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Arera: dal primo gennaio bollette della luce in calo del 10,8%

Arera: dal primo gennaio bollette della luce in calo del 10,8%Roma, 28 dic. (askanews) – Bolletta elettrica in calo del 10,8% per la famiglia tipo (con consumi medi di energia elettrica di 2.700 kWh all’anno e una potenza impegnata di 3 kW) in tutela nel primo trimestre 2024. Lo ha stabilito l’Arera, l’Autorità per l’energia, le reti e l’ambiente che ha aggiornato le tariffe a partire dal primo gennaio prossimo.

In termini di effetti finali la spesa per la famiglia-tipo nell’anno scorrevole (compreso tra il primo aprile 2023 e il 31 marzo 2024) sarà di circa 684 euro, -50% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell’anno precedente (primo aprile 2022- 31 marzo 2023).

Bollette, Arera: dal primo gennaio luce in calo del 10,8%

Bollette, Arera: dal primo gennaio luce in calo del 10,8%Roma, 28 dic. (askanews) – Bolletta elettrica in calo del 10,8% per la famiglia tipo (con consumi medi di energia elettrica di 2.700 kWh all’anno e una potenza impegnata di 3 kW) in tutela nel primo trimestre 2024. Lo ha stabilito l’Arera, l’Autorità per l’energia, le reti e l’ambiente che ha aggiornato le tariffe a partire dal primo gennaio prossimo.

In termini di effetti finali la spesa per la famiglia-tipo nell’anno scorrevole (compreso tra il primo aprile 2023 e il 31 marzo 2024) sarà di circa 684 euro, -50% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell’anno precedente (primo aprile 2022- 31 marzo 2023). “Un andamento dei prezzi gas stabilmente in riduzione e l’attenuarsi delle criticità su altre fonti ci consegnano un primo trimestre in riduzione per l’elettricità. Giova però ricordare come i valori assoluti dei prezzi siano ancora circa il doppio di quelli pre-crisi e il sistema energetico europeo non sia scevro da rischi”, ha spiegato il presidente di Arera, Stefano Besseghini.

Il presidente ha ricordato inoltre che “con l’inizio dell’anno entriamo anche in una importante fase di cambiamento, con il superamento dei servizi di tutela. Riduzione dei consumi e attenzione ai costi rimangono le parole d’ordine. La recente crisi dei prezzi ci ha abituato ad una maggiore attenzione ai temi dell’energia e l’Autorità sta continuando a mettere a disposizione dei consumatori strumenti utili a indirizzare le scelte, come recentemente avvenuto con i codici offerta dei contratti Placet fine tutela gas per una comparazione su ilportaleofferte.it”. Sul fronte delle materie prime l’Autorità ha spiegato che tuttavia “sul finire dell’anno, le tensioni in Medio Oriente hanno interrotto il trend in discesa dei prezzi delle materie prime energetiche, tra cui il petrolio e il gas naturale. La domanda di gas si mantiene contenuta e il livello degli stoccaggi europei resta di poco inferiore al 90% della capacità disponibile”.

“Inoltre, la contrazione dei consumi di gas soprattutto nel settore termoelettrico, principalmente dovuta alla ripresa della generazione del parco nucleare francese e al contributo della produzione da fonti rinnovabili, ha favorito nel trimestre in corso il ribasso del prezzo dell’energia elettrica (Pun) che, secondo le stime, nel primo trimestre del 2024 è atteso su valori intorno ai 114 euro/MWh”. Arera ha chiarito poi che “terminato il sistema di rafforzamento del bonus sociale in vigore negli ultimi 2 anni, che ne aveva esteso la platea dei beneficiari, da gennaio la soglia Isee per ottenerlo sarà pari a 9.530 euro, che sale a 20.000 euro per le famiglie numerose (con oltre 3 figli). Viene, inoltre, confermato il contributo straordinario crescente con il numero dei componenti familiari, applicato in automatico a chi già riceve il bonus elettrico, come previsto nella Legge di Bilancio 2024 in fase di approvazione”.

