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Libri, esce “Paolo. L’uomo che inventò il Cristianesimo” di Corrado Augias

Libri, esce “Paolo. L’uomo che inventò il Cristianesimo” di Corrado AugiasRoma, 30 ago. (askanews) – Un viaggio alle origini della dottrina cristiana. Corrado Augias ricostruisce nei suoi momenti topici la vita pubblica e religiosa di Saulo di Tarso, conosciuto con il nome di Paolo, analizzando la figura dell’Apostolo delle genti, dell’uomo che raccolse l’insegnamento di Gesù di Nazareth, lo elaborò e lo divulgò nel mondo. Nel volume, che unisce la cifra della narrazione a quella del saggio, tra cronaca e speculazioni filosofiche e sociologiche, l’autore ritrae un personaggio controverso e misterioso: Paolo è l’ebreo che non conobbe Gesù e che ne perseguitò i seguaci. Ma Paolo è soprattutto l’uomo che, folgorato sulla via di Damasco, dedicò la propria vita alla diffusione delle parole del Nazareno e alla canonizzazione dei suoi insegnamenti. Con il lascito di Gesù nelle proprie mani, Paolo pose le basi per la nascita del Cristianesimo.

“Paolo. L’uomo che inventò il Cristianesimo” di Corrado Augias, edito da Rai Libri, è in vendita nelle librerie e negli store digitali dal 5 settembre 2023. Corrado Augias, scrittore e autore televisivo, è editorialista di Repubblica e autore di numerosi volumi tradotti in molte lingue.

Fotografia come testimonianza e documento: Pellegrin a Venezia

Fotografia come testimonianza e documento: Pellegrin a VeneziaVenezia, 29 ago. (askanews) – La guerra e la crisi ambientale, ma anche le vite dei profughi o dei passeggeri della metropolitana di Tokyo. Le Stanze della Fotografia a Venezia ospitano una mostra dedicata al lavoro di Paolo Pellegrin, uno dei più importanti fotografi internazionali, membro dell’agenzia Magnum dal 2005. Esposti, nell’architettura mobile dello spazio sull’isola di San Giorgio, oltre 300 scatti che attraversano tutta la carriera di Pellegrin, con anche un reportage inedito dall’Ucraina. Fotografie che hanno valenza etica ed estetica, ma che sono pure documenti del nostro tempo, in un certo senso prove di ciò che accade nel nostro mondo. “Sono documenti – ha detto il fotografo ad askanews – che possono essere anche impugnati in un secondo momento per evidenziare le cose, dei crimini nelle sedi internazionali, lo vediamo, per esempio questo succede all’Aia. La fotografia viene usata come strumento di testimonianza”.

Testimonianza è quindi una parola chiave, che prende sempre maggiore consistenza a mano a mano che ci si addentra nella mostra, significativamente intitolata “L’orizzonte degli eventi”, in rifermento alla fisica e al punto di non ritorno nei pressi di un buco nero, luogo nel quale il tempo diventa ineluttabile e, contemporaneamente, si ferma. In un certo senso come accade nella fotografia che, secondo la curatrice Annalisa D’Angelo, è lo strumento attraverso il quale il lavoro di Pellegrin prova a uscire dal buco nero della storia. “Questo è il lavoro di Paolo Pellegrini – ci ha detto Denis Curti, direttore artistico de Le Stanze della Fotografia e co-curatore della mostra – è l’incontro con gli altri, è portare se stesso all’interno di un contesto senza mai di giudicarlo, cercare di comprenderlo e se non poi lo capisco decido di tornare, questo è il suo motto. Quindi è una mostra fatta di emozioni che ci racconta dell’importanza delle connessioni, tutto quanto è connesso”.

Una connessione che assume spesso aspetti problematici, come nel caso delle indagini di Pellegrin sul tema della sorveglianza o dell’intelligenza artificiale, ma anche nei lavori su Guantanamo o sulle vittime del conflitto arabo israeliano. Ma che vive al tempo stesso di un’umanità profonda, di uno sguardo di vicinanza, che è la forza di questa fotografia. “Tutti i suoi lavori – ha aggiunto Curti – sono il frutto di un pensiero e di un pensiero politico, è un fotografo che ha il coraggio di prendere posizione e di dire quello che pensa. Io credo che in questo momento la fotografia non abbia bisogno di eroi o di persone che rischiano la vita, ma abbia bisogno di persone capaci di assumersi delle responsabilità”. Una responsabilità che si manifesta anche quando il fotografo scatta la sua immagine, quando decide, in un momento di solitudine profonda, come dare ordine al mondo e al caos che si trova di fronte. “Questo gesto semplicissimo – ha concluso Paolo Pellegrin – in realtà racchiude una cosa complicatissima, ogni volta diversa. Quindi sì, in quel momento mi sento pienamente solo”.

“L’orizzonte degli eventi” è la seconda grande mostra de Le Stanze della Fotografia, un progetto voluto da Marsilio Arte, che pubblica anche il catalogo, e dalla Fondazione Giorgio Cini e prosegue l’esperienza di indagine sulla fotografia de La Casa dei Tre Oci. L’esposizione dedicata a Pellegrin è aperta al pubblico fino al 7 gennaio 2024. (L.M.)

Viterbo, il Festival Barocco Alessandro Stradella dal 30 agosto

Viterbo, il Festival Barocco Alessandro Stradella dal 30 agostoRoma, 28 ago. (askanews) – Un percorso tra meraviglie musicali, architettoniche e paesaggistiche della Tuscia viterbese, dal 30 agosto al primo ottobre. E’ il Festival Barocco Alessandro Stradella, la cui edizione 2023 è particolarmente legata alla storia e alle tradizioni della città di Viterbo.

