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Arte sui balconi del quartiere Madonnella a Bari, 5 giorni di mostre

Arte sui balconi del quartiere Madonnella a Bari, 5 giorni di mostreRoma, 27 ago. (askanews) – Una grande festa d’arte offerta gratuitamente alla città: è la terza edizione della mostra da balcone intitolata “Il mattino ha Lory in bocca”, ideata nel 2022 e curata anno dopo anno da Francesco Paolo Del Re. Dal 28 agosto al 1 settembre la collettiva, che per il 2024 vede le opere di ben 43 artisti stagliarsi contro il cielo di Bari, anima il popolare quartiere di Madonnella, all’angolo tra via Dalmazia e via Spalato.


Realizzata con il supporto organizzativo di Loredana Savino e Matteo De Napoli che su via Dalmazia abitano e sono collezionisti d’arte, la mostra si inaugura mercoledì 28 agosto a partire dalle ore 19 ed è visitabile liberamente da chiunque passi per strada, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Gli artisti invitati sono Natascia Abbattista, Mariantonietta Bagliato, Michele Bellini, Ado Brandimarte, Angela Capotorto, Pierluca Cetera, Guido Corazziari, Daniela Corbascio, Giulia Cotterli, Dario D’Introno,Valentina De Florio, Cristiano De Gaetano con Giordano De Gaetano, Sabino de Nichilo, Stefania Fabrizi, Elisa Filomena, Francesco Paolo Gassi, Simona Anna Gentile, Carlos Hevia Riera, Ferencz Kilian, Biagio Lieti, Ivana Pia Lorusso, Angela Marzullo, Pierpaolo Miccolis, Antonio Milano, Ezia Mitolo, Dario Nanì, ‘Ndrame (Annarita Gaudiomonte), Alessandro Passaro, Pippo Patruno, Stefania Pellegrini, Patrizia Piarulli, Maurizio Pometti, Fabrizio Riccardi, Michela Rondinone, Giuseppe Rossetti, Ester Santovito, Marco Saracino, Elisabetta Sbiroli, Danilo Sciorilli, Davide Serpetti, Donato Trovato, Claudio Zorzi. Oltre all’esposizione di dipinti, fotografie, opere tessili, sculture, installazioni, la vera grande novità dell’edizione 2024 rispetto agli anni scorsi è un calendario di performance ed eventi che animeranno ogni sera l’incrocio, trasformando la mostra in un’occasione di festa permanente che possa aggregare l’intera comunità.Gli eventi entrano nel vivo la sera di mercoledì 28 agosto, cioè quando la mostra viene inaugurata. Alle ore 20:30 c’è la performance “Capriccio” di Sabino de Nichilo, che vede come protagonista l’attore Francesco Malizia, e alle 21:30 la perfomance “Pss…” di Ivana Pia Lorusso, che coinvolgerà i passanti, in collaborazione con la collettiva transfemminista queer Zamp3 Mostruos3.


La sera di giovedì 29 agosto l’incrocio tra via Dalmazia e via Spalato è il teatro – alle ore 20:30 – di “Di bocca in bocca. Esperimenti in punta di parola”, intervento poetico di Poesia in Azione con Silvana Kuhtz, Biagio Lieti, Enrica Montrone e Marcella Signorile poi alle 21:30 della performance “Miracolo” di ‘Ndrame (Annarita Gaudiomonte), per voce e suoni. La sera di venerdì 30 agosto, a partire dalle ore 20:30, è il momento della stampa serigrafica di comunità di Mario Nardulli, impegnato in un’azione di arte partecipativa cheprevede l’intervento attivo del pubblico. La sera di sabato 31 agosto alle 21 Elisabetta Sbirolidà vita alla performance “Oracolo d’estate”, ispirata all’omonimo poema di Audre Lorde, con la musica di Aurora Lacirignola e il sound di Massimo Bonuccelli. Gran finale domenica 1 settembre alle ore 20:30 con la performance “Sad Party” di Natascia Abbattista. Anche in questo caso il coinvolgimento diretto del pubblico è assicurato, in una danza di strada piena di sorprese. Visto il successo crescente che ha accompagnato lo svolgimento delle prime due edizioni della mostra, nel 2024 il progetto curatoriale si amplia ulteriormente e prevede una sempre più consistente partecipazione di artisti che, ciascuno con linguaggi e poetiche differenti, immaginano interventi site specific sospesi sui balconi e allestiti all’aria aperta. Racconta il curatore Francesco Paolo Del Re: «Nata nel 2022 per gioco, come una festa tra amici, la mostra sui balconi ha avuto una risposta straordinaria da parte del pubblico. Parlando con la gente, abbiamo capito di avere risposto a un bisogno concreto. Per questo, abbiamo deciso di rilanciare, prendendoci sempre più spazio, invitando gli artisti a pensare più in grande, coinvolgendo direttamente tutti gli abitanti di questo lembo di città, che hanno aderito con entusiasmo e grande generosità. Sono infatti gli stessi abitanti del quartiere a offrire i loro balconi per ospitare la mostra. Tutti vogliono partecipare, tutti voglio contribuire, perché questa iniziativa artistica li include e li abbraccia in un momento di grande festa. È una festa dove le opere degli artisti sono un pretesto per guardare con occhi nuovi e sognanti lo spazio urbano. La normalità si sovverte e un banale incrocio di strade, percorso milioni di volte soprappensiero, diventa un luogo speciale, tutto da scoprire e da scrutare con attenzione, dove tutto può accadere. L’arte libera desideri e aggrega il senso di una comunità, che ha bisogno di incontrarsi e di immergersi in un sogno condiviso, senza barriere. “Il mattino ha Lory in bocca” è sempre più un grande esperimento di arte pubblica che affranca l’arte dal display museale e dalle grammatiche espositive tradizionali, immergendola nella vita delle persone, che si trovano a fruirla gioiosamente e liberamente con il naso all’insù».


