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Bankitalia: il 5% delle famiglie italiane possiede il 46% di ricchezza totale

Bankitalia: il 5% delle famiglie italiane possiede il 46% di ricchezza totaleRoma, 8 gen. (askanews) – In Italia i principali indici di disuguaglianza sono rimasti sostanzialmente stabili tra il 2017 e il 2022, dopo essere aumentati tra il 2010 e il 2016, mentre la concentrazione della ricchezza risulta inferiore a quella media dell’area dell’euro, come avviene in Francia, laddove in Germania risulta più pronunciata. E’ quanto emerge dai primi risultati delle nuove statistiche sperimentali trimestrali dei conti distributivi sulla ricchezza (Distributional Wealth Accounts, Dwa) condotte dalla Bce, che per la Penisola vengono elaborate dalla Banca d’Italia.

Nel Belpaese il cinque per cento delle famiglie italiane più ricche possiede circa il 46 per cento della ricchezza netta totale. E secondo le statistiche dei conti distributivi, la composizione del portafoglio è molto eterogenea tra famiglie: in Italia quelle meno abbienti detengono principalmente abitazioni e depositi mentre quelle più ricche diversificano maggiormente, dice lo studio elaborato da Bankitalia, detenendo anche quote significative di azioni, partecipazioni e attività reali destinate alla produzione e di altri strumenti finanziari complessi. Le nuove statistiche sono compilate dalla Bce combinando informazioni distributive provenienti dall’indagine armonizzata Household Finance and Consumption Survey con gli aggregati macroeconomici dei conti finanziari e delle attività non finanziarie delle famiglie.

La metodologia comune per la compilazione è stata definita da un gruppo di esperti dell’Eurosistema, coordinato dalla Bce e dalla Banca d’Italia e si basa su ipotesi largamente impiegate nella letteratura scientifica per garantire la coerenza delle informazioni distributive con i corrispondenti aggregati di contabilità nazionale. Bankitalia riporta che le banche centrali possono inoltre optare per compilare tali statistiche in autonomia per il proprio paese, affinando la metodologia comune con l’utilizzo di informazioni disponibili a livello nazionale.

Bankitalia, 5% famiglie italiane possiede 46% di ricchezza totale

Bankitalia, 5% famiglie italiane possiede 46% di ricchezza totaleRoma, 8 gen. (askanews) – In Italia i principali indici di disuguaglianza sono rimasti sostanzialmente stabili tra il 2017 e il 2022, dopo essere aumentati tra il 2010 e il 2016, mentre la concentrazione della ricchezza risulta inferiore a quella media dell’area dell’euro, come avviene in Francia, laddove in Germania risulta più pronunciata. E’ quanto emerge dai primi risultati delle nuove statistiche sperimentali trimestrali dei conti distributivi sulla ricchezza (Distributional Wealth Accounts, Dwa) condotte dalla Bce, che per la Penisola vengono elaborate dalla Banca d’Italia.

Nel Belpaese il cinque per cento delle famiglie italiane più ricche possiede circa il 46 per cento della ricchezza netta totale. E secondo le statistiche dei conti distributivi, la composizione del portafoglio è molto eterogenea tra famiglie: in Italia quelle meno abbienti detengono principalmente abitazioni e depositi mentre quelle più ricche diversificano maggiormente, dice lo studio elaborato da Bankitalia, detenendo anche quote significative di azioni, partecipazioni e attività reali destinate alla produzione e di altri strumenti finanziari complessi. Le nuove statistiche sono compilate dalla Bce combinando informazioni distributive provenienti dall’indagine armonizzata Household Finance and Consumption Survey con gli aggregati macroeconomici dei conti finanziari e delle attività non finanziarie delle famiglie.

La metodologia comune per la compilazione è stata definita da un gruppo di esperti dell’Eurosistema, coordinato dalla Bce e dalla Banca d’Italia e si basa su ipotesi largamente impiegate nella letteratura scientifica per garantire la coerenza delle informazioni distributive con i corrispondenti aggregati di contabilità nazionale. Bankitalia riporta che le banche centrali possono inoltre optare per compilare tali statistiche in autonomia per il proprio paese, affinando la metodologia comune con l’utilizzo di informazioni disponibili a livello nazionale.