Con la direzione artistica di Andrea De Carlo e la presidenza onoraria di Anna Fendi, dal 30 agosto al primo ottobre a Viterbo, Nepi, Castel Sant’Elia, Caprarola, Celleno, Civitella d’Agliano e Montefiascone, il Festival vede la collaborazione con il Ministero della Cultura, Direzione Regionale Musei Lazio, Regione Lazio, Comuni di Viterbo, Nepi, Celleno, Castel S. Elia, Civitella D’Agliano, Fondazione Carivit, Fondazione Pietà dei Turchini, ATCL. Il Festival Barocco Alessandro Stradella FBAS di Viterbo svolge attività di ricerca, formazione, produzione, diffusione ed edizione musicale. Un progetto culturale che guarda al futuro coniugando l’attenzione per l’immenso patrimonio italiano e la valorizzazione dei nuovi linguaggi e tendenze, favorendo l’avvicinamento e la sensibilizzazione dei giovani al linguaggio barocco e a quello contemporaneo anche attraverso la pratica dell’improvvisazione.

Un importante evento apre il Festival proprio il 30 agosto nella Chiesa di S. M. Nuova di Viterbo: l’esecuzione dell’oratorio “S. Rosa di Viterbo” di Alessandro Melani (1639-1703). Eseguito per la prima volta nel 1693, la sua restituzione critica integrale è ora affidata agli strumenti originali dell’Ensemble Mare Nostrum diretto da Andrea De Carlo, con la partecipazione dei soprani Silvia Frigato nel ruolo della Santa e Dorota Sczepanska in quello della Madre, il basso Masashi Tomosugi nel ruolo del Padre e il mezzosoprano Eleonora Filipponi in quello della Maga. L’evento è preceduto dalla prima registrazione assoluta dell’oratorio e da un importante convegno internazionale. L’edizione 2023 ospiterà più di venti concerti tra i quali: Il violino fantastico con Margherita Pupulin (violino) e Juan Josè Francione (arciliuto) andrà in scena sabato 2 settembre a Civitella D’Agliano, nella Torre Monaldesca e Domenica 3 settembre a Nepi, nel Forte dei Borgia.

Un Percacho que parte de Nápoles a Roma, Musica popolare al confine tra Rinascimento e Barocco con Nando Citarella, (canto, percussioni e chitarra battente) e Michele Carreca (chitarra barocca) verrà eseguito l’8 settembre Villa Lante, Bagnaia. Il 10 settembre nella Chiesa S. M. Nuova, sarà invece la volta di Un po’ di sana follia, (S)Concerto di strumenti e corpi con la danzatrice Martina Ricciardi e Marco Ambrosini (nyckelharpa).

Il festival si conferma anche un laboratorio di sperimentazione, caratterizzandosi per un intenso e originale dialogo tra tradizione musicale del passato e linguaggi contemporanei. Il compositore e contrabbassista Daniele Roccato, artista in residenza da diversi anni porterà il suo progetto “Double Bach” il 24 settembre a Viterbo (Chiesa di S. M. Nuova). Dopo il successo dello scorso anno il festival ospita nuovamente la concertista cilena e star internazionale del clavicembalo Catalina Vicens il 9 settembre Viterbo, S. M. Nuova. Un’intera sezione del festival è dedicata ai musicisti della Tuscia, con due importanti iniziative: Massenzio 2035, un ambizioso progetto di esecuzione integrale delle opere del ronciglionese Domenico Massenzio (1586-1657), con i musicisti dello Stradella Y-Project. Dal 15 al 17 settembre a Tuscania, Chiesa di S. Pietro, Caprarola, Palazzo Farnese, Nepi, Chiesa di S. Pietro e Viterbo, S. M. Nuova. Il 30 settembre a Nepi, nella Chiesa di S. Pietro e il 1° ottobre a Viterbo (chiesa di S. Maria Nuova) verrà eseguita l”Aurata Cintia Armonica”, una raccolta di musiche “Di diversi Eccellentissimi Autori” che il romano Fabio Costantini pubblicò dal 1614 al 1639. Il Setaccio Musicale, Chiude l’edizione 2023 il concerto Memories of Tomorrow, un dialogo barocco/moderno con la violoncellista Nina Kotova e l’Ensemble Mare Nostrum. (30 settembre a Montefiascone, Rocca dei Papi e 1° ottobre Viterbo, S. M. Nuova). Informazioni concerto di apertura: Oratorio “Santa Rosa di Viterbo” di Alessandro Melani Santa Maria Nuova, Via Santa Maria Nuova snc (Viterbo) Ore 20.30 Costo 10€

100 anni della Partita a Scacchi di Marostica

100 anni della Partita a Scacchi di MarosticaRoma, 28 ago. (askanews) – “100 anni di Partita” fra rievocazioni, mercati medioevali, giochi di scacchi e mostre. È il programma firmato, dall’1 al 3 settembre, da Associazione Pro Marostica per l’anniversario della Partita a Scacchi di Marostica a personaggi viventi, nata nel 1923 ad opera di un gruppo di imprenditori guidati dallo studente Francesco Pozza. In una piazza, ancora senza scacchiera fissa, misero in scena quella che, poi sviluppata nel 1954 dal libretto teatrale di Mirko Vucetich, divenne la fortuna e il simbolo di Marostica nel mondo.

“Un programma di festa e spettacolo per la città che permetterà di immergersi nell’atmosfera medioevale ma soprattutto di ripercorrere la storia di questa rappresentazione unica al mondo – il commento del presidente di Pro Marostica Simone Bucco – Tradizione e modernità si intrecciano in questo centenario che vuole commemorare il passato e allo tempo guardare al futuro con la valorizzazione di un immenso patrimonio di arte e cultura, proiettandosi nelle prossime edizioni”. Con quell’originario spirito di festa, sabato 2 (dalle 15.00) e domenica 3 settembre 2023 (dalle 10.00) il centro storico di Marostica si trasformerà in una grande rappresentazione, con gruppi di sbandieratori, musici, giocolieri, artisti di strada, ma anche mercatini medioevali, accampamenti, laboratori per bambini, dimostrazioni di tiro con la balestra e tanto altro, chiamando a raccolta i più rinomati gruppi storici italiani. Momento clou dei festeggiamenti, sabato sera alle 21.00, la riproposizione della Partita a Scacchi del 1923, dal vivo, con i personaggi della scacchiera e un gran finale a sorpresa: uno spettacolo ad ingresso libero, che sarà anticipato da un monologo sulla storia della Partita dello scrittore Pier Alvise Zorzi.

