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Il Padiglione Italia di MCA per Expo 2025 per la sostenibilità

Il Padiglione Italia di MCA per Expo 2025 per la sostenibilitàMilano, 13 set. (askanews) – “Progettare il Padiglione Italia per l’Expo di Osaka 2025 è un’opportunità unica per la creazione di un vero e proprio palcoscenico in cui non solo mostrare – ad un pubblico globale – cultura, storia e innovazione del nostro paese, ma creare un luogo in cui tessere connessioni: per future collaborazioni, per rafforzare legami per scambi culturali, sociali ed economici. In linea con il tema Saving lives e con gli obiettivi degli SDGs, il progetto e le conseguenti scelte compositive, tecnologiche e materiche, si faranno promotori di un rinnovato equilibrio tra uomo, natura e tecnologia e potrà diventare un potente strumento per promuovere, ispirare azioni e instaurare nuove sinergie per lo sviluppo di un futuro più sostenibile. Il Padiglione rappresenta una nuova idea di società e di città: un organismo vivente in cui le relazioni fra uomo, arte, ambiente e storia possano materializzarsi”. Lo ha detto l’architetto Mario Cucinella, al cui studio MCA è stata affidata la responsabilità di realizzare il Padiglione Italia per l’Expo di Osaka del 2025.

Il Padiglione – è stato spiegato durante la presentazioone del progetto – sarà un organismo vivo, che produce conoscenza e innovazione attraverso la contaminazione fra generazioni e culture: un grande Hangar del saper fare italiano, che accoglierà sperimentazioni artistiche, scientifiche, imprenditoriali, sociali. Lo spazio metterà in luce e stimolerà quel DNA creativo che ci appartiene e che tutto il mondo ci invidia. Le opere del patrimonio nazionale saranno messe a nudo, scomposte e riproposte in maniera inaspettata e contemporanea. La struttura è composta da 2 corpi: una teca che contiene il cuore espositivo ed esperienziale del padiglione; un corpo secondario posto nella parte retrostante la teca che ospiterà le funzioni accessorie. Si presenterà come una struttura permeabile alla luminescenza del cielo e del mare che la circondano. Sul fronte principale si aprirà con un ordine gigante di portali che concorreranno all’immagine di grande atrio porticato, posto ad inquadrare le architetture interne del percorso espositivo. Il visitatore, che sarà accompagnato attraverso un percorso creativo fino a diventarne parte, “respirerà” l’Italia in maniera inequivocabile quando sarà investito dai colori dei quadri rinascimentali, dalle proporzioni degli spazi urbani e dalla socialità. Tale esperienza sarà divisa in 3 atti, ciascuno dei quali affonda le proprie radici in luoghi ed esperienze di cui l’Italia è stata innovatrice: Il Teatro, la Cottà ideale e Il giardino all’italiana.

Il patrimonio teatrale italiano è sconfinato in termini di spazio architettonico, di innovazione tecnologica e di attori rivoluzionari. Sarà il Teatro il luogo del Padiglione dove, ibridando l’osservatore con l’attore, il reale con il virtuale, si stravolgerà l’esperienza del visitatore e si suggeriranno possibili scenari futuri. Sarà un Teatro immersivo e multisensoriale che metterà in scena suggestioni visive, suoni, movimenti, colori. La città ideale è un tema della pittura sviluppato attorno al XV secolo come rappresentazione del concetto teorico rinascimentale della città ideale. È il luogo in cui l’utopia diventa distopica, metafisica, a causa dell’assordante mancanza di vita. Riflettere su questo tema sarà l’occasione per riportare l’uomo, la natura, la sostenibilità e la vita al centro della città ideale futuribile. La città ideale funge qui da spazio per creare un nuovo futuro, proponendo un approccio inclusivo e sociale volto a valorizzare qualità e artigianalità in associazione con le nuove tecnologie. Sarà il corpo narrativo e di approfondimento del Padiglione, lo spazio del creare; accoglierà un insieme di moderne botteghe ognuna dedicata a diversi temi: tecnologia ed energia; alimentazione ed ambiente, manifattura e design, arte e architettura.

Ospitato sulla copertura del padiglione, il giardino all’italiana è il luogo dello svago e del diletto, emblema del controllo dell’uomo sulla natura, costretta nelle regole definite dal rigore e dalla matematica. Il giardino, una rielaborazione contemporanea del classico elemento del labirinto, sarà l’opportunità di sperimentare un nuovo equilibrio tra uomo e pianta, tra naturale e artificiale, bilanciando l’originalità organica della vita con il disegno razionale dell’uomo. La progettazione è partita da un’analisi climatica per definire le peculiarità del clima di Osaka. Nell’ambito della proposta per il Padiglione Italia si vuole superare la logica di pura e semplice valutazione di impatto ambientale a valle, tipica di un processo lineare, proponendo un approccio integrato in cui il fine ultimo non è solo la mitigazione dell’impatto generato dall’intervento, ma la promozione di un’economia circolare interna al sito. Saranno favoriti aspetti quali l’origine naturale dei prodotti, la filiera corta, il contenuto di riciclato, l’assenza di ingredienti tossici e la disponibilità di certificazioni. Per la struttura, si intende privilegiare l’impiego di una delle risorse a più alta disponibilità locale, il legno proveniente da filiere locali certificate; la scelta dei materiali prediligerà la monomatericità dei componenti, per ridurre al minimo la contaminazione.

