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Chip, la giapponese Kioxia torna alla piena produzione

Chip, la giapponese Kioxia torna alla piena produzioneRoma, 17 giu. (askanews) – Il produttore giapponese di chip di memoria Kioxia Holdings torna alla produzione piena dopo 20 mesi di produzione ridotta, alla luce di un mercato in ripresa e grazie a una nuova linea di credito accesa da finanziatori. Lo scrive oggi Nikkei.


A giugno, Kioxia ha riportato i tassi di operatività delle linee di produzione al 100% presso il suo impianto di Yokkaichi e presso il suo impianto di Kitakami. Entrambi producono memoria flash NAND. Con il miglioramento delle attività, le banche creditrici hanno accettato di rifinanziare 540 miliardi di yen (3,2miliardi di euro) in prestiti in scadenza a giugno. Inoltre, creeranno una nuova linea di credito totale di 210 miliardi di yen (1,25 miliardi di euro).


La società, precedentemente conosciuta come Toshiba Memory, ha ridotto la produzione nell’ottobre 2022 per la domanda debole relativa ai suoi principali prodotti per smartphone, con una riduzione che ha superato il 30% in un certo momento. L’avvio della produzione presso una nuova fabbrica nel sito di Kitakami è stato posticipato dall’inizialmente previsto 2023 ad almeno il 2025.


Ora le condizioni di mercato stanno migliorando. Kioxia ha riportato un utile netto di 10,3 miliardi di yen (61 milioni di euro) per il trimestre gennaio-marzo, il primo risultato positivo in sei trimestri. Secondo la società di ricerca taiwanese TrendForce, i prezzi delle NAND nel trimestre aprile-giugno sono previsti in aumento dal 13% al 18% rispetto al trimestre precedente.

Sudcorea, continua saga divorzio d’oro SK: andrà in Corte suprema

Sudcorea, continua saga divorzio d’oro SK: andrà in Corte supremaRoma, 17 giu. (askanews) – Il presidente del conglomerato sudcoreano industriale SK, Chey Tae-won, ha dichiarato di aver deciso di presentare appello alla Corte Suprema contro la sentenza di divorzio da record, che rischia di far evaporare il suo controllo sul gigante delle telecomunicazioni e dell’energia, a causa di un “errore critico” nel calcolo del contributo della sua ex moglie alla crescita del gruppo. Lo sostiene oggi l’agenzia di stampa Yonhap.


Il divorzio di Chey con Ro So-young potrebbe essere quello del secolo per la Corea del Sud. Il mese scorso, un tribunale d’appello ha ordinato a Chey di pagare 1.380 miliardi di won (quasi un miliardo di euro) come divisione dei beni alla sua ex moglie, che è anche l’unica figlia dell’ex presidente Roh Tae-woo. La coppia si era sposata nel 1988 e ha tre figli. Il tribunale ha determinato che il patrimonio complessivo di Chey e Roh è di 4mila miliardi di won, con una percentuale di divisione del 65% per Chey e del 35% per Roh. Il tribunale ha ordinato a Chey di pagare la somma in contanti.


“Riconosco che dobbiamo rispettare la decisione giudiziaria, ma ho deciso di fare appello perché ci sono alcune ragioni,” ha detto Chey in una conferenza stampa. “C’è un errore oggettivo e chiaro nel calcolo della divisione dei beni.” Ha detto che l’errore è “critico” poiché riguarda la possibilità che anche le azioni siano soggette alla divisione dei beni e sul loro valore.


“La sentenza ha minato la reputazione e l’orgoglio di tutti i membri del gruppo SK, oltre che il mio,” ha inoltre sostenuto Chey. Il gruppo SK ha affermato che il calcolo del tribunale delle azioni di Korea Telecom, il predecessore di SK C&C, ora rinominato SK Inc., la holding del gruppo, è errato, perché gonfierebbe i valori patrimoniali della società prima e dopo che Chey l’avesse ereditata.


