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Giappone, favorevoli a pena morte aumentano: oltre 80 per cento

Giappone, favorevoli a pena morte aumentano: oltre 80 per centoRoma, 3 mar. (askanews) – Non ci sono grandi speranze che il Giappone possa cancellare la pena di morte, nonostante la sconvolgente vicenda di Iwao Hakamada, che a 88 anni è stato assolto in una revisione di processo per strage dopo aver trascorso 46 anni nel braccio della morte, col rischio di essere portato alla forca ogni giorno. Un sondaggio commissionato dal governo di Tokyo ha rivelato che l’83,1% dei giapponesi ritiene inevitabile la permanenza della pena capitale e che questo dato è in aumento.


Il sondaggio è stato condotto lo scorso anno e ha rivelato, addirittura, un aumento del sostegno alla pena di morte, che nel 2019 era era del 79,8%. E’ la quinta volta nella storia che questo dato supera l’80% in un sondaggio che viene condotto dal governo ogni cinque anni. Sul fronte di chi si oppone, comunque, c’è stata una crescita del 7,5%, con i contrari alla pena capitale che sono arrivati al 16,5%. Sono quindi diminuiti nettamente gli indecisi.


La ragione più comune con cui i favorevoli al cappio – in Giappone le esecuzioni avvengono per impiccagione – motivano la loro opinione è la preoccupazione per i sentimenti dei famigliari delle le vittime dei reati più gravi (62,2%). Un 53,4% ha inoltre espresso il timore che l’abolizione possa portare a un aumento dei crimini violenti. Tra coloro che sono favorevoli all’abolizione, invece, il 71% segnala come gli errori giudiziari, in caso di condanna a morte, portino a conseguenze irreversibili. Questo dato è aumentato di circa 20 punti percentuale rispetto al sondagigo precedente, probabilmente anche per effetto del clamoroso caso Hakamata, la cui revisione del processo è arrivato a sentenza a ottobre 2024.


Il sondaggio ha coinvolto 3.000 persone di età pari o superiore ai 18 anni, ottenendo 1.815 risposte valide, ed è stato condotto tramite posta.

Cina, da domani “Due Sessioni”: l’appuntamento politico più importante

Cina, da domani “Due Sessioni”: l’appuntamento politico più importanteRoma, 3 mar. (askanews) – Il Congresso nazionale del popolo (Cnp) e la Conferenza consultiva politica del popolo cinese (Ccppc) si riuniscono a Pechino questa settimana per le cosiddette “Due Sessioni”, l’appuntamento politico più importante dell’anno, che definisce l’agenda economico-politica cinese nell’anno in cui, col ritorno alla Casa bianca di Donald Trump, è in vista un inasprimento della guerra commerciale con gli Stati uniti.


Una delle priorità per i policy-maker cinesi, che compongono il massimo organo legislativo e il massimo organo consultivo, sarà quello di definire le politiche per stimolare il consumo interno, partendo dagli sforzi per arginare il calo dei prezzi delle abitazioni e per affrontare la crisi di liquidità dei governi locali, oberati da un pesante indebitamento in chiaro e in occulto. Tutto questo, in un contesto globale che rischia di comprimere le esportazioni cinesi alla luce delle decisioni di Trump, che ha messo già sul tavolo dazi doganali del 20% totali. Domani, proprio nel giorno in cui iniziano le Due Sessioni, dovrebbero partire tariffe aggiuntive del 10%.


Nello stesso tempo, però, Pechino mostra una forte propensione a spingere sul fronte della tecnologia e della possibile rivoluzione dell’intelligenza artificiale. Dopo il lancio di DeepSeek, un modello di linguaggio su larga scala basato sull’Ia generativa considerato rivoluzionario in termini di contenimento dei costi e del consumo energetico, il presidente Xi Jinping ha dato segnali di sostegno alle aziende tech, dopo anni in cui ha fatto pesare su queste entità una forte pressione regolatoria. UN RITUALE CHE SI RIPETE OGNI ANNO


Circa 5mila delegati si riuniscono a Pechino per le Due Sessioni, che di solito durano da una a due settimane. I media di stato hanno annunciato che la Ccppc avrà inizio domani (discussioni tra il 4 marzo e il 10 marzo), seguita dal Cnp che esordirà mercoledì. Il primo giorno del Cnp – 3mila delegati – è quello solitamente più atteso: il premier Li Qiang presenterà il rapporto sul lavoro del governo, in cui sono illustrate le priorità politiche per il 2025. E’ in quell’occasione che vengono svelati i target di crescita del Pil, dell’inflazione, del deficit di bilancio.


