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Le transizioni verde e digitale e la produttività delle imprese

Le transizioni verde e digitale e la produttività delle impreseRoma, 19 mar. (askanews) – Gli investimenti sulle tecnologie digitali possono avere effetti positivi sulla produttività, ma soprattutto per alcuni tipi di imprese in grado di massimizzarne le ricadute, laddove in media l’effetto è trascurabile se non nullo. Le strette normative della transizione verde, invece, hanno un effetto che è addirittura peggiorativo sul breve e medio termine sulla produttività, ma col tempo questo contraccolpo finisce per riassorbirsi. Le nuove tecnologie più verdi possono invece dare ricadute positive anche sull’immediato, oltre che sul lungo periodo.


Sono alcune delle conclusioni chiave a cui giunge uno studio condotto da alcuni esperti della Banca centrale europea, anticipato rispetto al Bollettino economico che verrà pubblicato giovedì. L’analisi – intitolata “L’impatto dei recenti shock e dei cambiamenti strutturali in atto sulla crescita della produttività dell’area euro” – parte da un esame degli effetti delle misure restrittive messe in campo tra 2020 e 2022, a motivo del Covid, sempre in merito alla produttività di imprese e lavoro. E poi guarda alle ricadute delle strette normative sui criteri verdi e ambientali e a quelle degli investimenti su tecnologie digitali.


Nell’ottica di guardare al futuro della competitività nell’area euro, sono soprattutto gli ultimi due aspetti, si spera, quelli che dovrebbero richiamare una maggiore attenzione. Va subito precisato che lo studio non guarda nel dettaglio l’aspetto dell’intelligenza artificiale, che negli ultimissimi anni ha visto sviluppi diffusi e iniziative da parte di molte multinazionali, una crescente attenzione mediatica e dei poteri pubblici. Questo tema potrebbe essere oggetto di ulteriori analisi da parte della Bce.


Per quanto riguarda la transizione verde “potrebbe ancora spingere la crescita della produttività, ma questo richiederà tempo. Sul breve e medio termine – afferma lo studio nelle sue conclusioni – l’aggiustamento delle imprese ai cambiamenti sui costi dovuti alle tasse carbonio o a tensioni geopolitiche, che si aggiunge a nuovi limiti e standard, assieme all’eliminazione di capitale allocato su attività ad alta CO2, ridurranno le emissioni come voluto, ma è anche probabile che riducano la crescita della produttività”. Qui la formula “breve e medio termine” va intesa come un periodo di circa 4-5 anni da quando entra in vigore un inasprimento normativo su questi aspetti, come sulle emissioni.