Warner Bros. Discovery: ascolti record in 2023, 3° editore italiano

Warner Bros. Discovery: ascolti record in 2023, 3° editore italianoRoma, 8 gen. (askanews) – Ascolti da record nel 2023 per il gruppo Warner Bros. Discovery che si conferma 3° editore nazionale e segna il miglior anno di sempre con l’8,6% di share nelle 24 ore e una crescita del +8% rispetto allo scorso anno. WBD sale anche nella fascia di prime time con il 7,7% di share, +13% rispetto al 2022. I dati di consuntivo sono stati forniti dallo stesso gruppo in un comunicato.

Molto bene il portfolio sul target commerciale 25-54 anni: 11,3% di share nelle 24 ore e 9,4% di share in prima serata e in entrambe le fasce WBD è l’editore che compie la crescita più alta (rispettivamente +7% e +13% rispetto allo scorso anno). Il mese di dicembre è il migliore di sempre, al 9% di share sul totale Individui (crescita del +18% rispetto allo scorso anno) e all’11,6% di share sul target commerciale (+15%). Il successo WBD fa leva sulla performance di Nove, che segna un anno da record sia nelle 24 ore, con il 2% di share, che in prime time, dove sale al 2,5% di share con una crescita del +26% rispetto allo scorso anno. Ottimo il posizionamento sul target commerciale 25-54 anni: 2,8% di share nelle 24 ore e oltre il 3% di share in prima serata. La novità Che Tempo Che Fa traina il successo del canale, con una media di oltre 2 milioni di spettatori che supera il 10% di share nel ciclo autunnale di puntate, ma si confermano anche i consolidati Fratelli di Crozza, che chiude la stagione autunnale con oltre il 6% di share, e Don’t forget the Lyrics, che segna la migliore stagione di sempre con oltre 570.000 spettatori.

Mese record anche dicembre, con il 2,2% di share nelle 24 ore, che sale al 3,2% in prima serata, con uno straordinario +63% rispetto al 2022. Real Time chiude il 2023 in crescita con una media dell’1,5% di share (+7% rispetto allo scorso anno). In particolare, il mese di dicembre è il migliore dal 2019 con la media dell’1,6% di share che sale al 2,8% di share sulle Donne 15-54 anni (7° canale nazionale sul target), grazie alla novità Casa a prima vista, che chiude una stagione record con una media di oltre mezzo milione di spettatori, e alle puntate finali di Bake Off Italia, che supera la media del 3% di share.

Nel 2023 crescono anche tutti gli altri canali del portfolio, in particolare: Dmax si assesta sull’1% di share nel 2023, con una crescita del +16% a dicembre; Food Network e Motor Trend segnano il migliore anno di sempre con una crescita, rispettivamente, del +8% e del +6% sull’anno precedente; tra i canali kids spicca Frisbee al +19% sul 2022; Giallo segna il miglior dicembre dal 2019 con la media dell’1% di share; Warner TV chiude dicembre con un +27% rispetto allo scorso anno; Eurosport nell’ultimo mese del 2023 cresce del +17%.

Banche, Ft: utili in calo e Npl in aumento per le Big Usa

Banche, Ft: utili in calo e Npl in aumento per le Big UsaRoma, 8 gen. (askanews) – L’euforia degli investitori per le prospettive delle maggiori banche degli Stati Uniti potrebbero incrinarsi questa settimana quando andranno in pubblicazione i risultati di bilancio del quarto trimestre: secondo il Financial Times, che cita le previsioni medie degli analisti elaborate da Bloomberg, per i quattro maggiori istituti Usa – JP Morgan, Bank of America, Wells Fargo e Citigroup – complessivamente i crediti deteriorati dovrebbero essere aumentati di 24,4 miliardi di dollari nel periodo in esame.

E sempre secondo le stime degli esperti del settore gli utili dovrebbero essersi ridotti, zavorrati proprio dai problemi dei debitori a onorare i loro prestiti bancari e anche per l’impatto dei rialzi dei tassi che hanno – a differenza di quanto avviene nell’eurozona – ha fatto aumentare i costi dei depositi. In più sull’ultimo trimestre peserà una posta di costi una tantum richiesta dalla Federal Deposit Insurance Corporation per recuperare i costi, per 18,5 miliardi di dollari, che lo scorso anno sono serviti a coprire i fallimenti della Silicon Valley Bank e della Signature Bank.

