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Desk Romania: da Treviso parte il servizio per le imprese italiane

Desk Romania: da Treviso parte il servizio per le imprese italianeRoma, 22 feb. (askanews) – Il primo passo per la nascita del Desk Romania, primo esempio in Italia di pacchetto completo di servizi di consulenza e supporto alle imprese associate per cogliere le nuove opportunità commerciali e di investimento sul mercato romeno, è stato fatto. La firma dell’intesa tra Confindustria Veneto Est e Confindustria Romania è avvenuta nella cornice di Palazzo Giacomelli a Treviso, dove decine di imprenditori hanno dimostrato interesse verso quello che sarà “un nuovo anello e un nuovo strumento al servizio dell’interazione economica e imprenditoriale” tra Italia e Romania, come ha spiegato all’indomani dell’evento il presidente di Confindustria Romania Giulio Bertola ad askanews.
Un’intesa che fonda le sue basi su un interscambio tra Veneto e Romania di oltre 3,1 miliardi di euro nei primi nove mesi del 2022 (Italia 14,1 miliardi), con 600 milioni in più rispetto al peridio pre-Covid (+23,9%). Dati che si sposano con gli oviettivi del Pnrr da 29,2 miliardi: transizione digitale ed ecologica, ammodernamento dell’infrastruttura ferroviaria e di trasporto, decarbonizzazione e sviluppo di fonti rinnovabili; coesione sociale e territoriale; sanità ed educazione.
Opportunità che le imprese italiane e venete in particolare, potranno intercettare nel piano varato dalla Romania in attuazione del Next Generation Eu, per consolidare una presenza che vede già l’Italia come secondo partner commerciale (dopo la Germania), primo investitore estero per numero di imprese registrate, nei settori agroindustriale, manifatturiero, energia, tessile, trasporti.
“Abbiamo scelto una parola semplice nella forma, Desk, ma che nella sostanza rivisita completamente il rapporto operativo e di collaborazione tra le rappresentanze internazionali di Confindustria Est Europa e quelle territoriali in Italia – sottolinea Bertola – Un Desk che rivede e rende più operativa la continuità di questa interazione economica tra i due Paesi in un momento in cui le inaspettate crisi, prima pandemica e poi del conflitto, ci hanno insegnato che le decisioni devono essere più veloci e l’informazione che arriva agli imprenditori deve essere autorevole”.
Gli imprenditori che decidono di affacciarsi a un mercato nuovo, in questo caso quello romeno “devono poter contare su organizzazioni stabili e affidabili, come Confindustria Romania”, la più grande tra le rappresentanze confindustriali di Est Europa e con 20 anni di esperienza e un Consiglio generale di quasi 30 membri appena nominato e ampliato proprio per “accogliere la progettualità Italia-Romania”, aggiunge il presidente.
Il Desk Romania, primo di una strategia che si inserisce completamente e a pieno titolo nell’operatività di Confindustria Est Europa, la federazione che racchiude in sé 11 rappresentanze estere, avrà la mission “di estendere la qualità dell’assistenza e della competenza che gli associati di Confindustria Veneto Est trovano nella loro territoriale anche all’estero e creare un filo conduttore fatto di competenze e qualità tutte italiane anche all’estero”, conclude Bertola.
“Tra Romania e Veneto c’è un rapporto storico consolidato, tra le persone, le imprese e le rappresentanze associative, che proprio a Treviso hanno costituito il loro primo nucleo italo-romeno – ha dichiara Alessandra Polin, Consigliere Delegato Confindustria Veneto Est per l’Internazionalizzazione -. Una relazione che è preziosa, in questa fase in cui le imprese tendono ad accorciare le catene di fornitura per metterle in sicurezza, con un nearshoring in realtà sempre esistito”.
Una relazione e opportunità di investimento che possono “rappresentare il volano per un ulteriore consolidamento della presenza imprenditoriale italiana e veneta. E diventare anche la base per poter dare il nostro contributo alla ricostruzione della vicina Ucraina che va ben oltre i soli interessi economici”.
In tempi di crisi della supply chain, accorciamento delle reti di fornitura e nearshoring, i legami già stretti con l’area Est Europa-Balcani sono destinati a rafforzarsi, anche per gli effetti geopolitici della guerra in Ucraina. Lo conferma l’interscambio dell’area vasta Padova, Treviso, Venezia e Rovigo con la Romania che nei primi nove mesi del 2022 ha sfiorato i 2 miliardi (1.992 milioni), con un balzo di 432 milioni in più rispetto all’analogo periodo 2019 (+27,7%). Con 942 milioni di esportazioni e importazioni per 1.049 milioni nei primi nove mesi, vale il 64% dell’interscambio totale del Veneto e il 14,1% di quello nazionale. E si avvia a mettere a segno un nuovo massimo a consuntivo dell’anno, si legge nella nota a valle dell’evento di firma dell’intesa.
Il nuovo Desk Romania offrirà alle oltre 5.000 imprese associate a Confindustria Veneto Est un orientamento mirato e operativo alle nuove opportunità commerciali e di investimento nel Paese esteuropeo, con ricerche di mercato e di partner industriali, missioni imprenditoriali, ricerca di personale, informazioni su progetti, appalti e bandi nell’ambito del proprio Pnrr. Ma anche outlook economici e geopolitici, assistenza nelle relazioni istituzionali o governative, amministrative e burocratiche, report di affidabilità finanziaria e commerciale dei potenziali partner locali.
All’evento sono intervenuti oltre alla dottoressa Polin e al presidente Bertola, il Console Generale di Romania a Trieste Cosmin Lotreanu, il Console Onorario Generale di Romania Mario Moretti Polegato, la Presidente di Confindustria Est Europa Maria Luisa Meroni, il Presidente Maschio Gaspardo SpA Mirco Maschio, l’Amministratore Delegato Metalmont SpA Iacopo Meghini. (di Daniela Mogavero)

