (9% del totale) che, tuttavia, non compensano il calo degli investimenti legati all’hardware.


E’ quanto emerge da una ricerca dell’Osservatorio Smart AgriFood del Politecnico di Milano e del Laboratorio RISE (Research & Innovation for Smart Enterprises) dell’Università degli Studi di Brescia, presentata oggi durante il convegno “Smart agrifood: è tempo di una nuova consapevolezza!”, nel quale è intervenuto in apertura tramite video messaggio il ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida. Il rallentamento del mercato di Agricoltura 4.0 è causato dalla flessione dei redditi agricoli, dagli investimenti già realizzati negli scorsi anni, ma anche della riduzione degli incentivi pubblici. In Italia, infatti, l’84% delle aziende agricole utilizzatrici di soluzioni 4.0 ha già usufruito di almeno un incentivo e gli stessi provider tecnologici (81%) ritengono che le agevolazioni pubbliche negli ultimi anni siano state un fattore chiave per la crescita.


A fronte del rallentamento della spesa complessiva, nel 2024 la superficie italiana coltivata con soluzioni 4.0 è risultata quasi stazionaria, passando dall’9% del 2023 al 9,5% del 2024. L’adozione delle tecnologie si è infatti intensificata tra le aziende che ne erano già utilizzatrici, mentre è cresciuta poco la quota di nuovi investimenti. Il 41% delle aziende agricole italiane adotta oggi almeno una soluzione di Agricoltura 4.0 (considerando i software gestionali, la % sarebbe ben più alta), il 29% due o più. Il livello di digitalizzazione aumenta con le dimensioni aziendali e quando le aziende fanno parte di gruppi di produttori o consorzi o cooperative (il 38% delle aziende agricole “semplici” utilizza soluzioni di Agricoltura, contro il 44% di quelle che sono parte di cooperative e il 55% di organizzazioni di produttori).