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Farsettiarte porta a Cortina gli italiani che cambiarono Parigi

Farsettiarte porta a Cortina gli italiani che cambiarono ParigiCortina d’Ampezzo, 27 lug. (askanews) – Sette artisti italiani che hanno influenzato profondamente la scena parigina nel primo Novecento: Massimo Campigli, Giorgio de Chirico, Filippo de Pisis, René Paresce, Alberto Savinio, Gino Severini e Mario Tozzi. A loro, “Les Italiens de Paris”, Farsettiarte dedica una mostra nella galleria di Cortina d’Ampezzo. A presentarcela la gallerista Sonia Farsetti. “L’attività di ricerca di Rachele Ferrario – ha detto ad askanews citando la curatrice della mostra – studiosa degli Italens de Paris, è stato uno dei motivi per cui ho insistito affinché venisse fatta questa mostra a Cortina, che raccoglie quindi opere di questo gruppo che ha lavorato a Parigi sostanzialmente diciamo tra la metà degli anni Venti e degli anni Trenta”.


L’esposizione è realizzata in collaborazione con il Museo d’arte moderna Mario Rimoldi di Cortina e offre una panoramica su una serie di artisti italiani di grande personalità. “Non è mai stato un gruppo inteso come un movimento – ha aggiunto – quindi ognuno di loro, senza perdere la propria personalità artistica e seguendo un po’ il proprio linguaggio e la propria cifra pittorica, ha comunque fatto valere quella che era l’arte italiana nella capitale della cultura che appunto era Parigi di quegli anni”. La mostra è anche l’occasione per Farsettiarte, che quest’anno festeggia 60 anni di attività a Cortina, di ribadire la propria forte relazione con la città ampezzana. “E’ sempre stata un luogo di incontro di artisti, intellettuali, scrittori – ha concluso Sonia Farsetti – quindi la cultura è sempre stata parte di Cortina. E anche i collezionisti che salivano in montagna avevano una grande passione e un grande interesse per l’arte. Non a caso a Cortina ci sono molte gallerie”.


La mostra “Les Italiens de Paris” è aperta al pubblico nella galleria di piazza Roma dal 1 agosto al 15 settembre.

Nasce il premio Andrea Camilleri-Nuovi Narratori

Nasce il premio Andrea Camilleri-Nuovi NarratoriRoma, 25 lug. (askanews) – Nasce il “Premio Andrea Camilleri – Nuovi Narratori” indetto dal Fondo Andrea Camilleri e curato dalla scrittrice Arianna Mortelliti, nipote di Andrea Camilleri. Il Premio intende valorizzare la scrittura in differenti forme, seguendo un percorso che ricalchi le orme del lavoro del grande scrittore. Prima di raggiungere il meritato successo grazie al famoso Commissario Montalbano, Andrea Camilleri ha avuto un’intensa vita lavorativa come regista teatrale, collaboratore di giornali e riviste, autore e sceneggiatore per la Rai. Non tutti sanno, inoltre, che l’autore siciliano è approdato alla scrittura all’età di 14 anni attraverso l’espressione poetica: si tratta di opere perlopiù inedite, che racchiudono molta dell’essenza di Camilleri, anticipandone la futura carriera letteraria.