Chey ha usato il denaro di suo padre per acquistare 700.000 azioni di Korea Telecom nel 1994 come parte del piano di transizione del potere del gruppo. Il tribunale ha stabilito il valore delle azioni di Korea Telecom a 8 won nel 1994 e 100 won nel 1998, quando suo padre è morto; 35.650 won nel 2009, quando SK C&C è stata quotata in borsa, attribuendo un aumento di 355 volte del valore di mercato ai contributi di Chey, ma anche di Roh. Tuttavia, il gruppo SK ha sostenuto che il valore nel 1998 dovrebbe essere di 1.000 won, considerando due frazionamenti azionari rispettivamente nel 2007 e nel 2009, e che il valore delle azioni di SK C&C è aumentato solo di 35,5 volte nel periodo di nove anni. Ha inoltre sostenuto che il tribunale d’appello ha sottostimato la parte dell’eredità di Chey e ha sovrastimato il suo ruolo successivo basato sui risultati errati, che hanno anche influenzato il rapporto di divisione. Accettando il punto di vista di Chey, l’Alta Corte di Seoul ha deciso più tardi nella giornata di rivedere la sua sentenza scritta sul caso per correggere il prezzo in questione da 100 won a 1.000 won, ma ha dichiarato che l’importo per la divisione dei beni rimarrà invariato, hanno detto fonti. “Mi scuso per il disagio che la mia questione personale ha causato al popolo coreano,” ha detto inoltre Chey, in quello che è il suo primo intervento in relazione alla vicenda del divorzio. “Ho pensato – ha contunuato – che fosse giusto scusarmi di persona.” Se l’importo ordinato fosse diviso nei termini fissati dal tribunale d’appello, potrebbe scuotere la governance del gruppo SK, il secondo più grande conglomerato della Corea, che controlla SK Telecom Co., SK Innovation Co. e SK Square Co. e diverse altre compagnie, Chey è il maggiore azionista di SK, detenendo il 17,73%, per un valore di 2.200 miliardi di won (1,5 miliardi di euro), attraverso il quale controlla altre affiliate del gruppo SK. Dal canto suo, l’avvocato di Roh ha detto che la sentenza del tribunale d’appello era basata sull’enorme aumento del valore delle azioni di SK C&C e ha aggiunto che la rivendicazione del gruppo SK sembra aver disturbato le future decisioni giudiziarie. “Nonostante le affermazioni del querelante, il fatto che il valore delle azioni di SK C&C sia aumentato enormemente non può essere negato, e la conclusione non sarà disturbata,” ha detto Lee Sang-won dello studio legale Pyeong An in una dichiarazione. “È molto deplorevole – ha continuato – che stiano cercando di interferire con il giudizio della giustizia esagerando questioni triviali”.

Cina, ancora giù investimenti e vendite nel disastrato immobiliare

Cina, ancora giù investimenti e vendite nel disastrato immobiliareRoma, 17 giu. (askanews) – In mezzo a una serie di dati positivi diffusi oggi dall’Ufficio nazionale di statistica cinese, ce n’è uno particolarmente preoccupante per le autorità di Pechino: il settore immobiliare, già in profonda crisi, anche nel mese di maggio ha visto un calo degli investimenti.


I dati rilasciati oggi dal ente statistico mettono sulla via della crescita prevista dalle autorità cinesi per il 2024, cioè il 5% circa. A maggio sono cresciuti i consumi, con le vendite al dettaglio al +3,7% su base annua, +0,5% rispetto al mese precedente. Nei primi cinque mesi dell’anno, le vendite totali al dettaglio di beni di consumo sono aumentate del 4,1% su base annua. Le vendite al dettaglio online sono cresciute del 12,4%. E’ aumentata anche la produzione industriale, con un +5,6% e sono cresciuti anche gli investimenti complessivi in contro capitale – che includono proprietà, investimenti manifatturieri e infrastrutture – del 4% nei primi cinque mesi del 2024 rispetto a un aumento del 4,2% nel periodo gennaio-aprile.