Barone pronto per un nuovo record in Grecia sulla Ferrari F8 Tributo

Barone pronto per un nuovo record in Grecia sulla Ferrari F8 TributoRoma, 22 feb. (askanews) – Sabato 1 Aprile 2023, nella cornice di Cinecittà World, verrà svelata la livrea della Ferrari F8 Tributo con la quale il pilota romano Fabio Barone, tenterà di conquistare il quinto record mondiale percorrendo la strada panoramica che porta ai Santuari di Meteora in Grecia in meno di 178 secondi, primato in carica ad un pilota di origine greca.
“Tornare a indossare il casco è sempre una grande emozione, la determinazione e la forza di volontà sono sempre le stesse – dichiara Fabio Barone in vista del nuovo tentativo di record – . Il Team è motivato e si sta preparando con molta professionalità”.
Per Barone, esperto di velocità da quando ha iniziato questa avventura, sarà un’impresa adrenalinica affrontare i quattro chilometri di tornanti e curve ad oltre 600 metri di altezza in meno di tre minuti: una sfida ancora più difficile considerando che la strada, in alcuni punti, non presenta alcuna protezione e l’asfalto è completamente liscio.
Il presidente di “Passione Rossa” il più importante Club di clienti Ferrari del mondo con oltre 25 anni di attività e oltre 800 eventi all’attivo, Barone detiene quattro Guinness mondiali ancora imbattuti.
Tra questi il record Roma-Capo Nord, percorso estremamente duro eseguito in 45 ore, 20 minuti e 37 secondi, circa quattro ore meno della tempistica indicata da Google Maps, senza mai oltrepassare i limiti di velocità consentiti, ad eccezione delle mitiche autostrade tedesche.
Campione al volante, fin da piccolo, ha sviluppato la passione per tutto ciò che è meccanica ed innovazione legata alle quattro ruote ed in particolare al Cavallino Rampante orgogliosamente icona nazionale italiana. In tutti questi anni le iniziative di Fabio Barone hanno appassionato oltre due milioni di tifosi.
“Non vedo l’ora di vedere la vettura preparata dalla Leone Motorsport in collaborazione con Capristo e dalla livrea creata dalla ArtWrap 2.0 sarà sicuramente unica. Dopo l’evento di Cinecittà World, il Team partirà alla volta della Grecia, anche se la macchina organizzativa di questa fantastica avventura è già partita mesi fa, coinvolgendo partner e sponsor i quali, con il loro prezioso contributo, supportano la ottima riuscita dell’evento”, spiega Barone.
“Ho da poco iniziato la preparazione fisica e questa volta grazie al nuovo partner tecnico FitandGo e al loro innovativo allenamento, i tempi di allenamento, saranno decisamente ridotti e le performance fisiche in netto e costante miglioramento – dichiara il pilota – . Ringrazio il gruppo BORIN e la GES GROUP per il prezioso supporto. Mentre La Fabbrica THORO leader europeo negli infissi e nella sicurezza ha creato un box speciale per trasportare la Ferrari F8 in totale sicurezza. La One Luxury Day e Giuseppe Angelo Di Sandolo gestiranno come sempre l’organizzazione e la logistica del record, mentre ai prodotti Mafra verrà assegnato il compito della cura della carrozzeria, mentre la delicata parte delle gomme è ancora una volta affidata alla Andreucci gomme”.