Per omaggiare Andrea Camilleri e il suo poliedrico e prolifico percorso professionale, il “Premio Andrea Camilleri – Nuovi Narratori” è rivolto ad autori e autrici di racconti brevi, radiodrammi, favole per bambini e poesie. Le opere dovranno essere scritte in lingua italiana, inedite, mai pubblicate né in versione cartacea, né digitale, né sui social. Il Premio vuole promuovere non solo i giovani aspiranti scrittori ma anche gli over sessanta, proprio per omaggiare il successo sui generis e tardivo che ha contraddistinto la carriera di Andrea Camilleri, un unicum nel suo genere. Ogni categoria è, dunque, suddivisa in due sezioni: in quella “Chiù picca di sissanta” sono inclusi tutti coloro che hanno meno di sessant’anni, nella sezione “Chiù assà di sissanta” sono inclusi tutti coloro che hanno già compiuto sessant’anni o che li compiranno entro il 31/12/2025. Le opere vincitrici saranno pubblicate in un’antologia da parte della casa editrice Gemma Edizioni. Tema di questa prima edizione al quale tutte le proposte, indipendentemente dalla categoria, dovranno ispirarsi è “Oltre la ragione”. Nella trilogia fantastica di Andrea Camilleri, composta dai tre romanzi “Maruzza Musumeci”, “Il casellante” e “Il sonaglio” si parla soprattutto di passione e amore. Per proteggere questo grande sentimento si sconfina oltre la ragione, toccando persino le corde della follia. Le protagoniste dei tre racconti nascondono un segreto, sono donne ammaliatrici, ferine, ma allo stesso tempo fedeli e amorevoli. La magia di queste donne meravigliose e la loro vitalità permetterà ai tre uomini di entrare in una dimensione altra e toccare fino in fondo il sentimento del grande e incommensurabile amore. In questa trilogia Andrea Camilleri ci parla attraverso favole tinte di fantasy, horror e miti popolari. Mette a dura prova l’universo maschile e il raggiungimento del totale coinvolgimento amoroso. Gli elaborati, dunque, racconteranno storie che colgano questi spunti tematici, i cui protagonisti siano disposti ad andare oltre la ragione per custodire il sentimento d’amore.


Il bando sarà indetto il 25 luglio 2024 ed entro il 6 gennaio del 2025 i partecipanti potranno inviare i loro scritti. Le opere saranno soggette a una selezione iniziale da parte del Fondo Andrea Camilleri che si impegnerà a scartare esclusivamente quelle che non rispetteranno i requisiti di ammissione. Successivamente, saranno visionate dai Circoli di Lettura delle Biblioteche di Roma che, una volta operata la loro scelta, sottoporranno le opere selezionate al giudizio di una Giuria finale, composta da esponenti del mondo letterario e giornalistico quali: Viola Ardone, Davide Avolio, Riccardo Barbera, Giovanni Caccamo, Michele Caccamo, Massimiliano Catoni, Loretta Cavaricci, Edoardo De Angelis, Stefano De Sando, Fulvia Degl’Innocenti, Giuseppe Fabiano, Idalberto Fei, Salvatore Ferlita, Giuliano Logos, Rocco Mortelliti, Davide Oliviero, Adriana Pannitteri, Poeta della Serra, Tea Ranno, Alberto Rollo, Rodolfo Sacchettini, Ida Sansone, Annalisa Strada, Mary Barbara Tolusso, Andrea Vitali, Gloria Vocaturo. La giuria sceglierà i vincitori delle varie categorie: le opere vincitrici saranno pubblicate in due antologie: una dedicata ai racconti brevi, ai radiodrammi e alle poesie, l’altra alle favole per bambini.


Nell’autunno del 2025, al termine dell’anno in cui ricorre il Centenario dalla nascita di Andrea Camilleri, sarà organizzata una serata di premiazione a Roma, in cui saranno presenti i vincitori, i giurati, la famiglia, la casa editrice e tanti amici di Andrea Camilleri. Il Bando del Premio è consultabile al sito: www.premioandreacamilleri.it

Mostre, successo per opere dei Musei Civici di Roma Capitale in Cina

Mostre, successo per opere dei Musei Civici di Roma Capitale in CinaRoma, 25 lug. (askanews) – Oltre 105mila visitatori nelle prime cinque settimane di apertura hanno partecipato alla mostra “She Walks in Beauty, Women of the Han Dinasty and Roman Empire”, inaugurata il 15 giugno in Cina, nel museo provinciale di Hunan, nella città di Changsha. Un grande interesse per i 150 capolavori delle collezioni dei Musei Civici di Roma Capitale esposti, per la prima volta in Cina, in dialogo con oltre cento opere d’arte provenienti da sette musei cinesi, per raccontare, come suggerisce il titolo – tratto da una poesia di Lord Byron – le donne nella Roma antica e nella coeva dinastia cinese Han (220 a.C.- 200 d.C.).