Tutto bene, insomma? No, se uno guarda a un dato particolarmente sensibile: gli investimenti immobiliari sono diminuiti del 10,1% su base annua nei primi cinque mesi del 2024, peggiorando dal calo del 9,8% da gennaio ad aprile e dal calo del 9,5% nel primo trimestre. E questo va a pesare sui conti in grave difficoltà degli sviluppatori immobiliari, che sono al centro di una grave crisi debitoria che rischia di creare una spirale anche per il settore del credito. La superficie degli spazi abitativi di nuove case vendute è diminuita del 20,3% nei primi cinque mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2023. Il valore totale delle vendite di nuove case è crollato del 27,9% su base annua.


Il mese scorso, la Cina ha annunciato una serie di misure per soccorrere il settore immobiliare: 300 miliardi di yuan (38,6 miliardi di euro) di sussidi per aiutare a eliminare l’eccesso di case invendute, con la richiesta agli enti locali di rilevarle e poi farne edilizia convenzionata.

Cina annuncia indagine anti-dumping su prodotti di suino Ue

Cina annuncia indagine anti-dumping su prodotti di suino UeRoma, 17 giu. (askanews) – Il ministero del Commercio cinese ha annunciato oggi un’indagine anti-dumping su alcuni prodotti di carne suina importati dall’Unione europea, in un passaggio che appare come una possibile ritorsione dopo che Bruxelles ha deciso la scorsa settimana di aumentare i dazi sui veicoli elettrici cinesi fino al 38% a partire dal 4 luglio prossimo.


I prodotti oggetto dell’indagine includono carne suina fresca e congelata, frattaglie di suino, grasso di maiale senza carne magra, intestini, vesciche e stomaci di suino. Il periodo di indagine sul dumping delle importazioni va dal primo gennaio al 31 dicembre dell’anno scorso, mentre il periodo per la valutazione dei danni industriali copre quattro anni dal primo giorno del 2020 all’ultimo giorno del 2023, ha comunicato il ministero.


L’indagine durerà non più di un anno, ma potrebbe essere prorogata per ulteriori sei mesi. La Commissione europea ha annunciato la scorsa settimana che, a valle di una indagine anti-dumping, le vetture elettriche prodotte in Cina subiranno un incremento di dazi che va fino al 38%, dopo che gli Usa hanno a loro volta aumentato le tariffe sulle vetture a nuova energia prodotte nella Repubblica popolare a oltre il 100%.

Toyota, riunione azionisti: in discussione sarà anche il presidente

Toyota, riunione azionisti: in discussione sarà anche il presidenteRoma, 14 giu. (askanews) – Una delle poltrone più importanti del sistema industriale giapponese potrebbe essere messa in discussione la prossima settimana. Si tratta del presidente della più grande casa automobilistica mondiale, la Toyota, dopo una serie di problemi che hanno angustiato la compagnia nipponica.


Toyota Motor terrà la sua assemblea annuale degli azionisti la prossima settimana e, secondo quanto scrive oggi Nikkei, alcuni consulenti per gli investimenti si oppongono alla rielezione del presidente Akio Toyoda nel consiglio di amministrazione. Il colosso automobilistico si è trovato al centro dello scandalo sulle irregolarità nei test di sicurezza del gruppo e lo stesso Toyoda si è dovuto scusare per i problemi che sono emersi nei mesi scorsi.


Toyota terrà l’assemblea annuale il 18 giugno presso la sua sede nella prefettura di Aichi. L’azienda ha presentato una proposta per rieleggere tutti i 10 direttori, incluso Toyoda, membro della famiglia fondatrice. Tuttavia, la società statunitense di consulenza Institutional Shareholder Services ha consigliato agli investitori di votare contro la rielezione di Toyoda. “In qualità di dirigente di lunga data, Toyoda dovrebbe essere considerato responsabile finale per una serie di irregolarità di certificazione all’interno del gruppo Toyota Motor” si legge nel suo rapporto, secondo Nikkei. “Giudicando dai membri del consiglio nominati, nonché dalle contromisure annunciate dall’azienda, contrariamente alle affermazioni dell’azienda riguardo ai cambiamenti nella cultura aziendale, si sospetta in realtà che l’azienda tenda a preservare la sua cultura aziendale, e Toyoda dovrebbe essere ritenuto responsabile di ciò.”


