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Industria, Istat: a gennaio fatturato -1,1%, su anno +8,6%

Industria, Istat: a gennaio fatturato -1,1%, su anno +8,6%


Industria, Istat: a gennaio fatturato -1,1%, su anno +8,6% – askanews.it



Industria, Istat: a gennaio fatturato -1,1%, su anno +8,6% – askanews.it



















Roma, 31 mar. (askanews) – A gennaio si stima che il fatturato dell’industria, al netto dei fattori stagionali, diminuisca dell’1,1%, in termini congiunturali, registrando una dinamica negativa su entrambi i mercati (-0,3% su quello interno e -2,6% su quello estero). Corretto per gli effetti di calendario, il fatturato totale cresce in termini tendenziali dell’8,6%, con incrementi del 9,1% sul mercato interno e del 7,7% su quello estero. I giorni lavorativi sono stati 21 contro i 20 di gennaio 2022. Lo ha reso noto l’Istat.

Nel trimestre novembre 2022-gennaio 2023 l’indice complessivo resta invariato rispetto al trimestre precedente (-0,1% sul mercato interno e +0,1% su quello estero). Con riferimento ai raggruppamenti principali di industrie, a gennaio gli indici destagionalizzati del fatturato segnano una flessione congiunturale della stessa intensità per i beni di consumo e per i beni strumentali (-0,4%), più marcata per i beni intermedi (-1,5%) e per l’energia (-4,4%). Per quanto riguarda gli indici corretti per gli effetti di calendario riferiti ai raggruppamenti principali di industrie, si registrano incrementi tendenziali marcati per i beni di consumo (+14,8%), per i beni strumentali (+16,4%) e per l’energia (+9,7%), mentre per i beni intermedi si registra una lieve diminuzione rispetto a gennaio 2022 (-0,1%).

Quanto al comparto manifatturiero, tutti i settori di attività economica mostrano una crescita tendenziale, ad eccezione del comparto chimico e della metallurgia. A gennaio si stima che l’indice destagionalizzato del fatturato in volume, relativo al settore manifatturiero, registri una flessione in termini congiunturali (-2,1%).

Corretto per gli effetti di calendario, a gennaio il volume del fatturato del comparto manifatturiero cresce in termini tendenziali dello 0,5%, con un incremento molto più contenuto di quello in valore (+9,1%). “Dopo due mesi di crescita, si registra a gennaio – è il commento dell’Istat – un calo congiunturale del fatturato industriale, imputabile soprattutto alla componente estera. Negativo anche l’andamento di tutti i raggruppamenti principali di industrie, soprattutto dell’energia e dei beni intermedi. In termini tendenziali e corretto per gli effetti di calendario si registra una crescita sia dell’indice generale, sia dei principali settori, con l’eccezione dei beni intermedi, sostanzialmente stazionari”.

Bankitalia, utile netto 2022 dimezzato a 2,1 mld con stretta Bce

Bankitalia, utile netto 2022 dimezzato a 2,1 mld con stretta Bce


Bankitalia, utile netto 2022 dimezzato a 2,1 mld con stretta Bce – askanews.it



Bankitalia, utile netto 2022 dimezzato a 2,1 mld con stretta Bce – askanews.it




















Roma, 31 mar. (askanews) – Lo scorso anno il risultato lordo di bilancio della Banca d’Italia, prima di imposte e accantonamenti al fondo rischi generali, “si è significativamente ridotto, passando da 9,2 a 5,9 miliardi, a causa soprattutto della contrazione del margine di interesse per 1,5 miliardi e delle maggiori svalutazioni sui titoli valutati al mercato, soprattutto in dollari statunitensi, per ulteriori 1,5 miliardi”. Lo spiega il governatore Ignazio Visco, nella sua relazione all’Assemblea dei partecipanti. L’utile netto è calato a 2,1 miliardi di euro, quasi dimezzato dai 3,9 miliardi del 2021.

