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Ex Ilva, Fiom: con fermata Afo-2 rischio chiusura definitiva Taranto

Ex Ilva, Fiom: con fermata Afo-2 rischio chiusura definitiva TarantoRoma, 1 dic. (askanews) – “Non c’è più tempo, occorre fare in fretta, il Governo decida. In queste ore ci giungono notizie dagli stabilimenti e dal sito di Taranto che ci confermano quanto la già grave situazione stia degenerando. Se fossero confermate le voci della fermata di Afo/2, ciò metterebbe seriamente a rischio la sicurezza dei lavoratori e degli impianti stessi, determinando una chiusura definitiva dello stabilimento siderurgico”. A lanciare l’allarme è il coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil, Loris Scarpa.

“Non si conoscono ancora le ragioni di questa scelta, ma è del tutto evidente che potrebbe apparire come l’ennesima arma ricattatoria nei confronti di un Governo incapace di determinare le scelte strategiche sia sul futuro della siderurgia che della transizione ecologica e sociale. L’eventuale scelta della fermata dell’altoforno 2, per un periodo di otto giorni o di due settimane, avrebbe serie ripercussioni sul ciclo produttivo e sullo stato già precario degli impianti”, ha aggiunto.

Dl energia, Commissione Ue non esclude proroga mercato tutelato

Dl energia, Commissione Ue non esclude proroga mercato tutelatoBruxelles, 1 dic. (askanews) – La Commissione europea non ha escluso, non pronunciandosi, per ora sulla questione, la possibilità di prorogare di qualche mese la scadenza di aprile per la fine del mercato tutelato dell’energia elettrica in Italia, una richiesta che all’interno della maggioranza di governo è appoggiata dalla Lega e per la quale il ministro responsabile per il Pnrr, Raffaele Fitto, sta verificando l’eventuale disponibilità dell’Esecutivo comunitario.

“L’uscita dal quadro di prezzi regolamentati dell’elettricità in Italia (il ‘servizio di maggior tutela’), che deve aumentare la concorrenza sul mercato elettrico, è uno degli obiettivi intermedi (‘milestone’, ndr) che fanno parte del più ampio pacchetto sulla concorrenza incluso nel Pnrr italiano”, ha ricordato la portavoce per gli Affari economici della Commissione, Veerle Nuyts, rispondendo ai giornalisti durante il briefing quotidiano per la stampa, oggi a Bruxelles. “Ciò che constatiamo – ha continuato – è che i prezzi dell’elettricità sul mercato libero sogno significativamente più bassi che quelli sui mercati regolati, a beneficio dei consumatori e delle imprese”.

“Questo ‘milestone’ – ha precisato la portavoce – è stato approvato nel quadro della richiesta della terza rata” del Pnrr italiano”, che la Commissione ha già approvato e anche erogato”. Nonostante le insistenze della stampa, Veerle Nuyts non si è sbilanciata, sulla possibilità di una proroga del servizio di maggior tutela oltre la scadenza di aprile e sulle eventuali richieste del governo italiano in questo senso. “Come con tutti gli stati membri abbiamo discussioni costanti e costruttive sull’attuazione del Pnrr con le autorità che si occupano del Piano. E come con tutti gli stati membri non commentiamo mai ulteriormente i contenuti di queste discussioni”, ha osservato la portavoce.

E a un giornalista se chiedeva se potesse dire che la proroga sia impossibile, ha risposto: “Non speculiamo su queste domande; continuiamo la nostra discussione costruttiva, è tutto quello che posso dire per ora”.

