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Xi punta sull’Africa: promesse per quasi 50 mld di euro

Xi punta sull’Africa: promesse per quasi 50 mld di euroRoma, 5 set. (askanews) – La Cina punta sull’Africa, continente giovane e ricco di materie prime necessarie per le nuove tecnologie. Il presidente cinese Xi Jinping, in un atteso discorso al Forum sulla cooperazione Cina-Africa (FOCAC), ha fatto una serie di promesse per 10 pacchetti di sviluppo, totale 360 miliardi di yuan (46,7 miliardi di euro), nonostante la situazione di esposizione debitoria che la Repubblica popolare sta vivendo.


“Tenendo a mente la sua futura crescita, propongo che le relazioni bilaterali tra la Cina e tutti i paesi africani che hanno relazioni diplomatiche con la Cina siano elevate al livello di relazioni strategiche”, ha affermato Xi durante la cerimonia di apertura del forum nella Grande Sala del Popolo, davanti a oltre 50 leader e dirigenti africani presenti al forum. “Grazie a quasi 70 anni di sforzi instancabili da entrambe le parti, le relazioni Cina-Africa sono ora al loro apice storico”, ha continuato il leader cinese. Dei 360 miliardi di yuan di finanziamenti, 210 miliardi saranno sotto forma di prestiti, mentre il resto sarà fornito tramite varie forme di assistenza, tra cui 70 miliardi di yuan per promuovere gli investimenti delle imprese cinesi in Africa. I prestiti corrispondono a una media di circa 10 miliardi di dollari all’anno per i prossimi tre anni, simile agli impegni annuali promessi attraverso l’Iniziativa Belt and Road circa un decennio fa.


Il leader di Pechino ha tra l’altro proposto un rafforzamento della cooperazione militare, annunciando uno stanziamento di 1 miliardo di yuan (127 milioni di euro) che sarà utilizzato per l’addestramento di 6.000 militari e 1.000 agenti di polizia e ufficiali delle forze dell’ordine dei paesi africani, nell’ambito dell’Iniziativa di sicurezza globale, lanciata dal Repubblica popolare. “La Cina è disposta ad aiutare l’Africa a migliorare la sua capacità di mantenere autonomamente pace e stabilità”, ha detto Xi. Non è tuttavia chiaro quali siano i paesi destinatari, ma lo scorso anno alcuni lavoratori cinesi in una miniera d’oro nella Repubblica centrafricana sono stati uccisi da gruppi armati. Inoltre, in Gibuti esiste l’unica base militare all’estero di Pechino.


Pechino – ha spiegato ancora Xi – è pronta a lavorare con l’Africa “per creare una piattaforma di condivisione delle esperienze di governance, una rete di conoscenza Cina-Africa per lo sviluppo e 25 centri di studi su Cina e Africa”. Inoltre “inviterà 1.000 membri dei partiti politici africani per approfondire gli scambi sulle esperienze di governance statale e di partito”. Il presidente cinese ha anche annunciato che la Cina aprirà “volontariamente il proprio mercato” alle merci africane e ha concederà ai paesi meno sviluppati, che intrattengono relazioni diplomatiche con la Cina (e quindi non con Taiwan), inclusi 33 paesi africani, “un trattamento a zero dazi su tutte le linee tariffarie”. La Cina sarà quindi il primo grande paese in via di sviluppo a fare un tale passo, che, secondo Xi, trasformerà il grande mercato cinese in una “grande opportunità per l’Africa”. Espanderà, inoltre, l’accesso ai prodotti agricoli africani e intensificherà la cooperazione in settori come l’e-commerce, oltre a lancerà un “programma di miglioramento della qualità Cina-Africa”.