Anche la riallocazione delle risorse da settori a alta intensità di carbonio può avere impatti negativi sulla produttività. “Tuttavia – aggiunge lo studio – ci si attende che politiche ambientali più stringenti inneschino una nuova ondata di innovazioni verdi e di nuove tecnologie che aumenteranno la produttività sul lungo termine”. Passando agli effetti della transizione digitale, l’analisi offre cifre non proprio esaltanti, anzi deludenti se messe a raffronto con l’enfasi che solitamente viene utilizzata nel descrivere i presunti benefici di questi politiche. Ma ci sono delle precisazioni da fare. Ma procedendo con ordine, sulle cifre lo studio cita un’altra analisi che è stata condotta in Francia e Austria sulle imprese che effettuano investimenti di questo genere. La stima è che “in media un aumento dell’1% degli investimenti in tecnologie digitali porterebbe a uno 0,06% di aumento nella produttività del lavoro e a uno 0,007% di aumento della Produttività totale dei fattori (Tfp) dopo sei anni”. La Bce ha ulteriormente guardato a questi aspetti effettuando una simulazione sulle imprese di 13 paesi dell’area euro che “conferma che i guadagni di produttività dalla digitalizzazione sono altamente eterogenei tra settori e imprese. La stima suggerisce che un 1% di aumento di investimenti digitali in un settore è associato con una accelerazione nell’anno successivo di circa 0,02 punti percentuali nella crescita della produttività totale dei fattori in quel settore”. Insomma, praticamente zero. Ma appunto si tratta di medie. Secondo lo studio per beneficiare delle degli investimenti sul digitale le imprese devono avere particolari caratteristiche. In genere il vantaggio risulta molto più elevato, fino a 17 volte di più elevato, secondo gli esperti della Bce, quando le imprese che investono in digitale sono di maggiori dimensioni, dispongono di un organico in cui sono presenti persone qualificate e specializzate sui settori tecnologici (Stem), oppure sono in grado di accompagnare gli investimenti con programmi di formazione. E inoltre devono essere in grado di sfruttare queste leve anche a livello gestionale e di capacità manageriali. “L’adozione di tecnologie e digitali da parte delle imprese ha dimostrato di spingere la crescita della produttività. Tuttavia l’impatto a livello di singola azienda della digitalizzazione è stato ad oggi relativamente modesto. Una delle principali ragioni per questo potrebbe essere che solo poche imprese, quelle più vicine alle tecnologie di frontiera, hanno tratto beneficio dalla digitalizzazione. Altre aziende – rileva la Bce – devono investire di più su qualifiche digitali e complementari per trarre pienamente beneficio dei guadagni di produttività dalla digitalizzazione”. Infine un ulteriore aspetto che vale la pena di menzionare è una specifica valutazione su telelavoro e lavoro da remoto (quello che in Italia si continua a chiamare con il pseudo neologismo “smart working”). Lo studio guarda a quanto avvenuto nel 2020-2021. Per l’immediato l’effetto dell’aumento del telelavoro “può influire sulla produttività tramite vari canali. Innanzitutto può portare a maggiore efficienza, grazie al risparmio di tempo che in parte si traduce in maggiori ore lavorative. Inoltre può risultare in una riduzione del capitale richiesto affinché l’impresa possa operare, specialmente sull’immobiliare. Terzo, il telelavoro ha il potenziale di accelerare la digitalizzazione”. Ma “quarto – dice ancora lo studio della Bce – il telelavoro può avere un impatto avverso nel modo con cui le squadre collaborano, dato che il lavoro da remoto è percepito da alcuni come un calo dell’interazione, dello spirito di squadra e delle sinergie tra colleghi”. Su questo elemento, che è diventato strutturale in molte aziende, secondo la Bce sembra esserci una sorta di livello ottimale in cui si fa un uso combinato del telelavoro con un uso parziale del lavoro “tradizionale” in presenza. Ma questo equilibrio risulta estremamente variabile e differenziato a seconda delle imprese e dei dei settori coinvolti. (di Roberto Vozzi).

Bankitalia, bond verdi hanno rendimenti inferiori ai convenzionali

Bankitalia, bond verdi hanno rendimenti inferiori ai convenzionaliRoma, 18 mar. (askanews) – A parità di condizioni, le obbligazioni verdi hanno rendimenti inferiori a quelli dei titoli convenzionali. La differenza è più contenuta per i titoli denominati nelle valute più volatili rispetto al dollaro e per quelli emessi nei mercati finanziari più chiusi agli investitori esteri. Lo rileva la Banca d’Italia, in uno studio intitolato “Il green sin: gli effetti della volatilità dei tassi di cambio e dell’apertura finanziaria sui rendimenti delle obbligazioni verdi”, pubblicato nella collana “Temi di discussione”.


Il lavoro offre quindi una possibile spiegazione dei maggiori costi di finanziamento dei progetti verdi in molte economie emergenti rispetto ai paesi avanzati. Lo studio, si legge, analizza, da un punto di vista teorico ed empirico, come la volatilità della valuta di denominazione e il grado di apertura finanziaria del mercato di emissione influenzino i differenziali di rendimento tra le obbligazioni verdi e gli analoghi titoli convenzionali. Le stime utilizzano una banca dati sulle obbligazioni emesse nel periodo 2014-2021 sul mercato globale.