Sempre secondo il quotidiano finanziario, guardando alle sei maggiori banche degli Stati Uniti gli utili sono previsti complessivamente in calo del 13% sull’ultimo trimestre. Le prime banche a riportare i risultati di bilancio saranno Bank of America, Citi, JP Morgan e Wells Fargo venerdì 12 gennaio. Goldman Sachs e Morgan Stanley pubblicheranno i loro risultati il 16 gennaio.

Istat: nel 2023 boom dei prezzi degli alimentari, a dicembre il carrello della spesa in lieve ribasso

Istat: nel 2023 boom dei prezzi degli alimentari, a dicembre il carrello della spesa in lieve ribassoRoma, 5 gen. (askanews) – Nel 2023 i prezzi nel comparto alimentare evidenziano un’accelerazione della crescita media annua, a +9,8% da +8,8% del 2022, nonostante l’attenuazione della loro dinamica tendenziale, evidenziata nella seconda metà dell’anno. E’ la stima dell’Istat.

I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona a dicembre rallentano lievemente su base tendenziale da +5,4% a +5,3%, come anche quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +4,6% di novembre a +4,4%). E’ la stima preliminare dell’Istat. Dicembre è stato l’ultimo mese del trimestre anti-inflazione, iniziativa del governo volta a favorire il contenimento dei prezzi e tutelare il potere di acquisto dei consumatori. Allargando il quadro, inflazione in risalita nell’Eurozona. A dicembre, secondo la stima flash di Eurostat, l’indice dei prezzi al consumo è salito al 2,9% dal 2,4% di novembre.

Al via i saldi, ecco a cosa puntano gli italiani (secondo il sondaggio Confesercenti)

Al via i saldi, ecco a cosa puntano gli italiani (secondo il sondaggio Confesercenti)Roma, 5 gen. (askanews) – Dopo l’anticipo della Valle d’Aosta, via ai saldi invernali in tutte le regioni italiane. Tra oggi e domenica 7 gennaio saranno circa 12 milioni gli italiani che acquisteranno un prodotto moda a prezzo scontato – nei negozi e sulla rete – per una spesa complessiva di circa 1,8 miliardi di euro. A stimarlo è Confesercenti, sulla base di un sondaggio condotto con Ipsos sui consumatori, integrato da una survey condotta sulle piccole e medie imprese associate a Fismo, l’associazione dei negozi di moda Confesercenti.

Complessivamente, quattro italiani su dieci hanno già pianificato di comprare in saldo, con un budget medio previsto di 267 euro, e c’è un ulteriore 56% che acquisterà in caso di offerta interessante e che quindi non ha ancora preventivato una spesa. Una quota in crescita rispetto agli scorsi anni, segnale di una maggiore attenzione da parte delle famiglie, che quest’anno si orienteranno su acquisti ragionati ed ‘utili’. Chi è intenzionato a comprare cerca soprattutto calzature – 58% delle indicazioni – seguite a stretto giro da maglioni e felpe (56%). La classifica dei desiderata degli italiani, per i saldi invernali 2024, prosegue con l’intimo (34%), gonne e/o pantaloni (33%), magliette, canottiere e top (29%), camicie e camicette (27%). Sotto la media le indicazioni per capispalla (21%, lo scorso anno erano il 27%). Il 19% cercherà una borsa, mentre il 17% un abito/completo; il 15% si orienterà invece sulla biancheria per la casa, il 13% su foulard, cappelli e altri accessori. Il 12% dei consumatori segnala interesse per l’acquisto di cinture e il 10% per articoli di piccola pelletteria, portafogli e portacarte. Sui saldi, i negozi fisici mantengono stabilmente la preferenza dei consumatori: li sceglie per almeno un prodotto l’83%, contro il 51% che prevede di acquistare anche online. Sul territorio nazionale, a partecipare alle vendite di fine stagione saranno oltre 80mila negozi, con uno sconto medio di partenza del 25%.

La disponibilità sarà più ampia del solito per un autunno inverno dalle temperature più miti del normale. Un cambiamento climatico che ha inciso sul 96% delle imprese, che segnalano un calo medio del -46% delle vendite dei prodotti delle collezioni autunno inverno.

