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Sogin: avviate azioni legali contro attacchi mediatici

Sogin: avviate azioni legali contro attacchi mediaticiRoma, 2 ott. (askanews) – Sogin annuncia di aver avviato azioni legali contro articoli diffamatori usciti nei giorni scorsi a mezzo stampa. “Nella seduta del 25 settembre scorso – si legge in una nota -, il Consiglio di Amministrazione di Sogin, presieduto dall’Ammiraglio Carlo Massagli, ha dato mandato all’Amministratore Delegato, dottor Gian Luca Artizzu, di adire tutti i mezzi previsti dal nostro ordinamento per difendere la Società dagli attacchi mediatici subiti di recente, che ne minano l’immagine, ledendo la reputazione dell’azienda e dei suoi lavoratori, nonché la fiducia da parte dell’opinione pubblica, elemento essenziale in qualsiasi contesto di gestione del nucleare”.


“Sogin – conclude a società – ha dato mandato ai propri legali per denunciare gli autori dei citati attacchi, svolti a mezzo stampa, e coloro che li diffondono e continuerà a rispondere, con tutti i mezzi previsti dalla legge, a qualsiasi denigrazione, diffamazione, calunnia o ricostruzione capziosa e strumentale venga diffusa a danno di Sogin o dei suoi lavoratori”.

Draghi: ecco perché nell’Ue dobbiamo sussidiare l’energia verde

Draghi: ecco perché nell’Ue dobbiamo sussidiare l’energia verdeRoma, 30 set. (askanews) – I Paesi dell’Unione europea devono sostenere con sussidi pubblici le varie industrie per la produzione di energia “pulita”. Lo ha affermato l’ex presidente del Consiglio e della Bce, Mario Draghi, durante un dibattito all’istituto Bruegel sul rapporto che ha curato su produttività e la competitività Ue.


“Sulle energie pulite le nostre industrie si trovano in una situazione di concorrenza non paritetica con la Cina. E in prospettiva, se vogliamo che il 100% dell’energia venga da fonti rinnovabili e pulite, e se non vogliamo ripetere la situazioni in cui eravamo con la Russia, in cui dipendevamo per la l’energia da qualcuno con cui potevamo diventare nemici, questa è la ragione per sussidiare la produzione di energia verde”, ha detto. “E ci sta un’altra considerazione. Perché la nostra dipendenza dalla Cina non è soltanto su prodotti finiti, ma anche su materie prime critiche. E per questo credo che dovremmo incoraggiare e promuovere tutte le tecnologie perrimpiazzerebbero queste materie prime con altre materie diverse, su con cui potremmo avere un accesso più facile. Forse esagero – ha concluso Draghi – ma alla luce dell’esperienza che abbiamo con la guerra in Ucraina, voglio essere sicuro che sull’energia non ci ritroviamo nella stessa posizione in cui eravamo tre anni fa”.

Eolico offshore, Renexia:Taranto tra le candidate per fabbrica turbine

Eolico offshore, Renexia:Taranto tra le candidate per fabbrica turbineRoma, 26 set. (askanews) – “Ottant’anni di associazionismo per Confindustria Taranto sono un traguardo davvero significativo e lasciano una traccia indelebile nel tessuto di una città e un territorio con cui abbiamo un rapporto speciale”, così Riccardo Toto, Direttore Generale di Renexia, a margine dell’evento tenutosi alla Camera dei Deputati per celebrare gli 80 anni di Confindustria Taranto.


