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Bankitalia taglia stime Pil, 2025 +0,5%, 2026 +0,9%, 2027 +0,7%

Bankitalia taglia stime Pil, 2025 +0,5%, 2026 +0,9%, 2027 +0,7%Roma, 4 apr. (askanews) – La Banca d’Italia ha consistentemente rivisto al ribasso le previsioni di crescita economica nella Penisola. Ora indica una espansione del Pil dello 0,6% quest’anno, dello 0,8% nel 2026 e dello 0,7% nel 2027. Peraltro questi dati utilizzano la metodologia condivisa a livello di Eurosistema delle banche centrali su dati destagionalizzati e corretti per il numero di giornate lavorative. Senza questa correzione, puntualizza Bankitalia con un comunicato, il Pil crescerebbe dello 0,5 per cento nel 2025, dello 0,9 per cento nel 2026 e dello 0,7 per cento nel 2027.


Nelle precedenti previsioni, risalenti a dicembre, Bankitalia indicava una crescita 2025 allo 0,8%, guardando ai dati corretti per stagionalità e giornate lavorative, un più 1,1% sul 2026 e un più 0,9% sul 2027. Il taglio riflette innanzitutto il contraccolpo dei dazi commerciali decisi dall’amministrazione Trump negli Usa. Peraltro si tratta solo di “una prima e parziale valutazione degli effetti di questi annunci, che tiene conto dell’incremento dei dazi statunitensi ma non considera l’eventualità di aumenti ritorsivi da parte delle altre economie – precisa Bankitalia – non sono considerati inoltre eventuali effetti derivanti dall’evoluzione dei mercati internazionali”.


Le proiezioni sono state formulate sulla base delle informazioni disponibili al 28 marzo per le ipotesi tecniche e al 2 aprile per i dati congiunturali. Secondo l’analisi “nonostante l’inasprimento in atto delle politiche commerciali, la domanda estera continuerebbe a espandersi, seppure a tassi contenuti, nettamente inferiori a quelli medi del ventennio precedente” al Covid. “I consumi delle famiglie aumenterebbero a tassi superiori a quelli del Pil, beneficiando del recupero del potere d’acquisto. Gli investimenti si espanderebbero in misura contenuta. La spesa in costruzioni, sebbene frenata dalla rimozione degli incentivi all’edilizia residenziale, beneficerebbe della finalizzazione dei progetti finanziati con i fondi del Pnrr. La progressiva trasmissione alle condizioni di finanziamento della riduzione dei tassi di interesse – aggiunge Bankitalia – eserciterebbe un impatto positivo soprattutto nel prossimo biennio”.

Dazi, Bankitalia: tolgono 0,5 punti a Pil Italia sul 2025-2027

Dazi, Bankitalia: tolgono 0,5 punti a Pil Italia sul 2025-2027Roma, 4 apr. (askanews) – I dazi commerciali decisi dall’amministrazione Trump negli Usa sottrarranno almeno mezzo punto percentuale alla crescita economica in Italia, cumulativamente sul triennio 2025-2027. È la stima indicata dalla Banca d’Italia in un aggiornamento delle sue proiezioni macroeconomiche.


Peraltro questa previsione resta parziale, dato che tiene conto sì dell’aumento dei dazi Usa, ma non delle ricadute delle rappresaglie che potrebbero essere adottate da altre economie, né considera gli effetti delle dinamiche dei mercati. Le esportazioni italiane “risentirebbero in misura significativa degli effetti dell’incremento dei dazi da parte degli Stati Uniti, rimanendo pressoché stagnanti nell’anno in corso – dice Bankitalia – e tornando a crescere gradualmente nel prossimo biennio, seppure in misura inferiore a quella della domanda potenziale di beni e servizi italiani. Le importazioni aumenterebbero moderatamente nel 2025 e in misura più marcata nel 2026-27, coerentemente con la ripresa delle esportazioni e degli investimenti produttivi. Il saldo di conto corrente resterebbe stabile in rapporto al Pil nel triennio di previsione, su livelli intorno all’1 per cento”.

Piazza Affari: i peggiori crolli della storia del Ftse Mib

Piazza Affari: i peggiori crolli della storia del Ftse MibMilano, 4 apr. (askanews) – Un venerdì nero per Piazza Affari, affossata dai dazi di Trump, dalla risposta della Cina e dai timori di una recessione globale: l’indice Ftse Mib, zavorrato dai titoli bancari, ha chiuso in ribasso del 6,53% a 34.649 punti. Ma la Borsa di Milano ha vissuto altre giornate di passione nel corso degli ultimi decenni, e di ben peggiori: la chiusura di oggi non rientra per un soffio tra le top-ten.


