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IIC Parigi, mostra fotografica “Viaggiatori ai margini del paesaggio”

IIC Parigi, mostra fotografica “Viaggiatori ai margini del paesaggio”Roma, 9 dic. (askanews) – Un viaggio nella fotografia italiana contemporanea con la mostra “Viaggiatori ai margini del paesaggio” (La Nave di Teseo, 2024) di Corrado Benigni. L’incontro con l’autore si terrà il 17 dicembre alle 18.30 presso l’Istituto Italiano di Cultura di Prigi.


Nel 1984 Viaggio in Italia, il progetto fotografico collettivo ideato da Luigi Ghirri, rivoluziona la rappresentazione del paesaggio italiano: per la prima volta i fotografi scelgono di allontanarsi dai centri storici. Per la prima volta i fotografi hanno scelto di allontanarsi dai centri storici, concentrando la loro attenzione sui margini, sulle periferie e su ciò che prima non era considerato degno di uno sguardo artistico. Il paesaggio non era più solo lo sfondo su cui si svolgevano le vicende umane; non era più solo un “tema”, ma la lente attraverso cui guardare. Quarant’anni dopo, Corrado Benigni pubblicò Viaggiatori ai margini del paesaggio (La Nave di Teseo), presentando sette viaggi attraverso questa esperienza in un unico grande racconto. Il volume è illustrato dalle opere di alcuni degli autori più rappresentativi – Ghirri, Barbieri, Basilico, Chiaramonte, Cresci, Guidi e Jodice – che hanno aperto nuove strade alle successive generazioni di fotografi e artisti.


Corrado Benigni è saggista e curatore specializzato in fotografia. Ha organizzato diverse mostre e monografiche su alcuni dei più importanti fotografi italiani contemporanei. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo Luigi Ghirri. Pensiero Paesaggio (2016), Mario Giacomelli. Terre scritte (2017), Nino Migliori. Forme del vero (2019), Olivo Barbieri. Opere prime, 1980-1984 (2020), Guido Guidi. Cinque viaggi, 1990-1998 (2021), Giovanni Chiaramonte. Realismo infinito (2022), Mario Cresci. Colorlandia, 1975-1983 (2023). Suoi saggi e contributi critici sono apparsi in numerose riviste e pubblicazioni.

Regione Piemonte ospita mostra fotografica “Meraviglie Reali”

Regione Piemonte ospita mostra fotografica “Meraviglie Reali”Roma, 9 dic. (askanews) – È stata inaugurata, nella sede di Bruxelles della Regione Piemonte, la mostra fotografica “Meraviglie Reali. Viaggio nelle 16 Residenze Reali Sabaude – Patrimonio dell’Umanità UNESCO, organizzata dal Consorzio delle Residenze Reali Sabaude insieme alla Regione Piemonte. A partecipare alla cerimonia d’apertura sono state l’Assessore alla Cultura, Turismo e Sport della Regione Piemonte Marina Chiarelli e la Direttrice del Consorzio Chiara Teolato insieme al Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles Pierre Di Toro.


E’ la prima volta che le Residenze Reali Sabaude vengono presentate in un’esposizione fotografica all’estero. Tra il XVI e il XVIII secolo la dinastia sabauda volle circondarsi di un sistema di residenze progettate e realizzate dai più importanti architetti dell’epoca: teatro della vita di corte e testimonianza dell’autorità acquisita, luoghi di svago e palazzi di piacere lungo i fiumi, sulla collina e nelle campagne diedero origine a quella che veniva chiamata la “Corona delle Delizie”. Le cinquanta immagini firmate da Dario Fusaro consentiranno al visitatore di cogliere la bellezza e insieme l’imponenza di tutte le 16 Residenze Sabaude, dai “Palazzi del potere” di Torino con Palazzo Reale/Musei Reali, Palazzo Madama, Palazzo Carignano, Palazzo Chiablese, Castello del Valentino e Villa della Regina, ai “Luoghi della vita di corte” con la Reggia di Venaria, Castello della Mandria, Castello di Rivoli, Castello di Moncalieri, Palazzina di Caccia di Stupinigi, alle “Regie Villeggiature” con il Castello di Agliè, Castello di Racconigi, Castello di Govone, Tenuta di Pollenzo e Castello di Valcasotto. Un sistema integrato di cultura e storia del territorio connotato anche dalle notevoli valenze turistiche per le quali è in corso un significativo programma di rilancio.