I delegati discuteranno il rapporto sul lavoro, le proposte di legge e altri documenti, e voteranno per la loro approvazione. Si tratta di decisioni che vengono approvate solitamente in maniera unanime, perché frutto del lavoro nel Partito comunista cinese (Pcc) che controlla saldamente il Cnp. Solitamente, l’organo legislativo è chiamato ad avallare decisioni che sono prese nelle strutture di vertice del Pcc, dal Politburo – sancta sanctorum del potere cinese – alla Conferenza centrale del lavoro economico, oltre che dal Plenum del Comitato centrale. QUALE SARA’ L’OBIETTIVO DI CRESCITA? La maggior parte degli analisti prevede che Pechino confermerà l’obiettivo di crescita del Pil che è stato già fissato (e raggiunto) nel 2024. Si tratta di una crescita “intorno al 5 per cento”, utile per stabilizzare l’economia e dimostrare impegno nel sostegno all’economia. Tuttavia, questo target è visto da alcuni osservatori come ambizioso, alla luce dei venti geopolitici contrari, in particolare con l’arrivo di Trump alla Casa bianca, e delle fragilità strutturali dell’economia cinese, a partire dalla crisi del settore immobiliare e dall’indebitamento dei veicoli d’investimento degli enti locali cinesi. Per Pechino sarà però fondamentale rispettare l’obiettivo, anche perché questo è l’ultimo anno d’applicazione del XIV Piano quinquennale. La banca svizzera UBS, in una nota diffusa alla fine del mese scorso, ha fissato una previsione di crescita del Pil del 4% per il 2025. Sul fronte dell’inflazione, molti si aspettano che Pechino abbassi il target di crescita dell’indice dei prezzi al consumo a “intorno al 2 per cento”. Sarebbe la prima volta che scende al di sotto del 3 per cento dal 2004, segnalando una pressione deflazionistica. COME FUNZIONA IL CNP Nonostante l’evento sembri sostanzialmente simbolico, in realtà offre spunti importanti per capire come il secondo paese più popoloso del mondo (dopo l’India) e la seconda economia del mondo (dopo gli Usa) intende muoversi. L’anno scorso, Li Qiang si è discostato dalla tradizione non tenendo la consueta conferenza stampa conclusiva delle Due Sessioni.Il Cnp ha inoltre approvato una revisione di una legge che conferisce al Pcc un maggiore controllo sul Consiglio di Stato, il governo della Cina, sottolineando così un potere sempre più “partitocentrico” e, quindi, una maggiore concentrazione del potere nelle mani di Xi, che sta svolgendo un terzo mandato quinquennale come presidente, derogando a una regola non scritta, oltre a essere segretario generale del Partito e presidente della Commissione militare centrale. La Conferenza centrale sul lavoro economico del Pcc, tenutasi a dicembre, ha posto le basi del dibattito per le “Due Sessioni”, indicando che Pechino dovrà impegnarsi nel sostenere il mercato interno dando priorità ai consumi. Uno degli elementi che si attendono gli analisti è un aumento del deficit in relazione al Pil, che dovrebbe passare da circa il 3% al 4% negli obiettivi del governo. Già nel 2024 il governo ha iniziato a introdurre alcune misure per affrontare le preoccupazioni relative alle prospettive occupazionali deboli e al calo del patrimonio familiare, quali sussidi per l’acquisto di auto ed elettronica e incentivi per le istituzioni finanziarie a comprare azioni cinesi. Secondo gli economisti, questi provvedimenti hanno contribuito a raggiungere il target di crescita del 5%. LA “PACE” COL SETTORE PRIVATO Il Cnp potrebbe approvare anche una legge per la promozione dell’economia privata, per riequilibrare la situazione col settore statale, dopo che Xi ha avuto un incontro con le più importanti aziende cinesi assicurando il sostegno del governo. In quell’occasione si è rivisto tra i protagonisti il fondatore di Alibaba, Jack Ma, che si era eclissato negli ultimi anni a fronte del pesante attacco regolatorio del governo sulle sue compagnie, che ha costretto a una ristrutturazione interna il gruppo, a partire dalla sua fintech. L’INCOGNITA TRUMP Un tema da tenere particolarmente d’occhio sarà quello della direzione di politica estera cinese, che verrà spiegata dal ministro degli Esteri Wang Yi. Non è escluso anche che possano esservi interventi diretti di Xi sui rapporti con gli Stati uniti. Sarà comunque da osservare quali decisioni verranno prese in termini di aumento della spesa militare. Di certo, la questione Trump è al centro dell’attenzione, dopo l’annuncio del raddoppio dei dazi doganali a partire da domani. Oggi il Global Times, una fonte ufficiale del Pcc, ha riferito che Pechino sta studiando ulteriori, forti misure ritorsive. L’intensificarsi del conflitto commerciale minaccia le esportazioni e rende ancora più urgente per il governo stimolare il consumo interno. Il governo cinese potrebbe anche aumentare le pensioni o le tutele assicurative sanitarie, mentre la Banca del popolo cinese si è impegnata a tagliare i tassi di interesse. Tuttavia, queste misure incrementali non affrontano le sfide a lungo termine, come l’invecchiamento rapido della popolazione, il debito in espansione e la necessità di costruire nuove industrie in grado di sostituire i posti di lavoro persi nei settori legati al mercato immobiliare.