Il Ministero del Territorio, delle Infrastrutture, dei Trasporti e del Turismo del Giappone ha annunciato all’inizio di questo mese che Toyota e altri quattro produttori hanno ammesso irregolarità nei test di sicurezza. Toyota ha fermato le vendite della Corolla Fielder, Corolla Axio e Yaris Cross in Giappone poiché le domande di certificazione di questi modelli utilizzavano “dati inadeguati nei test di protezione dei pedoni e degli occupanti”. A seguito della scoperta, il ministero ha ispezionato la sede di Toyota per valutare i processi e il contesto delle irregolarità attraverso audizioni e analisi dei documenti.


Lo scandalo è emerso dopo che sono stati trovati casi di cattiva condotta in tre società del gruppo Toyota: il produttore di camion Hino Motors, l’unità di auto piccole Daihatsu Motor e Toyota Industries. Un altro consulente, Glass Lewis, si oppone alla rielezione di Toyoda, indicando la sua responsabilità per gli scandali. “Crediamo che il signor Toyoda sia responsabile per non aver garantito che il gruppo mantenesse adeguati controlli interni e per non aver assicurato l’implementazione di misure di governance appropriate nelle società del gruppo. Data l’ampia diffusione dei problemi in tutto il gruppo Toyota, ciò solleva ulteriori dubbi sulla cultura aziendale che si è sviluppata sotto la leadership del signor Toyoda”, ha scritto il consulente, che già lo scorso anno aveva raccomandato di votare contro la rielezione di Toyoda. (Foto dal profilo X di Toyota)

Dopo riunione Banca del Giappone, lo yen si indebolisce

Dopo riunione Banca del Giappone, lo yen si indebolisceRoma, 14 giu. (askanews) – Lo yen ha risentito oggi della poca chiarezza emersa dal Consiglio monetario della Banca del Giappone (BoJ) in merito alle sue prossime mosse sui tassi e sulla portata della riduzione di acquisti di obbligazioni governative (JGB) non immediata annunciata oggi. La valuta nipponica si è indebolita ulteriormente e un dollaro Usa è arrivato a costare oltre 158 yen dopo l’annuncio della BoJ.


Si è trattato del punto più basso della valuta giaponese dal 29 aprile, quando il governo e la BoJ sarebbero intervenute per sostenere la valuta. I mercati si aspettavano che la BoJ riducesse da subito i suoi acquisti di JGB. La banca detiene circa 600mila miliardi di yen (3.544 miliardi di euro) in JGB, cioè più della metà di tutte le obbligazioni emesse. Questo ha contribuito a mantenere bassi i tassi di interesse.


L’annuncio di oggi è arrivato in un momento in cui il quadro economico interno appare incerto. L’economia si è contratta a un tasso annualizzato dell’1,8% da gennaio a marzo rispetto al trimestre precedente, secondo le cifre riviste rilasciate lunedì. I consumi privati sono scesi del 2,9% per il quarto trimestre consecutivo di cali. I salari reali aggiustati per l’inflazione sono diminuiti per il 25esimo mese consecutivo, secondo le cifre rilasciate all’inizio di giugno dal Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare. Lo yen è sceso al suo minimo di 34 anni ad aprile e ha oscillato vicino a quel livello.

S&P: Cina irrobustisca mercato obbligazionario privato

S&P: Cina irrobustisca mercato obbligazionario privato

Roma, 14 giu. (askanews) – La Cina, se vuole sostenere la crescita e nello stesso tempo contenere il debito, dovrà migliorare l’efficienza dei finanziamenti partendo da una razionalizzazione del mercato obbligazionario e dando più spazio alle obbligazioni private rispetto a quelle pubbliche. Lo segnala un rapporto pubblicato da S&P Global.