Su base bilaterale, Xi ha spiegato che verranno stipulati accordi quadro di partenariato economico con i paesi africani. Per rafforzare la cooperazione nelle catene industriali, la Cina intende inoltre promuovere la Zona pilota per la cooperazione economica e commerciale Cina-Africa e lanciare un programma di empowerment per le piccole e medie imprese africane, con la costituzione congiunta anche di un centro di cooperazione digitale Cina-Africa, e saranno avviati 20 progetti dimostrativi digitali. Xi, ancora, ha chiarito che la che Pechino realizzerà 30 progetti di connettività infrastrutturale in Africa nell’ambito dell’Iniziativa Belt and Road. Sul fronte della salute, Xi ha annunciato la creazione di un’alleanza ospedaliera per inviare 2mila operatori sanitari e lanciare 20 programmi per la costruzione di strutture sanitarie e per la cura della malaria. Verranno inviati anche decine di milioni di euro in assistenza alimentare d’emergenza e lavorerà per un’alleanza nel campo dell’innovazione agricola per il rafforzamento degli investimenti. In termini di scambi culturali, la Cina stabilirà un’accademia di tecnologia ingegneristica e costruirà 10 officine Luban in Africa, offrendo 60mila opportunità di formazione, principalmente per donne e giovani. Le due parti hanno anche concordato di designare il 2026 come “Anno degli scambi tra i popoli Cina-Africa”. Nel campo dello sviluppo sostenibile, la Cina lancerà 30 progetti di energia pulita in Africa, creerà un forum Cina-Africa sull’uso pacifico della tecnologia nucleare e collaborerà su progetti di telerilevamento satellitare e esplorazione spaziale. Un menù molto ricco, insomma, che però pone qualche dubbio negli osservatori. In particolare la struttura dei prestiti, che in altri paesi asiatici (come lo Sri Lanka e il Pakistan) hanno creato grossi problemi, appare piuttosto stretta. Inoltre ci sono dubbi sulla capacità dei paesi africani di restituire questi prestiti, alla luce della poca capacità regolatoria e dell’instabilità politica. Nello stesso tempo, i governi di molti paesi sentono il bisogno di raggiungere obiettivi di sviluppo per i quali servono fondi. E la proposta cinese, quindi, ha un profilo piuttosto allettante.

Cina: internet, il rock, la pop music minacce alla sicurezza

Cina: internet, il rock, la pop music minacce alla sicurezzaRoma, 4 set. (askanews) – La Cina di Xi Jinping ha individuato una serie di minacce culturali alla sua sicurezza, alcune nuove altre meno, che potrebbero essere vettori di “rivoluzioni colorate”: si tratta del rock’n roll, della musica pop, di internet e di altri prodotti culturali occidentali. Li segnala il nuovo libro di testo adottato ufficialmente nei corsi universitari sull’educazione alla sicurezza.


Il libro di testo – spiega oggi il South China Morning Post – è stato adottato ffucialmente la scorsa settimana e rappresenta un’ulteriore stretta nel controllo ideologico sulla base del pensiero di Xi nelle istituzioni di formazione cinesi. Il “Manuale di educazione alla sicurezza nazionale per gli studenti”, secondo quanto riferisce il Quotidiano del Popolo, organo ufficiale del Partito comunista cinese, sarà uno strumento che dovrà essere adottato dagli studenti delle università, i quali dovranno vigilare contro l’adozione di tratti culturali occidentali che possano innescare le “rivoluzioni colorate”.


“Internet è il principale canale di comunicazione, mentre la cultura popolare, dalla musica pop al rock, sono spesso utilizzate per peomuovere le rivoluzioni colorate”, segnala il libro di testo. Il libro è basato su una serie di discorsi del presidente Xi. Il ministero dell’Educazione ha raccomandato agli insegnanti di utilizzare pienamente l’uso di questo supporto educativo, sulla base del principio enunciato dal presidente nel 2014 di “sicurezza nazionale complessiva”, cioè da implementare a tutti i livelli.


Nel libro si sostiene che l’incapacità di tenere sotto controllo la sicurezza nazionale è stata la principale causa del crollo dell’ex Unione sovietica, che aveva abbandonato il marxismo e il monopartitismo. E’ quindi “imperativo” rafforzare la “sensibilità alla sicurezza nazionale nell’università e gli individui devono mantenere l’iniziativa e lottare”. Persino nelle scuole elementari, i nuovi libri di testo pingono una certa enfasi proorio sul tema della sicurezza nazionale e sulla cultura autoctona.