Prosegue Francesco Paolo Del Re: «Secondo un modo di dire popolare, se Parigi avesse il mare sarebbe una piccola Bari. E il quartiere Madonnella sarebbe la nostra Montmartre o la nostra Chelsea: un pezzo di città vivace e multietnico,crocevia di incontri e scambi tra gli artisti e le altre comunità che lo popolano. Un luogo dove c’è una grande energia e ungrande potenziale inespresso. Per immaginare questa mostra insolita e senza barriere, siamo partiti da una riflessione sullo spazio che ci ospita, sul quartiere e sul suo bisogno di bellezza e di cultura. I quattro angoli di strada, che abbiamo scelto di ‘occupare’ pacificamente e festosamente con l’arte, sono proprio a ridosso della Pinacoteca Metropolitana “Corrado Giaquinto” e a due passi dalla casa natale di Pino Pascali. Noi stiamo in mezzo, inebriati dal profumo del mare e dalla calura di fine agosto, con i piedi per terra e il naso per aria, sognatori di un altrove sempre troppo lontano. Anziché cercare nelle bacchette magiche altrui la risposta alle nostre domande, ci prendiamo gli spazi che sono già nostri, cercando di trasformare i limiti in opportunità. A una cronica mancanza di luoghi e di progettualità culturali, abbiamo deciso di rispondere a modo nostro, pensando a un’arte che – se ha pochi luoghi in cui ritrovarsi – ha però balconi e vuole rompere barriere, superare limiti. Sui balconi abbiamo deciso di abitare con una festa artistica temporanea e irriverente. L’arte esce dagli spazi tradizionalmente deputati alla sua esposizione e alla sua fruizione e si conquista un’insolita ribalta urbana, un palcoscenico cittadino tutto da inventare, per misurarsi con la realtà e interromperla con i suoi segni, introducendo una discontinuità chiassosa ed eccentrica nello scenario consuetodelle passeggiate del quartiere. Fuori dalla metafora, l’arte va così a occupare letteralmente lo spazio indicato dall’espressione stare fuori come un balcone, che adoperiamo per indicare un comportamento bizzarro e insolito. Artisti che stanno fuori come un balcone scelgono di esporre le loro opere su uno spazio di confine tra il dentro e il fuori, tra la privatezza della casa e il suolo pubblico, tra il non mostrato e il visibile, tra il pieno e il vuoto. Un’arte liminale, di confine, che – mostrata sulla facciata di un palazzo – è rinfacciata e sfacciata. È questo ilnostro inno alla scanzonatezza e all’impermanenza luminosa dell’estate».

Dal MAMbo una grande monografia sull’artista Alberto Garutti

Dal MAMbo una grande monografia sull’artista Alberto GaruttiMilano, 27 ago. (askanews) – Il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna del Settore Musei Civici Bologna ha annunciato la pubblicazione del volume “Alberto Garutti”, la più ampia ricognizione dedicata al grande artista e docente, tra le figure più influenti sulla scena artistica italiana ed europea degli ultimi cinquant’anni. Il libro, a cura di Studio Celant con la collaborazione di Studio Alberto Garutti, sarà disponibile da settembre 2024 in una doppia edizione: in lingua italiana per a+mbookstore (Milano) e in lingua inglese per Hatje Cantz (Berlino).


Il progetto editoriale internazionale è realizzato grazie al sostegno della Direzione Generale Creatività Contemporanea del ministero della Cultura nell’ambito di Italian Council (12esima edizione, 2023), il programma di promozione internazionale dell’arte contemporanea italiana, per l’ambito di intervento 2 “Promozione internazionale di artisti, curatori e critici italiani”, finalizzato a far conoscere al mondo protagonisti, vicende peculiari e problematiche dell’arte italiana contemporanea. Da sempre interessato ad esplorare gli spazi e le dinamiche di relazione tra opera, spettatore ed istituzione, Alberto Garutti a partire dai primi anni ’90 trasforma i modi di fare arte pubblica ridefinendone radicalmente i processi di concezione. Le sue opere nel contesto urbano – commissionate da città, Biennali e musei di tutto il mondo – sono dispositivi aperti pensati per re-immaginare nuove forme di incontro tra i cittadini, gli spettatori dell’arte, e il paesaggio fisico e sociale per il quale queste sono disegnate.


La genesi della pubblicazione risale al primo incontro tra Germano Celant e Alberto Garutti nel 2012. L’idea di collaborare alla realizzazione di una grande monografia sull’opera dell’artista prende forma in maniera concreta nel 2015, dando avvio ad un fitto dialogo di pensieri e riflessioni sul terreno comune dell’arte. Concepito da Germano Celant e portato a termine dallo Studio Celant, il volume contiene un saggio di Antonella Soldaini, una cronologia storico-critica dal 1948 al 2023 curata da Eva Fabbris (responsabile anche della ricerca scientifica), sette testi tematici inediti di Alberto Garutti pensati specificamente per questa pubblicazione, e una ricca serie di illustrazioni e documenti per raccontare il percorso artistico di un autore che, sin dai suoi esordi negli anni ’70, ha sempre cercato di interrogarsi sul ruolo e sulla responsabilità etica della figura dell’artista per la società contemporanea.


Scopo del volume che, seguendo il metodo celantiano, ha mantenuto un carattere monografico e cronologico, è stato quello di porre in evidenza, attraverso una densa sequenza temporale dei maggiori eventi accaduti durante la carriera di Garutti, il valore sperimentale e innovativo del suo linguaggio, fondato su alcuni concetti chiave divenuti negli anni imprescindibili per chiunque affronti il tema della produzione artistica site-specific, come il rispetto per il luogo in cui l’opera viene collocata, l’attenzione per la realtà sociale circostante e la conoscenza approfondita del contesto. Aspetti cruciali quali l’idea di anti-monumento, la non-invasività, l’opposizione alla retorica del sistema, la critica affilata al paesaggio istituzionale, il ruolo dello spettatore, il concetto fondante dell’opera come forma di dialogo aperto e conversazione, sono solo alcuni dei passaggi centrali del discorso artistico di Garutti che il volume affronta attraverso tre registri critici diversi, trasversali e paralleli. La lettura storico-critica, la narrazione dei fatti artistico-biografici e il racconto personale dell’autore alla fine di più di cinquant’anni di vita nell’arte.


La pubblicazione costituisce l’esito di un esaustivo lavoro di ricerca scientifica, verifica e ordinamento delle fonti. Le opere e le mostre principali dell’artista sono oggetto di schede ampiamente illustrate con fotografie e riproduzioni di documenti originali e la loro descrizione si avvvale di una dettagliata ricognizione delle fonti critiche d’epoca. Le schede si innestano su una narrazione biografica corredata da immagini che documentano le fasi salienti della vita di Garutti e i contesti in cui il suo lavoro si è realizzato e consolidato. Il volume Alberto Garutti è un progetto promosso da Settore Musei Civici Bologna | MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna in partnership culturale con Centre Pompidou-Metz (Metz), Fondazione Donna Regina per le arti contemporanee – museo Madre (Napoli), Fondazione MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo (Roma), Kunstmuseum Liechtenstein (Vaduz), mudac – Museum of Contemporary Design and Applied Arts (Losanna) e si avvale del supporto alla promozione di Zerynthia Associazione per l’Arte Contemporanea.

