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Fmi: obiettivo Italia Pil +1,2% ambizioso ma raggiungibile

Fmi: obiettivo Italia Pil +1,2% ambizioso ma raggiungibileMarrakech, 13 ott. (askanews) – Lo scarto sulle previsioni di crescita del Pil Italiano nel 2024 tra le stime del Fmi (+0,7%) e quelle più ottimistiche del Governo (+1,2%) può essere superato. Da Marrakech, dove si stanno svolgendo gli incontri annuali di Fmi e Banca Mondiale, Il responsabile del Dipartimento Europa del Fondo, Alfred Kammer, in una conferenza stampa ha definito “ambizioso ma fattibile”, l’obiettivo di Roma. “Lo dico – ha affermato – perché il piano Next generation Eu (Ngeu) svolge un ruolo e questi investimenti ci saranno nel 2024 oltre ciò che stiamo prevedendo per l’impatto sui conti pubblici. E ciò potrebbe portare a una crescita più alta. Una crescita dell’1,2% dunque è raggiungibile”.

Poco prima era stato lo stesso ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, anche lui presente ai meeting nella città marocchina, a mostrarsi tranquillo sul divario con le previsioni del Fondo. C’è necessità di modificare la manovra per la minore crescita? “In questo momento – ha risposto – ovviamente noi stiamo valutando. Come è sempre avvenuto e come sempre avviene le differenze di stima da fuori sono più prudenti e conservative rispetto a noi poi tendenzialmente e storicamente le nostre previsioni si rivelano più azzeccate”. Secondo Kammer un ruolo cruciale nell’assicurare il successo all’Italia nel conseguimento degli obiettivi lo può svolgere il piano Next generation Europe che in Italia sfocia nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). “Sul lato dei rischi al ribasso – ha affermato Kammer – occorre considerare che quando si parla del Ngeu in Italia e in altri Paesi è importante che l’attuazione sia accelerata sul lato degli investimenti e delle riforme strutturali. Prevediamo che il piano Ngeu potrebbe portare una spinta all’Europa aumentando il potenziale di reddito dell’1,5% che è un serio contributo alla crescita nel medio termine. L’Italia come altri Paesi sta avendo problemi di attuazione del piano che devono essere affrontati”.

Per cogliere questa opportunità le raccomandazioni sono chiare. “In Italia -sono ancora le parole di Kanner – vediamo anche che molti progetti sono stati decentralizzati a un livello di amministrazioni locali che non hanno la capacita di attuarli. Dunque la standardizzazione delle gare e dei contratti potrebbe accelerare tale attuazione”. Le riforme strutturali e gli investimenti sono dunque entrambi importanti per la spinta alla crescita come anche la crescita della produttività. E anche dovrebbero essere rimossi gli ostacoli alla capacità di attuazione. E questo non vale solo per l’Italia ma anche per gli altri Paesi”. D’altronde, ha spiegato il direttore per l’Europa del Fmi, il taglio delle stime di crescita del Fondo Monetario Internazionale sull’Italia – ridotte al +0,7% quest’anno e per il 2024 – è un effetto “meccanico” del dato del secondo trimestre influenzato dalla fine del superbonus e dalla stretta monetaria messa in atto dalla banca centrale europea. “Le nostre previsioni sulla’Italia – ha spiegato ancora sono state declassate e la maggior parte di questa operazione è stata meccanica, per arrivare al +0,7% come conseguenza di ciò che è accaduto nel secondo trimestre nel quale c’è stato un calo degli investimenti per il cambiamento del regime del superbonus. E ciò meccanicamente – ha aggiunto – porta anche a una revisione al ribasso del Pil per il 2024. In aggiunta certamente vediamo anche l’impatto della stretta monetaria che riflette la nostra previsione per il 2024.

“Quest’anno sulle prospettive di crescita – ha detto ancora l’esponente Fmi – c’è anche l’impatto del calo del credito, mentre esistono ancora alcuni rischi che vengono dalla volatilità dei prezzi energetici. Se poi esaminiamo l’indagine della Banca d’Italia il sentimento (di consumatori e imprese, ndr) sta diventando più negativo così ci sono rischi al ribasso anche sulle proiezioni relative al 2024”.