Landini: a Napoli piazza bellissima, basta fuga dal Sud

Landini: a Napoli piazza bellissima, basta fuga dal SudNapoli, 1 dic. (askanews) – “Vedo una bellissima piazza piena, le fabbriche che si sono svuotate hanno un grande significato. Ancora una volta Napoli, la Campania, parla a tutto il Paese”. Così il leader della Cgil, Maurizio Landini, chiudendo a Napoli la manifestazione di Cgil e Uil contro la manovra del governo Meloni. Secondo le stime dei sindacati, i partecipanti alla manifestazione sono 30mila. “Qui – ha proseguito il segretario generale – si sta ponendo una questione nazionale, il tema che questo Governo e anche altri hanno dimenticato: non esiste una crescita dell’Italia se il Mezzogiorno continua ad essere senza lavoro, senza diritti, senza strutture”. “Negli ultimi vent’anni – ha ricordato dal palco in piazza Matteotti – sono stati 800mila i giovani del Mezzogiorno, di cui più di 300mila laureati e diplomati, che se ne sono dovuti andare dal Mezzogiorno per vivere e lavorare all’estero o in altre zone del Paese. Che futuro può avere un Paese se i giovani, quelli che abbiamo fatto studiare, utilizzano il loro sapere e la loro intelligenza in altre realtà europee? A questo Governo, che continua a farci credere che dovremmo avere paura dei migranti, chiudere i nostri porti, dobbiamo dire che devono chiudere gli aeroporti per smettere di far andare via le nostre intelligenze e le nostre competenze”, ha concluso Landini.

Psc

Industria farmaceutica italiana accelera:+9-10% valore produzione’23

Industria farmaceutica italiana accelera:+9-10% valore produzione’23Roma, 1 dic. (askanews) – L’industria farmaceutica italiana, prima in Europa, accelera. Marcello Cattani, presidente di Farmindustria, anticipa che “il 2023 dovrebbe essere un anno con una crescita organica del valore della produzione attorno al 9-10%: queste sono le nostre stime rispetto a un 2022 che è stato straordinario. Quindi anche un timore di minor crescita alla fine si sta attenuando proprio perché succede quello che abbiamo sempre detto: la domanda di farmaci e di salute su scala mondiale è esplosa, in particolare a valle dei Covid. E la reazione è stata l’esplosione degli investimenti in ricerca e sviluppo”.

In un incontro con la stampa svoltosi a Roma il presidente degli industriali farmaceutici ha segnalato la forza del comparto e alcune delle sfide da superare: “Noi – ha sottolineato – siamo un Paese manifatturiero, il nostro settore è un settore industriale non finanziario, non scordiamolo, e abbiamo la forza della prima industria farmaceutica europea con un valore integrato di filiera dalla ricerca e sviluppo alla produzione di farmaci e una dedizione all’export. L’Italia è un ponte per la produzione di farmaci verso tutto il mondo. E’ un ponte confermato dal dato: se guardiamo il 2022 il 97% di ciò che è stato prodotto nel nostro Paese contribuisce all’export”. Non basta. Va considerato “il valore economico del settore, diretto e indiretto, anche rispetto ai consumi che lo stato italiano ha di farmaci, con un saldo rispetto alle esportazioni che resta positivo per il Paese di circa 9 miliardi. Ma soprattutto se guardiamo anche all’indotto si superano abbondantemente i 100 miliardi di valore”.

Il presidente di Farmindustria ha spiegato che l’Italia è molto particolare come composizione di compagini aziendali: abbiamo un mix tra aziende a capitale italiano, circa il 45%. Mantre la restante parte sono gruppi stranieri e questo da la caratteristica e la forza del nostro settore che resta una filiera industriale estremamente attraente per le risorse che il sistema-Paese riesce a mettere a disposizione”. Cattani ha definito “la collaborazione con il Governo è estremamente positiva: registriamo con positività alcuni interventi effettuati dal governo appena insediato. Il primo in ordine temporale è stata la riforma dell’agenzia del farmaco che si deve compiere. E’ una riforma carine per il nostro settore e soprattutto per i cittadini per dare tempi di accesso più veloci”.