La seduta del 12 marzo 2020 – quando si comprese appieno la portata mondiale del coronavirus e in Italia si decise la chiusura per due settimane di locali e negozi – è la peggiore di sempre, con il Ftse Mib che lasciò sul terreno il 16,9%, rivedendo in negativo il precedente record, quando, il 24 giugno 2016 -, all’indomani dell’esito del referendum sulla Brexit – crollò del 12,5%. Al terzo posto il 9 marzo 2020, con l’indice che scivolò dell’11,2%, sempre a causa della diffusione del Covid nel nostro Paese, cui si aggiunse il crollo del prezzo petrolio con la rottura ta Arabia Saudita e Russia. Quarto posto per la seduta del 6 ottobre 2008 (-8,2%), a poche settimana del crack Lehman Brothers che diede il via alla crisi finanziaria mondiale. Al quinto posto, l’11 settembre 2001, con il crollo delle Torri Gemelle, quando Milano chiuse a -7,6%. Al sesto posto il 10 ottobre 2008 (-7,1%), sempre nell’autunno della crisi finanziaria.


Seguono il -6,8% registrato il 1 novembre 2011 – con la crisi del debito sovrano italiano, alla vigilia delle dimissioni di Silvio Berlusconi da Presidente del Consiglio – e il 16 ottobre 2008 (-6,8%). Chiudono la top-ten: il 10 agosto 2011 (-6,6%), l’estate della crisi del debito italiano con l’esplosione dello spread dopo la lettera della Bce del 5 agosto, e il 14 settembre 2001 (-6,6%) post “11 settembre”.

Fed, Powell: troppo presto per dire quale sia linea appropriata tassi

Fed, Powell: troppo presto per dire quale sia linea appropriata tassiRoma, 4 apr. (askanews) – “È troppo presto per dire quale sarà il percorso appropriato per la politica monetaria. Resteremo attenti ai dati che perverranno, all’evolversi delle prospettive e al bilancio dei rischi. Siamo ben posizionati per aspettare di aver maggiore chiarezza, prima di considerare qualunque aggiustamento alla nostra linea monetaria”. Lo ha affermato il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell intervenendo ad un una conferenza in Virginia. Powell ha sottolineato il quadro di elevata incertezza che circonda le prospettive economiche e sull’inflazione.

Dazi, Powell (Fed): superiori a attese, causeranno più inflazione

Dazi, Powell (Fed): superiori a attese, causeranno più inflazioneRoma, 4 apr. (askanews) – “E’ altamente probabile che i dazi commerciali provochino quantomeno su base temporanea un aumento dell’inflazione”, ma “è anche possibile che i loro effetti siano più persistenti”. Lo ha affermato il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell intervenendo a una conferenzaad Arlington, in Virginia.


Powell ha ribadito che resta molto difficile valutare gli effetti di questi provvedimenti sul commercio con l’estero fino a quando non ci sarà maggiore certezza sui dettagli, “ad esempio su cosa verrà sottoposto a dazi, sul loro livello e sulla loro durata e sulla portata delle rappresaglie dei nostri partner commerciali”. Sebbene l’incertezza resti elevata – ha però aggiunto – sta diventando più chiaro che gli aumenti dei dazi saranno più ampi misura rilevante dell’atteso”.

Dazi Usa, Tajani: no a prove muscolari, cercare risultati utili

Dazi Usa, Tajani: no a prove muscolari, cercare risultati utiliBruxelles, 4 apr. (askanews) – No a reazioni “muscolari”, “urlate”, dell’Ue contro gli Stati Uniti; non a un’escalation verso una guerra dei dazi, che farebbe danni a tutti, anche alle imprese europee; non si tratta di “fare un dispetto” agli americani, ma di trattare con loro “con la schiena dritta”, in modo “ponderato e intelligente”, per avere “dei risultati utili”. Lo ha ribadito oggi a Bruxelles il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, rispondendo ai giornalisti durante un punto stampa a margine della riunione ministeriale della Nato, nel quartier generale dell’Alleanza.


A chi chiedeva se l’Europa non debba rispondere rapidamente e con forza ai dazi americani, come hanno fatto Canada e Cina, e se non vi sia il rischio che l’Ue resti impigliata nelle sue divisioni, pagando questo a caro prezzo nel negoziato, Tajani ha risposto che il prezzo più alto verrebbe da una escalation, se vi fosse una guerra dei dazi, che va assolutamente evitata. “Il prezzo si paga con la guerra dei dazi. Le prove muscolari in materia di dazi provocano un danno economico a tutti”, ha rilevato il ministro. E se da parte americana “è stato sbagliato aprire questo confronto”, da parte europea “sarebbe sbagliato reagire con una guerra dei dazi”.


