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Biennale Musica, tra computer anni Ottanta e cellule neurali

Biennale Musica, tra computer anni Ottanta e cellule neuraliVenezia, 20 ott. (askanews) – Scienza e tecnologia come punto di partenza, e forse anche di arrivo, per due delle opere più interessanti viste alla Biennale Musica 2023, dedicata al suono elettronico: “CBM 8032 AV” di Robert Henke e “Glia” di Maryanne Amacher.

Cominciamo da Henke, che sul palco del Teatro Malibran ha portato dei computer Commodore di inizio anni Ottanta dotati di processore da 8 bit con memoria totale di 32 kilobyte, a cui l’aggiunta di una scheda audio, basata sulla stessa tecnologia del periodo, ha permesso di emettere dei suoni, un singolo suono alla volta. Su questa possibilità l’artista ha costruito uno concerto straordinario, con anche una significativa appendice visuale, sempre sviluppata da quei computer. “Mi piace lavorare con dei limiti”, ha detto Henke alla platea del teatro veneziano, trasformato per un’ora in una sorta di Berlino d’avanguardia, non si sa in quale epoca storica, ma di certo affascinante, così come è affascinante la sensazione di stare ascoltando e osservando ciò che sta dietro il velo digitale (e per molti versi soffocante) del nostro iper-presente tecnologico. In certi momenti lo spettacolo sembra una vera e propria rivelazione.

In Arsenale invece Bill Dietz ha diretto l’opera scritta dalla Amacher, morta nel 2009, che prende il nome dalle cellule cerebrali che collaborano alle trasmissioni neurali tra le sinapsi. Anche in questo caso si ha la sensazione di trovarsi di fronte a un’opera di “musica totale”, in una composizione che sfrutta strumenti tradizionali, come i violini o i flauti, per andare oltre, per diventare suono biologico e coinvolgere il pubblico in profondità. (Leonardo Merlini)

Toscana, a Lucignano “Letture nel borgo”

Toscana, a Lucignano “Letture nel borgo”Roma, 19 ott. (askanews) – Temi di stringente attualità nel salotto letterario lucignanese ad ingresso libero, come la scuola, la guerra, l’emancipazione femminile, fino all’analisi di figure storiche controverse, fortemente legate al territorio. Cinque incontri con gli autori per il ciclo “Letture nel Borgo winter edition”: la fortunata iniziativa culturale di Lucignano si apre giovedì 19 ottobre alle 17, quando nella Sala Don Enrico Marini il prof. Luigi Falco presenterà la sua pubblicazione “Viva la Skuola – Conoscere per imparare”.

Dopo i saluti dell’assessore alla cultura del comune di Lucignano Serena Gialli, oltre all’autore interverranno la dirigente scolastica dell’Istituto Guido Marcelli Anna Bernardini e il dirigente scolastico dell’I.C. Rita Levi Montalcini Cristiano Rossi moderati dallo scrittore Iacopo Maccioni. In biblioteca comunale gli altri quattro incontri: venerdì 24 novembre alle 18.30 è attesa Cinzia Della Ciana con “Discendenze impossibili”, venerdì 15 dicembre alle 17.00 Augusto Codogno e Raffaella Micheli, con la collaborazione di Mario Ascheri, presentano “Ghino di Tacco tra mito e realtà”. Gianluca Barbera ad anno nuovo, il 19 gennaio alle 17.00, con “Il segreto del Gran Maestro” e chiusura prevista sabato 3 febbraio con la presentazione di “La cortina di vetro” dell’autrice Micol Flammini.

L’amministrazione comunale di Lucignano ripropone gli incontri con gli autori “perché crediamo che la diffusione della cultura passi anche attraverso occasioni di confronto su tematiche strettamente attuali, tavolta anche scomode e controverse – dichiara l’assessore Serena Gialli – con il duplice intento di creare spazi di riflessione e confronto col lettore e nel contempo far vivere la nostra biblioteca”. Un’altra interessante iniziativa di stimolo alla lettura è quella che verrà inaugurata venerdì 20 ottobre alle 17.30: a Porta San Giusto verrà aperto “Lo scaffale dei libri – prendi un libro, lascia un libro”, in collaborazione con la Pro Loco e il gruppo di volontari che coadiuva l’amministrazione nelle aperture e nelle attività della Biblioteca. Si tratta di attività di “book crossing”, già diffusa e consolidata nelle aree metropolitane, “un fenomeno – spiega Gialli – che nasce dalla profonda necessità di condividere una parte di noi e che vogliamo sperimentare anche a Lucignano”. Una vera e propria biblioteca a cielo aperto di libri usati che ciascuno può liberamente condividere: si lascia un libro nello scaffale e se prende un altro, rilanciando la lettura e contribuendo a mettere in circolo la cultura.