Il Padiglione, una volta terminato il suo ciclo di vita, diventerà miniera di materiale: ogni suo singolo elemento ha caratteristiche (materiche, di design, tecnologiche, ecc.) che gli permetteranno di trasformarsi in maniera naturale senza subire successive lavorazioni, per potersi adattare a nuove esigenze. Al termine dell’esposizione questo “laboratorio Italia” dovrà diventare un archivio da mettere in mostra, una banca dati di best practice, brevetti, opere, idee sostenibili, collaborazioni tra intelligenza umana e intelligenza artificiale, successi sociali in termini di integrazione, di partnership commerciali tra aziende e accordi tra paesi, perché l’arte rigenera la vita. L’Italia già nel Rinascimento si è fatta laboratorio di genialità e capitale globale dell’arte e dell’innovazione.

Ombre e reincarnazioni, l’arte molteplice di Thao Nguyen Phan

Ombre e reincarnazioni, l’arte molteplice di Thao Nguyen PhanMilano, 13 set. (askanews) – Una mostra con opere di grandi dimensioni, ma che mantiene una forte componente di intimità e di delicatezza, una sensazione di cose lievi e sottili. Pirelli HangarBicocca a Milano ha inaugurato “Reincarnations of Shadows”, prima personale in Italia dell’artista vietnamita Thao Nguyen Phan, con la curatela di Lucia Asperi e Fiammetta Griccioli. Un’esposizione che racconta in modo onirico la storia del Vietnam in relazione ai cambiamenti ambientali e sociali contemporanei e che utilizza diversi media espressivi, nel solco della lezione di Joan Jonas, che è stata mentore dell’artista a Chicago. “Sono stata molto influenzata dalla sua pratica, che unisce il disegno, la performance e le immagini in movimento – ha detto Thao ad askanews – e qui nella mostra potete vedere che c’è un combinazione fluida di dipinti, film e opere di installazione, perché ho scelto di lavorare con diversi media”.

Le opere occupano lo spazio dello Shed in maniera al tempo stesso forte e delicata, le sculture dialogano con i video e i dipinti con naturalezza, l’intero spazio espositivo sembra in un certo senso rigenerarsi di continuo. E se nella prima parte della mostra si trova una sorta di antologica di opere precedenti, nella seconda trovano spazio nuovi lavori, realizzati per Pirelli HangarBicocca, come la bellissima e toccante installazione video inedita prodotta con la Fondazione In Between Art Film che dà il titolo all’intera esposizione. “È una combinazione di diverse sculture – ha aggiunto Thao Nguyen Phan – di un’artista che mi ha ispirata molto, Dieng Phung Ti. Era un’artista vietnamita che è emigrata in Francia negli anni quaranta e che ha vissuto lì per altri 40 anni prima di poter tornare in Vietnam all’inizio degli anni Novanta. Quindi l’opera è un omaggio a questa figura, ma in qualche modo vuole anche dare una forma ai concetti di reincarnazione e ombre. In Asia percepiamo le ombre in modo molto intimo, come qualcosa che rivela la bellezza. Le reincarnazioni invece hanno a che fare con il mio vissuto di ragazza cresciuta in una famiglia buddista vietnamita, ma qui nella mostra i film vogliono dare la sensazione di non essere mai finiti, e cercano sempre di trasformarsi e prendere una nuova vita”. Una vita che, con le sue possibilità e le sue infinite sfumature, sembra essere l’oggetto principale dell’esposizione, una fonte di ispirazione effimera e irripetibile, che le opere provano a restituirci da una prospettiva inedita e molteplice.

Lavori e ricerche nella Domus Aurea negli anni 2010-2016

Lavori e ricerche nella Domus Aurea negli anni 2010-2016Roma, 12 set. (askanews) – Ad un anno dall’importante giornata di studi che si è tenuta all’Istituto Archeologico Germanico di Roma in memoria di Fedora Filippi, archeologa funzionaria del Ministero della cultura e responsabile della Domus Aurea dal 2009 al 2014, il 15 settembre la Curia Iulia ospita la presentazione del volume “Lavori e ricerche nella Domus Aurea durante gli anni 2010-2016”, a cura di Elisabetta Segala e Heinz-Jürgen Beste.

Il volume raccoglie i contributi presentati nel corso di quella Giornata che rappresentò un momento importante di incontro e confronto sulle attività svolte in Domus Aurea negli anni della direzione di Fedora Filippi con la partecipazione del gruppo di lavoro da lei stessa creato e coordinato. Il sogno di Fedora Filippi, ovvero di pubblicare e divulgare tutto il lavoro svolto in Domus Aurea, compie il primo passo grazie alla pubblicazione degli atti che inaugurano una collana di monografie dedicate alla Domus Aurea e intitolata “Per Artem Temptare. Studi sulla Domus Aurea” (Sfera Edizioni): la prematura scomparsa che le aveva impedito di portare a termine l’edizione sistematica delle ricerche e degli studi dedicati alla Domus Aurea, trova ora il suo compimento grazie all’ideazione del progetto da parte del Parco archeologico del Colosseo.