Cattani ha anche segnalato un “gap legislativo” rispetto all’Europa per la ricerca clinica per andare nella direzione dello snellimento e della velocità. “Ricerca clinica, semplificazione, digitalizzazione, trial decentralizzati: è la direzione giusta. E apprezziamo il fatto – ha sottolineato il presidente di Farmindustria – che il ministro Schillaci su questo abbia avviato un tavolo con noi e gli stakeholders per migliorare e rendere il Paese più attrattivo. Siamo terzi e quarti nelle ‘intention to invest’ e quindi qualcuno ci ha superato, ed è la Spagna, che ha degli hub di ricerca e innovazione che sono molto attrattivi. Quindi questo (sforzo, ndr) aiuta a recuperare posizioni e a mantenere e possibilmente ad accrescere la nostra competitività”.

Carburanti, Consiglio di Stato accoglie ricorso Mimit su cartellonistica

Carburanti, Consiglio di Stato accoglie ricorso Mimit su cartellonisticaRoma, 1 dic. (askanews) – Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso del Mimit contro la decisione del Tar che aveva sospeso il drecreto del Mimit che impone ai gestori di esporre i cartelli sui prezzi medi dei carburanti. “Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Sesta) – si legge nel dispositivo – accoglie l’istanza cautelare nei sensi di cui in motivazione e, per l’effetto, sospende l’esecutività della sentenza impugnata”. L’udienza pubblica è stata fissata per l’8 febbraio prossimo. Soddisfazione viene espressa dal Mimit: “L’esposizione del cartello sul prezzo medio dei carburanti in questi mesi ha riscontrato piena efficacia, come dimostrano la sensibile riduzione del margine di distribuzione in Italia, per la prima volta minore a quello degli altri grandi paesi europei e di un terzo inferiore a quello dello scorso anno, e la progressiva contrazione dei prezzi alla pompa dei carburanti, particolarmente intensa per la benzina che in due mesi ha visto i prezzi diminuire di circa 20 centesimi al litro, arrivando a toccare stamattina il valore medio nazionale più basso dell’anno sulla rete stradale di 1,802 euro/litro”.

Banche, Barr (Fed): vulnerabilità causano fallimenti, non social

Banche, Barr (Fed): vulnerabilità causano fallimenti, non socialRoma, 1 dic. (askanews) – I social media e la velocità con cui le informazioni si propagano tramite gli stessi hanno avuto un ruolo nei fallimenti del Credit Suisse e della Silicon Valley bank, ma non ne sono stati la causa: il motivo dei fallimenti è stato nelle vulnerabilità di fondo degli istituti, come sulla gestione dei rischi di liquidità. Lo ha affermato Michael Barr, vicepresidente e capo del ramo di supervisione bancaria della Federal Reserve, nel suo intervento in apertura della seconda giornata del forum sulla vigilanza della Bce.

In queste vicende “i social media hanno avuto un ruolo e non lo voglio sottostimare, monitoriamo i social. Però il loro ruolo può anche essere sopravvalutato. Credit Suisse – ha detto Barr – aveva vulnerabilità di fondo e sono stati colpiti da uno shock, se non avessero avuto queste vulnerabilità non sarebbero spariti. Penso lo stesso con la Silicon Valley Bank: non è fallita per un social media ma per carenze fondamentali su rischi di liquidità e vulnerabilità”. “Dobbiamo stare attenti ai social ma anche focalizzarci molto sui fondamentali delle banche”, ha concluso l’esponente della Fed.

Eurozona, crescita di fondo rallenta ai minimi da oltre 1 anno

Eurozona, crescita di fondo rallenta ai minimi da oltre 1 annoRoma, 1 dic. (askanews) – Un indice che cerca di misurare la dinamica della crescita di fondo dell’area euro si è indebolito a novembre ai minimi da oltre un anno: secondo quanto riporta un comunicato congiunto di centre for Economic Policy Research e Banca d’Italia, l’indice Eurocoin è sceso infatti a -0,79 punti, da -0,67 di ottobre “raggiungendo il valore più basso da settembre del 2022”.

