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Spazio, la missione Euclid dell’ESA in viaggio verso la Florida

Spazio, la missione Euclid dell’ESA in viaggio verso la FloridaRoma, 17 apr. (askanews) – Ha iniziato il suo viaggio dal porto di Savona verso la Florida il satellite Euclid dell’Agenzia Spaziale Europea. Prossima tappa la rampa di lancio di Cape Canaveral da dove sarà lanciato con un razzo Falcon 9 di Space X il prossimo luglio per posizionarsi a circa 1,5 milioni di km da Terra, realizzando una mappa 3D della posizione di miliardi di galassie, per studiare la materia oscura e l’energia oscura, che costituiscono circa il 96% del contenuto dell’Universo, ma di cui ancora non conosciamo la natura.

L’Italia, attraverso il contributo scientifico e finanziario dell’Agenzia Spaziale Italiana – si legge sul sito dell’ASI – riveste un ruolo importante in Euclid, avendo partecipato sin dall’inizio alla progettazione e costruzione degli strumenti della missione ed essendo responsabile del coordinamento dell’analisi preliminare dell’enorme mole di dati a terra (Science Ground Segment). Gli istituti scientifici e gli atenei coinvolti nella costruzione degli strumenti e nelle attività scientifiche di preparazione della missione sono l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), l’Università di Bologna, l’Università di Milano, l’Università di Genova, l’Università degli Studi Roma Tre, l’Università di Ferrara, l’Università di Trieste, la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste, il Centro di Ateneo di Studi e Attività Spaziali di Padova. Di particolare rilevanza anche il contributo delle industrie italiane di settore, impegnate in prima linea in tutte le fasi della realizzazione di Euclid. Tra queste, Thales Alenia Space, azienda capofila per la costruzione del satellite e del suo modulo di servizio, e responsabile del suo trasferimento a Cape Canaveral, la OHB Italia di Milano, la SAB Aerospace di Benevento e la TEMIS di Milano e, per Science Data Center italiano, la ALTEC di Torino.

Euclid è una missione europea, costruita e gestita dall’ESA, con il contributo della NASA. Selezionata dall’ESA nel 2011, è stata formalmente adottata nel programma scientifico dell’agenzia nel 2012. Il Consorzio Euclid, composto da oltre 2000 scienziati provenienti da 300 istituti di 13 paesi europei, e di Stati Uniti, Canada e Giappone, ha fornito gli strumenti scientifici e l’analisi dei dati scientifici. Ad oggi gli studi cosmologici confermano che l’universo è in espansione accelerata e uno degli scopi di Euclid sarà capire quale siano la natura e le proprietà dell’energia oscura, sorgente responsabile di questa accelerazione e tutt’ora ignota. L’energia oscura rappresenta da sola circa il 70% dell’attuale contenuto energetico del cosmo. Insieme con la materia oscura, che non emette luce ma di cui si può dedurre la presenza attraverso l’interazione gravitazionale con la materia ordinaria, l’energia oscura controlla l’evoluzione passata, presente e futura dell’universo.

Le osservazioni di Euclid esploreranno quindi come l’universo sia evoluto negli ultimi dieci miliardi di anni, rispondendo a domande fondamentali sul funzionamento della gravità, sulla fisica dell’universo primordiale e sulle condizioni iniziali da cui hanno avuto origine le strutture cosmiche che oggi osserviamo. Il satellite Euclid è composto da un telescopio di 1,2 m di diametro ed è dotato di due strumenti scientifici in grado di compiere osservazioni complementari: una fotocamera da 610 megapixel che opera nelle lunghezze d’onda del visibile (VIS – VISibile imager) e uno spettro-fotometro nel vicino infrarosso (NISP – Near Infrared Spectrometer and Photometer). I due strumenti consentiranno, rispettivamente, di misurare con elevata precisione la distribuzione della materia, sia quella ordinaria che quella oscura, mettendo alla prova le equazioni che governano l’evoluzione dell’universo e gli effetti della gravità su grandissima scala. Queste misure avranno anche un grande impatto sulla fisica delle particelle, in particolare nella comprensione di una delle particelle più sfuggenti dell’universo, il neutrino.

Missione Juice, Esa: lancio riprogrammato a domani

Missione Juice, Esa: lancio riprogrammato a domaniRoma, 13 apr. (askanews) – L’Agenzia spaziale europea conferma che il lancio della missione Juice è stato riprogrammato per domani, venerdì 14 aprile, alle 14.14 ora italiana dalla base di Kourou in Guyana francese.