E poi gli scacchi. Nel cortile del Castello Inferiore, sede del prossimo Museo degli Scacchi, sabato 2 settembre, avrà luogo una simultanea di scacchi (ore 10.00, posti limitati) con due grandi maestri: Danyyl Dvirnyy (Leningrado, 1990), campione italiano assoluto nel 2013 e nel 2015, e Kenny Solomon (Città del Capo, 1979), primo e unico Grande Maestro della storia del Sudafrica, sposato con la campionessa e vicepresidente della Federazione Scacchistica Italiana Veronika Goi. Nel pomeriggio (ore 14.00 -18.00), le scacchiere dei maestri lasceranno spazio ad un torneo giovanile Under 14, sempre con la regia dell’esperto Daniel Zarpellon. Il programma delle iniziative prevede anche importanti mostre al Castello Inferiore. I 100 anni di Partita saranno raccontati dai preziosi costumi e dai materiali di scena custoditi dall’Associazione Pro Marostica, con un nuovo allestimento del piano nobile. I visitatori potranno immergersi nello spirito della Partita grazie a ricercate scacchiere, oggetti originali nati dal genio dell’autore del libretto Mirco Vucetich, video dello spettacolo e innovative installazioni, fino ad una stanza-tributo ai registi della Partita. La mostra, visitabile con il biglietto del castello e in programma fino al 31 dicembre 2024, sarà inaugurata venerdì 1 settembre, dalle ore 21, con una open night del Castello, liberamente accessibile a tutti i visitatori.

L’associazione Marostica Fotografia 1979 cura al piano una esposizione dedicata al gioco degli scacchi in tutte le sue accezioni e un’ampia raccolta di fotografie, immagini e documenti provenienti da archivi pubblici e privati (dal 2 al 30 settembre 2023, inaugurazione sabato 2 settembre, ore 11.00). Domenica 3 settembre (ore 17.00), infine, la proclamazione delle nuove Lionora e Oldrada per voce di un inedito giullare, l’attore Roberto Ciufoli, darà il via alla Partita a Scacchi a personaggi viventi del 6-7-8 settembre 2024, per la quale sono già attive le prevendite (www.marosticascacchi.it). Sono otto le finaliste in gara, provenienti dal territorio della Podesteria di Marostica 1454.

Gli eventi in programma per i “100 anni di Partita” (1923-2023) sono l’occasione per visitare la città e conoscere la sua storia. A questo proposito Associazione Pro Marostica propone due itinerari sulle tracce della Marostica Mediovale, fra l’antico borgo e il Cammino di Ronda (info e prenotazioni t. 0424.72127 – info@marosticascacchi.it). Il programma di “100 anni di Partita” è promosso da Associazione Pro Marostica in collaborazione con la Città di Marostica, con il patrocinio della Commissione Europea, della Regione del Veneto e della Provincia di Vicenza, con il supporto del main sponsor Banca di Verona e Vicenza (Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea), dell’official sponsor VIMAR e degli sponsor Pedon, Pizzato, Gruppo Ceccato, UmTools, Um Technology Tools, Felisatti Utensili.

Conclusa Mediterranea La Civiltà blu, successo social e pubblico

Conclusa Mediterranea La Civiltà blu, successo social e pubblicoMilano, 27 ago. (askanews) – Si è chiusa venerdì 24 con una serata dedicata al Turismo la terza edizione di Mediterranea La civiltà blu, la rassegna estiva ideata e organizzata da Micromegas in partnership con il comune di Sabaudia, in provincia di Latina. Un’edizione, rilevano gli organizzatori, che è stata un successo sotto tutti i punti di vista. Enorme quello di pubblico: sono tantissime le persone che hanno preso parte alla rassegna, tra coloro che hanno assistito ai dibattiti, tutti moderati dal direttore del Tg de La7 Andrea Pancani, e frequentato il Village o partecipato alle iniziative culturali.

Le iniziative culturali di Mediterranea, curate da Micromegas Comunicazione, rappresentano una delle caratteristiche innovative di questa terza edizione della rassegna. Due, soprattutto, sono state le iniziative culturali da segnalare: l’esposizione di una delle 3 copie originali della scultura di Ugo Attardi, l’Ulisse, realizzata dal grande Maestro nel 1997, e la mostra sulla biodiversità “l’Italian Biodiversity Keepers” progettata da Micromegas per il Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dell’Arma dei Carabinieri ed esposta al palazzo dell’ONU a New York lo scorso mese di maggio. Da sottolineare anche il successo social di Mediterranea, visto che in questa edizione si sono moltiplicati sia i follower dei vari account social della rassegna sia le visualizzazioni dei video. I dibattiti di Mediterranea, che si sono svolti nella Corte Comunale di Sabadudia, sono stati tutti molto partecipati e con ospiti di rilievo, a iniziare dai ministri che sono stati intervistati da Andrea Pancani: il ministro della PA Paolo Zangrillo, la ministra per la disabilità Alessandra Locatelli, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il ministro degli esteri Antonio Tajani. Ma non sono mancati esponenti della cultura, come Fulvio Abbate e Giordano Bruno Guerri, o imprenditori iconici come Brunello Cucinelli. O altri esponenti della politica come il sindaco di Firenze Dario Nardella, l’assessore al turismo del comune di Roma Alessandro Onorato, il capogruppo del M5S Silvestri, Arturo Scotto del Pd e Nicola Procaccini eurodeputato di FdI.

Rimarrà tra i ricordi più emozionanti di questa terza edizione di Mediterranea la telefonata in diretta fatta dal palco di Mediterranea dal presidente del Coni Giovanni Malagò a Tamberi, fresco vincitore della medaglia d’oro di salto in alta ai Mondiali. L’atleta della Polizia di Stato ha ricevuto l’applauso fragoroso di tutta la platea della corte comunale proprio mentre era in collegamento con il numero uno dello sport italiano. Erminio Fragassa, presidente di Micromegas Comunicazione e “patron” della manifestazione è già pronto a proiettarsi verso il futuro: “L’enorme successo di pubblico e di stampa della terza edizione di Mediterranea responsabilizza sia noi, in veste di ideatori e organizzatori della Rassegna, che il Comune di Sabaudia, nostro partner strategico, in ordine a un’ulteriore evoluzione in termini qualitativi della manifestazione. Posso anticipare che stiamo già lavorando sulla quarta edizione di Mediterranea insieme al Sindaco e il Vice Sindaco di Sabaudia, Andrea Pancani e il sottoscritto. Credo sia sufficiente questa indicazione per testimoniare quale sia l’impegno comune per approdare a un’edizione che, anticipo, presenterà molte novità di notevole impatto culturale e mediatico”.