Il governo cinese desidera sostenere la crescita economica, ma è preoccupati per gli alti livelli di debito tra i governi locali e le aziende. Di conseguenza, ha stretto i finanziamenti per i veicoli di finanziamento dei governi locali e controllato la crescita complessiva del credito. Ma, per mantenere una crescita stabile senza aumentare ulteriormente la leva finanziaria, “la Cina potrebbe dover migliorare l’efficienza del finanziamento degli investimenti”, segnala S&P. “Questa efficienza è peggiorata significativamente dalla crisi finanziaria globale del 2007-2008. Un maggiore orientamento al mercato e riforme dei titoli obbligazionari aziendali aiuterebbero a raggiungere questo obiettivo. Il rapporto tra debito del settore non finanziario e PIL è rimasto stabile per gran parte degli anni 2000, ma è più che raddoppiato tra il 2008 e il 2023, secondo le nostre stime. In diverse occasioni nell’ultimo decennio, le autorità hanno preso provvedimenti per ridurre la leva finanziaria in diverse parti del sistema finanziario. Tuttavia, nonostante questi sforzi, il debito continua a crescere anche se la crescita del PIL nominale rallenta”, segnala il rapporto.


In linea di principio, la gestione della leva macroeconomica è stata un obiettivo politico dal 2018. Ma i politici hanno spesso allentato le politiche di credito per stimolare la crescita economica, portando a un aumento del debito complessivo e del finanziamento sociale totale. Il risparmio nazionale lordo della Cina è molto elevato, rappresentando il 45% del PIL nel 2022. La maggior parte di questo risparmio è utilizzata per finanziare gli investimenti nell’economia attraverso il sistema finanziario nazionale. Tra il 2000 e il 2007, la leva finanziaria è rimasta sostanzialmente stabile in mezzo a una rapida crescita economica e a un modesto impatto della ristrutturazione bancaria, mentre i risparmi nazionali sono aumentati di 15 punti percentuali fino al 50% del PIL. Tuttavia, le tendenze sono cambiate successivamente, e la leva ha iniziato ad aumentare dal 2008 a causa dell’impennata della spesa pubblica in risposta alla crisi finanziaria globale. Un decennio e mezzo dopo, ben dopo la fine della crisi, la tendenza al rialzo della leva finanziaria non si è ancora invertita. Questo suggerisce che i risparmi elevati della Cina, uno dei tradizionali punti di forza del paese, possono contribuire sempre più alla leva finanziaria piuttosto che alla produzione. “Se il grande bacino di risparmi della Cina continuerà a essere impiegato in modo inefficiente, potrebbe finire per alimentare più i rischi sistemici che potenziale di crescita”, dice ancora il rapporto.


Un grande bacino di risparmi – avverte S&P – “potrebbe anche aumentare i rischi politici se dovesse portare a compiacenza e alla percezione che la Cina non ha bisogno di capitali esteri e, quindi, di riforme orientate verso l’esterno, mentre gli investimenti stranieri sono cruciali per introdurre la concorrenza globale e la disciplina del mercato per aumentare l’efficienza nei settori che sono stati protetti da tali forze”. Il rapporto investimenti/PIL della Cina è aumentato dal 33,6% nel 2000 a un picco del 46,7% nel 2011. Il grande aumento nel periodo 2008-2010 in risposta alla crisi finanziaria globale non è mai stato completamente ritirato. Dopo una certa riduzione, il rapporto è sceso al 42,6% nel 2016 e da allora è rimasto sopra il 43%, riflettendo pochi progressi nel riequilibrare la crescita verso il consumo. Nel frattempo, il rapporto tra nuovo credito per unità di investimento è raddoppiato dal 40% circa nel 2000 a oltre l’80% durante il picco del periodo di stimolo 2008-2010. Nonostante il ritiro dello stimolo successivamente, il rapporto è rimasto a una media di quasi il 60% tra il 2011 e il 2023, un aumento significativo rispetto ai livelli storici. “Questa espansione del credito è straordinaria rispetto sia ai mercati sviluppati che agli altri mercati emergenti. Senza una maggiore dipendenza dal credito, la leva finanziaria sarebbe stata materialmente inferiore e più in linea con i pari globali”, secondo lo studio.