L’ultimo libro di Luigi Falco: Viva la Skuola – conoscere per imparare – Giovedì 19 ottobre alle 17 Sala Don Enrico Marini Geologo, diplomato in scienze religiose è originario della Bassa Irpinia, ma da oltre trent’anni vive a Foiano della Chiana, dove insegna presso l’Istituto Omnicomprensivo “G. Marcelli”. In questa nuova avventura editoriale l’autore sottolinea come si è spesso imbattuto, come insegnante, in domande e affermazioni di studenti, di conoscenti, di gente comune, sulla poca utilità della scuola, sulla noia dello studio, sullo scollamento tra il mondo reale e quello dei libri, sulla necessità di imparare meglio, sull’impossibilità di trovare risposte certe ai quesiti del futuro. Probabilmente questi interrogativi, legati alla funzione educativa e sociale della nostra istituzione scolastica, aleggiano da sempre nei pensieri di chi vive o ha vissuto la scuola come un fardello di cui liberarsi al più presto. Da qui l’idea di affrontare questioni che aumentano la nostra consapevolezza sull’importanza dello studio e delle discipline. Come egli stesso afferma: “Per capire il mondo abbiamo bisogno di sapere, seguendo le orme del ragionevole dubbio”.

Italia ospite d’Onore Buchmesse 2024: radici, futuro e pluralismo

Italia ospite d’Onore Buchmesse 2024: radici, futuro e pluralismoFrancoforte, 19 ott. (askanews) – Sarà all’insegna delle “Radici nel Futuro”, questo il titolo scelto, la partecipazione dell’Italia come Paese ospite della Buchmesse di Francoforte nel 2024, che è stata presentata proprio nella grande fiera del libro tedesca dal commissario governativo Mauro Mazza, che ha ricordato i 36 anni che ci separano dall’ultima volta in cui l’Italia aveva rivestito questo ruolo. “Non è irrilevante il confronto con la distanza dal 1988, ultima volta in cui l’Italia è stata Paese ospite d’onore – ha detto Mazza -: esisteva ancora il Muro di Berlino che divideva in due la Germania e l’Europa. Io vorrei che con il 2024 lasciassimo una nostra traccia, come è avvenuto nel 1988. Sono convinto che l’appiattimento e il conformismo siano letali per la cultura, perché impediscono ogni creatività. Non solo l’Italia, ma anche l’Europa ha bisogno di più linfa e di più anima”.

In questo senso, nel ribadire la volontà di “non escludere nessuno”, come è stato più volte sottolineato dal commissario e dagli ospiti della presentazione, c’è il messaggio che pare più forte di questa giornata tedesca. E nel video di presentazione della partecipazione italiana l’immagine che più esprime questa volontà di confronto è il dialogo tra il poeta americano Ezra Round, noto anche per alcune sue posizioni ultra conservatrici, e Pier Paolo Pasolini, simbolo complesso e ricchissimo dell’intellettuale progressista. “Se dovessi descrivere con due aggettivi la cultura italiana che presenteremo – ha aggiunto Mazza – sceglierei ‘sorridente’ e ‘consapevole’, perché riflettono bene una maturità e una curiosità che sono le migliori premesse per andare incontro al futuro. Puntiamo a dare un’immagine non stereotipata della nazione, capace di valorizzare una storia culturale senza eguali, ma che al tempo stesso non limiti la propria ambizione nell’esaltare al massimo la creatività delle avanguardie. Il titolo che abbiamo scelto è ‘Radici nel Futuro’, per prendere il meglio dal nostro passato e dalla nostra tradizione per proiettarsi verso un futuro che speriamo migliore, un futuro che è anche attesa. Perché la cultura è scintilla, incontro, dialogo”.

Alla presentazione ha inviato un messaggio anche il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. “Stiamo predisponendo con grande cura la nostra partecipazione – ha scritto – che sarà plurale e tendente a rappresentare la cultura italiana in tutte le sue declinazioni. La partecipazione alla Fiera del libro di Francoforte è, dopo il Salone del libro di Parigi dove l’Italia ha ricevuto apprezzamenti, un’ulteriore occasione per proporre i nostri editori e scrittori in quella che gli esperti ritengono tra le più importanti rassegne internazionali del settore. Leggere è fondamentale, costruisce un arricchimento della persona e del suo spirito. Grazie agli organizzatori della Buchmesse per aver scelto l’Italia che, dopo 36 anni, torna a essere la nazione Ospite d’onore”. Per quanto riguarda altri aspetti, Mazza ha spiegato che Lorenzo Mattotti sta lavorando a un manifesto che sarà presente negli aeroporti italiani e tedeschi, mentre l’architetto Stefano Boeri sta progettando il padiglione, che sarà strutturato intorno a due grandi arene di dibattito e confronto. Testimonial per l’inaugurazione saranno il fisico Carlo Rovelli, il filosofo Stefano Zecchi e la scrittrice Susanna Tamaro, anche in questo caso nomi che esprimono molto chiaramente la volontà di avere voci di diversa postura politica e culturale. Si sta inoltre pensando a una “colonna sonora”, per usare le parole dell’ambasciatore italiano in Germania Armando Varricchio, che sarà legata a Giacomo Puccini, nell’anno del centenario dalla morte.