I volti del 900, un progetto sui ritratti di ArchiViVitali

I volti del 900, un progetto sui ritratti di ArchiViVitaliComo, 25 ago. (askanews) – Un tentativo di raccontare la pittura italiana del XX secolo attraverso la forma del ritratto: ArchiViVitali, in collaborazione con il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano, presenta la mostra “Volti. La pittura italiana di ritratto nel XX secolo”, curata da Luca Beatrice e ideata da Velasco Vitali.. L’esposizione è distribuita su due sedi, lo Spazio Circolo a Bellano, nel Lecchese, e Villa del Balbianello, bene del FAI a Tremezzina, in provincia di Como, che per la prima volta apre a un progetto di arte contemporanea.

La mostra celebra la pittura di ritratto tra ‘900 e contemporaneità, tra committenza e libera interpretazione, attraverso oltre sessanta opere realizzate dal 1910 a oggi, che, negli intenti del progetto, testimoniano l’evoluzione del ritratto e riflettono sulla sua importanza storica e attuale. Le opere scelte si concentrano in particolare, attraverso i vari volti, sulle somiglianze somatiche, sugli umori, sui luoghi comuni, sulle complessità psicanalitiche e sull’infinita sfaccettatura dei caratteri umani. Tra gli artisti in mostra Casorati, Savinio, Sironi, de Chirico, Baj, Carol Rama, Giancarlo e Velasco Vitali, Giosetta Fioroni, Merz, Paolini, Pistoletto, Ontani. Ma anche Stefano Arienti, Vanessa Beecroft, Francesco Vezzoli e Valerio Berruti.

L’allestimento delle due mostre segue il ritmo di quattro desideri. A Bellano si trova il desiderio del collezionista che aggiunge alla propria quadreria un pezzo alla volta, seguendo un ordine dove tutto risponde a un criterio democratico della distribuzione degli spazi e tutto è visibile in ugual misura. A Villa del Balbianello si ritrova il desiderio dello studioso che lascia entrare nella propria biblioteca solo i dipinti che evocano i miti, la filosofia e la letteratura, ogni quadro un significato, dove nulla è lasciato al caso; quello del padrone di casa che ama il controllato caos della vita quotidiana ed esibisce i ritratti della sua famiglia e degli amici come specchio dei momenti di vita vissuta; infine quello tutto al femminile della padrona di casa, che sa di eleganza, cura, autorevolezza, rarefazione, poesia e che gioca a contrasto con una vista lago mozzafiato, tra le più belle del mondo. La mostra, nelle due sedi, è aperta al pubblico fino al 12 novembre.

Libri, in uscita “I diari del Provinciale” di Federico Quaranta

Libri, in uscita “I diari del Provinciale” di Federico QuarantaRoma, 24 ago. (askanews) – La provincia, la sua cultura e la sua gente, un viaggio nelle terre che custodiscono l’Italia più profonda. Con “I diari del Provinciale” Federico Quaranta affida alla carta le testimonianze e le emozioni più forti dei suoi lunghi cammini televisivi. I racconti e le parole di scrittori e intellettuali si intrecciano tra le pagine con quelli di contadini e pescatori, di uomini e donne che fanno del legame con il territorio il fondamento della propria esistenza. Così l’autore è nel Mugello, alle porte di Firenze, per raccontare la figura rivoluzionaria di don Lorenzo Milani, nel Delta del Po tra Emilia e Veneto, per comprendere il sentimento che lega la gente alle terre e alle acque del Polesine, in Basilicata, sulle tracce della civiltà contadina narrata da Carlo Levi in “Cristo si è fermato a Eboli”, in Sicilia, per riscoprire la figura di Rosa Balistreri, cantautrice coraggiosa che ha cantato le contraddizioni della sua terra. Tante storie, tanti tasselli di un’identità sfaccettata, affascinante e sempre sorprendente.

“I diari del Provinciale” di Federico Quaranta, edito da Rai Libri, è in vendita nelle librerie e negli store digitali dal 29 agosto 2023. Federico Quaranta è conduttore e autore televisivo e radiofonico di vari programmi (tra cui “La Prova del cuoco”, “Linea verde”, “Estate?in diretta” su Rai 1, “E la chiamano estate”, “Il Provinciale” su Rai 1 e Rai 2, “Decanter” su Rai Radio2), ed è noto esperto di enogastronomia, territorio e agricoltura. È autore di Terra. Riscoprire le nostre origini per costruire un futuro migliore (2019). Per la Rai ha pubblicato con Nicola Prudente (“Tinto”) due libri di successo della serie Sommelier… ma non troppo (2015 e 2016) e insieme ad Andy Luotto Anche i vegani fanno la scarpetta (2016).

Nuova scoperta a Pompei, ricostruita vita schiavi a Civita Giuliana

Nuova scoperta a Pompei, ricostruita vita schiavi a Civita GiulianaSalerno, 20 ago. (askanews) – È stato ritrovato, nella villa romana di Civita Giuliana, a circa 600 metri dalle mura dell’antica Pompei, l’arredo di una stanza assegnata agli schiavi. Sembra una fotografia, che denuncia una situazione di precarietà e subalternità. Tuttavia, si tratta di un’immagine affascinante di quasi 2000 anni fa, realizzata con la tecnica dei calchi, esistente solo a Pompei e dintorni. Materiali quali mobili e tessuti, nonché corpi di vittime dell’eruzione del 79 d.C., sono stati coperti dalla nube piroclastica, divenuta poi terreno solido mentre la materia organica decomposta ha lasciato un vuoto nel terreno: un’impronta che, riempita di gesso, ha rivelato la sua forma originaria. “Quanto ricostruito conferma la necessità di proseguire la ricerca scientifica”, ha detto il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. “Conclusa l’operazione Grande Pompei, progettiamo nuove iniziative e nuovi finanziamenti per proseguire nella ricerca e nella tutela”, ha aggiunto.