La Cina dal 2015 si è dotata di una Giornata per l’educazione alla sicurezza nazionale.

Nordcorea, giustiziati funzionari per responsabilità in inondazioni

Nordcorea, giustiziati funzionari per responsabilità in inondazioniRoma, 4 set. (askanews) – Diversi funzionari nordcoreani sarebbero stati giustiziati perché ritenuti dal leader supremo Kim Jong Un responsabili dei gravi danni subiti dal paese per le inondazioni che si sono susseguite dall’inizio dell’anno. Lo ha affermato il Servizio nazionale d’intelligence (NIS) della Corea del Sud, che ha riferito di star monitorando la situazione, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Yonhap.


Alla fine di luglio Kim Jong Un ha convocato una riunione d’emergenza del Politburo del Partito dei lavoratori coreani, il partito-stato nordcoreano. In quella occasione – secondo il NIS – avrebbe annunciato punizioni esemplari per i funzionari responsabili in seguito alle inondazioni avvenute nelle province settentrionali di Jagang e Phyongan del Nord, che hanno provocato lo sfollamento di migliaia di residenti. Tra i funzionari giustiziati, secondo il NIS, ci sarebbe anche Kang Pong Hun, ex segretario del partito a Jagang. Inoltre, il ministro della Sicurezza Ri Thae Sop sarebbe stato destituito, secondo quanto hanno annunciato i media statali nordcoreani. Non è chiaro quale sia la sua sorte.

Xi ha riunito l’Africa a Pechino: 53 su 54 paesi presenti

Xi ha riunito l’Africa a Pechino: 53 su 54 paesi presentiRoma, 4 set. (askanews) – In quello che probabilmente è il più affollato vertice diplomatico dell’anno, la Cina sta ospitando a Pechino i leader e rappresentanti di 53 dei 54 paesi dell’Africa (unica eccezione è il regno di eSwatini, l’ex Swaziland) per il Forum di cooperazione sino-africana FOCAC, che si tiene ogni tre anni alternativamente in Cina e in un paese africano. Una dimostrazione ulteriore di volontà di Pechino di aumentare il suo grip sul continente africano, cruciale per le sue materie prime che sono necessarie allo sviluppo tecnologico.


Il presidente cinese Xi Jinping, in questi giorni, ha ricevuto un numero notevole di presidenti e leader africani, facendo nuove promesse d’investimento, anche se l’esposizione debitoria della Cina in questo momento pone dei dubbi sulla reale possibilità di Pechino di mantenere un livello d’impegno così significativo. Inoltre, attorno all’Africa si è creato un clima di corteggiamento che vede impegnati anche diversi altri paesi. Questa settimana, per esempio, l’Indonesia ha tenuto un proprio forum di cooperazoone con 22 paesi africani e il suo presidente, Joko Widodo, ha promesso di “difendere gi interessi del Sud globale”. Anche l’India sta cercando di sfruttare il suo crescente peso economico per mettere piede in Africa. Al forum Future of Asia di Nikkei a maggio, il ministro degli Esteri indiano Subrahmanyam Jaishankar ha dichiarato che l’”impegno dell’India con l’Africa si è intensificato, soprattutto lungo la costa orientale africana”. Il Giappone, inoltre, ospita la Conferenza internazionale di Tokyo sullo Sviluppo Africano (TICAD) dal 1993.


La Cina, però, è stata il più grande partner commerciale dell’Africa negli ultimi 15 anni, con un volume commerciale che nel 2023 ha raggiunto un record di 282,1 miliardi di dollari. Il deficit commerciale complessivo dell’Africa rispetto alla Cina è aumentato l’anno scorso a 64 miliardi di dollari, anche se il divario si è ridotto nella prima metà del 2024 grazie alle importazioni in rapida crescita dall’Africa di prodotti agricoli, metalli, materie prime critiche per i nuovi settori energetici cinesi. Gli investimenti diretti dalla Cina hanno raggiunto i 40 miliardi di dollari nel 2023, rendendola una delle principali fonti di investimenti esteri in Africa. Ancora, le istituzioni finanziarie cinesi hanno fornito più di 170 miliardi di dollari in crediti, prestiti e sovvenzioni alle nazioni africane tra il 2001 e il 2022, principalmente per finanziare progetti infrastrutturali legati all’Iniziativa Belt and Road, voluta dal Xi.


