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Il messaggio di Xi all’Ue: reagire uniti a prepotenze (di Trump)

Il messaggio di Xi all’Ue: reagire uniti a prepotenze (di Trump)Roma, 11 apr. (askanews) – I segnali di fumo tra Pechino e Bruxelles stanno diventando sempre più intensi e, mentre la guerra dei dazi innescata dal presidente Usa Donald Trump diventa più aspra contro la Cina e segna per un attimo il passo contro l’Ue, Xi Jinping porge la mano all’Europa con l’idea inedita di creare un asse contro le “prepotenze unilaterali” (degli Usa, naturalmente).


La Cina “considera l’Ue come una delle componenti essenziali di un mondo multipolare ed è una nazione che supporta esplicitamente l’unità e lo sviluppo dell’Europa”, ha detto oggi Xi ricevendo il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez a Pechino. “La costruzione di una partnership sino-europea incentrata su pace, crescita, riforme e civiltà ha un’importanza pratica fondamentale”, ha continuato, sostenendo che Cina e Ue “devono mantenere il loro posizionamento di partner e continuare a perseguire una cooperazione aperta”. Xi – nel suo primo commento esplicito alla questione dei dazi – ha ammonito che “in una guerra dei dazi non ci sono vincitori” e ha avvertito Trump “che opporsi al mondo significa isolarsi”. Ue e Cina, ha ricordato, sono “tra le principali economie globali, entrambe ferventi sostenitrici della globalizzazione e del libero scambio, con un volume economico complessivo che supera un terzo di quello mondiale e con una forte interdipendenza economica”. Pertanto hanno “la responsabilità di salvaguardare il processo di globalizzazione, l’ambiente del commercio internazionale e di opporsi congiuntamente agli atti di prepotenza unilaterale, proteggendo non solo i propri interessi legittimi, ma anche promuovendo l’equità, la giustizia e il rispetto delle norme internazionali”.


Un ragionamento, questo, che contraddice l’asserito ottimismo di Trump delle scorse ore che, se da un lato ha portato i dazi contro Pechino al 145%, ha anche detto di essere fiducioso che, in base alla sua amicizia “personale” con Xi, alla fine con Pechino riuscirà a trovare un accordo sul commercio. Invece, le dichiarazioni del presidente cinese suggeriscono una volontà di approfittare della durezza nella posizione americana anche con l’alleato europeo, per infilarsi all’interno di questo antico rapporto aprendo un canale di dialogo e una convergenza d’interessi con l’Europa. Quest’ultima, dal canto suo, appare ricettiva. La presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ha parlato martedì con il primo ministro cinese Li Qiang, mentre il capo del commercio, Maros Sefcovic, ha comunicato mercoledì con il ministro del Commercio cinese Wang Wentao. Durante una videochiamata, Wang e Sefcovic hanno concordato di “avviare immediatamente i negoziati sui compromessi di prezzo per i veicoli elettrici, oltre a discutere la cooperazione negli investimenti dell’industria automobilistica tra Cina e Ue”, secondo un comunicato di ieri del ministero del Commercio cinese.


Durante la chiamata di von der Leyen con Li, i due hanno concordato di monitorare gli effetti del trasferimento del commercio derivanti dalle ampie tariffe globali imposte da Trump. In particolare, gli europei temono un’invasione di merci cinesi a basso prezzo prima destinate agli Stati uniti e poi dirottate verso l’Europa. D’altronde, le ultime prese di posizione della presidente della Commissione, in passato qualificata come un “falco” nei rapporti con Pechino, sostenitrice strenua della linea di contenimento strategico di Pechino, si sono fortemente attenuate e sono diventate piuttosto morbide.


Un eventuale asse tra i due estremi dell’Eurasia potrebbe saldarsi attorno a metà dell’anno. Oggi il South China Morning Post, giornale di Hong Kong di proprietà di Alibaba, ha rivelato – citando cinque fonti informate – che il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa e la stessa Von der Leyen sarebbero orientati a recarsi a Pechino per incontrare Xi a luglio. Si tratterebbe di un secondo Vertice Ue-Cina. A evidenziare l’interesse di Bruxelles per procedere rapidamente su questa linea, il fatto che i capi dell’Unione sarebbero disposti a rinunciare alla prassi, che prevederebbe di tenere questo incontro in Europa, pur di accelerare l’incontro alla luce del fatto che Xi non vuole viaggiare nel Vecchio Continente quest’anno.