In base a questi sviluppi il Direttorio dell’istituzione propone di non modificare i livelli di dividendi distribuiti ai partecipanti, già sottoposti a soglie limitative, mentre allo Stato arriverà un utile residuo da 1,676 miliardi che, sommandosi a imposte per 1,304 miliardi porterà la somma complessivamente destinata alle casse statali a circa 3 miliardi. Il rialzo dei tassi della Bce “ha determinato un aumento immediato del costo delle passività di bilancio, rappresentate soprattutto dai depositi delle banche e dal saldo debitorio Target, a fronte del quale non vi è stato un corrispondente incremento del rendimento delle attività di politica monetaria, meno sensibili alla crescita dei tassi – ha spiegato Visco – in quanto costituite prevalentemente da titoli a tasso fisso e scadenza a medio-lungo termine”.

Questa asimmetria incide negativamente sul margine di interesse, che dopo la diminuzione del 2022 è destinato a ridursi ulteriormente nei prossimi anni. “Analogamente alla Bce e ad altre banche centrali dell’Eurosistema, che già da quest’anno li registrano, la Banca d’Italia si troverà nei prossimi anni a dover fronteggiare risultati lordi negativi, prima che gli utili tornino gradualmente a crescere – ha proseguito Visco -. La politica monetaria è infatti disegnata in funzione del raggiungimento del mandato statutario della stabilità dei prezzi, anche se questo può comportare un temporaneo peggioramento dei risultati economici”. Proprio per meglio fronteggiare queste eventualità e preservare la propria indipendenza finanziaria, negli ultimi anni, di forte espansione monetaria, anche grazie al livello particolarmente elevato dei profitti la Banca d’Italia ha rafforzato il proprio patrimonio. Nel 2022 il fondo rischi generali è stato alimentato con un accantonamento di 2,5 miliardi, mezzo miliardo in più rispetto all’esercizio precedente, raggiungendo così 35,2 miliardi.

I fondi patrimoniali accumulati sino a oggi “sono quindi ampiamente sufficienti per coprire le perdite lorde che, sulla base delle attuali aspettative di mercato circa l’evoluzione dei tassi di interesse, sono attese nel biennio 2023-2024”. Lo scorso anno, ha detto ancora il governatore, le imposte di competenza sono state pari a 1,3 miliardi, di poco superiori agli 1,2 miliardi del 2021. L’esercizio 2022 si è quindi chiuso con un utile netto di 2,1 miliardi, in diminuzione di 3,9 miliardi rispetto allo scorso anno.

“Ai sensi dello Statuto vi sottopongo per l’approvazione il piano di riparto dell’utile netto deliberato dal Consiglio superiore, su proposta del Direttorio e sentito il Collegio sindacale – ha quindi detto Visco -. La vigente politica di distribuzione dei dividendi stabilisce che le somme destinate ai Partecipanti siano comprese nell’intervallo di 340-380 milioni, subordinatamente alla capienza dell’utile netto e alle esigenze di patrimonializzazione della Banca”. “La differenza tra l’estremo superiore del suddetto intervallo e il dividendo effettivamente posto in distribuzione nell’anno può alimentare la posta speciale per la stabilizzazione nel tempo dei dividendi, fino alla consistenza massima di 450 milioni. In linea con tale indirizzo – ha detto il governatore – a valere sull’utile netto di 2.056 milioni, si propone di attribuire ai Partecipanti un dividendo di importo uguale a quello corrisposto negli ultimi anni, pari a 340 milioni, corrispondenti al 4,5 per cento del capitale. La posta speciale sarebbe alimentata per 40 milioni, attestandosi così a 280 milioni”. “Tenuto conto di quanto precede, l’utile residuo per lo Stato sarebbe pari a 1.676 milioni che, in aggiunta a imposte di competenza per 1.304 milioni, porterebbe la somma complessivamente destinata allo Stato a circa 3 miliardi. Negli ultimi dieci anni – ha rilevato Visco – l’importo cumulato riconosciuto allo Stato sotto forma di utili raggiungerebbe così l’ammontare di 38,2 miliardi, oltre a imposte di competenza per 12,8 miliardi”.