Sul palco, in rappresentanza del Mic, Paola Passarelli, direttore generale del settore Biblioteche e diritto d’autore del ministero. “La Buchmesse – ha detto – è un’occasione straordinaria per la cultura italiana, non solo la letteratura, ma anche storia, arte, musica, teatro, cinema, moda e paesaggio. Abbiamo investito nelle traduzioni, non solo in tedesco, ma anche in inglese, francese, spagnolo, per rendere ancora più internazionale la nostra cultura”. “Il livello del pluralismo editoriale italiano è un unicum in Europa – ha chiosato il presidente dell’Associazione Italiana Editori, Innocenzo Cipolletta -. Francoforte è la nostra occasione per far conoscere all’estero, ancor meglio di quanto sia conosciuto oggi, questo patrimonio eterogeneo di voci, di idee e di storie”.

L’artista romano Fabrizio Campaiola presenta il progetto “Labirinti”

L’artista romano Fabrizio Campaiola presenta il progetto “Labirinti”Roma, 17 ott. (askanews) – L’artista romano Fabrizio Campaiola presenta il progetto “Labirinti” attraverso il materiale pop dei mattoncini Lego. Si tratta di “dedali”, di “maze” (multicursali, complessi, ramificati). E non di “labyrinth” (unicursali). Cioè ci si può perdere per davvero tra i bivi e gli innumerevoli percorsi possibili, tra torri che cercano simmetrie, citazioni e colori che assumono significati differenti a seconda del punto di vista (frontale o prospettico), giocando con affascinanti citazioni dell’arte cinetica del Novecento, con lo spirito squisitamente pop dei mattoncini Lego e con il concetto di architettura in senso lato.

Sono i “Labirinti” di Fabrizio Campaiola, il progetto che l’artista romano presenterà in occasione dell’omonima mostra personale, in programma venerdì 20 ottobre (dalle ore 18 alle ore 21) presso lo showroom Irsap di Roma, in zona Mandrione, dove, dell’ambito della rassegna “InOltre”, le architetture degli antichi acquedotti romani, per una sera, dialogheranno con un corpus omogeneo di venti opere, realizzate dal 2019 ad oggi. “Questo progetto nasce circa quattro anni fa – racconta Campaiola – quando, in un momento difficile della mia vita personale, ho avuto modo di fermarmi e scavare dentro i ricordi, e rendere reale un’esigenza comunicativa che portavo dentro di me da sempre: rappresentare l’idea di città come un labirinto capace di chiamare in causa il fruitore, lo interroga e lo invita a giocare con l’opera d’arte, evocando sensazioni personali o temi sociali e, al tempo stesso, una irrinunciabile nostalgia ludica», dovuta alla scelta di realizzare questo progetto utilizzando esclusivamente mattoncini Lego”.

“E così è possibile disorientarsi, oppure divertirsi, o ancora perdersi, magari – con un esercizio d’immaginazione – sentendosi in una città tridimensionale, a volte asfissiante, altre gioiosa. Ecco, quindi, che l’opera coinvolge il fruitore, invitandolo implicitamente a risolverla, a immergersi all’interno del discorso artistico. Per uscire dal labirinto, oppure viceversa restarci. «Mi piace pensare – continua l’artista – che non sia un caso che il personaggio mitologico greco Dedalo fosse un grande architetto, oltre che scultore e inventore. Perché secondo me il legame tra l’arte, la suggestione del labirinto e l’architettura in senso lato – dal design all’urbanistica – è indissolubile, si perde nella notte dei tempi, nel mito appunto”.

Al via la terza edizione di “Roma Arte in Nuvola”

Al via la terza edizione di “Roma Arte in Nuvola”Roma, 17 ott. (askanews) – Dal 24 al 26 novembre torna nella Capitale “Roma Arte in Nuvola”, la grande Fiera internazionale di Arte moderna e contemporanea, ideata e diretta da Alessandro Nicosia e prodotta da C.O.R. con la direzione artistica di Adriana Polveroni e con la consulenza di Valentina Ciarallo, giunta oggi alla sua terza edizione ed organizzata presso la suggestiva cornice della Nuvola di Fuksas.