Il maggiore bisogno di credito è in parte dovuto a un cambiamento nella composizione degli investimenti verso più infrastrutture dalla crisi finanziaria globale. Tali progetti tendono a essere largamente finanziati con debito poiché detengono asset di lunga durata che sono tipicamente posseduti e regolati dai governi locali o centrali attraverso le loro imprese statali (SOE). Il governo cinese, però, comprende la necessità di controllare simultaneamente la leva finanziaria e sostenere la crescita economica a lungo termine per tenere a bada i rischi sistemici. Tuttavia, si tratta di un percorso sfidante. La Cina potrebbe dover ridurre il suo rapporto investimenti/PIL mentre i rendimenti sugli investimenti diminuiscono e spostare il suo modello di crescita verso il consumo. Il rapporto capitale/output del paese è costantemente aumentato, il che non può continuare indefinitamente. Tuttavia, ridurre gli investimenti per contenere la leva macroeconomica rallenterà inevitabilmente il ritmo della crescita. Per minimizzare l’impatto sulla crescita, il riequilibrio verso un maggiore consumo e minori investimenti potrebbe dover avvenire insieme a una robusta crescita della produttività. Per migliorarla potrebbero essere necessarie ulteriori riforme per migliorare la produttività per sostenere la crescita nel prossimo decennio. Ma questo porta a un’estensione del credito anche a imprese meno competitive nel tempo e questo finisce per far emergere l’effetto contrario, oltre a ostacolare le forze di mercato nella selezione delle imprese che non possono far crescere sostenibilmente i loro flussi di cassa più rapidamente delle loro esigenze di servizio e rimborso del debito. Ciò finisce per portare a maggiori necessità di investimento, più debito e una crescita della produttività inferiore. Questi, per S&P, è “essenziale permettere alle forze di mercato di svolgere un ruolo maggiore è essenziale per aumentare l’efficienza: i mercati del credito saranno fondamentali in questo sforzo, poiché sono il principale veicolo di consegna delle forze di mercato quando si tratta di allocazione del credito”. Negli ultimi 10 anni, il mercato obbligazionario della Cina è cresciuto rapidamente ed è ora il secondo più grande al mondo e l’espansione rapida significa che, nonostante le sue dimensioni attuali, è ancora nelle prime fasi di sviluppo. L’emissione di obbligazioni soddisfa solo una piccola parte delle esigenze di finanziamento della Cina. L’aumento delle vendite di obbligazioni speciali da parte dei governi locali, inoltre, ha esacerbato questo problema. Riducendo la necessità per i veicoli di finanziamento dei governi locali (LGFV) di emettere obbligazioni per finanziare progetti infrastrutturali, la sostituzione degli emittenti governativi con quelli aziendali ha minato la differenziazione del credito e la valutazione del rischio di credito nel mercato. La diminuzione dell’importanza delle obbligazioni aziendali rispetto a quelle governative è un’indicazione importante del fatto che il settore statale sta spiazzando il settore privato in termini di finanziamento, il che riduce la partecipazione di più gruppi di imprese diversificati. Questa tendenza rimane una sfida centrale per il paese, nonostante decenni di riforme volte a migliorare l’efficienza.

Giappone, banca centrale decide di ridurre acquisti bond governativi

Giappone, banca centrale decide di ridurre acquisti bond governativiRoma, 14 giu. (askanews) – La Banca del Giappone ha deciso oggi di ridurre i suoi acquisti di obbligazioni governative giapponesi, ma solo dopo aver raccolto le opinioni dei partecipanti al mercato e aver elaborato i dettagli della riduzione per i prossimi uno o due anni nella riunione del 30-31 luglio. Si tratta di un approccio più prudente rispetto a quanto si aspettavano gli osservatori.