La mostra – promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e organizzata in collaborazione con la società italiana Arteficio, con il supporto dell’Ambasciata d’Italia e dell’Istituto Italiano di Cultura di Pechino – e curata da Claudio Parisi Presicce, intende celebrare i cinquant’anni dall’importante ritrovamento delle tombe del sito di Mawangdui, una delle più significative scoperte del panorama archeologico cinese, tra cui spicca la mummia della Marchesa Dai (II sec. A.C.). Da ottobre l’esposizione proseguirà con altre tappe nelle città di Chengdu, Shenzhen, Shenyang. Nel percorso espositivo, Roma e Han dialogano, come i due imperi non fecero mai direttamente, attraverso reperti come il Sarcofago delle Amazzoni (140-150 d.C.) dei Musei Capitolini, con la scena di battaglia tra i Greci e le mitiche donne guerriere, il grande stendardo funerario a T di seta, posto sul coperchio del sarcofago più interno di Mawangdui, raffigurante il viaggio nell’aldilà. Steli funerarie e busti di donne romane, giovani e anziane, con diverse acconciature ed espressioni arricchiscono il racconto. La statua di una matrona romana velata di epoca imperiale, proveniente dal museo capitolino della Centrale Montemartini, introduce i temi del matrimonio, dello spazio domestico, dell’ideale femminile, della sfera funeraria e devozionale; un’altra raffigurante Livia imponente è occasione per ricordare la storia di una delle donne più importanti di Roma, la cui vita fu così simile e diversa allo stesso tempo dalle consorti di imperatori cinesi. In mostra anche numerosi degli oltre tremila reperti delle tombe di Mawangdui, ritrovate casualmente agli inizi degli anni Settanta, e risalenti alla dinastia Han, fra cui lacche e sete perfettamente conservate e listelli di bambù con iscritti testi di medicina tradizionale, filosofia e astrologia.

A Perdasdefogu il festival SetteSere SettePiazze SetteLibri

A Perdasdefogu il festival SetteSere SettePiazze SetteLibriRoma, 25 lug. (askanews) – L’attualità interpretata dalla letteratura e dalla narrativa tra i nuovi corsi mondiali della politica, le guerre, i sentimenti, i nuovi linguaggi, la società oggi: sono i temi centrali della 14.ma edizione del festival 7Sere 7Piazze 7Libri di Perdasdefogu (Nuoro). Dal 29 luglio al 4 agosto sarà una settimana firmata dalla cultura con 52 eventi, 36 autori, 78 relatori e otto musicisti. Apertura, nella Piazza Cent’anni di solitudine,col ricordo di Gabriel Garcia Màrquez a dieci anni dalla morte e il ritratto di due grandi scrittrici sarde scomparse nei mesi scorsi: Maria Giacobbe (l’autrice del “Diario di una maestrina”, 1957) e Michela Murgia. I commenti affidati a Gigliola Sulis (Università di Leeds), Paola Soriga e Lilli Pruna. Riproposto il festival itinerante: dopodomani, venerdì 12 luglio alle 19 a Pesaro (Capitale italiana della Cultura) col giornalista Lucio Luca e l’ex Rettore di Bologna Ivano Dionigi e dalle 21 sfilata in costume del gruppo folk di Perdasdefogu. Prefestival che prosegue in undici paesi delle quattro province sarde con Sergio Rizzo, Giovanni Antonio Tabasso e Cosimo Filigheddu, Vittorio Giacopini, Bachisio Bandinu e Matteo Porru. Una settimana con testi che stanno calamitando le scelte dei lettori. Dal tema dello scorso anno (“Ultimo viene il corvo” di Italo Calvino: “Io poi, che la guerra sia finita non ci credo”) a un tema rimasto drammaticamente attuale, le guerre: con un insegnamento tratto dal De Rerum Natura di Lucrezio: “Con le parole non con le armi”, “Dictis non armis”. Tutti gli incontri iniziano alle 21 nelle varie piazze del paese. Dopo la serata dedicata a Màrquez con Ilide Carmignani, Gabriella Saba, Nestor Ponguta e Giuliana Adamo, chiusura affidata a Nicola Lagioia. Sarà poi la volta di Cristina Casiraghi” con “Stelle solitarie”, Pier Giorgio Pulixi e il suo “Per un’ora d’amore” e ancora lo scrittore curdo Fariborz Kamkari “Ritorno in Iran” a colloquio con Francesco Bellino e un intervento di Gad Lerner. Gli altri appuntamenti: Mercoledì 31 Lucio Luca con “La notte dell’antimafia” e Lorenzo Cremonesi con “Guerra infinita”. Giovedì 1 agosto: apre Graziella Monni con “Il medico di Caller”, a seguire Federico Fubini con “L’oro e la patria” in dialogo col presidente della Cei sarda Antonello Mura, il leader della Confindustria Giovanni Bitti, Antonio Solinas ceo di Ab Insula, due docenti della London School e le sindache di Fonni e Arborea. Chiusura con “La scelta” di Sigfrido Ranucci. Venerdì è la volta di Pina Ligas, Giuliano Tramaloni e Luca Bianchini con “Il cuore è uno zingaro”. Sabato Lo scrittore Matteo Porru intervista Cristina Caboni su “La collana di cristallo”, chiude Milena Agus con “Notte di vento che passa”. Le serate sono coordinate dalla giornalista Francesca Lai. Organizza la ProLoco di Perdasdefogu col sostegno finanziario della Regione sarda, la Fondazione di Sardegna, il Comune di Perdasdefogu, la Saras, la Sigma Arti Grafiche. Il direttore artistico del festival, Giacomo Mameli: “Sarà una settimana con scrittori internazionali e nazionali, con pagine di ottima letteratura rifletteranno sui tormenti e i fermenti in questo periodo di metamorfosi epocali nel mondo. Sono i temi che sollecitano lettori sempre più esigenti. Perché crediamo che l’uso corretto del linguaggio, della cura delle parole proposte da autori di prima firma, aiutino a capire una società in frenetica mutazione. Sfida che parte da un piccolo paese che, tra isolamento e spopolamento, vive la sua estate nel segno della cultura”. Tutte le serate sono presentate e condotte da Francesca Lai