La nuova stanza, denominata ambiente A, si presenta diversa da quella già nota come ambiente C, ricostruita a novembre 2021 in cui erano posizionate tre brande e che fungeva al tempo stesso da ripostiglio. Quello che è emerso adesso fa pensare a una precisa gerarchia all’interno della servitù. Mentre uno dei due letti trovati in queste settimane è della stessa fattura, estremamente semplice e senza materasso, di quelli del 2021, l’altro è di un tipo più confortevole e costoso, noto in bibliografia come “letto a spalliera”. Nella cinerite sono ancora visibili le tracce di decorazioni color rosso su due delle spalliere. Oltre ai due letti, nell’ambiente recentemente scavato ci sono due piccoli armadi, anch’essi conservati parzialmente come calchi, una serie di anfore e vasi di ceramica e diversi attrezzi, tra cui una zappa di ferro. Il microscavo di vasi e anfore provenienti dall’ambiente C ha nel frattempo rilevato la presenza di almeno tre roditori: due topolini in un’anfora e un ratto in una brocca, posizionata sotto uno dei letti e dalla quale sembra che l’animale cercasse di scappare quando morì nel flusso piroclastico dell’eruzione. Dettagli che sottolineano ancora una volta le condizioni di precarietà e disagio igienico in cui vivevano gli ultimi della società dell’epoca.

L’esplorazione archeologica della villa di Civita Giuliana, già oggetto di scavi nel 1907-’08, ebbe inizio nel 2017 in base a una collaborazione tra il Parco Archeologico di Pompei, quale ente competente per la tutela dell’area circostante la città antica, e la Procura della Repubblica di Torre Annunziata, che insieme ai Carabinieri aveva scoperto un’annosa attività di scavi clandestini nell’area della Villa, poi sgominata e perseguita sia penalmente che civilmente. “Quanto ricostruito conferma la necessità di proseguire la ricerca scientifica in un luogo che, grazie all’opera della magistratura e dei Carabinieri, è stato strappato al saccheggio e al traffico illecito di beni archeologici per raccontare momenti notevoli della vita quotidiana dell’antichità. Quel che si sta apprendendo sulle condizioni materiali e sull’organizzazione sociale dell’epoca apre nuovi orizzonti agli studi storici e archeologici. Pompei rappresenta un unicum che tutto il mondo ci invidia. Conclusa l’operazione Grande Pompei, progettiamo nuove iniziative e nuovi finanziamenti per proseguire nella ricerca e nella tutela”, dichiara Sangiuliano.

“Sappiamo che i proprietari usavano diversi privilegi, tra cui anche la possibilità di formare una famiglia, seppure senza alcuna tutela legale, per legare alcuni schiavi più strettamente alla villa, anche con la finalità di averli come alleati nel sorvegliare gli altri. Quello che emerge qui è la struttura sociale della servitù che doveva impedire fughe e forme di resistenza, anche perché mancano tracce di grate, lucchetti e ceppi. Pare che il controllo avveniva principalmente tramite l’organizzazione interna della servitù, e non tramite barriere e vincoli fisici – spiega il direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel – Siamo impegnati a continuare le ricerche e progettare la fruizione di un luogo che, come nessun altro del mondo antico racconta la quotidianità degli ultimi. In occasione della riapertura dell’Antiquarium di Boscoreale il prossimo autunno, prevediamo una sala per informare il pubblico sugli scavi in corso, gli stessi che, sotto la direzione del mio predecessore, Massimo Osanna, hanno portato alla scoperta del carro cerimoniale recentemente in mostra a Roma, alle Terme di Diocleziano. Vorrei ringraziare, oltre alla squadra impegnata nello scavo archeologico, la Procura guidata da Nunzio Fragliasso per l’eccellente lavoro svolto”.

Il libro di Ivano Cimatti getta nuova luce sul caso Pinelli

Il libro di Ivano Cimatti getta nuova luce sul caso PinelliRoma, 19 ago. (askanews) – Askanews ha intervistato Ivano Cimatti, autore del libro ‘Il potere che offende. Quando Luigi Calabresi denunciò ‘Lotta Continua” (Pendragon), riguardante la vicenda dell’anarchico Giuseppe Pinelli, fermato perché indiziato d’essere coinvolto nell’attentato di piazza Fontana del 12 dicembre 1969, e poi morto precipitando dalla finestra dell’ufficio del commissario Luigi Calabresi. La Questura di Milano sostenne che Pinelli si era suicidato perché scoperto dagli inquirenti d’essere uno degli autori della strage. L’autorità giudiziaria scelse di avvalorare la tesi del decesso per atto volontario. Lotta Continua, per ottenere la riapertura del caso, accusò pubblicamente Calabresi d’aver ‘suicidato’ Pinelli e per questo venne denunciata di diffamazione a mezzo stampa.

D: Il suo è il primo libro che affronti con metodo storico e documentato la figura del commissario Calabresi. Lo fa focalizzandosi su di un processo per diffamazione nel 1970-71. R: Ho scelto di studiare quel processo perché il Presidente del relativo collegio giudicante fu sottoposto ad un processo penale per come aveva condotto quel dibattimento. Venne difeso da un celebre avvocato Filippo Ungaro del quale sto scrivendo, da anni, una biografia.

D: Calabresi da querelante si ritrovò quasi imputato. Potrebbe spiegarci la genesi e gli esiti di questo processo? R: La genesi di quel processo discende dalla scelta di Lotta Continua di riaprire le investigazioni sulla morte di Pinelli, catalogata come morte per suicidio. Per mesi il giornale di Lotta Continua accusò Calabresi d’aver suicidato Pinelli. Il quale, lasciato solo dalle istituzioni, scelse di denunciare di diffamazione il responsabile editoriale di quel periodico. Fu una scelta sbagliata ed improduttiva. Dal dibattimento di quel processo apparve da subito evidente che la tesi della morte di Pinelli per suicidio fosse assurda ed inoltre che Calabresi e gli altri testimoni (moltissimi poliziotti e carabinieri) mentissero. Ed oggi sappiamo perché e di cosa; Calabresi e così gli altri testimoni nascosero che quella sera, negli uffici della Questura di Milano, operarono funzionari del Ministero dell’Interno i quali condussero le indagini e diressero appunto le investigazioni secondo l’inventata pista anarchica. Ecco perché quel processo fu un clamoroso autogol. Gli avvocati di Lotta Continua e moltissima stampa ebbe facile gioco nell’evidenziare la totale inverosimiglianza della versione dei fatti fornita prima da Calabresi e quindi dalla Questura di Milano.

