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Deloitte punta su Roma e inaugura la nuova sede in via Veneto

Deloitte punta su Roma e inaugura la nuova sede in via VenetoRoma, 13 gen. (askanews) – Deloitte punta su Roma e martedì 16 gennaio inaugura ufficialmente la nuova sede di via Vittorio Veneto 89. L’edificio, nato dal recupero dell’ex palazzo prima dell’IRI e poi di Fintecna e progettato nel 1927 dall’architetto Carlo Broggi, ospiterà oltre 2.600 persone su una superficie complessiva di quasi 16.000 metri quadri, testimoniando la centralità che la città di Roma ricopre nella strategia di business del network in Italia.

La Capitale, infatti, è stata scelta come pioniera del nuovo approccio che Deloitte vuole apportare all’ambiente di lavoro, concepito come uno spazio sostenibile e flessibile, che favorisca inclusione, creatività, innovazione, benessere e collaborazione. In precedenza, le persone di Deloitte su Roma erano dislocate in diverse sedi che ora sono confluite in Via Veneto, nel cuore della città. Il nuovo complesso, inoltre, sarà uno dei pochi edifici storici di Roma a poter vantare una triplice certificazione (LEED, BREEAM e WELL), a conferma della grande attenzione del network Deloitte sui temi della sostenibilità ambientale e dell’efficienza energetica.

Dal 16 al 18 febbraio 2024 torna a Roma “Canapa mundi”

Dal 16 al 18 febbraio 2024 torna a Roma “Canapa mundi”Milano, 12 gen. (askanews) – Dal 16 al 18 febbraio 2024 torna a Roma “Canapa mundi”, IX edizione della Fiera internazionale della Canapa tra tradizione e innovazione; un’edizione dedicata al connubio tra Sport e Canapa e l’impegno nella sostenibilità tra start up e nuove prospettive dei mercati internazionali.

Tanti i percorsi da seguire lungo le “strade della canapa” che si articoleranno nel padiglione d’esposizione, per offrire al visitatore uno spaccato delle molte risorse che la pianta offre attraverso approfondimenti tematici e trasversali che spaziano dalla sostenibilità, allo sport, alla nutraceutica, dall’edilizia, all’agricoltura, al tessile, passando come ogni anno dall’artigianato e dalle start up, dal benessere alla gastronomia. Dopo un primo focus della scorsa edizione, a Canapa Mundi 2024 torna protagonista lo sport, con una novità assoluta: un’area esclusiva dedicata, dove si terranno esibizioni di calisthenics e challenge sportive, dove il pubblico si potrà cimentare e vincere premi, invitando il pubblico a partecipare attivamente e a sperimentare direttamente i benefici della pianta, mostrando la relazione sinergica tra la canapa e il mondo dello sport. I semi di canapa, noti per l’alto contenuto di proteine e oli essenziali, sono, infatti, considerati un super alimento per gli atleti; l’ultima tendenza riguarda l’uso diffuso del CBD in varie forme, tra cui alimentare e cosmetica, con sempre più sportivi che lo adottano nelle loro discipline. Tra i suoi principali effetti, si evidenzia la capacità di alleviare il dolore, ridurre l’ansia e migliorare la qualità del sonno grazie alle sue proprietà miorilassanti e al suo potente effetto antinfiammatorio.

Canapa Mundi continua a essere una piattaforma per le più recenti innovazioni del settore, sottolineando l’importanza della canapa nella promozione di pratiche sostenibili e rispettose dell’ambiente e stabilendo un collegamento tra tradizione, sostenibilità e nuovi orizzonti. Nell’ambito della tradizione e della sostenibilità, l’evento conferma infatti il Museo della Canapa, una delle attrazioni principali, che offrirà ai visitatori un viaggio nella storia e nell’evoluzione della canapa. Mentre, a proposito di innovazione, saranno esposte le ultime novità in termini di illuminazione tecnica a LED per la coltivazione, ma anche fertilizzanti biologici sia per idroponica che per il terriccio, insieme alle ultime novità genetiche, piante ornamentali, cibo, cosmetici e molti altri prodotti derivati dalla canapa. Sempre guardando all’ambiente, Canapa Mundi 2024 rinnova il suo impegno per l’ambiente con il progetto “Bosco di Canapa Mundi”, iniziativa di compensazione del CO2. Ogni espositore riceverà un albero da questo bosco, che potrà seguire con un codice univoco, evidenziando l’impegno dell’evento nella promozione di pratiche sostenibili e responsabili.

Non solo sostenibilità, ma anche lavoro ed economia. “Nell’ambito economico” spiegano gli organizzatori di Canapa Mundi, “il mercato globale legale della cannabis terapeutica, sta vivendo una fase di crescita esponenziale, con stime che lo vedono raggiungere i 100 miliardi di dollari entro il 2028 secondo Bloomberg. L’industria della cannabis si sta rivelando un importante generatore di posti di lavoro, con 2,5 milioni di posti di lavoro entro il 2025 (1,5 milioni di posti di lavoro diretti e 1 milione di posti di lavoro indiretti) secondo New Frontier Data. Questa tendenza si riflette anche in un potenziale significativo per il mercato italiano, che potrebbe trarre benefici economici e occupazionali dall’espansione di questo settore se riuscisse ad intercettare anche solo in parte questo fenomeno. In sintesi, l’industria legale della cannabis non solo sta mostrando un’impressionante crescita in termini di valore di mercato e diversificazione dei prodotti, ma sta anche diventando un motore importante per la creazione di posti di lavoro e l’innovazione in molti paesi, con potenziali ripercussioni positive anche per il mercato italiano, se il paese si fa trovare pronto a queste nuove sfide”.

I dettagli sull’evento, inclusi i biglietti e le offerte esclusive, sono disponibili sul sito ufficiale canapamundi.com Canapa Mundi si svolge il 16, 17 e 18 febbraio 2024 alla Fiera di Roma. Venerdì e Sabato dalle 11.00 alle 20.00, Domenica dalle 11.00 alle 19.00. Venerdì biglietto intero € 5,00, sabato e domenica biglietto intero € 8,00, ridotto € 5,00 Abbonamento 3 giorni intero € 12,00. La biglietteria chiude un’ora prima. Ingresso gratuito per persone disabili, accompagnatori e ragazzi fino a 10 anni, accompagnati. Per gli Adulti oltre i 65 anni è valido il biglietto ridotto. La fiera e le casse aprono alle ore 11.00. Info e prevendite su vivaticket.