La collana è dedicata a Fedora Filippi, proprio per mantenere viva la memoria del suo impegno per la tutela, la conservazione e la valorizzazione del monumento. La pluralità di temi di ricerca che riguardano questo monumento rende del tutto imprescindibile pubblicare una serie di monografie, non solo dedicate alla storia degli studi e delle ricerche, ma finalizzate soprattutto a rendere pubblici i risultati ottenuti attraverso la catalogazione e lo studio dei reperti provenienti dai vecchi e nuovi scavi e custoditi nei depositi, così come attraverso le indagini preventive, gli interventi di rilievo, scavo e restauro condotti negli ultimi anni all’interno della Domus Aurea e sulla sovrastante terrazza traianea per la messa in sicurezza del monumento. “Ricordare Fedora Filippi in questo momento assume un rilievo particolare, in quanto si sta finalmente realizzando, sul giardino del Colle Oppio, quel sistema di protezione della Domus Aurea, che recepisce in pieno le sue metodologie d’intervento e che mira a stabilizzare il micro clima interno riducendo i carichi che gravano sul monumento a causa degli alti terrapieni”, dichiara Alfonsina Russo, Direttore del Parco archeologico del Colosseo. E prosegue: “Il Parco archeologico del Colosseo, grazie anche alla continuativa collaborazione con l’Istituto Archeologico Germanico di Roma, può guardare al futuro della tutela e valorizzazione della Domus Aurea con la consapevolezza di essere sulla giusta direzione di una conservazione integrata e di una messa in valore definitiva”.

Il primo volume sarà presentato dalle colleghe e amiche di Fedora Filippi, Marina Magnani e Nicoletta Pagliardi, architetto e archeologa della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma. La presentazione sarà introdotta da Alfonsina Russo, Direttore del Parco archeologico del Colosseo e da Ortwin Dally, Direttore dell’Istituto Archeologico Germanico di Roma, istituto di rilevanza internazionale che con il PArCo ha in essere una lunga consuetudine di studi e ricerche ed in particolare lo studio storico-architettonico della Domus Aurea e le attività di rilievo. Concluderà il pomeriggio Henner von Hesberg, già Direttore dell’Istituto Archeologico Germanico di Roma, eminente studioso e accademico tedesco ma soprattutto compagno di vita di Fedora Filippi. Per la prosecuzione del progetto editoriale dedicato alla Domus Aurea e a Fedora Filippi sono già pronti ulteriori volumi che analizzeranno l’influenza degli affreschi della Domus Aurea sull’attività di artisti, pittori e antiquari a partire dal Quattrocento, ma anche le recenti ricerche e attività di restauro, fino ai materiali conservati nei depositi. Nel biennio 2024-2025 saranno pubblicati quattro volumi che si aggiungono al quello che sarà presentato il 15 settembre: Jerzy Miziolek, Smuglewicz e la Domus Aurea; Marco Brunetti, Di grotte in rovine. Artisti e antiquari rinascimentali tra le pendici dell’Esquilino e la Valle del Colosseo; AA.VV, Il cantiere della Domus Aurea dal 2021 al 2023; A. Cristilli, Le sculture in marmo dai depositi della Domus Aurea.

Teatro Greco di Siracusa: Micheletti, Curran e Muscato registi Stagione 2024

Teatro Greco di Siracusa: Micheletti, Curran e Muscato registi Stagione 2024Roma, 11 set. (askanews) – La Fondazione Inda annuncia i registi della 59a Stagione di rappresentazioni classiche al Teatro Greco di Siracusa. Dal 10 maggio al 29 giugno saranno tre le produzioni in programma: due tragedie greche e una commedia latina. Luca Micheletti dirigerà Aiace di Sofocle nella traduzione di Walter Lapini, Paul Curran sarà il regista della Fedra (Ippolito portatore di corona) di Euripide nella traduzione di Nicola Crocetti mentre Leo Muscato dirigerà la commedia latina Miles gloriosus di Plauto nella traduzione di Caterina Mordeglia.

Con la Stagione 2024, l’Inda celebrerà i 110 anni dalla prima edizione delle rappresentazioni classiche al Teatro Greco di Siracusa all’insegna di passioni trascinanti e totalizzanti, quella amorosa di Fedra e quella di Aiace per onore e gloria, e di illusioni risibili, come quelle del Miles di Plauto, vanitoso e vanaglorioso, sempre ridicolo ma costretto dalla propria immaginata onnipotenza a un finale punitivo. Attore, regista e cantante lirico, Luca Micheletti, al suo debutto a Siracusa, è uno dei teatranti più eclettici e visionari della sua generazione. Con Aiace aprirà il 10 maggio la 59. Stagione di rappresentazioni classiche. “Tragedia dell’orrore e della follia – sono le parole di Micheletti -, Aiace è anche una potente meditazione sulla condizione dell’uomo in lotta con il proprio destino, incerto e spesso insensato. Come sempre in Sofocle, il protagonista è solo, fiero, intransigente, ma ostaggio del capriccio degli dei. Ciò che distrugge l’eroe non è la codardia, ma il ridicolo. Aiace, come Don Chisciotte (Starobinski), al risveglio da una notte di strage furibonda, sceglie l’autodistruzione, poiché si accorge di avere miseramente smarrito il suo eroismo, di essere ormai solo un uomo, capace di atti vergognosi e grotteschi”. Il testo di Sofocle sarà messo in scena al Teatro Greco di Siracusa per la quarta volta dopo gli allestimenti del 1939, 1988 e 2010.