Lavrov riceve Wang: “Stretta cooperazione” tra Russia e Cina

Lavrov riceve Wang: “Stretta cooperazione” tra Russia e CinaRoma, 22 feb. (askanews) – Russia e Cina continuano la loro stretta cooperazione nell’arena internazionale nonostante la turbolenza globale. A confermarlo, questa mattina a Mosca, è il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, che ha accolto nella capitale il massimo diplomatico di Pechino, Wang Yi. Un incontro da cui l’attuale direttore dell’Ufficio centrale per gli Affari esteri della Cina si attende “nuovi accordi” tra i due Paesi.
“Le nostre relazioni si stanno sviluppando in modo costante e dinamico e, nonostante l’elevata turbolenza nell’arena internazionale, dimostriamo solidarietà e disponibilità a difendere gli interessi reciproci sulla base del rispetto del diritto internazionale e del ruolo centrale delle Nazioni Unite”, ha affermato Lavrov, secondo quanto riportato dalla Ria Novosti.
Da parte sua, Wang ha sottolineato che “grazie alla direzione strategica del presidente Xi Jinping e del presidente Putin”, “le relazioni Cina-Russia di partenariato globale e cooperazione strategica nella nuova era mantengono un’elevata dinamica di sviluppo”. “Nonostante la volatilità della situazione internazionale, Cina e Russia mantengono sempre una determinazione strategica, si muovono con fermezza e fiducia in linea con la formazione di un mondo multipolare”, ha spiegato il diplomatico cinese.
L’ex ministro degli Esteri di Pechino, d’altra parte, ma ha detto di attendersi “nuovi accordi” tra Russia e Cina durante il suo incontro odierno. “Sono pronto a scambiare opinioni con te, mio caro amico, su questioni di reciproco interesse. E mi aspetto nuovi accordi”, ha commentato Wang.

Wang Yi: relazioni Cina-Russia forti come una roccia

Wang Yi: relazioni Cina-Russia forti come una rocciaRoma, 21 feb. (askanews) – L’alto diplomatico cinese Wang Yi ha affermato oggi a Mosca che le relazioni sino-russe sono “forti come una roccia” in un incontro con il segretario del Consiglio di sicurezza russo Nikolai Patrushev, uomo chiave nei rapporti Mosca-Pechino. Lo riferisce l’agenzia di stampa russa Ria Novosti.
“Le relazioni sino-russe sono mature e forti come una roccia e resisteranno alla prova della mutevole situazione internazionale”, ha detto il direttore della Commissione centrale affari esteri del Partito comunista cinese e membro del Politburo, nella capitale russa per l’ultima tappa del suo tour europeo che l’ha portato prima a Parigi, Roma, Monaco di Baviera (per la Conferenza sulla sicurezza) e Budapest.
“Siamo pronti, insieme alla parte russa… a difendere con decisione gli interessi e la dignità nazionali e a promuovere una cooperazione reciprocamente vantaggiosa in tutti i settori”, ha aggiunto Wang.

Uzbekistan, presidente in visita al Cairo, incontro con al Sisi

Uzbekistan, presidente in visita al Cairo, incontro con al SisiRoma, 21 feb. (askanews) – Il presidente dell’Uzbekistan, Shavkat Mirziyoyev, è in visita in Egitto, dove è stato ricevuto dall’omologo egiziano Abdel Fattah al-Sisi. Al centro del colloquio il rafforzamento della cooperazione in diversi settori.
Il faccia a faccia tra i due leader è stato preceduto dal forum economico uzbeko-egiziano che si è svolto ieri. Stando a quanto precisato in un comunicato dell’ambasciata uzbeka, nel corso del forum sono stati siglati accordi per “l’attuazione di oltre 20 contratti per complessivi 1,6 miliardi di dollari”.
Nel corso del forum sono state discusse opportunità di cooperazione nei settori energetico, elettrico, chimico, minerario, tessile, agricolo, farmaceutico e del cuoio e delle calzature. “Le aziende egiziane hanno tutte le opportunità per l’attuazione congiunta di grandi programmi di investimento nel nostro paese”, ha sottolineato Mirziyoyev.

Cina rilancia la sua iniziativa “per la sicurezza globale”