Sanchez ricevuto da Xi: vogliamo Cina partner dell’Ue

Sanchez ricevuto da Xi: vogliamo Cina partner dell’UeRoma, 11 apr. (askanews) – Il presidente cinese Xi Jinping ha ricevuto oggi a Pechino il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez. Lo ha riferito l’agenzia di stampa Xinhua.


Sanchez ha portato al presidente cinese il concetto che “la Spagna vede la Cina come un partner dell’Ue” e “lavorerà sempre per relazioni tra l’Ue e la Cina in cui regnino il dialogo, la reciprocità e l’armonia” e. Il capo del governo di Madrid è arrivato a Pechino nella notte, nel bel mezzo della guerra commerciale tra Stati uniti e Cina. Sanchez ha evidenziato lo “slancio” delle relazioni con la Cina e il suo impegno affinché esse siano “reciprocamente vantaggiose”.


“Vogliamo lavorare sugli investimenti in modo equilibrato, affinché contribuiscano allo sviluppo dei nostri paesi secondo le rispettive visioni, e desideriamo promuovere l’avvicinamento tra le nostre società”, ha dichiarato il leader iberico. Xi lo ha ringraziato per la sua “ferma volontà di approfondire i rapporti” con la Cina. “Quanto più turbolenta e mutevole è la situazione internazionale, tanto più sarà importante avere buone relazioni con la Spagna”, ha aggiunto.


E’ il terzo viaggio del premier spagnolo in Cina in meno di due anni e questo, a quanto ha detto Xi, dimostra “l’elevata importanza” che Sanchez attribuisce alla Cina e la sua “ferma volontà di approfondire le relazioni bilaterali”. Il presidente del paese asiatico ha sottolineato la necessità di costruire relazioni “di determinazione strategica e cooperazione”. “Di fronte ai cambiamenti globali, solo la collaborazione tra i paesi può garantire pace e stabilità”, ha asserito il presidente cinese, durante l’incontro.


Il presidente cinese ha inoltre anticipato che la Cina “è disposta a creare con la Spagna un’associazione strategica globale volta a migliorare il benessere” di entrambi i popoli, “dare slancio alle relazioni tra Cina ed Europa e contribuire maggiormente alla pace, alla stabilità e allo sviluppo globale”.

Come i dazi di Trump potrebbero compattare Ue-Cina-Asean

Come i dazi di Trump potrebbero compattare Ue-Cina-AseanRoma, 10 apr. (askanews) – L’aggressiva guerra dei dazi avviata dal presidente Usa Donald Trump potrebbe compattare un asse euro-asiatico che va dall’Unione europea alla Cina, con una diramazione meridionale nei paesi che fanno parte dell’Asean, l’Associazione delle nazioni del Sudest asiatico.


L’altro ieri, proprio mentre Trump da Washington prometteva fuoco e fiamme, il ministro del Commercio cinese Wang Wentao ha tenuto una videochiamata con il commissario al Commercio dell’Ue Maros Sefcovic. Le due parti hanno concordato di iniziare immediatamente i negoziati sui prezzi dei veicoli elettrici (EV) e di discutere dei legami di investimento nel settore automobilistico, secondo una nota rilasciata giovedì dal ministero del Commercio della Cina. Hanno inoltre espresso la loro disponibilità ad avviare al più presto i colloqui per l’accesso al mercato e hanno sostenuto la ripresa di un dialogo bilaterale su meccanismi commerciali per affrontare le tensioni relative alle preoccupazioni dell’Ue riguardo alla deviazione delle esportazioni cinesi precedentemente destinate agli Stati uniti.


Si è trattato di un contratto operativo, dopo che a livello più politico – sempre martedì – la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha sentito telefonicamente il premier cinese Li Qiang. La “vexata quaestio” sulla quale si concentra il negoziato tra i due estremi dell’Eurasia è quello del meccanismo dei prezzi per i veicoli elettrici importanti dalla Cina, alla luce dei sussidi governativi cinesi alle loro imprese. A ottobre scorso, l’Ue ha imposto dazi fino al 45 per cento dopo un’indagine di diversi mesi. Ma l’arrivo del ciclone Trump, che ha portato ieri i dazi contro le merci cinesi al 125 per cento, mette in discussione gli attuali equilibri commerciali Cina-Ue, col rischio che merci cinesi – a partire dalle auto elettriche – invadano il mercato europeo.