Fino ad allora, la banca centrale nipponica continuerà gli acquisti al ritmo attuale, circa 6mila miliardi di yen (35,4 miliardi di euro) al mese. L’economia giapponese nel periodo gennaio-marzo si è contratta dello 0,5% rispetto al trimestre precedente, o a un ritmo annualizzato dell’1,8%, con l’inflazione che si è moderata invece di accelerare. Questo ha spinto la banca centrale ad assumere un atteggiamento accomodante dopo che nella precedente riunione di politica monetaria del 19 marzo aveva deciso il primo ritocco verso l’alto dei tassi d’interesse da 17 anni a questa parte.


Una mossa, quella, che fu anche dovuta al fatto che lo yen, la valuta giapponese, era scesa al minimo da 34 anni, con il dollaro salito oltre quota 160. Dopo una riunione di politica di due giorni, la BOJ ha deciso di lasciare invariate le altre misure, incluso il tasso di interesse tra lo 0% e lo 0,1%.


Riducendo gli acquisti di obbligazioni, la BOJ ridurrà effettivamente le sue partecipazioni e passerà a una modalità di inasprimento quantitativo. Per decenni, la BOJ ha cercato di stimolare l’economia giapponese attraverso l’allentamento quantitativo, espandendo il suo bilancio, nel tentativo di contribuire a far uscire il paese dalla spirale deflazionistica. Attualmente il bilancio della Banca del Giappone è cinque volte quello del 2012 a causa dei suoi acquisti di bond governativi, di cui possiede il 54% del totale emesso.


Il governatore Kazuo Ueda, che ha assunto l’incarico ad aprile 2023, ha promesso di ripristinare il meccanismo di determinazione dei prezzi del mercato delle obbligazioni, che a causa della presenza massiccia della banca centrale risulta distorta. La riduzione degli acquisti di obbligazioni da parte della banca centrale potrebbe far salire la curva dei rendimenti e aumentare i costi di finanziamento. Il mese scorso, i rendimenti dei JGB a 10 anni sono saliti a un massimo di 13 anni dell’1,1%. Ma la politica monetaria della Banca del Giappone rimane nel complesso accomodante. I tassi di interesse reali restano negativi, con il mercato che prevede un’inflazione intorno all’1,5% nei prossimi 10 anni. La banca prevede che l’inflazione mediamente sarà del 2,8% nell’anno fiscale 2024 e rallenterà all’1,9% nell’anno fiscale 2025. Il target è quello di portarla stabilmente al 2%. Gli operatori di mercato si aspettano che ci sia un aumento del tasso d’interesse allo 0,25% nella prossima riunione del 30-31 luglio.

Cina, allarme per siccità estrema: a rischio raccolti nel nord

Cina, allarme per siccità estrema: a rischio raccolti nel nordRoma, 12 giu. (askanews) – Allarme in Cina per la siccità estrema che sta colpendo alcune province e che potrebbe mettere a rischio la produzione agricola soprattutto nelle aree settentrionali e centrali del paese.


Nella provincia di Henan, secondo quanto riporta oggi il South China Morning Post, l’ufficio meteorologico ha emesso stamani un’allerta siccità arancione, la seconda di un sistema a tre livelli. Il meteorologo ha affermato che 16 delle 17 città della provincia registrano mancanza di pioggia da 10 giorni e che si prevede che la siccità si sviluppi ulteriormente la settimana successiva. La temperatura nella sua capitale Zhengzhou ha superato i 40 gradi C oggi e rimarrà intorno ai 30 gradi nei giorni successivi.


L’Henan ha chiesto ai governi locali della provincia di “adottare misure di emergenza contro la siccità”, dando priorità all’acqua residenziale e all’acqua potabile per il bestiame. L’acqua per il settore dei servizi sarà limitata per garantire forniture adeguate per l’irrigazione, e la pioggia artificiale dovrebbe essere aumentata quando necessario. Il ministero dell’Agricoltura di Pechino ieriha emesso un allarme per alte temperature e siccità nella Cina settentrionale e centrale, comprese parti di Hebei, Shanxi, Shaanxi, Henan, Shandong e Anhui. Per queste aree, che tradizionalmente hanno un’elevata produzione di soia e mais, c’è un alto rischio di danni alle piantine delle colture.