Cina rilancia la sua iniziativa “per la sicurezza globale”Roma, 21 feb. (askanews) – La Cina si propone come broker della sicurezza globale, rilanciando la sua Iniziativa per una sicurezza globale (Global Security Initiative), a partire dalla crisi ucraina. Il ministro degli Esteri di Pechino, Qin Gang, ha presentato oggi a Pechino un “concept paper”, dopo che l’alto diplomatico Wang Yi – capo della Commissione centrale esteri del Partito comunista cinese e membro del Politburo – ha annunciato nella Conferenza sulla sicurezza di Monaco un impegno per favorire una soluzione di pace in Ucraina. C’è, in questo senso, attesa per un discorso che terrà il presidente Xi Jinping il 24 febbraio, anniversario dell’invasione russa.
Il Global Times, una voce ufficiale del Partito comunista cinese, ha definito la Gsi come un’iniziativa “che si pone l’obiettivo di eliminare le cause alla base dei conflitti internazionale e per migliorare la sicurezza globale”. E ha messo in particolare evidenza un concetto: “Una guerra nucleare non deve essere mai combattuta”.
Qin Gang, presendando l’iniziativa, l’ha definita “aperta e inclusiva” e ha promesso “sostegno” a ogni paese che voglia “unirvisi e voglia sinceramnete salvaguardare la pace”.
Per quanto riguarda il conflitto ucraino, ha detto ancora Qin, la Cina “continuerà a promuovere i colloqui di pace, a fornire la saggezza cinese per una soluzione politica e a lavorare con la comunità internazionale per promuovere il dialogo e la consultazione in modo da gestire le preoccupazioni di tutte le partie cercare la comune sicurezza”. Contestualmente, ha detto ancora il ministro, “noi inviato tutte le parti coinvolte a smetterla immediatamente di aggiungere combustibile al fuoco, smetterla di spostare le accuse sulla Cina e di estremizzare il discorso sull’Ucraina oggi, e su Taiwan domani”.
Si tratta, quest’ultimo, di un auspicio. Ieri il presidente Usa Joe Biden ha visitato Kiev promettendo ulteriore aiuto militare al presidente ucraino Volodymyr Zelensky contro la Russia, mentre nei giorni precedenti la vicepresidente Kamala Harris aveva accusato Mosca di crimini contro l’umanità e il segretario di Stato Usa Antony Blinken la Cina di star valutando forniture di armi letali alla Russia. Quest’ultima accusa è stata reiterata oggi anche dal segretario generale della Nato Jens Stoltenberg.
Wang Yi, dal canto suo, a Mosca ha iniziato un tour molto ampio di consultazione dal segretario del Consiglio di sicurezza russo Nikolai Patrushev, uomo chiave delle relazioni russo-cinesi, che ha garantito sostegno a Pechino per alcuni dossier che stanno a cuore a Xi: Taiwan, Xinjiang, Hong Kong e Tibet. L’alto diplomatico cinese dovrebbe incontrare anche il ministro degli Esteri Sergey Lavrov e forse il presidente Vladimir Putin, il quale ha oggi ha annunciato la sospensione del Trattato Start contro la proliferazione delle armi strategiche offensive. Un vento, insomma, che spira al contrario rispetto agli auspici dell’iniziativa cinese.
Xi ha tenuto finora una posizione defilata nello scenario ucraino. Da un lato non ha condannato l’invasione russa, dall’altro non ha riconosciuto le annessioni di Mosca. Qin ha definito questa posizione “oggettiva e imparziale, basatoa sul merito della questione”.
Nel documento presentato oggi da Qin, e riassunto dal Global Times, Pechino sostiene il suo sostegno a una struttura di gestione della sicurezza globale incentrata sulle Nazioni unite. Inoltre si chieder che i principali paesi del mondo s’impegnino a respingere politiche egeminiche e all’intimidazione, in modo che si possa costruire una coesistenza pacifica.
Tra i concetti chiave proposti dall’iniziativa cinese, c’è quello di una governance complessiva e cooperativa che rispetti la sovranità e l’integrità di tutti i paesi, aderendo ai principi chiave della Carta Onu. Nello stesso tempo, oprenda sul serio le preoccupazioni di sicurezza di tutti paesi. Si tratta di parole che riecheggiano la posizione assunta da Xi lo scorso anno in merito alla questione ucraina.
Inoltre l’iniziartiva chiede che i paesi si impegnino alla soluziomne pacifica delle dispute attraverso dialogo e consultazione, mantenendo un approccio pacifico sia negli ambiti tradizionali della sicurezza, sia in quelli non tradizionali.
Il ministro ha inoltre annunciato che Pechino organizzerà eventi ad alto livello per promuovere questa visione della sicurezza.
La GSI è stata annunciata per la prima volta ad aprile 2022 da Xi Jinping. La presentazione del concept paper è “un passo importante”, ha spiegato il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino Wang Wenbin, che “testimonia della sincerità e della disponibilità della Cina a stare insieme e cercare assistenza reciproca con altri paesi e il suo impegno a sostenere la stabilità globale e promuovere la sicurezza comune come un grande paese responsabile”.
Il documento – ha detto ancora il portavoce – “individua anche piattaforme e meccanismi di cooperazione. Finora, più di 80 paesi e organizzazioni regionali hanno elogiato ed espresso sostegno al GSI. Siamo convinti che con la pubblicazione del concept paper, sempre più paesi e organizzazioni si uniranno allo sforzo di implementare l’iniziativa e formare una maggiore sinergia nel consenso internazionale e nell’azione per trasformarla in realtà”.