1 maggio, Sbarra: manifestazione a Potenza, tema 75 anni Costituzione

1 maggio, Sbarra: manifestazione a Potenza, tema 75 anni Costituzione


1 maggio, Sbarra: manifestazione a Potenza, tema 75 anni Costituzione – askanews.it



1 maggio, Sbarra: manifestazione a Potenza, tema 75 anni Costituzione – askanews.it



















Roma, 31 mar. (askanews) – I sindacati saranno “il primo maggio a Potenza. Come tema dell’iniziativa nazionale i 75 anni della Costituzione. E’ un tema per noi di assoluto valore e grande significato anche in coerenza con i continui richiami del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella”. Lo ha detto il leader della Cisl, Luigi Sbarra, a Sky Tg 24.

“Per noi – ha aggiunto Sbarra – parlare di Costutuzione significa valorizzare e riprendere il tema del lavoro con l’articolo 1: l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. C’è tanto da fare sui temi del lavoro”.

Ok alla Camera (con fiducia) al dl Superbonus. In arrivo il provvedimento per i crediti in scadenza

Ok alla Camera (con fiducia) al dl Superbonus. In arrivo il provvedimento per i crediti in scadenza


Ok alla Camera (con fiducia) al dl Superbonus. In arrivo il provvedimento per i crediti in scadenza – askanews.it



Ok alla Camera (con fiducia) al dl Superbonus. In arrivo il provvedimento per i crediti in scadenza – askanews.it




















Roma, 30 mar. (askanews) – Proroga al 30 settembre 2023 per il superbonus al 110% per i lavori effettuati su villette e case unifamiliari, possibilità di usufruire ancora dello sconto in fattura e della cessione del credito per i lavori effettuati nelle zone sismiche e nei territori delle Marche colpiti da alluvione, per l’eliminazione delle barriere architettoniche, per gli interventi su immobili Iacp e delle Onlus. Per le banche, possibilità di convertire i crediti acquistati in Btp a dieci anni, qualora abbiano esaurito lo spazio fiscale per le compensazioni. Sono queste le principali novità introdotte alla Camera nel decreto legge sui crediti fiscali derivanti dal superbonus e dagli altri bonus edilizi, su cui oggi a Montecitorio il governo ha incassato la fiducia con 185 voti a favore, 121 contrari e 4 astensioni.

Dopo il voto finale previsto martedì 4 aprile, il provvedimento passa all’esame del Senato per la seconda lettura. Il termine per la conversione in legge scade il 17 aprile. Per porre un freno all’aumento dei crediti legati ai bonus edilizi, ormai di difficile smaltimento, il decreto, approvato a metà febbraio dal Cdm, ha vietato la possibilità di usufruire dello sconto in fattura o della cessione del credito per le spese sostenute per i nuovi interventi di recupero del patrimonio edilizio, efficienza energetica, superbonus, facciate. Resta comunque la possibilità per il proprietario dell’immobile di usufruire direttamente della detrazione fiscale. Sono state previsite tuttavia alcune deroghe al divieto, come nel caso di lavori con il superbonus per i quali sia stata già presentata la Cila o, nel caso dei condomini, sia stata anche adottata la delibera assembleare. Nel corso dell’esame alla Camera sono state poi inserite ulteriori deroghe. Ancora da definire, invece, l’annunciato strumento finanziario, di natura privatistica, per sbloccare lo stock dei crediti incagliati (per un ammontare stimato tra 15 e 19 miliardi), fermo nei cassetti fiscali delle imprese esecutrici dei lavori e dei cittadini proprietari di immobili oggetto di interventi. A questa ‘piattaforma’ dovrebbero partecipare banche, istituti finanziari e grandi aziende pubbliche. Intanto, dopo la moral suasion esercitata dal Ministero dell’economia e delle finanze, diverse banche avrebbero ripreso ad acquistare i crediti, anche rassicurate dalle norme introdotte nello stesso decreto che, delineando il perimetro della responsabilità solidale in caso di truffe, escludono dalla responsabilità i cessionari che dimostrino di aver acquisito il credito e sono in possesso della documentazione idonea sulle opere da cui il credito origina.

