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Stranieri ovunque, la Biennale Arte di Pedrosa: queer e “strana”

Stranieri ovunque, la Biennale Arte di Pedrosa: queer e “strana”Milano, 31 gen. (askanews) – Si intitola, come già sapevamo, “Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere”, la 60esima Biennale d’arte di Venezia che per la prima volta ha un curatore sudamericano, il brasiliano Adriano Pedrosa. La sua Biennale sarà aperta al pubblico dal 20 aprile al 24 novembre 2024 e a cerimonia di premiazione e inaugurazione si svolgerà il 20 aprile.

La Mostra internazionale, che arriva a segnare un ulteriore tassello di un percorso di apertura e internazionalizzazione che negli ultimi anni ha ristabilito la forza e la reputazione della Biennale, si articolerà tra il Padiglione centrale ai Giardini e l’Arsenale in due nuclei distinti: Nucleo Contemporaneo e Nucleo Storico. Come principio guida, la Biennale Arte 2024 ha privilegiato artisti che non hanno mai partecipato all’Esposizione Internazionale, anche se alcuni di loro hanno già esposto in un padiglione nazionale, in un evento collaterale o in una passata edizione della Esposizione internazionale. Un’attenzione particolare sarà riservata ai progetti all’aperto, sia all’Arsenale sia ai Giardini, e a un programma di performance durante i giorni di pre-apertura e nell’ultimo fine settimana di apertura. La Biennale di Pedrosa è stata presentata oggi in una conferenza a Ca’ Giustinian, alla presenza anche di Pietrangelo Buttafuoco, che diventerà presidente della Biennale di Venezia al termine del mandato di Roberto Cicutto, che ha salutato il suo successore con il quale “stiamo già lavorando in totale accordo”. Il titolo “Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere” è tratto da una serie di lavori realizzati a partire dal 2004 dal collettivo Claire Fontaine, nato a Parigi e con sede a Palermo. Queste opere consistono in sculture al neon di vari colori che riportano in diverse lingue le parole “Stranieri Ovunque”. L’espressione è stata a sua volta presa dal nome di un omonimo collettivo torinese che nei primi anni Duemila combatteva contro il razzismo e la xenofobia in Italia.

“L’espressione Stranieri Ovunque – ha spiegato Adriano Pedrosa – ha più di un significato. Innanzitutto, vuole intendere che ovunque si vada e ovunque ci si trovi si incontreranno sempre degli stranieri: sono/siamo dappertutto. In secondo luogo, che a prescindere dalla propria ubicazione, nel profondo si è sempre veramente stranieri. Il termine italiano ‘straniero’, il portoghese ‘estrangeiro’, il francese ‘étranger’ e lo spagnolo ‘extranjero’ sono tutti collegati sul piano etimologico rispettivamente alle parole ‘strano’, ‘estranho’, ‘étrange’ ed ‘extraño’, ovvero all’estraneo. Viene in mente ‘Das Unheimliche’ di Sigmund Freud, Il perturbante nell’edizione italiana, che in portoghese è stato tradotto con ‘o estranho’, lo strano che, nel profondo, è anche familiare. Secondo l’American Heritage e l’Oxford English Dictionary, il primo significato della parola ‘queer’ è proprio ‘strange (‘strano’), pertanto la Mostra si svilupperà e si concentrerà sulla produzione di ulteriori soggetti connessi: l’artista queer, che si muove all’interno di diverse sessualità e generi ed è spesso perseguitato o messo al bando; l’artista outsider, che si trova ai margini del mondo dell’arte, proprio come l’autodidatta o il cosiddetto artista folk o popular; l’artista indigeno, spesso trattato come uno straniero nella propria terra”. Lo stesso Pedrosa si è definito “il primo curatore queer della storia della Biennale”. “Il Nucleo Storico – ha aggiunto il curatore – è composto da opere del XX secolo provenienti dall’America Latina, dall’Africa, dall’Asia e dal mondo arabo. Si è scritto molto sui modernismi globali e su quelli del Sud del mondo, motivo per cui in alcune sale saranno esposti lavori provenienti da tali territori, come a costituire una sorta di saggio, una bozza, un ipotetico esperimento curatoriale volto a mettere in discussione i confini e le definizioni del Modernismo. Conosciamo fin troppo bene la storia del Modernismo in Euroamerica, ma i modernismi del Sud globale rimangono in gran parte sconosciuti. Lo stesso Modernismo europeo ha viaggiato ben oltre l’Europa nel corso del Novecento, spesso intrecciandosi con il colonialismo, così come molti artisti del Sud globale si sono recati in Europa per esporre il proprio lavoro”. Il Nucleo Storico prevede tre sale nel Padiglione Centrale: la sala intitolata Ritratti, la sala dedicata alle Astrazioni e una terza sala dedicata alla diaspora artistica italiana nel mondo lungo il corso del XX secolo.