L’iniziativa si inserisce nel programma di attività di promozione internazionale organizzato dal Consorzio e dalla Regione Piemonte, come ad esempio la partecipazione alle principali fiere del turismo culturale: il WTM di Londra, l’ITP di Berlino e l’IFTM Top Résa di Parigi. “Siamo particolarmente lieti di promuovere questa iniziativa – hanno affermato Michele Briamonte e Chiara Teolato, Presidente e Direttrice del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude che gestisce la Reggia di Venaria e il Castello della Mandria con il ruolo anche di coordinare la valorizzazione dell’intero sistema delle Residenze Sabaude -. Si tratta infatti di un’occasione significativa di visibilità istituzionale in ambito internazionale, cui seguirà un programma strutturato di campagne ed attività di comunicazione stagionali dalla primavera del 2025 in avanti. Le Residenze Reali devono proporsi sempre di più come il principale attrattore del turismo culturale del nostro territorio, ed è per questo che i nostri sforzi saranno incrementati secondo questa prospettiva in modo condiviso con tutti gli altri enti ed attori coinvolti”.


“Siamo orgogliosi di poter ospitare per la prima volta nella sede della Regione Piemonte a Bruxelles una mostra fotografica sulle Residenze Reali Sabaude un unicum a livello europeo riconosciuto dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità dal 1997 – ha dichiarato il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio -. I bellissimi scatti esposti a Bruxelles accompagneranno il pubblico in un percorso virtuale, attraverso i secoli, alla scoperta dell’atmosfera di corte della Corona di Delizie. Il circuito delle Residenze sarà protagonista di un’importante vetrina e offrirà un affascinante racconto del complesso architettonico tale da coinvolgere il visitatore e suggerirgli, ci auguriamo, un viaggio nella nostra regione per ammirare di persona le meraviglie reali e non solo. Allestire questa mostra nella sede regionale a Bruxelles, una vera e propria antenna istituzionale del territorio, ci consentirà di promuovere l’arte e la cultura piemontese in uno spazio europeo”. “Con questa esposizione fotografica a Bruxelles – ha sottolineato l’assessore regionale alla Cultura, Marina Chiarelli – il Piemonte conferma di aver raggiunto una dimensione internazionale, diventando un punto di riferimento per la cultura italiana nel mondo. Le Residenze Reali Sabaude, Patrimonio dell’Umanità UNESCO, sono il simbolo del nostro impegno nel promuovere l’arte, la cultura e la bellezza come strumenti per dialogare con il mondo. Questo progetto ci permette di consolidare il nostro ruolo tra le regioni italiane più influenti, valorizzando il patrimonio piemontese attraverso un racconto che si estende oltre i confini nazionali”.

Rai Libri: l’abbraccio di “Più Libri Più Liberi” a Renzo Arbore

Rai Libri: l’abbraccio di “Più Libri Più Liberi” a Renzo ArboreRoma, 7 dic. (askanews) – La platea gremita dello spazio Rai, alla Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria di Roma, ha reso omaggio al “più fedele degli artisti che hanno lavorato in Rai”, come lui stesso si è definito raccontando la lunga carriera trascorsa sulle reti del Servizio Pubblico, iniziata con il concorso del 1964, insieme a Gianni Boncompagni, fino a oggi, a poche settimane dalla partenza del suo nuovo programma.


Una vita raccontata nel volume “Renzo Arbore Bontà Vostra” (Rai Libri) nel quale l’artista ha affidato a Gianni Garrucciu ricordi, emozioni e aneddoti. Tanti quelli che Arbore ha generosamente condiviso con il pubblico, come gli scherzi telefonici all’Osservatorio astronomico di Roma o le avventure con i tanti compagni di viaggio come Giorgio Bracardi e Mario Marenco. Al suo fianco, sul palco, Gegé Telesforo.