Forte degli oltre 36.000 visitatori che hanno decretato il grande successo della seconda edizione, “Roma Arte in Nuvola” si impone sulla scena nazionale ed internazionale come una delle principali fiere di settore che vede i suoi punti di forza non solo nella qualità delle gallerie partecipanti ma anche nell’offerta artistica poliedrica in grado di coinvolgere tutte le discipline – dalla pittura alle installazioni, dalla scultura alle performance, dalla video arte alla digital art fino alla street art – nonché di intercettare l’interesse del grande pubblico, giovani ed appassionati. La nuova edizione promossa con EUR Spa – con la presenza attiva del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e del Ministero della Cultura, con Regione Lazio e Roma Capitale – è stata presentata oggi a Roma, presso la Sala del Tempio di Vibia Sabina e Adriano della Camera di Commercio di Roma, nell’ambito di una conferenza stampa introdotta e coordinata dal Direttore Generale Alessandro Nicosia. All’incontro, oltre a Vittorio Sgarbi, Sottosegretario di Stato alla Cultura, sono intervenuti: Alessandro De Pedys, Direttore Generale per la Diplomazia Pubblica e Culturale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Mario Turetta, Segretario Generale del Ministero della Cultura, Ilaria Miarelli Mariani, Direttrice dei Musei Civici della Sovrintendenza di Roma Capitale, Mary Ellen Miller, Incaricata d’Affari – Ambasciata d’Australia, Ernesto Fürstenberg Fassio, Presidente Banca Ifis ed Adriana Polveroni, Direttrice Artistica di Roma Arte in Nuvola.

Con oltre 150 gallerie partecipanti, nazionali ed estere, “Roma Arte in Nuvola” consolida il proprio ruolo di manifestazione di grande richiamo non solo per gli espositori provenienti da numerose città del Mezzogiorno ma dall’intero territorio nazionale, con una crescente presenza delle gallerie del Nord. Rispetto alle due passate edizioni, aumenta anche il numero delle gallerie internazionali: da Londra a Parigi, da Barcellona a Knokke, da Dubai a Tel Aviv fino a New York ed Osaka. Un’offerta espositiva completa e di alto profilo che, anche quest’anno, caratterizza gli oltre 14.000 metri quadri di spazio espositivo, suddivisi fra arte moderna e contemporanea, creando un dialogo che rappresenta una straordinaria proposta integrata fra le diverse espressioni artistiche. Dopo aver ospitato Israele nella prima edizione e l’Ucraina nella seconda, la Fiera ha scelto di consolidare la propria vocazione internazionale ospitando, quest’anno, l’Australia come Paese straniero presentando un’offerta espositiva contemporanea che trova nell’arte aborigena la propria vocazione, dando vita ad un’interessante proposta artistica.

Il padiglione ospiterà la mostra d’arte aborigena “Threads and Lands”: pittura, scultura, lavorazione del legno e arazzi compongono una collezione dinamica, la cui narrazione curatoriale si ispira alla materialità fisica delle opere d’arte e ai processi di creazione. Tra gli artisti ospitati Witjiti George, Nyunmiti Burton, Yaritji Heffernan e Zaachariaha Fielding. Fiore all’occhiello dell’edizione 2023 è la partecipazione attiva del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e del Ministero della Cultura con una serie di iniziative mirate. In anteprima assoluta, sono esposte a Roma 40 opere della Collezione Farnesina, con artisti tra i tanti del calibro di Michelangelo Pistoletto, Mimmo Paladino, Afro, Agostino Iacurci e Tomaso Binga.