Nelle acque antistanti il porto di Taranto, nel 2022 Renexia ha inaugurato “Beleolico”, il primo parco eolico marino del Mediterraneo, realizzato secondo un modello industriale frutto dell’esperienza maturata dalla società negli Stati Uniti e Toto ne ha sottolineato la grande valenza: “Per noi Taranto e la Puglia sono un po’ come una seconda casa, con Beleolico abbiamo applicato il “modello Renexia” per coinvolgere in un dialogo continuo e costruttivo tutte le realtà attive del territorio e i risultati ci hanno dato ragione”. Nell’ambito delle attività di Renexia, Toto ha messo in evidenza l’avanzamento dei grandi progetti: “Negli USA ad inizio settembre la Casa Bianca ha autorizzato definitivamente il progetto della nostra controllata US Wind per realizzare un parco eolico offshore da 1,7 Gw nel Maryland. In Italia abbiamo consegnato ad agosto lo Studio di Impatto Ambientale di MedWind, il più importante progetto di eolico offshore galleggiante dell’intero Mediterraneo al largo delle coste occidentali della Sicilia. Per la sua portata, Med Wind potrebbe essere l’innesco per avviare una filiera industriale nazionale, non presente in altri paesi europei, che assicurerebbe all’Italia un ruolo di leadership nel segmento dell’industria eolica oltre a contribuire concretamente all’implementazione del Piano Mattei”.


E in relazione all’innesco di una filiera dell’eolico “Made in Italy”, Toto ha chiarito le ragioni dell’accordo per la costruzione di una fabbrica di turbine in Italia: “Abbiamo cominciato a ragionare in un’ottica globale con la firma in agosto di un protocollo d’intesa al Mimit alla presenza del ministro Adolfo Urso e del colosso cinese MingYang, uno dei più grandi produttori al mondo di turbine eoliche. Lo scopo è quello di realizzare in Italia una fabbrica di turbine e avviare finalmente il processo che porterà a creare nel nostro paese una filiera industriale specializzata. Si tratta di un investimento da 500 milioni di euro che darà occupazione a 1300 persone”. Sui tempi di realizzazione del nuovo sito produttivo, Toto è stato altrettanto chiaro: “L’accordo prevede la localizzazione della nuova fabbrica, gestita da una newco a maggioranza italiana, entro la fine dell’anno. Con MingYang stimiamo in 2 anni il tempo di costruzione della nuova fabbrica a partire dal Final Investiment Decision. Per quel che riguarda l’area, Taranto è già entrata, con altre, tra le sedi candidate per l’avvio della filiera italiana dell’offshore. La scelta verrà fatta nelle prossime settimane al termine delle valutazioni in corso assieme al Governo, Invitalia, le Regioni e le Autorità Portuali interessate”.

Nucleare, 14 banche internazionali impegnate a triplicarne capacità

Nucleare, 14 banche internazionali impegnate a triplicarne capacitàRoma, 23 set. (askanews) – 14 tra le maggiori banche internazionali si apprestano a sottoscrivere un impegno a sostenere lo sviluppo di centrali nucleari, per triplicarne le capacità di produzione di energia da qui al 2050, nell’ambito degli obblighi previsti dagli accordi Cop 28. Lo riporta il Finance Times secondo cui oggi si svolgerà a New York un evento con il capo consulente sulle politiche climatiche della Casa Bianca, John Podesta.


A questa gruppo, riferisce il quotidiano finanziario, partecipano Bank of America, Barclays, Bnp Paribas, Citi, Morgan Stanley, Goldman Sachs la Abu Dhabi Commercial Bank, Ares Management, Brookfield, Credit Agricole, Guggenheim Securities, Rothschild & Co, Segra Capital management e Société Generale.

Confindustria, Pichetto: bene Orsini su nucleare, entro 2024 regole

Confindustria, Pichetto: bene Orsini su nucleare, entro 2024 regoleRoma, 18 set. (askanews) – “Condividiamo la preoccupazione di Orsini sui tempi per avviare il nucleare in Italia, ma il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica si è già mosso per tempo. Abbiamo istituito la Piattaforma per il nucleare sostenibile e con il professor Giovanni Guzzetta stiamo preparando il quadro giuridico per ritornare ad usare questa tecnologia. Entro la fine dell’anno contiamo di avviare l’iter legislativo per le nuove regole”. Lo ha detto il ministro per l’Ambiente e la sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, secondo quanto riporta una nota commentando il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, che ha dichiarato che sul nucleare “non possiamo perdere altro tempo”.