Putin accusa l’Occidente e lancia una nuova sfida nucleare sullo Start

Putin accusa l’Occidente e lancia una nuova sfida nucleare sullo Start

Cita l’aiuto russo all’Italia per il Covid. Ora “costruire un’economia sovrana”

Milano, 21 feb. (askanews) – Il presidente russo Vladimir Putin attribuisce all’Occidente la colpa del conflitto in Ucraina e affila una nuova minaccia nucleare: “a questo proposito, sono costretto ad annunciare oggi che la Russia sospende la sua partecipazione al trattato sulle armi strategiche offensive”. L’annuncio, il più pesante della giornata, è contenuto nel messaggio all’Assemblea federale – in pratica alla nazione – che Putin ha tenuto oggi. Mosca sospenderà la sua partecipazione al trattato New Start, con gli Stati Uniti, erede del primo Starte e l’unuco per la limitazione degli arsenali nucleari strategici per entrambe le parti: il documento era stato firmato a Praga nel 2010, era entrato in vigore l’anno successivo ed era stato prorogato nel 2021 per altri cinque anni subito dopo l’insediamento del presidente degli Stati Uniti Joe Biden.
L’annuncio è arrivato alla fine delle quasi due ore di discorso di Putin. In gran parte dedicato alle ragioni della guerra in Ucraina. Per Putin “sono i paesi occidentali che hanno iniziato”, “noi abbiamo usato e stiamo usando la forza per fermarla”. E ancora: “Essere forte è diritto della Russia”, “i vertici occidentali non nascondono i loro obiettivi, vogliono infliggere alla Russia, come si suol dire, una sconfitta strategica. Cosa significa? Significa finirci una volta e per tutte, ovvero intendono trasformare il conflitto locale in una fase di confronto globale”.
Nel suo intervento il leader russo ha declinato l’intero ventaglio di accuse all’Occidente collettivo – ormai consuete nel discorso del Cremlino – ma con una retorica particolarmente aggressiva, che descrive una Russia che ha subito per anni, ma che ha “la verità, la ragione dalla propria parte”. Ma oltre alla sfida diretta chiaramente all’America e alleati, il discorso a lungo rinviato è appuntamento con i legislatori e con i cittadini russi, e Putin si è soffermato a lungo sulle implicazioni economiche della rottura con l’Occidente, esortando gli imprenditori russi a investire in patria, a dimenticare i lussi all’estero e cogliere “l’oppurtunità” che ora la Russia a suo avviso si ritrova davanti: costruire una economia sovrana, non più dipendente dalla vendita di materie prime all’Occidente. Ecco in sintesi i passaggi salienti.
“TEMPI DIFFICILI E DI SVOLTA”
“Con il messaggio di oggi parlo in un momento difficile e di svolta per il nostro Paese”, ha detto Putin. Secondo il leader russo, il mondo sta ora subendo cambiamenti radicali e irreversibili. Gli eventi storici più importanti determinano il futuro del Paese e del popolo, quindi ogni russo ha una responsabilità colossale, ha sottolineato il capo dello Stato russo.
L’OCCIDENTE “SE NE FREGA” La guerra in Ucraina è iniziata perchè l’Occidente ha fatto “uscire il genio dalla bottiglia” e di fatto “se ne frega”. La Russia è stata aperta al dialogo sul tema della sicurezza, ha detto Putin, ma in cambio ha ricevuto una reazione ipocrita e l’espansione della NATO. “Volevamo un’Europa con rapporti tra pari”, ha detto Putin, aggiungendo che “nessun Paese al mondo ha tante basi all’estero come gli Usa, sono centinaia, punteggiano tutto il mondo”. E ancora la descrizione del popolo ucraino come “ostaggio del regime di Kiev e dei suoi padroni occidentali, che hanno effettivamente occupato questo paese in senso politico, militare ed economico”.
GUERRE DI CULTURA E CATASTROFE SPIRITUALE Putin si scaglia contro l’Occidente “immorale” e lo accusa di stare attaccando la cultura russa, la religione e la chiesa, oltre a distruggere i propri valori. “Distorcono i fatti storici, attaccano costantemente la nostra cultura, la Chiesa ortodossa russa e altre religioni tradizionali del nostro paese. Guarda cosa fanno con i loro stessi popoli: la distruzione della famiglia, dell’identità culturale e nazionale, la perversione e l’abuso dei bambini sono dichiarati la norma. E i sacerdoti sono costretti a benedire i matrimoni tra persone dello stesso sesso… Come si è saputo, la Chiesa anglicana intende prendere in considerazione l’idea di un Dio neutrale dal punto di vista del genere… Milioni di persone in Occidente capiscono che vengono condotti a una vera catastrofe spirituale”.
IMPATTO DELLE SANZIONI “Vogliono far soffrire il popolo” russo con le sanzioni…”ma i loro calcoli non si sono concretizzati”, ha detto Putin, sottolineando la resilienza russa e una possibile rivalsa. L’economia russa, totalmente isolata dall’Occidente e sotto sanzioni senza precedenti, ha oggi la possibilità di “diventare sovrana, indipendente, senza minacce” implicite dalla dipendenza da altri sistemi economici. “Non ci stiamo semplicemente adattando”, ha aggiunto il leader russo, chiedendo la creazione di 1 milione di posti di lavoro in cinque anni “per garantire la sicurezza e la competitività della Russia”, ha anche dichiarato: “Il compito è concreto: nei prossimi 5 anni, formare circa un milione di specialisti in professioni per l’industria elettronica, l’industria della robotica, nell’ingegneria meccanica, nella metallurgia, nella farmaceutica, nell’agricoltura e nell’industria della difesa, nell’edilizia dei trasporti, nel nucleare e in altre industrie fondamentali per garantire la sicurezza, la sovranità e la competitività della Russia”. Allo stesso tempo, Putin ha confermato la linea di sussidi per le fasce meno abbienti.
“Secondo le stime, già nel secondo trimestre di quest’anno, l’inflazione in Russia si avvicinerà al livello target del 4%” ha detto Putin, annunciando “che i prestiti per il settore reale dovrebbero diventare più accessibili”. Ha inoltre affermato che Mosca vuole continuare “ad aumentare il salario minimo, crescerà più rapidamente dell’inflazione e della retribuzione media. Dall’inizio di quest’anno, il salario minimo è stato indicizzato del 6,5%. Dal 1 gennaio 2024, suggerisco di aumentarlo di un ulteriore 10%”.
E RICORDA GLI AIUTI ALL’ITALIA “Sappiamo essere amici e mantenere la parola, senza esitazione, andiamo in aiuto di chi è in difficoltà”, ha detto Vladimir Putin citando “l’Italia durante la pandemia” di Covid, l’Irlanda e gli aiuti in seguito al sisma in Turchia e Siria.
LA NUOVA MINACCIA NUCLEARE “In Occidente non sono affatto stupidi, vogliono distruggere sul piano strategico la Federazione russa e vogliono ispezionare le nostre strutture militari” ha dichiarato Putin annunciando poi la sospensione del trattato New Start, che ha limitato sinora il numero di testate nucleari strategiche che gli Stati Uniti e la Russia possono schierare e il dispiegamento di missili e bombardieri terrestri e sottomarini (Mosca ha la più grande scorta di armi nucleari al mondo, con quasi 6.000 testate, secondo gli esperti). Ma ora il quadro potrebbe cambiare velocemente.