Invece, è “in arrivo” il comunicato-legge del Ministero dell’economia per salvare i crediti fiscali derivanti da bonus edilizi in scadenza domani 31 marzo. Lo riferiscono fonti di governo. Dopo l’emendamento al decreto superbonus che consente di iscrivere il credito sulla piattaforma dell’Agenzia delle Entrate già nel momento in cui la pratica viene presa in carico dalla banca, il comunicato-legge dovrebbe consentire la remissione ‘in bonis’ da parte dell’Agenzia delle Entrate dei crediti del 2022 in scadenza. Lo stesso comunicato dovrebbe chiarire che la comunicazione all’Agenzia potrà essere fatta entro il 30 novembre, termine per la presentazione della dichiarazione dei redditi. Per beneficiare della proroga sarà richiesto un contributo in quota fissa di 250 euro.

Dl superbonus: ok Camera alla fiducia. Stop a cessione crediti

Dl superbonus: ok Camera alla fiducia. Stop a cessione crediti


Dl superbonus: ok Camera alla fiducia. Stop a cessione crediti – askanews.it



Dl superbonus: ok Camera alla fiducia. Stop a cessione crediti – askanews.it




















Roma, 30 mar. (askanews) – Proroga al 30 settembre 2023 per il superbonus al 110% per i lavori effettuati su villette e case unifamiliari, possibilità di usufruire ancora dello sconto in fattura e della cessione del credito per i lavori effettuati nelle zone sismiche e nei territori delle Marche colpiti da alluvione, per l’aliminazione delle barriere architettoniche, per gli interventi su immobili Iacp e delle Onlus. Per le banche, possibilità di convertire i crediti acquistati in Btp a dieci anni, qualora abbiano esaurito lo spazio fiscale per le compensazioni.

Sono queste le principali novità introdotte alla Camera nel decreto legge sui crediti fiscali derivanti dal superbonus e dagli altri bonus edilizi, su cui oggi a Montecitorio il governo ha incassato la fiducia con 185 voti a favore, 121 contrari e 4 astensioni. Dopo il voto finale previsto martedì 4 aprile, il provvedimento passa all’esame del Senato per la seconda lettura. Il termine per la conversione in legge scade il 17 aprile.

Per porre un freno all’aumento dei crediti legati ai bonus edilizi, ormai di difficile smaltimento, il decreto, approvato a metà febbraio dal Cdm, ha vietato la possibilità di usufruire dello sconto in fattura o della cessione del credito per le spese sostenute per i nuovi interventi di recupero del patrimonio edilizio, efficienza energetica, superbonus, facciate. Resta comunque la possibilità per il proprietario dell’immobile di usufruire direttamente della detrazione fiscale. Sono state previsite tuttavia alcune deroghe al divieto, come nel caso di lavori con il superbonus per i quali sia stata già presentata la Cila o, nel caso dei condomini, sia stata anche adottata la delibera assembleare. Nel corso dell’esame alla Camera sono state poi inserite ulteriori deroghe.

Ancora da definire, invece, l’annunciato strumento finanziario, di natura privatistica, per sbloccare lo stock dei crediti incagliati (per un ammontare stimato tra 15 e 19 miliardi), fermo nei cassetti fiscali delle imprese esecutrici dei lavori e dei cittadini proprietari di immobili oggetto di interventi. A questa ‘piattaforma’ dovrebbero partecipare banche, istituti finanziari e grandi aziende pubbliche. Intanto, dopo la moral suasion esercitata dal Ministero dell’economia e delle finanze, diverse banche avrebbero ripreso ad acquistare i crediti, anche rassicurate dalle norme introdotte nello stesso decreto che, delineando il perimetro della responsabilità solidale in caso di truffe, escludono dalla responsabilità i cessionari che dimostrino di aver acquisito il credito e sono in possesso della documentazione idonea sulle opere da cui il credito origina.

Energia, cosa prevede la nuova direttiva Ue sulle rinnovabili

Energia, cosa prevede la nuova direttiva Ue sulle rinnovabili


Energia, cosa prevede la nuova direttiva Ue sulle rinnovabili – askanews.it



Energia, cosa prevede la nuova direttiva Ue sulle rinnovabili – askanews.it




















Bruxelles, 30 mar. (askanews) – La presidenza di turno svedese del Consiglio Ue e i negoziatori del Parlamento europeo hanno raggiunto questa mattina a Bruxelles, dopo una notte di negoziati, un accordo politico provvisorio sulla nuova versione della direttiva sulle energie rinnovabili (Red).