D: Ma chi era – al netto delle demonizzazioni e successive riabilitazioni – il commissario Calabresi? Una pedina inconsapevole entrato in un gioco molto più grande di lui? Lo stesso potrebbe dirsi di Pinelli? R: E’ indubbio che Calabresi scelse di obbedire ad illegittimi ordini impartiti da inquietanti funzionari della polizia, quelli della Divisione Affari Riservati specie in ordine la pista da seguire nella ricerca dei responsabili della strage di piazza Fontana. Dai documenti processuali connesse alle indagini sulla strage, sulla morte di Pinelli oltre che di quel dato processo nonché a carico degli anarchici accusati degli attentati del 25 aprile 1969 emerge che Calabresi sapesse che le accuse mosse a Pinelli fossero inveritiere: si difese, all’epoca, dicendo che aveva obbedito agli ordini del suo capo ufficio, il responsabile dell’Ufficio Politico della Questura di Milano; inoltre Calabresi, alla stregua degli altri funzionari di pubblica sicurezza che interrogarono Pinelli quella sera (il 15 dicembre 1969) ha scientemente violato la norma di cui all’articolo 78 dell’allora codice di procedura penale. Ed invero diverse ore prima della sua precipitazione dalla finestra dell’ufficio di Calabresi Pinelli nevvero fu accusato formalmente dal capo dell’Ufficio Politico d’aver partecipato agli attentati del 25 aprile. Quella norma processuale prevedeva che, a quel punto, l’interrogatorio si sarebbe dovuto interrompere immediatamente e si sarebbe dovuto invitare Pinelli a nominare un difensore di fiducia e quindi liberarlo e/o trasferirlo in carcere. Invece l’interrogatorio, condotto da Calabresi, continuò in violazione di legge e culminò con la sua precipitazione. Calabresi inoltre sapeva che le accuse per le quali era stato fermato erano il frutto dell’inventata pista anarchica da parte dei funzionari della Divisione Affari Riservati del Ministero dell’Interno. Pinelli era un idealista che, in quelle ore, fu pervaso del dubbio che il suo mondo, quello degli anarchici duri ma puri, potesse essere in qualche modo coinvolto nell’orrenda strage di piazza Fontana. Nel corso dei suoi interrogatori, tuttavia illegittimi perché il fermo di Pinelli non venne mai ritualmente convalidato dalla magistratura, Pinelli propose verità e circostanze talvolta inesatte. D’altronde occorre ribadire che l’imputato, nel nostro ordinamento, ha il diritto di mentire.