New Start, l’unico Trattato per limitare numero testate atomiche

New Start, l’unico Trattato per limitare numero testate atomicheRoma, 21 feb. (askanews) – Il Trattato sulla limitazione delle armi nucleari New Start – l’unico ancora in vigore a limitare il numero di testate – era stato firmato nel 2010 a Praga, sotto l’amministrazione Obama e con al Cremlino Dmitry Medvedev.
L’accordo sostituisce di fatto tutte le intese precedenti in materia nucleare, e fissa in particolare una riduzione del 60% nel numero di testate di entrambe le parti rispetto al primo trattato Start, motivo per cui venne salutato come un importante passo avanti verso il disarmo – dal momento che gli arsenali russi e statunitensi costituiscono il 90% del totale globale.
In particolare, i nuovi limiti prevedono un massimo di 1.550 tra testate e bombe nucleari, 800 vettori nucleari (ovvero missili ICBM, sottomarini lanciamissili e bombardieri pesanti), di cui un massimo di 700 operativi contemporaneamente (il che equivale a permettere una riserva di 100 vettori) – tutti limiti ampiamente raggiunti e in alcuni casi superati dall’entrata in vigore dell’accordo, nel 2011.
Il trattato prevede ovviamente anche un regime di ispezione con cui entrambe le parti possono vigilare sull’applicazione delle clausole: in particolare, le parti hanno diritto a 18 ispezioni l’anno, dieci nei siti militari che ospitano i sistemi operativi, otto in quelli che ospitano anche sistemi attualmente anche operativi (vale a dire le riserve di cui sopra), con un preavviso minimo di 32 ore.
Il Covid prima e il conflitto ucraino poi – con le reciproche limitazioni alla concessione di visti – hanno tuttavia di fatto paralizzato i controlli e un negoziato previsto lo scorso novembre in Egitto sulla ripresa delle ispezioni è stato rinviato sine die.
Washington ha quindi accusato la Russia di aver violato gli accordi, poiché la Russia avrebbe di fatto impedito di poter svolgere le attività di ispezione sul proprio terriotrio; da notare che il trattato rimane comunque formalmente in vigore fino al 2026 – dal momento che Mosca ha optato per una “sospensione” e non una “denuncia” formale.
La durata del trattato era infatti decennale, ma nel 2021 Washington e Mosca hanno raggiunto un accordo per una proroga quinquennale, firmata da Joe Biden e Vladimir Putin e ratificata successivamente all’unanimità dalle due camere della Federazione russa (quella del Congresso statunitense non era necessaria).
Di fatto, era stato il Cremlino ad insistere per una proroga senza cambiamenti nei termini del trattato ma l’Amministrazione Trump aveva aspettato fino al 2020 prima di avviare un negoziato condizionato a una serie di richieste, che si era quindi arenato rapidamente; l’intesa definitiva era arrivata su richiesta dell’Amministrazione Biden, allora subentrante.