La direttiva include obiettivi e misure per sostenere e incentivare l’adozione delle energie rinnovabili in vari settori dell’economia. L’accordo prevede che la quota di energia rinnovabile nel consumo energetico complessivo dell’Ue salga al 42,5% entro il 2030, auspicando anche un ulteriore aumento indicativo del 2,5% che consentirebbe di raggiungere il 45%. Ciascuno Stato membro contribuirà con un proprio obiettivo nazionale a questo obiettivo comune. Questo accordo politico provvisorio, salutato positivamente dalla Commissione europea, dovrà ora essere approvato dalla plenaria del Parlamento e, con voto formale finale, dal Consiglio Ue.

L’accordo quasi raddoppierà la quota esistente di energia rinnovabile nell’Ue, aumentando considerevolmente l’obiettivo previsto dalla legislazione vigente per il 2030 (32%). La direttiva rivista rafforza gli obiettivi annuali in materia di energie rinnovabili per il settore del riscaldamento e raffreddamento e per l’energia rinnovabile utilizzata nei sistemi di teleriscaldamento. Introduce un parametro di riferimento specifico per l’energia rinnovabile del 49% per il consumo di energia negli edifici entro il 2030, per integrare la legislazione dell’UE in materia di edilizia e orientare gli sforzi degli Stati membri.

Per la prima volta l’industria, settore chiave per il consumo di energia, è inclusa nella direttiva sulle energie rinnovabili. L’accordo stabilisce obiettivi indicativi (1,6% di aumento annuo dell’uso di energia rinnovabile) e un obiettivo vincolante specifico per l’industria: che il 42% dell’idrogeno utilizzato nell’industria provenga da “combustibili rinnovabili di origine non biologica”, ovvero sostanzialmente da idrogeno “verde”, entro il 2030 e il 60% entro il 2035. L’idrogeno rinnovabile, o “verde”, continuerà a essere definito esclusivamente come quello prodotto per elettrolisi con l’uso di elettricità da fonti di energia rinnovabile. Le pressioni della Francia e di una decina di altri paesi per ammettere nella definizione anche l’idrogeno prodotto con l’uso di elettrità di fonte nucleare si sono scontrate contro l’oppozione dei paesi anti nuclearisti e della maggioranza del Parlamento europeo.

Ma un risultato, ancorché minore, la Francia l’ha ottenuto. L’accordo introduce infatti la possibilità, per gli Stati membri con una forte presenza di nucleare nel proprio mix energetico, di scontare del 20% (la Francia chiedeva il 30%) l’obiettivo obbligatorio dell’idrogeno verde per l’uso industriale. Ma questo sarà possibile a due condizioni: 1) che lo Stato membro interessato abbia già raggiunto il proprio contributo nazionale all’obiettivo generale vincolante dell’Ue per la quota di energia rinnovabile nel consumo di energia; e 2) che nel consumo dello Stato membro interessato la quota di idrogeno prodotto da combustibili fossili (con l’esclusione, quindi, di quello da fonti rinnovabili e nucleare) sia inferiore a una soglia del 23% nel 2030 e del 20% nel 2035. In altre parole, l’idrogeno prodotto da fonti rinnovabili e dal nucleare, insieme, dovrà superare il 77% del consumo nazionale nel 2030 e l’80% nel 2035. Nel settore dei trasporti l’accordo provvisorio dà la possibilità agli Stati membri di scegliere tra due diversi un obiettivi vincolanti, da conseguire entrambi entro il 2030: una riduzione del 14,5% dell’intensità di gas a effetto serra, grazie all’uso di fonti rinnovabili; oppure una quota di rinnovabili utilizzate nel settore pari ad almeno il 29% del consumo finale di energia. L’accordo provvisorio fissa anche un sotto-obiettivo vincolante del 5,5%, combinato, come quota di energie rinnovabili fornite al settore dei trasporti, che dovrà essere raggiunta con i biocarburanti avanzati (generalmente derivati da materie prime non alimentari) e con i carburanti rinnovabili di origine non biologica (principalmente idrogeno rinnovabile e carburanti sintetici a base di idrogeno). Questi ultimi dovranno comunque arrivare almeno all’1%. Le procedure di autorizzazione, infine, saranno più facili e veloci con la nuova legge. L’energia rinnovabile sarà riconosciuta come un “interesse pubblico preminente”, pur mantenendo a un elevato livello le norme per la tutela ambientale. Nelle zone con un elevato potenziale per le energie rinnovabili e bassi rischi ambientali gli Stati membri potranno istituire delle aree dedicate di accelerazione per l’installazione degli impianti, con processi di autorizzazione particolarmente brevi e semplici.