Primo summit Anev sull’eolico offshore, il 19 e 20 dicembre a Roma

Primo summit Anev sull’eolico offshore, il 19 e 20 dicembre a RomaRoma, 18 dic. (askanews) – Gli attuali obiettivi nazionali ed europei individuano e tracciano una importante traiettoria di crescita per il settore delle energie rinnovabili al 2030, per raggiungere i quali l’Italia dovrà fare affidamento su tutte le risorse a sua disposizione.

In questo contesto l’eolico offshore rappresenta un asset strategico per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e di transizione energetica del Paese, nonché una grande opportunità di crescita per il nostro mercato e per l’implementazione di una filiera industriale nazionale. In particolare, la prospettiva di sviluppare tecnologie galleggianti a supporto delle turbine eoliche, offre all’Italia un margine di sviluppo considerevole nel settore dell’energia del vento offshore, altrimenti circoscritta a pochi casi. Al fine, dunque, di valutare la concreta applicabilità di questa tecnologia dal punto di vista energetico, ambientale, industriale e scientifico, il settore eolico incontrerà i principali interlocutori, dalle aziende, all’industria dell’acciaio, alle capitanerie di porto, partner strategici per lo sviluppo di impianti in mare. Saranno presenti anche le Ambasciate dei Paesi nei quali la tecnologia offshore “bottom fixed” è già affermata e si stanno delineando scenari di sviluppo anche per il “floating”, aziende del settore. Saranno presenti il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, il Ministro dell’Industria e del Made in Italy, Adolfo Urso e sono stati invitati il Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini e il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini.

Se ne parlerà il 19 e 20 dicembre a Roma nel I Summit ANEV sull’eolico offshore.

Un italiano su 4 ha provato la GenAI per creare testi

Un italiano su 4 ha provato la GenAI per creare testiRoma, 29 nov. (askanews) – A un anno dal lancio di ChatGPT il tema dell’Intelligenza Artificiale continua a tenere banco nel dibattito nell’opinione pubblica e nei board delle imprese. Secondo l’ultima ricerca di Deloitte sull’Intelligenza Artificiale in Italia, presentate in anteprima nel corso dell’Innovation Summit al MAXXI a Roma, gli italiani sperano che l’AI trovi applicazione soprattutto in campo medico (38%) e nella semplificazione burocratica (31%). C’è anche chi non esclude di ‘fare amicizia’ con un’intelligenza artificiale (41%), mentre molti lo troverebbero “inquietante” (28%).

Anche le imprese italiane cominciano ad attrezzarsi per cogliere le opportunità di questa tecnologia. Sempre secondo la ricerca Deloitte: il 59% ha già sperimentato qualche strumento AI e il 40% prevede di investire nei prossimi tre anni. Il 35% è già pronto alla implementazione dell’AI, mentre il 53% guarda al medio periodo, confidando nella riduzione dei costi di questa tecnologia, che oggi risultano ancora proibitivi per la maggioranza (66%) delle imprese italiane. Al summit hanno partecipato Enrico Maria Bagnasco, CEO di Sparkle, Paolo Benanti, professore presso la Pontificia Università Gregoriana, Maria Chiara Carrozza, presidente del CRN, Tom Davenport, professore distinto al MIT e al Babson College, Stefano De Alessandri, ceo di Ansa, Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera, la divulgatrice scientifica Barbara Gallavotti, Alessandra Poggiani, direttrice generale di CINECA, la deputata Cristina Rossello, il senatore e ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, e Jaap Zuiderveld, vice presidente EMEA di Nvidia.

Mentre il report completo di Deloitte verrà presentato a gennaio 2024, il CEO di Deloitte Central Mediterranean (DCM) Fabio Pompei, ha commentato: ‘Per garantire uno sviluppo etico e sicuro dell’Intelligenza Artificiale è necessario costruire una collaborazione pubblico-privato capace di garantirne una governance improntata al rispetto dei criteri ESG. Una priorità assoluta che sottolineiamo come Deloitte, ma che emerge con chiarezza anche dalla nostra ricerca: secondo il 70% delle imprese intervistate la collaborazione fra attori pubblici e privati sarà imprescindibile per delineare un quadro normativo equo ed efficace’. Secondo Andrea Poggi, Innovation Leader di Deloitte Central Mediterranean (DCM): ‘Per gestire al meglio la rivoluzione innescata dall’AI e coglierne appieno i frutti, è importante andare oltre ‘l’artificiale’ e investire sul raggiungimento di una forma di Intelligenza: l’Intelligenza Simbiotica, in cui il rapporto tra intelligenza umana e intelligenza artificiale entra in una nuova fase, una joint venture governata dall’uomo che ci permetta di sfruttare le migliori qualità di entrambe le forme di intelligenza creando valore positivo per la società avanzando verso un futuro etico e sostenibile. Quello dell’Intelligenza Simbiotica è un vero e proprio approccio strategico e anche un concreto modus operandi, che prevede precise azioni da parte dei diversi attori del nostro sistema socioeconomico per realizzarla e quindi affrontare al meglio questa straordinaria rivoluzione riducendone i rischi’.

La maggioranza delle aziende intervistate (59%) già oggi utilizza soluzioni di Intelligenza Artificiale. Tra le più comuni vi sono quelle per l’automazione, l’ottimizzazione e la gestione di processi (38%), l’analisi dei dati (16%), l’analisi e la gestione dei rischi (15%). Meno frequenti l’uso di chatbot (13%), l’impiego per la formazione dei dipendenti (8%) e le applicazioni per la produzione di testo e/o immagini, usate solo dal 3% delle aziende nonostante il grande clamore mediatico di cui sono state protagoniste negli ultimi mesi. Solo nel 41% dei casi le aziende non hanno mai fatto alcun utilizzo di applicazioni AI. Nonostante le numerose incertezze che ancora riguardano gli sviluppi dell’AI e la sua regolamentazione, oltre il 40% delle aziende italiane dichiara che aumenterà gli investimenti in AI nei prossimi tre anni, puntando sull’efficientamento del data management (49%), dello sviluppo prodotti e servizi (45%) e dei sistemi software (41%). Un 10% degli investimenti, invece, potrebbe servire per adeguare il capitale umano, mentre il 5% potrebbe portare a operazione di M&A quali acquisizioni, joint-venture, partnership e alleanze strategiche.