Regista scozzese, direttore d’opera e di prosa noto in tutto il mondo, Paul Curran si è affermato come regista teatrale versatile e innovativo ed è noto per le sue interpretazioni creative di opere classiche. Anche Curran è alla prima regia a Siracusa e la sua visione della Fedra (Ippolito portatore di corona) di Euripide debutterà l’11 maggio. “L’antica storia di Fedra risuona oggi con sorprendente attualità – dichiara il regista – mette in luce le preoccupazioni contemporanee sulla salute mentale, le ossessioni malsane e i loro esiti pericolosi. Ci spinge a chiederci se gli “dei” che ci governano rispecchiano i nostri moderni stati mentali o se le nostre stesse menti sono, in realtà, le potenti divinità che costringono a comportamenti impulsivi e pericolosi”. Quinto allestimento al Teatro Greco di Siracusa per il testo di Euripide dopo le edizioni del 1936, 1956, 1970 e 2010. Torna a Siracusa dopo il grande successo dello scorso anno con il Prometeo Incatenato di Eschilo, Leo Muscato. Regista di fama internazionale, attivo sia nell’opera sia nella prosa, ha lavorato in alcuni fra i più importanti teatri italiani e internazionali come l’Opera House di Bonn, la Malmö Opera, il Teatro La Fenice, il San Carlo di Napoli, il Teatro alla Scala. La commedia Miles gloriosus di Plauto, che l’Inda mette in scena per la prima volta al Teatro Greco di Siracusa, debutterà il 13 giugno. “Il soldato Pirgopolinice è un millantatore, vanaglorioso, depravato, spaccone, gradasso, maschilista, buffone, irritante, antipatico – racconta il regista Leo Muscato -; è uno che ti toglie i ceffoni dalle mani, ma allo stesso tempo è anche un allocco, ingenuo, che si fa deridere e beffare da tutti, anche da coloro che crede amici. Forse è per questo che alla fine riesce pure a risultarci simpatico. Di sicuro è uno dei personaggi da commedia più divertenti che sia mai stato inventato, divenuto l’archetipo dello stupido che si scava la fossa con le proprie mani”.

”Linguaggi, lingue e linguacce”, viaggio nel mondo della comunicazione

”Linguaggi, lingue e linguacce”, viaggio nel mondo della comunicazioneRoma, 11 set. (askanews) – Un viaggio nel mondo della Comunicazione. Da ieri ad oggi . I grandi cambiamenti perfino rivoluzioni, con l’arrivo di internet, dei social. E allora, nell’era della Comunicazione, si comunica davvero o no?

Se ne è parlato con Walter Rodinò, l’autore del libro “Linguaggi, lingue e linguacce” edito da Albatros, insieme alla giornalista Rai conduttrice di Tg2 Marzia Roncacci nella bella Calabria, nella sede della Lega Navale sezione di Locri. Tanta partecipazione ed interesse, anche di giovani, nei confronti di un argomento complesso ma che riguarda tutti noi e la nostra vita di tutti i giorni. Adulti, genitori, nonni riescono a comunicare con i propri figli, nipoti giovani? Il web ha davvero rappresentato la svolta e quindi un grande passo in avanti della nostra società o forse no?

Walter Rodinò avvocato , giornalista pubblicista, da sempre interessato a tematiche legate al diritto della comunicazione e dell’informazione, molto impegnato in temi socio-culturali, legati ai cambiamenti generazionali degli ultimi decenni, ha provato a spiegare, con un linguaggio molto semplice ma non semplicistico, come è cambiata la nostra comunicazione e se esistono punti di incontro tra generazioni . Molti i riferimenti e i ganci con la storia, brevi, ma che riportano immediatamente il lettore in contesti, a volte anche dimenticati. La vera e propria svolta lessicale, ritiene l’autore , avviene negli anni fine Sessante e Settanta, anni dove Mike Buongiorno aveva già abbondantemente contribuito alla diffusione della lingua italiana nel nostro Paese, quindi piu italiano e meno dialetti, anni del boom economico e del boom di nascite, anni quando la FIAT con la sua 500 ha messo le ruote a tutti gli italiani che scorrazzavano su e giù per lo Stivale. Ed è proprio negli anni Settanta che si ribalta completamente il modo di intendere la comunicazione, attraverso i mass media, che ormai avevano preso possesso dell’intera popolazione, e l’arrivo timido e impacciato dei primi pc che, occupando l’intera superficie di una parete, ed è quindi in quegli anni che l’uomo inizia uno strano percorso di individualismo che, come ci fa notare Walter, oggi nell’era dei social che se da un lato accorciano le distanze dall’altro lato ci tengono lontani, come se i nostri ragazzi si stessero proiettando verso un mondo virtuale, un “Matrix”, fatto di amori virtuali, ricordi virtuali, un mondo tutto di linguaggi virtuali. e intanto il linguaggio stesso cambiava, cambiavano i costumi, le mentalità e il modo di rapportarsi con gli altri.

Poi la svolta decisiva si è avuta con Internet, con il trionfo della messaggistica virtuale, e con l’arrivo dei social network, ormai inseriti in ogni contesto e indispensabili per la socializzazione e la realizzazione del sé. Sé che mai come nella società moderna in cui viviamo ha trovato un posto principale nel nostro modo di vivere e di essere.

Il golpe Pinochet 50 anni dopo: il nuovo Internazionale Storia

Il golpe Pinochet 50 anni dopo: il nuovo Internazionale StoriaMilano, 11 set. (askanews) – L’11 settembre 1973 i militari cileni rovesciavano il governo socialista di Salvador Allende: a 50 anni dal golpe di Pinochet, arriva in edicola e libreria il nuovo Internazionale Storia, speciale del settimanale Internazionale dedicato a un regime brutale, diventato emblema dell’autoritarismo, e alla sua eredità, che continua a determinare i destini del Paese e gli equilibri internazionali.