Tuttavia tutto questo attivismo presenta anche un lato negativo. L’esposizione dei paesi africani verso la Cina pone dei problemi a cui le classi dirigenti dei paesi africani non sono insensibili. Lo scorso anno la Cina ha registrato un avanzo commerciale di oltre 63 miliardi di dollari con l’Africa, in una dinamica per cui importa materie prime e vende prodotti finiti. Non a caso il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, incontrando Xi, ha chiesto di ridurre questo divario e di investire nel manifatturiero per creare posti di lavoro. In questi giorni Xi ha anche incontrato il presidente della Repubblica democratica del Congo, Félix Tshisekedi, promettendo di approfondire la cooperazione nei settori dell’agricoltura e della lavorazione dei metalli, per aiutare il paese a “trasformare le risorse in slancio per lo sviluppo”. Il leader cinese ha inoltre promesso di consolidare la “fiducia politica reciproca”, affermando che i due paesi sono “compagni di viaggio sulla strada della modernizzazione e dovrebbero essere amici stretti con aspirazioni simili e benefici reciproci”.


La RDC fornisce oltre il 60% del cobalto della Cina, un componente chiave nelle batterie per veicoli elettrici ed elettronica, rendendola un attore chiave nella transizione dell’Asia verso l’energia verde. All’inizio di quest’anno, due società cinesi – Sinohydro Corp e China Railway Group – hanno accettato di investire fino a 7 miliardi di dollari in infrastrutture per sostenere la joint venture Sicomines per rame e cobalto. Xi ha ricevuto anche i leader di Gibuti, Comore, Mali e Togo, paesi che hanno elevato i loro rispettivi partenariati bilaterali al livello di “partenariato strategico”. Ismail Omar Guelleh, presidente di Gibuti, ha detto a Xi che il suo paese attende con impazienza di “rafforzare la comunicazione e la collaborazione nell’attuale situazione internazionale e regionale” per “promuovere la sicurezza e lo sviluppo regionale”. Gibuti è un paese particolarmente importante per Pechino nel Corno d’Africa, perché ospita l’unica base navale della marina cinese al di fuori del territorio nazionale. Incontrando il colonnello Assimi Goita, presidente ad interim del Mali controllato da una giunta militare, Xi ha dichiarato che la Cina ha “sostenuto l’autodeterminazione del popolo africano nel decidere il proprio destino futuro”. Goita, dal canto suo, ha lodato la posizione di Pechino di “opposizione all’interferenza negli affari interni di altri paesi”.

Giappone, portavoce del governo si candida come prossimo premier

Giappone, portavoce del governo si candida come prossimo premierRoma, 3 set. (askanews) – La corsa per la premiership giapponese, che verrà definita con l’elezione del nuovo leader del Partito liberaldemocratico di maggioranza il 27 settembre, si affolla sempre di più dopo l’annuncio che l’attuale primo ministro Fumio Kishida non si candiderà. Oggi il capo di gabinetto – cioè il portavoce e di fatto numero due del governo – Yoshimasa Hayashi ha annunciato la sua candidatura. Lo riferisce l’agenzia di stampa Kyodo.


Hayashi, 63 anni, è il braccio destro di Kishida dal 2023 ed è stato anche ministro degli Esteri. E’ il secondo membro del gabinetto a dichiarare la sua candidatura per la presidenza del Pld. Nel sistema politico giapponese, il leader del partito di maggioranza assume in maniera sostanzialmente automatica la carica di capo del governo. Per cui l’elezione interna al partito equivale alla corsa per assumere la testa del nuovo esecutivo.