Ue, Europarlamento approva accordo su direttiva “case green”

Ue, Europarlamento approva accordo su direttiva “case green”Bruxelles, 12 mar. (askanews) – La plenaria del Parlamento europeo ha approvato in via definitiva, oggi a Strasburgo, con 370 voti contro 199 e 46 astenuti, l’accordo raggiunto in “trilogo” con il Consiglio Ue sulla cosiddetta direttiva sulle “case green”, che stabilisce nuove regole per le prestazioni energetiche nell’edilizia, allo scopo di ridurre progressivamente le emissioni di gas serra e i consumi energetici nel settore entro il 2030, e di pervenire alla neutralità climatica entro il 2050.


Innanzitutto, la direttiva prevede che tutti gli edifici privati di nuova costruzione siano a emissioni zero a partire dal 2030, mentre i nuovi edifici occupati dalle autorità pubbliche o di loro proprietà dovranno raggiungere quest’obiettivo due anni prima, a partire dal 2028. Per gli edifici residenziali non di nuova costruzione, i paesi membri dovranno adottare misure per garantire una riduzione dell’energia primaria media utilizzata (rispetto al 2020) di almeno il 16% entro il 2030 e di almeno il 20-22% entro il 2035. Gli Stati membri dovranno inoltre ristrutturare il 16% degli edifici non residenziali che hanno le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% entro il 2033, introducendo requisiti minimi nazionali di prestazione energetica da rispettare per tutto il settore dell’edilizia.


In più, i paesi membri dovranno garantire, se tecnicamente ed economicamente fattibile, l’installazione progressiva di impianti solari negli edifici pubblici e non residenziali, in funzione delle loro dimensioni, e in tutti i nuovi edifici residenziali entro il 2030. Gli Stati membri dovranno spiegare come intendono predisporre misure vincolanti per decarbonizzare i sistemi di riscaldamento e raffreddamento, eliminando gradualmente entro il 2040 i combustibili fossili usati in questi sistemi. A partire dal 2025, sarà vietata la concessione di sovvenzioni alle caldaie autonome a combustibili fossili. Saranno ancora possibili, invece, gli incentivi finanziari per i sistemi di riscaldamento che usano una quantità significativa di energia rinnovabile, come quelli che combinano una caldaia con un impianto solare termico o una pompa di calore.


La nuova normativa non si applicherà agli edifici agricoli e agli edifici storici, e gli Stati membri potranno decidere di escludere anche altri edifici protetti per il loro particolare valore architettonico o storico, gli edifici temporanei, le chiese e i luoghi di culto. Per la sua adozione definitiva, la direttiva dovrà ora essere approvata formalmente anche dal Consiglio Ue.