La soppressione del progetto politico di Allende, le torture e gli omicidi compiuti dal regime, fino al ripristino dell’ordine democratico: tutto questo in Cile 1973, una raccolta di articoli usciti sulla stampa di tutto il mondo dal 1971 ad oggi, dagli Stati Uniti all’India e alla Russia, con contributi storici e pezzi contemporanei. Nel volume anche spazio alle immagini, con tante foto dell’epoca, le opere dell’artista Vicente Larrea e il fumetto di Carlos Reyes e Rodrigo Elgueta. Nel volume una raccolta di riflessioni, brani e articoli: la via cilena al socialismo intrapresa da Allende nel racconto di Eric Hobsbawm, tra i maggiori storici del novecento; i drammatici eventi del 1973, tra interferenze statunitensi e ferocia dei militari, nell’analisi dello scrittore premio Nobel per la letteratura Gabriel García Márquez; ma anche le difficoltà economiche e la polarizzazione politica che accompagnarono il progetto di Unidad Popular in un reportage di Pierre Kalfon, uno dei grandi inviati europei in America Latina. E ciò che è venuto dopo: le ferite lasciate dalla dittatura sono raccontate da una delle più importanti firme del giornalismo cileno, Mónica González, mentre lo scrittore Ariel Dorfman riflette su come l’elaborazione di questo trauma collettivo sarà determinante nella definizione del futuro e dell’identità cileni. Nel volume anche le parole del brano Manifiesto di Victor Jara, cantautore, militante del Partito comunista cileno e sostenitore di Allende, tra i prigionieri politici torturati e uccisi nello stadio nazionale di Santiago.

Allende era impegnato da quasi tre anni nel tentativo di trasformare il Cile, organicamente e pacificamente, in una democrazia socialista. Il golpe mise bruscamente fine all’esperimento, impedendo al mondo di assistere alle sue possibili evoluzioni. Seguirono 15 anni ricordati soprattutto per le indicibili violenze, ma che videro anche la riorganizzazione sociale ed economica del Paese che sarebbe poi stata alla base del successivo neoliberismo, fino alle proteste che, attraversando il Cile dal 2019, hanno portato all’assemblea costituente e all’attuale governo Boric. Il Cile di oggi è un paese in movimento, che rimettendo in discussione e rilanciando il proprio progetto democratico e i propri percorsi di partecipazione sfida e interroga allo stesso tempo i modelli di riferimento dell’Occidente. Che significato assumono oggi per noi, quindi, la storia e l’eredità del golpe di Pinochet e della dittatura che è seguita? Cosa possiamo capire dell’attuale crisi delle nostre democrazie? E ancora, fino a che punto è possibile trasformare un sistema dall’interno prima che si scateni la reazione violenta dei custodi dello status quo?

Se non esistono risposte certe a queste domande, l’esperienza cilena mette senz’altro in luce come, per progettare il futuro, sia necessario elaborare il passato. Come scrive Ariel Dorfman: “Il modo in cui il Cile interpreta i traumi del passato determinerà la sua identità più profonda, il tipo di futuro che la popolazione immagina per i suoi figli. Non posso prevedere come il mio paese uscirà da questa ricerca di un’unità sfuggente, di un consenso diffuso su chi siamo veramente”. La collana Internazionale storia è curata da Andrea Pipino e Daniele Cassandro.

”DIA-LOGÒI”, a Quartu Sant’Elena la prima edizione del festival

”DIA-LOGÒI”, a Quartu Sant’Elena la prima edizione del festivalRoma, 11 set. (askanews) – Creare connessioni per trovare soluzioni. E’ questo l’obiettivo di “DIALOGOI-Dialoghi dal Quartu Mondo”, il primo festival di giornalismo e letteratura dedicato a tutti i Sud del mondo, in programma il 21 e 22 settembre 2023 presso gli spazi della Biblioteca Centrale di via Dante 68, a Quartu Sant’Elena, con il titolo “UN NUOVO UMANESIMO PER I POPOLI DEL MEDITERRANEO”.