L’ulteriore calo dell’indicatore, si legge, ha riflesso la debolezza della produzione industriale e del commercio internazionale. L’eurocoin fornisce in tempo reale una stima sintetica del quadro congiunturale corrente nell’area dell’euro, esprimendo tale indicazione in termini di tasso di crescita trimestrale del Pil depurato dalle componenti più erratiche (stagionalità, errori di misura e volatilità di breve periodo). È pubblicato mensilmente dalla Banca d’Italia e dal Cepr e la prossima rilevazione verrà pubblicata il 5 gennaio.

Sciopero dei treni, Salvini: scene indegne nelle stazioni, non saranno più tollerate

Sciopero dei treni, Salvini: scene indegne nelle stazioni, non saranno più tollerateMilano, 30 nov. (askanews) – “Scene indegne e inaccettabili nelle stazioni italiane. La giornata di oggi rende ancora più evidente che scioperi di troppe ore hanno ricadute pesantissime sulle vite di troppe persone incolpevoli. Lo trovo intollerabile”. Lo ha detto il vicepremier e Ministro Matteo Salvini commentando le conseguenze dello sciopero del 30 novembre, convocato dopo l’incidente in Calabria.

“E’ mia precisa intenzione, in futuro, fare di tutto affinché simili scene non si ripetano anche se auspico che i sindacati evitino iniziative irragionevoli”, ha aggiunto in una nota. Il vicepremier ha sottolineato che oggi “per rispetto di chi ha perso la vita sul lavoro non siamo intervenuti, come invece successo recentemente, ma è chiaro che il sacrosanto diritto alla mobilitazione non può cancellare quello di milioni di cittadini che devono viaggiare”.

I 3 messaggi chiave di Panetta sulla linea monetaria della Bce

I 3 messaggi chiave di Panetta sulla linea monetaria della BceRoma, 30 nov. (askanews) – Il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta ha tenuto oggi il suo primo intervento pubblico in presenza, un discorso alla conferenza per il 60º anniversario dalla fondazione del gruppo Iccrea. E’ stato anche il primo discorso sulla politica monetaria della Bce da quando ha rilevato la guida dell’istituzione di Via Nazionale.

E in questo ambito ha lanciato tre messaggi chiave. Primo, altri aumenti dei tassi sono da escludere (tema, in realtà, forse abbastanza condiviso nel direttorio Bce). Secondo, e qui si è già su terreni più dibattuti, è giusto mantenere una linea restrittiva, ma la durata della stessa potrebbe non essere necessariamente così estesa. Che, tradotto, significa che un primo taglio dei tassi potrebbe essere meno lontano del previsto. E, terzo, no ad accelerazioni sulla manovra di riduzione della mole del bilancio di Bce e Eurosistema – cioè niente corse a ridurre gli stock di titoli pubblici – argomento su cui potrebbero crearsi posizioni divergenti.

Panetta ha anche lanciato un (immancabile) richiamo al governo sui conti: il peso del debito pubblico va ridotto perché “opprime l’economia da troppi anni”. E, alle banche, sui rischi di aumento dei crediti deteriorati. In generale è parso adottare uno stile più sintetico rispetto al suo predecessore – con 6 pagine di intervento oggi, a fronte delle circa 16 pagine dell’ultimo discorso pubblico di Ignazio Visco – ma senza discostarsi dalla sostanza dei contenuti. Sempre oggi i dati di Eurostat hanno riportato un nuovo calo dell’inflazione, superiore al previsto. La Bce ha operato la sua stretta monetaria in risposta alle precedenti accelerazioni dell’inflazione – che lo scorso anno nell’area euro era arrivata a superare il 10% – puntando a ricondurre la crescita dei prezzi verso il suo obiettivo del 2% sul medio termine.

“La restrizione monetaria attuata dalla Bce è stata necessaria”, ha detto Panetta. Ma i dati, tanto più quelli appena pubblicati – che ha definito “una buona notizia” – mostrano che l’attuale livello dei tassi “sarebbe sufficiente a riportare l’inflazione in linea con l’obiettivo del 2 per cento”. Quindi no ad altri aumenti. In quanto governatore della Banca d’Italia, Panetta partecipa come tutti i suoi pari dell’area euro al Consiglio direttivo, l’organismo che assume le decisioni di politica monetaria della Bce. Anche precedentemente era presente a queste riunioni in quanto componente del Comitato esecutivo della stessa istituzione.