Quali sono i benefici che le aziende puntano ad ottenere con l’AI? Il 45% si aspetta una maggiore efficienza e produttività, mentre il 40% pensa a una riduzione dei costi dell’azienda. Quote inferiori ma significative puntano all’abilitazione dei nuovi modelli di business (23%) e alla capacità di guadagnare reattività rispetto ai cambiamenti esterni (20%), nonché maggiore controllo ed efficacia nel controllo dei rischi (20%). Tra le aree aziendali che potrebbero ricavare il maggiore valore aggiunto ci sono le operations (49%), l’amministrazione e il controllo di gestione (34%), le infrastrutture e sistemi IT (30%), il settore sales (17%) e il comparto R&D e innovazione (13%). Secondo le imprese intervistate, le barriere che ostacolano l’implementazione aziendale di tecnologie AI sono la mancanza di conoscenze e competenze tecniche (40%), l’incompatibilità tecnologica con i sistemi attuali (37%) e la carenza di adeguate risorse finanziarie (31%), che nel caso delle aziende del Sud arriva al 47%. Altri ostacoli che vengono segnalati dalle aziende sono la difficoltà nella raccolta e gestione dei dati (27%) e il grado di maturità del mercato/settore di riferimento (17%). Ma la reale implementazione dell’AI nel tessuto economico italiano procede tra molte incertezze. Così, il 71% delle aziende ritiene che l’orizzonte temporale per la diffusione dell’Intelligenza Artificiale sia di lungo periodo e il 66% fa notare come nel breve periodo la maggior parte delle tecnologie e innovazioni AI abbia un costo proibitivo per la maggior parte delle aziende italiane. Tuttavia, il 53% confida che il costo dell’AI tenderà a ridursi progressivamente grazie ad economie di scala, sinergie, guadagni di efficienza e produttività. Sette aziende su dieci concordano sul fatto che la collaborazione fra pubblico e privato sarà imprescindibile per delineare un quadro normativo equo ed efficace sull’AI. Inoltre, il 68% conviene che per garantire uno sviluppo etico e responsabile sarà fondamentale regolamentare la tecnologia AI fin dalle prime fasi della progettazione. Ma in che modo garantire uno sviluppo etico dell’AI? Il 59% sottolinea l’importanza delle competenze delle persone all’interno delle imprese, mentre il 33% indica come prioritaria la formazione di ricercatori e sviluppatori di algoritmi AI su problematiche etiche. Il 31%, invece, pone l’accento sull’importanza di una maggiore trasparenza sui meccanismi di funzionamento dell’AI. Intervistate sugli ambiti di applicazione dell’AI per la sostenibilità ambientale, le aziende dimostrano il maggiore interesse per le soluzioni che riguardano l’efficienza energetica (70%), la riduzione dell’inquinamento (57%), l’economia circolare (41%) e la prevenzione delle calamità naturali tramite strumenti predittivi (22%). L’impiego dell’AI, invece, secondo il 20% potrebbe servire allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, mentre l’8% ne sottolinea il potenziale nella protezione della biodiversità. Tra le applicazioni di Intelligenza Artificiale più diffuse tra gli italiani c’è la traduzione simultanea: il 43% degli intervistati la usa e il 36% pensa che continuerà ad usarla. Grande successo anche per gli assistenti vocali: il 40% ne fa uso e il 29% continuerà a sfruttarli. Molto utili anche le previsioni del traffico in tempo reale, che sono adottate dal 37% e continueranno a essere usate da un cittadino su tre. Il 25% ha provato applicazioni per la generazione di testo, come ChatGPT e Bard, e il 15% continuerà a usarle. Tra le applicazioni ancora di “nicchia” la guida autonoma di veicoli (il 13% l’ha provata, il 4% continuerà), la creazione di contenuti artistici e multimediali (l’11% ha provato, il 5% continuerà) e quelle per i servizi finanziari (provati dal 10%, continueranno a essere usati dal 5%). Alla domanda: “Farebbe amicizia con un’intelligenza artificiale?”, il 28% dichiara “impossibile” e “inquietante” familiarizzare con una tecnologia, “tanto più con sembianze umane”; il 31% dice “probabilmente no”, spiegando di non essere interessato a familiarizzare con uno strumento tecnologico; il 22% è possibilista, soprattutto se l’AI “avesse connotati umani”; infine vi è un 19% di entusiasti che risponde con un sì deciso, a prescindere dalla forma che l’AI assumerebbe. Interrogati su quali settori dovrebbero essere considerati prioritari nello sviluppo di nuovi prodotti o servizi, gli italiani ripongono speranze soprattutto in ambito medico (38%). E tra chi scommette sull’AI per il settore salute, il 57% immagina di utilizzarla per monitoraggio dello stato di salute e rilevamento di segnali di attenzione, il 52% pensa che sarà utile alla ricerca farmaceutica-sanitaria, il 47% ipotizza un miglior accesso a servizi di prevenzione o assistenza sanitaria personalizzata, mentre il 41% spera in un supporto alla diagnosi attraverso l’analisi di dati. Significativa anche l’indicazione sul settore dei servizi pubblici e l’interazione con la PA (31%), che grazie all’AI potrebbe essere migliorata tramite l’automazione e semplificazione burocratica. Al terzo posto (30%), invece, vi è l’indicazione di un possibile utilizzo applicato a “telecomunicazioni, media e intrattenimento”. Interrogati sul loro grado di conoscenza dell’Intelligenza Artificiale, gli italiani si suddividono in quattro categorie: i “grandi conoscitori” (17%) sono coloro che affermano di conoscere bene le applicazioni e i prodotti AI, nonché la tecnologia sottostante; il 19% si definirebbe come “grande utilizzatore”, cioè utilizza frequentemente prodotti e servizi AI nella vita quotidiana ed è interessato all’utilizzo di futuri sviluppi nel settore; i “non utilizzatori” sono il 22% e dichiarano uno scarso uso e interesse verso l’AI; il 42%, invece, esprime timore o preoccupazione per i futuri rischi che questa tecnologia pone. Deloitte porta avanti il suo impegno nello sviluppo dell’IA attraverso il Deloitte AI Institute, un istituto di ricerca sull’AI che verrà lanciato in Italia nelle prossime settimane, e con l’AI Demystification Program, un programma di formazione a supporto delle oltre 12 mila persone di Deloitte in Italia. Deloitte ha inoltre sviluppato e adottato ‘Trustworthy AI”, un framework che promuove un’adozione dell’AI responsabile, affidabile e conforme alle normative; la progettazione di soluzioni simbiotiche ‘by design’ che deve sempre essere svolta da team multidisciplinari e preceduta da una seria valutazione ex-ante di tutti gli impatti dell’adozione dell’AI.