“Mi fa piacere che Confindustria sostenga la scelta che abbiamo fatto come Governo di riprendere il nucleare con tecnologie più moderne. Non possiamo più andare avanti con il prezzo dell’energia doppio rispetto al resto d’Europa. Questo comporta l’impegno dell’esecutivo e di tutti quanti per raccogliere la sfida. In Italia – ha concluso Pichetto – abbiamo le competenze e le strutture per farlo. Ricordo che l’ultima centrale che è stata costruita in Europa, in Slovacchia, è stata fatta da Enel”.

Energia, Aie: alzare spese transizione da 2.000 a 5.000 mld l’anno

Energia, Aie: alzare spese transizione da 2.000 a 5.000 mld l’annoRoma, 16 set. (askanews) – Per assicurare una transizione energetica ordinata, a livello globale le spese su questo versante dovranno salire dagli attuali circa 2.000 miliardi di dollari l’anno a quota 5.000 miliardi di dollari l’anno per l’inizio del prossimo decennio. Lo ha sostenuto la vicedirettrice esecutiva della Agenzia internazionale per l’energia (Aie), Mary Burce Warlick nel suo intervento alla conferenza di G7 e Aie, organizzata a Roma presso la sede della Banca d’Italia.


“Assicurare una transizione energetica ordinata è cruciale per il mondo e per l’Europa. Stiamo appena uscendo da turbolenze nei mercati dell’energia, che sono stati intensificati dalla guerra in Russia in Ucraina e il mondo si è dimostrato incredibilmente resiliente a questi shock, specialmente nel continuare robusti investimenti su energie pulite. Ma la questione che fronteggiamo ora – ha detto – è come muoversi ulteriormente, salvaguardando la crescita della produzione energetica e la sicurezza”. “Sappiamo tutti che assicurare una transizione ordinata è un imperativo della società intera. Dobbiamo assumere una strategia di lungo termine e questo richiede chiari segnali dalle politiche e collaborazione tra governi, banche centrali, industria e società civile. Bisogna allineare le politiche per gli obiettivi della Cop e aggiustare continuamente le nostre strategie in modo da assicurare che evitiamo shock distruttivi”, ha proseguito.


“All’Aie abbiamo approntato strategie per una tabella di marcia. La condizione primaria è aumentare gli investimenti dell’energia pulita, mostriamo che oggi il mondo investe 2.000 miliardi di dollari l’anno sull’energia pulite ma all’inizio degli anni 30 dovranno raggiungere 5000 miliardi”, ha affermato l’esponente dell’agenzia. Bisogna puntare su “solare, eolico e idroelettrico e al tempo stesso intensificare l’elettrificazione. Dobbiamo investire massicciamente sulle reti di elettrificazione. I miglioramenti delle tecnologie – ha asserito – ci aiuteranno elettrificare i settori che tradizionalmente sono stati difficili da elettrificare, come i trasporti pesanti e l’industria”.


“Non possiamo poi ignorare gli aspetti della economicità e dell’equità. La buona notizia è che il sistema basato sull’energia pulita porta guadagni oltre ai benefici ambientali”, posto che per vederli “bisogna considerare tutti i costi. Molte delle soluzioni sono conosciute – ha concluso Warlick – e politiche ben designate possono dare i segnali di cui abbiamo bisogno per accelerare la velocità e la portata di una transizione energetica tempestiva”.

Energia, Panetta: tagliare la burocrazia che frena la transizione

Energia, Panetta: tagliare la burocrazia che frena la transizioneRoma, 16 set. (askanews) – Le maggiori economie globali devono promuovere gli investimenti sulle tecnologie e basse emissioni, ridurre la burocrazia che frena la transizione energetiche e evitare politiche “a singhiozzo” che creano incertezza e minano gli investimenti privati. Lo ha affermato il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, aprendo la conferenza sulla transizione energetica di G7 e Agenzia internazionale dell’energia (Aie), organizzata a Roma presso la sede dell’istituzione monetaria.