Hayashi faceva parte della stessa fazione (habatsu) di Kishida, che ormai è sciolta. E’ considerato un pezzo forte del partito, avendo ricoperto diversi incarichi ministeriali e già una volta ha concorso alla guida del partito, nel 2012, sconfitto da Shinzo Abe. Gli osservatori della politica giapponese, ritengono che possa essere battuto ogni record sul numero di candidati alla corsa nel partito da quando il sistema di selezione è stato introdotto nel 1971. Segno della crisi di questa formazione politica, che di fatto guida il paese in maniera quasi ininterrotta dagli anni ’50 del secolo scorso, e della carenza di personalità forti in grado di gestire il post-Kishida, un leader a sua volta considerato grigio rispetto alla personalità del defunto ex premier Shinzo Abe, che è stato il più longevo primo ministro della storia nipponica.


La priorità assoluta per i candidati sarà quella di ripristinare la fiducia del pubblico in un partito, la cui immagine è stata offuscata da una serie di scandali recenti, ultimo dei quali quello dei fondi politici utilizzati in maniera impropria. Inoltre, dovranno spiegare come intendano guidare l’economia attraverso una crisi del costo della vita, affrontando sfide globali come quella della sempre maggiore assertività della Cina, della minaccia nucleare nordcoreana e della collocazione internazionale al fianco dell’Occidente e contro la Russia. L’opposizione, dal canto suo, è altrettanto debole, ma si aspetta che il nuovo primo ministro, tra i suoi primi passi, possa sciogliere la Camera dei Rappresentanti, che è la più potente delle due camere che compongono la Dieta, per andare a elezioni anticipate.


Al momento, ufficialmente sono scesi in campo il ministro del Digitale Taro Kono (61 anni), l’ex ministro della Difesa (e spesso candidato alla leadership) Shigeru Ishiba, che di anni ne ha 67, oltre all’ex ministra per la sicurezza economica Takayuki Kobayashi (49 anni). Dovrebbe, invece, annunciare la sua candidatura venerdì il 43enne Shinjiro Koizumi, ex ministro dell’Ambiente e figlio del popolare ex primo ministro Junichiro Koizumi, che è indicato dai sondaggi come il favorito.

In Sudcorea è allarme per deepfake porno, vittime giovani donne

In Sudcorea è allarme per deepfake porno, vittime giovani donneRoma, 3 set. (askanews) – In Corea del Sud c’è la percezione di una nuova emergenza che investe soprattutto le giovani donne: i deepfake, cioè le immagini di scene pornografiche che vedono inconsapevoli protagoniste ragazze le cui fattezze sono riprodotte con l’intelligenza artificiale, sono sempre più diffusi e le autorità si trovano di fronte alla difficoltà nell’affrontare una fattispecie di reato non ancora ben focalizzato.


Ieri la polizia di Seoul ha annunciato di aver avviato un’indagine nei confronti dell’app di messaggistica Telegram perché avrebbe consentito la diffusione di questo tipo di contenuti. Si tratta di una notizia che viene dopo che Pavel Durov, il fondatore della piattaforma, è stato arrestato in Francia. “Come ha fatto la Francia, l’Agenzia di polizia metropolitana di Seoul ha avviato un’indagine sull’entità aziendale di Telegram prima di procedere ufficialmente con l’incriminazione” ha dichiarato Woo Jong-soo, capo dell’Ufficio nazionale d’investigazione. “Le accuse – ha aggiunto – riguardano l’istigazione a produrre deepfake pornografici che hanno preso di mira giovani donne, comprese alcune adolescenti”.


Nell’ambito dell’indagine in corso, otto programmi automatizzati per la creazione di pornografia deepfake per Telegram sono sotto esame, insieme alle chat di gruppo responsabili della diffusione di tali contenuti, ha segnalato l’agenzia di stampa Yonhap. Ma come si è arrivati a definire questa nuova emergenza? In realtà l’Agenzia nazionale di polizia ha riferito oggi, secondo quanto riporta Yonhap, che nell’ultimo anno c’è stata un’impennata di segnalazioni e arresti relativi alla diffusione di immagini porno deepfake. Dal 2021 sono 403 gli individui arrestati per la creazione/diffusione di questo tipo di contenuti, ma il dato è in decisiva accelerazione: tra gennaio e luglio di quest’anno ci sono stati 146 arresti.