IIC Los Angeles: una mostra dedicata a Gianfranco Ferré

IIC Los Angeles: una mostra dedicata a Gianfranco FerréRoma, 20 feb. (askanews) – Fino al 15 maggio l’Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles mette in mostra un pezzo della storia della moda italiana nell’esposizione “Gianfranco Ferré. Design Principles”, curata dal Centro di Ricerca Gianfranco Ferré del Politecnico di Milano costituito a dicembre 2021 a seguito della donazione della famiglia Ferré.
L’esposizione esplora l’approccio unico di Gianfranco Ferré attraverso una selezione di disegni e di capi iconici, offrendo al visitatore un’esperienza immersiva arricchita dalla connessione digitale con l’archivio Ferré attraverso immagini e video che approfondiscono il racconto stesso della mostra.
Nel “drawings wall” i disegni dello stilista accompagnano il pubblico in un viaggio alla scoperta della visione del fashion design di Ferré, inteso come processo dinamico frutto di continua ricerca di sintesi tra arte e scienza.
I disegni sono raggruppati in sezioni tematiche (il corpo, la materia, il colore, il dettaglio, il volume, il movimento) lungo un itinerario in cui i principi del design si materializzano nelle infinite variazioni sull’archetipo della camicia bianca: vera e propria icona dell’opera creativa dello stilista. Un capo familiare che partecipa nel nostro quotidiano rispondendo alle esigenze del vivere contemporaneo, ma che allo stesso tempo rappresenta una pagina bianca da manipolare e trasformare attraverso l’infinito afflato creativo del fashion designer.
L’inaugurazione tenutasi mercoledì 8 febbraio, alla presenza della Console Generale d’Italia a Los Angeles, Silvia Chiave, del Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles, Emanuele Amendola, e delle curatrici della mostra Paola Bertola e Rita Airaghi, ha visto anche gli interventi di Dennita Sewell, docente dell’Arizona State University, esperta di moda e già curatrice delle mostre “Gianfranco Ferré e The White Shirt According to Me. Gianfranco Ferré”, David Paul e Nick Verreos, co-chairs del dipartimento di Fashion Design, Fashion Design Advanced Study, Film & TV Costume Design presso il Fashion Institute of Design & Merchandising di Los Angeles.