Giù le bollette della luce, Arera: dal primo aprile -55,3 per cento

Giù le bollette della luce, Arera: dal primo aprile -55,3 per cento


Giù le bollette della luce, Arera: dal primo aprile -55,3 per cento – askanews.it



Giù le bollette della luce, Arera: dal primo aprile -55,3 per cento – askanews.it



















Roma, 30 mar. (askanews) – Con il forte calo delle quotazioni all’ingrosso dei prodotti energetici, il prezzo di riferimento dell’energia elettrica per la famiglia tipo in tutela nel II trimestre del 2023 si riduce del -55,3%.

La crescita dei prezzi all’ingrosso nell’ultimo anno e il loro mantenersi comunque su livelli elevati (pur se in riduzione), spiega l’Autorità per l’energia, le reti e l’ambiente “si riflette ancora sulla spesa complessiva per la bolletta elettrica. In termini di effetti finali la spesa per la famiglia-tipo (ha consumi medi di energia elettrica di 2.700 kWh all’anno e una potenza impegnata di 3 kW) nell’anno scorrevole (compreso tra il primo luglio 2022 e il 30 giugno 2023) sarà di circa 1.267 euro, +33,7% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell’anno precedente (1° luglio 2021- 30 giugno 2022)”. Rimane quindi ancora rilevante il supporto fornito dai bonus sociali energia a sostegno delle famiglie. “Attuando quanto previsto dal Governo nel decreto approvato lo scorso 28 marzo, l’Arera è intervenuta sugli oneri generali di sistema azzerandoli anche per il prossimo trimestre per la generalità dei clienti gas e confermando il potenziamento dei bonus sociali elettricità e gas per le famiglie con livello Isee fino a 15.000 euro (con il livello Isee per le famiglie numerose, con almeno 4 figli a carico, che sale a 30.000 euro). Gli oneri generali di sistema vengono invece riattivati per tutti i clienti elettrici, comprese le utenze domestiche”.

Ita, Giorgetti incontra Lufthansa. Progresso verso partnership

Ita, Giorgetti incontra Lufthansa. Progresso verso partnership


Ita, Giorgetti incontra Lufthansa. Progresso verso partnership – askanews.it



Ita, Giorgetti incontra Lufthansa. Progresso verso partnership – askanews.it




















Roma, 30 mar. (askanews) – Il ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti ha incontrato oggi al Mef il Ceo di Lufthansa Carsten Spohr e il presidente Ita Airways Antonino Turicchi.

“Nel corso del positivo colloquio – si legge in una nota di via XX settembre – è stato illustrato il piano industriale condiviso che determinerà in termini di flotta, network e obiettivi strategici lo sviluppo di Ita Airways. Con l’incontro di oggi, nel solco del Dpcm, si compie un ulteriore progresso nella direzione della partnership industriale tra i due vettori”.

Gentiloni: ridurre debiti e inflazione senza ammazzare crescita

Gentiloni: ridurre debiti e inflazione senza ammazzare crescita


Gentiloni: ridurre debiti e inflazione senza ammazzare crescita – askanews.it



Gentiloni: ridurre debiti e inflazione senza ammazzare crescita – askanews.it




















Roma, 30 mar. (askanews) – “In questa fase, la sfida è quella di dare ulteriore slancio alla ripresa e riprendere il cammino di crescita più sostenuta avviato in questi anni. Una crescita che deve essere sì più sostenuta, ma anche più sostenibile, nel segno della doppia transizione ecologica e digitale e dell’inclusione sociale. All’interno di questo obiettivo si sviluppano una serie di sfide collegate”. Lo ha affermato il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni intervenendo al Rome Investment Forum di Febaf.