Peggy Guggenheim, nel 2025 Maria Helena Vieira da Silva e Fontana

Peggy Guggenheim, nel 2025 Maria Helena Vieira da Silva e FontanaMilano, 7 dic. (askanews) – Le tele astratte di Maria Helena Vieira da Silva e le ceramiche di Lucio Fontana saranno protagoniste del programma espositivo della Collezione Peggy Guggenheim, che, nel corso 2025, rende omaggio a due figure di spicco della scena artistica internazionale del XX secolo con due importanti mostre monografiche. Da un’analisi approfondita sull’evoluzione del linguaggio visivo di Maria Helena Vieira da Silva, artista portoghese naturalizzata francese, in apertura il 12 aprile 2025, si passerà, in autunno, a un prezioso affondo sulla produzione in ceramica di uno dei massimi interpreti della storia dell’arte del Novecento, Lucio Fontana.


Con la chiusura, il 3 marzo 2025, della personale dedicata a Marina Apollonio, dal 12 aprile al 15 settembre la Collezione Peggy Guggenheim rende omaggio a un’altra figura femminile protagonista del panorama artistico del secolo scorso, Maria Helena Vieira da Silva (1908-1992). La mostra Maria Helena Vieira da Silva. Anatomia di uno spazio, a cura di Flavia Frigeri, storica dell’arte e curatrice presso la National Portrait Gallery di Londra, presenterà al pubblico la produzione pittorica dell’artista attraverso una selezione di circa settanta opere provenienti da prestigiose istituzioni museali internazionali, nonché collezioni private, che metteranno in luce la sua capacità di trasformare lo spazio pittorico in ambienti astratti e illusioni ottiche. Vieira da Silva è storicamente legata alla figura di Peggy Guggenheim, essendo una delle trentuno artiste incluse dalla collezionista nella mostra Exhibition by 31 Women tenutasi nella galleria newyorkese Art of This Century nel 1943, mentre Hilla Rebay, prima direttrice del Museum of Non-Objective Painting, futuro Solomon R. Guggenheim Museum di New York, è considerata una delle sue prime sostenitrici, avendo acquistato nel 1937 Composition (1936), tutt’oggi nella collezione del museo americano. Dopo Venezia, la mostra si sposterà al Museo Guggenheim di Bilbao nell’autunno 2025. Dall’11 ottobre 2025 sarà la volta di Mani-Fattura: le ceramiche di Lucio Fontana, prima mostra in un museo italiano ad esplorare il ricco corpus di opere in ceramica di Lucio Fontana (1899 – 1968). Con la curatela di Sharon Hecker, storica dell’arte e curatrice indipendente, l’esposizione sarà una testimonianza eccezionale della portata dell’immaginazione e della creatività dell’artista come scultore. Con circa settanta opere provenienti da musei nazionali e internazionali, nonché collezioni private, compresi lavori mai esposti prima al pubblico, il percorso espositivo comprenderà un’ampia gamma di soggetti, che varieranno dalle figure umane, agli animali, arlecchini, guerrieri nonché forme astratte. Non mancheranno in mostra testimonianze fotografiche che mostrano Fontana al lavoro e che riveleranno l’importanza della mano dell’artista nel processo creativo. La mostra rimarrà aperta fino al 2 marzo, 2026.

Per 9 genitori su 10 credere a Babbo Natale rende i bambini più felici

Per 9 genitori su 10 credere a Babbo Natale rende i bambini più feliciMilano, 7 dic. (askanews) – Credere a Babbo Natale rende speciale il Natale dei più piccoli. È quanto emerge dall’indagine “I bambini e la figura di Babbo Natale”, commissionata dal Magico Paese di Natale ad AstraRicerche, attraverso un questionario rivolto a 1.004 genitori con figli di età compresa dai 4 ai 14 anni.