Il Festival, patrocinato dall’Amministrazione Comunale di Quartu con la collaborazione dell’Associazione della Stampa Sarda, dell’Unione delle Università del Mediterraneo Unimed, dell’Associazione Accus, della Fondazione di Sardegna e della Regione Autonoma della Sardegna, accoglierà le voci di scrittori, studiosi e giornalisti di rilievo nazionale ed internazionale impegnati nel confronto sulle grandi sfide dell’attualità, partendo dai versanti convergenti della letteratura, della cronaca e della ricerca. Tra gli ospiti della due giorni Marco Impagliazzo, Presidente S.Egidio, Marco Ansaldo, corrispondente per Repubblica e consigliere politico per Limes, Alberto Negri, inviato speciale ed analista, Mons.Giuseppe Baturi, Segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, Hamaid Ben Aziza, Segretario Generale Unimed, già rettore dell’Università di Tunisi. Saranno moderati da grandi nomi del giornalismo come Anna Piras, vicedirettore Rai Parlamento, Antonio Di Rosa, Direttore editoriale gruppo SAE, Simonetta Selloni, Presidente Assostampa Sardegna, Giacomo Mameli, giornalista e scrittore, Vittorio Giacopini, conduttore di Pagina Tre su RadioRai3, Francesca Bellino, giornalista, scrittrice, autrice radiotelevisiva. Per la sezione “letteratura” saranno presenti grandi nomi dello scenario internazionale fra cui: Inaam Kachahi, giornalista e scrittrice irachena, corrispondente da Parigi per le testate Al-Awsat e Kol-Al-Usra. Khadija Abdalla Bajaber, pluripremiata scrittrice proveniente dal Kenia, Najwan Darwish, importante voce palestinese, uno dei poeti più eminenti del panorama poetico arabo moderno, Fariborz Kamkari, affermato regista e sceneggiatore iraniano di origine curda già attivo in Italia. Il Festival DIALOGÒI intende provare a dare un contributo alla riflessione sui nuovi fenomeni globali e sulle problematiche dei paesi dell’Area Mediterranea e dei vari “Sud” del mondo, nella convinzione che solo attraverso il metodo del dialogo e del confronto sia possibile trovare soluzioni comuni a sfide comuni. Conoscere per conoscersi meglio, per superare le differenze e costruire percorsi di pace, di crescita, di progresso, con ricadute diffuse e durature per le collettività coinvolte. Da qui l’idea di provare a immaginare un nuovo umanesimo, alla riscoperta di una radice comune fra i popoli del Mediterraneo, da cui possa nascere un domani la risposta ai tanti problemi della contemporaneità.

DIALOGÒI nasce con l’intenzione di capovolgere il paradigma dominante nella gerarchia delle notizie e nella narrazione della realtà, a partire da noi stessi. L’idea è quella di volgere lo sguardo non più e non soltanto a Roma, Parigi, Berlino o Bruxelles, ma anche più a Sud, verso Tunisi, Algeri,Abuja, Nairobi, Ramallah, il Cairo, ed ancora oltre, dove spesso la lente dell’interesse occidentale non si sofferma. Dai Dialogòi di Quartu Sant’Elena si vuole scommettere sull’accensione di un’antenna di informazione nuova e diversa, partendo dal punto di osservazione privilegiato di un’isola al centro del Mediterraneo che ambisce a conoscere quello che accade intorno a sé a 360 gradi, riconoscendo l’importanza di creare connessioni per trovare soluzioni. Quartu, all’interno dell’isola, rappresenta il luogo paradigmatico di questo incontro: gli anni dell’inurbamento massivo nel recente passato hanno cambiato profondamente il volto della città, popolandola per successive stratificazioni di nuovi abitanti spesso ben integrati all’interno del tessuto sociale e civile cittadino. Fra questi, non soltanto sardi originari del capoluogo o dei vari territori dell’isola, ma anche gruppi di stranieri provenienti prevalentemente dal bacino del Mediterraneo e che oggi stando alle ultime rilevazioni Istat rappresentano il 3,3% della popolazione residente. Spicca in questi gruppi la capacità di integrazione favorita in modo particolare dal mondo dell’associazionismo locale o da forme di autoorganizzazione e di rappresentanza, che l’Amministrazione intende valorizzare.

Il Festival Dialogoi nasce sotto curatela di un comitato scientifico che per la parte letteraria vede l’autorevole direzione artistica dello scrittore e giornalista Giacomo Mameli, coadiuvato dall’esperienza culturale, autoriale e letteraria di Francesca Bellino e Vittorio Giacopini. Per la sezione giornalismo la curatela è stata assunta dalla giornalista Paola Pintus.

Chiude Festivaletteratura: a Mantova 65mila presenze in 5 giorni

Chiude Festivaletteratura: a Mantova 65mila presenze in 5 giorniMilano, 10 set. (askanews) – Dopo cinque giorni ricchi di incontri, spettacoli, concerti e percorsi animati, si conclude oggi la ventisettesima edizione di Festivaletteratura, che – per cercare di trovare le parole necessarie a leggere e raccontare il nostro tempo – non solo ha invaso le strade e le piazze di Mantova, ma si è spinta fuori dai suoi luoghi più “tradizionali”, coinvolgendo ad esempio la Scuola Pomponazzo e il quartiere Lunetta, e anche oltre i confini cittadini, raggiungendo L’Ossario di Solferino e L’osservatorio Astronomico di Gorgo (San Benedetto Po).

L’edizione 2023 – rispondendo come sempre alla poliedricità degli interessi del pubblico e continuando a percorrere la via della qualità – conferma la vocazione sperimentale: da sempre luogo fisico di incontro tra autori e lettori, negli ultimi anni Festivaletteratura ha raddoppiato gli sforzi per sperimentare nuove forme di interazione e partecipazione del pubblico, diventando un laboratorio di ricerca e di produzione culturale per far sì che le parole restino e continuino a raccontare. Molti sono gli esempi di come il Festival si impegni sempre più nella produzione originale delle sue proposte, non limitandosi alla compilazione di un programma fatto di nomi ma offrendo contenuti, format e autentiche esperienze nate dal confronto con gli autori. Basti pensare all’escape room Ludmilla, realizzata in occasione del centenario della nascita di Italo Calvino e ispirata a Se una notte d’inverno un viaggiatore – il romanzo di Calvino che più di ogni altro gioca con i meccanismi della creazione narrativa e l’esperienza della lettura; il progetto Ekphrasis, in cui nove poeti si sono confrontati con gli affreschi di Giulio Romano a Palazzo Te e le opere di street art del quartiere Lunetta; il dibattito Oxford Style, in cui quattro relatori, divisi in due squadre, hanno esposto i loro argomenti pro e contro la necessita’ di fare affidamento sull’energia nucleare.