Roma, 3, 5 e 6 agosto Filosofie sotto le stelle allo Stadio Palatino

Roma, 3, 5 e 6 agosto Filosofie sotto le stelle allo Stadio PalatinoRoma, 24 lug. (askanews) – Nella settimana in cui Roma diventerà la Capitale mondiale della Filosofia ospitando per la prima volta il World Congress of Philosophy, si accenderanno le luci sullo Stadio Palatino, nel Parco Archeologico del Colosseo, per tre serate a ingresso gratuito – il 3, il 5 e il 6 agosto – con “Filosofie sotto le stelle”, evento speciale promosso da Roma Capitale.


La manifestazione, parte integrante dell’Estate Romana 2024, è realizzata in concomitanza con il XXV World Congress of Philosophy – Rome 2024, organizzato dalla International Federation of Philosophical Societies (FISP), dalla Società Filosofica Italiana (SFI) e da Sapienza Università di Roma e ospitato dal 1° all’8 agosto nella città universitaria della Sapienza Università di Roma. A distanza di 125 anni dalla prima edizione di Parigi nel 1900, il congresso raggiungerà Roma per la prima volta e l’Italia per la quarta volta (dopo Bologna nel 1911, Napoli nel 1924 e Venezia nel 1958), unico paese al mondo a vantare questo primato. L’intento di “Filosofie sotto le stelle” – evento gratuito aperto a tutti, congressisti ma anche cittadini e turisti – è quello di ampliare la portata del dibattito congressuale di quest’anno – incentrato sul tema La filosofia attraversa i confini – conferendo una dimensione pubblica alla riflessione intellettuale e al pensiero critico. Per tre serate si oltrepasseranno i confini della Città Universitaria per raggiungere lo Stadio Palatino, scenario che ha da poco salutato il successo di Letterature Festival Internazionale di Roma da cui “Filosofie sotto le stelle” riceverà il testimone in una staffetta ideale dedicata all’approfondimento e alle scienze umanistiche.