Ex Ilva: da cda nessuna decisione, a inizio gennaio vertice tra azionisti

Ex Ilva: da cda nessuna decisione, a inizio gennaio vertice tra azionistiMilano, 28 dic. (askanews) – Nulla di fatto nel corso del cda odierno di Acciaierie d’Italia. Il board, che si è tenuto questa mattina, non ha preso alcuna decisione, riferiscono fonti vicino al dossier. Si attende ora un incontro tra i vertici degli azionisti dell’ex Ilva – Governo, Invitalia, ArcelorMittal – che si terrà a inizio gennaio e che dovrà trovare una quadra.

Il tema dell’aumento di capitale non dovrebbe rappresentare un problema, le distanze, che si auspica siano appianate dall’incontro tra gli azionisti, sarebbero sull’acquisto degli impianti. Intanto, domani alle 16 i segretari generali di Fiom, Fim, Uilm e Ugl sono stati convocati a Palazzo Chigi sulla vertenza.

Capodanno, Altroconsumo: con rincari per cenone spesa fino a 270 euro

Capodanno, Altroconsumo: con rincari per cenone spesa fino a 270 euroRoma, 28 dic. (askanews) – Archiviato il Natale, gli italiani si preparano al Capodanno e al tradizionale cenone. In questo 2023, caratterizzato dal rialzo dei prezzi dei prodotti alimentari e dalla corsa dell’inflazione, anche il carrello delle feste registra degli aumenti, ma non sempre e non per tutti i prodotti. Secondo un’indagine di Altroconsumo, con il paniere preso in considerazione si arriva a spendere fino a 270 euro, ma nonostante il caro spesa l’aumento medio è stato solo del 2% rispetto allo scorso anno.

Ad esempio, si evidenziano importanti rincari per cotechini e zamponi: i prezzi crescono in media del 13%, ma per alcuni prodotti si supera il 20%. Più contenuti gli aumenti delle lenticchie, che rilevano un +3% rispetto al 2022. Il salmone non è rincarato: si paga circa il 4% in meno dello scorso anno. Panettoni e pandori in media non sono aumentati rispetto allo scorso anno. Dietro questo dato, però, si nasconde una realtà eterogenea con prodotti che registrano aumenti fino al 28% e prodotti diventati più economici con riduzioni anche superiori al 10%. Per la frutta la situazione è composita: segno meno per il prezzo medio dell’ananas (-8%), ma aumenti importanti per datteri (+12%) e fichi secchi (+7%).

Le bollicine, indispensabili compagne dei festeggiamenti di Capodanno, registrano aumenti medi del 4% ma a seconda del prodotto scelto si può arrivare a spendere anche il 20% in più. I prodotti più costosi (Champagne e spumanti metodo classico italiani) registrano rialzi più contenuti così come gli Asti Docg.

Palazzo Chigi: la Commissione Ue ha versato la quarta rata del Pnrr da 16,5 miliardi

Palazzo Chigi: la Commissione Ue ha versato la quarta rata del Pnrr da 16,5 miliardiRoma, 28 dic. (askanews) – La Commissione europea ha versato oggi la quarta rata di 16,5 miliardi di euro all’Italia. Il pagamento – spiega un comunicato di Palazzo Chigi – è frutto del conseguimento, accertato dall’Unione europea, di tutti i 28 obiettivi e traguardi legati alla quarta rata.

Tali obiettivi e traguardi riguardano misure necessarie per proseguire l’attuazione delle riforme in materia di giustizia e pubblica amministrazione, nonché importanti riforme nei settori dell’inclusione sociale e degli appalti pubblici. I principali investimenti sono legati alla digitalizzazione, in particolare per quanto riguarda la transizione dei dati delle pubbliche amministrazioni locali verso il cloud, lo sviluppo dell’industria spaziale, l’idrogeno verde, i trasporti, la ricerca, l’istruzione e le politiche sociali. Come preannunciato dal Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, il pagamento della quarta rata è avvenuto entro il 2023 e porta il totale delle risorse PNRR ottenute finora dall’Italia a circa 102 miliardi di euro, corrispondenti a più della metà delle risorse totali del Piano. Ciò dimostra i grandi progressi fatti dall’Italia nel raggiungimento delle misure previste. Sulla base del Piano così come recentemente modificato dal Consiglio Ue, il Governo Meloni proseguirà nell’opera di piena e tempestiva attuazione del PNRR, nel quadro della continua e stretta collaborazione con la Commissione europea.