E ancora i Words Match, i confronti tra le parole trovate da lettrici e lettori under 20 nei romanzi, nelle poesie, nei graphic novel, nei film, nelle canzoni per parlare di grandi temi che li appassionano; la seconda edizione del Reading Slam, la competizione di consigli di lettura con quattro scrittori in gioco e un libro vincitore, decretato dal voto del pubblico presente sugli spalti; i djset della rassegna VOLUME!, che hanno tinto di blu Piazza Leon Battista Alberti, mettendo alla console e musiche che risuonano tra le pagine di certi romanzi. Un’edizione che si è rinnovata anche grazie all’ascolto dei giovani: consigli, proposte, iniziative, sono state raccolte, valutate e accolte durante gli Stati Generali del Festival per renderlo sempre nuovo senza mai tradire la sua natura. Un’edizione che è stata raccontata anche su TikTok e Instagram da alcuni dei più influenti creator presenti a Mantova in questi giorni. Il diario appassionato delle giornate del Festival e dei suoi protagonisti sui social ha raggiunto oltre un milione e mezzo di visualizzazioni, sottolineando anche l’importanza dell’attività digitale della manifestazione.

A fronte di un programma con oltre 320 eventi e 350 autori e autrici italiani e internazionali, la partecipazione al Festival è andata ben oltre le aspettative, registrando 46.000 presenze negli eventi a pagamento e 19.000 agli incontri a ingresso libero organizzati nelle 5 giornate. Il dato rappresenta un aumento del 16% rispetto all’edizione 2022. I video degli eventi trasmessi in streaming – gli eventi di piazza Castello, con grandi protagonisti della letteratura italiana e internazionale, e la spumeggiante serie degli accenti dalla Tenda Sordello, con pillole letterarie, microlezioni e varie amenita’ nel formato tascabile della mezz’ora – resteranno disponibili on demand sul canale YouTube di Festivaletteratura.

Anche quest’anno Festivaletteratura ha chiesto a un autore presente a Mantova un commento a caldo sulla ventisettesima edizione che si sta per chiudere. La scrittrice, drammaturga e traduttrice Elvira Mujcic ha ripercorso il giro del mondo proposto in queste giornate mantovane, tratteggiando lo spirito e le emozioni che caratterizzano le innumerevoli iniziative di Festivaletteratura.

Torna ad Amantea il festical Guarimba, e la città diventa un set

Torna ad Amantea il festical Guarimba, e la città diventa un setRoma, 9 set. (askanews) – Torna ad Amantea il Kino Guarimba, il programma di formazione cinematografica internazionale che raggiunge quest’anno l’ottava edizione e si realizza in collaborazione con la Commissione Europea – Rappresentanza in Italia.

Dal 10 al 21 settembre, 50 artisti, tra attori, registi, tecnici e professionisti del mondo del cinema provenienti da 23 paesi diversi, si riuniscono in Calabria per partecipare ad un laboratorio cinematografico con l’obiettivo di realizzare cortometraggi in collaborazione con la comunità di Amantea, un paesino senza cinema sul tirreno cosentino. I paesi rappresentati sono: Belgio, Canada, Cina, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Inghilterra, Irlanda, Israele, Italia, Lituania, Lussemburgo, Messico, Paesi Bassi, Portogallo, Romania, Scozia, Spagna, Svezia, Stati Uniti, Ucraina, Ungheria.

Per il secondo anno consecutivo sarà garantita la partecipazione con una borsa di studio a cinque partecipanti ucraini, grazie al sostegno della Commissione Europea – Rappresentanza in Italia. Durante 12 giorni, il progetto creerà una comunità multiculturale, composta dai partecipanti, la squadra e le persone che vivono ad Amantea, esplorando la cultura del posto e promuovendone le tradizioni e le bellezze.

Nella prima parte del programma, gli artisti verranno accolti ad Amantea e avranno occasioni di conoscersi e presentarsi con attività ed esercizi, di partecipare a laboratori formativi e di esplorare Amantea e la cultura calabrese. Verranno offerti pranzi e cene con prodotti tipici e visite guidate per il centro storico di Amantea, per rafforzare il legame del progetto con il territorio. La parte di formazione prevede una serie di masterclass su produzione, camera, luci, suono, montaggio e distribuzione da parte dei tutor della residenza, professionisti provenienti da Spagna, Venezuela e Calabria.

La comunità amanteana è direttamente coinvolta nel progetto: il 12 settembre, al Lido Azzurro di Amantea, si terrà un casting popolare aperto a tutti coloro che vogliono mettersi in gioco e recitare nei cortometraggi che saranno prodotti. Nella seconda parte, i partecipanti daranno forma alle loro idee, scrivendo, producendo, girando e montando le loro opere, che verranno poi proiettate durante la serata conclusiva, in un momento di condivisione aperto a tutta la comunità. “Il KinoGuarimba allunga il nostro programma estivo fino il 21 settembre, portando turismo ed economia in un periodo che molti considerano morto. Ma non solo: per 12 giorni, questi artisti realizzeranno film insieme alla popolazione locale”, commenta Giulio Vita, direttore artistico dell’iniziativa. “Si tratta di un potente strumento di promozione territoriale e creazione di capitale sociale.”