A fare da ulteriore ponte tra letteratura e filosofia sarà l’ospite speciale della prima serata, sabato 3 agosto, Joyce Carol Oates (Princeton University), scrittrice statunitense nonché poetessa, drammaturga e docente universitaria che aprirà la manifestazione con un suo testo inedito, una conversazione con Fabrizia Giuliani (Sapienza Università di Roma) e un momento di confronto con il pubblico. Seguiranno nei giorni successivi gli interventi di altri prestigiosi ospiti: docenti, scrittori e filosofi di fama nazionale e internazionale come Yuk Hui (Erasmus University, Rotterdam), David Chalmers (New York University), Maximo Ibarra (Engineering Ingegneria), Nathalie Tocci (Acea, IAI), Maurizio Ferraris (Università di Torino) e Sofia Bonicalzi (Università di Roma Tre) ai quali si affiancheranno gli intermezzi musicali di Archivio Futuro, Teho Teardo e del duo composto da Rodrigo D’Erasmo e Roberto Angelini. Durante le tre serate – aperte a tutti – verranno declinate tre differenti tracce tematiche. Nella serata di apertura di sabato 3 agosto, si parlerà di Ispirazione e sarà proprio Joyce Carol Oates a intrattenere la platea con un testo sul tema. In dialogo con lei durante la serata Fabrizia Giuliani, docente di Filosofia del linguaggio presso la Sapienza Università di Roma e autrice di numerosi saggi sul tema della comunicazione, del rapporto tra linguaggio, etica e politica e sugli studi di genere. A fare da contrappunto sonoro l’esibizione nell’arco della serata di Archivio Futuro, il duo composto da Lorenzo BITW e Danilo Menna che sperimenta sonorità psichedeliche, fatte di beat house e garage incrociate a traiettorie jazz e prog-rock.


Il secondo appuntamento, in programma lunedì 5 agosto, avrà come titolo Oltre la natura e si aprirà con la partecipazione di Yuk Hui, docente di Filosofia alla Erasmus University di Rotterdam e tra i fondatori del Research Network for Philosophy and Technology, considerato uno dei più importanti teorici della tecnologia digitale, vista attraverso la rilettura del pensiero tradizionale cinese e di filosofi asiatici. A seguire, interverrà Nathalie Tocci, politologa, editorialista, direttore dell’IAI-Istituto Affari Internazionali e amministratore non esecutivo e indipendente di Acea. I suoi interessi scientifici spaziano dall’integrazione e dalla politica estera europea ai temi legati al Medio Oriente e all’Europa orientale, passando per le relazioni transatlantiche, il multilateralismo, la risoluzione dei conflitti, fino ad arrivare alle problematiche legate all’energia e al clima. Insieme a loro, a salire sul palco con un proprio testo e a svolgere il ruolo di moderatore, ci sarà Maurizio Ferraris, ordinario di Filosofia teoretica all’Università di Torino, dove dirige il LabOnt – Laboratorio di ontologia. È anche direttore della Rivista di Estetica e codirettore di Critique e della Revue francophone d’esthétique. L’intervento musicale della serata è affidato al talento di Teho Teardo, musicista e compositore, protagonista di prestigiose collaborazioni in ambito musicale e autore di numerose colonne sonore di successo che gli hanno consentito di conseguire riconoscimenti prestigiosi come il David di Donatello, il Nastro d’Argento, il Ciak d’Oro e il Premio Ennio Morricone. Il terzo e ultimo appuntamento di martedì 6 agosto, dal titolo Menti, vedrà la partecipazione di David Chalmers, docente di Filosofia e Scienze neurali alla New York University e codirettore, presso lo stesso ateneo, del Center for Mind, Brain, and Consciousness che porterà sul palco la sua esperienza nei campi della filosofia della mente, delle scienze cognitive, della filosofia del linguaggio, della metafisica e della epistemologia. Insieme a lui Maximo Ibarra, ceo e direttore generale di Engineering Ingegneria Informatica SpA nonché docente di Marketing e Digital Marketing presso l’Università & Business School Guido Carli Luiss di Roma i cui campi di interesse si concentrano sulle nuove tecnologie, sull’intelligenza artificiale e sull’extended reality. A portare un suo contributo e a fare da ideale moderatrice della serata sarà Sofia Bonicalzi, professoressa associata presso il Dipartimento di Filosofia, Comunicazione e Spettacolo dell’Università di Roma Tre, dove insegna Antropologia filosofica, Etica e scienze cognitive, Neuroetica, Questioni di filosofia morale. Gli intermezzi musicali dell’ultima serata saranno affidati al duo costituito da Rodrigo D’Erasmo, violinista, polistrumentista, compositore, arrangiatore e produttore di formazione classica, protagonista di numerose collaborazioni internazionali e dal 2008 legato agli Afterhours e Roberto Angelini, cantautore, musicista e produttore, con all’attivo numerosi album e numerose collaborazioni nel mondo musicale ma anche in ambito cinematografico e televisivo.