La stima preliminare sull’inflazione media dell’area euro di novembre ha indicato una ulteriore decelerazione, al 2,4% dal 2,9% di ottobre. E stavolta il calmieramento dell’inflazione “di fondo”, ossia l’indice dei prezzi depurato da energia, alimentari e altri beni volatili, è stato perfino più accentuato: al 3,6% a novembre dal 4,2% di ottobre. Come rilevavano già ieri alcuni analisti dopo la pubblicazione dei dati sull’inflazione in Germania, l’istituzione monetaria potrebbe addirittura ritrovarsi spiazzata ora, con una linea eccessivamente restrittiva. Secondo il numero uno di Bankitalia, “le condizioni monetarie dovranno rimanere restrittive per il tempo necessario a consolidare la disinflazione”. E anche su questo al Consiglio sembra esserci consenso. Meno evidente è quanto accordo ci sia sulla durata di questa fase. Per Panetta “dipenderà dall’evoluzione delle variabili macroeconomiche” e “potrebbe essere più breve qualora la persistente debolezza dell’attività produttiva accelerasse il calo dell’inflazione”. Infine, è intervenuto su un tema toccato di recente da altri esponenti del direttorio. In particolare alcuni governatori hanno iniziato a sostenere che bisognerebbe riflettere ad una anticipazione dell’avvio della manovra di dismissione dei titoli accumulati anche con il piano anti Covid Pepp, così come già in atto con un altro piano di acquisti, l’App. La stessa presidente della Bce, Christine Lagarde lo scorso 27 novembre ha affermato che questa discussione potrebbe svolgersi “a breve”. Finora la Bce ha affermato di voler rinnovare i titoli del Pepp almeno fino a fine 2024. La prossima riunione operativa monetaria del Consiglio si terrà giovedì 14 dicembre. Ma se la Bce aggiungesse questo elemento alle misure di inasprimento già decise, presumibilmente potrebbero crearsi ulteriori pressioni sui titoli di Stato, in una fase di gestione già non semplice delle manovre di risanamento dei conti pubblici per i governi, essendo l’economia sostanzialmente in stallo e i tassi di riferimento a livelli elevati. “E’ necessario procedere con cautela nel processo di normalizzazione del bilancio dell’Eurosistema – ha avvertito Panetta -. Dopo aver innalzato i tassi ufficiali, una brusca contrazione del bilancio, dopo quella già rapida dei mesi scorsi, avrebbe effetti restrittivi sull’economia che non sarebbero giustificati dalle prospettive dell’inflazione”.

I 3 messaggi chiave di Panetta sulla linea monetaria della Bce

I 3 messaggi chiave di Panetta sulla linea monetaria della BceRoma, 30 nov. (askanews) – Il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta ha tenuto oggi il suo primo intervento pubblico in presenza, un discorso alla conferenza per il 60º anniversario dalla fondazione del gruppo Iccrea. E’ stato anche il primo discorso sulla politica monetaria della Bce da quando ha rilevato la guida dell’istituzione di Via Nazionale.

E in questo ambito ha lanciato tre messaggi chiave. Primo, altri aumenti dei tassi sono da escludere (tema, in realtà, forse abbastanza condiviso nel direttorio Bce). Secondo, e qui si è già su terreni più dibattuti, è giusto mantenere una linea restrittiva, ma la durata della stessa potrebbe non essere necessariamente così estesa. Che, tradotto, significa che un primo taglio dei tassi potrebbe essere meno lontano del previsto. E, terzo, no ad accelerazioni sulla manovra di riduzione della mole del bilancio di Bce e Eurosistema – cioè niente corse a ridurre gli stock di titoli pubblici – argomento su cui potrebbero crearsi posizioni divergenti.