Cina minaccia misure ritorsive contro i dazi Usa

Cina minaccia misure ritorsive contro i dazi UsaRoma, 3 mar. (askanews) – La Cina sta valutando misure di ritorsione contro la decisione del presidente Usa Donald Trump di raddoppiare i dazi contro Pechino, imponendo un’ulteriore tariffa aggiuntiva del 10%, che porterebbe il totale al 20%. Lo scrive oggi il Global Times, una delle voci ufficiali di Pechino, citando una “fonte affidabile”.


Le contromisure di Pechino, secondo quanto scrive il Global Times, includeranno dazi ritorsivi e altre restrizioni commerciali, mirati ai prodotti agricoli e alimentari statunitensi. Trump ha annunciato la scorsa settimana che dal 4 marzo saranno in vigore dazi aggiuntivi del 10% contro Pechino, oltre a potenziali dazi del 25% contro Canada e Messico in modo da fare pressione contro questi tre paesi affinché fermino il flusso di fentanyl, l’oppioide sintetico del quale, in America, si afferma vi sia una vera e propria epidemia.


Pechino, dal canto suo, sostiene di avere la politica più rigida al mondo nella lotta agli stupefacenti.

Dopo lo shock Trump, in corso corteggiamento cinese all’Europa

Dopo lo shock Trump, in corso corteggiamento cinese all’EuropaRoma, 28 feb. (askanews) – Mentre i nuovi Stati Uniti di Donald Trump sono in rotta di collisione con i tradizionali alleati, la Cina cerca d’inserirsi con un serrato corteggiamento nei confronti degli europei. Dal ritorno alla Casa bianca del miliardario, con le minacce di dazi sia contro Pechino sia contro l’Europa, persino più pesanti per gli alleati, gli aerei diretti dalla Repubblica popolare alle capitali del Vecchio Continente sono piuttosto affollati di funzionari cinesi.


Donald Trump ha lanciato un negoziato diretto con la Russia per chiudere la guerra in Ucraina, senza inizialmente coinvolgere Kiev e gli alleati europei, puntando anzi il dito contro di loro. Inoltre ha annunciato dazi fino al 25% contro i paesi europei e al 20% totali contro la Cina. Con una retorica che, paradossalmente, appare più feroce verso i tradizionali amici che verso il dichiarato concorrente globale. Questa politica ha scosso notevolmente i partner europei, mentre l’apparente luna di miele di Trump con il presidente russo Vladimir Putin preoccupa la Cina, la quale si è molto avvicinata a Mosca dopo l’invasione russa dell’Ucraina, non condannata da Pechino.


Mosca, nelle ultime settimane, ha tenuto a riequilibrare, attivando varie comunicazioni con Pechino, compresa una telefonata tra Putin e il presidente cinese Xi Jinping. Oggi il numero uno del Consiglio di sicurezza russa Sergey Shoigu è volato a Pechino per incontrare Xi e rassicurarlo sulla saldezza dell’amicizia russo-cinese. Tuttavia, dal punto di vista di Pechino, la possibilità che si riapra una relazione con l’Unione europea è da cogliere sia per creare un equilibrio e tentare di mettere un cuneo nell’alleanza Usa-Europa, come Trump vorrebe fare in quella Russia-Cina, sia per garantirsi un mercato per le merci cinesi che sarà sempre più difficile vendere negli Usa, se Trump insisterà sulla guerra commerciale.


Per quanto riguarda l’Europa, la strategia del “de-risking”, che finora è stata applicata nei confronti della Cina, sembra oggi essere più necessaria nei confronti egli Stati uniti, ha detto un diplomatico europeo al South China Morning Post (SCMP). Questo mese, in diverse capitali europee si sono visti alti diplomatici cinesi, a partire dal ministro degli Esteri Wang Yi, che ha partecipato alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, oltre che visitare Londra e Dublino.