D’altro canto, anche l’Ue ha imposto agli Usa dazi ritorsivi del 25 per cento, dopo che Trump ha colpito le merci europee. Quindi, Pechino e Bruxelles sono nella stessa barca (“il nemico del tuo nemico è tuo amico”?). La riconfigurazione del panorama commerciale internazionale da parte di Trump è una preoccupazione comune. “Gli Stati Uniti stanno abbandonando molti dei principi che hanno guidato il loro approccio globale al commercio e agli investimenti, creando un’incertezza economica senza precedenti”, ha dichiarato la Camera di Commercio dell’Unione europea in Cina in una nota diffusa ieri. “La Cina – ha continuato – ha l’opportunità di creare un ambiente commerciale stabile e affidabile per gli investitori”.


La Cina, la seconda economia mondiale, sta inoltre stringendo sempre più rapporti con i suoi partner commerciali nel Sud-est asiatico. Ieri, Wang ha avuto una video-riunione con il ministro del Commercio malese, Tengku Zafrul Abdul Aziz. La Malesia è attualmente la presidente dell’ASEAN. “La Cina è disposta a rafforzare la comunicazione e il coordinamento con i partner commerciali, compresa l’ASEAN, per affrontare le preoccupazioni reciproche attraverso un dialogo e consultazioni su base di pari dignità e rispetto reciproco, e per sostenere insieme il sistema commerciale multilaterale”, ha dichiarato Wang a Zafrul. I ministri economici del blocco dell’Asia sudorientale hanno fortemente criticato gli Stati uniti per l’imposizione di dazi pervasivi su quasi tutte le nazioni, promettendo però di non adottare misure ritorsive. Il blocco, invece, “si impegnerà in un dialogo franco e costruttivo con gli Stati uniti per affrontare le questioni legate al commercio”, come hanno concordato i ministri dell’economia giovedì dopo una riunione virtuale durata tre ore. L’incontro era stato programmato prima dell’annuncio notturno del presidente statunitense Donald Trump, secondo il quale avrebbe ridotto le nuove tariffe sulla maggior parte dei paesi al 10%. I ministri hanno anche concordato di istituire un Gruppo di lavoro Geoeconomico ASEAN per discutere e formulare “una politica regionale coerente e lungimirante in risposta alle emergenti sfide economiche e geopolitiche”, secondo il ministero del commercio malese. “Rimaniamo fermi nel rafforzare l’integrazione economica regionale, cogliendo le opportunità nel mezzo delle sfide globali e mantenendo un ambiente economico regionale prevedibile, trasparente, non discriminatorio, equo, inclusivo e aperto che ha sostenuto la crescita del commercio e dello sviluppo regionale”, si legge nella nota rilasciata dai ministri alla fine della riunione dei ministri economici e dei governatori delle banche centrali del blocco a Kuala Lumpur. Più presto nella giornata, il ministro malese del Commercio e degli Investimenti, Zafrul Aziz, che ha presieduto l’incontro dei ministri dell’economia sotto la presidenza della Malaysia nel blocco, ha dichiarato: “Non c’è nulla di certo se non l’incertezza quando si parla dei dazi di Trump”. I ministri hanno criticato aspramente la politica di Trump, affermando che i dazi “ostacolano i flussi regionali e globali di commercio e investimenti, incidono sulla sicurezza e sulla stabilità economica, influenzano il sostentamento di milioni di persone nella regione e ostacolano il progresso economico nell’ASEAN, in particolare per le economie meno sviluppate, nonché la consolidata relazione economica e commerciale tra ASEAN e Usa”. Hanno inoltre aggiunto: “Ribadiamo il nostro sostegno per un sistema commerciale multilaterale prevedibile, trasparente, libero, equo, inclusivo, sostenibile e basato su regole, con l’Organizzazione mondiale del commercio (Omc) al suo centro, e riconosciamo il ruolo fondamentale che l’Omc ha svolto nel promuovere la crescita economica globale”.