Giovani imprenditori di Roma e del Lazio incontrano sindaco Gualtieri

Giovani imprenditori di Roma e del Lazio incontrano sindaco GualtieriRoma, 23 nov. (askanews) – Alla Casa dell’Architettura i rappresentanti delle sezioni giovanili di numerose realtà di Roma e del Lazio hanno incontrato il sindaco della Capitale, Roberto Gualtieri. All’appuntamento hanno preso parte Ance Roma – ACER, Ordine degli Architetti di Roma e Provincia, Ance, Unindustria, Confagricoltura, Federalberghi, UCID (Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti), COMIG (Coordinamento Giovani Medici Italiani Roma) – Anaoo Giovani Lazio, ASIGN (Associazione Italiana Giovani Notai), UGDCEC (Unione Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili Roma), AIDP (Associazione Italiana per la Direzione del Personale), Coldiretti Roma, AGAMM (Associazione Giovani Avvocati Amministrativisti), AIGA (Associazione Italiana Giovani Avvocati), Federmanager.

L’evento è stato organizzato dalla Consulta Giovani Imprenditori e Professionisti del Lazio in collaborazione con Gruppo Giovani Ance Roma – ACER e Ordine degli Architetti di Roma e Provincia, già promotori – nel luglio scorso – di un incontro con il governatore del Lazio, Francesco Rocca. A introdurre Elisabetta Maggini, Portavoce della Consulta Giovani imprenditori e professionisti del Lazio e Presidente gruppo Giovani Ance Roma – ACER: “Roma rappresenta un patrimonio unico nel mondo, da valorizzare e innovare. I giovani imprenditori e professionisti sono pronti a contribuire per costruire insieme all’amministrazione sinergie utili per il futuro della città. La presenza, in quest’occasione, delle tante realtà aderenti alla Consulta evidenzia la vitalità del tessuto imprenditoriale e professionale del territorio e il nostro comune obiettivo: fare sistema per trasformare, in meglio, la Capitale”.

Per Antonio Ciucci, Presidente dell’associazione dei costruttori romani: “L’attenzione dimostrata dal sindaco Gualtieri anche in questa occasione è testimonianza di un rapporto proficuo di dialogo tra l’amministrazione e le imprese: uno scambio indispensabile per far crescere la città. Roma ha bisogno di idee di lungo periodo e competenze. Non bastano solo risorse economiche a determinare il progresso: servono risorse umane e bisogna investire sulle nuove generazioni”. “La casa dell’architettura è la casa di tutti. Gli architetti trasformano lo spazio. Giubileo e il possibile EXPO saranno una opportunità per imparare a riconoscere le professionalità ed i ruoli tecnici e sociali. Al Sindaco di Roma Capitale abbiamo raccontato i progetti degli architetti romani, dal turismo all’ incubatore verticale, attraverso i quali Roma potrebbe aumentare la sua ambizione di cambiamento”. Così Paolo Anzuini, consigliere dell’Ordine degli Architetti di Roma e Provincia e delegato dei Giovani OAR.

Federlazio, sostanziale tenuta aziende dopo tensioni geopolitiche

Federlazio, sostanziale tenuta aziende dopo tensioni geopoliticheRoma, 21 nov. (askanews) – Malgrado le perduranti tensioni geopolitiche internazionali le aziende del Lazio im un quadro ad oggi di sostanziale attesa, registrano una una relativa “tenuta” dell’attività economico-produttiva e dei ricavi. E’ quanto emerge da un rapido sondaggio attraverso un questionario breve on-line, sottoposto ad un campione rappresentativo di 200 aziende da parte della Federlazio, che ha ritenuto utile consultare le imprese della regione per verificare gli effetti diretti di queste sugli andamenti delle attività aziendali e per raccogliere opinioni e aspettative degli imprenditori riguardanti il prossimo futuro.

Le risposte fornite evidenziano – si legge in una sintesi del sondaggio – dalle risposte riguardanti gli andamenti delle attività delle aziende (gennaio/ottobre di quest’anno), si rileva, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, una leggera prevalenza di imprese (41,9%) che hanno segnalato un incremento del fatturato rispetto a quelle che invece hanno registrato una contrazione (37,1%); il rimanente 21% sono, invece, quelle che non hanno subito variazioni, rimangono stabili. Come termini di confronto bisogna considerare che nell’indagine congiunturale annuale di Federlazio (riferita agli andamenti del 2022 rispetto al 2021), le aziende che avevano registrato un incremento del fatturato erano il 48%, quelle con un calo il 22%, il restante 30% aveva dichiarato una situazione di stabilità. È cresciuta, quindi, la percentuale delle aziende in contrazione dei ricavi (+15%), sono diminuite sia quelle “stabili” (-9%) che quelle con ricavi in aumento (-6%).

Dal sondaggio si evidenzia anche la notevole diffusione di fattori di criticità riguardanti soprattutto: l’incremento dei prezzi di materie prime e semi lavorati (62% indicano impatti molto o abbastanza negativi); le dinamiche inflattive (57,8% impatti molto o abbastanza negativi); le difficoltà di reperimento manodopera (54,9%); gli incrementi dei prezzi di energia (52,4%); le difficoltà di accesso al credito e l’aumento dei tassi di interesse (34,9%). Dalla domanda rivolta agli imprenditori di indicare i fattori di criticità per il futuro, è emerso un diffuso sentimento di preoccupazione testimoniato dal fatto che soltanto l’1,5% degli intervistati non vede alcuna problematica all’orizzonte.