“La forza – ha sottolineato Tajani – si vede dall’atteggiamento che uno ha. Una reazione muscolare, urlata è un segno di debolezza. La forza ti porta ad avere delle reazioni che possono portare a dei risultati utili. Non c’è un imprenditore in Italia che chieda la guerra dei dazi, quindi – ha chiesto – per fare contento chi dovremmo scatenare una guerra dei dazi? Dobbiamo dare dei segnali, trattare a schiena dritta con gli americani”. Insomma, “vediamo cosa si farà. Però, ripeto, l’utile non è strillare; la Cina fa quello che vuole, il Canada fa quello che vuole. Noi siamo l’Europa e ci comportiamo secondo i nostri interessi”.


Il ministro ha insistito sul fatto che “Bisogna riflettere con calma. La reazione violenta – ha avvertito – fa solo danni. Il mio problema non è quello di dire: gli americani hanno fatto una cosa, allora io faccio un dispetto agli americani. Il dispetto agli americani significa fare un dispetto agli italiani e agli europei, e mi sembra una grande sciocchezza. Quindi la reazione deve essere sempre ponderata, intelligente e non deve provocare un’escalation”. Al Consiglio Ue dei ministri responsabili del Commercio internazionale, lunedì a Lussemburgo, “si deciderà di scongelare la lista dei beni americani che potrebbero essere soggetti a dazi, e lo si dovrà fare valutando nella lista quali sono i prodotti che non provocano danni alle nostre imprese e al nostro export”. E questo “va tutto valutato con grande calma e grande serenità. Oggi c’è un colloquio tra Maros Sefcovic (il commissario Ue al Commercio, ndr) e il responsabile del commercio internazionale americano, poi ci vorrà ancora qualche giorno prima che si possa fare questa lista”, ha osservato ancora Tajani.


“Stiamo parlando con le imprese, stiamo parlando – ha riferito – con tutti gli esperti, stiamo valutando insieme agli europei cosa fare e quali debbano essere i contenuti di un eventuale azione” di risposta europea. “E qui parliamo sempre di eventuali azioni che riguardano le sanzioni imposte sull’alluminio e sui suoi derivati, non su altri. Acciaio, ma soprattutto alluminio”. L’Ue, in effetti, sta lavorando su due liste di contromisure in risposta, per ora, solo al primo annuncio dei dazi americani, il 12 marzo scorso, su acciaio e alluminio, mentre si vedrà più tardi la risposta da dare agli annunci successivi (i dazi sulle auto, il 26 marzo, e quelli “reciproci” del 2 aprile), per i quali si aspetta di vedere prima i risultati dei negoziati in corso con Washington. La risposta ai dazi Usa su acciaio e alluminio consisterà nella pubblicazione di due diverse liste di prodotti americani da colpire con le misure di ritorsione dell’Ue: la prima riprende una lista già decisa con le misure del 2018-2020 (quando la prima Amministrazione Trump aveva introdotto dazi del 25% sull’acciaio e del 10% sull’alluminio) che erano poi state sospese durante l’Amministrazione Biden, e che verranno ora riattivate; la seconda lista, invece, riguarda i nuovi prodotti Usa presi di mira dalle contromisure europee, per rispondere al dazio aggiuntivo del 15% sull’alluminio, rispetto a quello del 10% deciso dalla prima Amministrazione Trump. E’ soprattutto su questa seconda lista (su cui i rappresentanti degli Stati membri voteranno il 9 aprile) che è in corso il negoziato, per decidere quali prodotti includere e quali escludere, in modo che la successiva risposta americana non penalizzi troppo un particolare paese Ue rispetto agli altri o non danneggi un settore particolarmente sensibile della produzione europea. Su questo punto, ha riferito Tajani, “il governo ha una serie di iniziative in cantiere, alcune sono già partite, per cercare di tutelare nel modo migliore le nostre imprese, questo è quello che noi dobbiamo fare”. E tra l’altro, ha precisato il ministro rispondendo a una domanda specifica, “l’idea nostra è quella di escludere i motocicli di piccola cilindrata” dalla lista dei prodotti Usa presi di mira, così come (lo aveva ribadito ieri) il whisky americano (Bourbon), con l’evidente obiettivo di cercare di evitare nuove ritorsioni americane contro i motocicli italiani e contro i vini europei. Infine, a una domanda su una eventuale iniziativa italiana a sostegno delle imprese colpite dai dazi americani, come quella che ha annunciato ieri la Spagna, il ministro ha risposto: “Ascolteremo le imprese e vedremo di ciò di cui hanno bisogno. Il problema non è dare degli aiuti, perché gli aiuti sono una questione temporanea. Qua dobbiamo fare una scelta strategica: quella di andare a recuperare esportazione in altri mercati”. E allo stesso tempo, “vedere cosa si può fare con gli Stati Uniti, e vedere, come europei, anche come poter far crescere il mercato interno. Tra le cose che bisogna fare c’è quella di ridurre i costi di produzione, e di arrivare al mercato unico dell’energia, all’unione bancaria, all’unione dei mercati dei capitali, all’armonizzazione fiscale. Sono cose da fare, molte cose anche in Europa, in una dimensione europeista, non anti-europea”. “Ci serve più mercato interno, se vogliamo che le nostre imprese siano più competitive e possano usufruire al meglio di questa grande opportunità. Già il giro d’affari ogni anno è di oltre 200 miliardi. E quindi, nonostante la crisi della Germania, le esportazioni nel mercato unico sono di fondamentale importanza”, ha concluso Tajani.