D: Quali sono le scoperte più rilevanti della sua ricerca e quali fonti ha privilegiato? R: Il mio libro è il risultato di due anni di ricerche d’archivio: ed ho consultato i fascicoli personali delle persone coinvolte nella vicenda. Nella ricostruzione della vicenda storica, a differenza di gran parte degli studi in materia, ho ricercato direttamente le fonti e gli elementi ricercando fra le carte processuali dei vari dibattimenti che sulla strage e sulla morte di Pinelli si sono tenuti negli anni e fra le carte della polizia e dei servizi coinvolti. Verificando le conclusioni, anche istruttorie, cui pervennero le diverse giustizie ed in particolare del giudice istruttore Gerardo D’Ambrosio. La novità più rilevante del libro è aver mostrato che la ricostruzione di quei fatti sia frutto d’una narrazione che prescinde in massima parte dai fatti stessi: frutto ed il precipitato d’una lettura ideologica e romantica di quelle pagine. Disvelando clamorosi errori strategici fin dall’inizio della vicenda. Il processo che avrebbe dovuto consentire di comprendere le ragioni sulla morte di Pinelli non consentì di ottenere alcun positivo risultato. L’errore di fondo, parrebbe in verità in parte quasi voluto dalla galassia di Lotta Continua, fu d’aver fossilizzato l’indagine sulla morte d’un innocente sull’operato d’uno (solo) dei tanti poliziotti coinvolti nella vicenda: nonostante fosse chiaro che moltissimi e non solo Calabresi fossero in qualche modo coinvolti nel caso. Gli avvocati che difesero Lotta Continua in quel processo non si resero conto che già, in quella sede processuale, emersero indizi che Calabresi fosse stato uno dei tanti poliziotti coinvolti. I diversi magistrati che, negli anni successivi, indagarono sulla morte di Pinelli spesso commisero gravissimi errori procedurali che paiono quasi volontari. Nel libro vengono evidenziate alcune reali novità. Per decenni è stato sostenuto, da tutta la stampa e la manualistica, che la presenza degli uomini della Divisione Affari Riservati in quei giorni all’interno dell’Ufficio Politico della Questura di Milano sarebbe emersa solo nel 1996 quando, nel corso delle nuove investigazioni sulla strage, venne rinvenuto l’Archivio della Divisione di Circonvallazione Appia. In verità, già nel giugno del 1970, Silvano Russomanno al giudice istruttore Ernesto Caudillo del Tribunale di Roma, confessò d’essere arrivato a Milano fin dal 12/13 dicembre 1969. Quel giudizio non terminò, come sempre ed ovunque attestato, con la condanna in primo grado del Direttore Responsabile di Lotta Continua bensì con una dichiarazione di estinzione del reato per prescrizione statuita dal giudice di appello. Quel processo come è noto fu sospeso per le gravissime opinabilità del Presidente del collegio Carlo Biotti il quale fu sottoposto, per le medesime questioni, a processo penale. Il quale si concluse sì con l’assoluzione dello stesso, ma con una sentenza (del 4 giugno 1976 della Suprema Corte di Cassazione) che lo definì un giudice eticamente indegno. La statuizione di indegnità nondimeno, circostanza questa mai rilevata da alcuno, non impedì al CSM, quello diretto da Vittorio Bachelet, di promuoverlo, pur se pensionato da quasi quattro anni, consigliere di Cassazione. La particolarità è che in questa procedura il CSM nascose la presenza d’altre procedure disciplinari sicuramente fondate e certe: la conclusione è che alla fine quell’apparato di relazioni, amicizie e frequentazioni che permisero lui di permanere magistrato nonostante svariate fallacie professionali, opacità ed un’azione decisamente improvvida, alla fine, lo volle tutelare. A dispetto di tutto e tutti. D: Si è fatto un’idea di come morì Giuseppe Pinelli? R: La morte quasi sicuramente non fu voluta ma occasionale. Anche perché Pinelli non fu in vita depositario di segreti e verità rilevanti in ordine l’attentato ovvero sui movimenti politici che, sul finire degli anni sessanta, si opponevano alla politica governativa. Da lui gli anonimi funzionari della Divisione Affari Riservati, quella notte speravano solo di ottenere una qualche prova che suffragasse l’inventata pista anarchica. La direttrice investigativa che riconduceva la strage agli anarchici. Morì perché i non convenzionali metodi d’interrogatorio di quelle persone andarono molto oltre il dovuto e l’ipotizzato. D: Come ne esce lo Stato italiano dell’epoca dalla vicenda Pinelli R: La vicenda Pinelli fu il primo caso di innocente deceduto per colpa e responsabilità dello Stato che lo aveva in custodia. All’epoca la reazione dell’opinione pubblica fu di incredulità e di paura perché quella morte pareva impossibile solo ad immaginarsi. Lo Stato, nella persona delle istituzioni preposto all’ordine pubblico, si dimostrò incapace di rispondere alla più semplice delle domande: come e perché fosse morto Pinelli. Lo Stato rimosse la questione e liquidò il decesso parlando di suicidio nonostante le evidenze dicessero il contrario. Nel complesso lo Stato italiano ne uscì malissimo preparando l’opinione pubblica all’idea che esso fosse nemico ed ostile. D: Quali sono state le prime reazioni al suo libro? R: A parte casi rari, le reazioni sono state quasi disastrose. Diversi storici e giornalisti, dichiaratosi precedentemente interessati, uno alla volta si sono dileguati anche coloro che si fecero spedire dall’editore il libro. D: Nella prefazione al suo libro, il giudice Guido Salvini scrive che non esistono più dubbi, ormai, che a uccidere Calabresi sia stata Lotta Continua, come del resto ha certificato il relativo processo. Come mai l’omicidio Calabresi ha rappresentato un gigantesco scheletro nell’armadio della storia italiana? R: La ragione dipende dalla circostanza che la campagna di stampa organizzata da Lotta Continua nei confronti del commissario Calabresi aveva trovato ampio e diffuso spazio in moltissima parte dell’opinione pubblica e politica della sinistra. Subito dopo l’omicidio si comprese che la focalizzazione della campagna nei confronti del commissario per la riapertura del caso Pinelli fu sbagliata oltre che ingiusta. La sinistra pertanto scelse di obliare rimuovendo l’iniziale scelta. La morte di Calabresi divenne pertanto argomento scomodo e fastidioso

Al via le arene Cinevillage di Anec/Agis Lazio

Al via le arene Cinevillage di Anec/Agis LazioRoma, 18 ago. (askanews) – Le arene cinematografiche organizzate dall’Associazione Nazionale Esercenti Cinema (ANEC) del Lazio e dall’Agis Lazio Srl tornano ad essere protagoniste dell’estate romana. A Piazza Vittorio all’Esquilino (XXIII edizione) e Largo Ravizza a Monteverde (II edizione) riprendono da giugno fino a settembre le iniziative territoriali all’insegna della cultura condivisa.

Novità dell’estate, grazie all’iniziativa “Cinema revolution 2023 che spettacolo l’estate” promossa dal Ministero della Cultura, la possibilità di rivivere le emozioni del grande schermo con un biglietto a prezzo popolare: € 3,50 per tutti i film italiani ed europei, con un tetto massimo di € 5,00 per quelli non europei. ‘Il nostro obiettivo da sempre – dichiara Leandro Pesci, presidente di ANEC Lazio – persegue l’idea di far vivere al pubblico l’esperienza immersiva della sala cinematografica e, in particolare negli ultimi anni, dominati dall’era delle piattaforme tecnologiche, farlo riaffezionare all’emozione del maxi-schermo. Ci auguriamo che le due arene che ci faranno compagnia lungo tutta l’estate romana, possano riportare tale interesse anche grazie ad un’accurata programmazione, confermando la più che buona affluenza della scorsa edizione’.

‘Le iniziative che vengono presentate oggi sono due pezzi importanti della nostra Estate Romana – dichiara l’assessore alla Cultura di Roma Capitale, Miguel Gotor – sono infatti due delle 24 arene cinematografiche che, grazie anche al nostro sostegno, punteggeranno in questa estate la nostra città. La Settima Arte è infatti l’elemento caratterizzante dell’edizione 2023, una scelta che, come Roma Capitale, abbiamo fatto per sostenere un settore, quello delle sale cinematografiche, che ha molto sofferto per la pandemia da Covid-19 e che vogliamo aiutare stimolando le persone a ritornare a una rinnovata fruizione collettiva del prodotto cinematografico, che possa riportare in autunno ancora più persone nei nostri cinema’. ‘La cultura oltre ad avere una funzione sociale fondamentale – afferma Lorenzo Tagliavanti, Presidente della Camera di Commercio di Roma – rappresenta un potente volano di sviluppo economico, un elemento essenziale di marketing territoriale e un fattore attrattivo cruciale nei confronti di un turismo di qualità. Sosteniamo con convinzione questa iniziativa perché i cinema in generale e, in questo caso, le arene estive costituiscono una parte fondamentale del settore culturale che crea benessere, ricchezza e posti di lavoro. Incentivare i cittadini a tornare a godersi un film all’aperto è quantomai importante dopo tutte le difficoltà e gli impedimenti che ha portato la pandemia. I cinema – conclude Tagliavanti – sono parte essenziale dell’anima di Roma ed è impensabile immaginare la nostra città senza una loro attività a pieno regime’.