In Costa azzurra si riscopre ‘en plein air’ cult del cinema francese

In Costa azzurra si riscopre ‘en plein air’ cult del cinema franceseMilano, 26 ago. (askanews) – Proiezione ‘en plein air’ di “Anna”, film del regista franco-svizzero Pierre Koralnik del 1967, nell’ambito della mostra in corso ‘Léger e i nuovi realismi’ a Biot, in Costa azzurra, luogo con una comunità italiana numerosissima e importanti legami storici con il nostro Paese. Il team del Museo nazionale francese Fernand Léger invita a riscoprire un vero capolavoro del cinema francese degli anni ’60: un musical la cui leggendaria colonna sonora è stata scritta da Serge Gainsbourg per l’attrice Anna Karina.


Peraltro “Anna” è il primo film televisivo francese girato a colori (in 35 mm) che venne trasmesso su ORTF il 13 gennaio 1967… in bianco e nero. Incontro sul piccolo schermo tra la New Wave e la pop art: il lungometraggio non ha mai beneficiato di un’uscita nelle sale ed è stato trasmesso molto raramente, diventando negli anni un cult. La trama è semplice: Anna arriva a Parigi. Quando scende dal treno, Serge, direttore di un’agenzia pubblicitaria, si innamora subito di lei. Nella speranza di ritrovarla, ingrandisce e stampa l’unica foto che possiede, per affiggerla in tutte le strade della capitale senza rendersi conto che nonostante ciò la incontra ogni giorno.


Gainsbourg ha creato per il film una colonna sonora molto pop, infondendo tutta la sua modernità (qualità dei testi e della composizione musicale, influenza della pubblicità e dei fumetti), realizzando un film dal movimento incessante, colorato e musicale. E sono stati gli anglosassoni, grandi estimatori di Gainsbourg, all’origine della riscoperta del film, con gli arrangiamenti di Michel Colombier e la presenza di Marianne Faithfull a rafforzare la loro intuizione. La proiezione si terrà giovedì 29 agosto 2024, alle 21 (al calar del sole) al museo nazionale Fernand Léger di Biot. L’ingresso è gratuito ma la prenotazione è fortemente consigliata sulla piattaforma Affluence. L’evento è organizzato dai musei nazionali del XX secolo delle Alpi Marittime, in partenariato con La Bande Passante.

Fra danza e archeologia a Positano nasce Isadora, il fumetto

Fra danza e archeologia a Positano nasce Isadora, il fumettoMilano, 24 ago. (askanews) – Tra danza e archeologia la doppia anima di Positano diventa un fumetto. Protagonista Isadora, nome evocativo del talento coreutico di una ragazza vissuta al tempo dell’eruzione che seppellì Pompei e anche la ricchissima Villa Romana di Positano, oggi gioiello della Costiera Amalfitana.


La pubblicazione, a cura di Laura Valente e realizzata dalla scuola Italiana di Comix, in italiano e in inglese, nasce all’interno del progetto multidisciplinare ‘La villa romana si racconta’, con la curatela scientifica della stessa Valente, vincitrice del bando del Ministero dell’Interno per i borghi d’arte. E la presentazione in anteprima dell’opera non poteva che avvenire il prossimo 7 settembre nel corso della 52esima edizione del premio di danza più antico del mondo, intitolato a Léonide Massine. “La protagonista deve il suo nome ad una delle pioniere della danza contemporanea, Isadora Duncan”, spiega la curatrice, esperta di arti performative. “Duncan ha creato fratture, rovesciato la tradizione, disegnato uno stile unico in grado di aprire varchi infiniti e inediti verso il Cambiamento Pensava che un corpo può essere libero solo se ‘coraggiosamente intelligente’. E così danzava a piedi nudi, con i capelli sciolti e sciarpe leggere che le fluttuavano su un corpo ispirato dagli elementi naturali, la danza anche per la ‘nostra’ Isadora, che improvvisa, inventa, disegna con il corpo un tempo che verrà e che un giorno, lei ancora non lo sa, porterà la sua terra ad essere il sinonimo della danza nel mondo nella vita delle persone, sull’emancipazione che un’idea di bellezza può esercitare su esistenze apparentemente segnate da un destino avverso”.


Affidare il fumetto a Chiara Macor e Fabiana Fiengo, due giovani talenti italiani cresciuti in quella straordinaria ‘fabbrica’ della creatività che è la Scuola Italiana di Comix di Mario Punzo, è un ulteriore motivo di orgoglio per la curatrice scientifica: Isadora è il primo degli strumenti di comunicazione compresi nel progetto, accanto ad una installazione immaginata per la futura sezione Mediterraneo del Museo Archeologico Nazionale di Napoli e ad una serie podcast. “Con la ‘nostra’ Isadora vogliamo raccontare, attraverso il fumetto d’arte, il genius loci di Positano da una prospettiva diversa, una doppia anima indissolubilmente legata alla bellezza e alla storia, capace di celebrare tutto il fascino dell’archeologia italiana attraverso il lavoro e la competenza di comunicatori d’eccellenza”, spiega Giuseppe Guida, sindaco di Positano, che ad inizio settembre accoglierà sulla spiaggia grande anche i vincitori della seconda edizione del Premio ‘Comunicare l’archeologia e l’arte’, sempre all’interno del medesimo progetto di valorizzazione dello straordinario bene archeologico, premio che andrà per il 2024 a Gabriel Zuchtriegel , direttore del Parco Archeologico di Pompei, Karole PBVail, direttrice della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, Urs Rechsteiner, mecenate svizzero e presidente della Fondazione FUR, Cristina Giuliano di Askanews.