Petrolio sprofonda ai minimi dal 2021, barile Wti -7% a 62 dollari

Petrolio sprofonda ai minimi dal 2021, barile Wti -7% a 62 dollariRoma, 4 apr. (askanews) – Non si arresta, ma anche anzi peggiora il tracollo delle quotazioni del petrolio, innescato dall’ordine esecutivo firmato l’altro ieri da Donald Trump sui dazi commerciali. Le quotazioni si ritrovano ai minimi da oltre 3 anni a questa parte, nel pomeriggio, il barile di Brent, il greggio di riferimento del mare del Nord crolla del 6,63% a 65,49 dollari. In preapertura New York, il West Texas Intermediate cade del 7,27% al 62,08 dollari. In due sedute le quotazioni sono cadute di circa 10 dollari.


Valori che non si registravano da metà 2021, mentre l’economia globale risentiva della recessione causata da lockdown e misure imposte dai governi a motivo del Covid. Il tutto nell’ambito di massicci riposizionamenti sui mercati con gli investitori che vendono asset volatili e spostano fondi su quelli ritenuti più sicuri, come i titoli di Stato americani che hanno visto i rendimenti sulla scadenza decennale calare sotto il 4% per la prima volta da mesi.


A peggiorare la situazione per i prezzi dell’oro nero potrebbe aver contribuito la circostanza che la mossa Washington è scattata quasi contemporaneamente ad un aumento tecnico dell’offerta da parte dei maggiori esportatori (Opec+). Già ieri i prezzi erano collassati. Over persistessero, i cali dovrebbero riflettersi sui prezzi dei carburanti e in generale avere effetti deflazionistici sull’economia.

Wall Street verso un’altra seduta di passione: nuovo crollo dei future

Wall Street verso un’altra seduta di passione: nuovo crollo dei futureMilano, 4 apr. (askanews) – Wall Street si avvia verso un’altra giornata di passione dopo aver registrato ieri la peggior seduta dal 2020 in scia ai dazi annunciati da Donald Trump e ai timori di recessione. I future sul Dow Jones perdono il 3,2%, quelli sul Nasdaq il 3,5%. La Cina ha annunciato che imporrà dazi aggiuntivi del 34% su tutti i beni importati dagli Usa, a partire dal 10 aprile. Il petrolio Wti crolla di oltre il 7% portandosi sulla soglia dei 62 dollari al barile, sui minimi dal 2021.

Calcio, Ranieri: “Futuro allenatore? Nessuna bugia”