“La natura internazionale della Biennale – ha detto il presidente Cicutto – ne fa un osservatorio privilegiato sullo stato del mondo attraverso la trasformazione e l’evoluzione delle arti. Nessun curatore, quando sceglie i contenuti della propria mostra, cavalca direttamente i temi caldi del momento, ma intraprende un viaggio pieno di cambiamenti di rotta e il cui racconto sarà alla fine fortemente influenzato dalla percezione e interpretazione che ne daranno i visitatori, gli addetti ai lavori e la stampa. Ma l’unicità della Biennale sta soprattutto nella presenza reale dei Padiglioni Nazionali (quelli storici ai Giardini, e più recentemente quelli che si sono aggiunti all’Arsenale e in alcuni spazi della città), che la rendono un luogo diverso da ogni altro per il confronto fra le arti e i mutamenti della società. Le Partecipazioni quest’anno raggiungono un livello molto alto, con 90 paesi a cui si aggiungono 30 Eventi Collaterali. L’autonomia dei direttori artistici è la miglior garanzia perché la formula della Biennale di Venezia continui a funzionare e a produrre effetti talvolta sorprendenti, anche sul piano diplomatico e politico”. La Mostra internazionale sarà affiancata da 90 partecipazioni nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia. Sono quattro i Paesi presenti per la prima volta alla Biennale Arte: Repubblica del Benin, Etiopia, Repubblica Democratica di Timor Leste e Repubblica Unita della Tanzania. Nicaragua, Repubblica di Panama e Senegal partecipano per la prima volta con un proprio padiglione. Il Padiglione Italia alle Tese delle Vergini in Arsenale, sostenuto e promosso dalla Direzione generale Creatività Contemporanea del ministero della Cultura, è a cura di Luca Cerizza, con il progetto “Due qui / To hear” dell’artista Massimo Bartolini.

Torna anche il padiglione della Santa Sede, che quest’anno sarà allestito nella Casa di reclusione femminile di Venezia alla Giudecca. La mostra ha come titolo Con i miei occhi ed è a cura di Chiara Parisi e Bruno Racine. Il Comune di Venezia partecipa con un proprio Padiglione, il Padiglione Venezia, ai Giardini di Sant’Elena.

Danza, l’italiana Marina Eliano volteggia all’Opera di Vienna

Danza, l’italiana Marina Eliano volteggia all’Opera di ViennaRoma, 30 gen. (askanews) – L’8 febbraio si terrà l’Opernball di Vienna e, come da tradizione, anche quest’anno una giovane italiana prenderà parte a questo suggestivo evento nato nell’800, che tuttora conserva inalterato il suo fascino. A rappresentare l’Italia alla prestigiosa serata sarà Marina Eliano, la studentessa campana, di Pompei, vincitrice della XV edizione del Gran Ballo Viennese di Roma. Al Ballo Marina sarà accompagnata da Sebastian Aste, studente di ingegneria ambientale a Vienna, maestro di sci e vicepresidente della squadra di canottaggio della sua Università.

È grazie al connubio e alla collaborazione nata tra Elvia Venosa, ideatrice dell’edizione italiana, l’Ambasciata d’Austria e la Città di Vienna, che ogni anno una giovane coppia ha il grande privilegio di partecipare al celebre “Ballo Dell’Opera di Vienna”, in scena la sera di giovedì grasso. Evento unico nel suo genere, ancora oggi in tutto il mondo è considerato il “Ballo dei Balli” per eccellenza e, come ogni anno, la magia prende vita e l’incanto si ripete, per il pubblico in sala e per quello che segue l’evento in diretta (quasi due milioni di spettatori) in mondovisione. Il Gran Ballo Viennese di Roma è l’unico ballo italiano gemellato con il Ballo dell’Opera di Vienna, con il compito di rappresentare l’antica tradizione dei balli Viennesi nel mondo dando a tante giovani ragazze di età compresa tra i 15 e i 24 anni la possibilità di riassaporare i valori e le tradizioni dei balli viennesi e di vivere le magiche atmosfere dei balli Asburgici. Il Ballo dell’Opera di Vienna, in lingua originale Wiener Opernball, classificato dall’UNESCO come patrimonio culturale, è il ricevimento austriaco più prestigioso. In questa occasione il Teatro dell’Opera di Vienna si trasforma in una grandissima sala da ballo per accogliere le Debuttanti provenienti da ogni parte del mondo. Una notte magica all’insegna dell’eleganza tra frac, abiti meravigliosi, guanti e tiara, quella creata appositamente da Swarovski realizzata con ben 233 cristalli trasparenti in tagli misti che pendono a cascata partendo da pietre di grandi dimensioni arrivando a tagli più piccoli, elegantemente disposti. La tiara ideata dalla Direttrice Creativa di Swarovski in persona, Giovanna Engelbert, sarà indossata dalle 160 debuttanti che, come in una favola, faranno il loro ingresso la sera dell’8 febbraio 2024 per la cerimonia di apertura.

Dei 7000 biglietti messi a disposizione per il pubblico ogni anno circa la metà viene acquistato all’estero a dimostrazione di quanto questo evento mondano sia amato e riconosciuto nel mondo. Molti i personaggi noti e le figure di spicco dell’aristocrazia europea che anche quest’anno prenderanno parte all’evento, tra di loro spicca la presenza dell’imprenditore austriaco Richard Lugner accompagnato dall’attrice statunitense ed ex moglie del “Re del Rock’n’Roll” Priscilla Presley.