La manifestazione si svolge anche grazie al sostegno del Gruppo Acea che, con il supporto a questa rassegna cinematografica, rinnova il suo impegno a favore di tutte quelle iniziative che valorizzano la città di Roma, attraverso l’arte e la cultura. A Piazza Vittorio l’estate, fino al 16 settembre sarà in programma un caleidoscopio di eventi diversificati a corollario della maxi arena cinematografica. Sullo storico maxischermo si proietteranno ogni sera alle ore 21:30 i film di successo della stagione, con una raffinata selezione di opere. Il ciclo, a cura del critico cinematografico Franco Montini, ospiterà alcuni appuntamenti di eccezione con attori e registi di assoluto rilievo, quali Roberto Andò, Pupi Avati, Giuseppe Battiston, Marco Bocci, Alessandro Borghi, Gianni Di Gregorio, Ivano Di Matteo, Beppe Fiorello, Riccardo Milani, Rocco Papaleo, Edoardo Pesce, Michele Placido, Carlo Verdone e Daniele Vicari.

Il Villaggio dello Sport arriverà in piazza nei fine settimana con una serie di iniziative, a cura del Comitato Lazio del CONI, atte a promuovere le diverse discipline sportive. Inoltre Master Group Sport, per conto della Federazione Italiana Pallacanestro, organizzerà la tappa master Basket 3×3, l’evento competitivo più importante del campionato federale 3×3. La tappa assegnerà un pass di accesso diretto alle Finals di agosto evento che determinerà le squadre Campioni d’Italia delle Categorie Open Maschile e Femminile. La musica e le danze popolari saranno di scena al centro di Piazza Vittorio all’insegna della socialità, un intento che accomuna storicamente la piazza, cruogiolo di persone dalle diverse origini etniche e culturali, con un gruppo di amici che, da oltre un decennio, propone un repertorio di danze dalle radici geografiche differenziate. Pizziche, tarantelle e tammurriate, ma anche altri generi tradizionali internazionali come i baltrad francesi, intratterranno i convenuti di piazza Vittorio ogni due settimane per tutta l’estate. “Le danze di Piazza Vittorio” partiranno così con le storie del tamburello per continuare con la zampogna, la lira, il bendìr, le chitarre e i flauti irlandesi. Ogni spettacolo prenderà spunto dal repertorio di uno strumento, di un territorio e di un’epoca storica dalla specifica cultura musicale, per poi spaziare anche sulle altre tradizioni. Nello spazio poliedrico denominato Vittorio Summer Village adiacente al cinema e gestito da Simone Brengola il connubio tra cultura e sapori proporrà un ventaglio di offerte per tutti i gusti. La musica live, in primis, sarà proposta in molteplici sfaccettature: tutti i giovedi, dalle 18:30, il progetto “Amarena Pop” rivisiterà in chiave pop contemporaneo i classici italiani degli anni 60-70-80; nei venerdì sarà invece di scena “Brillante Open Mic”, in cui diversi componenti di varie band indie emergenti romane si intrecciano tra formazioni sul palco, ospitandosi a vicenda; la domenica sarà invece la volta di “Bollicine Summer”, una rassegna che vedrà ospiti sul palco varie band e cantautori romani emergenti, a cura dell’associazione culturale Pierrot Le Fou. A settembre sono programmate le presentazioni dei libri di Annelisa Alleva e Angelo de Florio, autore del Libro Memorie di un Distrofico e curatore della “Normalità del Disagio” in un evento sulla disabilità con associazioni come la Uildm, l’FSHD e Medici Ricercatori del Policlinico Gemelli. Di rilievo gli appuntamenti calendarizzati anche con noti residenti del rione, con gli interessanti ed emergenti fratelli D’Innocenzo ed il loro nuovo film Bassifondi , con il versatile artista premio Oscar Gianni Quaranta, con lo scrittore Francesco Piccolo e con Nicola Lagioia, scrittore e già presidente del Salone del libro di Torino. Inoltre, si incontreranno protagonisti dei film di ultima uscita, come Federico Martucci, contraltista di Rapito di Marco Bellocchio e Nanni Moretti per Il Sol dell’avvenire. Non mancheranno date a sorpresa con illustri esponenti del mondo dell’editoria, della politica, del giornalismo e della giustizia. In appendice, dal 7 al 10 Settembre 2023 Piazza Vittorio ospita la 4a edizione di “Flag, Festival della Letteratura, della Poesia, del Cinema e dei media arcobaleno”, il più importante evento multimediale targato lgbtqia+ rivolto ai giovani e a tutta la cittadinanza. A Monteverde, fino al 10 settembre, il piccolo parco di quartiere di Largo Ravizza diventerà un punto di riferimento nei pomeriggi e serate estive anche per un territorio più vasto di cittadini, con l’obiettivo di coinvolgere soprattutto le nuove generazioni organizzando, oltre alle classiche proiezioni serali, anche un’area di servizi culturali e di ristoro. Il Totem Bar anche per quest’anno incontrerà giovani talenti e darà spazio ad attività ricreative, in sinergia con il cinema in piazza: incontri, rassegne musicali, intrattenimento con musica, danza, spettacoli di stand up comedy e attività per i più piccoli. L’aperitivo culturale di tardo pomeriggio sarà con ”Libri e Spritz”, concernente presentazioni di libri e incontri con autori e artisti del mondo dello spettacolo tutti i martedi e giovedi dalle 18:30, mentre il format ”Per fare un gioco”, in programma tutte le domenica dalle ore 17:00, stimolerà l’attività di pittura all’aria aperta, insieme a concerti musicali in acustico, dj set al tramonto, tango, spettacoli comici e tante altre attività, in fascia preserale, che renderanno ricca l’estate del Municipio XII. Infine, davanti al maxischermo di quasi 400 posti, si proietteranno i film di successo della stagione in corso con una raffinata selezione di opere e si ospiteranno incontri di approfondimento con i protagonisti dell’opera proiettata: tra gli artisti in arrivo nel primo mese si segnalano Pupi Avati, Marco Bellocchio, Marco Bocci e Ivano Di Matteo.