Bankitalia taglia le stime di crescita: 2023 a +0,7% e 2024 +0,8%

Bankitalia taglia le stime di crescita: 2023 a +0,7% e 2024 +0,8%Roma, 13 ott. (askanews) – La Banca d’Italia ha consistentemente rivisto al ribasso la previsione di crescita economica del Paese su quest’anno, per cui ora indica un limitato più 0,7 per cento del Pil, ha anche limato la crescita attesa sul 2024 al più 0,8 per cento mentre ha confermato al più 1 per cento l’attesa sul 2025. I dati, contenuti nell’ultimo Bollettino economico, segnano un taglio di 0,6 punti percentuali per quest’anno, rispetto alle previsioni dello scorso luglio, e di 0,1 punti sul 2024.

Bankitalia ha anche marginalmente ritoccato a rialzo la previsione di inflazione di quest’anno al 6,1% e quella sul 2024 al 2,4%, in entrambi casi 0,1 punti al di sopra delle stime di luglio. L’inflazione attesa sul 2025 è stata invece tagliata di 0,1 punti all’1,9%. Infine, l’istituzione ha ritoccato a ribasso di 0,1 punti la previsione sul tasso disoccupazione di quest’anno al 7,6%, valore che secondo queste stime dovrebbe restare stabile anche nel 2024 e nel 2025.

“I rischi per la crescita sono orientati al ribasso, quelli per l’inflazione sono bilanciati”, afferma Bankitalia. L’acuirsi delle tensioni geopolitiche, il peggioramento dell’economia cinese e la maggiore rigidità delle condizioni di offerta del credito in Italia, così come nel complesso dell’area dell’euro, “si configurano come rischi al ribasso per la crescita”. Sull’inflazione i rischi risultano invece bilanciati: “quelli al rialzo sono connessi con un ulteriore rincaro delle materie prime e con una minore velocità di trasmissione della recente discesa dei costi di produzione – si legge -; un deterioramento più marcato e persistente della domanda aggregata costituisce invece il principale rischio al ribasso”.

Bankitalia taglia stime di crescita 2023 a +0,7% e 2024 +0,8%

Bankitalia taglia stime di crescita 2023 a +0,7% e 2024 +0,8%Roma, 13 ott. (askanews) – La Banca d’Italia ha consistentemente rivisto al ribasso la previsione di crescita economica del Paese su quest’anno, per cui ora indica un limitato più 0,7 per cento del Pil, ha anche limato la crescita attesa sul 2024 al più 0,8 per cento mentre ha confermato al più 1 per cento l’attesa sul 2025. I dati, contenuti nell’ultimo Bollettino economico, segnano un taglio di 0,6 punti percentuali per quest’anno, rispetto alle previsioni dello scorso luglio, e di 0,1 punti sul 2024.

Bankitalia ha anche marginalmente ritoccato a rialzo la previsione di inflazione di quest’anno al 6,1% e quella sul 2024 al 2,4%, in entrambi casi 0,1 punti al di sopra delle stime di luglio. L’inflazione attesa sul 2025 è stata invece tagliata di 0,1 punti all’1,9%. Infine, l’istituzione ha ritoccato a ribasso di 0,1 punti la previsione sul tasso disoccupazione di quest’anno al 7,6%, valore che secondo queste stime dovrebbe restare stabile anche nel 2024 e nel 2025.

“I rischi per la crescita sono orientati al ribasso, quelli per l’inflazione sono bilanciati”, afferma Bankitalia. L’acuirsi delle tensioni geopolitiche, il peggioramento dell’economia cinese e la maggiore rigidità delle condizioni di offerta del credito in Italia, così come nel complesso dell’area dell’euro, “si configurano come rischi al ribasso per la crescita”. Sull’inflazione i rischi risultano invece bilanciati: “quelli al rialzo sono connessi con un ulteriore rincaro delle materie prime e con una minore velocità di trasmissione della recente discesa dei costi di produzione – si legge -; un deterioramento più marcato e persistente della domanda aggregata costituisce invece il principale rischio al ribasso”.

Bce, Kammer (Fmi):non celebrare vittoria su inflazione troppo presto

Bce, Kammer (Fmi):non celebrare vittoria su inflazione troppo prestoMarrakech, 13 ott. (askanews) – Non celebrare prematuramente la vittoria sull’inflazione in Europa. Ci sono molti precedenti storici nel mondo che indicano come la troppa fretta abbia poi costretto le banche centrali a fare marcia indietro. Il segnale alla Bce e ma anche ai governi del Vecchio Continente giunge dal Fondo Monetario Internazionale con un argomentato contributo di Alfred Kammer, responsabile del dipartimento Europa dell’istituzione di Washington.