Panetta ha anche lanciato un (immancabile) richiamo al governo sui conti: il peso del debito pubblico va ridotto perché “opprime l’economia da troppi anni”. E, alle banche, sui rischi di aumento dei crediti deteriorati. In generale è parso adottare uno stile più sintetico rispetto al suo predecessore – con 6 pagine di intervento oggi, a fronte delle circa 16 pagine dell’ultimo discorso pubblico di Ignazio Visco – ma senza discostarsi dalla sostanza dei contenuti. Sempre oggi i dati di Eurostat hanno riportato un nuovo calo dell’inflazione, superiore al previsto. La Bce ha operato la sua stretta monetaria in risposta alle precedenti accelerazioni dell’inflazione – che lo scorso anno nell’area euro era arrivata a superare il 10% – puntando a ricondurre la crescita dei prezzi verso il suo obiettivo del 2% sul medio termine.

“La restrizione monetaria attuata dalla Bce è stata necessaria”, ha detto Panetta. Ma i dati, tanto più quelli appena pubblicati – che ha definito “una buona notizia” – mostrano che l’attuale livello dei tassi “sarebbe sufficiente a riportare l’inflazione in linea con l’obiettivo del 2 per cento”. Quindi no ad altri aumenti. In quanto governatore della Banca d’Italia, Panetta partecipa come tutti i suoi pari dell’area euro al Consiglio direttivo, l’organismo che assume le decisioni di politica monetaria della Bce. Anche precedentemente era presente a queste riunioni in quanto componente del Comitato esecutivo della stessa istituzione.

La stima preliminare sull’inflazione media dell’area euro di novembre ha indicato una ulteriore decelerazione, al 2,4% dal 2,9% di ottobre. E stavolta il calmieramento dell’inflazione “di fondo”, ossia l’indice dei prezzi depurato da energia, alimentari e altri beni volatili, è stato perfino più accentuato: al 3,6% a novembre dal 4,2% di ottobre. Come rilevavano già ieri alcuni analisti dopo la pubblicazione dei dati sull’inflazione in Germania, l’istituzione monetaria potrebbe addirittura ritrovarsi spiazzata ora, con una linea eccessivamente restrittiva. Secondo il numero uno di Bankitalia, “le condizioni monetarie dovranno rimanere restrittive per il tempo necessario a consolidare la disinflazione”. E anche su questo al Consiglio sembra esserci consenso. Meno evidente è quanto accordo ci sia sulla durata di questa fase. Per Panetta “dipenderà dall’evoluzione delle variabili macroeconomiche” e “potrebbe essere più breve qualora la persistente debolezza dell’attività produttiva accelerasse il calo dell’inflazione”. Infine, è intervenuto su un tema toccato di recente da altri esponenti del direttorio. In particolare alcuni governatori hanno iniziato a sostenere che bisognerebbe riflettere ad una anticipazione dell’avvio della manovra di dismissione dei titoli accumulati anche con il piano anti Covid Pepp, così come già in atto con un altro piano di acquisti, l’App. La stessa presidente della Bce, Christine Lagarde lo scorso 27 novembre ha affermato che questa discussione potrebbe svolgersi “a breve”. Finora la Bce ha affermato di voler rinnovare i titoli del Pepp almeno fino a fine 2024. La prossima riunione operativa monetaria del Consiglio si terrà giovedì 14 dicembre. Ma se la Bce aggiungesse questo elemento alle misure di inasprimento già decise, presumibilmente potrebbero crearsi ulteriori pressioni sui titoli di Stato, in una fase di gestione già non semplice delle manovre di risanamento dei conti pubblici per i governi, essendo l’economia sostanzialmente in stallo e i tassi di riferimento a livelli elevati. “E’ necessario procedere con cautela nel processo di normalizzazione del bilancio dell’Eurosistema – ha avvertito Panetta -. Dopo aver innalzato i tassi ufficiali, una brusca contrazione del bilancio, dopo quella già rapida dei mesi scorsi, avrebbe effetti restrittivi sull’economia che non sarebbero giustificati dalle prospettive dell’inflazione”.