Le maggiori preoccupazioni riguardano l’incremento dei prezzi per materie prime e semi lavorati (60%), le dinamiche inflattive (46,2%) alle quali si associano, con crescente diffusione, quelle relative alle difficoltà di accesso al credito e all’aumento dei tassi di interesse (38,5%). Si è voluta, infine, focalizzare l’attenzione sugli effetti dei drammatici eventi che si stanno verificando in Medio Oriente: il 33% delle imprese hanno già registrato qualche difficoltà, il 37% sono quelle che al momento non sono in grado di esprimere un giudizio in merito. Quindi, in sostanza, soltanto un 30% si considera ragionevolmente al riparo da conseguenze negative.

Gli imprenditori che temono contraccolpi sulla propria attività, sono preoccupati soprattutto per la diffusione di un sentimento di incertezza con conseguente calo dei consumi e degli investimenti (68,2%), dall’aumento ulteriore dei costi energetici e dell’inflazione (54,5% ciascuno). “I risultati della breve indagine – dichiarazione Luciano Mocci, Direttore Generale di Federlazio – mostrano ancora una volta la capacità di resilienza del sistema delle PMI che, pur cosciente della gravità della situazione, riesce, comunque, con crescente difficoltà a garantire tenuta ed equilibrio al tessuto economico-produttivo del nostro Paese e della nostra regione. Va però considerato che, nonostante questa capacità di reazione, si stanno ampliando gli elementi e i fattori di sofferenza. Se, infatti, da un lato abbiamo oltre il 60% di imprese che sono riuscite a mantenersi in equilibrio e, in parte, a crescere, dall’altro il restante 40% registra arretramenti nei livelli dei ricavi. Si tratta quest’ultima di una percentuale in decisa crescita rispetto al 16,6% che avevamo rilevato all’inizio di quest’anno. In particolare per quanto riguarda i fattori più critici sono l’inflazione, l’aumento dei tassi di interesse, il forte incremento dei prezzi delle materie prime, il trend al rialzo delle tariffe per le forniture energetiche, le variabili che preoccupano maggiormente gli imprenditori. Tali fattori di difficoltà l’incertezza per il futuro immediato vengono ulteriormente intensificati dai drammatici eventi che stanno accadendo in Medio Oriente”. “Gli effetti degli eventi bellici che da febbraio dello scorso anno hanno determinato l’acuirsi delle tensioni sui mercati globali e che rischiano di esacerbarsi ulteriormente nei prossimi mesi – rileva Silvio Rossignoli, Presidente di Federlazio – devono essere affrontati con grande senso di responsabilità da parte di tutti: bisogna contrastare soprattutto il diffondersi di un sentimento di incertezza che rischia di avere effetti depressivi sull’intero tessuto economico e sociale. Tutto ciò sta producendo un’influenza negativa sulla liquidità delle imprese e sulle disponibilità economiche delle famiglie con i conseguenti rischi recessivi che stanno comparendo all’orizzonte delle principali economie continentali”. Secondo Rossignoli “Sono necessarie ulteriori misure e passi avanti per rafforzare e rendere più stabile l’azione comune di tutti gli Stati dell’Unione Europea attraverso interventi mirati volti ad affrontare le diverse emergenze che si stanno verificando. Le istituzioni del nostro Paese, comunque, indipendentemente da quanto verrà promosso a livello comunitario, dovranno porre maggiore attenzione a quanto sta accadendo attraverso misure di sostegno atte a superare la perdurante fase di estrema incertezza”.

Roma, 2,5 mln per transizione energetica imprese da Camera Commercio

Roma, 2,5 mln per transizione energetica imprese da Camera CommercioRoma, 17 nov. (askanews) – Due milioni e mezzo di euro a disposizione delle micro, piccole e medie imprese di Roma e provincia grazie al bando Voucher Transizione Energetica della Camera di Commercio di Roma, da oggi on line sul sito istituzionale della Camera (www.rm.camcom.it).

Le risorse messe a disposizione – informa una nota – puntano a finanziare, tramite contributi a fondo perduto, interventi volti a migliorare l’efficienza energetica dell’impresa e realizzati (o da realizzare) nella sede aziendale situata nel territorio di Roma e provincia. Sono ammissibili gli interventi strettamente funzionali e direttamente riconducibili all’efficientamento energetico dell’impresa e relativi a una o più di questi 3 ambiti:

1) Spese per servizi di consulenza (ad esempio audit energetico e diagnosi energetica dei processi, redazione di piani di efficientamento energetico, spese progettuali e legali per la creazione di Comunità Energetiche); 2) Spese per servizi di formazione (ad esempio costi per la formazione del personale interno per la creazione di una figura aziendale di esperto gestione energetica o energy manager);

3) Spese per impianti, macchinari e attrezzature (ad esempio acquisto e installazione di collettori solari termici e/o impianti di microcogenerazione, di impianti fotovoltaici per l’autoproduzione di energia con fonti rinnovabili da utilizzare nel sito produttivo oppure di sistemi di domotica per il risparmio energetico e di monitoraggio dei consumi energetici e anche acquisto e installazione di macchinari in sostituzione di quelli in uso nella sede oggetto di intervento ovvero di nuovi impianti, macchinari e attrezzature, che consentano il contenimento dei consumi energetici o che siano finalizzati al risparmio energetico ovvero al recupero di cascami di energia). Importante: le spese devono essere sostenute a partire dal primo gennaio 2023 fino al termine di presentazione della rendicontazione (30 settembre 2024).