Uniti sotto il payoff “Il MiC per Roma Arte in Nuvola”, partecipano attivamente alla Fiera, per la prima volta, diverse istituzioni museali e culturali afferenti al Ministero della Cultura: dal MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo, presente con due opere centrali della propria Collezione, Senza titolo (Triplo igloo) di Mario Merz e Ciclomóvil di Pedro Reyes, al Museo delle Civiltà partecipe con diversi artisti fra cui Victor Fotso Nyie e la sua opera in ceramica Suivre ses Reves, dalla Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea che espone Nero bianco nero (1955), opera iconica di Alberto Burri fino all’Archivio Luce Cinecittà che presenta due postazioni/installazioni site specific; al piano terra, una presentazione di cinegiornali dedicati alle grandi mostre degli anni Sessanta, mentre al secondo piano una rassegna di film prodotti dall’Archivio e dedicati all’arte contemporanea. Significativa la partecipazione della Direzione Generale Creatività Contemporanea del MiC con un’isola informativa digitale che presenterà le numerose attività legate alla promozione e al sostegno delle arti visive e dell’architettura contemporanee, nonché delle imprese culturali e creative e degli interventi di rigenerazione urbana. Sarà anche l’occasione per approfondire gli avvisi pubblici e i progetti nei diversi settori di competenza e per conoscere alcuni strumenti quali le piattaforme web realizzate dalla DGCC che raccolgono censimenti e mappature delle varie forme di arte e di architettura contemporanea. Presente anche Roma Capitale, con la mostra La Città delle Donne, che prende corpo dalla metafora di felliniana memoria e che si struttura in un suggestivo percorso visivo elaborato sul corpo della donna nella considerazione di un rapporto che quasi non distingue più il valore semantico del corpo della donna con quello stesso della città di Roma. Tra i numerosi progetti speciali (fra installazioni, talk e performance) una grande mostra dedicata ad Alighiero Boetti, uno dei principali protagonisti del gruppo dell’Arte Povera, nonché degli artisti italiani più apprezzati del secondo Novecento, realizzata in collaborazione con la Galleria Tornabuoni Arte. Omaggio all’artista, di cui nel 2024 si celebreranno i trent’anni dalla scomparsa, la mostra include una selezione di trenta lavori su carta, espressione delle diverse fasi dell’artista. Da “Senza Titolo”, emblematico del passaggio tra la fase poverista e quella concettuale, si prosegue con i “Lavori Postali” e le loro permutazioni matematiche, fino ad arrivare alle cosiddette “Biro” e ai “Fregi”. Non solo gallerie quindi ma anche un ricco programma di Talk, ospitati al piano Nuvola in cui tornano a confrontarsi voci diverse, sia italiane che internazionali – fra artisti, curatori, collezionisti e direttori di musei – sui grandi temi del contemporaneo. Saranno assegnati dei premi nell’ambito della fiera a testimonianza della grande attenzione che la fiera riserva nei confronti della cura e dell’originalità con cui le gallerie allestiscono i propri stand, riconoscendone la professionalità e la capacità di reinventare la propria proposta. Un’ulteriore dimostrazione dell’alto riconoscimento che Roma Arte in Nuvola manifesta nei confronti delle gallerie, da sempre i primi interlocutori di una fiera. Tra i numerosi sostenitori di quest’anno. Main Partner: Banca Ifis; Sponsor: Terna, Rai, Archivio Luce Cinecittà; con la partecipazione di: Poste Italiane, Treccani Arte; Radio Ufficiale: RDS; Official Insurance: European Brokers; Sponsor Tecnici: Ticketone, Caffetterie Palombini. Ernesto Fürstenberg Fassio, Presidente di Banca Ifis, ha sottolineato: “Dopo l’inaugurazione del “Parco Internazionale di Scultura” di Villa Fürstenberg, a Venezia, per celebrare il nostro 40mo anniversario, portiamo a Roma un’installazione full digital, che permetterà agli appassionati di Arte in Nuvola di entrare in contatto con alcune delle opere della nostra collezione presenti nella nostra sede veneziana. Si chiama “Infinite Room” e sarà una esperienza immersiva a 360 gradi” lo ha dichiarato il Presidente di Banca Ifis, Ernesto Furstenberg Fassio, intervenendo stamattina alla conferenza stampa di presentazione di Arte in Nuvola di cui la banca è main sponsor. Nelle scorse settimane, Banca Ifis ha inaugurato presso Villa Furstenberg a Mestre, oggi sede della Banca, il Parco Internazionale di Scultura nel quale le opere di dieci maestri di arte contemporanea sono disseminate negli oltre 22 ettari di giardino che sarà visitabile gratuitamente dalla prossima primavera’. La sponsorizzazione di Roma Arte in Nuvola da parte di Banca Ifis “si inserisce nell’ambito di un percorso più ampio a sostegno dell’ecosistema culturale del nostro Paese: dallo sviluppo del progetto “Economia della Bellezza”, una piattaforma che ha l’obiettivo di valorizzare il patrimonio di Bellezza del nostro Paese, fino ad arrivare a progetti di economia sociale come “Your Future You”, avviato insieme alla 21 Gallery di Treviso per offrire ai ragazzi dei licei italiani l’opportunità di acquisire consapevolezza delle proprie potenzialità attraverso l’arte”, ha aggiunto il Presidente di Banca Ifis, Ernesto Furstenberg Fassio.