Xi Jinping potrebbe recarsi in Sudcorea per vertice APEC

Xi Jinping potrebbe recarsi in Sudcorea per vertice APECRoma, 10 apr. (askanews) – Il presidente cinese Xi Jinping sta valutando la possibilità di visitare Corea del Sud in concomitanza con il prossimo vertice dell’Asia-Pacific Economic Cooperation (APEC). Lo ha dichiarato oggi il vicepresidente del Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo Losang Jamcan, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Yonhap.


“Il presidente Xi attribuisce grande importanza a una potenziale visita in Corea del Sud in concomitanza con il vertice APEC. E’ importante mantenere una comunicazione costante su questo tema”, ha raffermato Losang. “La Cina – ha detto ancora l’alto funzionario cinese – mantiene un atteggiamento positivo nei confronti degli scambi culturali bilaterali. Le due parti dovrebbero continuare a rafforzare lo slancio degli scambi e della cooperazione attualmente in corso”.


La Corea del Sud ospiterà il vertice APEC a Gyeongju, a circa 275 chilometri a sud-est di Seoul, dalla fine di ottobre ai primi di novembre. La Cina sarà invece il paese ospitante dell’incontro multilaterale l’anno prossimo.

Sorella di Kim Jong Un: Nordcorea denuclearizzata? Pazzo chi lo pensa

Sorella di Kim Jong Un: Nordcorea denuclearizzata? Pazzo chi lo pensaRoma, 9 apr. (askanews) – La potente sorella del leader nordcoreano Kim Jong Un, Kim Yo Jong, ha attaccato il recente impegno di Corea del Sud, Stati uniti e Giappone a denuclearizzare Pyongyang, definendola “l’atto più ostile” e affermando che non cambierà il possesso di armi nucleari da parte della Corea del Nord.


Kim Yo Jong è formalmente vicepresidente della direzione del dipartimento del Comitato centrale del partito al potere, ma ha un ruolo ben più rilevante. Spesso è lei che rappresenta la posizione del regime guidato dal fratello sul fronte internazionale. Il ministro degli Esteri della Corea del Sud Cho Tae-yul, il segretario di Stato degli Stati Uniti Marco Rubio e il ministro degli Esteri giapponese Takeshi Iwaya hanno ribadito giovedì scorso in un incontro trilaterale a margine di un incontro della Nato il loro impegno a denuclearizzare la Corea del Nord.


Kim Yo Jong – in una nota diffusa dall’agenzia di stampa ufficiale del regime KCNA – ha sostenuto che la promessa congiunta mostra solo l’inquietudine dei tre paesi nell’affrontare il tema della denuclearizzazione della Corea del Nord, affermando che sanno bene che si tratta soltanto di “un sogno ad occhi aperti” che non potrà mai realizzarsi. “Se gridano freneticamente ‘denuclearizzazione’, credendoci davvero, devono essere considerati pazzi”, ha osservato. Lo status della Corea del Nord come “potenza nucleare” è “il risultato dell’opzione inevitabile che ha rispecchiato con precisione la minaccia ostile proveniente dall’esterno e il cambiamento della struttura meccanica della sicurezza mondiale, sia presente che futura”, ha aggiunto. “Quindi, questo non cambia, per quanto qualcuno possa negarlo disperatamente”.


Per la Corea del Nord, discutere lo smantellamento delle proprie armi nucleari o rianimare il “concetto morto di denuclearizzazione” costituisce soltanto “l’atto più ostile di negare” la propria sovranità e di tentare di costringerla “a rinunciare alla propria costituzione e al proprio sistema sociale”. “Se gli Stati Uniti e le loro forze vassalle continueranno a insistere su un anacronistico ‘denuclearizzazione’ mentre parlano di ‘minaccia’ proveniente da qualcuno, ciò darà solo giustificazione illimitata all’avanzata” della ricerca della Corea del Nord della “più forte forza nucleare per autodifesa”, ha concluso.


Le ultime dichiarazioni segnano la prima comunicazione pubblica segnalata di Kim Yo Jong in un mese, dopo la sua condanna del 3 marzo per l’ingresso dell’USS Carl Vinson, una portaerei della classe Nimitz degli Stati uniti, in una base navale della città di Busan, nel sud-est della Corea del Sud.