Museion, le vibrazioni della techno e il nostro futuro di umani

Museion, le vibrazioni della techno e il nostro futuro di umaniBolzano, 28 gen. (askanews) – Il terzo capitolo del grande progetto sulle Techno Humanities portato avanti dal Museion di Bolzano si chiude con un ultimo viaggio della “Astronave Terra”: un doppio DJ Set che apre ancora di più le connessioni e le dimensioni che le mostre hanno attivato negli ultimi anni.

In scena è prima andato il duo Dopplereffekt, composto da To-Nhan e da Gerald Donald, leggendario unico membro superstite del gruppo techno Drexciya, che ha costruito sonorità e un’estetica ispirate a nuovi modi di pensare l’umano e la cultura nera, in una vertigine sonora e visuale fatta di continui rilanci verso futuri alternativi. Più tardi è stata la volta di Speaker Music, pseudonimo del musicista, teorico e scrittore De Forrest Brown Jr., co curatore della mostra HOPE al Museion. “Io uso la musica – ha detto ad askanews – per fare una sorta di ri-progettazione della realtà, ma lo faccio attraverso la musica e la logica, la logica della musica. Posso dire che la mia musica è più una musica nera che ha un sound tecnologico, anziché musica fatta con la tecnologia. Quando penso alla musica nera penso all’idea di quello che non sappiamo di non sapere, penso a delle possibilità che devono ancora realizzarsi”.

“Quando penso alla techno – ha aggiunto De Forrest Brown – penso a una musica che è vibrazionalmente concentrata a decostruire il pensiero dell’era illuminista, a decostruire la distinzione cartesiana tra mente e corpo. Perché ci sono una serie di vibrazioni che possono connettere tutte le sinapsi del nostro cervello e creare uno shock che ci può portare in una sorta di futuro”. La Spaceship Earth – questo il nome dell’evento di finissage della mostra – decolla dal Museion proprio verso questo possibile futuro, che rappresenta un’occasione per tutti, e non stiamo parlando solo di musica o arte contemporanea.

Montecitorio a Porte Aperte, domani via prenotazioni per 4 febbraio

Montecitorio a Porte Aperte, domani via prenotazioni per 4 febbraioMilano, 28 gen. (askanews) – Al via domani, lunedì 29 gennaio, alle 10, le prenotazioni per il secondo appuntamento dell’anno di “Montecitorio a porte aperte”, la manifestazione che consente di visitare la sede della Camera dei deputati.

All’indirizzo eventi.camera.it/eventionline/#macroEvent3 sarà possibile prenotarsi per la data di domenica 4 febbraio, che sarà aperta dal concerto della banda della Marina Militare. “Montecitorio a porte aperte” prevede visite guidate nei luoghi più significativi del palazzo, come l’Aula, il Transatlantico, le principali sale di rappresentanza: la sala della Regina, la sala della Lupa, la sala Aldo Moro e la sala delle Donne.

Nel corso della visita il personale addetto illustra i principali aspetti storici, artistici ed istituzionali della sede della Camera dei deputati. Le prenotazioni sono possibili fino a esaurimento dei posti disponibili.

”Golda”, in libreria la storia della donna che fondò Israele

”Golda”, in libreria la storia della donna che fondò IsraeleRoma, 27 gen. (askanews) – “Golda, la donna che fondò Israele” è il racconto della vita di Golda Meir, la prima premier donna in Israele, terza nel mondo, che ha guidato il paese nei difficili momenti dell’attentato di Monaco, della guerra di attrito e di quella del Kippur. Una figura che viene descritta nel libro di Elisabetta Fiorito, giornalista di Radio 24 e collaboratrice di Shalom, per la Giuntina.

Tutte le tappe della vita di Golda sono analizzate e percorse, dalla nascita a Kiev in epoca zarista alla partenza per gli Stati Uniti, dalla decisione di emigrare nella Palestina mandataria nel 1921 all’arrivo nell’afosa Tel Aviv guidata da Meir Dizengoff. Anni in cui con spirito pioneristico Golda Meir vive nel kibbutz di Merhavia per poi trasferirsi a Gerusalemme per accontentare il marito Morris Meyerson, dal quale si separerà dopo aver messo al mondo i suoi due figli, Sarah e Menahem con una vita sentimentale che riserverà qualche sorpresa. Il libro prende spunto dall’autobiografia scritta dalla stessa Golda (pubblicato in Italia da Mondadori nel 1975) e, rispetto alle biografie in inglese, il focus è sui suoi rapporti, e quindi d’Israele, con l’Italia. Dapprima, negli anni pionieristici, viene descritta l’amicizia che la lega a Enzo Sereni, attivista, partigiano, sionista, fondatore del kibbutz Givat Brenner, morto a Dachau il 18 novembre del 1944. Ma c’è anche il legame politico che Golda ebbe in ambito socialista con Pietro Nenni che continuerà sempre a sostenere Israele anche negli anni in cui la politica italiana volterà le spalle allo Stato ebraico.