Al via ciclo conferenze su mostra “Gladiatori nell’Arena”

Al via ciclo conferenze su mostra “Gladiatori nell’Arena”Roma, 8 set. (askanews) – E’ stata inaugurata lo scorso 20 luglio la mostra “Gladiatori nell’Arena. Tra Colosseo e Ludus Magnus” a cura di Alfonsina Russo, Federica Rinaldi, Barbara Nazzaro e Silvano Mattesini. Dopo l’importante attività di manutenzione straordinaria condotta all’interno del criptoportico di collegamento tra il Colosseo e la più grande delle palestre dei gladiatori, nota con il nome di Ludus Magnus, una proiezione olografica permanente realizzata da Katatexilux ha restituito valore storico e scientifico al corridoio interrotto da un collettore idrico ottocentesco, e ne ha valorizzato la funzione di percorso di arrivo da parte delle coppie di gladiatori destinate ad affrontarsi sul piano dell’Arena.

E nello stesso spazio solcato dalle coppie di gladiatori è dedicata una esposizione temporanea che esibisce le armature dei contendenti ricostruite filologicamente a partire dall’iconografia riportata sui reperti antichi, quali lucerne, statuine fittili, oggetti miniaturistici in ambra, fino ad arrivare alle incisioni degli spettatori sui gradini della cavea dell’Anfiteatro e ai rilievi funerari. A questo “mondo” che a distanza di duemila anni non ha perso il suo fascino e attorno al quale, venuto meno il significato di giochi legati alle celebrazioni funebri, ruotava una vera e propria industria dell’intrattenimento, offerta dall’imperatore a Roma come propaganda politica, il Parco archeologico del Colosseo intende destinare un ciclo di conferenze presso la Curia Iulia, a cura di Alfonsina Russo e Federica Rinaldi, con l’obiettivo di offrire al pubblico un’opportunità unica di immergersi nella vita dei gladiatori, spaziando dai luoghi di addestramento, alle fonti antiche, alle immagini, senza trascurare gli aspetti giuridici e l’influenza esercitata sulle arti performative contemporanee.

Il ciclo si compone di 8 incontri e sostituisce, con una formula innovativa, il catalogo della mostra, ponendosi l’obiettivo di sviluppare con il supporto di studiosi ed esperti temi quali L’Architettura della macchina dello spettacolo 1. Studi recenti sul Ludus Magnus 2. Gli anfiteatri romani dotati di sotterranei e apparecchiature di spettacolo 3. Anfiteatri senza gladiatori Fonti antiche e normative sui gladiatori 1. La condizione giuridica dei gladiatori 2. I gladiatori nelle fonti antiche Immagini nel repertorio antico e moderno 1. Immagini dei gladiatori 2. Il Gladiatore nell’immaginario moderno e contemporaneo Il mondo della gladiatura al femminile 1. Le donne e l’arena Il ciclo di conferenze avrà inizio a partire dal mese di settembre, terminerà nel mese di dicembre 2023 e confluirà nel 2024 in una pubblicazione nell’ambito del quarto numero della collana Quaderni del PArCo (edizione Gangemi). I primi due appuntamenti sono dedicati a fare luce sulla “macchina dello spettacolo”, con un approfondimento sugli anfiteatri romani dotati di apparecchiature destinate ai combattimenti e un approfondimento sulla principale delle palestre di allenamento dei gladiatori, il Ludus Magnus a Roma. Ne parleranno Heinz-Jürgen Beste, membro scientifico dell’Istituto Archeologico Germanico di Roma, esperto di edifici da spettacolo (14 settembre) e Simonetta Serra, funzionario archeologo della Sovrintendenza Capitolina di Roma, responsabile dell’area del Ludus Magnus (26 settembre).

Si proseguirà in ottobre (10 ottobre e 24 ottobre) con gli aspetti giuridici della gladiatura, analizzati da Claudio Togna, notaio e membro del Consiglio di Amministrazione del PArCo, e con la gladiatura nelle fonti antiche, raccontata da Silvia Orlandi, professore associato di Epigrafia Latina presso la Facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza Università di Roma. Nel mese di novembre (7 novembre e 21 novembre) sarà invece la volta delle immagini dei gladiatori, sia nella percezione moderna e contemporanea con Steve della Casa, critico cinematografico e direttore artistico italiano, sia nel modo antico tra decorazione e commemorazione, con Massimiliano Papini, professore di Archeologia e Storia dell’arte greca e romana presso il Dipartimento di Scienze dell’Antichità della Facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza Università di Roma, autore di studi e monografie sull’argomento.

Si chiude nel mese di dicembre (5 dicembre e 7 dicembre) con due diverse proposte: gli anfiteatri “senza gladiatori”, tema che sarà affrontato da Cinzia Vismara, titolare dell’insegnamento di Archeologia e Storia dell’Arte greca e romana presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Cassino fino al 2014 e massima esperta di studi sugli edifici da spettacolo in particolare nelle province occidentali romane; “le donne e l’arena”, tema che Gian Luca Gregori, professore ordinario di Epigrafia Latina e Antichità Romane nel Dipartimento di Scienze dell’Antichità di Sapienza Università di Roma affronterà sia dal punto di vista del mondo della gladiatura al femminile sia più in generale dal punto di vista della passione per i gladiatori da parte dell’universo femminile.