Telefonata Ishiba-Trump, Tokyo chiede esenzione dai dazi

Telefonata Ishiba-Trump, Tokyo chiede esenzione dai daziRoma, 8 apr. (askanews) – Il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba ha avuto un colloquio telefonico col presidente Usa Donald Trump nel quale ha chiesto l’esenzione dai dazi per il Giappone, non ottenendola. I due leader hanno tuttavia concordato sul fatto che sul tema ci saranno ulteriori discussioni. Lo riferisce l’agenzia di stampa Kyodo.


Ishiba ha spiegato di aver trasmesso la seria preoccupazione del Giappone: l’imposizione “unilaterale” di tariffe sui prodotti giapponesi rischierebbe di danneggiare gli investimenti delle imprese locali, sottolineando che i due paesi alleati dovrebbero invece perseguire una cooperazione più ampia e reciprocamente vantaggiosa, piuttosto che affidarsi a dazi e controdazi. Trump, che ha annunciato una tariffa reciproca del 24% sui prodotti giapponesi con effetto da mercoledì, ha dichiarato tramite i suoi social media che il Giappone invierà “una squadra di alto livello per negoziare” sulla questione.


Il presidente ha aggiunto che gli Stati uniti sono stati trattati “in modo molto scarso” nel campo del commercio, in un apparente tentativo di giustificare il suo attacco tariffario. Insieme a una tariffa del 25% già applicata alle auto giapponesi dirette negli Stati uniti, questa serie di dazi minaccia di infliggere un colpo debilitante all’economia giapponese, fortemente dipendente dalle esportazioni. Ishiba ha definito la situazione una “crisi nazionale” e si è detto determinato a fare tutto il possibile per proteggere l’economia del paese, continuando a esortare Trump a riconsiderare tali misure.


“Gli ho detto che dovremmo esplorare come poter cooperare in modo ampio e vantaggioso per entrambe le nazioni, ad esempio aumentando gli investimenti anziché applicare tariffe unilaterali”, ha spiegato Ishiba. Ha aggiunto che “entrambe le parti nomineranno ministri incaricati” di proseguire i colloqui. Le conversazioni telefoniche si sono svolte pochi giorni dopo che Ishiba ha annunciato l’intenzione di richiedere un colloquio prima di valutare negoziazioni faccia a faccia con Trump, per sostenere il caso del Giappone – un alleato stretto degli Stati Uniti – che dovrebbe essere esentato dalle tariffe. I due leader hanno concordato di continuare a dialogare in maniera “sincera e costruttiva”, e Ishiba ha ribadito il suo desiderio di incontrare Trump “al momento opportuno” negli Stati uniti, senza specificare ulteriormente la data. Nel corso della giornata in parlamento, Ishiba ha escluso l’adozione di una tariffa di ritorsione. Al contrario, il Giappone dovrebbe far capire a Trump quanto abbia contribuito all’economia statunitense, creando posti di lavoro e investendo, sottolineando che il suo paese non ha mai fatto nulla di “scorretto”.


Ishiba ha anche aggiunto che, se avrà l’opportunità di visitare gli Stati uniti, non cercherà semplicemente l’esenzione dalle tariffe reciproche, ma presenterà un “pacchetto” all’amministrazione Trump per mostrare cosa il Giappone, alleato stretto degli Stati Uniti, può offrire. Nel primo mandato di Trump, Tokyo era riuscita a negoziare un accordo commerciale, entrato in vigore nel 2020, col quale aveva ridotto le tariffe sui prodotti agricoli e sulla carne bovina provenienti dagli Stati uniti, mentre non si era assistito a una riduzione dei dazi statunitensi sulle automobili giapponesi e le relative componenti.

Taiwan, esercitazioni cinesi: presente anche portaerei Shandong

Taiwan, esercitazioni cinesi: presente anche portaerei ShandongRoma, 2 apr. (askanews) – Alle esercitazioni messe in campo dalla Cina attorno a Taiwan da due giorni ha preso parte anche la portaerei Shandong con il suo gruppo navale. Lo segnala il Comando del Teatro orientale dell’Esercito di liberazione popolare cinese.