Secondo l’eurocommissario la prima sfida è “coniugare sostegno alla crescita, equilibrio dei conti e contrasto all’inflazione. Gli effetti della stretta della politica monetaria cominciano a farsi notare. Gli ultimi dati della Bce – ha detto – evidenziano un rallentamento della crescita dei prestiti a imprese e famiglie tra gennaio e febbraio, dal 3,6% al 3,2% per le famiglie e dal 6,1% al 5,7% per le imprese non finanziarie. L’accesso al credito è un dato che andrà tenuto d’occhio nei mesi a venire”. “Quanto alle politiche di bilancio, le misure di sostegno varate per far fronte alla pandemia e alla crisi energetica sono state essenziali, ma hanno anche avuto un costo importante sul piano dei conti pubblici. Il punto è quindi da una parte come rientrare del debito e contenere l’inflazione senza ammazzare la crescita – ha proseguito – prestando attenzione anche alle possibili ripercussioni sul piano della stabilità finanziaria”.

“E dall’altra, la necessità di politiche di bilancio concentrate più sugli investimenti e meno sulla spesa corrente, e con misure di sostegno più mirate di quelle che abbiamo visto finora. Secondo – ha detto ancora Gentiloni -: rafforzare la competitività della nostra industria nelle tecnologie verdi, in un momento in cui tutte le maggiori economie mondiali stanno portando avanti politiche industriali ambiziose”. “L’Europa non può permettersi di rimanere indietro in un settore cruciale per il nostro futuro, che attrae investimenti, crescita e posti di lavoro. Né possiamo permetterci di sviluppare nuove e potenzialmente rischiose dipendenze su materie prime, prodotti e tecnologie strategiche. Dobbiamo invece rilanciare gli investimenti in questi settori evitando – ha avvertito – una doppia frammentazione. Sia all’interno del mercato unico che sul piano del commercio mondiale”.

Istat: a febbraio la disoccupazione è stabile all’8% (quella giovanile scende al 22,4%)

Istat: a febbraio la disoccupazione è stabile all’8% (quella giovanile scende al 22,4%)


Istat: a febbraio la disoccupazione è stabile all’8% (quella giovanile scende al 22,4%) – askanews.it



Istat: a febbraio la disoccupazione è stabile all’8% (quella giovanile scende al 22,4%) – askanews.it



















Roma, 30 mar. (askanews) – A febbraio il tasso di disoccupazione totale è stabile all’8%, quello giovanile scende al 22,4% (-0,4 punti). E’ la stima preliminare diffusa dall’Istat.

Il numero di persone in cerca di lavoro diminuisce su base mensile (-0,6%, pari a -12mila unità) tra le donne, i minori di 35 anni e gli ultracinquantenni. La stabilità del numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni è dovuta alla crescita tra le donne e le persone con più di 35 anni d’età e alla contestuale diminuzione tra gli uomini e i giovani. Il tasso di inattività rimane invariato al 33,8%.

Rispetto a febbraio 2022, diminuisce sia il numero di persone in cerca di lavoro (-4,5%, pari a -94mila unità) sia il numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (-3,1%, pari a -398mila). A febbraio il numero di occupati è stabile rispetto al mese di gennaio, mantenendosi superiore a 23milioni 300mila, ha reso noto l’Istat spiegando che tale stabilità è sintesi della crescita osservata tra gli uomini, gli autonomi e tutte le classi d’età ad eccezione dei 35-49enni, e del calo registrato, oltre che tra i 35-49enni, tra le donne e i dipendenti a termine. Il tasso di occupazione sale al 60,8% (+0,1 punti).

Secondo le stime preliminari dell’Istituto, il numero di occupati a febbraio 2023 supera quello di febbraio 2022 dell’1,5% (+352mila unità). L’aumento coinvolge uomini, donne e tutte le classi d’età, ad eccezione dei 35-49enni per effetto della dinamica demografica negativa; il tasso di occupazione, che nel complesso è in aumento di 1,2 punti percentuali, sale anche in questa classe di età (+0,2 punti) perché la diminuzione del numero di occupati 35-49enni è meno marcata di quella della corrispondente popolazione complessiva.