Capodanno, Fipe: 4,6 mln di italiani al ristorante per il cenone

Capodanno, Fipe: 4,6 mln di italiani al ristorante per il cenoneRoma, 28 dic. (askanews) – Cresce il numero di italiani che scelgono di festeggiare la fine dell’anno al ristorante. A renderlo noto è il Centro Studi di Fipe-Confcommercio, secondo cui saranno 4,6 milioni le presenze previste nei 75mila ristoranti la notte di San Silvestro. Un dato in crescita del 2,2% rispetto all’anno precedente, seguito da un incremento percentuale doppio della spesa, che quest’anno toccherà i 433 milioni di euro (+4,6%).

In calo, invece, il numero dei ristoratori che ha deciso di essere aperto per l’occasione: quest’anno presterà servizio, infatti, il 56,7% dei ristoranti, contro il 59,1% del 2022. La maggioranza dei locali prevede nell’offerta esclusivamente la cena (84,1%) per una spesa media di 94 euro a persona, mentre la restante parte, circa il 16%, ha organizzato anche un vero e proprio veglione con spettacoli e musica, il cui costo dovrebbe aggirarsi intorno ai 121 euro a persona. “Il trend delle presenze al ristorante per il Capodanno 2023 ricalca quello osservato per il Natale, anche se di minore intensità per effetto di un numero significativo di ristoranti che per l’ultimo dell’anno ha deciso di non aprire – ha dichiarato Luciano Sbraga, direttore del Centro Studi di Fipe-Confcommercio -. I ristoranti confermano di essere un punto di riferimento per tante persone non solo per il pranzo di Natale, ma anche per il cenone di fine anno sia per chi vuole soltanto cenare iniziando il nuovo anno in uno dei tanti locali di intrattenimento o in qualche piazza delle nostre città sia per chi dopo la cena vuole proseguire la serata nello stesso posto. I prezzi in moderata crescita, inoltre, confermano che neppure nelle occasioni di grande appeal le imprese del settore adottano politiche commerciali disinvolte”, ha concluso Sbraga.

Sarà, infine, un Capodanno all’insegna del Made in Italy: a fronte di una stima complessiva di 1,3 milioni di bottiglie stappate per il brindisi di fine anno, il 59,7% dei ristoranti servirà solo bollicine rigorosamente italiane. Al contrario, il 32% consentirà ai propri clienti di scegliere tra spumante e champagne, mentre nel 9,3% dei ristoranti i commensali troveranno solo bollicine d’oltralpe.

Zangrillo: nella P.A. ci saranno neolaureati apprendisti per svecchiare il pubblico

Zangrillo: nella P.A. ci saranno neolaureati apprendisti per svecchiare il pubblicoRoma, 28 dic. (askanews) – Nella Pubblica Amministrazione arriva il contratto di apprendistato per reclutare giovani laureati (fino a 24 anni)e svecchiare e velocizzare il processo di innovazione e di digitalizzazione. “Abbiamo passato un periodo terribile durato 10 anni nella pubblica amministrazione. Dal 2010 al 2020 abbiamo perso 300 mila dipendenti e abbiamo visto crescere l’età media dai 43 anni del 2009 ai 50 attuali. Ora ci troviamo di fronte alla grandissima sfida della modernizzazione della pubblica amministrazione e abbiamo bisogno del contributo delle nuove generazioni”. E’ quanto dice in una intervista a “Il Secolo XIX”, il ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo. “Abbiamo già iniziato a invertire la tendenza: nel 2023 realizzeremo 170 mila ingressi, in gran parte già realizzati, e ci riproponiamo la stessa cifra per il 2024. Miriamo a un apporto non solo quantitativo ma qualitativo”. In questo contesto arrivano i contratti di apprendistato. “L’apprendistato è il ponte, il raccordo tra il mondo delle università e quello delle organizzazioni: anche per la pubblica amministrazione. E uno strumento in uso nel privato, non vedo ragioni per non ricorrervi nella Pa”. Zangrillo ritiene di poter trasformare in contratti a tempo indeterminato tutte le posizioni che si riveleranno meritevoli “Il nostro auspicio è esattamente questo. E un’opportunità di valutare il merito. lo, che ho vissuto 30 anni in organizzazioni private, gli strumenti di flessibilità, quelli che qualcuno definisce in modo rozzo precariato, li ho sempre vissuti come un’opportunità. Un’occasione di formazione precoce anche per accorciare la distanza tra mondo della scuola e lavoro. Quando si accede a un contratto di apprendistato, l’ azienda fa un investimento e ha tutto l’interesse a confermarlo”.