“L’idea narrativa di Laura Valente mette al centro del racconto Posides e Isadora, due anime libere – racconta Chiara Macor – Il personaggio di Posides è ispirato alla figura storica di Posides Claudi Caesaris, eunuco di origine greca, gladiatore ed esperto architetto,fu reso liberto dall’Imperatore Claudio ed è citato da varie fonti antiche (Svetonio, Plinio il Vecchio, Giovenale). Ciò che sappiamo di lui è che si era distinto nella carriera militare, conquistando fama e ricchezza. Edificò numerose ville e terme nell’area del golfo di Pozzuoli e in generale nella zona costiera della Campania. La città di Positano deve forse il suo nome proprio a lui e alla villa che fece costruire in questo sito. Il Posides che abbiamo scelto di raccontare – continua Macor – ha avuto un passato difficile e sceglie di costruire le sue meravigliose ville nella speranza che la bellezza, l’arte e la magia dei luoghi possono alleviare un dolore che ha coltivato nel corso della sua vita , una vita in cui l’incontro con la cultura e con l’arte gli ha permesso di emanciparsi e trovare una propria realizzazione”. La favola di Isadora è frutto di un lavoro di squadra al femminile. Valente con due lauree in Musicologia e Comunicazione e Gestione delle Imprese Culturali, classe 1965, ha consolidato la sua carriera nei Teatri alla Scala di Milano e San Carlo di Napoli. Fa parte del Cid Unesco “per le direzioni innovative artistiche” e dal 2016 guida il Léonide Massine di Positano. Ha firmato l’ideazione di vari musei (dal Memus del Teatro di San Carlo al Caruso di Palazzo Reale a Napoli per il Ministero della Cultura), pubblicazioni e documentari.


Chiara Macor è storica dell’arte, musicista e scrittrice. Ha collaborato con The Jackal, Comicon Edizioni, Mondadori Electa, Bronx Production. Cura la collana di biografie a fumetti Scarlatti Musicomics per l’Associazione Alessandro Scarlatti pubblicata da Guida Editori e la collana Polpa Napoletana per la Scuola Italiana di Comix, edita da Homo Scrivens. Insegna scrittura creativa e storytelling presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli e la Scuola Italiana di Comix. Fabiana Fiengo è filologa classica, fumettista e concept artist, ha pubblicato tre romanzi a fumetti della serie I Bastardi di Pizzofalcone con la Sergio Bonelli Editore. Collabora come autrice con TuttoLibri de La Stampa di Torino e con l’Università Federico II di Napoli. È docente di fumetto alla Scuola Italiana di Comix e nei corsi delle scuole medie e superiori. Quanto alla Villa Romana (sempre al femminile) i ricchi romani già nel I sec. aC avevano scelto le coste del Golfo di Napoli e della Penisola Sorrentina per edificarvi lussuose residenze, raggiungibili dal mare per dedicarsi esclusivamente all’otium. La Villa Romana di Positano è risalente alla prima età imperiale. La sua storia è ferma all’eruzione che distrusse Pompei nell’79 dC e conferma che anche la costa d’Amalfi fu danneggiata.

Dal 4 al 6 ottobre 18esima edizione di Internazionale a Ferrara

Dal 4 al 6 ottobre 18esima edizione di Internazionale a FerraraMilano, 23 ago. (askanews) – Nuove prospettive di pace. È questo il tema al centro della diciottesima edizione di Internazionale a Ferrara, il festival di giornalismo organizzato da Internazionale, il settimanale che da oltre 30 anni porta in Italia il meglio della stampa straniera, e dal Comune di Ferrara. Dal 4 al 6 ottobre il mondo del giornalismo e della cultura si dà appuntamento a Ferrara per confrontarsi e riflettere sui grandi temi dell’attualità: dai diritti civili alla tecnologia, dall’ambiente ai nuovi scenari geopolitici. Giornaliste e reporter, intellettuali e scrittrici arriveranno da ogni parte del mondo per confrontarsi e condividere punti di vista e prospettive. Oltre 150 ospiti da 26 Paesi per 3 giorni di dibattiti, incontri, rassegne e spettacoli completamente gratuiti. E la pace è anche nel logo della manifestazione: per il 2024, il mondo disegnato come ogni anno dall’illustratrice Anna Keen stringe fra le mani una bandiera con una colomba bianca.


Zerocalcare al festival. E proprio alla ricerca di nuovi punti di equilibrio sarà dedicato l’incontro fra il disegnatore Zerocalcare e la regista e sceneggiatrice Alice Rohrwacher. Due immaginari tanto distanti che però trovano un punto d’incontro nel tentativo di parlare del mondo contemporaneo, delle sue contraddizioni e dei punti di frattura, a partire dai margini, con uno sguardo al tempo stesso ingenuo e ironico ma anche disincantato e critico. Da questo approccio nascerà una riflessione sui limiti della nostra società e i conflitti che essa genera, da quelli combattuti con le armi, a quelli sociali, a quelli contro l’ambiente e contro stili di vita più sostenibili. L’anteprima. Anche quest’anno il festival si aprirà con un’anteprima in collaborazione con Ferrara sotto le stelle. Appuntamento la sera di giovedì 3 ottobre al Teatro Comunale, dove si esibirà Einstürzende Neubauten, il gruppo berlinese annoverato tra i maggiori e più originali innovatori del rock sperimentale.


I Ritratti degli ospiti. La sezione Ritratto, che ogni settimana sulla rivista approfondisce la storia di un personaggio, arriva a Ferrara. Con le storie di Fátima Muriel Silva, attivista colombiana, difensora dei diritti delle donne e di genere in Putamayo, una delle regioni della Colombia più colpite dal conflitto armato, e Tunde Onakoya, scacchista e attivista nigeriano che si batte per sostenere l’istruzione dei bambini africani delle comunità povere utilizzando il gioco degli scacchi come strumento pedagogico. Dalla Russia alla Cina, la geopolitica contemporanea. A Internazionale a Ferrara si tornerà a parlare di Russia con Mikhail Zygar, giornalista, scrittore e regista russo-americano nonché fondatore e caporedattore dell’unico canale televisivo indipendente russo, Dozhd/TVRain. Della prospettiva Ucraina, di resistenza, mobilitazione militare e di costruzione di una nuova identità collettiva e nazionale a due anni e mezzo dall’inizio della guerra si parlerà con lo scrittore ucraino Andrei Kurkov. L’Argentina con il suo presidente, Javier Milei, al centro del talk del giornalista e scrittore, Martín Caparrós. Ma anche Corea del Nord con John Delury, professore americano che insegna studi cinesi alla Yonsei University di Seoul e Barbara Demick, giornalista del Los Angeles Times e autrice del volume I mangiatori di Buddha (Iperborea 2024). Di Cina, per riflettere sul cambiamento degli equilibri di potere nel mondo, invece, parlerà Wang Hui, professore cinese dell’Università di Tsinghua a Pechino, esperto in letteratura e storia intellettuale cinese. E poi gli Stati Uniti per parlare dei movimenti studenteschi e del nuovo attivismo giovanile, dell’impatto che potrebbero avere sulla prossima campagna elettorale statunitense, in particolare sulla sinistra. E ancora, di politica e marxismo si discuterà con Kohei Saito, filosofo giapponese che ha ribaltato l’interpretazione della dottrina di Marx in chiave ecologista e Astra Taylor, regista e scrittrice canadese-americana. Interverranno all’incontro il direttore di Internazionale Giovanni De Mauro e lo storico Giuliano Milani. Di resistenze si discuterà, poi, con Olivier Roy professore di scienze politiche francese e massimo esperto di Islam e Adam Shatz, giornalista della London Review of Books. Non mancherà un momento di approfondimento su Gaza attraverso le storie di resistenti, vittime e testimoni del conflitto per raccontare l’offensiva israeliana da chi ha vissuto e lavorato in quel territorio, con Youmna ElSayed, giornalista egiziano palestinese, l’Illustratrice palestinese, Malak Mattar e Ruba Salih dell’Università di Bologna. Si parlerà ancora di Israele e Palestina, a un anno di distanza dal massacro del 7 ottobre che ha portato mesi di guerra e distruzione a Gaza, con Amira Hass, scrittrice e giornalista israeliana del quotidiano Haaretz.