“Nel corso degli anni, alcuni hanno detto che la Cina sta cercando di cambiare l’ordine e che vuole avviare un nuovo sistema”, ha dichiarato Wang alla Conferenza. “Adesso non se ne parla più molto, perché c’è un paese che si sta ritirando da trattati e organizzazioni internazionali e, credo, in Europa si possono sentire brividi quasi ogni giorno”, ha aggiunto, facendo riferimento agli Stati uniti e sottolineando che, invece, la Cina “cresce all’interno dell’ordine esistente”. A margine di quell’evento, Wang ha detto all’Alta rappresentante della politica estera Ue Kaja Kallas che Pechino sostiene che Europa e Ucraina debbano avere un posto a tavola nei negoziati di pace. Una posizione, questa, ribadita in ogni occasione dai funzionari del ministero degli Esteri cinese. Altre visite sono state effettuate da due infuenti vice di Wang Yi, cioè la direttrice dell’informazione del ministero degli Esteri cinese Hua Chunying e il viceministro esecutivo agli Esteri Ma Zhaoxu, entrambi diplomatici di lungo corso. Il messaggio che hanno trasmesso – secondo SCMP – è che la Cina è un partner più affidabile e costante rispetto all’imprevidibilità dell’America di Trump. Pechino, nel suo corteggiamento, sembrerebbe disposta anche a fare alcune concessioni. Mentre in passato proponeva una revoca contestuale delle sanzioni reciproche – cioè quelle attivate dall’Ue per le presunte violazioni dei diritti umani contro gli uiguri del Xinjiang e quelle imposte da Pechino in rappresaglia – ora propongono di revocare quattro o cinque sanzioni per ognuna tolta dalla lista europea. Un altro aspetto è quello della questione ucraina. Dall’invasione russa, l’Europa ha puntato il dito contro Pechino per la mancata condanna di Mosca e per i rapporti stretti con la Russia. Ma ora sono cambiate diverse cose e la decisione degli Stati uniti di votare contro la risoluzione europea alll’Onu sull’Ucraina, assieme alla Russia, alla Bielorussia, alla Corea del Nord, all’Ungheria e Israele, marca una differenza: la Cina si è astenuta, non ha votato “no”. Siamo inoltre nel 50mo anniversario dell’apertura delle relazioni tra Europa e Cina, quindi l’occasione potrebbe essere quella giusta. Il prossimo mese, il commissario europeo al Commercio Maros Sefcovic, che in questo momento storico ha un ruolo particolarmente delicato, sarà in Cina, dove potrebbe presentare una lista di richieste, alle quali Pechino potrebbe a sua volta non opporre un rifiuto totale. In ballo ci sono questioni come la sovrapproduzione industriale cinese, il sostegno di Pechino alle sue imprese e le possibilità di accesso al mercato da parte delle imprese europee. Inoltre, diverse capitali europee sperano di attrarre investimenti cinesi Il corteggiamento cinese sta comunque avendo orecchie recettive in Europa. “L’Europa deve prendere le proprie decisioni in modo autonomo. E dobbiamo decidere quando la Cina può essere un partner e quando è un concorrente”, ha dichiarato recetentemente il ministro degli Esteri spagnolo José Manuel Albares al Financial Times. Un segnale potrebbe arrivare da eventuali contatti di vertice. L’ultimo summit Ue-Cina è stato nel 2023 a Pechino, ma al momento non c’è nulla di certo per un possibile vertice in Europa. Il presidente Xi Jinping non ha in programma viaggi in Europa – tranne Mosca a maggio – per tutto l’anno. Comunque sarebbero in corso sondaggi, mentre a dire del SCMP il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa dovrebbe recarsi a Pechino a luglio. Si sta ragionando sull’ipotesi che si unisca anche la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, ma la questione è delicata, perché la numero uno dell’esecutivo europeo è stata finora uno dei “falchi” anti-cinesi in ambito Ue.

Giappone, banda di adolescenti truffa gigante telefonia usando IA

Giappone, banda di adolescenti truffa gigante telefonia usando IARoma, 28 feb. (askanews) – Tre ragazzi tra i 14 e i 16 anni sono stati arrestati in Giappone per essere riusciti a realizzare una truffa contro una delle più importanti compagnie di telefonia mobile, Rakuten Group, con l’aiuto di un programma sviluppato probabilmente con l’aiuto del chatbot d’intelligenza artificiale ChatGPT. Lo ha reso noto la polizia di Tokyo, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Kyodo.