Il lancio della missione europea diretta verso Giove e le sue lune Europa, Callisto e Ganimede, inizialmente previsto per oggi è stato rinviato a pochi minuti dal lancio per le condizioni meteo avverse con rischio di fulmini. Il veicolo di lancio Ariane 5 e Juice sono “in condizioni stabili e sicure”. Ampio il coinvolgimento italiano in questa missione e in particolare dell’ASI, affiancata dalla comunità scientifica nazionale, per la quale sono stati realizzati 3 strumenti a guida italiana: il Radar RIME, la camera JANUS, lo strumento di Radio Scienza 3GM. Importante inoltre il coinvolgimento italiano per quanto riguarda la testa ottica dello strumento MAJIS (Moons and Jupiter Imaging Spectrometer), uno spettrometro iper-spettrale ad immagine per osservare le caratteristiche e le specie minori della troposfera di Giove nonché per la caratterizzazione dei ghiacci e dei minerali sulle lune ghiacciate. MAJIS, di responsabilità francese è stato realizzato con un accordo bilaterale tra ASI e CNES e vede la partecipazione dell’INAF nel coordinamento delle attività scientifiche dello strumento.

Gli strumenti sono stati realizzati grazie ad una grande collaborazione della comunità scientifica nazionale e dell’industria nazionale. La realizzazione degli strumenti vede il coinvolgimento sia di Thales Alenia Space Italia che di Leonardo. La prima si è occupata della realizzazione dello strumento RIME, del transponder in banda Ka di 3GM e dell’accelerometro HAA. La seconda ha assunto la responsabilità nella realizzazione dello strumento JANUS e della testa ottica di MAJIS. Di Leonardo sono anche i pannelli solari di JUICE, i più grandi mai realizzati per una missione interplanetaria con un’estensione di 85 metri quadrati.

Spazio, sorvolare Marte: oggi tutti possono farlo virtualmente

Spazio, sorvolare Marte: oggi tutti possono farlo virtualmente




Spazio, sorvolare Marte: oggi tutti possono farlo virtualmente



















Roma, 12 apr. (askanews) – È possibile sorvolare virtualmente la superficie di Marte osservandola nei minimi dettagli grazie al Global CTX Mosaic of Mars, un’immagine interattiva che permette a tutti – scienziati o semplici curiosi – di esplorare nel dettaglio il Pianeta rosso, sorvolando scogliere, crateri da impatto e tracce di polvere sulla superficie.

Si tratta di una composizione di oltre 110mila fotografie, scattate dalle camere a bordo del Mars Reconnaissance Orbiter (Mro) della Nasa, che coprono la superficie di Marte con un risoluzione di quasi venticinque metri quadrati di superficie per pixel. Il Mosaico Globale Ctx di Marte – si legge su Media Inaf, il notiziario online dell’Istituto nazionale di astrofisica – è infatti attualmente l’immagine globale a più alta risoluzione del Pianeta Rosso mai creata. Per avere un’idea: se fosse stampato, questo mosaico di 5,7 terapixel (5700 miliardi di pixel) sarebbe abbastanza grande da coprire lo stadio Rose Bowl di Pasadena, in California. Prodotto dal Bruce Murray Laboratory for Planetary Visualization del Caltech (California) nell’ambito del programma Planetary Data Archiving, Restoration and Tools, dedicato a sviluppare nuovi modi per utilizzare grandi banche dati già esistenti, il mosaico ha richiesto sei anni e decine di migliaia di ore di lavoro. Nonostante la complessità di questo strumento, chiunque può facilmente accedervi e usarlo in ogni momento (https://murray-lab.caltech.edu/CTX/V01/SceneView/MurrayLabCTXmosaic.html).

“Volevo qualcosa che fosse accessibile a tutti”, dice Jay Dickson, scienziato esperto di elaborazione delle immagini che ha guidato il progetto e gestisce il Murray Lab. “I bambini delle scuole ora possono usarlo, e anche mia madre, che ha appena compiuto 78 anni. L’obiettivo è abbassare le barriere per chiunque sia interessato a esplorare Marte”. L’esploratore virtuale è così libero di muoversi, per esempio, su Medusae Fossae, una regione polverosa grande quanto la Mongolia, ingrandendo gli antichi canali fluviali ora asciutti che si snodano attraverso il paesaggio. In alternativa, ci si può spostare in regioni come il cratere Gale o il cratere Jezero – aree esplorate dai rover Curiosity e Perseverance della Nasa – o visitare Olympus Mons, il vulcano più alto del Sistema solare, aggiungendo i dati topografici della missione Mars Global Surveyor (sempre targata Nasa).