Diritti umani. Da Gaza all’Italia. Si rinnova anche per questa edizione la partnership con Medici Senza Frontiere, che al festival porterà la sua testimonianza anche sul dramma di Gaza e permetterà al pubblico, grazie alla presenza di un’installazione, di sperimentare la realtà di chi lavora ogni giorno in situazioni di emergenza. La visita guidata a un’altra installazione, quella della street artist Alice Pasquini, sempre in collaborazione con Medici Senza Frontiere, invece, racconterà le storie di civili e personale sanitario colpiti in cinque diverse guerre, dall’Ucraina al Sudan. Femminismi tra bellezza e ciclo mestruale. A Internazionale a Ferrara, come ogni anno, si parlerà di femminismo anche a partire da un ragionamento sulle categorie estetiche con l’artista tedesca di origine afgana Moshtari Hilal, autrice di Bruttezza (Fandango 2024). Il ciclo mestruale, ancora un grande tabù dei nostri tempi, al centro dell’incontro con Kate Clancy, antropologa biologica americana e specializzata in salute riproduttiva, con il suo volume Ciclo (Luiss University Press 2024).


Un secolo di migrazioni. Si torna a parlare anche di migrazioni nell’incontro costruito a partire dall’ultimo libro di Gabriele Del Grande ‘Il Secolo Mobile’ (Mondadori), con le foto e i video d’archivio di un intero secolo per provare a raccontare la storia delle migrazioni vista dal futuro, con un monologo multimediale curato dall’autore. Le nuove città. Le città, le loro prospettive e le grandi sfide dell’urbanistica contemporanea: a Internazionale a Ferrara si parlerà anche di nuove modalità di abitare, di politiche urbane, ambiente e sostenibilità. Dal ‘caso Vienna’, città modello in tutta Europa per l’edilizia sociale, all’impatto energetico degli edifici, fino all’analisi in chiave critica del rapporto tra diritti, soggetti e spazi per esplorare la città nella sua matrice ambivalente come strumento di discriminazione o di inclusione. Ambiente e sostenibilità. Non mancherà una riflessione sull’ambiente nell’incontro in collaborazione con il Cospe, al quale interverranno l’avvocato colombiano e leader indigeno Cesar Wilinton Chapal Quenama e Catherine Yortady Figueroa Cadena, leader indigena colombiana, vice direttrice dell’associazione che difende i diritti degli indigeni e coordinatrice di progetti sostenibili per comunità indigene nel Putumayo. Mentre con lo scrittore e giornalista canadese John Vaillant, autore L’età del fuoco (Iperborea), si parlerà del ‘Petrocene’, l’età del petrolio. Un incontro organizzato con il sostegno del Canada Council for the Arts. AI e Scienza. Tanti gli incontri per esplorare limiti e potenzialità dell’intelligenza artificiale, da quello organizzato in collaborazione con Dg Connect, con Roberto Viola, Direttore Generale per le politiche digitali della Commissione Europea, alla proiezione di Life is a Game, il documentario del filmaker Luca Quagliato e della giornalista di Irpimedia Laura Carrer che, attraverso la storia di tre rider, esaminerà l’impatto che questa nuova forma di economia basata sulla gamification del lavoro ha, non solo sulla vita quotidiana delle persone coinvolte, ma anche sulla geografia urbana, costantemente ridisegnata nei percorsi e nelle destinazioni d’uso. Ma spazio anche alla scienza con il neurochirurgo e neuroscienziato, Rahul Jandial che scandaglierà il mondo dei sogni interpretandolo come il laboratorio del nostro cervello. I libri a Internazionale a Ferrara. Appuntamento con Daria Bignardi, giornalista e scrittrice, che presenterà il suo ultimo libro, Ogni prigione è un’isola (Mondadori), una narrazione nell’isolamento e nelle carceri raccontata attraverso storie e testimonianze dei protagonisti, in dialogo con il cantautore Vasco Brondi. L’evento sarà in collaborazione con Unipol Gruppo. Anche poesia al festival con Joëlle Sambi, autrice belgo-congolese, attivista LGBTQIA+ e poetessa, un incontro introdotto dalla traduttrice e giornalista Francesca Spinelli. Musica e arte. Non mancheranno momenti dedicati alla musica con Teho Teardo, musicista e compositore insieme a Giovanni Ansaldo, giornalista di Internazionale, e all’arte con una mostra di opere di artisti ferraresi e modenesi tra ottocento e novecento che incontrerà la collezione permanente del museo. È prevista una visita guidata a cura del direttore del museo e in collaborazione con Direzione regionale musei Emilia-Romagna, Assicoop Modena&Ferrara, Legacoop Estense. Laboratori e rassegne. Con il festival di Internazionale a Ferrara tornano anche i workshop. Presso l’Università di Ferrara, infatti, si terranno 10 workshop su giornalismo, fumetto, podcast e tecnologia. Presenti anche le rassegne di Internazionale Mondovisioni – con tanti documentari su attualità, diritti umani e informazione, a cura di CineAgenzia in collaborazione con Internazionale e in collaborazione con Coop Alleanza 3.0 – e Mondoascolti – la rassegna di audiodocumentari a cura di Jonathan Zenti e realizzata grazie al contributo di Fandango podcast.