Parte essenziale è dedicata all’incontro con Aldo Moro, avvenuto a New York nell’ottobre 1970, che sancirà la rottura tra i due paesi per la politica filoaraba intrapresa dall’allora ministro degli Esteri democristiano. Grazie agli archivi di Shalom, viene descritta dettagliatamente con i resoconti d’epoca la visita in Italia della premier israeliana e lo storico incontro con Paolo VI in Vaticano il 14 gennaio del 1973. Ancora, l’intervista di Oriana Fallaci: sarà attraverso più incontri che la giornalista riuscirà a far aprire la premier israeliana anche parlando del suo ex marito e della sua vita privata. Non vengono tralasciati gli avvenimenti internazionali, il rapporto con Kissinger, la strage alle olimpiadi di Monaco nel 1972 e il mancato attentato di Ostia. Una vita che si intreccia con la nascita d’Israele, le relazioni all’interno del partito socialista, la travagliata amicizia con Ben Gurion, i contrasti con la giovane generazione di Shimon Peres e Moshé Dayan fino al ritiro dalla scena politica dopo la guerra del Kippur e la morte avvenuta l’8 dicembre del 1978 con il funerale descritto dalla penna di Arrigo Levi.

Fondazione Prada: il 2024 a Milano, Venezia, Shanghai e Tokyo

Fondazione Prada: il 2024 a Milano, Venezia, Shanghai e TokyoMilano, 25 gen. (askanews) – Fondazione Prada ha annunciato le principali attività del 2024 per le tre sedi permanenti a Milano e Venezia e negli spazi esterni di Shanghai e Tokyo. Grazie al confronto con artisti, curatori, scienziati, studiosi, registi e intellettuali, Fondazione Prada vuole rivolgersi a un pubblico internazionale e plurale. L’impegno si concentra sulla ricerca di modalità inedite e attrattive per indagare la complessità della cultura umana al di là dei confini delle singole discipline. Nel 2024 saranno presentati i progetti espositivi degli artisti Meriem Bennani, Michaël Borremans, Christoph Büchel, Miranda July e Pino Pascali e la nuova iniziativa di ‘Human Brains’ dedicata alle neuroscienze, oltre alla proposta del Cinema Godard e alle attività in campo educativo.

Come sottolinea Miuccia Prada, presidente e direttrice della Fondazione, ‘anche nei mesi futuri la nostra istituzione proverà ad affrontare tematiche del presente da molteplici prospettive, coinvolgendo artisti di generazioni differenti e provenienti da contesti eterogenei, per individuare strumenti che mettano in discussione le opinioni correnti e ci aiutino a pensare in modo più profondo’. Osservatorio, all’interno della Galleria Vittorio Emanuele II a Milano, accoglierà dal 7 marzo al 14 ottobre 2024 ‘Miranda July: New Society’, la prima esposizione museale dedicata a Miranda July (Stati Uniti, 1974). Curata da Mia Locks, la mostra presenta un nuovo progetto video, F.A.M.I.L.Y. (Falling Apart Meanwhile I Love You), e ripercorre tre decenni di produzione dell’artista, regista e scrittrice americana, includendo una selezione di performance, opere basate sul web e installazioni. ‘New Society’ indaga la continua esplorazione del rischio e dell’intimità da parte di Miranda July attraverso progetti performativi, lavori partecipativi e tecnologia. Con vulnerabilità e umorismo, July mette in discussione le norme e le gerarchie culturali consolidate attraverso la sua relazione unica e fluida con lo spettatore.

La mostra sarà accompagnata dalla prima retrospettiva completa della sua filmografia in Italia che si terrà al Cinema Godard. La rassegna comprenderà tre lungometraggi, Me and You and Everyone We Know (2005), The Future (2011) e Kajillionaire (2020), e sarà completata da una selezione di cortometraggi e opere inedite su grande schermo. Il lavoro di Miranda July sarà anche al centro di una mostra presentata da aprile a luglio 2024 negli spazi di Prada Aoyama a Tokyo. Prada Rong Zhai ospiterà dal 22 marzo al 14 maggio 2024 ‘The Promise’, una personale dedicata a Michaël Borremans (Belgio, 1963). Una selezione delle sue opere pittoriche sarà esposta negli spazi della residenza storica del 1918, caratterizzata da un dialogo a livello architettonico e decorativo tra la tradizione cinese e quella occidentale. Nel suo lavoro Borremans osserva la condizione umana creando accostamenti assurdi e un’ambigua tensione tra la sua tecnica raffinata e i soggetti ritratti. Questa sensazione di anacronismo troverà una corrispondenza nella dimensione intima e domestica degli spazi espositivi di Prada Rong Zhai.