“Come mostriamo in un recente articolo che esamina 100 episodi di inflazione in tutto il mondo – spiega Kammer in un articolo pubblicato sul blog del Fmi – la storia è disseminata di esempi di celebrazioni premature della vittoria in lotte disinflazionistiche con l’inflazione che ritorna ogni volta. Questo è un errore costoso che l’Europa può e deve evitare. La stabilità dei prezzi deve essere ripristinata stabilito al primo tentativo. E mentre cominciano a farsi sentire gli effetti delle politiche monetarie più restrittive farsi sentire in tutta Europa, e mentre le critiche inevitabilmente aumentano, le banche centrali non devono battere ciglio”. “Secondo Kammer anche i politici possono e dovrebbero aiutare riducendo i deficit ancora elevati per ricostruire o preservare le riserve fiscali, il che contribuirà a ridurre più rapidamente l’inflazione”.

Secondo l’analisi del Fondo, infatti esistono ancora delle incognite legate soprattutto al comportamento delle parti sociali in Europa.”Nelle nostre proiezioni – spiega Kammer – prevediamo che l’inflazione ritorni al livello target nel 2025. Prima di allora, la crescita dei salari nominali aumenterà, recuperando parte del reddito reale perduto dal lavoro. Con strette politiche di indebolimento della domanda interna, i margini di profitto delle imprese dovrebbero comprimersi e aiutare a mitigare l’impatto di una crescita salariale più rapida sull’inflazione, come spieghiamo in una recente ricerca. Ci sono, ovviamente, dei rischi legati al nostro scenario centrale. La crescita dei salari potrebbe superare la nostra ipotesi, facendo lievitare il costo del lavoro. I margini di profitto potrebbero rimanere elevati. E, come il recente Il picco dei prezzi del petrolio è evidente, gli shock sui prezzi delle materie prime continuano a destare preoccupazione”. Esiste però anche un’altra possibilità: “dall’altro lato, se gli aumenti dei tassi di interesse si trasmettono più velocemente di quanto prevediamo, o più fortemente, alla domanda e alle aspettative di inflazione, l’inflazione potrebbe diminuire più rapidamente. La politica monetaria dovrebbe rimanere dipendente dai dati. Sotto la linea di base, questo significa che dovrebbe mantenere la rotta e rimanere restrittiva nella maggior parte dei paesi. Se l’inflazione arriva molto più bassa o superiore, i tassi dovrebbero adeguarsi. Ma, in generale, durante uno sforzo di disinflazione – sottolinea Kammer – è meglio sbagliare nel fare un po’ di più che nel fare di meno in risposta a un sorpresa al rialzo”.

D’altronde “prima o poi arriverà il momento dei tagli dei tassi d’interesse. Quando lo si fa, è meglio che tali tagli non comportino inversioni di rotta. Quel momento non è adesso. L’urgenza richiede anche pazienza. La buona notizia, nel frattempo, è che i mercati del lavoro europei sono forti. Hanno attraversato i travagli della pandemia, lo shock energetico e la politica monetaria più severa nella memoria recente. I mercati del lavoro europei si sono dimostrati straordinariamente resilienti”. Anche se, puntualizza “con la politica monetaria più restrittiva che ora alimenta intenzionalmente una forte stretta creditizia, e con l’industria ancora in fase di adeguamento all’aumento dei costi energetici relativi ai livelli di qualche anno fa, un certo indebolimento dell’attività è inevitabile, anche se il Il rallentamento sarà parzialmente attenuato dalla stabilità dei consumi privati con il recupero dei salari reali”.

Manovra, Giorgetti: tutti scontenti? Trovato bilanciamento giusto

Manovra, Giorgetti: tutti scontenti? Trovato bilanciamento giustoMarrakech, 13 ott. (askanews) – “Pensiamo di aver trovato il giusto bilanciamento”. Il ministro dell’Economia Giorgetti che questa sera incontrerà a Palazzo Chigi le parti sociali per un confronto sulla legge di bilancio in vista dell’approvazione della manovra, attesa lunedì prossimo in Consiglio dei ministri assieme al documento programmatico di bilancio e al Dl fiscale, difende l’impianto del provvedimento. “Nella difficile giornata del ministro dell’Economia che è un lavoraccio- ha detto interpellato a margine degli incontri di Fmi e Banca Mondiale a cui ha partecipato a Marrakech – tra poco parto e stasera vedo i sindacati. Sono tutti scontenti: allora il Fondo Monetario è scontento perché faccio l’extra (tassa sui profitti bancari, ndr) per dare soldi in più alle famiglie bisognose, i sindacati si lamentano perché questo è troppo poco. Noi pensiamo di avere trovato il giusto bilanciamento”