Usa, Marta Stella: scelta cruciale Harris su difesa “corpo donne”

Usa, Marta Stella: scelta cruciale Harris su difesa “corpo donne”Milano, 13 ago. (askanews) – (di Cristina Giuliano) ‘Ciò a cui stiamo assistendo in questo Paese sono leader repubblicani estremisti che cercano di criminalizzare e punire le donne per aver preso decisioni sul proprio corpo’. Lo aveva detto a maggio 2022 la vicepresidente Usa Kamala Harris, oggi in corsa per la presidenza americana. Il suo percorso e la sua rapida affermazione nei sondaggi dimostra che uno dei temi chiave del suo discorso politico ha una importanza cruciale per l’America di oggi. Un tema che è anche il cuore di un libro che ha fatto molto parlare in Italia: “Clandestine. Il romanzo delle donne” di Marta Stella (Bompiani, 2024, 396 pagine). Un volume letterario ma pure frutto di anni di ricerche, svolte dall’autrice, anche in quella America che nelle elezioni di novembre, potrebbe optare per una donna come capo di stato. Per la prima volta nella sua storia. E proprio in un’intervista con l’autrice di “Clandestine” affrontiamo questi temi.


askanews: La difesa del ‘corpo delle donne’ ha una chiara centralità nel discorso politico di Kamala Harris, sin dalle prime parole del presidente Joe Biden nel presentarla. Perché è così cruciale oggi in America? Potrebbe diventare a suo avviso un tema chiave nel contrastare la dialettica, talora sprezzante, di Donald Trump sulle donne? Stella: È già un tema chiave per le americane: riguarda non solo il diritto alla salute sessuale e riproduttiva, ma la sanità intera. Utilizzato in chiave propagandistica dalla retorica populista di Trump, derubricato come un tema da donne e per le donne, il diritto alla libera scelta sul proprio corpo è il seme primigenio non solo dell’autodeterminazione, ma anche delle politiche sociali sul lavoro, infanzia, famiglia e welfare. Non riguarda solo le donne, ma la società intera.


La presa di posizione pubblica di Harris è il culmine di un allarme sul corpo delle donne in atto ben prima del 24 giugno 2022. Quella data ha segnato però un momento decisivo, dallo stato di allerta si è passati all’inizio di una vera e propria emergenza sanitaria: quando la Corte Suprema degli Stati Uniti ha rovesciato la storica sentenza “Roe v. Wade” del 1973, base giurisprudenziale che ha garantito negli Usa il diritto all’aborto su scala nazionale per quasi 50 anni, il tempo è sembrato riavvolgersi su se stesso. Il recente studio del Guttmacher Institute riportato dal NY Times parla di 171mila donne americane che solo nel 2023 hanno varcato un confine per abortire, raddoppiando i numeri del 2019. Si lascia il Texas per il New Mexico, si viaggia clandestinamente in North Carolina partendo dalla Georgia. In alcuni stati come l’Idaho e il Tennessee si è persino provato a perseguire penalmente chi aiuta le donne a recarsi in un altro Stato per abortire. In Texas, uno dei più integralisti, dopo il 24 giugno 2022 la mortalità infantile e neonatale sono cresciute rispettivamente dell’8,3% e del 5,8%: lo dice la Johns Hopkins University in uno studio su JAMA Pediatrics. L’ultimo report di Amnesty International dedicato interamente all’aborto negli Stati Uniti parla di una vera e propria crisi umanitaria: “violazione dei suoi diritti umani, compresi i diritti alla privacy e all’autonomia corporea e riproduttiva’. Anche il personale sanitario, secondo lo studio dell’Università di Chicago e dalla Ohio State University, è a rischio burnout.


Infine, il pericolo del ritorno alla clandestinità, e quindi alle morti. Per Harris potrebbe diventare cruciale non solo per contrastare la dialettica di Donald Trump, ma anche per parlare al suo elettorato. La difesa della libera scelta, la libertà dei corpi delle donne e delle bambine che saranno donne, non dovrebbe avere nessuna insegna politica: riguarda tutte e tutti, nessuno escluso. askanews: Harris in campagna elettorale ha promesso dal Michigan ‘when I am president of the United States and Congress passes a bill to restore reproductive freedoms, I will sign it into law’. Lei ritiene che sia davvero possibile, vista la storia tormentata dell’aborto nel Paese e l’annullamento della sentenza Roe vs. Wade?