Il 91,6% dei genitori intervistati ritiene che credere all’esistenza di questa figura renda il Natale dei più piccoli ancora più magico, mentre il 91,4% del campione afferma che la sua presenza contribuisce al buonumore dei bambini e a stimolare la fantasia dei più piccoli. L’influenza di Babbo Natale va oltre l’aspetto ludico: l’85,8% riconosce in lui una figura capace di infondere positività, in grado di insegnare ai più piccoli a guardare il mondo con occhi pieni di ottimismo. Mentre per l’85,5% il credere a Babbo Natale dei bambini crea feeling con un personaggio positivo che aggiunge benessere alla loro vita. Non a caso Babbo Natale è indicato da 7 genitori italiani su 10 (70%) come il personaggio più amato dai propri figli tra quelli che consegnano i doni. Tradizioni folkloristiche come quelle legate a elfi e folletti (7,7%) o a Santa Lucia (4,1%), pur presenti nella cultura natalizia italiana, non suscitano lo stesso affetto che gli italiani riservano a Babbo Natale e percentuali ancora più basse sono registrate per la Befana (3,1%) e i Re Magi (1,5%). Ma quanti bambini credono a Babbo Natale? Dipende – moltissimo – dall’età: tra i quattro e i sei anni di età almeno 9 su 10 ci credono (97%, 94%, 90%), poi c’è una prima riduzione e tra i sette e gli otto anni sono 3 bambini su 4 (75%, 73%). A nove anni si arriva al 56% e subito dopo – a 10 anni – si scende a uno su tre (33%) per poi progressivamente smettere di crederci. In generale le femmine tra i 4 e i 14 anni (58%) ci credono più dei maschi (49%).


Sulle caratteristiche fisiche con cui viene rappresentato Babbo Natale la maggioranza dei genitori non si aspetta cambiamenti significativi nel futuro: 7 su 10 (70,4%) desiderano che Babbo Natale mantenga la sua immagine tradizionale con la barba bianca e la risata contagiosa. Tuttavia, 2 genitori italiani su 10 ritengono che qualche evoluzione possa essere necessaria: il 22,6% degli intervistati vede positivamente un Babbo Natale più sostenibile, ad esempio che si sposti con una slitta alimentata a energia solare o in bicicletta. Per la metà delle famiglie italiane la tradizione di far comparire a casa Babbo Natale è più viva che mai: nel 52,4% dei casi un componente della famiglia si traveste da Babbo Natale per consegnare personalmente i regali ai bambini, creando un’atmosfera di calore e affetto che si tramanda di generazione in generazione. Dall’altro, un ulteriore 38,8% delle famiglie italiane rende magico il momento con segnali tangibili del suo passaggio: impronte sul pavimento, biscotti mangiati e bicchiere di latte quasi vuoto. Solo l’8,8% degli intervistati ammette di non seguire questa tradizione, limitandosi a mettere i regali sotto l’albero.


A Natale l’idea di incontrare Babbo Natale è uno dei desideri più forti nelle famiglie italiane. Il 73,7% dei genitori italiani trova nei mercatini di Natale e nei villaggi natalizi l’occasione perfetta per portare i propri figli a vivere l’emozione di un incontro con Babbo Natale mentre il 43,7% si reca anche ai mercatini e villaggi natalizi all’estero. Allo stesso tempo il 72,6% delle famiglie è solita portare i bambini anche a visitare negozi di giocattoli, librerie e centri commerciali che allestiscono spazi dedicati all’incontro con Babbo Natale. Tra le destinazioni che un giorno si desidera visitare per far incontrare Babbo Natale ai bambini la Lapponia è la meta da sogno per l’83,8% delle famiglie italiane. In Italia invece c’è il Magico Paese di Natale, che ogni anno anima Govone, Asti e San Damiano d’Asti. Un luogo che quasi 9 famiglie italiane su 10 (88,5%) vorrebbero visitare un giorno.

Milano, dopo 52 anni a Palazzo Citterio apre la Grande Brera

Milano, dopo 52 anni a Palazzo Citterio apre la Grande BreraMilano, 6 dic. (askanews) – Dopo 52 anni si è finalmente realizzato l’ampliamento della Pinacoteca di Brera di Milano con l’apertura di Palazzo Citterio, che ospiterà oltre 200 opere moderne e mostre temporanee. In qualche modo il dicembre del 2024 vede la realizzazione di un sogno lungamente coltivato dall’ex direttore Franco Russoli a partire dagli anni Cinquanta. Ma cosa vedremo a Palazzo Citterio? “Innanzitutto – ci ha risposto Angelo Crespi, direttore generale della Pinacoteca di Brera e della Biblioteca Nazionale Braidense – esposte in maniera straordinaria le grandi collezioni del Novecento, la Jesi e la Vitali con capolavori assoluti dell’arte italiana internazionale del primo Novecento, quindi Modigliani, Boccioni, una serie di Morandi davvero straordinari ma anche Carrà, Picasso, Braque e poi spazio anche alle mostre temporanee perché questo palazzo ci permetterà di avere degli spazi belli per mostre interessanti”.