Il fenomeno s’inquadra in una più ampia impennata dei crimini sessuali nel cyberspazio, per i quali tra il 2021 e il 2023 sono stati effettuati nel paese asiatico 7.530 arresti. C’è poi un problema di perseguibilità di questi reati. Dei 403 arrestati per deepfake nel triennio, alla fine soltanto 12 (4,7%) sono stati incriminati formalmente in seguito all’indagine, che è un dato irrisorio e percentualmente persino inferiore a quello delle incriminazioni in seguito a presunti reati in ambiente cyber, che si è fertmato al 5,5%,


L’accresciuta percezione prelude probabilmente a una stretta. “I crimini sessuali digitali dovrebbero essere trattati come crimini gravi, data la velocità con cui si diffondono e il fatto che possono essere commessi utilizzando solo uno smartphone e un computer”, ha dichiarato la deputata del Partito democratico sudcoreano (maggioranza parlamentare, ma opposizione rispetto al presidente) Hwang Jung-a. Il governo, dal canto suo, ha promesso di rafforzare le norme sul tema, mentre lo stesso presidente Yoon Suk-yeol ha lanciato un appello alla correttezza ai giovani. La sensibilità sul tema, in particolare, è stata rafforzata in seguito a una scioccante inchiesta giornalistica pubblicata sul giornale Hankoriyeh, che ha svelato come, nell’ambito di due delle principali università del paese, si sono create delle vere e proprie cerchie di diffusione di deepfake nell’ambito della piattaforma Telegram. Utilizzando software Ia (intelligenza artificiale), i malintenzionati combinano innocenti immagini di giovani donne e scenari pornografici, scambiandoseli sulla piattaforma. Inoltre, esistono delle vere e proprie “stanze dell’umiliazione”, cioè chat room dedicate al revenge porn nei confronti di compagne di scuola o conoscenti, dove continuamente vengono diffusi deepfake di questo tipo. C’è poi il rischio che Secondo la BBC, che oggi ha dedicato un ampio articolo all’argomento e ha intervistato la giornalista di Hankoriyeh che ha realizzato l’inchiesta, Ko Narin, ci sono gruppi online con migliaia di membri che praticano questo tipo di scambi e studentesse di oltre 500 scuole e università, in molti casi minorenni, sono entrate nel mirino dei perpetratori di questi crimini. Che, a loro volta, sono per lo più giovani o giovanissimi.

Nordcorea, rapporto svela gli introiti illegali del regime di Kim

Nordcorea, rapporto svela gli introiti illegali del regime di KimRoma, 3 set. (askanews) – La Corea del Nord ha guadagnato più di 6 miliardi di dollari attraverso attività illecite negli ultimi sette anni. Lo stima l’Istituto per la strategia di sicurezza nazionale della Corea del Sud, che ha pubblicato un rapporto sull’economia grigia nordcoreana.


Il regime di Pyongyang è sottoposto a sanzioni internazionale a causa del suo programma di armamenti nucleari e dei suoi lanci missilistici Secondo il rapporto, le entrate della Corea del Nord derivanti da attività illegali tra il 2017 e il 2023, come il contrabbando di carbone, hanno raggiunto un totale di 6,29 miliardi di dollari.


Il rapporto ha rilevato che le esportazioni illegali di carbone dalla Corea del Nord hanno fruttato 2,15 miliardi di dollarinei sette anni presi in considerazione. La seconda voce per dimensione sono gli introiti per l’invio di lavoratori in Cina e in Russia, per un totale di 1,75 miliardi di dollari. Seguono le attività informatiche illegali per 1,35 miliardi di dollari.


Per quanto riguarda il traffico di armi, il rapporto stima che la Corea del Nord sia riuscita a incamerare 540 milioni di dollari attraverso l’esportazione di materiali militari, a partire dai proiettili di artiglieria, alla Russia lo scorso anno. Queste munizioni, secondo le accuse occidentali, sono utilizzate nella guerra in Ucraina.