Stella: Per ora Harris ha fatto ciò che nessun vicepresidente o candidato abbia mai fatto nella storia degli Stati Uniti: ha visitato pubblicamente una clinica di Planned Parenthood in Minnesota, parlando di “crisi sanitaria”, “strutture costrette a chiudere” e “cure essenziali per le donne”. Rovesciare nuovamente la sentenza è un’impresa ardua, se non impossibile: il sistema federale Usa è costellato di trigger laws, le cosiddette “leggi grilletto” pronte a esplodere, ed è il caso delle leggi sopite che vietavano l’aborto prima del ’73. Kamala Harris ha il supporto, ma soprattutto l’azione, di altre esponenti politiche che su questo diritto hanno fondato la loro campagna: Tina Smith, senatrice democratica del Minnesota ed ex dirigente di Planned Parenthood. È stata lei a mettere in guardia per prima gli americani circa il Comstock Act, una legge vecchia 150 anni, citata per ben tre volte alla Corte Suprema durante le discussioni sull’accesso al mifepristone, uno dei due farmaci utilizzati negli aborti farmacologici. Una delle sue clausole proibisce di inviare per posta “ogni articolo, strumento, sostanza, farmaco, medicina o cosa” che potrebbe portare ad un aborto. Alle primarie democratiche del 13 agosto è invece in lizza Kristin Lyerly: ginecologa impossibilitata a svolgere il proprio lavoro nel suo Wisconsin a causa delle nuove restrizioni. (Candidata senza opposizione alle primarie democratiche per un seggio vacante alla Camera dei rappresentanti, ndr) Anche l’ultimo discorso pubblico di Tim Walz, il racconto della fecondazione in vitro da cui nacque sua figlia, in questo momento non è ovviamente casuale. askanews: Come scrittrice, non le sembra che la definizione di ‘libertà riproduttive’, utilizzato da Harris, sia più esatta perché svincola il diritto sul proprio corpo dalle vecchie tematiche sull’aborto, ormai storicizzate? Stella: Ricordiamo innanzitutto che le femministe degli anni Settanta hanno lottato per una “maternità libera e consapevole”. La definizione di “libertà riproduttive” rimanda sicuramente alle lotte che hanno portato Harris alla corsa per la prima presidente donna degli Stati Uniti: non per questo bisogna darle per scontate, né desuete. L’apparente storicizzazione è il grande inganno del nostro tempo. Il diritto è ancora il termine della discordia come negli anni Settanta, quando invece gran parte delle femministe chiedeva che questa scelta di libertà sul proprio corpo andasse al di là della legge e dello Stato. Le tematiche a cui fa riferimento, solo apparentemente storicizzate, hanno continuato a covare sotto la cenere come un conflitto irrisolto a discapito delle donne e dei loro corpi. È grazie a quell’approccio, certo radicale in anni incredibili ma anche terribili, che le donne hanno potuto compiere la loro scelta di libertà, ma soprattutto salvare la propria vita e quella delle altre. Una nazione come la Francia ha avuto il coraggio di ricordarlo: nel proclamare il diritto all’aborto in Costituzione, nato dall’iniziativa della senatrice Mélanie Vogel, il primo ministro Gabriel Attal ha dedicato quella giornata storica a tutte le donne “morte per voler essere libere”. Tutto è stato documentato, tutto purtroppo è stato dimenticato. Nessun diritto è poi mai garantito. Sempre in Francia lo ricordò anche Simone De Beauvoir alla sua giovane sodale, Claudine Monteil, dopo la proclamazione della Loi Veil: “Certo, Claudine, abbiamo vinto, ma temporaneamente. Basta una crisi politica, economica e religiosa per mettere in discussione i diritti delle donne, i nostri diritti. Dovrai rimanere vigile per tutta la vita”. askanews: Nel suo romanzo la vicenda individuale si intreccia alla biografia collettiva dei movimenti femministi: quali sono le protagoniste americane di “Clandestine. Il romanzo delle donne”? Stella: Accanto alla storia intima ma collettiva della protagonista troviamo le storie delle donne che hanno lottato lungo il tormentato cammino per la libertà. C’è Shulamith Firestone: giovanissima, nel suo La dialettica dei sessi, teorizzò per prima – scandalizzando l’America – la “liberazione delle donne dalla tirannia della loro biologia con tutti i mezzi a disposizione”, immaginando già negli anni Settanta un futuro in cui “la produzione dei bambini sarebbe compiuta dalla tecnologia”. Carol Hanisch, che coniò lo slogan “Il personale è politico”. Anne Koedt, newyorkese d’adozione e danese d’origine, che osò per prima riflettere sul ” mito dell’orgasmo vaginale”. Valerie Solanas, l’attentatrice di Andy Warhol e autrice dell’esplosivo Manifesto SCUM, Society for Cutting Up Men, in cui teorizzava, tra le altre cose, “l’eliminazione del maschio”. E poi Margaret M. Crane, detta Meg, inventrice del primo test di gravidanza casalingo. Chi è clandestina se non lei, che dopo aver venduto il suo geniale prototipo alla cifra di un dollaro si è svelata alla Storia solo negli anni Duemila dopo aver letto il racconto della sua invenzione sul New York Times dove ovviamente il nome non figurava?” askanews: Lei afferma: “Come per le italiane e le francesi, anche la storia dei femminismi americani dà vita a un’epica femminile trionfante, ma dimenticata”. Dimenticata e clandestina? Stella: Clandestina, appunto, come clandestine sono le storie che nel romanzo raccontano le vite di donne conosciute e meno conosciute, tutte legate dalla clandestinità come oblio di fronte alla grande Storia degli uomini. Nel 1968 in Virginia, nella contea di Arlington, un gruppo di donne si intrufolò clandestinamente nel più grande cimitero militare degli Stati Uniti. Da soli tre anni, dal 1965 grazie alla sentenza Griswold vs. Connecticut, queste giovani erano libere dal divieto di contraccezione. Tra le tombe dei caduti, nel tempio della memoria americana a pochi passi dal Pentagono, inscenarono il “funerale della femminilità tradizionale”: seppellirono la sottomissione della donna accanto agli eroi di guerra. Sembra uno show, una boutade, invece è una diapositiva di un tempo burrascoso ma incredibile: potentissima.

Museo Picasso a Malaga esporrà opera di William Kentridge

Museo Picasso a Malaga esporrà opera di William KentridgeRoma, 13 ago. (askanews) – Il Museo Picasso Málaga ospiterà un’installazione monumentale dell’artista sudafricano William Kentridge, More Sweetly Play the Dance, dal 21 novembre 2024 al 20 aprile 2025.


Inoltre, in concomitanza con la riorganizzazione della programmazione del museo, è posticipata al 31 gennaio l’inaugurazione della mostra Picasso: i taccuini di schizzi di Royan, cui è affidata l’apertura del programma espositivo 2025. More Sweetly Play the Dance (“Suonate la danza più dolcemente”) dell’artista sudafricano William Kentridge (Johannesburg, 1955) è una grandiosa videoinstallazione di quasi quaranta metri di lunghezza in cui sfila una processione infinita di persone in movimento. Kentridge usa regolarmente questa risorsa nelle sue creazioni per rivendicare l’individualità dell’essere umano, l’importanza del corpo e il potere che ha la danza di tenere lontana la morte.


La sfilata di figure umane che trasportano i propri effetti personali o oggetti di vario tipo evoca i movimenti migratori determinati da guerre, dalla ricerca di utopie o da minacce climatiche, sulla base della convinzione dello stesso Kentridge che “nel XXI secolo, la forza motrice del piede è il principale mezzo di locomozione”. More Sweetly Play the Dance unisce due aspetti molto importanti del lavoro dell’artista: l’immagine in movimento e i gruppi di persone. L’opera, appartenente alla collezione della Fundació Sorigué, sarà esposta al Museo Picasso Málaga come opera ospite da novembre 2024 ad aprile 2025. William Kentridge è celebre a livello internazionale per i suoi disegni, film e produzioni teatrali e liriche. Il suo metodo combina disegno, scrittura, film, performance, musica e teatro per creare opere d’arte che traggono linfa dalla politica, la scienza, la letteratura e la storia, pur mantenendo uno spazio per la contraddizione e l’incertezza. I lavori di Kentridge sono stati oggetto di mostra in musei e gallerie di tutto il mondo, tra cui il Museum of Modern Art di New York, il Musée du Louvre di Parigi e il Museo Reina Sofía di Madrid. Ha partecipato più volte a Documenta a Kassel (1997, 2002, 2012) e alla Biennale di Venezia (1993, 1999, 2005, 2013, 2015). Le sue opere sono esposte in musei e in collezioni private di tutto il mondo.