Secondo l’emittente statale CCTV, a giugno le temperature in alcune parti dello Shandong, Henan e Jiangsu sono di 1-2 gradi più alte rispetto allo scorso anno, mentre le precipitazioni sono diminuite dal 20 al 50%.

Giappone, governo userà “tutti gli strumenti” per aumentare salari

Giappone, governo userà “tutti gli strumenti” per aumentare salariRoma, 12 giu. (askanews) – Il Giappone userà “tutti gli strumenti di politica” per sostenere gli aumenti salariali cruciali per porre finalmente fine alla deflazione e aprire la strada a una crescita economica costante di oltre l’1%. Lo scrive l’agenzia di stampa Kyodo dando notizia della bozza di politica economica e fiscale del governo.


L’esecutivo di Tokyo considera gli anni fino al 2030 ccruciali per il Giappone, che è una delle società con l’invecchiamento più rapido al mondo, con lo scopo di affrontare la carenza di manodopera e aumentare il suo potenziale di crescita attraverso investimenti strategici. Un tasso di crescita aggiustato per l’inflazione superiore all’1% è considerato necessario per gestire le proprie finanze e continuare a fornire servizi di sicurezza sociale, anche se il tasso di crescita potenziale del paese è attualmente stimato intorno allo zero percento.


Il piano sottolinea la necessità di ridurre l’indebitamento pubblico, il peggiore tra i paesi del G7, in vista della prospettiva di maggiori costi per il servizio del debito, dopo che la Banca del Giappone ha aumentato i tassi di interesse per la prima volta in 17 anni a marzo. Nella bozza del piano, il governo ha mantenuto l’obiettivo di raggiungere un avanzo primario di bilancio – un indicatore chiave della salute fiscale – nell’esercizio 2025. Ha promesso di ridurre costantemente il debito pubblico, che attualmente è più del doppio delle dimensioni dell’economia.


Il documento, presentato durante una riunione del Consiglio per la Politica Economica e Fiscale, dovrebbe essere finalizzato il 21 giugno dopo consultazioni con i partiti di governo. La sua versione finale sarà utilizzata dal governo per gestire la politica economica e fiscale nei prossimi anni. L’economia giapponese, che cubava meno di 600mila miliardi di yen (3.552 miliardi di euro) nel trimestre gennaio-marzo, può crescere fino a 1 milione di miliardi di yen (5.920 miliardi di euro) intorno al 2040 in termini nominali, se vengono adottate misure politiche adeguate e viene raggiunta una stabile inflazione del 2%, secondo la bozza.


Il piano arriva in un momento in cui il governo punta a porre fine alla sua battaglia pluridecennale contro la deflazione e realizzare un’economia in cui è in atto un ciclo virtuoso di aumenti salariali e dei prezzi. “Ora è il momento di passare a una nuova fase economica”, ha dichiarato il Primo Ministro Fumio Kishida durante la riunione del potente consiglio consultivo. Kishida ha chiesto alle aziende giapponesi di aumentare i salari poiché prioritizza la redistribuzione della ricchezza. Il governo sta cercando di mantenere il forte slancio positivo visto nelle trattative salariali annuali di quest’anno tra lavoratori e management, che saranno vitali per le famiglie colpite dall’aumento del costo della vita. La bozza di documento prevede anche un aumento del salario minimo orario, attualmente intorno a 1.000 yen (5,9 euro), a 1.500 yen (9 euro) in una data anticipata rispetto all’obiettivo di metà degli anni 2030. Ci sono anche strumenti per facilitare il cambiamento di lavoro e per promuovere la riqualificazione della forza lavoro come percorsi per aumentare i salari. Per affrontare la carenza di manodopera, si sta anche spingendo per l’automazione e la digitalizzazione. La bozza inoltre sottolinea la necessità di “supporto pluriennale e su larga scala” per gli investimenti da parte delle aziende per aumentare la capacità produttiva e condurre ricerca e sviluppo nei campi dei chip e dell’intelligenza artificiale. E prevede che vengano considerati “passi legislativi necessari” per sostenere la produzione di massa di chip di nuova generazione.