Un’ampia retrospettiva dedicata a Pino Pascali (Italia, 1935 – 1968) sarà presentata nella sede principale di Milano dal 28 marzo al 23 settembre 2024. La mostra, a cura di Mark Godfrey, includerà più di cinquanta lavori dell’artista provenienti da musei italiani e internazionali e da importanti collezioni private. Il progetto espositivo è composto da quattro sezioni. La prima analizza l’approccio con il quale Pascali ha realizzato le sue mostre dal 1965 al 1968, creando ambienti originali piuttosto che semplici selezioni di opere dal suo studio. La seconda parte esplora i suoi più significativi interventi in importanti mostre collettive di quegli anni e include i lavori degli artisti che hanno esposto insieme a lui. La terza sezione esamina l’interazione di Pascali con le sue sculture nelle fotografie scattate da Claudio Abate, Andrea Taverna e Ugo Mulas e come queste immagini suggeriscono fantasiose modalità di approccio al suo lavoro. La quarta sezione indaga l’utilizzo da parte di Pascali di materiali naturali e industriali, studiando la loro provenienza, il loro impiego in ambito commerciale, quali altri artisti ne hanno fatto uso e il loro sviluppo nel tempo. Queste quattro prospettive sul lavoro di Pascali aiutano a dimostrare la sua rilevanza per gli artisti contemporanei nonostante la sua breve carriera. In occasione della Biennale Arte, la sede di Venezia, il palazzo storico di Ca’ Corner della Regina, presenterà dal 20 aprile al 24 novembre 2024 il progetto ‘Monte di Pietà’ ideato dall’artista Christoph Büchel (Svizzera, 1966). In origine dimora dei mercanti veneziani Corner di San Cassiano, Ca’ Corner della Regina è costruito tra il 1724 e il 1728 sulle rovine dell’edificio gotico in cui nasce nel 1454 Caterina Cornaro, futura Regina di Cipro. Nel 1800 il palazzo diventa proprietà di Papa Pio VII che lo assegna nel 1817 alla congregazione dei Padri Cavanis. Fino al 1969 è la sede del Monte di Pietà di Venezia, mentre dal 1975 al 2010 ospita l’Archivio Storico della Biennale di Venezia e dal 2011 diventa un’istituzione culturale. Questa storia stratificata è il punto di partenza per Büchel per la costruzione di un’articolata rete di relazioni spaziali, economiche e culturali. Lo studio del concetto di debito come base della società e strumento di potere è sviluppato in una complessa installazione. Il progetto includerà opere storiche e contemporanee, nuovi interventi allestitivi e una vasta selezione di oggetti e documenti relativi alla storia della proprietà, del credito e della finanza, alla formazione di collezioni e archivi, alla creazione e al significato di un patrimonio reale o fittizio. Tra le opere di altri artisti e gli oggetti esposti sarà presentata anche The Diamond Maker (2020-) di Christoph Büchel, una valigia che contiene diamanti artificiali creati in laboratorio, risultato del processo di trasformazione dell’intero corpus di opere in suo possesso, compresi i lavori della sua infanzia e giovinezza, e quelle di futura creazione.

Nel quadro del progetto scientifico ‘Human Brains’, il 17 e 18 ottobre 2024 Fondazione Prada organizzerà la seconda edizione di un convegno internazionale accompagnato da una mostra e focalizzato sull’importanza della prevenzione e dell’intervento precoce nelle malattie neurodegenerative. Il progetto coinvolgerà quindici prestigiosi istituti di ricerca internazionali, associazioni di malati e organizzazioni che operano nel settore della salute del cervello, nonché i decisori politici. Gli obiettivi principali sono il confronto e il dialogo produttivo tra i diversi soggetti per dar luogo alla promozione di azioni specifiche nell’ambito dei fattori modificabili delle malattie neurodegenerative, primo tra tutti l’ambiente, fino a giungere a una vera e propria ‘call to action’ in grado di coinvolgere un’ampia comunità. I risultati delle prime quattro fasi di ‘Human Brains’ – il convegno online ‘Culture and Consciousness’ (2020), la serie di discussioni in streaming ‘Conversations’ (2021-2022), il progetto espositivo a Venezia ‘It Begins with an Idea’ (2022) e il forum e la mostra ‘Preserving the Brain’ (2022) a Milano – sono raccolti nell’ampia pubblicazione edita da Fondazione Prada e disponibile da febbraio 2024. Dal 31 ottobre 2024 al 24 febbraio 2025 sarà presentata una nuova commissione dell’artista Meriem Bennani (Marocco, 1988) nella sede di Fondazione Prada a Milano. Il progetto sarà costituito da un’installazione di grandi dimensioni e un film d’animazione inedito, che esplora la gamma di cambiamenti sociopolitici e culturali che hanno un impatto sulla nostra vita emotiva, unendo la dimensione collettiva a quella personale. Da un lato, la grande installazione meccanica anima centinaia di oggetti di seconda mano in un balletto caotico, dall’altro, il lungometraggio diretto con Orian Barki e prodotto creativamente da John Michael Boling e Jason Coombs, è ambientato in un mondo popolato da animali antropomorfi e sospeso tra realismo, autobiografia e finzione. Nel corso del 2024 si rafforzerà anche l’attività del Cinema Godard che esplora visioni creative e letture inaspettate del panorama cinematografico del presente e del passato stimolando commistioni con i linguaggi delle arti visive e della musica. La programmazione, a cura di Paolo Moretti, amplierà ulteriormente il proprio raggio d’azione tra diversi generi e territori attraverso un ricco calendario di proiezioni e incontri aperti al pubblico con registi, attori e critici italiani e internazionali. In ambito educativo, le attività gratuite dell’Accademia dei bambini riprendono con i laboratori tematici del weekend. In corso dal 3 febbraio al 7 aprile 2024, il nuovo ciclo ‘Sogni’ è ideato dall’artista e fotografa Ilaria Turba. Fino al prossimo giugno l’Accademia estende la sua attività anche alle scuole primarie e dell’infanzia. Ogni mercoledì le classi del territorio cittadino partecipano gratuitamente ai laboratori concepiti da ‘maestri’ di volta in volta diversi: architetti, pedagoghi, artisti, scienziati, registi e musicisti. Nel mese di giugno sarà annunciato il vincitore della settima edizione del Premio di Laurea. Istituita dalla Fondazione nel 2018, questa iniziativa annuale è un riconoscimento alla passione e all’impegno di studentesse e studenti che hanno discusso una tesi di laurea relativa a tematiche culturali negli atenei milanesi: Università degli Studi di Milano, Politecnico di Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università Bocconi, Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM di Milano e Università Vita-Salute San Raffaele.