Tra Cina e Giappone potrebbe ripartire la “diplomazia dei panda”

Tra Cina e Giappone potrebbe ripartire la “diplomazia dei panda”Roma, 2 set. (askanews) – Nonostante le relazioni piuttosto tese, la Cina sembra disposta a concedere in prestito a uno zoo giapponese dei panda giganti, un segnale di attenzione di Pechino che s’inquadra in quella che spesso viene definita “diplomazia dei panda”. Lo scrive oggi l’agenzia di stampa Kyodo, segnalando da fonti informate che è stato lo stesso ministro degli Esteri Wang Yi a dire che si assumerà “la responsabilità” di inviare i panda.


Wang ha ricevuto la scorsa settimana a Pechino una delegazione parlamentare multipartitica giapponese guidata dall’ex segretario generale del Partito liberaldemocratico Toshihiro Nikai, un esponente di spicco della politica nipponica. In quell’occasione si è assunto l’impegno e ha espresso il desiderio di visitare il Giappone al più presto. Durante il suo incontro a novembre dello scorso anno con Natsuo Yamaguchi, leader del partner minore della coalizione di governo giapponese, Wang aveva già mostrato un orientamento favorevole rispetto alla proposta del capo del partito buddista Komeito di concedere in affitto panda giganti allo zoo di Sendai.


Yamaguchi, durante la sua visita in Cina, aveva detto che l’affitto di panda allo zoo del nord-est del Giappone avrebbe incoraggiato le persone colpite dal devastante terremoto e tsunami del 2011 e avrebbe “svolto un ruolo importante nell’ammorbidire i sentimenti pubblici” verso il paese vicino. Un funzionario del governo giapponese ha dichiarato che nulla è stato ancora deciso riguardo al piano di concessione in affitto dei panda giganti da parte della Cina. I due governi stanno anche coordinando visite reciproche tra ministri degli esteri, con Yoshimasa Hayashi, ora capo del gabinetto, che ha viaggiato a Pechino nell’aprile dello scorso anno come ultimo alto diplomatico giapponese a farlo.


Wang, che in passato ha servito come ambasciatore cinese a Tokyo, ha visitato il Giappone per l’ultima volta nel novembre 2020. Attualmente otto panda giganti concessi in affitto dalla Cina vivono in Giappone alla fine di agosto, con quattro che risiedono presso i Giardini Zoologici Ueno di Tokyo e altri quattro presso lo zoo e parco di divertimenti Adventure World nella prefettura di Wakayama, nella parte occidentale del paese.


Una coppia di panda giganti dello zoo di Ueno sarà restituita alla Cina il 29 settembre per trattamenti a causa di problemi di salute legati all’età, secondo il governo metropolitano di Tokyo. A marzo, Tan Tan, il panda gigante più anziano del Giappone, è morto a 28 anni in uno zoo di Kobe.

Giappone, partito Kishida rilancia riforma Costituzione pacifista

Giappone, partito Kishida rilancia riforma Costituzione pacifistaRoma, 2 set. (askanews) – Il partito di governo giapponese ha concordato oggi che procederà con il suo tentativo di riformare la Costituzione pacifista, inserendo in essa una specifica menzione per le Forze di autodifesa (Jieitai), le forze armato “de facto” del paese, che sono in realtà esplicitamente vietate dall’Articolo 9 della Carta imposta alla fine della guerra dall’occupante statuniotense.


La decisione, l’ennesimo tentativo in questo senso, viene in un momento molto delicato per il Partito liberaldemocratico, che il 27 settembre dovrà votare per il suo nuovo leader che diventerà, in maniera sostanzialmente automatica, anche il nuovo primo ministro nipponico. Il percorso di riforma costituzionale è piuttosto accidentato e prevede, dopo l’approvazione dei due rami della Dieta, il parlamento nipponico, con una maggioranza qualificata dei due terzi, anche una consultazione referendaria. Sarà, quindi, il nuovo leader e dover portare avanti la riforma e dover convincere tutte le componenti del partito, nonché il partner minore della coalizione a due, che appare da sempre più freddo sulla questione.