La Fundació Sorigué, legata al gruppo imprenditoriale Sorigué, possiede una delle collezioni d’arte contemporanea più pregevoli di Spagna e la più importante collezione di opere di William Kentridge in Europa.

”Italianità”, a Roma una nuova opera di Laika dedicata a Paola Egonu

”Italianità”, a Roma una nuova opera di Laika dedicata a Paola EgonuRoma, 12 ago. (askanews) – La notte del 12 agosto, davanti alla sede del CONI di viale Tiziano 70, a Roma, è apparsa una nuova opera della street artist Laika, dal titolo “Italianità”.


Il poster raffigura Paola Egonu, pallavolista della nazionale italiana neo campione olimpica che schiaccia un pallone su cui appare la scritta: “Stop razzismo, odio, xenofobia, ignoranza”.“Questa vittoria è uno schiaffo a tutti i cosiddetti ‘patrioti’ che non accettano un’Italia multietnica, fatta di seconde generazioni, che non vuole lo ius soli. Una pallonata in faccia a chi parla di ‘italianità’ riferendosi ai tratti somatici”, ha dichiarato l’artista, riferendosi alle posizioni di Vannacci.


“Nel nostro paese non c’è più spazio per xenofobia, razzismo, odio ed intolleranza. Il razzismo è una piaga sociale che va sconfitta. Farlo anche attraverso lo sport è importantissimo. Credo in un futuro di inclusività, di accoglienza e di rispetto dei diritti umani. Essere rappresentata da atlete come Paola Egonu, Myriam Sylla, Ekaterina Antropova è un onore. Vederle con la medaglia più preziosa dei giochi olimpici al collo, mentre cantano commosse l’inno italiano è una gioia immensa. Dedico questo poster a tutti gli Italiani non riconosciuti come tali dal nostro stato”, ha concluso Laika 

Le costellazioni di Kimsooja a Parigi nella Bourse di Pinault

Le costellazioni di Kimsooja a Parigi nella Bourse di PinaultParigi, 7 ago. (askanews) – Le costellazioni illuminano le nostre vite da lontano, ma sono anche tutte intorno a noi, anzi sono dentro di noi, noi ne siamo parte attiva. E lo si capisce vivendo l’esposizione dell’artista coreana Kimsooja, che alla Bourse de Commerce della Collezione Pinault ha dato una nuova dimensione allo spazio di Tadao Ando, mostrando in maniera clamorosa come si possa fare grande arte “senza opere”, ma costruendo qualcosa che è non solo un mondo, ma molti universi insieme. Nella rotonda del museo parigino Kimsooja ha trasformato il pavimento in un grande specchio, e così facendo ha spalancato un’altra dimensione, che è certamente poetica, ma è anche visionaria, nella quale le cose che conosciamo cambiano prospettiva.


E così la grande cupola diventa un abisso, e così il nostro rispecchiarci diventa una sorta di viaggio nello spazio lontano, lontanissimo e bellissimo. La Fondazione Pinault ha inviato l’artista offrendole “carte blanche” – carta bianca – e il risultato è questo progetto invisibile, invendibile, semplicemente meraviglioso: “To Breathe – Constellation”. Che offre a tutti un’esperienza vera di cosa significa fare e vivere l’arte oggi, in un contesto che non deve per forza essere esperienzale. Nei piani superiori del museo sono esposte una sere di opere che fanno parte della collezione Pinault e che, anche qui, ci offrono la cifra di uno sguardo che sa cogliere le inquietudini del presente. Sotto il cappello del progetto “Le monde comme il va”, si possono incontrare una delle celebri farmacie di Damien Hirst così come un grande Ballon Dog di Jeff Koons, ma anche una serie importante di Christopher Wool e le meravigliose foto di Wolfgang Tillmans dedicate al Concorde. Ma forse l’emozione più forte, e più difficile, la proviamo quando, nella sala dedicata ai Fantasmi del passato, ci imbattiamo nell’opera Him di Maurizio Cattelan, il suo famosissimo piccolo Hitler inginocchiato che ogni volta ci costringe a fare i conti con noi stessi, prima che con chiunque altro. (Leonardo Merlini)

Parigi 2024, tra bagnanti, bracieri volanti e baci per Baudelaire

Parigi 2024, tra bagnanti, bracieri volanti e baci per BaudelaireParigi, 6 ago. (askanews) – Parigi nei giorni delle Olimpiadi ha mille facce diverse, offre infinite possibilità e tanti itinerari per vivere sia i Giochi sia la città. Proviamo a raccontarli attraverso dei simboli, partendo dal braciere olimpico a Le Tuileries, che di giorno fa pensare alla fantascienza e la notte decolla, come un sogno simbolista infuocato. Dall’alto questo grande occhio vede il Museo del Louvre, dove, in fuga dalla folla, ci si può fermare nelle sala di Ingres e ammirare le sue bagnanti, così sensuali e indimenticabili, esplicite e tenere.


Dal centro si può poi prendere la RER e andare verso lo Stade de France, per vedere l’effetto che fa essere nel cuore più cuore delle Olimpiadi, lo stadio dell’atletica. Ci sono le gare ovviamente, ma potrebbe anche bastare guardare il cielo sopra Parigi e sopra i sogni di medaglia. Se poi si vuole girare nei dintorni, ecco che a Saint-Denis capita di imbattersi in un festival culturale con spettacoli di danza contemporanea del CollettivO CineticO, tra hula hop e performance tra corpo e scrittura. Seguendo le suggestioni culturali, e magari anche il silenzio, ecco che arriviamo al cimitero di Montparnasse: qui ci si può fermare sulla tomba di Serge Gainsbourg, o, poco oltre, da Samuel Beckett e sentire tutta l’eredità del più grande scrittore del secondo Novecento, oppure ancora camminare fino alla lapide di Baudelaire, sorprendentemente coperta di baci colorati, come per una rockstar che ha saputo rappresentare un’intera epoca parigina, quella che viene raccontata al Musée d’Orsay, dove ci si può fare un selfie con Van Gogh, ma soprattutto farsi largo tra la folla per arrivare alla Déjeuner sur l’herbe di Manet, capolavoro segreto della modernità.


Parigi è anche tutto questo, ma forse la sua vera poesia la si coglie per intero dai finestrini della metropolitana, una città che scorre, che non si può afferrare e, per questo, si fa amare anche di più.