“Il percorso per raggiungere una transizione energetica ordinata fronteggia sfide tecnologiche e sociali formidabili – ha detto – che si combinano con le attuali tensioni geopolitiche. Alla luce di queste tensioni dovremmo focalizzarci su gli sforzi collettivi per contrastare il cambiamento climatico”. “I governi delle maggiori economie globali dovrebbero assumere la guida” di questo percorso. “Dovrebbero – ha proseguito – promuovere gli investimenti su ridotte emissioni di carbonio, ridurre i fardelli regolatori amministrativi che frenano la transizione e evitare politiche a singhiozzo che creano incertezza e minano gli investimenti cruciali del settore privato”.


“Questo – secondo Panetta – è essenziale per il processo di transizione ordinato che dobbiamo approntare. Come banchieri centrali le nostre decisioni possono essere migliorate con una maggiore comprensione delle ricadute macroeconomiche della transizione. Consapevoli di questa prospettiva – ha concluso – questa conferenza è parte di un evento di due giorni disegnato per migliorare l’arricchimento reciproco tra decisori esperti tecnici”.

Con il carpooling aziendale 166.000 auto tolte dalla strada

Con il carpooling aziendale 166.000 auto tolte dalla stradaMilano, 15 set. (askanews) – Le città e le province italiane continuano a lottare contro alti livelli di inquinamento atmosferico e ad impattare in maniera consistente è il settore dei trasporti, responsabile – secondo l’Ispra – di circa il 25% delle emissioni totali di CO2 in Italia. A contribuire sono – tra gli altri – i pendolari che quotidianamente percorrono il tragitto casa-lavoro: si tratta, rivela l’ISTAT, di oltre 20 milioni di persone che, nel 70,7% dei casi, scelgono di muoversi con l’auto privata. Una scelta che ha un notevole impatto sulla qualità della vita e sul benessere ambientale.


In questo contesto, una soluzione che riduce il numero di veicoli in circolazione e le emissioni di CO2 e permette ai pendolari di risparmiare sui costi degli spostamenti è rappresentata dal carpooling aziendale, che prevede la condivisione delle auto tra colleghi che percorrono lo stesso tragitto. Sono già numerose in Italia le aziende virtuose che, insieme al loro mobility manager, hanno scelto di promuovere il carpooling aziendale e lo dimostrano i dati record del primo semestre 2024: si registrano 290.256 viaggi in carpooling certificati, ovvero l’equivalente di oltre 166.000 auto tolte dalle strade, 553.516 kg di CO2 in meno e un risparmio totale per i dipendenti di 845.660 euro. È quanto emerge dall’Osservatorio Aziende In Movimento realizzato da Jojob Real Time Carpooling, che ha analizzato i dati delle 2.926 sedi aziendali e le abitudini dei 177.637 dipendenti coinvolti dalle aziende che hanno a disposizione il servizio di carpooling aziendale per la tratta casa-lavoro. Tramite l’app di Jojob e le campagne di comunicazione promosse dal suo team, i mobility manager delle aziende possono infatti diffondere e incentivare l’uso dei trasporti condivisi e a basso impatto ambientale: I dipendenti delle aziende che aderiscono a Jojob possono pubblicare e rendere disponibili i propri tragitti casa-lavoro, trovare autisti e passeggeri compatibili come ad esempio colleghi o dipendenti di aziende limitrofe. “Il nuovo Osservatorio con focus specifico sulla mobilità delle aziende ci aiuta a comprendere meglio anche il tessuto economico del Paese e le relative esigenze dei lavoratori”, dichiara Gerard Albertengo, CEO e fondatore di Jojob. “Il carpooling offre significativi benefici sia alle aziende che ai dipendenti, soprattutto in contesti urbanizzati come la Lombardia o il Piemonte. In generale, emerge sempre più nettamente l’importanza, all’interno della struttura aziendale, della figura del Mobility Manager, responsabile della pianificazione e della gestione della mobilità aziendale: grazie al suo lavoro è possibile implementare soluzioni per ridurre l’impatto ambientale degli spostamenti casa-lavoro dei dipendenti, aumentando al tempo stesso il benessere dei lavoratori”.