In particolare la Shandong e le sue navi di scorta hanno svolto il ruolo di tagliare le cosiddette “tre linee” delle forze “indipendentiste di Taiwan”: la loro linea vitale per l’importazione di energia, la linea di supporto per gli aiuti militari esterni e la via di fuga, ha dichiarato un esperto alla testata governativa cinese Global Times. Le forze cinesi hanno annunciato oggi di aver condotto “esercitazioni di tiro reale a lungo raggio” e di aver simulato “attacchi su porti e infrastrutture energetiche chiave” durante manovre militari intorno a Taiwan.


Il Dipartimento di Stato Usa ha censurato le manovre cinesi. “Ancora una volta, le attività militari aggressive e la retorica della Cina nei confronti di Taiwan non fanno altro che esacerbare le tensioni e mettere a rischio la sicurezza della regione e la prosperità del mondo” si legge in un comunicato comunicato. “Gli Stati uniti – continua – sostengono la pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan e si oppongono a cambiamenti unilaterali dello status quo, inclusi quelli attuati con la forza o la coercizione”. Il ministero della Difesa nazionale di Taiwan, dal canto suo, ha affermato che oggi sono stati rilevati 76 aerei dell’Esercito di liberazione popolare, 15 imbarcazioni della e 4 navi ufficiali operanti intorno a Taiwan. 37 missioni hanno attraversato la linea mediana ed entrato nelle ADIZ (Zone d’identificazione della difesa aerea) del nord, centro, sud-ovest ed est di Taiwan.


Ieri l’Ufficio per gli Affari di Taiwan della Cina (TAO) ha dichiarato che le esercitazioni sono intese come “un severo avvertimento” alle forze separatiste “indipendentiste di Taiwan” e come “una punizione risoluta” per quelle che ha definito “provocazioni sconsiderate per cercare l’indipendenza” da parte dell’amministrazione del presidente Lai Ching-te.

Seoul, impeachment Yoon: appello a calma presidente ad interim

Seoul, impeachment Yoon: appello a calma presidente ad interimRoma, 2 apr. (askanews) – Il presidente ad interim della Corea del Sud Han Duck-soo ha lanciato oggi un appello ad accettare, qualunque sia, la sentenza della Corte costituzionale sull’impeachment del presidente Yoon Suk-yeol, che sarà emessa venerdì.


“A prescindere dalla decisione, dobbiamo accettare il risultato in modo calmo e lucido, nel rispetto dei principi dello stato di diritto” ha dichiarato – secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Yonhap – durante l’incontro, al quale hanno partecipato i responsabili dei ministeri della Scienza, della Giustizia, della Difesa e degli Interni, nonché le agenzie di polizia e antincendio e il sindaco di Seoul. “Se sapremo unirci ancora una volta con la forza e la saggezza del nostro popolo, sicuramente saremo in grado di superare l’attuale crisi di confusione e conflitto”, ha aggiunto. Han ha invitato i manifestanti a esprimere pacificamente le proprie opinioni, precisando che il governo non tollererà atti illegali o violenti.


“Ora è il momento di dare la priorità alla stabilità e alla sopravvivenza della nostra comunità, piuttosto che a vantaggi o svantaggi politici” ha detto ancora, rivolgendosi alle forze politiche. “Vi prego – ha proseguito – di adottare un atteggiamento responsabile che contribuisca alla coesione sociale anziché alla divisione e al conflitto”, chiedendo inoltre di astenersi da “dichiarazioni che possano provocare o incitare a proteste illegali o alla violenza”.

Ucraina, Londra: circa 5mila soldati nordcoreani morti a Kursk

Ucraina, Londra: circa 5mila soldati nordcoreani morti a KurskRoma, 2 apr. (askanews) – Le truppe nordcoreane hanno subito oltre 5.000 perdite in combattimento contro le forze ucraine nella regione russa di frontiera occidentale di Kursk. Lo ha dichiarato il ministero della Difesa britannico.


“Significativi tassi di perdite della Repubblica democratica popolare di Corea sono quasi sicuramente stati subiti principalmente attraverso grandi, estremamente dispendiosi assalti a piedi” ha dichiarato il ministero britannico su X. Se confermato, questo numero rappresenterebbe circa la metà della forza inviata da Pyongyang in Russia, secondo e stime dei agenzie d’intelligence sudcoreane e statunitensi.


Il ministero ha osservato che le forze nordcoreane e russe hanno guadagnato terreno a Kursk nelle ultime settimane. I nordcoreani sono utilizzati esclusivamente in territorio russo.