La “Grande Brera” vuole ora essere un ecosistema che unisce la Pinacoteca, l’Accademia, il Giardino botanico e l’Osservatorio, e ora anche Palazzo Citterio. “Riusciamo oggi – ha aggiunto la vicedirettrice Chiara Rostagno – a dare una dimostrazione anche della volontà che si sono susseguite in questi 52 anni di cui noi siamo stati in qualche modo i privilegiati che hanno potuto portare a compimento questa grande opera. Siamo quindi debitori comunque di tutti quelli che ci hanno preceduti. Oggi apriamo una parte importante della nostra Pinacoteca, questo Palazzo Citterio che avvicina molto alla Milano d’oggi, all’Italia d’oggi, un’istituzione culturale come la nostra Pinacoteca”. Oltre alle grandi collezioni novecentesche, Palazzo Citterio ospita anche mostre temporanee e per l’inaugurazione il pubblico potrà visitare quella site-specific dedicata a Mario Ceroli con dieci lavori inediti e quella sulla comunità di arti e scienze della Grande Brera, curata da Luca Molinari.


Atro elemento importante è la collaborazione con l’architetto Mario Cucinella, che ha realizzato diversi interventi negli spazi espositivi, a partire dal tempietto in legno che accoglie le persone all’ingresso del palazzo. “Il tempietto – ci ha detto – è un modo per collegarsi anche a uno degli ultimi quadri della Pinacoteca, dove c’è lo sposalizio della Vergine di Raffaello, dove si vede questo tempio bramantesco. E poi, insomma, è anche un ricordo di Bramante a Roma, la costruzione di un piccolo tempietto all’interno di un cortile, in una visione contemporanea. Mi sembrava che fosse anche un modo per raccontare, nel momento in cui si aprono le porte dopo tanti tanti anni a Palazzo Citterio, che questo stesso palazzo continua la tradizione di inserti di architettura contemporanea, quindi questo è un po’ un dialogo tra la città, la storia della città e la contemporaneità”. Insomma, la macchina della Grande Brera si sta mettendo in moto. Il lavoro di anni giunge a un nuovo punto di partenza dopo un percorso non facile. “Sono precipitato dentro in una macchina molto complessa, abbiamo avuto tantissimi problemi – ha concluso Angelo Crespi – ma non abbiamo mai perso di vista l’obiettivo, ho focalizzato l’obiettivo e devo dire che in parte mi ascrivo il merito, in parte è anche una questione secondo me di spirito dei tempi, era il momento giusto, tutto concordava perché potessimo arrivare a questa apertura”.


Il resto lo potrà dire solo il tempo.

Torrina Tiberina, la mostra “Idiomi” di Anna Maria Angelucci

Torrina Tiberina, la mostra “Idiomi” di Anna Maria AngelucciRoma, 6 dic. (askanews) – Anna Maria Angelucci presenta la sua nuova mostra “Idiomi”, una riflessione artistica sulle connessioni tra culture, esplorando attraverso l’arte della ceramica il linguaggio silenzioso degli oggetti e l’universale simbolismo che si cela dietro la forma dei vasi. La mostra, che si terrà dal 7 dicembre 2024 al 26 gennaio 2025, sarà un’esperienza sensoriale e culturale, in grado di stimolare un dialogo profondo tra il pubblico e l’opera.


Il nucleo centrale della mostra poggia la sua ricerca su quattro vasi, ciascuno ispirato a un popolo distante sia nello spazio che nel tempo. I vasi, realizzati in terracotta smaltata con smalto Antico Vietri, sono caratterizzati da forme diverse ma uniti dal comune smalto bianco, che richiama il colore del latte. Un latte che, come l’argilla, è uguale in ogni latitudine, simbolo di un legame profondo e universale tra tutti gli esseri umani, a prescindere dalle differenze culturali. Il lavoro di Angelucci si fonda su una ricerca filologica di questo ancestrale manufatto, che, sin dai tempi antichi, è stato strumento essenziale nella vita quotidiana: contenitore per l’acqua, l’olio, il vino, ma anche per la conservazione di sementi e piante. L’artista si interroga sulle mani che li creavano, sui movimenti, sull’estetica e sulle possibili funzioni di questi oggetti, che potrebbero essere stati portati sulla testa, o aver evocato il corpo femminile o la figura di una donna protettrice del raccolto.