L’Osservatorio Aziende in Movimento di Jojob ha permesso di fotografare l’andamento del carpooling in tutta Italia, individuando anche le regioni e le province in cui si registrano più viaggi condivisi, nonché le differenti abitudini dei carpooler. Analizzando nel dettaglio il numero di sedi attive nelle singole regioni italiane, sul primo gradino del podio troviamo la Lombardia con il 18,3% delle aziende ad aver adottato il carpooling. Dato emblematico di una regione con un tessuto imprenditoriale e finanziario ampiamente sviluppato, testimone dell’urgenza di mettere in campo un numero sempre maggiore di soluzioni di mobilità sostenibile dal sempre minor impatto economico e ambientale. A seguire l’Emilia-Romagna, regione con una ricca tradizione industriale e manifatturiera, che registra un 16,7% delle sedi sul totale nazionale. Al terzo posto il Lazio con l’8,7% delle sedi, percentuale influenzata sia dalla presenza delle numerose aziende e sedi istituzionali nella capitale Roma che dalla carenza in alcune aree di trasporti urbani ed extraurbani efficaci che consentano spostamenti efficienti. A livello provinciale, al primo posto troviamo Roma con il 7,6% di sedi attive sul totale nazionale. Dato spia di quanto la pratica del carpooling aziendale sia indispensabile in una città con una particolari criticità legate alla viabilità e congestione veicolare. Al secondo posto la provincia di Brescia, con il 4,3%, mentre al terzo gradino si trova Trento con il 4,1% delle sedi.


La classifica completa per regioni e province è disponibile al seguente link:

Aziende in movimento di Jojob: i dati e il ruolo del mobility manager


Tra i settori si distingue il metalmeccanico che, pur rappresentando solo il 6,1% delle sedi, registra il maggior coinvolgimento dei dipendenti, ovvero il 24,06% del totale. Le aziende metalmeccaniche ad aver adottato il carpooling aziendale sono dunque realtà di grandi dimensioni e situate in contesti suburbani, pertanto ideali per il carpooling perché spesso raggiungibili soltanto con l’ausilio di mezzi privati. A scegliere la mobilità condivisa insieme a Jojob sono anche le aziende del settore bancario, con il 16,9% dei dipendenti sul totale, seguito da quello alimentare (11,3% dei dipendenti); un dipendente su 10 che fa carpooling proviene invece dal settore della logistica (10%). Ma chi sceglie di utilizzare il carpooling aziendale? Secondo l’indagine di Jojob Real Time Carpooling, il carpooler “medio” è un dipendente attento in primis al risparmio economico (61,4%), motivato però anche dalla volontà di compartecipare alla riduzione dell’impatto ambientale (15,4%) e dalla socializzazione offerta dalla condivisione del viaggio (6,5%), accanto a chi adotta la soluzione del carpooling aziendale perché non ha alternative di trasporto pubblico o privato (5,6%). La maggior parte dei carpooler divide le spese organizzando l’utilizzo delle auto private a turno (64%), mentre il 13,5% approfitta della transazione gestita dall’app di Jojob per restituire al guidatore le spese sostenute. Il 14% afferma che l’autista non richiede alcun contributo, mentre nell’8,5% dei casi i carpooler si accordano per un compenso quotidiano o periodico da riconoscere all’autista. Oltre la metà dei dipendenti (53%) afferma di condividere l’auto per una media di 5 giorni a settimana, mentre il 18,2% condivide il tragitto casa-lavoro per una media di 4 giorni a settimana e il 15,9% per 3 giorni.

Draghi: “L’Europa è di fronte a una sfida esistenziale”

Draghi: “L’Europa è di fronte a una sfida esistenziale”Roma, 9 set. (askanews) – L’Europa si trova di fronte a una “sfida esistenziale” e “l’unico modo” di superarla, senza dover rinunciare ad alcuni dei suoi valori fondamentali, è quello di perseguire più crescita economica e maggiore produttività. Lo afferma l’ex presidente del Consiglio italiano e della Bce, Mario Draghi, nella prefazione del rapporto sulla competitività dell’Ue presentato oggi a Bruxelles assieme alla Commissione europea.