Gli edifici sono responsabili del 40% dei consumi energetici e del 36% delle emissioni di gas a effetto serra nell’Ue, secondo una valutazione della Commissione europea. Il 15 dicembre 2021 la Commissione aveva presentato la sua proposta di revisione della direttiva sulle prestazioni energetiche nell’edilizia, come parte del pacchetto “Pronti per il 55%”, dove la percentuale indicata riguarda l’obiettivo vincolante di riduzione dei gas a effetto serra entro il 2030, come tappa intermedia verso la “neutralità climatica” del 2050. La direttiva è stata modificata durante le trattative con il Consiglio Ue, con un maggiore accento sul carattere adattato a livello nazionale, invece che armonizzato a livello Ue, di una parte degli indicatori per la sua attuazione. Ma resta un elemento fondamentale della strategia di riduzione delle emissioni e di efficientamento energetico del Green Deal Subito dopo il voto della plenaria, l’eurodeputato leghista Angelo Ciocca ha cominciato a disturbare rumorosamente la seduta (c’erano ancora altre votazioni da concludere) usando un fischietto. Ciocca è stato allontanato dall’aula, su richiesta della presidente di seduta che ha definito il suo comportamento “totalmente inaccettabile”, mentre diversi europarlamentari gridavano “buffone, buffone” e, in inglese, “out, out!”. Oltre alla Lega (con tutto il gruppo di estrema destra Id), hanno votato contro la direttiva anche gli eurodeputati italiani di Fdi (con tutto il gruppo dei Conservatori Ecr) e di Fi (a parte Alessandra Mussolini, favorevole), più Fabio Massimo Castaldo, ex M5s passato recentemente ad Azione. Nel voto, il Ppe si è spaccato in tre (72 favorevoli, tra cui un altro italiano, l’altoatesino Herbert Dorfman, del Svp, 54 contrari e 25 astenuti), mentre nel gruppo liberale Renew hanno votato a favore 67 eurodeputati (tra cui i due di Italia Viva, Sandro Gozi e Nicola Danti, più l’indipendente Marco Zullo, ex M5s), con 19 contrari e un solo astenuto. Massicciamente a favore della direttiva, oltre ai Verdi e al M5s, anche i gruppi dei Socialisti e Democratici (solo due contrari e un astenuto) e della Sinistra (26 favorevoli, due contrari, quattro astenuti).

Bce, Ft: Elderson si scusa con i dipendenti per frasi controverse

Bce, Ft: Elderson si scusa con i dipendenti per frasi controverseRoma, 12 mar. (askanews) – Frank Elderson, esponente del Comitato esecutivo della Bce e vicepresidente del ramo di vigilanza bancaria si è scusato durante una riunione con centinaia dipendenti dell’istituzione per le frasi che aveva utilizzato qualche settimana fa, con intonazioni apparentemente persecutorie verso coloro che non risultavano allineati alle policy climatiche di cui è uno dei più ferventi sostenitori. Lo riporta il Financial Times, citando due persone anonime che hanno partecipato alla riunione, che si è svolta ieri sera. Elderson ha detto di “rimpiangere molto” le frasi che ha utilizzato.


Il riferimento è a una riunione che era stata ripresa da un video interno in cui si vedeva il banchiere centrale olandese, seduto ad un tavolo, che utilizzava toni molto intransigenti sull’argomento clima. “Perché dovremmo volere assumere gente che dobbiamo riprogrammare? Vengono dall’università ma non sanno ancora come pronunciare la parola clima. Non voglio questa gente con me – aveva detto Elderson – perché fronteggiamo un ruolo che drasticamente cambiato”. Queste dichiarazioni sono state poi oggetto di contestazioni alla presidente Christine Lagarde durante due successive audizioni al Parlamento europea. Lagarde è essa stessa una convinta sostenitrice dell’inserimento di obiettivi climatici nelle politiche Bce, ma lo scorso 26 febbraio davanti agli eurodeputati ha ribadito la volontà dell’istituzione di preservare la “diversità” nella composizione del suo personale, anche in merito ai possibili dissonanze di pareri dei tecnici rispetto alle questioni climatiche.


Durante l’incontro di ieri Elderson ha riconosciuto che “alcune persone sono state ferite” dalle sue frasi e che le rimpiangeva, riporta ancora il quotidiano finanziario Gb. “Avrei voluto usare altre parole perché non potrebbero essere più contrarie rispetto a quello per cui agisco”. Il Ft riporta anche un documento interno del personale della scorsa settimana, che rilevava lo shock causato a molte persone da queste terminologie e la loro contraddittorietà rispetto ai valori democratici di Bce e Ue. Il quotidiano mette poi in rilievo le controversie che persistono sullo spingere questo tipo di considerazioni nella politica monetaria della Bce, che si è distanziata rispetto alla Federal rReserve, che appare molto più cauta su questi aspetti.