A Roma la mostra “L’ora del lupo” di Giammarco Falcone

A Roma la mostra “L’ora del lupo” di Giammarco FalconeRoma, 25 gen. (askanews) – In un orizzonte notturno denso di apparizioni e presagi, Casa Vuota apre le sue porte per ospitare L’ora del lupo, la prima personale romana del pittore Giammarco Falcone (1990), che vive e opera a Bruxelles, in Belgio. La mostra, curata da Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo, si inaugura sabato 27 gennaio 2024 dalle ore 18 alle 21 nello spazio espositivo indipendente di via Maia 12 a Roma e si può visitare fino al 3 marzo.

All’interno di un percorso di ricerca da sempre caratterizzato dalla ricerca costante di un dialogo con la storia e da un’attitudine metalinguistica, per il suo debutto sulla scena romana Giammarco Falcone sceglie di prendere la via di un confronto diretto con la grande tradizione pittorica italiana, a cui guarda da un punto di osservazione tanto defilato geograficamente – il Belgio – quanto eccentrico rispetto a quello che è il sentimento comune del revival pittorico presente. “Giammarco Falcone si appropria della latente potenza accumulata dallo scorrere del tempo negli ambienti dismessi di Casa Vuota, dove il fiato sta sospeso, per presentare una serie di dipinti inediti e ammalianti – spiegano Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo – caratterizzati da una forte tensione narrativa che scaturisce dall’incontro tra il vissuto interiore dell’artista, finora trattenuto e non esplicitato, e la pratica di una pittura ricca di citazioni e di stratificazioni. Le singole visioni pittoriche che scandiscono il percorso della mostra si collocano nello spazio di Casa Vuota come finestre spalancate su un unico e trascinante flusso di sogni, che scorre oltre le pareti nel momento in cui si abbassano le difese e si abdica all’esercizio del pensiero razionale. È il gorgo più profondo del sonno il luogo in cui Giammarco Falcone invita il pubblico a fermarsi e a sostare, nella casa scardinata, per ascoltare le confidenze più segrete di una pittura che più che dire non dice, ma semplicemente accade con tutta la sua magnetica e oscura voluttà. È il luogo in cui le reminiscenze di Caravaggio e la lezione appresa dallo studio dei maestri fiamminghi si mescolano alle suggestioni che l’artista attinge dalla sua esperienza diretta di vita nei paesi del Nord Europa. Paesaggi, ambientazioni e atteggiamenti, che sono espressione di una lontananza nella similitudine, amplificano una condizione psicologica di ascolto e di meditazione, di sedimentazione e di febbrile rielaborazione di stimoli molteplici”.

“L’ora del lupo – racconta Giammarco Falcone – è un’espressione che ha origini nella tradizione nordica e si riferisce all’ora più buia della notte, poco prima dell’alba. Si crede che durante questa fase notturna il mondo sia permeato da un’atmosfera particolare, con una maggiore propensione a eventi misteriosi o sovrannaturali”. Il teatro di figure e oggetti che Falcone dipinge sembra provenire dai recessi del sonno più profondo, dove gli incubi peggiori esaltano le emozioni più violente, senza possibilità di risveglio. Si manifesta nelle forme dettate da una sensibilità sovreccitata, che consente all’immaginazione e alle paure di prendere forma. L’ora del lupo è uno stato di estrema solitudine in un ambiente notturno, che si popola di figure, visioni, incubi, sogni e desideri: tutto prende forma e trova una traccia narrativa nella quale ogni figura prende il cammino e va.

“Il punto di partenza è incerto – affermano i curatori della mostra – così come lo è la destinazione di questo viaggio onirico e allucinato. La misura di questa indeterminazione è già tutta scritta nel titolo della grande tela che dà il via al progetto, I don’t remember when it started del 2023, un pic-nic notturno di fantasie apparecchiate che vede quattro figure femminili – cristallizzate e ferme nel tempo – transitare dalla biografia dell’artista al regno delle immagini, occupando in tutta la sua estensione l’intera parete di una delle stanze di Casa Vuota e portando il visitatore direttamente al centro della scena dipinta, senza barriere. Dallo stesso intrico di sogni scaturiscono ritratti e nature morte che si manifestano in ambienti altrettanto oscuri e indefiniti, costellati di piccoli elementi che si ripetono ossessivamente, cifre di un codice comprensibile nella sua interezza soltanto all’artista”. Per Giammarco Falcone si compie, in questa mostra, il passaggio da una pittura che raccontava solo se stessa, un lavoro concettuale in forma di pittura, a una nuova forma di espressione che racconta l’incontro tra l’intimità dell’artista, la sua esperienza personale, e il più vasto discorso sul dipingere nel quale, sin dai suoi esordi, si impegna a prendere parola in modo personale e autentico, colto e rizomatico.