I tre ragazzi, tutti di sesso maschile – un quindicenne, un sedicenne e un quattordicenne – sono accusati di aver venduto almeno 2.500 linee mobili ottenute illegalmente, guadagnando circa 7,5 milioni di yen (50mila euro) in criptovaluta, secondo le indagini. I tre, provenienti da città diverse del Giappone – si ritiene che si siano conosciuti attraverso piattaforme di gaming online. Tra maggio e agosto, ciascuno di loro avrebbe avuto accesso ai sistemi di Rakuten Mobile per stipulare contratti a nome di altre persone.


Le forze dell’ordine hanno rinvenuto circa 3,3 miliardi di combinazioni di ID e password sui computer dei sospettati, dati che si crede siano stati acquistati da terzi tramite l’app di messaggistica criptata Telegram. I tre hanno utilizzato un programma che tentava automaticamente di accedere ai sistemi di Rakuten Mobile impiegando le combinazioni di ID e password, estraeva poi gli account a cui riusciva ad accedere e stipulava contratti con gli account.Secondo la polizia, l’intelligenza artificiale generativa è stata impiegata per potenziare le capacità di elaborazione del programma.


Il programma è stato sviluppato principalmente dal sedicenne, studente delle scuole superiori della Prefettura di Gifu. Il quindicenne – studente delle scuole medie della Prefettura di Shiga – è sospettato invece di essere l’artefice del piano e avrebbe dichiarato alla polizia di aver voluto “ottenere attenzione sui social media”, mentre gli altri due sosterrebbero di aver agito per mero interesse economico, secondo quanto riferito dall’agenzia Kyodo. Si ritiene che gli adolescenti abbiano utilizzato il denaro guadagnato per acquistare console da gioco e scommettere in casinò online.

Inverno demografico Giappone, nel 2024 altro record negativo nascite

Inverno demografico Giappone, nel 2024 altro record negativo nasciteRoma, 28 feb. (askanews) – La crisi demografica in Giappone s’approfondisce sempre di più. Il numero di bambini nati nel 2024 è sceso a soli 720.988, segnando il nono anno consecutivo di record negativi. Lo riferiscono i dati provvisori diffusi del ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare.


La cifra, che include anche i nati da stranieri, è in calo del 5% rispetto all’anno precedente e arriva in un contesto in cui sempre più persone scelgono di sposarsi in età più avanzata. Inoltre, l’aumento del costo della vita, suggerisce alle coppie formate di aspettare prima di generare figli o di farne non più di uno. Il numero di decessi nel 2024 è inoltre aumentato di 28.181, raggiungendo un record di 1.618.684. Questo vuol dire che la popolazione dovrebbe essere calata di 897.696.


Le nascite sono diminuite in tutte le 47 prefetture del Giappone rispetto all’anno precedente, in calo a un ritmo più rapido di quanto previsto dal governo e senza segni di rallentamento. Il numero di coppie che si sono unite in matrimonio è stato di 499.999, in aumento di 10.718 rispetto al 2023, quando il numero era sceso sotto i 500.000 per la prima volta in 90 anni. I numeri dei matrimoni sono stati significativamente influenzati dalla pandemia di COVID-19.


Il numero di bambini nati da cittadini giapponesi nel 2024, che il ministero pubblicherà a giugno, dovrebbe scendere sotto i 700.000 per la prima volta, in linea con il trend decrescente. L’Istituto nazionale di ricerca sulla popolazione e la sicurezza sociale non aveva previsto un calo delle nascite al di sotto dei 700.000 fino al 2038.

Sudcorea, domani migliaia in piazza contro e a favore di Yoon

Sudcorea, domani migliaia in piazza contro e a favore di YoonRoma, 28 feb. (askanews) – Decine di migliaia di persone sono attese sabato in piazza per manifestazioni a favore o contro l’impeachment del presidente Yoon Suk-yeol. Lo ha riferito oggi la polizia sudcoreana, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Yonhap.


Yoon è sotto procedura di destituzione da parte della Corte costituzionale, dopo voto d’impeachment dell’Assemblea nazionale, ed è in stato di detenzione in base a un’inchiesta della procura per tentata insurrezione in seguito alla dichiarazione della legge marziale del 3 dicembre, poi ritirata dopo poche ore in seguito al voto parlamentare negativo avvenuto mentre soldati tentavano di entrare nell’aula per impedirlo. Manifestazioni sono programmate anche nel centro di Seoul, per cui la polizia e il governo cittadino della megalopoli hanno predisposto misure eccezionali di sicurezza, secondo l’Agenzia della Polizia metropolitana di Seoul.