Durante l’audizione al Congresso Usa la settimana scorsa settimana, il presidente della Fed, Jay Powell aveva affermato che il compito dell’istituzione è preservare la stabilità dei prezzi e il massimo livello di occupazione e che “non spetta a noi valutare gli effetti sul clima di questo e qualunque effetto sul clima sarebbe minuscolo”. Il Ft conclude ricordando che alcuni osservatori critici hanno sostenuto che l’enfasi posta sulle questioni “green” dalla nuova strategia della Bce voluta da Lagarde “ha distratto l’istituzione dal contenimento dell’inflazione che nel 2022 ha raggiunto massimi storici oltre il 10%”.

Fed, Powell: Clima? “Noi dobbiamo pensare a inflazione e lavoro”

Fed, Powell: Clima? “Noi dobbiamo pensare a inflazione e lavoro”Roma, 6 mar. (askanews) – “Ritengo che il nostro compito sia svolgere il mandato che ci avete assegnato, di perseguire la stabilità dei prezzi e il massimo livello di occupazione. E lo facciamo tramite i tassi di interesse. Non spetta a noi valutare gli effetti sul clima di questo e qualunque effetto sul clima sarebbe minuscolo”. Lo ha affermato il presidente della Federa Reserve, Jay Powell, rispondendo a una domanda sul se ritenesse di che sia necessario presente contro dei “rischi climatici” nella politica monetaria, durante una audizione al Congresso Usa.


Una linea che contrasta l’attivismo sui temi climatici spinto alla Bce dalla presidente, Christine Lagarde.

Ue, Pichetto e Le Maire: nucleare e idrogeno saranno determinanti

Ue, Pichetto e Le Maire: nucleare e idrogeno saranno determinantiBruxelles, 4 mar. (askanews) – A margine del Consiglio Energia dell’Ue, in corso a Bruxelles, il ministro italiano dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha avuto un colloquio con il collega francese Bruno Le Maire sull’importanza delle fonti rinnovabili, dell’idrogeno e del nucleare di ultima generazione per la sicurezza energetica e la decarbonizzazione. Lo riferisce lo stesso Pichetto Fratin, con una nota per la stampa.


A Bruxelles, “ho incontrato Bruno Le Maire, ministro francese dell’Economia, Finanza e Sovranità industriale e digitale, che ha ora aggiunto al suo portafoglio la competenza sull’Energia. Dopo aver confermato gli eccellenti rapporti che legano i due Paesi, ci siamo confrontati sull’importanza sempre crescente che le fonti rinnovabili avranno per garantire sicurezza energetica all’Europa e a perseguire gli obiettivi comuni di decarbonizzazione”, afferma il ministro. “Abbiamo parlato – sottolinea Pichetto Fratin – della funzione determinante che a tal fine assumeranno l’idrogeno e il nucleare di ultima generazione”.


“Ho infine ribadito al ministro La Maire che anche nel settore energetico l’Italia intende rafforzare il ruolo di Paese ponte tra Europa, Medio Oriente e Nordafrica”, conclude il ministro.

Fondazione UniVerde e Marevivo alleate per rispondere efficientemente a crisi idrica

Fondazione UniVerde e Marevivo alleate per rispondere efficientemente a crisi idricaRoma, 28 feb. (askanews) – Fondazione UniVerde e Marevivo ormai da anni affermano che gli impianti di dissalazione a terra – costosi sia da costruire che da manutenere, energivori e impattanti tanto sulle coste, che li ospitano o dovranno ospitarli con tempi di realizzazione lunghi e incerti, quanto su flora e fauna marine locali, a causa degli scarichi di salamoia – non rappresentano una efficiente né sostenibile soluzione alla crisi idrica e alla crescente domanda di acqua delle isole minori.