Morton Subotnick in Biennale: la musica accade, ed è significato

Morton Subotnick in Biennale: la musica accade, ed è significatoVenezia, 17 ott. (askanews) – Morton Subotnick è un pioniere della musica elettronica, compositore che ha innovato il modo di utilizzare dispositivi, strumenti e altri media, tra i quali ovviamente i computer. A 90 anni è stato ospite alla Biennale Musica di Venezia e ha performato da vivo, insieme all’artista Lillevan, la propria opera “As I Live and Breathe”. Lo abbiamo incontrato e gli abbiamo chiesto cosa significa oggi la parola suono per lui.

“Il suono è rumore – ci ha detto – non è musica. Noi creiamo musica nel nostro cervello partendo dai suoi che troviamo all’esterno e gradualmente ci liberiamo del del rumore e sentiamo… Come se guardiamo in una foresta, all’inizio si vede molto verde, poi a poco a poco si distinguono gli alberi o uno scoiattolo o un uccello che non avevamo visto all’inizio. Il nostro cervello ci porta in modi diversi a ricavare del significato da ciò che abbiamo visto e in questo modo il suono diventa musica. La musica è il significato”. Un significato che il suo lavoro, che parte dal respiro e al respiro torna, costruisce passo dopo passo, suono dopo suono, arrivando a costruire, e poi a decostruire, una ipnotica genesi dell’idea profonda di musica. Come se, dalla sala dell’Arsenale, fossimo, noi spettatori, partiti alla ricerca stessa della musica. “Ma non dobbiamo cercarla, la musica – ha obiettato Subotnick – semplicemente succede, diventa importante per noi. E più ci vivi insieme e più le permetti di stare con te, più poi farla accadere, e così facendo diventa sempre più forte, più musicale. In un certo senso la musica non ha niente a che fare con il suono, ha a che fare con il modo in cui osservi e ascolti”.

E ha a che fare, aggiungiamo noi, con il senso di una vita dedicata alla musica, che in qualche modo, lo ha detto lo stesso artista, nello spettacolo veneziano è stata tutta compresa. (Leonardo Merlini)

Aperta la Biennale Musica: un’esplorazione del suono elettronico

Aperta la Biennale Musica: un’esplorazione del suono elettronicoVenezia, 17 ott. (askanews) – Un’esplorazione del suono elettronico, dalle prime sperimentazioni avanguardistiche fino alle espressioni contemporanee, che sono indissolubilmente legate agli sviluppi della tecnologia digitale. È questa l’idea che guida la 67esima edizione del Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale di Venezia, diretto per il terzo anno da Lucia Ronchetti.

“Il festival si chiama Micro Music – ha spiegato la direttrice ad askanews – perché si intende come un viaggio all’interno del suono, all’interno delle microscopie, dei diversi materiali che compongono il suono, ma è anche un omaggio al microfono. Il microfono visto come microscopio che ci permette proprio di vedere qualcosa, di sentire qualcosa che prima non era possibile. attraverso nuove tecnologie e attraverso sistemi di ripresa avanzati. Ci sono compositori che ci portano nel mondo subacqueo della laguna di Venezia con microfoni particolari, compositori che usano sensori per fare in modo che il pubblico entri nel merito dell’opera e crei, diciamo, delle variazioni all’interno dell’opera”. Le giornate inaugurali della Biennale Musica sono state scandite sia dalla presenza di installazioni sulla terraferma, a Mestre e Porto Marghera, che si inseriscono nella costante volontà di allargare gli spazi, non solo fisici, della Biennale, sia da alcuni spettacoli, come il concerto di Morton Subotnick, leggendario pioniere delle musica digitale classe 1933 che ha performato dal vivo in Arsenale, oppure dalla prima italiana dell’opera “Glia” di Maryanne Amacher, scomparsa nel 2009, che è stata diretta da Bill Dietz e ha coinvolto il pubblico in un’esperienza di musica totalizzante.

“Compositori attivi e che hanno creato lavori originali, interessanti e seminali secondo diverse tendenze stilistiche – ha aggiunto Lucia Ronchetti – sono presenti nel festival tutti insieme, quindi abbiamo in qualche modo un’apertura a 360 gradi della creatività contemporanea relativa alla musica digitale”. Per la Biennale come istituzione il festival è anche l’occasione di ribadire l’obiettivo di entrare direttamente sulla scena culturale, come ha detto il presidente Roberto Cicutto. “Molte istituzioni che si occupano di musica – ha detto da Forte Marghera – non hanno fondi o forse non hanno nella loro politica l’idea di produrre nuova musica, la Biennale lo sta facendo”.