L’uso dello smalto bianco, scelto per le sue trasparenze, mette in risalto la forma essenziale del vaso, privandolo di decorazioni e rimandi decorativi. Ma soprattutto, il bianco del latte, con la sua forza evocativa, diventa un simbolo di maternità e nutrimento, che ha attraversato la storia dell’umanità. Accanto ai vasi, sarà esposta un’opera a parete: un planetario che evidenzia i paesi di riferimento per ciascun vaso, creando un dialogo visivo tra geografia, storia e cultura. L’ambiente della mostra sarà pervaso da suoni e voci, un progetto sonoro e musicale di Riccardo Biagi, autore che in questa occasione collabora con l’artista.


La mostra invita il pubblico a riflettere sul potere del linguaggio silenzioso degli oggetti, che raccontano storie di vita quotidiana, di cerimonie e di lavoro. Un linguaggio che va oltre le parole e che ci parla dell’essenza dell’essere umano, nelle sue diversità e uguaglianze. Inaugurazione: sabato 7 dicembre ore 16:00-19:30. Seconda inaugurazione domenica 15 dicembre ore 11:00-13:00 con la presenza della Sindaca Rita Colafigli, la curatrice e presidente del consiglio Jessica Cuccia e Paola Caprioli Assessore dell’Amministrazione Comunale. Orari di visita: dal 7 dicembre 2024 al 26 gennaio 2025, dal lunedì al venerdì, su appuntamento. Sabato 10:00 – 12:30 | 14:30 – 19:00. Domenica chiuso. Luogo: via Aldo Moro, 38 presso il Castello Baronale del centro storico del Comune di Torrita Tiberina.

Bel Canto, esce il libro “La Bastardella” su Lucrezia Agujari

Bel Canto, esce il libro “La Bastardella” su Lucrezia AgujariRoma, 6 dic. (askanews) – È stato presentato alla Camera dei Deputati il libro “La Bastardella: vita di Lucrezia Agujari, regina del Bel Canto” (Set Editrice) firmato dalla cantante lirica, nonché Segretario Generale dell’Unione Artisti, Dora Liguori. Nel corso della presentazione, indetta su iniziativa dell’On. Grazia Di Maggio, è stata ricordata l’arte e la vita di quella che viene considerata la più grande esponente del Bel Canto, inserito dall’Unesco nella Lista del Patrimonio immateriale dell’Umanità. “Il bel canto – ha dichiarato la Di Maggio – non è solo un tratto distintivo della nostra storia musicale ma una parte della nostra identità. È nato qui in Italia e non è un caso che sia stato recentemente riconosciuto dall’Unesco come patrimonio immateriale dell’umanità. Voglio ringraziare la professoressa Liguori per questa preziosa opera che ci restituisce la memoria di un artista il cui talento merita di essere conosciuto e apprezzato anche dalle nuove generazioni. La cultura non è solo del passato, ma una leva fondamentale per il futuro”.


La Agujari, la cui estensione vocale arrivava, ineguagliata, a toccare le tre ottave e mezza, fu definita per le sue doti vocali e il suo incredibile carisma ‘l’incantatrice d’Europa’. “Non si può non ricordare la più grande di tutte le cantanti italiane che è Lucrezia Agujari detta la bastardella – ha dichiarato Dora Liguori – una grande cantante della seconda metà del Settecento celebrata in tutta Europa che ha alle sue spalle una grande testimonianza di Mozart padre e figlio, altrimenti non sapremmo di questa sua grande estensione vocale che viene raccontata da tutte le critiche dell’epoca. Lei è stata anche una grande donna e femminista. Trovata in un immondezzaio dall’avvocato Agujari, nonostante lui l’avesse adottata, prima che lo dicessero gli altri si faceva chiamare ‘la bastardella’ e diceva sempre: io sono mia; tant’è vero che riteneva talmente tanto di essere una sua proprietà che non ha mai voluto sposare il suo compagno (il compositore Giuseppe Colla, ndr), del quale era innamoratissima, al quale ha dato due figli, lo fa solo verso la fine. Anche il matrimonio era una maniera per compartecipare con un altro la sua persona e lei voleva essere sua. Questa è la grandezza di Lucrezia Agujari, grande cantante e grande femminista”. Nel corso della sua breve vita (morì di tubercolosi a soli 36 anni), la Agujari fu sempre una donna profondamente libera e anticonformista, una sorta di femminista “ante litteram” che non accettò mai legami o imposizioni.