Proprio da queste premesse scaturisce la necessità di un ulteriore momento di approfondimento che non vada semplicemente a ribadire quanto valida possa essere la soluzione dei dissalatori mobili marini, per garantire l’approvvigionamento idrico delle isole minori con acqua di qualità, quanto a mettere in luce i vantaggi ambientali ed economici che ne deriverebbero. Questi i principali punti affrontati nello studio “Costi ambientali ed economici della dissalazione” realizzato da Giuseppe Taverna (già dirigente per il servizio idrico integrato e l’approvvigionamento idrico delle Isole minori della Regione Siciliana) e Roberto Di Vincenzo (già dirigente dell’allora ministero della Marina mercantile) che sarà presentato in occasione della conferenza stampa “Crisi idrica: soluzioni normative e tecnologiche verso la Giornata Mondiale dell’Acqua” organizzata dalla Fondazione UniVerde e da Marevivo, che si svolgerà giovedì 7 marzo, ore 11:30, presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati (via della Missione, 4), promossa in partnership con Marnavi e Idroambiente e con la Media partnership di Askanews, Italpress, TeleAmbiente, Opera2030, SOS Terra Onlus. Oltre agli autori dello studio interverranno e si confronteranno sui dati presentati: Alfonso Pecoraro Scanio (Presidente della Fondazione UniVerde); Carmen Di Penta (Direttore Generale di Marevivo); Patty L’Abbate (Vicepresidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici, Camera dei Deputati); Mario Antonio Scino (Capo di Gabinetto al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica); Giuseppe Cavuoti (Dirigente della Struttura di Missione al Ministero per la Protezione Civile e le Politiche del Mare presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri).

Lagarde: su personale Bce tuteliamo anche diversità intellettuale

Lagarde: su personale Bce tuteliamo anche diversità intellettualeRoma, 26 feb. (askanews) – La presidente della Bce, Christine Lagarde ha ribadito la volontà dell’istituzione di preservare la “diversità” nella composizione del suo personale, anche in merito ai possibili dissonanze di pareri dei tecnici rispetto alle questioni climatiche. Rispondendo a nuove contestazioni da parte di diversi parlamentari europei, dopo le frasi pronunciate da Frank Elderson, uno dei componenti del Comitato esecutivo, che sembrava invece spingere per epurazioni di coloro che non sono allineati alle posizioni del direttorio sul clima, Lagarde ha affermato che non si intende escludere nessuno.


“Lasciatemi essere chiara, nella misura in cui dobbiamo valutare i rischi e che dobbiamo condurre analisi macroeconomiche, è imperativo che teniamo conto del cambiamento climatico. E nella misura in cui stiamo attuando il nostro obiettivo primario, dato l’obiettivo secondario, dobbiamo considerare queste questioni. Questo significa che escludiamo chicchesia? La risposta è no: molto chiaramente alla Bce valutiamo molto, e personalmente valuto immensamente, la diversità”, ha detto durante il dibattito alla plenaria del Parlamento europeo sul Bilancio 2023 della Bce. “E non parlo solo di quella che celebreremo nell’8 marzo, ma è anche la diversità intellettuale, la diversità di background, di comprensione della realtà economica in cui viviamo sulla base di fatti, conoscenze e di scienza”, ha detto.


Il tutto dopo che nei giorni scorsi è circolato un video in cui si vede Elderson, seduto ad un tavolo durante una riunione ripresa da una telecamera, che si presta a messaggi molto intransigenti sull’argomento clima. “Perché dovremmo volere assumere gente che dobbiamo riprogrammare? perché vengono dall’università ma non sanno ancora come pronunciare la parola clima. Non voglio questa gente con me – ha detto Elderson – perché fronteggiamo un ruolo che drasticamente cambiato. In un recente intervento ho avvertito i banchieri che verrà un momento in cui se sei nel Cda e non sai cose su come gestire questioni sui rischi climatici e ambientali ci chiederemo se sei ancora adatto a quel ruolo. E ci sarà un momento in cui manderemo qualcuno via. Non puoi lavorare per noi se ti rifiuti di accettare la realtà”. Non è la prima volta che Elderson si sbilancia su dichiarazioni radicali sul clima. Ma queste ultime erano state oggetto di contestazioni a Lagarde già in occasione della audizione trimestrale alla Commissione affari economici e monetari del Parlamento Ue, lo scorso 15 febbraio. Già in quella occasione Lagarde, convinta sostenitrice dell’inserimento di obiettivi climatici nelle politiche Bce, aveva difeso Elderson ma negato che si volessero fare epurazioni.