La polarizzazione politica si è accentuata nel paese, con le audizioni dei processi di impeachment di Yoon concluse all’inizio di questa settimana. La Corte Costituzionale ha avviato le deliberazioni per decidere se rimuovere Yoon dall’incarico o reintegrarlo. Candlelight Action, un gruppo civico progressista, terrà una manifestazione con candele e il principale partito di opposizione, il Partito Democratico, insieme ad altri quattro partiti d’opposizione, organizzerà una manifestazione pro-impeachment di Yoon. Queste formazioni, pur formalmente opposizione, sono maggioranza in parlamento.


Manifestazioni guidate dal pastore attivista conservatore Jeon Kwang-hoon si raduneranno nei pressi dell’area di Gwanghwamun, nel centro di Seoul, per opporsi all’impeachment di Yoon e marceranno verso la Corte Costituzionale. Separatamente, un altro gruppo cristiano conservatore, Save Korea, terrà un incontro di preghiera nei pressi di una strada che collega Yeouido al Ponte Mapo.

Cina, Xi riunisce Politburo per lavorare sulle priorità dell’anno

Cina, Xi riunisce Politburo per lavorare sulle priorità dell’annoRoma, 28 feb. (askanews) – Il presidente cinese Xi Jinping ha presieduto oggi una sessione di lavori del Politburo del Comitato centrale del Partito comunista cinese, sostanzialmente il sancta sanctorum del potere nella Repubblica popolare. Si è trattato di una riunione importante, in vista delle “Due Sessioni”, la contemporanea sessione di lavori del Congresso nazionale del popolo e della Conferenza consultiva politica del popolo cinese, l’appuntamento più importante dell’agenda politica annuale cinese, che inizierà la prossima settimana.


Il Politburo ha indicato di voler raddoppiare l’impegno per la stabilità economica e lo sviluppo di qualità con avanzamenti tecnologici nel 2025, implementando “politiche macro più proattive”, ma anche “ampliando la domanda interna e favorendo l’integrazione tra innovazione tecnologica e industriale”, secondo una sintesi della riunione riportata dall’agenzia di stampa ufficiale Xinhua. Inoltre, l’organismo del partito ha ribadito la sua intenzione di stabilizzare i mercati immobiliare e azionario, aumentare il tenore di vita della popolazione e continuare a promuovere un’apertura di alto livello. “Risolveremo i rischi in settori chiave e gli shock esterni, stabilizzeremo le aspettative, stimoleremo la vitalità e guideremo una ripresa economica continua e miglioramenti”, recita ancora la sintesi.


I 24 membri del Politburo si sono riuniti immediatamente dopo che il presidente Usa Donald Trump ha annunciato ieri un ulteriore incremento dei dazi del 10%, che porta il totale imposto dal suo ritorno alla Casa bianca al 20%, a partire da martedì 4 marzo. La riunione del Politburo si è concentrata principalmente sulla revisione del rapporto sul lavoro del governo che il premier Li Qiang presenterà al Congresso nazionale del popolo, che inizierà mercoledì, mentre la Conferenza consultiva aprirà i battenti martedì.


Nel rapporto che il capo dell’esecutivo presenterà, verranno indicate le priorità per quest’anno, compreso il target di crescita del prodotto interno lordo (Pil). Le “Due Sessioni” sono particolarmente attese perché vengono nell’ultimo anno del XIV Piano quinquennale e perché si collocano in un momento di stravolgimento dello scenario geopolitico e geoeconomico dopo il ritorno al potere di Trump a Washington. L’economia cinese è cresciuta del 5% lo scorso anno, grazie all’impennata delle esportazioni e alle misure di stimolo introdotte dalla fine di settembre. Tuttavia, il paese affronta diverse sfide, quali una spesa dei consumatori asfittica, una prolungata crisi di liquidità e di debito nel settore immobiliare, mutamenti demografici negativi e una fiducia in rallentamento degli imprenditori. Sul fronte positivo, però, sono arrivate le notizie tecnologiche degli sviluppi nel settore dell’Intelligenza artificiale (Ia), con l’avvento di DeepSeek.