“Il tema centrale della mia ricerca – argomenta l’artista – resta l’incessante ricerca di un dialogo tra il passato dell’uomo e il suo presente. I codici che creano il mio linguaggio fanno parte di un repertorio visivo che si fonda sulla storia dell’arte e allo stesso tempo si combina alle emozioni ed esperienze umane di un vissuto quotidiano, intimo e personale”. Un pittore entra in simbiosi con la propria vita personale quando apre veramente gli occhi, sembra dire Falcone, mentre consente ai visitatori della mostra L’ora del lupo di scrutare con i suoi occhi lì dove si addensano i grumi più densi del suo inconscio, in una dimensione sospesa che permette l’incontro tra passato e presente, tra personale e universale. “La pittura – conclude Giammarco Flacone – è uno strumento che mi tiene legato a un ‘elemento storico’, creando con esso una continuità. A oggi ho capito che per sentirmi in simbiosi con la pittura, mi devo completamente abbandonare e perdermi in essa. La pittura, come un amante, vuole tutto da te. ‘Dipingere per davvero’ significa per me guardarmi e non mentirmi”.

Quante storie, il libro di Fofi sul “sociale” dall’unità a oggi

Quante storie, il libro di Fofi sul “sociale” dall’unità a oggiRoma, 25 gen. (askanews) – Di Goffredo Fofi, Altreconomia pubblica “Quante storie Il ‘sociale’ dall’Unità a oggi . Ritratti e ricordi”. La questione del metodo insieme a quella dell’efficacia rimane centrale, oggi come in passato, per chi si occupa di educazione e intervento sociale. Attraverso cinque capitoli, ognuno dedicato a epoche diverse dall’Unità ai giorni nostri, Fofi ricostruisce le vite di chi ha riflettuto e si è occupato di progetti educativi e di sviluppo di comunità. La prefazione è di Giuseppe De Rita.

Tra i protagonisti di questa controstoria Sibilla Aleramo, Aldo Capitini, Danilo Dolci, Adriano Olivetti, Don Zeno Saltini, Umberto Zanotti Bianco, Margherita Zoebeli e molti altri. “Tutti noi, che abbiamo pensato e portato avanti un’esperienza di azione sociale, l’abbiamo fatto perché ci credevamo fortemente e perché pensavamo solo e quasi esclusivamente a quel che avevamo pensato e deciso di fare. La crescita del sociale italiano è stata in fondo la scommessa di tanti sogni collettivi in cui molti hanno creduto, e attraverso la quale sono pazientemente cresciuti, magari lontano da dove avevano cominciato a fare sociale”. Giuseppe De Rita

Goffredo Fofi (1937) è un saggista, attivista, giornalista, critico cinematografico, letterario e teatrale italiano. Ha fondato e diretto le riviste Quaderni piacentini, Ombre rosse, Linea d’ombra, La terra vista dalla luna, Lo straniero e Gli asini. I suoi ultimi libri: “Sono nato scemo e morirò cretino, scritti 1956-2021” (minimum fax, 2022), “Non mangio niente che abbia gli occhi” (Contrasto, 2022), “Cari agli dèi” (edizioni e/o, 2022), “Per Pasolini” (La nave di Teseo, 2022) e “Breve storia del cinema militante” (Elèuthera, 2023).

miart 2024, No Time No Space con 181 gallerie da 28 Paesi

miart 2024, No Time No Space con 181 gallerie da 28 PaesiMilano, 23 gen. (askanews) – Dal 12 al 14 aprile 2024 torna miart la fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea di Milano organizzata da Fiera Milano e diretta per il quarto anno da Nicola Ricciardi e brillantemente intitolata, “No Time No Space”. “Con 181 gallerie (un incremento a doppia cifra rispetto al 2023) provenienti da 28 Paesi e 10 Premi, che saranno assegnati nei giorni di mostra, la ventottesima edizione della fiera milanese ribadisce il suo ruolo di appuntamento imprescindibile per tutto il pubblico dell’arte” ha detto Roberto Foresti, vice direttore generale di Fiera Milano.

Attraverso portali spaziali e corridoi temporali, suggeriti già dal titolo no time no space, miart 2024 si pone l’obiettivo di allargare ulteriormente i propri confini, mescolando passato, presente e futuro per parlare del nostro tempo, cogliendo nel tumultuoso e mutevolissimo flusso dell’immediata attualità ciò che nell’arte è stabile e durevole. Punto di partenza di questo percorso saranno le gallerie italiane, che rappresentano oltre la metà del totale degli espositori selezionati e che fanno della fiera milanese un’eccellenza di richiamo per collezionisti, curatori e artisti in cerca di novità ma anche di specificità locale. Rispetto alle precedenti edizioni aumenta tuttavia l’incidenza delle gallerie provenienti dall’estero, che crescono in numero ma soprattutto in qualità, grazie a significativi nuovi ingressi all’interno della sezione principale, Established. Tra queste Helena Anrather (New York), Galerie Buchholz (Colonia, Berlino), Emanuela Campoli (Parigi, Milano), Fortes D’Aloia & Gabriel (San Paolo, Rio de Janeiro), greengrassi (Londra), Georg Kargl Fine Arts (Vienna), KOW (Berlino), Fabienne Levy (Losanna, Ginevra), Galerie Neu (Berlino), Nosbaum Reding (Lussemburgo, Bruxelles), Dawid Radziszewski (Varsavia), Super Dakota (Bruxelles), e Galerie Tschudi (Zuoz, Zurigo), per citarne alcune.