La proposta di riforma che il partito vorrebbe realizzare è piuttosto minimale, rispetto ad altri precedenti tentativi. L’Articolo 9 manterrebbe la formulazione laddove si parla di rinuncia alla guerra e a detenere forze armate – “(…) le forze di terra, mare e aria, così come altri potenziali bellici, non saranno mai mantenuti” – ma aggiungerebbe un nuovo comma per formalizzare l’esistenza delle Forze di autodifesa spiegandone il ruolo. Le Forze di autodifesa sono state create quando gli Stati uniti si sono resi conto – con la Guerra di Corea (1950-53) – che avere un alleato regionale dotato anche di una propria capacità difensiva sarebbe stato più utile che continuare a imporre a Tokyo, potenza sconfitta nella seconda guerra mondiale, un disarmo totale.


Tuttavia l’esistenza di questo corpo non è mai stata formalizzata nella Costituzione, in vigore dal 1947, e la sua operatività, per quanto riformata più volte, resta limitata da una serie di vincoli. L’ex ministro della Difesa Shigeru Ishiba, tra i circa 10 potenziali contendenti per la corsa alla leadership del Jiminto, ha sottolineato la necessità di modificare la formulazione dell’Articolo 9 per menzionare le Forze di autodifesa, piuttosto che aggiungere una nuova sezione. Il partner di coalizione minore, il partito buddista Komeito, ha adottato una posizione più cauta sull’articolo, chiedendo una discussione approfondita.


L’attuale primo ministro Fumio Kishida, che non si è ricandidato, ha dichiarato che la decisione di lunedì prepara il terreno per i legislatori a approfondire il dibattito e a presentare un pacchetto di proposte per emendare la Costituzione a un referendum nazionale. “Dobbiamo agire tutti insieme,” ha detto Kishida ai membri del partito, secondo quanto riporta l’ageznai di stampa Kyodo. Con l’approssimarsi della fine del suo mandato, ha esortato il partito a compilare un elenco di punti principali per la riforma costituzionale entro agosto.

Nuovi guai per Telegram, indagine aperta in Corea del Sud

Nuovi guai per Telegram, indagine aperta in Corea del SudRoma, 2 set. (askanews) – Nuovi guai per Telegram, dopo l’arresto in Francia del suo fondatore Pavel Durov. La polizia della Corea del Sud ha avviato un’indagine preliminare sulla piattaforma di messaggistica istantanea con il sospetto di complicità in crimini sessuali legati ai deepfake. Lo ha dichiarato oggi il capo degli investigatori, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Yonhap.


“Come ha fatto la Francia, l’Agenzia di Polizia metropolitana di Seoul ha avviato un’indagine sull’entità aziendale di Telegram prima di procedere ufficialmente con l’incriminazione” ha dichiarato Woo Jong-soo, capo dell’Ufficio nazionale d’investigazione. Le accuse riguardano l’istigazione a produrre deepfake pornografici che hanno preso di mira giovani donne, comprese alcune adolescenti”, ha aggiunto. Lo scorso mese Durov, il fondatore di Telegram, è stato arrestato in Francia nell’ambito di un’indagine preliminare su presunti fallimenti nel prevenire l’uso criminale della sua piattaforma.


Woo ha riconosciuto le potenziali difficoltà nell’indagine, affermando: “Telegram non fornisce prontamente dati per le indagini, come le informazioni sugli account, a noi o ad altre autorità investigative statali, comprese quelle degli Stati uniti”. La polizia prevede di collaborare con le autorità investigative francesi e con istituzioni internazionali per trovare le vie per indagare su Telegram, ha osservato Woo. Secondo la polizia, un totale di 88 denunce di crimini sessuali legati ai deepfake sono state presentate tra lunedì e giovedì scorsi, e finora sono state identificate 24 persone come sospetti.


Nell’ambito dell’indagine in corso, otto programmi automatizzati per la creazione di pornografia deepfake per Telegram sono sotto esame, insieme alle chat di gruppo responsabili della diffusione di tali contenuti.