Giappone: in caso di megaterremoto, si stimano quasi 300mila morti

Giappone: in caso di megaterremoto, si stimano quasi 300mila mortiRoma, 31 mar. (askanews) – Il governo giapponese ha prodotto oggi una nuova stima rispetto alle attese perdite nel caso si verificasse l’atteso (e paventato) mega-terremoto lungo la Fossa di Nankai. Secondo questa stima, sarebbero fino a 298mila le persone che potrebbero morire, con un costo economico che supererebbe i 270mila miliardi di yen (1.670 miliardi di euro).


Tokyo ha rivisto, quindi, al ribasso la stime delle vittime – nel 2012 e nel 2013 si prevedevano 323mila decessi – ma al rialzo quella dei danni economici. Si tratta di una battuta d’arresto rispetto al piano del governo, che si era posto l’obiettivo di ridurre i decessi dell’80% e i danni strutturali del 50% entro la fine dell’anno fiscale 2023 (chiuso a marzo 2024).


Quella di Nankai è una fossa sottomarina di 800 km (500 miglia) che si estende da Shizuoka, a ovest di Tokyo, fino all’estremità meridionale dell’isola di Kyushu, e si trova nel punto in cui s’incontrano due placche tettoniche. Lungo la faglia, la placca oceanica del Mar delle Filippine sta scivolando lentamente sotto la placca continentale su cui poggia il Giappone. Muovendosi le placche accumulano enormi quantità di energia che viene rilasciata in forma di terremoti potenzialmente distruttivi.


Se si verificasse un terremoto di magnitudo 7, il gruppo di lavoro per la gestione delle emergenze dell’Ufficio di Gabinetto stima che l’evento sarebbe avvertito in 764 comuni, distribuiti in 31 delle 47 prefetture giapponesi. Potrebbe innescare uno tsunami di almeno 3 metri che in alcune zone del paese potrebbe raggiungere fino a 34 metri. Secondo l’ultima proiezione, fino a 215.000 persone potrebbero morire per tsunami, 73.000 a causa del crollo degli edifici e 9.000 per incendi. Fino a 2,35 milioni di edifici potrebbero subire danni a causa degli incendi. Il bilancio delle vittime per tsunami si basa sull’ipotesi che solo il 20 per cento della popolazione evacui immediatamente. Aumentare il tasso di evacuazione al 70 per cento potrebbe ridurre il numero di vittime a 94mila.


Lo scenario peggiore prevede che un terremoto di magnitudo 9 si verifichi in una notte inoltrata dell’inverno, con una velocità del vento di 8 metri al secondo, in un momento in cui poche persone sono pronte per un’evacuazione tempestiva. Oltre alle vittime dirette, il governo ha proiettato per la prima volta tra 26.000 e 52.000 “morti correlati al disastro”, causati da situazioni quali il deterioramento delle condizioni di salute negli rifugi e altro. Inoltre, l’Ufficio di Gabinetto ha valutato che il sisma ridurrebbe il prodotto interno lordo del paese dell’8,3%, ovvero di 45.400 miliardi di yen (280 miliardi di euro), per un anno successivo al sisma. Negli ultimi 1.400 anni, i mega-terremoti nella Fossa di Nankai si sono verificati ogni 100-200 anni. L’ultimo evento risale al 1946, quando quasi 1.400 persone persero la vita dopo un terremoto di magnitudo 8,1. Un panel governativo, in gennaio, ha dichiarato che la probabilità di un tale mega-terremoto nei prossimi 30 anni è leggermente aumentata, con una possibilità compresa tra il 75 e l’82 per cento. Nell’agosto dello scorso anno, l’Agenzia meteorologica giapponese (Kishocho) ha emesso il suo primo “avviso di mega-terremoto” secondo le regole stabilite dopo il terremoto, lo tsunami e il disastro nucleare di Fukushima del 2011. L’avviso segnalava che la probabilità di un nuovo grande terremoto lungo la Fossa di Nankai era superiore alla norma, a seguito di uno scossone di magnitudo 7,1 nel sud del Giappone. L’avviso è stato revocato dopo una settimana, ma ha causato carenze di riso e di altri alimenti di base, mentre la popolazione riforniva le proprie scorte di emergenza.