Le agevolazioni previste dal bando sono concesse sotto forma di voucher che è pari al 70% delle spese ammissibili fino al tetto massimo di 10mila euro a impresa. Per accedere alla misura, l’investimento deve prevedere una spesa minima di 3mila euro (al netto dell’Iva). “Con il bando Voucher Transizione Energetica – spiega Lorenzo Tagliavanti, Presidente della Camera di Commercio di Roma – stanziamo, ancora una volta, una cifra consistente pari a 2,5 milioni di euro a disposizione delle imprese del nostro territorio impegnate in processi e azioni che puntano a migliorare la propria efficienza energetica. Di pari passo con la trasformazione digitale, quella energetica rappresenta una sfida irrinunciabile per il nostro sistema produttivo e, specie le imprese più piccole, vanno aiutate in questo percorso che incide anche sulla competitività delle stesse sui mercati nazionali e internazionali. Roma e il Lazio – conclude Tagliavanti – devono puntare a un modello economico virtuoso che va nella direzione dell’efficienza energetica, dell’economia circolare e della sostenibilità e la Camera di Commercio di Roma sta facendo la sua parte”. Possono presentare domanda le imprese di tutti i settori che rispettino alcuni requisiti base, tra cui: essere micro, piccole o medie imprese con sede legale e/o unità locale iscritta nel Registro imprese della Camera di Commercio di Roma, essere attive e aver dichiarato al Registro Imprese camerale l’attività svolta; essere in regola con il pagamento del diritto annuale (il controllo si estende agli ultimi 5 anni escluso il corrente); non essere in stato di fallimento, liquidazione (anche volontaria), amministrazione controllata o concordato preventivo, aver assolto gli obblighi contributivi previsti dalla normativa vigente e certificati attraverso Durc regolare. Le domande vanno trasmesse esclusivamente in modalità telematica, con firma digitale, attraverso lo sportello on line “Contributi alle imprese”, all’interno del sistema Webtelemaco Infocamere – Servizi e-gov, dalle ore 14 del 21 novembre 2023 alle ore 14 del 21 dicembre 2023 (le domande inviate prima e dopo tali termini verranno automaticamente escluse). Il bando integrale, le faq e tutti i documenti necessari per la presentazione della domanda sono pubblicati sul sito della Camera di Commercio di Roma, all’indirizzo www.rm.camcom.it.

Bankitalia, attività economica del Lazio +1,2% nel primo semestre

Bankitalia, attività economica del Lazio +1,2% nel primo semestreRoma, 10 nov. (askanews) – Nel primo semestre del 2023 l’attività economica nel Lazio è cresciuta dell’1,2 per cento, in misura inferiore a quanto registrato nello stesso periodo dello scorso anno e in linea con il dato nazionale. Lo riporta la Banca d’Italia nel suo rapporto annuale sull’economia del Lazio e in base al relativo Indicatore trimestrale dell’economia regionale (Iter).

L’espansione ha perso vigore per effetto dell’indebolimento della domanda interna, che ha riflesso l’inasprimento delle condizioni di accesso al credito e la perdita del potere d’acquisto delle famiglie dovuto all’inflazione. Contestualmente, spiega l’istituzione, si è verificata una diminuzione delle esportazioni, che hanno risentito anche della dinamica poco vivace del commercio internazionale. In un contesto di complessivo rallentamento, l’andamento dell’attività economica è risultato migliore nel settore dei servizi, trainato dai comparti che hanno beneficiato dell’incremento dei flussi turistici; alla crescita si è accompagnato un moderato aumento della spesa per investimenti.

Anche nelle costruzioni l’espansione è proseguita, prosegue Bankitalia, grazie allo stimolo proveniente dal rafforzamento degli investimenti pubblici. L’attività nel settore dell’industria, sebbene si siano attenuate le difficoltà legate all’approvvigionamento di beni intermedi, ha risentito di più della decelerazione dei consumi e della debolezza del commercio estero; gli investimenti hanno ristagnato. Tuttavia, il comparto della chimica, gomma e plastica ha mostrato un andamento più dinamico. Le aspettative per i prossimi mesi delle aziende dell’industria in senso stretto e dei servizi intervistate dalla Banca d’Italia sono sostanzialmente stabili; la spesa in beni capitali in entrambi i settori è considerata in lieve aumento. La situazione economica rimane nel complesso favorevole, si legge, con una quota elevata di imprese che prevede di chiudere in utile l’anno in corso; la liquidità a disposizione si è confermata abbondante.

Sempre nei primi sei mesi dell’anno l’andamento del mercato del lavoro nel Lazio è stato positivo: l’occupazione è cresciuta più che in Italia, superando i livelli precedenti la pandemia; la disoccupazione è diminuita. Sono aumentati sia i lavoratori dipendenti sia gli indipendenti; la crescita occupazionale è riconducibile principalmente ai servizi, che continuano a beneficiare dell’incremento dei flussi turistici. Il ricorso alle ore di Cassa integrazione guadagni si è ridotto, più che in Italia, riportandosi ai valori che caratterizzavano gli anni antecedenti l’emergenza sanitaria. La popolazione in età da lavoro è diminuita, ma la partecipazione al mercato del lavoro è aumentata; è di conseguenza cresciuto il tasso di attività. Passando ai consumi delle famiglie, secondo il rapporto nel 2023 dovrebbero aumentare, seppure in misura inferiore rispetto allo scorso anno; sulla dinamica incide il tasso d’inflazione ancora elevato, anche se in calo rispetto ai massimi del 2022 grazie alla riduzione dei prezzi dell’energia e del gas.

Intanto in un contesto di normalizzazione della politica monetaria, nel primo semestre del 2023 i prestiti al settore privato non finanziario sono diminuiti, risentendo di una riduzione della domanda di credito. Il calo è stato trainato dai finanziamenti alle imprese, per i quali si è osservato anche un irrigidimento dei criteri di offerta. Per il comparto produttivo il calo della domanda ha interessato sia la componente connessa con gli investimenti sia quella volta a coprire il capitale circolante. I finanziamenti alle famiglie hanno sensibilmente rallentato, soprattutto nella componente legata ai mutui per acquisto di abitazioni. Sia per le famiglie sia per le imprese è proseguito l’aumento del costo del credito. Nel primo semestre del 2023 la qualità del credito erogato alla clientela non ha mostrato effettivi segnali di peggioramento. Il tasso di deterioramento è rimasto su livelli inferiori a quelli del periodo precedente la pandemia. I depositi bancari sono sensibilmente diminuiti, a fronte di un aumento del valore dei titoli a custodia. Famiglie e imprese hanno ricomposto i loro portafogli a favore di titoli di Stato e obbligazioni. Su tale dinamica, conclude Bankitalia, ha inciso l’accresciuto rendimento associato a queste forme di investimento, in connessione con il rialzo dei tassi di interesse.

Fondazione Vinci: “Road-sharing”, 92% cittadini ha paura in strada

Fondazione Vinci: “Road-sharing”, 92% cittadini ha paura in stradaRoma, 8 nov. (askanews) – La Fondazione VINCI Autoroutes ha pubblicato i risultati della 3aedizione dello studio sul ‘Road-sharing’. Prosecuzione del Barometro della guida responsabile, questo sondaggio, realizzato da Ipsos, si concentra sui comportamenti di italiani ed europei legati alla convivenza tra diverse modalità di spostamento. Che siano automobilisti, motociclisti, ciclisti o pedoni, quanta attenzione si presta agli altri utenti della strada? In che misura si rispettano le regole di condivisione della strada? E i comportamenti di chi guida sono influenzati dalle diverse modalità di spostamento che si utilizzano? Le risposte di 12.400 europei dimostrano che, in un’ottica di convivenza armoniosa sulle strade, è necessario sensibilizzare tutti gli utenti al rispetto degli altri e delle regole.