In un incontro di alto profilo con i principali imprenditori il 17 febbraio, il presidente Xi Jinping ha ribadito il suo impegno nel rafforzare il sostegno al settore privato, esortando le imprese a svolgere un ruolo più importante nel guidare l’innovazione tecnologica, in un contesto di crescente rivalità con gli Stati uniti. Si è trattato del primo incontro di alto profilo di Xi con rappresentanti del settore privato dal 2018. Una stretta regolamentare avviata da Pechino nel 2021 e le indagini antimonopolio rivolte all’”economia delle piattaforme” hanno intaccato la fiducia degli imprenditori, contribuendo a un calo nel settore privato che ha indebolito le entrate dei governi locali e aumentato la disoccupazione giovanile. Nell’incontro del 18 febbraio era presente anche il fondatore di Alibaba, Jack Ma, che si era sostanzialmente eclissato in seguito alla pressione delle autorità cinesi negli ultimi anni e che è riemerso a segnalare un ritorno sulla cresta dell’onda. Nel tentativo di migliorare il sentiment di mercato, Pechino ha adottato misure per facilitare gli investimenti e ha rivisto la lista negativa per l’accesso del settore privato al mercato. Ha inoltre cercato di contenere un’applicazione eccessiva delle norme e l’ultima bozza di una nuova legge per la promozione dell’economia privata mira a vietare multe arbitrarie alle imprese prive di una base legale. Sostenere la domanda interna è un’altra priorità chiave per il governo quest’anno, specialmente perché la guerra commerciale e tariffaria con gli Stati uniti costringerà la Cina a fare sempre più affidamento sulla propria economia interna per sostenere la crescita.

Nordcorea testa missili: un messaggio di Kim a Trump

Nordcorea testa missili: un messaggio di Kim a TrumpRoma, 28 feb. (askanews) – Mentre si attendono i primi approcci visibili di una riapertura di dialogo tra Stati uniti e Corea del Nord, Pyongyang manda messaggi non racchiusi in una bottiglia, ma in missili da crociera strategici. La Corea del Nord ha dichiarato oggi di aver lanciato due missili cruise, che sono ammarati al largo della sua costa occidentale. A supervisionare il test, il leader supremo Kim Jong Un in persona.


L’unità missilistica dell’Esercito popolare coreano (KPA) nelle aree occidentali ha condotto l’esercitazione di lancio mercoledì mattina, sotto la supervisione di Kim, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa ufficiale KCNA. Il test mirava – secondo la stessa dichiarazione nordcoreana – a informare i nemici del paese circa la capacità di contrattacco del KPA in qualsiasi area, oltre a dimostrare la prontezza delle varie modalità operative nucleari e l’affidabilità della deterrenza nucleare del Nord.


Kim ha invocato la difesa permanente del diritto sovrano alla sicurezza del paese attraverso uno “scudo nucleare affidabile”. Il numero uno del regime di Pyongyang ha sostenuto che “ciò che è garantito da una potente capacità di attacco è la più perfetta deterrenza e capacità di difesa”, sottolineando che la Corea del Nord dovrebbe impegnarsi per una “maggiore prontezza in battaglia delle forze nucleari e una piena preparazione per il loro impiego”.


I missili, a dire di Pyongyang hanno colpito con precisione gli obiettivi dopo aver percorso una traiettoria ovale di 1.587 chilometri in meno di otto secondi. Le forze armate della Corea del Sud hanno confermato il lancio dei missili, rilevando il lancio di più missili da crociera verso il Mar Giallo intorno alle 8:00 di mercoledì, e precisando che i lanci sono in fase di analisi da parte delle autorità di intelligence sudcoreane e statunitensi.


“Le nostre forze armate stanno monitorando da vicino le varie attività della Corea del Nord nell’ambito della ferma postura difensiva combinata tra Corea del Sud e Stati Uniti, affinché il Nord non interpreti erroneamente l’attuale situazione di sicurezza”, ha dichiarato lo Stato maggiore congiunto in un messaggio inviato ai giornalisti, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa sudcoreana Yonhap. Il recente lancio ha segnato il primo volo di missili da crociera del Nord dopo il 25 gennaio. In quella occasione, la Corea del Nord aveva testato quelli che ha chiamato missili da crociera guidati strategici da mare a terra, segnando il suo primo lancio missilistico da quando il Donald Trump è rientrato da presidente alla Casa bianca. Il test di mercoledì è anche un segnale in vista di un’importante esercitazione militare primaverile tra Corea del Sud e Stati uniti, denominata Freedom Shield e in programma per il mese prossimo. Pyongyang da tempo denuncia le esercitazioni militari congiunte degli alleati, definendole una prova generale per un’invasione. Seoul e Washington hanno affermato che queste attività hanno una natura puramente difensiva.