La Context Camera, o Ctx, è una delle tre fotocamere a bordo di Mro, guidato dal Jet Propulsion Laboratory della Nasa. Mentre una di queste fotoecamere – la High-Resolution Imaging Science Experiment (Hirise) – fornisce immagini a colori di elementi della superficie piccoli come un tavolo da pranzo, Ctx fornisce immagini in bianco e nero dando una visione più ampia del terreno intorno a questi elementi, aiutando gli scienziati a capire come sono disposti tra loro in un contesto più ampio. La capacità di catturare grandi aree del paesaggio ha reso Ctx particolarmente utile per individuare i crateri da impatto sulla superficie. Una terza fotocamera, il Mars Color Imager (Marci) produce una mappa delle condizioni climatiche globali giornaliere sulla superficie di Marte con una risoluzione spaziale più bassa delle altre due camere. Dal 2006, ovvero da quando Mro orbita intorno a Marte, Ctx ha documentato quasi tutto il pianeta, rendendo le sue immagini un ottimo punto di partenza per gli scienziati a cui è necessaria una mappa della sua superficie. Un po’ come comporre un puzzle, la creazione di una mappa richiede l’acquisizione e il controllo di un’ampia selezione di immagini per individuare quelle con le stesse condizioni di esposizione luminosa. Per creare il mosaico è stato sviluppato un algoritmo in grado di abbinare le immagini in base alle caratteristiche catturate. Sono rimaste da unire manualmente solo 13mila immagini che l’algoritmo non riusciva ad abbinare. I vuoti rimanenti nel mosaico – conclude Media Inaf – rappresentano parti di Marte non riprese da Ctx quando è iniziato questo progetto oppure aree oscurate da nubi o polvere.

“Volevo qualcosa di simile da molto tempo. È un bellissimo prodotto artistico e allo stesso tempo è utile per la scienza”, conclude Laura Kerber, studiosa di Marte al Jpl.

INFN, Antonio Zoccoli verso il secondo mandato da presidente

INFN, Antonio Zoccoli verso il secondo mandato da presidente




INFN, Antonio Zoccoli verso il secondo mandato da presidente – askanews.it




















Roma, 6 apr. (askanews) – Il Consiglio Direttivo dell’INFN ha designato Antonio Zoccoli come Presidente dell’Istituto per il secondo mandato, all’unanimità con 32 votanti nel corso della riunione di direttivo dello scorso 31 marzo. L’esito della procedura di designazione – informa l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare – è stato inviato al Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, per la nomina.

Antonio Zoccoli è presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) dal luglio 2019. Nato a Bologna nel 1961, Zoccoli si è laureato in fisica all’Università degli Studi di Bologna, dove oggi è professore ordinario di fisica sperimentale. Ricercatore associato della Sezione INFN di Bologna, di cui è stato Direttore dal 2006 al 2011. Dal 2011 alla sua elezione alla Presidenza dell’Ente, è stato membro della Giunta Esecutiva dell’INFN, di cui è stato anche vicepresidente. Nel corso della sua carriera scientifica, è sempre stato attivo nel campo sperimentale della fisica fondamentale, nucleare e subnucleare. È stato dapprima membro delle collaborazioni Muon Catalysed Fusion al Rutherforf Lab (UK) e OBELIX al CERN di Ginevra, successivamente ha partecipato all’esperimento HERA-B al laboratorio DESY di Amburgo, e dal 2005 è membro della collaborazione ATLAS al CERN che, insieme alla collaborazione CMS, ha annunciato la prima osservazione del bosone di Higgs nel luglio 2012. Zoccoli è coautore di più di 1000 pubblicazioni scientifiche e tecniche su riviste internazionali.

Dal giugno 2021 è presidente della CONPER, la Consulta dei Presidenti degli Enti pubblici di Ricerca, dal luglio 2022 è presidente della Fondazione ICSC che gestirà il Centro Nazionale di Ricerca in High Performance Computing, Big Data e Quantum Computing, previsto dal PNRR Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Molto attivo anche nel campo della divulgazione scientifica, è presidente onorario della Fondazione Giuseppe Occhialini per la diffusione della cultura della fisica.

Telespazio fornirà il Flight Operations Segment del programma IRIDE

Telespazio fornirà il Flight Operations Segment del programma IRIDE




Telespazio fornirà il Flight Operations Segment del programma IRIDE – askanews.it




















Roma, 5 apr. (askanews) – Nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), Telespazio – una joint venture tra Leonardo (67%) e Thales (33%) – si è aggiudicata una gara dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) per fornire il Flight Operations Segment (FOS) della costellazione satellitare italiana IRIDE, relativamente alle piattaforme NIMBUS e PLATiNO.