Inflazione, Istat: nel 2023 cala al 5,7%, a dicembre allo 0,6%

Inflazione, Istat: nel 2023 cala al 5,7%, a dicembre allo 0,6%Roma, 5 gen. (askanews) – A dicembre l’inflazione aumenta dello 0,2% su base mensile e dello 0,6% su base annua, da +0,7% del mese precedente. Secondo le stime provvisorie dell’Istat, in media, nel 2023 i prezzi al consumo registrano una crescita del 5,7% (+8,1% nel 2022). Al netto degli energetici e degli alimentari freschi (l’”inflazione di fondo”), i prezzi al consumo crescono del 5,1% (+3,8% nell’anno precedente) e al netto dei soli energetici del 5,3% (+4,1% nel 2022). Sulla base delle stime preliminari, il trascinamento dell’inflazione al 2024 è pari a +0,1%.

Il rallentamento su base tendenziale dell’inflazione è dovuto prevalentemente ai prezzi dei Beni energetici regolamentati (che accentuano la loro flessione da -34,9% a -41,7%), a quelli dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +4,6% a +3,6%) e dei Beni alimentari lavorati (da +5,8% a +5%); per contro, un sostegno alla dinamica dell’inflazione deriva dall’attenuarsi del calo dei prezzi degli Energetici non regolamentati (da -22,5% a -21,1%) e dall’accelerazione di quelli dei Beni alimentari non lavorati (da +5,6% a +7,0%). Nel mese di dicembre l’”inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, decelera da +3,6% a +3,1% e quella al netto dei soli beni energetici da +3,6% a +3,4%.

I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano lievemente su base tendenziale da +5,4% a +5,3%, come anche quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +4,6% di novembre a +4,4%). L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto, per lo più, alla crescita dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+1,4% anche a causa di fattori stagionali), dei Beni alimentari non lavorati (+0,7%) e dei Beni durevoli e non durevoli (entrambi +0,5%); gli effetti di questi aumenti sono stati solo in parte compensati dalla diminuzione dei prezzi degli Energetici, sia regolamentati (-3,5%) sia non regolamentati (-2,1%).

In base alle stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) aumenta dello 0,2% su base mensile e dello 0,5% su base annua (da +0,6% di novembre). Nel 2023 la variazione media annua dell’Ipca è pari a +5,9% (+8,7% nel 2022).

Lavoro, 508mila assunzioni previste dalle imprese a gennaio

Lavoro, 508mila assunzioni previste dalle imprese a gennaioRoma, 5 gen. (askanews) – Sono più di 508mila i lavoratori ricercati dalle imprese a gennaio e circa 1,4 milioni per il primo trimestre dell’anno. Oltre 4mila assunzioni in più rispetto a gennaio 2023 (+0,9%) e +69mila assunzioni (+5,3%) prendendo come riferimento l’intero trimestre. A guidare la domanda di lavoro sono i servizi alle persone che programmano a gennaio 70mila assunzioni (+10,0% rispetto a gennaio 2023). Seguono commercio (68mila unità; +13,7% su base annua) e le costruzioni (51mila unità; +1,8%). È negativa, però, a gennaio la tendenza prevista delle imprese del turismo e dell’industria manifatturiera (rispettivamente -12,1% e -2,3% rispetto all’anno precedente). Sale al 49,2% la difficoltà di reperimento (+3,7 punti percentuali rispetto a un anno fa). A delineare questo scenario è il Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal.

A gennaio l’industria complessivamente ha in programma 172mila assunzioni (-1,1% su base annua) 121mila delle quali nelle industrie manifatturiere e nelle public utilities, mentre le altre 51mila riguardano il settore delle costruzioni. I servizi prevedono di assumere in totale 336mila lavoratori (+2% su base annua). In generale sono le piccole (10-49 dipendenti) e le medie imprese (50-249 dipendenti) a prevedere per gennaio andamenti di crescita delle assunzioni (rispettivamente +3.300 e +3.800 rispetto a gennaio 2023). Positiva anche la previsione delle grandi imprese con oltre 250 dipendenti (+1.900 assunzioni), mentre le microimprese della fascia 1-9 dipendenti prevedono una flessione pari a circa -4.500 assunzioni rispetto allo stesso periodo del 2023. A gennaio il mismatch tra domanda e offerta di lavoro interessa 250mila assunzioni delle 508mila programmate (49,2%) soprattutto a causa della mancanza di candidati (31,1%), seguita dalla preparazione inadeguata (14,3%) e da altri motivi (3,8%). Dal Borsino delle professioni sono difficili da reperire sul mercato gli specialisti nelle scienze della vita (è di difficile reperimento il 91,4% di farmacisti, biologi e altri profili appartenenti a questo gruppo professionale), seguiti dagli operai addetti a macchinari dell’industria tessile e delle confezioni (72,8%), dai fonditori, saldatori, montatori di carpenteria metallica (72,6%), dagli operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (71,8%) e dai tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (70,6%).