Nel solco di una volontà di presidiare tutte le arti e di ricercare gli aspetti più innovativi delle diverse pratiche, anche quelle sociali, che da anni è uno dei tratti distintivi della Biennale. (Leonardo Merlini)

Dal 21 ottobre l’Almanacco Barbanera, “Memoria del mondo” Unesco

Dal 21 ottobre l’Almanacco Barbanera, “Memoria del mondo” UnescoRoma, 16 ott. (askanews) – Sostenibile per vocazione, ricco di tradizioni e sempre attento al mondo che cambia, l’Almanacco Barbanera da sabato 21 ottobre torna nelle edicole e librerie italiane con tanti pratici consigli per un vivere quotidiano armonioso e consapevole. L’almanacco più celebre e longevo d’Italia, riconosciuto “Memoria del mondo” dall’Unesco, è pronto a entrare nelle case degli italiani per portare ogni giorno ottimismo e fiducia nel futuro e seminare un po’ di quella vaga e “socratica” capacità con cui dal 1762 ci esorta a guardare alle cose del mondo con incanto, gentilezza e un pizzico di ironia.

L’edizione 2024, fresca e colorata, si propone nell’elegante veste grafica firmata da Roberta Pinti e con le sognanti illustrazioni di Monica Zani: immagini tratte da antichi almanacchi giocano con soggetti dal gusto contemporaneo e riempiono le pagine di colori che invitano alla meraviglia e sfumano i confini tra passato e presente, suggerendo la ciclicità del tempo su cui si fonda tutto il pensiero di Barbanera. Ogni dettaglio sottolinea la bellezza delle piccole cose, il filo conduttore che attraversa tutto l’almanacco, dai dialoghi tra il saggio filosofo e l’amico Silvano – citazione dei Barbanera settecenteschi – alle pagine del giardino, quest’anno incentrate sui rapporti simbiotici e sulle convivenze pacifiche del mondo vegetale. Rispetto al passato, la nuova edizione si arricchisce di tanti nuovi e utili consigli – ben quattro pagine in più ogni mese – dedicati al verde, alle attività in casa e al benessere personale, con il recupero di antiche tecniche e metodi naturali, qualche gioco per allenare la mente e tenere lontana la pigrizia e pillole per “amarsi un po’”. Mese dopo mese, le fasi della Luna e il ciclo delle stagioni ispirano le pagine dell’almanacco, esortano a fare tesoro di piccole idee contro lo spreco, a rivalutare antichi rimedi per la cura del corpo e dello spirito e a fare più verde il pianeta attraverso buone e consolidate pratiche per svolgere, al momento giusto e nel modo migliore, i lavori in casa e in cantina, nell’orto e nel frutteto, in giardino e sul balcone. Per i piaceri da condividere a tavola, ogni mese l’Almanacco propone una ricetta delle tradizioni regionali italiane che valorizza ingredienti di stagione conditi con curiosità storiche, scientifiche e culturali.

Oltre che alla terra, l’occhio attento di Barbanera si alza, come sempre, anche al cielo, che tanto ci incuriosisce e un po’ ci orienta nel sentire e nel vivere quotidiano. Poste in apertura di ogni mese, le pagine dedicate agli astri abbinano alla presentazione delle costellazioni protagoniste del cielo di stagione, suggerimenti su come osservare i principali eventi astronomici senza bisogno di telescopi, curiosità tra mito e scienza e un glossario delle “parole celesti” più comuni. Naturalmente il Barbanera 2024 non dimentica di riproporre i grandi classici della cultura d’almanacco: le previsioni astrologiche, degli specchietti sintetici sulle coltivazioni e i cibi di stagione, proverbi tramandati di generazione in generazione e la tradizionale tavola delle effemeridi con i santi del giorno, gli orari del levare e calare del sole e della luna, previsioni meteo, curiosità calendariali e le più importanti ricorrenze religiose e civili.

Simbolo universale di un genere letterario che ha contribuito a diffondere cultura per tutti, e per questo riconosciuto “Memoria del mondo” Unesco, l’Almanacco Barbanera continua a farsi narratore e interprete del tempo. Forte di una saggezza antica, ma capace di stare al passo con i tempi, anche questo ottobre torna puntuale in edicola e in libreria, insieme al classico Calendario, per offrire ai propri lettori sempre nuovi spunti per vivere felici.

