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Meloni in Libano incontra il premier Miqati e poi visita i contingenti italiani

Meloni in Libano incontra il premier Miqati e poi visita i contingenti italianiRoma, 27 mar. (askanews) – La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha incontrato nel Palazzo del governo di Beirut il presidente del Consiglio della Repubblica libanese Najib Miqati.


Domani Meloni si sposterà da Beirut per una visita alla base ‘Millevoi’ a Shama, dove saluterà il contingente italiano. L’Italia intende continuare a contribuire alla “sicurezza e alla stabilità” del Libano, in particolare in questo momento storico, ha ribadito la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel bilaterale con il primo ministro libanese Najib Mikati a Beirut. Nell’incontro si è svolto un approfondito scambio di vedute sulla situazione internazionale, con particolare riferimento agli ultimi sviluppi in Medio Oriente e alla situazione al confine sud del Libano. A questo proposito Meloni – informa Palazzo Chigi – ha portato “una concreta vicinanza italiana e un messaggio chiaro sulla necessità di evitare ogni rischio di escalation lungo il confine con Israele”.


La premier ha rinnovato l’impegno dell’Italia nei settori della cooperazione allo sviluppo, nei quali l’Italia si conferma anche quest’anno tra i primi donatori a livello globale, e della sicurezza, dove l’Italia è presente in Unifil e con la missione militare bilaterale Mibil. Da parte sua Mikati, riporta Palazzo Chigi, ha espresso “apprezzamento” per il contributo italiano alla missione Unifil e all’attività di formazione delle forze armate libanesi. Sono stati inoltre approfonditi i temi dell’agenda bilaterale, ed è stata ribadita la volontà di aumentare l’interscambio commerciale.


Il dialogo si è concertato anche sul rafforzamento delle politiche migratorie nel Mediterraneo, con l’obiettivo di “coordinare le politiche contro le migrazioni irregolari e il traffico di persone”. Infine, c’è stato uno scambio approfondito di vedute al fine di esplorare soluzioni politiche per l’emergenza rifugiati che continua ad affliggere il Libano.

Salvini: la chiusura della scuola per il Ramadan è un segnale di cedimento

Salvini: la chiusura della scuola per il Ramadan è un segnale di cedimentoMilano, 27 mar. (askanews) – “Bisogna mettere al centro l’interesse dei bambini. È giusto spiegare ai bambini di ogni etnia o religione quanto è bello conoscersi, però siamo in Italia. Occorre la reciprocità, non penso che in nessun Paese islamico chiudano per il Santo Natale o per la Santa Pasqua. Il problema non è con l’Islam, ma quella parte purtroppo massiccia in Italia che interpreta alla lettere il Corano. Per un certo Islam quello che per noi è apertura, è dialogo, è concessione per loro è cedimento. Finché l’Islam non si darà una struttura e non riconoscerà la parità tra uomo e donna chiudere la scuola mi sembra un pessimo segnale. È un segnale di cedimento e di arretramento quello di chiudere per il Ramadan”. Lo ha detto il ministro dei Trasporti e segretario della Lega Matteo Salvini a “Porta a Porta” su Rai 1 “In Europa ci sono interi quartieri che rispondono alla Sharia, non vorrei che in Italia si arrivasse a questo e il fatto che qualcuno contesti le benedizioni pasquali nelle scuole e chiuda le scuole per il Ramadan qualche dubbio me lo fa venire”, ha aggiunto.

Scuola, Salvini: chiusura per Ramadan è segnale di cedimento

Scuola, Salvini: chiusura per Ramadan è segnale di cedimentoMilano, 27 mar. (askanews) – “Bisogna mettere al centro l’interesse dei bambini. È giusto spiegare ai bambini di ogni etnia o religione quanto è bello conoscersi, però siamo in Italia. Occorre la reciprocità, non penso che in nessun Paese islamico chiudano per il Santo Natale o per la Santa Pasqua. Il problema non è con l’Islam, ma quella parte purtroppo massiccia in Italia che interpreta alla lettere il Corano. Per un certo Islam quello che per noi è apertura, è dialogo, è concessione per loro è cedimento. Finché l’Islam non si darà una struttura e non riconoscerà la parità tra uomo e donna chiudere la scuola mi sembra un pessimo segnale. È un segnale di cedimento e di arretramento quello di chiudere per il Ramadan”. Lo ha detto il ministro dei Trasporti e segretario della Lega Matteo Salvini a “Porta a Porta” su Rai 1


“In Europa ci sono interi quartieri che rispondono alla Sharia, non vorrei che in Italia si arrivasse a questo e il fatto che qualcuno contesti le benedizioni pasquali nelle scuole e chiuda le scuole per il Ramadan qualche dubbio me lo fa venire”, ha aggiunto.