Koyo Kouoh alla Biennale Arte, il senso di una scelta da istituzione

Koyo Kouoh alla Biennale Arte, il senso di una scelta da istituzioneMilano, 6 dic. (askanews) – Era una scelta molto attesa, perché rappresentava in un certo senso il primo atto “forte” della presidenza di Pietrangelo Buttafuoco alla Biennale di Venezia, una sorta di manifesto della visione che informa e, si suppone, informerà il suo mandato. La nomina di Koyo Kouoh, curatrice nata in Camerun nel 1967 e poi cresciuta in Svizzera, alla direzione della Biennale Arte del 2026 può avere sorpreso, spesso in tono positivo, alcuni commentatori. Ma, guardata a freddo, era probabilmente – nella tipologia e nella modalità di scelta, non nel singolo nome – la strada in assoluto più probabile.


Perché è stata la scelta dell’istituzione Biennale di Venezia, prima che del suo presidente o consiglio di amministrazione, la scelta di un soggetto culturale basato in Italia, ma profondamente internazionale, che da anni porta avanti una politica di dialogo con il mondo che ne ha riconsolidato lo status a livello globale e ha permesso alla Biennale di essere ancora rilevante all’interno del più grande Sistema dell’arte. Che, basti guardare per esempio un indicatore divulgativo come la classifica dei Power 100 di Art Review, la cui ultima edizione è fresca di pubblicazione e nella quale Kouoh è in 16esima posizione, per capire che ciò di cui si parla è un mondo globale, plurale, dedito a sostenere i concetti di diversità, inclusione e diversità. Temi che hanno sostenuto la Biennale Arte di Adriano Pedrosa che si è appena conclusa e che appartengono alla visione dell’istituzione veneziana già da molti anni e che le precedenti presidenze di Baratta e Cicutto hanno sostenuto con determinazione. Per questi motivi oggi, sicuramente anche con il più facile senno di poi, è possibile dire che una scelta alla Kouoh era pressoché inevitabile, in quanto naturale nel seno dell’istituzione. A Buttafuoco va riconosciuta l’interpretazione istituzionale e la costruzione di una sua postura all’interno dell’identità contemporanea della Biennale di Venezia, nonché la scelta di un profilo alto e consapevole del ruolo. In un sistema della politica culturale italiana che spesso, come testimoniato dalle cronache degli ultimi mesi, ha dato un’immagine di sé che comprendeva rivelazioni scandalistiche o atteggiamenti di occupazione e polemiche su nomine e incarichi, da Venezia arriva un messaggio diverso, in linea con lo “standing” della Biennale, che oggi è bello pensare sia qualcosa di acquisito.


Koyo Kouoh, prima donna africana a dirigere la Mostra Internazionale d’arte, è dal 2019 direttrice esecutiva e Chief Curator dello Zeitz Museum of Contemporary Art Africa (Zeitz MOCAA) a Città del Capo, in Sudafrica. È stata direttrice artistica fondatrice di RAW Material Company, un centro per l’arte, la conoscenza e la società a Dakar, Senegal. Ha fatto parte del team curatoriale di documenta 12 (2007) e documenta 13 (2012). Nel 2020 ha ricevuto il Grand Prix Meret Oppenheim, premio svizzero che riconosce successi nei campi dell’arte, dell’architettura, della critica e delle esposizioni. Vive e lavora tra Città del Capo, Sudafrica; Dakar, Senegal; Basilea, Svizzera. Attenta ai temi del femminismo, della sessualità, della valorizzazione di artiste e artisti africani, è chiamata ora a una sfida complessa come quella della Biennale Arte. Al netto di tutte le considerazioni sul senso e il valore della sua nomina, da oggi inizia il percorso per “fare” la sua Biennale e rinnovare, una volta di più, il discorso sull’arte e il contemporaneo nel nostro presente liquido e digitale.