Libri, esce il romanzo “Rosa” di Veronica Pivetti

Libri, esce il romanzo “Rosa” di Veronica PivettiRoma, 16 ott. (askanews) – Una vita a ostacoli quella di Rosa Cruzado, la grintosa protagonista del nuovo romanzo di Veronica Pivetti. Donna di cuore e di cervello, è giunta in Italia dal Perù ed è operatrice sociosanitaria in una RSA milanese. Cura gli anziani ospiti con dedizione, ma lo stipendio non basta per arrivare a fine mese e così, insieme alle colleghe Lupe, Teodora, Polina, Denisa e Maka, apre una cooperativa di assistenza per malati all’insaputa della coordinatrice, la temibile dottoressa Spinelli. Giornate e nottate di duro lavoro, il desiderio di affrancarsi dalle difficoltà economiche che l’accompagnano da sempre, la volontà di costruire un futuro sereno. La forza della protagonista è nella sua grande umanità, nell’ironia e nell’empatia che la contraddistinguono. “Rosa”, un racconto in commedia con un finale inatteso, che è al tempo stesso una storia di emancipazione e una favola dei giorni nostri.

“Rosa” di Veronica Pivetti, edito da Rai Libri, è in vendita nelle librerie e negli store digitali dal 17 ottobre 2023 (Euro: 19,00). Veronica Pivetti è attrice, doppiatrice, conduttrice e scrittrice. Protagonista di molte fiction fra cui Commesse, Il Maresciallo Rocca, Provaci ancora prof, La ladra, ha debuttato al cinema con Viaggi di nozze di Carlo Verdone. Ha condotto con Raimondo Vianello il Festival di Sanremo e vari programmi tv fra cui “Per un pugno di libri”, “Amore criminale”, “La donna della domenica”, ed è stata ospite fissa a “Le parole”, con Massimo Gramellini. A teatro è stata protagonista di Boston Marriage, Sorelle d’Italia, Viktor und Viktoria, Stanno sparando sulla nostra canzone e altri spettacoli. Ha diretto il film Né Giulietta, né Romeo (2015).

È autrice di Ho smesso di piangere (2012), Mai all’altezza (2017), Per sole donne (2020), Tequila bang bang (2022), pubblicati da Mondadori.

Da Milano al mondo: le città (in)visibili di Gabriele Basilico

Da Milano al mondo: le città (in)visibili di Gabriele BasilicoMilano, 15 ott. (askanews) – Le città sono stati d’animo, ma anche forme di sguardo. E una delle più celebri tra queste ultime è quella di Gabriele Basilico, il fotografo milanese di cui ricorre il decennale dalla morte. E Milano ora lo ricorda con una mostra su due sedi, la Triennale e Palazzo Reale, che parte dal capoluogo lombardo per arrivare al resto del mondo ed è intitolata “Le mie città”. Giovanna Calvenzi ha curato entrambe le esposizioni. “Milano era il suo porto di partenza e il suo porto di ritorno – ci ha raccontato – l’ha detto e scritto più volte. Però di Milano amava soprattutto le zone in espansione, le periferie, le zone dove delle cose potevano succedere”.

Quello che più si percepisce, addentrandosi nelle fotografie di Basilico, è il modo in cui la città prende forma, il suo “darsi” una forma, che in un certo senso sembra prescindere dall’intervento umano. La città esiste, la città è. E noi lo possiamo scoprire grazie a queste immagini. In Triennale attraverso 13 serie si incontra la Milano di Basilico, dai famosi ritratti di fabbriche agli anni della trasformazione urbanistica con l’arrivo dei grattacieli. A co-curare questa mostra, realizzata in collaborazione con il Museo di fotografia contemporanea, c’è Matteo Balduzzi. “Si tratta di una mostra molto libera, molto aperta – ha spiegato – ma anche rigorosa, che di fatto ordina il lavoro che Gabriele ha fatto su Milano e lo presenta in modo quasi completo per la prima volta al pubblico”. A Palazzo Reale, invece, gli scatti di Basilico arrivano nella Sala delle Cariatidi, riproponendo un dialogo serrato tra la contemporaneità del lavoro e la storicità del luogo, tra lo spirito delle città e la dimensione architettonica dello spazio che fa da cornice. In questo caso insieme a Calvenzi ha lavorato Filippo Maggia. “Una città che non si ripete – ci ha detto – ma che è successiva una all’altra: ogni città è diversa, il luogo è diverso, il modo di interpretare l’impatto con la città, il modo di conoscere la città di Gabriele Basilico muta negli anni, si evolve, si passa da una visione più frontale a una che negli ultimi anni sarà verticale spsso e anche a colori, ma verticale inteso come a volo d’uccello, non dall’alto verso il basso, quindi come una fotocamera che plana sulla città”.

E l’azione di planare è forse quella più coerente quando si prova a capire una città: arrivarci per scoprirla e farlo perdendosi in mille angoli e mille storie silenziose. Quelle storie che Gabriele Basilico ha raccontato per decenni con un nitore che sarebbe piaciuto all’Italo Calvino de Le città invisibili. (Leonardo Merlini)