E le privatizzazioni? “Saremo sorprendenti anche su questo, nel senso che in tanti ci hanno chiesto perché erano curiosi dei titoli che hanno letto. Abbiamo dato ampie spiegazioni rispetto a un progetto che noi riteniamo realistico”

Giorgetti: da Mps usciremo quando le condizioni di mercato saranno congrue

Giorgetti: da Mps usciremo quando le condizioni di mercato saranno congrueMarrakech, 13 ott. (askanews) – Il Tesoro uscirà dal Monte dei Paschi di Siena, del quale detiene una quota di controllo del 64% “quando il prezzo e le condizioni di mercato saranno congrue” anche se per tale dismissione “non c’è una sata da cui dipendiamo”. Lo ha detto il ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti incontrando i giornalisti italiani a margine degli incontri annuali di Fmi e Banca Mondiale, in corso a Marrakech.

“Usciremo – ha affermato il ministro – quando è opportuno uscire, realizzando anche un obiettivo di sistemazione del sistema bancario italiano e quando il prezzo e le condizioni di mercato ci sembreranno congrue. Non c’è una data da cui dipendiamo, dipende semplicemente dalle opportunità del momento in cui farlo”. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si mostra tranquillo dopo le ultime stime del Fondo Monetario Internazionale, che accreditano l’Italia di una crescita pari allo 0,7% nel 2023 e nel prossimo anno, inferiore alle previsioni del Governo. Vede rischi di aggiustamento? “In questo momento – risponde il ministro, a margine degli incontri del Fmi e Banca Mondiale in corso a Marrakech – ovviamente noi stiamo valutando. Come è sempre avvenuto e come sempre avviene le differenze di stima da fuori sono più prudenti e conservative rispetto a noi poi tendenzialmente e storicamente le nostre previsioni si rivelano più azzeccate”.

Restano ovviamente le incognite geopolitiche. “Il problema per tutti – sottolinea – è capire cosa succede nelle prossime settimane. Io non è che aggiorno le stime ogni giorno e ogni ora in base alle notizie che arrivano dal Medio Oriente. Il problema vero che tutti quanti ci siamo posti oggi, naturalmente con diversi punti di vista, perché alcuni Paesi hanno un punto di vista diverso rispetto ai Paesi occidentali, è di riuscire a contenere La crisi per non creare un altro elemento di infezione oltre a quello già assai rilevante della crisi per l’aggressione russa in Ucraina”.

Giorgetti: rischi aggiustamento?Noi stime storicamente più azzeccate

Giorgetti: rischi aggiustamento?Noi stime storicamente più azzeccateMarrakech, 13 ott. (askanews) – Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si mostra tranquillo dopo le ultime stime del Fondo Monetario Internazionale, che accreditano l’Italia di una crescita pari allo 0,7% nel 2023 e nel prossimo anno, inferiore alle previsioni del Governo.

Vede rischi di aggiustamento? “In questo momento – risponde il ministro, a margine degli incontri del Fmi e Banca Mondiale in corso a Marrakech – ovviamente noi stiamo valutando. Come è sempre avvenuto e come sempre avviene le differenze di stima da fuori sono più prudenti e conservative rispetto a noi poi tendenzialmente e storicamente le nostre previsioni si rivelano più azzeccate”. Restano ovviamente le incognite geopolitiche. “il problema per tutti – sottolinea – è capire cosa succede nelle prossime settimane. Io non è che aggiorno le stime ogni giorno e ogni ora in base alle notizie che arrivano dal Medio Oriente. Il problema vero che tutti quanti ci siamo posti oggi, naturalmente con diversi punti di vista, perché alcuni Paesi hanno un punto di vista diverso rispetto ai Paesi occidentali, è di riuscire a contenere La crisi per non creare un altro elemento di infezione oltre a quello già assai rilevante della crisi per l’aggressione russa in Ucraina”.