I contratti a tempo determinato si confermano la forma maggiormente proposta con circa 206mila unità, pari al 40,5% del totale, sebbene siano in calo rispetto a un anno fa, quando rappresentavano il 41,3% del totale. In crescita invece i contratti a tempo indeterminato che passano dai 122mila di gennaio 2023 agli attuali 129mila (+7mila; +5,7%). Con riferimento ai livelli di istruzione, il 19% delle ricerche di personale è rivolto a laureati (97mila unità), il 30% a diplomati (155mila unità) e il 32% a chi è in possesso di una qualifica/diploma professionale (163mila unità). Circa 7mila le richieste per i diplomati ITS Academy. Per il 18,1% delle assunzioni (oltre 91mila) le imprese pensano di rivolgersi preferenzialmente a lavoratori immigrati, soprattutto nei settori dei servizi operativi (30,8% del totale entrate), della logistica (29,1%), dei servizi di alloggio, ristorazione, turismo (24,4%), delle costruzioni (21,0%) e delle industrie alimentari, bevande e tabacco (20,6%).

A livello territoriale sono le macro-ripartizioni del Nord-ovest e del Nord-est a programmare un maggior numero di assunzioni (rispettivamente oltre 174mila e oltre 118mila), seguite dalle regioni del Sud (oltre 110mila) e del Centro (circa 105mila). La graduatoria regionale delle assunzioni vede, nell’ordine, Lombardia (circa 123mila), Lazio (oltre 53mila), Veneto (oltre 48mila), Emilia-Romagna (circa 48mila), Piemonte (oltre 38mila) e Campania (circa 35mila).

Conti pubblici, Istat: nel III trimestre deficit-Pil cala al 5%

Conti pubblici, Istat: nel III trimestre deficit-Pil cala al 5%Roma, 5 gen. (askanews) – Nel terzo trimestre del 2023 il quadro di finanza pubblica mostra un indebitamento in miglioramento. L’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è stato, infatti, pari al -5%, era -9,4% nello stesso trimestre del 2022. Lo ha reso noto l’Istat.

Il saldo primario delle AP (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato anch’esso negativo, con un’incidenza sul Pil del -1,2% (-5,6% nel terzo trimestre del 2022). Il saldo corrente delle AP è stato positivo, con un’incidenza sul Pil dell’1,1% (-1,2% nel terzo trimestre del 2022). Complessivamente, nei primi tre trimestri del 2023 le AP hanno registrato un indebitamento netto pari al -7,1% del Pil, in miglioramento rispetto al -8,8% del corrispondente periodo del 2022. Sempre nei primi nove mesi del 2023, in termini di incidenza sul Pil, il saldo primario e il saldo corrente sono risultati negativi, pari rispettivamente al -3,3% (-4,7% nello stesso periodo del 2022) e al -1,4% (-2,1% nel corrispondente periodo del 2022).

Istat: nel III trimestre aumenta reddito e potere acquisto famiglie

Istat: nel III trimestre aumenta reddito e potere acquisto famiglieRoma, 5 gen. (askanews) – Nel terzo trimestre del 2023 il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato dell’1,8% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono cresciuti dell’1,2%. La propensione al risparmio delle famiglie è stimata al 6,9%, in aumento di 0,6 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Lo ha reso noto l’Istat.

Il potere d’acquisto delle famiglie consumatrici è cresciuto rispetto al trimestre precedente dell’1,3% a fronte di un aumento dei prezzi dello 0,5%. “Il potere d’acquisto delle famiglie, dopo la brusca caduta del quarto trimestre 2022, prosegue – è il commento dell’Istat – la ripresa. Tale ripresa, iniziata nel primo trimestre 2023, era stata interrotta dalla lieve flessione del trimestre successivo; la stessa dinamica si osserva per la propensione al risparmio, che tuttavia rimane molto al di sotto dei livelli pre-Covid”.

Nel terzo trimestre del 2023 il tasso di investimento delle famiglie consumatrici si è attestato all’8%, 0,1 punti percentuali più basso rispetto al trimestre precedente, a fronte di una crescita degli investimenti fissi lordi dell’1% e del già segnalato aumento del reddito lordo disponibile