Calcio, Ranieri: “Futuro allenatore? Nessuna bugia”Roma, 4 apr. (askanews) – Roma e Juventus si sfidano domani alle 20.45 allo stadio Olimpico per la 31esima giornata di Serie A. La Roma reduce da 7 vittorie consecutive e la Juventus da prestazioni discontinue ma con uno spirito diverso dato dal recente cambio di panchina. Riguardo alla Juventus, Ranieri ha evidenziato il cambio di filosofia di gioco e di allenatore, descrivendola come una squadra più determinata, come visto contro il Genoa. Ha sottolineato l’importanza della settimana di lavoro per affinare le richieste di Tudor. “Celik è recuperato, Rensch sta recuperando, ma non sarà in panchina. Non lo voglio rischiare. Gli altri stanno tutti bene”. Su Hummels dice: “Stava bene anche dopo Bilbao. È un campione, non ha problemi sotto questo aspetto”. Ha poi parlato dell’importanza della difesa: “Quando una squadra difende bene è perché tutti lavorano per recuperare i palloni e giocarli. Grande lavoro di offesa e difesa”. Sulla sua esperienza con la Juventus e la rivalità tra le squadre: “Non è stata una separazione traumatica la mia con la Juventus. Semmai dovessi scrivere un libro ne parlerò. Dirò la mia verità, che è la verità. Perché io non so dire bugie”. Ha espresso aspettative per una partita intensa: “Possiamo vincere, pareggiare o perdere, ma i tifosi devono uscire e dire ‘almeno hanno lottato fino alla fine’”. In merito alla necessità di un palleggiatore ha ribadito l’importanza dell’atteggiamento: “Io ho bisogno di 11 giocatori che lottino su ogni pallone. Domenica c’è da correre e lottare”. Sull’assenza di Saelemaekers e la scelta tra Soulé ed El Shaarawy ha dichiarato: “Sceglierò come al solito domenica sera”. Parlando dei risultati ottenuti contro squadre di alto livello ha spiegato: “Dentro una partita ci sono più partite e ognuna fa storia a sé. La Juve è partita benino però sta lassù. Noi siamo partiti male, per cui sarà una grande partita”. Su Koné afferma: “È un grande giocatore e ha molto da imparare e migliorare. Avere un giocatore di 23 anni che fa quello che fa lui, è tanta roba”. La Roma punta su Dybala: “La società non ha cambiato di una virgola le nostre impressioni e decisioni su Paulo. È un giocatore importante per noi e ci contiamo tantissimo anche per il prossimo Campionato”. Su Pellegrini esprime fiducia: “Pellegrini è un giocatore con tanta qualità per cui è sempre disponibile e conto molto su di lui”. Sui calcoli in vista del derby Lazio-Roma: “Calcoli non ne abbiamo fatti neanche durante il Campionato. Ho sempre pensato di far giocare chi fosse più in forma, in un connubio tra mentalità e forma fisica”. Infine, su Ndicka ha elogiato il suo impegno: “Mi piace perché sta sempre sul pezzo, è sempre pronto. Bravo in velocità e con i piedi. Deve migliorare? Io sono contento così. Io ci parlo molto, voi ne parlate poco”.

Dazi, Tajani: l’Italia non può negoziare con gli Usa, è competenza Ue

Dazi, Tajani: l’Italia non può negoziare con gli Usa, è competenza UeBruxelles, 4 apr. (askanews) – Uno Stato membro dell’Ue non può negoziare direttamente sui dazi con gli Stati Uniti, come la Lega vorrebbe che facesse l’Italia, non passando attraverso l’Unione europea. Lo ha precisato oggi a Bruxelles il ministro degli Esteri italiano, che ha competenza anche per il Commercio, Antonio Tajani, rispondendo ai giornalisti durante un punto stampa a margine della riunione ministeriale della Nato, nel quartier generale dell’Alleanza.


“Non si può negoziare” direttamente, come Italia “con gli Stati Uniti perché la competenza del commercio internazionale è della Commissione europea, quindi chi tratta” con gli americani “è il commissario Ue Maros Sefcovic, ascoltando e confrontandosi con noi”, ha puntualizzato Tajani. “Poi – ha aggiunto -, noi possiamo fare delle altre azioni. Un conto sono le norme, secondo cui sui dazi tratta la Commissione europea; ma si possono fare anche operazioni di politica commerciale, che è quello che stiamo facendo noi. Io ho già presentato, ed è già operativo il piano d’azione del governo fatto dal Ministero degli Esteri, che è anche responsabile del Commercio internazionale, per esplorare nuovi mercati. Io sarò fra qualche giorno prima in India, poi in Giappone”.


Inoltre, ha continuato il ministro, “stiamo lavorando per far sì che possa esserci anche una riduzione dei costi di produzione: dovremo farlo all’interno, e anche lavorando a Bruxelles, come ha detto ieri la Presidente del Consiglio quando parlava di iniziativa a Bruxelles. Significa anche lavorare affinché ci siano meno costi per la produzione delle nostre manifatture, e quindi ammortizzare il costo dei dazi con altre scelte”. “Poi bisogna lavorare con gli americani a livello europeo per arrivare a una riduzione della metà, cioè arrivare soltanto all’aumento del 10%” dei dazi, invece del 20% annunciato da Trump, ha spiegato Tajani, indicando così l’obiettivo di una eventuale offerta negoziale che l’Ue potrebbe fare agli Usa.


“E poi, perché no? Il mio grande sogno sarebbe quello di un grande mercato transatlantico con zero dazi di qua e zero dazi di là, un grande mercato che porterebbe alla crescita economica di tutto il sistema occidentale, alla crescita del sistema americano e alla crescita del sistema europeo”, ha concluso il ministro.