“A volte le parole possono andare un po’ al di là, per la passione che vogliono esprimere. Ma la diversità non sarà diluita dalla passione. E’ qualcosa che di importanza cruciale”, ha affermato oggi.

Terna: nel 2023 autorizzate infrastrutture per oltre 3 mld investimenti

Terna: nel 2023 autorizzate infrastrutture per oltre 3 mld investimentiMilano, 19 feb. (askanews) – Nel corso del 2023 sono stati autorizzati dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e dagli Assessorati regionali competenti 23 interventi per lo sviluppo della rete elettrica di trasmissione nazionale, per un valore complessivo di oltre tre miliardi di euro di investimenti. Lo rende noto Terna. Si tratta di un nuovo record per il gruppo. Il dato è in crescita del 20% rispetto al 2022, e si è triplicato rispetto al 2021.


Il principale contributo al raggiungimento del risultato arriva dal ramo ovest del Tyrrhenian Link, la tratta dell’elettrodotto sottomarino che collegherà Sicilia e Sardegna, del valore di oltre 1,8 miliardi. L’altro ramo dell’opera, quello che unirà Sicilia e Campania, era stato autorizzato nel 2022. Altra rilevante opera di Terna autorizzata durante l’anno passato è il Sa.Co.I 3, il cavo sottomarino in corrente continua a 200 kV che collegherà Sardegna, Corsica e Toscana, con una capacità di trasporto complessiva fino a 400 MW. L’opera contribuirà a rafforzare il ruolo del Paese di hub energetico dell’Europa e dell’area mediterranea. In aggiunta, da menzionare anche i due interventi, entrambi del valore di circa 50 milioni, che fanno parte del piano di attività di Terna per incrementare la sicurezza e l’efficienza della rete elettrica in alta e altissima tensione nelle aeree interessate dai Giochi Olimpici e Paralimpici di Milano-Cortina 2026. Si tratta dell’elettrodotto in cavo interrato di 19 km in Val di Fassa “Moena-Campitello” e del collegamento di 22 km, sempre in cavo interrato, tra Vandoies e Brunico. Terna ha già avviato i cantieri delle due infrastrutture, con l’obiettivo di completarle entro la fine del 2025.

Yearbook SP Global: Pirelli tra aziende Top 1% per sostenibilità

Yearbook SP Global: Pirelli tra aziende Top 1% per sostenibilitàMilano, 7 feb. (askanews) – Pirelli si conferma anche quest’anno tra le migliori aziende al mondo in sostenibilità ottenendo la qualifica di “Top 1%” – unica del Settore Auto Components a livello globale – il massimo riconoscimento nell’ambito del Sustainability Yearbook 2024 pubblicato da S&P Global dopo l’esame del profilo di sostenibilità di 9.400 aziende.


Il risultato segue il punteggio registrato da Pirelli nel Corporate Sustainabilty Assessment 2023 per gli indici Dow Jones Sustainability di S&P Global, dove l’azienda aveva ottenuto il primo posto nei settori Auto Components e Automotive degli indici Dow Jones Sustainability World e Europe con il punteggio di 84 punti (rivisto dall’iniziale 83). Marco Tronchetti Provera, vice presidente esecutivo di Pirelli, ha dichiarato: “Essere riconosciuti anche quest’anno tra i leader nel Sustainability Yearbook 2024 conferma la capacità di Pirelli di integrare la propria strategia di sostenibilità lungo tutto la catena del valore. Risultati concreti e obiettivi sfidanti ottenuti con impegno da parte di tutti”.