IRIDE è un progetto nato su iniziativa del Governo italiano, grazie alle risorse del PNRR, che sarà completato entro il 2026 sotto la gestione dell’ESA in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), per la realizzazione di una infrastruttura satellitare per l’osservazione della Terra destinata a fornire servizi alla Pubblica Amministrazione. Il contratto per il segmento FOS – informa Telespazio – ha un valore di circa 21 milioni di Euro. Telespazio in qualità di capocommessa si avvarrà di un team industriale nazionale costituito da Aiko, Leonardo, Next Ingegneria dei Sistemi, Planetek Italia, Serco Italia e Thales Alenia Space Italia, una joint venture tra Thales (67%) e Leonardo (33%). Il Flight Operations Segment assicurerà le funzionalità di comando e controllo, di determinazione orbitale e di collision avoidance, di acquisizione dei dati relativi ai carichi utili, di monitoraggio e di pianificazione dei satelliti della costellazione IRIDE. Le attività contrattualizzate includono la progettazione, lo sviluppo, la validazione e la manutenzione del segmento che dovranno completarsi entro il primo semestre 2026, come previsto dal PNRR. Per i satelliti IRIDE Telespazio garantirà la preparazione delle operazioni di volo, le attività di training, la realizzazione e la validazione della rete di stazioni di terra, l’esecuzione delle fasi LEOP (Launch and Early Orbit Phase) e di commissioning.

“Telespazio è orgogliosa per l’opportunità ricevuta dall’Agenzia Spaziale Europea di poter contribuire alla realizzazione del programma IRIDE”, ha dichiarato Luigi Pasquali, Coordinatore delle Attività spaziali di Leonardo e Amministratore Delegato di Telespazio. “A tale innovativo progetto, finanziato con i fondi del PNRR, potremo offrire una lunga e consolidata esperienza nella realizzazione di segmento di terra e operazioni per i satelliti di osservazione della Terra, in grado di garantire le prestazioni del sistema, la vita utile e le possibili evoluzioni delle costellazione IRIDE”. Simonetta Cheli, direttore dei programmi d’Osservazione della Terra dell’Agenzia Spaziale Europea e capo del centro ESRIN di Frascati, ha inoltre dichiarato: “L’Agenzia Spaziale Europea è soddisfatta di questo contratto firmato con Telespazio. Il governo italiano ha affidato ad ESA il compito di realizzare la costellazione nazionale di osservazione della terra IRIDE, un programma innovativo, strategico per l’Italia. Abbiamo dunque ora completato la prima fase di questo programma, con la firma di tutti in contratti, in linea con la tabella di marcia ed in coerenza con le direttive relative ai fondi del PNRR. Siamo certi che Telespazio, assieme ad altre aziende italiane, contribuirà al successo di quest’iniziativa”.

Arianespace pronta al lancio di Juice, missione europea verso Giove

Arianespace pronta al lancio di Juice, missione europea verso Giove




Arianespace pronta al lancio di Juice, missione europea verso Giove – askanews.it



















Roma, 4 apr. (askanews) – Il 13 aprile 2023 alle 09.15 ora locale (le 14.15 in Italia), la prossima missione Ariane 5 di Arianespace decollerà dallo spazioporto europeo di Kourou, nella Guyana francese, con la sonda spaziale JUICE, prodotta da Airbus Defence and Space per l’Agenzia Spaziale Europea (ESA), con destinazione Giove.

La prima missione europea con destinazione il gigante gassoso, trascorrerà almeno tre anni per effettuare osservazioni dettagliate delle sue lune ghiacciate: Europa, Ganimede e Callisto. JUICE studierà le lune come potenziali habitat per la vita, affrontando due domande chiave: quali sono le condizioni per la formazione dei pianeti e la comparsa della vita e come funziona il Sistema Solare? Il nostro Paese con l’Agenzia Spaziale Italiana, affiancata dalla comunità scientifica nazionale, contribuisce alla missione con tre strumenti scientifici Janus, Rime e 3GM più un quarto, Majis, a leadership francese realizzato attraverso un accordo bilaterale tra l’ASI e l’agenzia spaziale francese CNES. Sul piano industriale la realizzazione degli strumenti vede il coinvolgimento sia di Thales Alenia Space che ha realizzato lo strumento Rime negli stabilimenti di Roma e L’Aquila, sia di Leonardo che ha fornito anche la testa ottica iperspettrale per osservare e caratterizzare nubi, ghiaccio e minerali sulle superfici delle tre lune. Di Leonardo sono anche i pannelli solari di JUICE, i più grandi mai realizzati per una missione interplanetaria.