Da Biden 113 miliardi di aiuti a Kiev, ma a Washington chiedono più controlli

Da Biden 113 miliardi di aiuti a Kiev, ma a Washington chiedono più controlliRoma, 20 feb. (askanews) – Con oltre 100 miliardi di dollari in armi e aiuti finanziari americani all’Ucraina in meno di un anno – e altri in arrivo per contrastare l’invasione russa, come annunciato oggi dallo stesso presidente Joe Biden in visita a Kiev – aumentano le preoccupazioni negli Stati Uniti per la possibilità che terroristi e funzionari corrotti possano approfittarne per intercettare almeno una parte di questo sostegno militare e finanziario. L’ispettore generale speciale che ha supervisionato gli aiuti all’Afghanistan dal 2012, e alcuni parlamentari repubblicani della Camera, in particolare hanno avvertito della necessità di una supervisione più stretta degli aiuti militari e umanitari all’Ucraina. Una richiesta giunta proprio mentre il presidente Biden ha annunciato, da Kiev, un ulteriore contributo di mezzo miliardo di dollari in assistenza militare all’Ucraina: un pacchetto che includerà equipaggiamenti, munizioni d’artiglieria, sistemi anti-corazzati, Javelin e Howitzer.
La portata dello sforzo statunitense, dall’inizio del conflitto il 24 febbraio scorso, è enorme. Il Pentagono ha speso 62,3 miliardi di dollari nel 2022 in Ucraina per armi, munizioni, addestramento, logistica, rifornimenti e stipendi, secondo il rapporto Joint Strategic Oversight Plan for Ukraine Response pubblicato a gennaio. Il Dipartimento di Stato e l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale hanno stanziato 46 miliardi di dollari per attività che vanno dalla sicurezza delle frontiere ai fondi per i servizi governativi di base come servizi pubblici, ospedali, scuole e vigili del fuoco. Altre agenzie governative, compreso il Dipartimento dell’Agricoltura, hanno investito invece altri 5 miliardi di dollari. I 113 miliardi di dollari complessivi autorizzati dal Congresso si avvicinano ai 146 miliardi di dollari spesi in 20 anni per l’assistenza militare e umanitaria in Afghanistan, sebbene il costo dell’invio di truppe statunitensi fosse molto più alto, ricorda Usa Today. E “quando si spendono così tanti soldi, così in fretta, con così poca supervisione, ci sono frodi, sprechi e abusi”, ha commentato John Sopko, l’ispettore generale speciale per la ricostruzione dell’Afghanistan. “In quantità enorme”.
Il Pentagono respinge chiaramente tale narrazione, affermando che sono state messe in atto tutte le salvaguardie possibili per garantire che le armi statunitensi siano prese in consegna diretta dalle forze ucraine. “Il dipartimento prende sul serio il nostro impegno nei confronti dell’Ucraina, motivo per cui abbiamo implementato misure forti per monitorare le capacità che stiamo fornendo per equipaggiare l’Ucraina”, ha affermato Sabrina Singh, vice addetta stampa del Pentagono. Ma il dipartimento della Difesa americana non può avere assoluta certezza della loro destinazione finale, e soprattutto del loro uso. Il Pentagono “non è stato in grado di fornire il monitoraggio dell’uso finale in conformità con la politica del dipartimento della Difesa”, secondo un rapporto dell’ispettore generale dello stesso ministero. E il “monitoraggio dell’uso finale” include la capacità di seguire i numeri di serie di armi e munizioni per garantire che vengano utilizzati come previsto.
“Lo Stato sta supervisionando livelli senza precedenti di assistenza alla sicurezza in Ucraina, che presenta un rischio significativo di uso improprio e diversione dato il volume e la velocità e l’ambiente operativo in tempo di guerra”, secondo il rapporto Joint Strategic Oversight Plan for Ukraine Response. Singh ha affermato che il monitoraggio delle armi statunitensi viene effettuato con l’aiuto dell’Ucraina. “Attraverso il nostro personale dedicato, effettuiamo registrazioni complete delle donazioni di armi statunitensi presso i nostri nodi di distribuzione immediatamente prima del trasferimento in Ucraina e poi, una volta nel Paese, gli ucraini registrano e tracciano gli articoli statunitensi e forniscono rapporti sulle spese e sui danni”, ha affermato, cercando di rassicurare.
“Non è abbastanza”, però, per il parlamentare Michael Waltz, membro del Comitato per i servizi armati della Camera. Il Pentagono ha bisogno di più ispettori sul campo in Ucraina per garantire che le armi siano utilizzate correttamente, ha suggerito. “Questo tipo di controllo, rispetto all’auto-segnalazione da parte degli ucraini, è incredibilmente importante”, ha commentato. Da parte loro, il senatore JD Vance e il deputato Dan Bishop, hanno scritto una lettera alla Casa Bianca, chiedendo maggiori dettagli sull’assistenza militare ed economica, sull’invio dei fondi e sul loro utilizzo in Ucraina. “Il popolo americano merita di sapere esattamente dove va a finire il suo denaro”, ha dichiarato Bishop in una nota. “Una contabilità dettagliata e trasparente è una necessità assoluta”, ha aggiunto, mentre James Comer, presidente della commissione della Camera per la Supervisione e la Responsabilità, ha affermato che il Congresso dovrebbe condurre una supervisione dei dollari dei contribuenti inviati all’estero per verificare se ci siano sprechi o uso improprio dei fondi.
Di certo, a un anno dall’inizio della guerra, il sostegno dell’opinione pubblica americana alla politica di assistenza militare e finanziaria a Kiev non è più granitico come alcuni mesi fa. Secondo un sondaggio dell’Associated Press condotto solo alcuni giorni fa, il 48% degli adulti statunitensi resta favorevole alla fornitura di armi da parte degli Stati Uniti all’Ucraina, mentre il 29% è contrario e il 22% non ha espresso un’opinione. Ma il consenso è decisamente in calo rispetto a maggio 2022, quando il 60% degli americani non aveva espresso alcun dubbio sulla necessità di assistere Kiev nella sua guerra contro la Russia. (di Corrado Accaputo)