Le serate avranno inizio alle ore 21, con accesso allo Stadio Palatino dalle ore 20.30 (via di San Gregorio 30). Tutti gli appuntamenti sono a ingresso gratuito senza prenotazione fino ad esaurimento posti.

In libreria, “Billy il cane” di Alberto Rollo

In libreria, “Billy il cane” di Alberto RolloRoma, 23 lug. (askanews) – Il 3 settembre uscirà per Ponte alle Grazie “Billy il cane”, il nuovo romanzo di Alberto Rollo.


Tra gli ontani, gli aceri, i castagni e le balze erbose dell’estate, Billy il Cane si muove non visto verso una meta che conosce lui solo: ha consumato il suo tempo. Si sottrae fieramente al consorzio umano, come la sua profonda ferinità gli impone. I suoi tutori lo cercano e lui, fratello della notte, inciampa con la memoria nella sua vita da cane: rivede l’infanzia disgraziata, l’ingresso nella casa del balzano terzetto dei suoi tutori che lo hanno strappato alla strada, la biblioteca del tutore dove ha ‘assaggiato’ la carta di tanti libri e per osmosi ha imparato la sua lingua. E poi le sfide, le risse, i morsi, gli amori e soprattutto la rabbia che sempre ha abitato il suo bellicoso cuore smargiasso, impaziente di avanzare nel mondo. Il piccolo cane con la lettera maiuscola se ne va, con le orecchie di velluto puntate verso il cielo, per continuare a sentire tutto, eterno come eterne sono le vite di chi ha molto vissuto. Alberto Rollo, nato a Milano, è scrittore, critico, traduttore e figura significativa dell’editoria italiana. Operatore culturale, grande appassionato di musica, è traduttore, fra gli altri, di Jonathan Coe, Steven Millhauser, Truman Capote, Henry James. Ha pubblicato Un’educazione milanese (2016, finalista al Premio Strega 2017), L’ultimo turno di guardia (2020, Premio internazionale L’Aquila, terna finalisti Premio Napoli) e Il miglior tempo (2021)

Donne ribelli che hanno fatto la storia della Biennale Danza

Donne ribelli che hanno fatto la storia della Biennale DanzaVenezia, 23 lug. (askanews) – Una mostra fotografica che ricostruisce la storia delle donne che hanno infranto le regole alla Biennale Danza: a Ca’ Giustinian, in occasione del 18esimo Festival internazionale di Danza contemporanea, è aperta l’esposizione “Iconoclasts”, curata da Wayne McGregor in collaborazione con Elisa Guzzo Vaccarino e l’Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale di Venezia.


Con un allestimento a specchio che mette ancora più in risalto il gioco di riflessioni che la danza innesca con il pubblico, la mostra attraversa un secolo di storie e di artiste eccezionali come Pina Bausch, la danzatrice a cui si deve la rinascita della danza moderna tedesca e del teatro-danza, cui è stata dedicata una importate retrospettiva dalla Biennale Teatro, oppure Martha Graham, madre della modern dance americana, e fondatrice quasi un secolo fa della Martha Graham Dance Company, ancora oggi una delle più importanti compagnie nel mondo. Le immagini sono frammenti di un discorso culturale condotto con il corpo, che da Isadora Duncan porta fino a Meredith Monk e alle donne che sono tate direttrici artistiche della Biennale Danza, nata nel 1999 e guidata da Carolyn Carlson, a cui poi sono seguite Karole Armitage nel 2004 e Marie Chouinard, danzatrice e coreografa canadese, dal 2017 al 2020. Tutte direttrici che hanno portato tantissime interpreti e autrici dell’arte coreografica.