(Leonardo Merlini)

Il libro Treccani 2024 incorona Sophia Loren personaggio dell’anno

Il libro Treccani 2024 incorona Sophia Loren personaggio dell’annoRoma, 5 dic. (askanews) – La grande bellezza di Sophia Loren personaggio dell’anno 2024: per il Libro dell’Anno Treccani 2024 è l’emblema della femminilità italiana e un mito del cinema Sophia Loren, che ha compiuto 90 anni il 20 settembre scorso, è stata scelta come Personaggio dell’Anno 2024 dalla Treccani che la considera un simbolo assoluto dell’essere donna.


In un testo scritto da Gianluca Nicoletti per il Libro dell’Anno Treccani 2024, la grande attrice napoletana viene indicata come modello dell’italianità muliebre in ogni vertiginoso splendore, come pure in ogni sua possibile fragilità. L’emblema della femminilità italiana più famoso nel mondo, mai appannato e mai sorpassato dal perentorio mutare delle mode estetiche. Di umili origini, al punto che resta vivo il ricordo di sua madre che chiedeva l’elemosina per sfamarla, Sophia Loren trova nel cinema la grande occasione di riscatto dalle macerie dell’Italia postfascista; e il cinema è stato lo specchio fatato della sua vita e l’ha consacrata in un mito. C’è una parte inconfessabile della cultura di cui siamo figli nella pizzaiola fedifraga de L’oro di Napoli (1954) a cui il marito sospettoso per la sua prolungata assenza da casa chiede: «Ma quanto è durata questa messa?» E lei risponde con l’innocenza della più strafottente impudicizia «Eh, ma c’è stata pure la benedizione…», in un’epoca di soffocante bigottismo dove l’adulterio era penalmente perseguibile. Sex symbol irraggiungibile e madre esemplare per i propri figli, Sophia Loren è stata capace di aggiungere gloriosa sensualità alla battaglia per la dignità dell’ex prostituta Filumena Marturano – che per dare un cognome ai figli inganna l’amante pusillanime – e di restituire una sembianza indelebile alla tragedia materna de La Ciociara, storia indicibile che testimonia lo stupro di guerra, che le valse un Oscar; e di esprimere in Una giornata particolare di Ettore Scola – quella della visita a Roma di Adolf Hitler il 6 maggio 1938 – la delicatezza di una passione impossibile che fa intuire l’orrore che seguirà a quella visita.


La Loren è stata un inno alla leggerezza e alla gioia dei sensi. Persino il cliché del legame sentimentale con il grande produttore Carlo Ponti è diventato per lei una storia d’amore eterno, indubitabile, inattaccabile da pettegolezzi e ombre. Sophia Loren resta esemplare anche quella mattina del 1982 in cui prese un aereo dalla Svizzera per costituirsi a Roma, sapendo che l’aspettava la prigione: atterrò a Fiumicino dove ad attenderla c’era una folla di fotografi e giornalisti e scese dell’aereo con un sorriso abbagliante abbracciata a un mazzo di fiori, come solo una vera diva sa fare, per farsi arrestare e scontare 17 giorni in carcere;da innocente, come stabilì poi la Cassazione nel 2013, più di 30 anni dopo. Il Libro dell’Anno Treccani 2024, diretto da Marcello Sorgi, ricostruisce i 365 giorni appena trascorsi – cronaca e politica, ma anche molto altro: dalle conquiste della scienza e della tecnologia ai Nobel assegnati, dagli appuntamenti dell’arte, della musica e del cinema a tutti i protagonisti dello scenario nazionale e internazionale, sino al nuovo presidente degli Stati Uniti – attraverso 1040 approfondimenti, 90 articoli di grandi firme del giornalismo, della cultura e dell’economia, 74 box redazionali, 100 grafici e mappe e 487 immagini