Morto Wolfgang Schauble, storico ministro delle finanze tedesco

Morto Wolfgang Schauble, storico ministro delle finanze tedescoMilano, 27 dic. (askanews) – È morto, all’età di 81 anni, Wolfgang Schauble, storico ministro delle Finanze tedesco ed ex presidente del Bundestag. Schauble si è spento serenamente a casa con la sua famiglia martedì sera intorno alle 20, ha riferito la famiglia all’agenzia di stampa DPA.

Veterano e membro di spicco della CDU, Schauble è nato a Friburgo nel 1942. Ha raggiunto la sua massima notorietà internazionale all’indomani della crisi finanziaria del 2008 e delle successive difficoltà del debito sovrano dell’eurozona, quando è stato ministro delle Finanze della Germania. Con il suo atteggiamento da “falco”, diventò il simbolo dell’austerity e dell’intransigenza verso i Paesi dell’Europa meridionale e verso la crisi della Grecia in particolare. Ha ricoperto una serie di incarichi di governo, tra cui quello di ministro degli Interni: era il ruolo che ricopriva nel 1990, quando un uomo gli sparò colpendolo alla spina dorsale e costringendolo a vivere su una sedia a rotelle per il resto della sua vita. Nessun parlamentare tedesco è stato più a lungo membro del Bundestag come lui.

Banche, Ft:in ’23 tagliati 60 mila posti nel mondo, anno tra peggiori

Banche, Ft:in ’23 tagliati 60 mila posti nel mondo, anno tra peggioriRoma, 26 dic. (askanews) – Le banche globali hanno eliminato più di 60.000 posti di lavoro nel 2023, segnando uno degli anni più pesanti in termini di tagli dai tempi della crisi finanziaria e invertendo gran parte delle assunzioni appena emerse dalla pandemia di Covid-19.

Secondo i calcoli del Financial Times, venti delle più grandi banche del mondo taglieranno almeno 61.905 posti di lavoro nel 2023. Ciò a fronte degli oltre 140.000 posti di lavoro tagliati dagli stessi istituti durante la crisi finanziaria globale del 2007-2008. Il quotidiano britannico ha utilizzato le informative aziendali e i propri rapporti per compilare i dati e non ha incluso le banche più piccole o piccoli tagli al personale, quindi il totale complessivo delle perdite di posti di lavoro nel settore sarà più elevato. Le banche di investimento hanno sofferto per il secondo anno consecutivo di crollo delle commissioni a causa del prosciugamento delle trattative e delle quotazioni pubbliche, lasciando Wall Street a cercare di proteggere i margini di profitto riducendo l’organico.

Inoltre l’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS ha già comportato almeno 13.000 posti in meno nella banca aggregata, con ulteriori grandi tornate di licenziamenti previste per il prossimo anno. “Non c’è stabilità, né investimenti, né crescita nella maggior parte delle banche – e probabilmente ci saranno ulteriori tagli di posti di lavoro”, ha affermato Lee Thacker, proprietario della società di servizi finanziari di ricerca di teste Silvermine Partners, aggiungendo: “Ci sono alcuni regali molto carini che vengono inviati ai capi in questo momento.

Va ricordato che lo stesso fenomeno si è presentato anche in altri anni passati, caratterizzati da ingenti perdite di posti di lavoro da parte delle banche. Per esempio il 2015 e il 2019, sono stati influenzati da tagli su larga scala presso gli istituti di credito europei che lottano per far fronte a tassi di interesse storicamente bassi. Ma almeno la metà delle riduzioni del 2023 sono arrivate dagli istituti di credito di Wall Street, le cui attività di investment banking hanno faticato a far fronte alla velocità degli aumenti dei tassi di interesse negli Stati Uniti e in Europa. In molti di questi casi, gli istituti di credito stanno remando sulle assunzioni varate in seguito alla pandemia, quando la domanda repressa di accordi ha scatenato una guerra per i talenti tra le banche di investimento.