Il 26% degli automobilisti e il 57% dei motociclisti, infatti, dichiarano di invadere le corsie riservate alle bici; il 72% dei ciclisti circola sui marciapiedi mentre l’85% dei pedoni attraversa al di fuori degli attraversamenti protetti. Tutti comportamenti molto pericolosi che rischiano di mettere in pericolo tutti, in particolare pedoni e ciclisti. Un dato interessante che emerge dall’indagine è che qualunque sia la modalità di spostamento, la convivenza con gli altri utenti della strada è fonte di ansia e tensione. All’interno di uno spazio pubblico congestionato, la compresenza di diverse modalità di spostamento (automobile, due ruote a motore, biciclette e spostamento a piedi), così come il variare dei rispettivi spazi, rendono complessa e spesso difficile la convivenza tra chi circola.

La stragrande maggioranza degli utenti percepisce infatti la strada come uno spazio particolarmente ansiogeno: tale preoccupazione può essere legata a comportamenti a rischio da parte di altri utenti. Questo è quanto dichiara il 98% degli utenti italiani (contro il 92% di quelli europei). Nello specifico, guardando all’Europa: il 92% degli automobilisti europei (97% italiani); l’88% dei ciclisti abituali (87%); l’87% dei motociclisti (94%). Anche i pedoni risentono molto dei comportamenti a rischio di chi guida. L’89% di loro, infatti, ha paura che un automobilista non si fermi per lasciarli passare quando si trovano sulle strisce pedonali (91%). Altra paura che viene evidenziata riguarda l’aggressività che gli utenti europei manifestano quando sono in strada: 86% degli italiani (84% degli europei) affermano di avere timore così come, guardando all’Europa, l’82% dei motociclisti (83%) e il 78% dei ciclisti (85%). La riluttanza alla condivisione della strada e, per alcuni, anche la sensazione di pericolo sono all’origine di una generalizzata mancanza di rispetto degli spazi riservati ad altre categorie di utenti. In parte ciò è dovuto anche ad una mancanza di infrastrutture adeguate: lo sviluppo delle città e delle reti stradali dovrebbe infatti garantire una ‘coesistenza armoniosa’ tra le diverse modalità di trasporto, adattandosi ai cambiamenti della mobilità.

Anche in ambienti congestionati sarebbe fondamentale garantire il rispetto degli spazi riservati agli utenti più vulnerabili. Tuttavia, la mancanza di spazio, la densità del traffico o semplicemente la ricerca di maggiore sicurezza sono tutti motivi che spingono a invadere gli spazi riservati agli altri utenti della strada, anche a costo di metterli in pericolo. A riprova di ciò, la ricerca mostra chiaramente che ogni tipologia di utente confessa specifici comportamenti scorretti riferiti soprattutto a marciapiedi, corsie preferenziali, piste ciclabili.