Istat: sale a 192 mld valore 2021 economia in nero e illegale, +10%

Istat: sale a 192 mld valore 2021 economia in nero e illegale, +10%Roma, 13 ott. (askanews) – Nel 2021 il valore dell’economia non osservata raggiunge 192 miliardi di euro, in aumento del 10% sul 2020. L’economia sommersa si attesta a poco meno di 174 miliardi di euro, mentre le attività illegali superano i 18 miliardi. Rispetto al 2020, il valore dell’economia non osservata cresce di 17,4 miliardi, ma la sua incidenza sul Pil resta invariata (10,5%). Lo ha reso noto l’Istat.

Le unità di lavoro irregolari sono 2 milioni 990mila, con un aumento di circa 73mila unità rispetto al 2020. La crescita dell’economia non osservata è stata guidata dall’andamento del valore aggiunto da sotto-dichiarazione, che ha segnato un aumento di 11,7 miliardi di euro (pari al 14,6%) rispetto al 2020. Di minore entità l’incremento del valore aggiunto generato dall’utilizzo di lavoro irregolare (5,7 miliardi di euro, pari al 9,2%) e dalle attività illegali (0,9 miliardi di euro, pari al 5,0%). In controtendenza, le altre componenti del sommerso hanno mostrato una riduzione pari a 0,8 miliardi di euro (-5,5%) rispetto all’anno precedente, principalmente dovuta ad una contrazione dei fitti in nero.

La sostanziale stabilità dell’incidenza dell’economia non osservata sul Pil è dunque il risultato di andamenti eterogenei delle sue componenti. In particolare, mentre la dinamica marcata mostrata dalla sotto-dichiarazione ne ha riportato l’incidenza sul Pil ai livelli pre-crisi (5%), la crescita meno sostenuta del valore aggiunto da lavoro irregolare ha comportato un’ulteriore discesa della sua incidenza (fino al 3,7%, dal 4,3% del 2019). Tali diversi andamenti hanno prodotto una significativa ricomposizione del peso delle diverse componenti sul totale dell’economia non osservata. Rispetto al 2020, infatti, ad un aumento della rilevanza della sotto-dichiarazione (dal 45,6% al 47,6%) si è associata una riduzione di tutte le altre tipologie: dal 35,7% al 35,5% il lavoro irregolare, dal 9,9% al 9,5% l’economia illegale, dall’8,7% al 7,5% le altre componenti.

Eurozona, rimbalzo mensile industria (+0,6%) ma crollo annuo (-5,1%)

Eurozona, rimbalzo mensile industria (+0,6%) ma crollo annuo (-5,1%)Roma, 13 ott. (askanews) – Un parziale rimbalzo della produzione dell’industria ad agosto nell’area euro non è riuscito a impedire un peggioramento della dinamica nel confronto su base annua. Secondo gli ultimi dati pubblicati da Eurostat, la produzione complessiva dell’industria dell’unione valutaria e risalita dello 0,6% su agosto rispetto al mese precedente, dopo la contrazione dell’1,3% segnata a luglio.

Il dato mensile appare superiore alle attese medie degli analisti e l’incremento più consistente è stato registrato sulla produzione di beni di consumo durevoli, un più 1,2% a fronte del più 0,3% dei beni di investimento e del più 0,5% dei beni di consumo non durevoli. L’energia, invece, ha segnato il calo più forte, con un meno 0,9% mensile e i beni intermedi hanno registrato un meno 0,3%. Passando al confronto dei dati su base annua, Eurostat riporta che ad agosto la contrazione della produzione industriale si è aggravata al meno 5,1%, più del doppio del meno 2,2% di luglio e dopo un meno 1% a giugno. In questo caso proprio i beni di consumo durevoli sono la categoria che ha segnato il ribasso più forte, con un meno 7,2%.

Mps, Giorgetti: usciremo quando condizioni mercato saranno congrue

Mps, Giorgetti: usciremo quando condizioni mercato saranno congrueMarrakech, 13 ott. (askanews) – Il Tesoro uscirà dal Monte dei Paschi di Siena, del quale detiene una quota di controllo del 64% “quando il prezzo e le condizioni di mercato saranno congrue” anche se per tale dismissione “non c’è una sata da cui dipendiamo”. Lo ha detto il ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti incontrando i giornalisti italiani a margine degli incontri annuali di Fmi e Banca Mondiale, in corso a Marrakech.

“Usciremo – ha affermato il ministro – quando è opportuno uscire, realizzando anche un obiettivo di sistemazione del sistema bancario italiano e quando il prezzo e le condizioni di mercato ci sembreranno congrue. Non c’è una data da cui dipendiamo, dipende semplicemente dalle opportunità del momento in cui farlo”.