Una sezione poi si sofferma sulle artiste premiate con i Leoni d’oro o d’argento, e qui troviamo vere e proprie leggende artistiche come Simone Forti o Germaine Acogny, ma anche danzatrici più giovani come Rocio Molina, solo per citare qualche nome.

Biennale Danza, Cristina Caprioli: la coreografia come scambio

Biennale Danza, Cristina Caprioli: la coreografia come scambioVenezia, 23 lug. (askanews) – Cristina Caprioli è una coreografa che ha influito “in modo silenzioso, ma sostanziale, su svariate generazioni” di danzatori. Anche per questo motivo è stata premiata con il Leone d’oro alla carriera della Biennale Danza 2024 di Venezia. Secondo il direttore artistico Wayne McGregor il lavoro di Caprioli, nata e formatasi in Italia, ma ora basata a Stoccolma in Svezia, svela “l’eccezionale qualità e integrità di un processo creativo a tutto tondo”. E porta con sé una forte componente di pensiero. L’abbiamo incontrata pochi minuti prima della cerimonia per la consegna del Leone d’oro. “Secondo me la danza – ha detto ad askanews – porta al ragionamento, al pensiero, ti apre la porte e finestre verso un pensiero critico, un pensiero politico e alla poetica”.


Tra gli spettacoli portati in Biennale quest’anno c’è “Deadlock”, storia di fantasmi che si risolve in una “fuga nell’indisciplinato”, all’insegna di una “coreografia spericolata” che genera una danza che è anche emozione estetica. “La danza è senz’altro qualcosa che, secondo me ha valore in sé, è fine a se stessa e ha valore in sé – ha aggiunto Cristina Caprioli – però questo valore viene in vita, vive solo quando è in scambio con, non dico con il pubblico, proprio con l’altro, non tanto come spettacolo, ma proprio come scambio sia tattile e fisico, e anche di poetica e di pensiero”. Secondo la coreografa il corpo umano è “portatore di cultura, capace di linguaggio articolato e ragionamento astratto”, per questo lo pone al centro del proprio lavoro. Ed è anche un corpo politico, oggi più che mai. “È un momento molto difficile – ha concluso l’artista – vorrei dire e io penso che la danza può contribuire, non intendo dire che la danza riesce a cambiare le cose, il mondo è quello che è, però se tu ti dedichi alla danza, oppure se ricevi la danza, avrai delle sensazioni che possono informare il resto della tua vita, a livello di sistema di convivenza, civile ma anche spirituale”.


Una spiritualità profonda, concreta e corporea, che sembra attraversare, come un’idea ribelle e affascinante, tutta la Biennale Danza.

Biennale Danza, consegnati i Leoni e Caprioli e Harrell

Biennale Danza, consegnati i Leoni e Caprioli e HarrellVenezia, 21 lug. (askanews) – Sono stati consegnati nel corso della cerimonia a Ca’ Giustinian i due principali premi della 18esima edizione del Festival Internazionale di Danza Contemporanea della Biennale di Venezia, in programma fino al 3 agosto. Intitolato “We Humans”, il festival è diretto per il quarto anno da Wayne McGregor, e ha visto l’assegnazione del Leone d’oro alla carriera a Cristina Caprioli, danzatrice, coreografa, teorica sperimentale, accademica e curatrice italiana, ma da anni basata a Stoccolma, che con i suoi lavori esprime un’idea di coreografia come “discorso critico in continuo movimento”, in cui l’atto creativo non è mai disgiunto dalla riflessione. Alla Biennale Danza 2024 ha portato diversi lavori: “Deadlock”, “Flat Haze”, “Silver ” ai quali si aggiunge “The Bench”, che Cristina Caprioli stessa, facendosi mentore d’eccezione, creerà per e con i danzatori e coreografi selezionati di Biennale College. “E’ un giorno incredibile – ha detto Caprioli dal palco – e un giorno nel quale voglio ringraziare tutti quelli che lavorano ogni giorno con me”. E poi, rivolgendosi a McGregor, ha detto: “Wayne, ti sei reso conto di cosa hai fatto? Sono stata veramente veramente sorpresa, non avrei mai pensato di ricevere un premio di questo tipo”.