Se infatti i marciapiedi sono spazi riservati esclusivamente ai pedoni, motociclisti e ciclisti hanno una forte tendenza a utilizzarli per parcheggiare (61% dei motociclisti europei; 56% italiani) o per circolarvi (45% dei motociclisti; 40%) e 72% dei ciclisti abituali; 65%). Quest’occupazione impropria dello spazio costituisce un pericolo per i pedoni, il 64% dei quali dichiara di essere già stato sfiorato da una bicicletta, un monopattino o un hoverboard mentre camminava su un marciapiede (71%). Sebbene, inoltre, le linee di arresto stradale in prossimità dei semafori siano riservate ai ciclisti per consentire loro di posizionarsi davanti ai veicoli agli incroci semaforici, in modo da vedere ed essere visti meglio, il 57% dei motociclisti (57%) e il 26% degli automobilisti (23%) confessa di occupare comunque questi spazi. Anche le piste ciclabili sono soggette a uso improprio da parte dei conducenti di veicoli motorizzati a due o più ruote: il 50% dei motociclisti confessa di percorrerle (47%) e il 18% degli automobilisti le utilizza per soste o fermate (15%). Infine, passando ad analizzare la sosta e corsie riservate, anche qui si evidenziano numerosi comportamenti inappropriati e pericolosi da parte degli automobilisti: il 32%, infatti, confessa di parcheggiare regolarmente in doppia fila (35%), il 21% di percorrere le corsie riservate agli autobus (18%), il 14% di utilizzare spazi riservati ai disabili (14%) e il 15% di occupare spazi dedicati ai veicoli elettrici (16%). Altro segno di indifferenza verso i ciclisti, il 36% degli automobilisti confessa di aprire la portiera senza controllare che non ve ne siano nelle vicinanze (33%). ‘In un’epoca in cui è necessario diffondere modalità di spostamento alternative all’automobile – afferma Bernadette Moreau, Delegata Generale della Fondazione VINCI Autoroutes – la condivisione della strada e, più in generale, dello spazio pubblico impone a tutti di adattarsi se si vogliono garantire a ogni tipo di utente spostamenti sicuri e pacifici. La mancanza di infrastrutture adeguate rende più complessa la convivenza tra diversi utenti, ma non può giustificare l’elevato numero di infrazioni e comportamenti a rischio, che mettono in pericolo soprattutto gli utenti più vulnerabili’. Ma quali sono i comportamenti a rischio che creano pericoli nella convivenza tra i diversi mezzi di trasporto? Nonostante l’uso del telefono sia riconosciuto come una delle principali fonti di distrazione e causa di numerosi incidenti, più della metà di automobilisti, motociclisti e pedoni telefona mentre guida o cammina. Nello specifico, il 66% degli automobilisti (72%); il 57% dei pedoni (58%); il 50% dei motociclisti abituali (59%) e il 34% dei ciclisti abituali (38%). Anche il mancato rispetto del semaforo rosso è una delle infrazioni più comuni da parte conducenti, ciclisti e pedoni. Il 63% degli automobilisti ammette infatti di passare con il semaforo arancione o rosso (55%); il 37% dei ciclisti abituali confessa di farlo anche in situazioni in cui ciò non è autorizzato dalla segnaletica (35%); il 56% dei pedoni afferma di attraversare quando il proprio simbolo è rosso (43%) e l’85% di attraversare talvolta al di fuori degli attraversamenti protetti (79%). Infine, anche il mancato utilizzo della freccia per sorpassare o cambiare direzione, comportamento che riguarda più di 1 conducente su 2 (52%; 51%), è indice di individualismo e indifferenza verso gli altri utenti della strada. I trasporti più utilizzati dagli Europei. In Europa, il mezzo di trasporto principale è l’auto. Tuttavia, per i loro spostamenti quotidiani, gli europei utilizzano anche modalità di spostamento alternative. Il 66% si sposta regolarmente a piedi (69% degli italiani) e il 22% (dato stabile rispetto al 2022) utilizza regolarmente la bicicletta (18%). L’8% utilizza regolarmente un veicolo a due ruote a motore (8%) e il 4% utilizza un monopattino o un hoverboard (4%). Dato poco sorprendente, la percentuale più elevata di ciclisti abituali è raggiunta dagli olandesi (58%), seguiti a notevole distanza da belgi (28%), polacchi (27%) e tedeschi (26%). I francesi si piazzano all’8o posto, a pari merito con i greci (su 11 paesi europei analizzati) (13%), subito davanti a britannici (10%) e spagnoli (9%). Per quanto riguarda gli spostamenti a piedi, sono gli spagnoli a praticarli di più (78%) e i belgi di meno (50%). FOCUS sull’utilizzo della bicicletta. In Europa, va in bicicletta con regolarità un numero di donne leggermente inferiore rispetto a quello degli uomini: (20% contro 25%; 15% contro 23%). Per quanto riguarda, invece, l’utilizzo occasionale della bicicletta, questo divario si assottiglia (38% contro 41%; 45% contro 44%). La sensazione di sicurezza in bicicletta, che rappresenta un fattore importante per la sua diffusione, varia notevolmente a seconda del paese. Se in media, in Europa, l’80% dei ciclisti si sente sicuro quando si sposta in bicicletta, tale percentuale passa dal 93% per gli olandesi al 62% per gli italiani e addirittura al 60% per i francesi (ben 33 punti percentuali di differenza!). Questi ultimi, infatti, sono quelli che si sentono meno sicuri tra i cittadini degli 11 paesi analizzati. Uso del casco. Per gli adulti, l’uso del casco in bicicletta non è obbligatorio in nessuno dei paesi oggetto del sondaggio, fatta eccezione per la Spagna, dove è consigliato nelle aree urbane e obbligatorio in quelle extra-urbane. In Europa, il 28% dei ciclisti abituali lo indossa frequentemente (35%); a indossarlo di più sono i ciclisti inglesi (60%) e spagnoli (51%), mentre i ciclisti olandesi sono quelli che lo indossano meno (8%). Angolo cieco. Nelle aree urbane, molto spesso, a esporre i ciclisti ai maggiori rischi è la scarsa attenzione all’angolo cieco da parte dei conducenti dei mezzi pesanti (camion, autobus e pullman) oppure da parte dei ciclisti stessi. Il 52% dei ciclisti (39%) dichiara, infatti, di sorpassare autobus e camion sulla destra e al tempo stesso di prestare attenzione agli angoli ciechi. Circolazione notturna senza dispositivi di illuminazione Quando si circola in bicicletta di notte, è necessario essere ben visibili, in modo da tutelare la propria sicurezza ed evitare di sorprendere gli altri utenti della strada. Tuttavia, questa fondamentale misura di sicurezza è ancora trascurata dal 28% dei ciclisti abituali europei (28%).

Merlo (Federlogistica): serve un vero Ministero del Mare

Merlo (Federlogistica): serve un vero Ministero del MareRoma, 6 nov. (askanews) – La portualità è un settore vivo e sempre più promettente: dopo il Covid ha tenuto bene ed il sistema italiano è efficiente eppure manca una vera strategia delle politiche del mare. Questo è il tema al centro del libro di Luigi Merlo, presidente di Federlogistica, presentato oggi a Roma alla presenza del ministro della protezione civile e delle politiche del mare Nello Musumeci, del senatore Graziano Delrio e dei rappresentanti apicali del settore marittimo e portuale.

“Ho scritto e riscritto questo libro mille volte, – Ha spiegato Merlo – doveva uscire per le passate elezioni politiche ma ho tardato e poi il ministro del mare è stato nominato. Lo dico chiaramente nel libro: vorrei che questa esperienza di governo rappresentasse il germe per un ministero del mare vero e proprio che possa permanere e crescere. La comunità del settore marittimo non è abituata a ragionare in termini unitari ed è difficile la sintesi, c’è da lavorare molto sulla sinergia. Esistono due criticità principali – ha spiegato Merlo – per cui è necessaria una politica adeguata marittima : il cambiamento climatico con i pericoli che vengono dal mare e la concorrenza cinese sul settore portuale e crocieristico. La notizia che è stata costruita la prima nave da crociera interamente in Cina non può lasciarci inerti, non possiamo perdere questa specificità, servono azioni incisive sulla sicurezza del mare e azioni per tutelare l’economia di settore. Mi sarò fatto qualche nemico con questo libro perché dico la verità e non faccio sconti sulle criticità che esistono: se ci deve essere una riforma sia straordinaria, spesso le intuizioni hanno bisogno di tempo per attuarsi, le buone idee non hanno paternità”. “Se sono qui è perché la buona politica deve ascoltare, accettare le critiche e replicare. Debbo dire che questo libro è sia una provocazione, anche se tardiva, che uno stimolo. Trovo sbagliato il titolo: non c’è da rivoluzionare la politica marittima perché non c’è stata mai stata una politica marittima. L’Italia non è un paese marittimo ma deve diventarlo: abbiamo tutto ciò che serve, la credibilità, la geografia, l’orgoglio e la storia. Questo governo ha fatto un primo e generoso tentativo per ripristinare il ministero del mare e viene da chiedersi come mai in trenta anni dalla soppressione del ministero della Marina mercantile non si sia fatto prima. L’obiettivo del governo è trasformare in cinque anni questa struttura di missione in un vero ministero”, ha detto il ministro Nello Musumeci.