Per questa missione, il lanciatore Ariane 5 – informa Arianespace – dovrà garantire una performance di oltre 6 tonnellate di peso e punterà a una traiettoria di fuga dalla Terra. Dopo la separazione a un’altitudine di 1.538 km e una volta fuori dal campo gravitazionale terrestre, la sonda JUICE viaggerà a una velocità di 2,5 chilometri al secondo. JUICE trasporterà il carico utile scientifico più potente mai volato verso il Sistema Solare esterno. È composto di 10 strumenti all’avanguardia e da un esperimento scientifico che utilizza il sistema di telecomunicazione del veicolo spaziale con i radiotelescopi a terra. Dopo una crociera di 8 anni verso Giove, che prevede l’assistenza gravitazionale della Terra e di Venere, la sonda entrerà in orbita attorno al pianeta gigante nel 2031. La sonda spaziale effettuerà osservazioni dettagliate del pianeta gassoso gigante e delle sue tre grandi lune contenenti oceani: Europa, Ganimede e Callisto. JUICE caratterizzerà queste lune sia come oggetti planetari sia come possibili habitat, esplorerà in profondità il complesso ambiente di Giove e studierà l’intero sistema di Giove come archetipo dei giganti gassosi dell’Universo.

Arianespace ha già messo in orbita 30 veicoli spaziali all’avanguardia che hanno contribuito a svelare i misteri dello Spazio, tra cui missioni emblematiche come Bepi Colombo, la prima missione europea su Mercurio, il pianeta meno esplorato del Sistema Solare interno; Herschel, che ha studiato la formazione e l’evoluzione delle stelle e delle galassie; Planck, la prima missione europea per lo studio del Fondo cosmico a microonde, la radiazione relitta del Big Bang; Gaia, una missione astrometrica spaziale globale che ha costruito la più grande e precisa mappa tridimensionale della nostra Galassia rilevando quasi due miliardi di oggetti; Smart-1, la prima missione dell’ESA sulla Luna e la prima missione dell’ESA a utilizzare la propulsione ionica per la navigazione interplanetaria; Rosetta, che ha effettuato un rendez-vous con la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko e ha studiato il nucleo della cometa e il suo ambiente; e il James Webb Space Telescope, il telescopio spaziale all’avanguardia che esplora le origini dell’Universo.

Esa, parte il training dei cinque candidati astronauti classe 2022

Esa, parte il training dei cinque candidati astronauti classe 2022




Esa, parte il training dei cinque candidati astronauti classe 2022 – askanews.it




















Roma, 4 apr. (askanews) – I nuovi candidati astronauti della classe 2022 selezionati dall’Agenzia spaziale europea sono arrivati al Centro Astronauti Europeo di Colonia, in Germania, il 3 aprile 2023 per iniziare il loro addestramento di base di 12 mesi.

Il gruppo di cinque candidati astronauti di carriera, Sophie Adenot (Francia), Pablo Álvarez Fernández (Spagna), Rosemary Coogan (Regno Unito), Raphaël Liégeois (Belgio) e Marco Sieber (Svizzera), fanno parte della classe di 17 astronauti del 2022 – 5 di carriera, 11 di riserva tra cui gli italiani Anthea Comellini e Andrea Patassa, e uno con disabilità – selezionati tra 22.500 candidati provenienti da tutti gli Stati membri dell’Esa nel novembre 2022. I candidati astronauti spiega l’Esa saranno addestrati al più alto livello di standard in preparazione per le future missioni spaziali. La formazione di base include l’apprendimento di tutto sull’esplorazione spaziale, le discipline tecniche e scientifiche, i sistemi e le operazioni spaziali, nonché la passeggiata spaziale e l’addestramento alla sopravvivenza.

Nella foto diffusa dall’Esa compaiono i candidati nel loro primo giorno al Centro Astronauti Europeo, all’interno del modulo Automated Transfer Vehicle (ATV) situato nella sala di addestramento del Centro, insieme all’astronauta dell’Esa Alexander Gerst, alla candidata astronauta dell’Agenzia Spaziale Australiana Katherine Bennell-Pegg e al Capo dell’Unità di Addestramento di Base e di Missione dell’Esa Kris Capelle.