Il Leone d’argento è andato invece al coreografo statunitense Trajal Harrell, che ha portato le sue creazioni tanto in luoghi d’arte come in festival e teatri, fra cui MoMA, Stedelijk Museum, Biennale di San Paolo, Biennale di Gwangju, Festival di Avignone, The Kitchen di New York. Harrel ha inaugurato il festival e lo concluderà, rispettivamente con gli spettacoli “Sister or he Buried the body” e “Tambourines”. Due lavori esemplari di quella “archiviazione fittizia” con cui Harrell rigenera materiale storico e forme della danza pre-esistenti, all’insegna di una idea di “comunione” molto forte tra i danzatori e il pubblico.

I sogni a occhi aperti di Artissima, fiera della scoperta

I sogni a occhi aperti di Artissima, fiera della scopertaTorino, 20 lug. (askanews) – Una fiera di arte contemporanea che vive all’interno del movimento e che si caratterizza per la profonda consapevolezza del valore culturale che si affianca a quello commerciale. La 31esima edizione di Artissima, che si terrà a Torino dall’1 al 3 novembre, ci è stata raccontata, nella sua costruzione, dal direttore Luigi Fassi. “Quest’anno abbiamo 189 gallerie partecipanti, provenienti da 34 Paesi e quattro continenti – ha detto ad askanews – quindi c’è più che mai il dato ormai tradizionale degli ultimi anni, una partecipazione estremamente diffusa, capillare in termini geografici, geopolitici per quanto riguarda la provenienza delle gallerie e quindi la capacità della fiera di raccontare davvero l’emergenza dell’arte contemporanea nel modo più ampio”.


Le nuove geografie sono ospiti di Artissima, in particolare attraverso due aree dedicate al Sud America e all’Est Europa, ma tra le caratteristiche del 2024 c’è anche una tipologia diversa di proposte dei galleristi. “Ci sono diversi elementi interessanti all’interno del dato meramente numerico delle 189 gallerie partecipanti – ha aggiunto il direttore -. Penso ad esempio a come quest’anno vi siano 66 presentazioni di solo show all’interno della fiera. Quindi un terzo delle gallerie hanno scelto la modalità del solo show, della mostra personale. E questo sottolinea un po’ come artissima è volano di contenuti, una fiera che appunto, entrata nel quarto decennio, sa di poter offrire al proprio pubblico un’attenzione particolare sui contenuti. E questo è proprio ciò che i collezioni si continuano a chiedere”. Luigi Fassi è un curatore colto e brillante e si percepisce, ascoltandolo, il modo in cui la sua visione della fiera come istituzione culturale prende forma passo dopo passo, cercando di aprire nuove strade e possibilità. “Questa è la parola che rimane, a mio avviso, centrale anche quest’anno: la scoperta – ci ha detto ancora – cioè il venire a Torino in fiera e incontrare gallerie che si possono incontrare solo in quella circostanza, almeno in Italia. E quindi raccontano qualche cosa che è in continua evoluzione magmatica, l’emergenza di nuovi artisti, di nuove gallerie, quindi la possibilità per i collezioni di davvero investire molto tempo in questo”.


Intitolata “The Era of Daydreaming”, l’era del sogno a occhi aperti, l’edizione 2024 di Artissima spinge ulteriormente in avanti anche il modo in cui la fiera pensa se stessa. “Sognare occhi aperti – ha concluso Luigi Fassi – lo si fa attraverso immagini, sognando persone, non cose, ma relazioni. Quindi è una riprogettazione di noi stessi attraverso un esercizio di riprogettazione della comunità, delle relazioni personali nel quale siamo immersi, che possono trovare nuove configurazioni evolutive nell’immediato futuro. Quindi è un pensiero, ci insegnano i ricercatori contemporanei, fortemente creativo”. Un pensiero che, pur all’interno di un grande evento di mercato, sa contenere elementi di mistero, di irrisolto e di incerto. Qui, a nostro parere, Artissima prova a vincere la sua partita e a definire uno standard. (Leonardo Merlini)