Oltre alle new entries, abbondano anche le conferme da parte delle gallerie internazionali che già hanno animato le ultime edizioni della fiera, come ad esempio 1 Mira Madrid (Madrid), ChertLüdde (Berlino), Ciaccia Levi (Parigi, Milano), C L E A R I N G (Bruxelles, New York, Los Angeles), Corvi-Mora (Londra), Dvir Gallery (Tel Aviv, Bruxelles, Parigi), Ehrhardt Flòrez (Madrid), Felix Gaudlitz (Vienna), Galerie Peter Kilchmann (Zurigo, Parigi), KLEMM’S (Berlino), Andrew Kreps Gallery (New York), GALERIE LELONG & Co. (Parigi, New York), Madragoa (Lisbona), Mai 36 Galerie (Zurigo), MISAKO & ROSEN (Tokyo), Galerie Michel Rein (Parigi, Bruxelles), Richard Saltoun Gallery (Londra, Roma), GIAN ENZO SPERONE (Sent), Galerie Gregor Staiger (Zurigo, Milano), Gallery Sofie Van de Velde (Anversa), Galerie Fons Welters (Amsterdam), e Galerie Hubert Winter (Vienna). Ritorna quindi come di consueto Emergent, la sezione curata da Attilia Fattori Franchiniriservata alle gallerie focalizzate sulla promozione delle generazioni più recenti di artisti, che quest’anno accoglie 23 realtà provenienti da tutto il mondo: da Lisbona a New York, da Los Angeles a Belgrado. Anche in questo caso si segnala un interessante mix tra ritorni – Bel Ami (Los Angeles), Sébastien Bertrand (Ginevra), Sans titre (Parigi) – e new entries, come Arcadia Missa (Londra), ASHES/ASHES (New York), Lovay Fine Arts (Ginevra) e Sweetwater (Berlino).

Il 2024 sarà poi segnato dalla prima edizione di Portal, un’inedita sezione curata quest’anno da Julieta González e Abaseh Mirvali, che ospita dodici selezionate gallerie che propongono dieci piccole mostre distribuite all’interno della sezione principale e pensate per scoprire o riscoprire universi e pratiche artistiche solo all’apparenza lontanissime: una finestra per guardare al presente attraverso dimensioni parallele e prismi non convenzionali. Gli artisti qui rappresentati saranno: Anna Boghiguian (Galleria Franco Noero), CATPC (KOW), Birgit Jürgenssen (Galerie Hubert Winter), Francesco Gennari (Ciaccia Levi/ZERO…), Maria Lai (Nuova Galleria Morone), Bertina Lopes (Richard Saltoun Gallery), Turiya Magadlela & Senzeni Marasela (Kalashnikovv Gallery), Troy Makaza & Gresham Tapiwa Nyaude (First Floor Gallery Harare), Franco Mazzucchelli (ChertLüdde), ed Erika Verzutti (Fortes d’Aloia & Gabriel/Andrew Kreps Gallery).

Smart working: alla Luiss un volume ne esplora le potenzialità

Smart working: alla Luiss un volume ne esplora le potenzialitàRoma, 23 gen. (askanews) – Verrà presentato domani, nel Campus Luiss di viale Romania, il libro “Lo smart working tra la libertà degli antichi e quella dei moderni” (ed. Rubettino), a cura di Francesco Maria Spanò, Direttore People & Culture dell’Ateneo.  Il volume esplora le opportunità dello smart working, facendosi promotore di una nuova modernità nel rapporto di fiducia tra i lavoratori e i datori di lavoro. Ma non solo. Tra le pagine, anche una proposta di legge per il rilancio e il ripopolamento dei piccoli borghi italiani, oggi al centro dell’attenzione pubblica grazie alla migrazione di numerosi professionisti provenienti dai centri urbani, favorita proprio dalla possibilità di lavorare da remoto.   Di questo e di molto altro discuteranno, alla presenza dell’autore: Paola Severino, Presidente Luiss School of Law; Raffaele Fabozzi, Professore di Diritto del Lavoro, Luiss; Stefano Feltri, Giornalista e curatore di Appunti; Luca Giustiniano, Prorettore per l’Organizzazione e la Faculty, Luiss; Roberto Pessi, Professore Emerito di Diritto del Lavoro, Luiss; Alessandra Ricci, Amministratore Delegato, Sace S.p.A.   Modera  Massimo Angelini, Direttore External Affairs, Corporate Communication & Partnership, Università Luiss Guido Carli.