Scoperto esopianeta di dimensioni terrestri con un campo magnetico

Scoperto esopianeta di dimensioni terrestri con un campo magnetico




Scoperto esopianeta di dimensioni terrestri con un campo magnetico – askanews.it



















Roma, 4 apr. (askanews) – Il campo magnetico terrestre fa molto di più che mantenere gli aghi delle bussole puntati nella stessa direzione: aiuta a preservare lo strato di atmosfera che sostiene la vita, proteggendoci dalle particelle di alta energia e dal plasma espulso regolarmente dal Sole.

Sulla rivista Nature Astronomy – segnala Media Inaf, il notiziario online dell’Istituto nazionale di astrofisica – è appena stata pubblicata la scoperta di un potenziale esopianeta di dimensioni terrestri quale principale candidato per avere un campo magnetico. Si chiama YZ Ceti b ed è un pianeta roccioso in orbita attorno a una stella a circa 12 anni luce dalla Terra. Gli autori dello studio, Sebastian Pineda e Jackie Villadsen, sostengono questa ipotesi perché hanno osservato un segnale radio ripetuto proveniente dalla stella YZ Ceti utilizzando il Karl G. Jansky Very Large Array, riconducibile a un fenomeno simile a quello che genera le aurore polari. “La ricerca di mondi potenzialmente abitabili o portatori di vita in altri sistemi solari dipende in parte dalla capacità di determinare se esopianeti rocciosi simili alla Terra abbiano effettivamente campi magnetici”, afferma Joe Pesce della National Science Foundation, direttore del programma per il National Radio Astronomy Observatory. “Questa ricerca mostra non solo che questo particolare esopianeta roccioso ha probabilmente un campo magnetico, ma fornisce un metodo promettente per trovarne di più”.

Il campo magnetico di un pianeta può impedire che l’atmosfera di quel pianeta venga consumata nel tempo dalle particelle emesse dalla sua stella, spiega Pineda, astrofisico dell’Università del Colorado. I due ricercatori ipotizzano che le onde radio rilevate siano state generate dalle interazioni tra il campo magnetico dell’esopianeta e la stella attorno alla quale orbita. Tuttavia, affinché tali onde radio siano rilevabili su lunghe distanze, devono essere molto forti. Mentre su grandi esopianeti delle dimensioni di Giove sono già stati rilevati campi magnetici, riuscire a farlo per un esopianeta delle dimensioni della Terra richiede una tecnica diversa. Poiché i campi magnetici sono invisibili, è difficile determinare se un pianeta lontano ne abbia effettivamente uno, spiega Villadsen. “Quello che stiamo facendo è cercare un modo per vederli”, dice. “Stiamo cercando pianeti che siano davvero vicini alle loro stelle e di dimensioni simili alla Terra. Questi pianeti sono troppo vicini alle loro stelle per essere abitabili, ma poiché sono così vicini, si stanno muovendo attraverso un mucchio di roba proveniente dalla stella. Se il pianeta avesse un campo magnetico e attraversasse abbastanza materiale stellare, la stella emetterebbe onde radio”.

La piccola stella nana rossa YZ Ceti e il suo esopianeta YZ Ceti b costituiscono una coppia ideale perché l’esopianeta è così vicino alla stella che completa un’orbita completa in soli due giorni. La misura dell’intensità delle onde radio consente ai ricercatori di determinare quanto potrebbe essere forte il campo magnetico del pianeta. Questa emissione di onde radio, generata dall’interazione tra YZ Ceti b e la sua stella, è molto simile a un’aurora terrestre, con la differenza che l’aurora in questione si trova sulla stella stessa, non sul pianeta. Ma secondo i ricercatori il fenomeno dovrebbe presentarsi anche sul pianeta, se avesse una sua atmosfera. Ed è proprio questa aurora che secondo loro va cercata: l’aurora sugli esopianeti, a testimonianza del fatto che possiedono un’atmosfera.

Clima, alle Svalbard per preservare la memoria glaciale dell’Artico

Clima, alle Svalbard per preservare la memoria glaciale dell’Artico



Clima, alle Svalbard per preservare la memoria glaciale dell’Artico – askanews.it


Clima, alle Svalbard per preservare la memoria glaciale dell’Artico – askanews.it




















Roma, 3 apr. (askanews) – Un gruppo internazionale di scienziati ha raggiunto il 1° aprile 2023 il ghiacciaio Holtedahlfonna, nell’arcipelago delle Svalbard, iniziando la preparazione di un campo remoto a 1.100 metri di quota nell’Artico (latitudine 79,15 Nord). La spedizione è guidata dall’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isp) e coinvolge scienziati del Centro nazionale francese per la ricerca scientifica (Cnrs), dell’Istituto polare norvegese, dell’Università Ca’ Foscari Venezia e dell’Università degli Studi di Perugia.