Secondo Draghi il costo necessario per decarbonizzare e digitalizzare l’economia e al tempo stesso aumentare le capacità di difesa in Europa “dovrà essere aumentato di circa 5 punti percentuale di Pil, a livelli che non si vedevano dagli anni 70 e 60” del secolo scorso. A titolo di paragone ricorda che gli investimenti del Piano Marshall dal ’48 al ’51 ammontaronono “a circa l’1-2% del Pil l’anno”. “Se l’Europa non può diventare più produttiva saremo costretti a fare delle scelte. Non potremo essere in grado di diventare al tempo stesso leader sulle tecnologie, un polo di responsabilità climatica e un player indipendente su scala globale. Non saremo in grado di finanziare il nostro modello sociale. Dovremmo ridimensionare alcune se non tutte le nostre ambizioni”, avverte l’ex premier.


“Questa è una sfida esistenziale”, prosegue Draghi. L’Unione europea, sottolinea, “esiste per assicurare che i suoi cittadini possano beneficiare dei suoi valori fondamentali”, prosperità, equità, libertà, pace e democrazia in un ambiente sostenibile. “Se l’Europa non può più assicurarli ai suoi popoli perderà la sua ragione di essere”. “L’unico modo per affrontare questa sfida è crescere e diventare più produttivi, preservando i nostri valori di equità e inclusione sociale. E l’unica strada per diventare più produttivi in Europa – conclude Draghi – è di cambiare radicalmente”.

Ue, i punti chiave del rapporto Draghi sulla competitività

Ue, i punti chiave del rapporto Draghi sulla competitivitàRoma, 9 set. (askanews) – Innovazione, energia, sicurezza geopolitica e degli approvvigionamenti di materie prime e critiche; assieme a competitività, da portare avanti assieme alla decarbonizzazione, riduzione delle dipendenze e delle vulnerabilità esterne, rafforzamento delle capacità industriali su spazio e difesa, potenziamento dei mezzi di finanziamento e, infine, dei processi di governo dell’Unione europea. Sono gli elementi chiave toccati dal rapporto presentato oggi da Mario Draghi, in occasione di una conferenza stampa congiunta assieme alla presidente della commissione europea, Ursula von der Leyen.


L’analisi, di circa 65 pagine, intitolata “Il futuro della competitività europea” parte da un esame del quadro in cui si trova l’Europa e delle sfide che ha davanti, sintetizzate in tre capitoli: accelerare l’innovazione e trovare nuovi “motori” di crescita; abbassare i prezzi dell’energia continuando il processo di decarbonizzazione e di aumento dell’economia circolare; terzo, adattarsi a un mondo di geopolitica meno stabile in cui le dipendenze esterne stanno diventando vulnerabilità e in cui non ci si può più permettere di affidare ad altri a propria sicurezza. Lo studio presentato dall’ex presidente del Consiglio e della Bce analizza possibili strategie per chiudere il divario di innovazione che l’Europa accusa rispetto ai suoi maggiori competitori, guarda alle cause degli elevati prezzi dell’energia e a possibili soluzioni parallelamente alle sfide.


Un capitolo è dedicato alle vulnerabilità e alle dipendenze sugli approvvigionamenti esterni, ma anche alla necessità di procedere a un rafforzamento delle capacità industriali nei settori di difesa e aerospaziale. Il penultimo capitolo, il quinto, riguarda il tema di come finanziare gli investimenti in cui un elemento critico individuato è quello dell’attuale incompletezza dell’Unione dei mercati dei capitali, così come la necessità di trovare alcuni strumenti di finanziamento comune per massimizzare la crescita di produttività.


L’ultimo capitolo riguarda il rafforzamento dei processi di governo dell’Unione europea, partendo dalla considerazione che una nuova strategia industriale non riuscirà ad avere successo senza cambiamenti in parallelo nell’architettura e nel funzionamento dell’Unione. In particolare viene raccomandata la creazione di un nuovo quadro di coordinamento sulla competitività che dovrebbe focalizzarsi sulle priorità strategiche, la necessità di semplificazione delle procedure, nell’ambito del quale viene raccomandata di la creazione di un nuovo vicepresidente della Commissione responsabile della semplificazione, e un taglio degli oneri burocratici a favore delle Pmi.