Trump vuol dividere Cina e Russia? Pechino: non ci riuscirà

Trump vuol dividere Cina e Russia? Pechino: non ci riusciràRoma, 27 feb. (askanews) – Uno degli evidenti obiettivi strategici dell’amministrazione Trump nella competizione globale tra potenze, cioè infilare un cuneo nel rapporto tra Russia e Cina che si è stretto durante l’amministrazione Biden, è diventato oggi un elemento aperto di polemica, dopo che il segretario di Stato Marco Rubio ha candidamente fatto capire che Washington non vuole che Pechino e Mosca siano allineate. Gli ha immediatamente risposto il portavoce del ministero degli Esteri cinese Lin Jiang, che ha detto che i tentativi di seminare zizzania tra i due paesi sono “destinati a fallire”.


La questione si è posta dopo che, martedì, Rubio ha parlato in un’intervista al network populista di destra Breitbart News, chiarendo che la struttura di relazioni che vede oggi la Russia come “partner minore” della Cina sarebbe un problema per gli Stati uniti, che si troverebbero “due potenze nucleare allineate” sul fronte opposto al suo. “Non so se riusciremo mai a separarli completamente”, ha detto ancora Rubio, che vede i russi “sempre più dipendenti dai cinesi”. Questa visione per quale il presidente Donald Trump avrebbe come obiettivo quello di dividere Russia e Cina è molto diffusa tra gli analisti di politica internazionale ed è corroborata anche dall’approccio che Trump ha avuto con il presidente russo Vladimir Putin e il suo sforzo per porre termine alla guerra in Ucraina. Un’operazione, quella di inserirsi tra Mosca e Pechino, che ebbe successo nel 1972, quando Richard Nixon mise in campo un disgelo che minò le relazioni tra la Repubblica popolare cinese e l’Unione sovietica.


Rubio, in realtà, ha anche detto che non sarebbe positivo avere “Cina e Russia in contrasto” tra loro, visto che si tratta di due potenze nucleari. In effetti la geografia dei due imperi ha messo storicamente spesso in contrasto Russia e Cina, in competizione per il controllo dell’Asia centrale e del vago e lungo confine che che le divide. L’ultimo conflitto armato tra i due giganti è avvenuto nel 1969, quando Unione sovietica e Cina combatterono una guerra (non formalmente dichiarata) per questioni di confine, con circa un migliaio di morti tra tutte e due le parti. Il conflitto fu per il controllo, in particolare, di una piccola isola nel fiume Ussuri, che divide Russia e Cina. L’isola Zhenbao, Damansky per i russi, alla fine – in base all’accordo territoriale del 1991, restò ai cinesi.


Anche oggi, per quanto sotto la cenere della sintonia geopolitica di questi ultimi anni tra Pechino e Mosca, in realtà cova la brace di una competizione per il controllo dell’Asia centrale, fondamentale per i progetti di riapertura delle Vie della Seta per i cinesi, con la possibilità di un collegamento per i ricchi mercati europei, ma anche per le importanti risorse energetiche dell’area. Negli ultimi anni, Pechino ha fortemente aumentato la sua influenza nella regione – per esempio, diventando il primo mercato di export per il gas del Turkmenistan – nonostante il tradizionale grip della Russia su questi paesi che facevano parte integrante dell’Unione sovietica durante la Guerra fredda. Elementi, insomma, su cui far leva per spezzare la relazione sino-russa, volendo, ce ne sarebbero. Questo spiega, in parte, anche l’irritazione con cui Pechino ha risposto alle osservazioni di Rubio. Lin Jian, nella quotidiana conferenza stampa, rispondendo a una domanda sulle affermazioni del capo della diplomazia Usa, ha detto che “le strategie di sviluppo e le politiche estere di Cina e Russia sono molto lungimiranti e le relazioni sino-russe progrediranno serenamente, indipendentemente dai cambiamenti globali”. Pertanto, ha continuato, “è del tutto inutile per gli Stati uniti cercare di seminare discordia nelle relazioni sino-russe”.


La Cina, su questo fronte, è certamente molto attenta a tutto ciò che si muove negli scenari internazionali. In particolare, il disgelo promosso da Trump tra Usa e Russia è stato osservato con una certa attenzione. Non a caso, Putin ha sentito il bisogno di chiedere un appuntamento telefonico col presidente cinese Xi Jinping per rassicurarlo che – a quanto ha scritto l’agenzia di stampa statale Xinhua – Russia e CIna sono “buoni vicini” e “veri amici”.