L’obiettivo scientifico è raccogliere due carote di ghiaccio di 125 metri ciascuna per comprendere meglio il fenomeno della ‘amplificazione artica’ ovvero del fenomeno dovuto alla riduzione della copertura del ghiaccio marino che ha tra le sue conseguenze il riscaldamento dell’oceano. Questi effetti a catena hanno un impatto sul riscaldamento dell’Artico, anomalo rispetto alle medie globali. Grazie alla collaborazione con la Ice Memory Foundation, una carota di ghiaccio sarà conservata per i secoli a venire nell’apposito “Ice Memory Sanctuary” in Antartide. Le future generazioni di scienziati avranno così accesso a una carota di ghiaccio di alta qualità per studiare il clima passato del nostro pianeta e anticipare i cambiamenti futuri, anche molto tempo dopo la scomparsa dei ghiacciai a causa del riscaldamento globale.

L’arcipelago delle Svalbard, la terra più settentrionale d’Europa, ha subito alcuni dei più gravi aumenti di temperatura degli ultimi decenni. Secondo studi recenti, la temperatura è aumentata di 4-5°C negli ultimi 40-50 anni. Il gruppo internazionale di scienziati che studia le complesse dinamiche di questa “amplificazione artica” è al lavoro sull’Holtedahlfonna, sull’isola di Spitsbergen. Il team sta installando il campo base e domani inizierà la perforazione con l’obiettivo di estrarre due carote di ghiaccio: una per la scienza di oggi, l’altra per le generazioni future. I dati contenuti nei ghiacciai delle Svalbard sono infatti seriamente minacciati dal cambiamento climatico. L’obiettivo è aumentare la comprensione scientifica della ‘amplificazione artica’. “Miriamo a determinare il ruolo del ghiaccio marino nell’amplificazione artica e il suo impatto sull’atmosfera, in particolare sui processi chimici del bromo e del mercurio. I dati ottenuti saranno confrontati con i dati satellitari sull’estensione del ghiaccio marino e con le misure di accumulo della neve. Inoltre, i modelli di trasporto atmosferico saranno utilizzati per stabilire le possibili aree di provenienza delle due specie chimiche”, spiega Andrea Spolaor, glaciologo e geochimico dell’Istituto di scienze polari del Cnr e capo spedizione alle Svalbard.

Gli scienziati di questa spedizione hanno unito le forze con la Ice Memory Foundation per raccogliere una carota di ghiaccio che sarà conservata, insieme a molte altre provenienti da ghiacciai a rischio in tutto il mondo, per i secoli a venire in un apposito santuario della memoria del ghiaccio in Antartide. Le future generazioni di scienziati dotate di nuove tecnologie e nuove idee di ricerca potranno così continuare a studiare gli archivi di informazioni sul clima e l’ambiente contenute nelle carote di ghiaccio. Le precedenti carote di ghiaccio estratte nello stesso sito hanno fornito registrazioni dettagliate delle condizioni climatiche del passato, tra cui temperatura, precipitazioni e composizione atmosferica. Tuttavia, gli scienziati stanno attualmente indagando se e come la recente accelerazione degli aumenti di temperatura abbia già avuto un impatto sulla qualità dei segnali climatici e ambientali. I risultati preliminari suggeriscono l’urgenza di raccogliere una carota di ghiaccio da preservare. “I ghiacciai alle alte latitudini, come quelli dell’Artico, hanno iniziato a fondersi ad un ritmo elevato. Vogliamo recuperare e preservare, per le future generazioni di scienziati, questi straordinari archivi del clima del nostro Pianeta prima che tutte le informazioni che contengono vadano completamente perdute”, spiega Carlo Barbante, paleoclimatologo, direttore dell’Istituto di scienze polari del Cnr, professore all’Università Ca’ Foscari Venezia e vicepresidente della Ice Memory Foundation.