I tagli più consistenti da parte di un singolo istituto sono avvenuti presso la svizzera UBS, che ha iniziato a digerire il suo ex rivale. A poche ore dal salvataggio di Credit Suisse a marzo, gli osservatori del mercato iniziarono a prevedere che la fusione bancaria più significativa dai tempi della crisi finanziaria avrebbe comportato la riduzione di decine di migliaia di posti di lavoro. Credit Suisse aveva già pianificato di tagliare 9.000 posti di lavoro, ma UBS avrebbe dovuto tagliare ulteriormente e più velocemente rimuovendo le posizioni duplicate e liquidando molte delle banche d’investimento inclini agli incidenti del suo ex concorrente. A novembre, UBS ha rivelato di aver già tagliato 13.000 posti di lavoro dal gruppo risultante dalla fusione, lasciandolo con un totale di 116.000 dipendenti. Ma l’amministratore delegato Sergio Ermotti ha segnalato che il 2024 sarà “l’anno cruciale” per l’acquisizione e gli analisti si aspettano che migliaia di altri posti di lavoro andranno perduti nei prossimi mesi. Il secondo più grande tagliatore del 2023 è stato l’istituto statunitense Wells Fargo, che questo mese ha rivelato di aver ridotto il suo organico globale da 12.000 a 230.000. La banca ha dichiarato di aver speso 186 milioni di dollari in costi gravi solo nel terzo trimestre, con l’eliminazione di 7.000 posti di lavoro. Gli altri grandi istituti di credito di Wall Street hanno riassunto i loro programmi annuali di “riduzione degli esuberi” nel 2023, dopo aver saltato qualche anno dall’inizio della pandemia. Citigroup ha tagliato 5.000 posti di lavoro, Morgan Stanley ne ha tagliati 4.800, Bank of America 4.000, Goldman Sachs 3.200 e JPMorgan Chase 1.000. Collettivamente, le grandi banche di Wall Street taglieranno almeno 30.000 dipendenti nel 2023. Recentemente, nel gennaio 2022, l’amministratore delegato della Deutsche Bank Christian Sewing si è dichiarato “molto preoccupato” per il fatto che la concorrenza per assumere personale avesse fatto aumentare i costi retributivi a Wall Street, dove le retribuzioni sono aumentate di quasi il 15% rispetto ai 12 mesi precedenti.

Argentina vara austerità: non rinnoverà 5.000 contratti pubblici

Argentina vara austerità: non rinnoverà 5.000 contratti pubbliciRoma, 26 dic. (askanews) – Nel 2024 il governo argentino non rinnoverà circa 5.000 contratti pubblici e riesaminerà più di un milione di piani sociali per individuare irregolarità, come ha riferito martedì il portavoce presidenziale Manuel Adorni, citato dalla stampa locale.

Adorni ha inoltre annunciato che i contratti pubblici firmati nel 2023 che scadono il 31 dicembre non saranno rinnovati nel 2024, mentre i restanti entreranno in un processo di revisione di 90 giorni. In una conferenza stampa alla Casa Rosada, il portavoce ha precisato che questa misura riguarderà tutti i dipendenti temporanei dell’Amministrazione federale e quelli di vari enti pubblici in Argentina, e che saranno esclusi solo i lavoratori delle aziende e delle imprese statali.

Per quanto riguarda i piani sociali, l’Esecutivo argentino inizierà la verifica di oltre un milione di piani sociali e prevede, sulla base dei calcoli delle indagini giudiziarie, che 160.000 beneficiari potrebbero ricevere tali aiuti in modo “irregolare”. Secondo il portavoce, questi progetti avrebbero un valore totale di 10 miliardi di pesos argentini (12,45 milioni di dollari). “Gli argentini non dovrebbero essere responsabili di questi soldi”, ha sottolineato Adorni.

L’obiettivo del governo argentino è “rendere il sistema trasparente, garantire che chi ne ha bisogno venga pagato e che (i piani sociali) smettano di funzionare come un business per intermediari e dirigenti di organizzazioni sociali”. Proprio una parte di queste organizzazioni sociali e sindacali ha manifestato mercoledì scorso a Buenos Aires, in coincidenza con il 22° anniversario delle proteste del dicembre 2001, che in ambito economico portarono al cosiddetto “corralito” bancario, e in politica provocarono le dimissioni del presidente radicale Fernando de la Rúa (1999-2001).

La Confederazione Generale del Lavoro (CGT), la potente e maggioritaria federazione dei sindacati argentini, di orientamento peronista, non ha partecipato alle mobilitazioni della scorsa settimana.