Gli scienziati opereranno per circa 20 giorni a un’altitudine di 1.100 metri, affrontando temperature che possono raggiungere i -25 gradi. Il sito di perforazione di Holtedahlfonna si trova su un “ice field”, ovvero un’interconnessione di più ghiacciai, relativamente accessibile nell’arcipelago, grazie alla sua vicinanza a Ny-Alesund, la stazione di ricerca più settentrionale del mondo, attiva tutto l’anno. Gli scienziati intendono raggiungere una profondità di circa 125 metri nel ghiacciaio e ricostruire i segnali climatici degli ultimi 300 anni. É previsto che una delle carote di ghiaccio di Holtedahlfonna venga conservata in una grotta di neve dedicata presso la Stazione franco-italiana Concordia in Antartide entro il 2024-2025. Gestito congiuntamente dall’Istituto polare francese e dal Programma nazionale di ricerche in Antartide (Pnra), tale archivio consentirà di conservare naturalmente le carote di ghiaccio a -50°C. Garantirà la conservazione a lungo termine, proteggendo così i preziosi campioni dai rischi di interruzione della refrigerazione che potrebbero accadere se venissero stoccati nei congelatori commerciali in Europa (ad esempio, problemi tecnici, crisi economica ed energetica, conflitti, ecc.). Le carote di ghiaccio del patrimonio Ice Memory saranno conservate per un periodo di tempo indefinito, nel pieno rispetto del Protocollo di Madrid per la protezione ambientale dell’Antartide. Grazie al “santuario dei ghiacci” della Fondazione Ice Memory, le prossime generazioni di scienziati avranno accesso a carote di ghiaccio di alta qualità per portare avanti ricerche sull’ambiente e sul clima globale. “Il bello dell’iniziativa Ice Memory non è produrre un valore aggiunto in termini di conoscenza odierna, ma creare le condizioni che permetteranno a chi verrà dopo di noi di produrlo”, sottolinea Jérome Chappellaz, scienziato del clima e presidente della Fondazione Ice Memory. Il patrimonio della Memoria dei Ghiacci – estratto da circa 20 ghiacciai in 20 anni – è destinato a diventare un bene comune dell’umanità e sarà conservato in futuro sotto una governance internazionale.

ERC: Advanced Grant a 218 ricercatori eccellenti, 21 gli italiani

ERC: Advanced Grant a 218 ricercatori eccellenti, 21 gli italiani


ERC: Advanced Grant a 218 ricercatori eccellenti, 21 gli italiani – askanews.it



ERC: Advanced Grant a 218 ricercatori eccellenti, 21 gli italiani – askanews.it



















Roma, 30 mar. (askanews) – L’European Research Council (ERC) ha annunciato l’assegnazione di 218 Advanced Grants a ricercatori e ricercatrici di alto profilo, con un finanziamento complessivo di 544 mln di euro. Tra i vincitori – selezionati tra i 1.647 che si erano fatti avanti, tasso di successo del 13,2% – 21 sono italiani, terzi per numero dopo i tedeschi (36) e i francesi (31).

I vincitori di questo concorso di sovvenzioni – che garantiscono a ogni principal investigator fino a 2,5 mln di euro in 5 anni – hanno proposto di realizzare i loro progetti presso università e centri di ricerca in 20 paesi in Europa, principalmente in Germania (37), Regno Unito (35), Francia (32), Spagna (16) e Italia (14). Sessanta le ricercatrici premiate, pari al 23% di tutte le domande, il loro più alto tasso di partecipazione ai bandi Advanced Grant fino ad ora. Il finanziamento dell’ERC Advanced Grant è tra i più prestigiosi e competitivi schemi di finanziamento dell’UE, offrendo ai ricercatori l’opportunità di perseguire progetti ambiziosi e guidati dalla curiosità che potrebbero portare a importanti scoperte scientifiche. Vengono assegnati a ricercatori affermati e leader con una comprovata esperienza di risultati di ricerca significativi nell’ultimo decennio. Il finanziamento consentirà a questi ricercatori di esplorare le loro idee più innovative e ambiziose.

“Le sovvenzioni ERC sono un riconoscimento importante e un impegno significativo da parte dei nostri migliori ricercatori. Il finanziamento di 544 milioni di euro mette i nostri 218 leader della ricerca, insieme ai loro team di borsisti post-dottorato, studenti di dottorato e personale di ricerca, in pole position per ampliare i confini della nostra conoscenza, aprire nuovi orizzonti e costruire le basi per la crescita e la prosperità future in Europa ” ha dichiarato Mariya Gabriel, Commissario europeo per l’innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e la gioventù. “Questi nuovi ERC Advanced Grantee sono una testimonianza dell’eccezionale qualità della ricerca svolta in tutta Europa. Sono particolarmente lieta di vedere un numero così elevato di ricercatrici donne in questo concorso e che hanno sempre più successo nell’ottenere finanziamenti”, ha dichiarato Maria Leptin, Presidente dell’ERC.