Accordo Ue su un freno d’emergenza all’import agricolo dall’Ucraina

Accordo Ue su un freno d’emergenza all’import agricolo dall’UcrainaBruxelles, 27 mar. (askanews) – Accordo tra i Ventisette sulle nuove misure di salvaguardia (“misure commerciali autonome”) da attivare in caso di improvvisi aumenti delle importazioni agricole di determinati prodotti dall’Ucraina nell’Ue, al di là dei volumi medi registrati fino alla fine del 2023, ma a partire dalla seconda metà del 2021 e non più dall’inizio del 2022. Nella riunione del Comitato dei rappresentanti permanenti degli Stati membri presso l’Ue (Coreper, l’organismo tecnico che prepara le riunioni ministeriali del Consiglio) che si è tenuta oggi a Bruxelles, un numero di paesi sufficiente a raggiungere la maggioranza qualificata ha sostenuto il nuovo compromesso proposto dalla presidenza semestrale di turno belga. Si sono opposti solo Ungheria e Slovacchia, con l’astensione della Bulgaria.


“Gli ambasciatori dell’Ue hanno concordato un nuovo compromesso sull’estensione delle misure commerciali autonome (Atm) per l’Ucraina, garantendo un approccio equilibrato tra il sostegno all’Ucraina e la protezione dei mercati agricoli dell’Unione europea. Questo compromesso sarà ora presentato al Parlamento europeo in vista di un rapido accordo”, ha scritto sul suo account X (ex Twitter) la presidenza di turno belga del Consiglio Ue. La proposta originaria della Commissione europea prevedeva di continuare fino a giugno 2025 il regime a dazi zero (adottato nel giugno 2022) per le importazioni agricole dall’Ucraina, ma aggiungendo un meccanismo di salvaguardia (un “freno di emergenza”) per i prodotti più “sensibili”: uova, zucchero e pollame.


La Commissione proponeva l’attivazione automatica del meccanismo di salvaguardia, con la re-imposizione dei vecchi dazi esistenti prima dell’invasione russa, in caso di superamento dei volumi medi delle importazioni che erano stati registrati per questi prodotti negli anni 2022-23. L’accordo provvisorio raggiunto la settimana scorsa dal Consiglio Ue con il Parlamento aveva sensibilmente indurito la posizione dell’Unione, aggiungendo altri quattro prodotti alla lista delle importazioni “sensibili” dall’Ucraina (miele, mais, avena e semole). Non solo: il tempo di reintroduzione dei dazi in caso di superamento delle soglie veniva accorciato da 21 a 14 giorni. Inoltre, si chiedeva alla Commissione di impegnarsi a rafforzare il proprio monitoraggio delle importazioni per quanto riguarda il grano e altri cereali, per individuare eventuali “perturbazioni di mercato”, che possono giustificare misure (non automatiche) atte a porvi rimedio. Questi termini dell’accordo provvisorio erano stati tuttavia contestati nei giorni successivi da diversi paesi, a cominciare da quelli dell’Est (Polonia, Ungheria e Slovacchia), più esposti agli effetti deleteri di eventuali impennate delle importazioni dalla vicina Ucraina. Francia, Ungheria e Lettonia avevano chiesto di aggiungere anche i cereali (grano e orzo) nella lista delle importazioni “sensibili”. La Francia, inoltre, chiedeva di calcolare i volumi medi delle importazioni tenendo conto anche del 2021, l’anno precedente alla guerra, in cui erano state più basse che negli anni successivi. Questo avrebbe abbassato sensibilmente la soglia di attivazione del freno d’emergenza. La presidenza belga, alla fine, ha in parte tenuto conto della richiesta francese, estendendo la base per calcolare i volumi normali delle importazioni dall’Ucraina, ma solo alla seconda metà del 2021, e non a tutto l’anno. Il grano e gli altri cereali, invece, restano fuori dalla lista delle importazioni “sensibili”, ma rimane il monitoraggio da parte della Commissione con la possibilità di adottare misure per rimediare a eventuali turbative di mercato per questi prodotti, e anche per i semi oleosi.


Secondo fonti diplomatiche a Bruxelles, durante il dibattito in Coreper “l’Italia ha sottolineato la propria flessibilità per prendere in dovuta considerazione sia i bisogni dell’Ucraina che le preoccupazioni espresse dagli altri Stati membri e dal settore agricolo”. L’Italia ha quindi appoggiato la proposta della presidenza belga (con l’estensione del periodo di riferimento) e “ha chiesto e ottenuto – riferiscono le fonti – una dichiarazione della Commissione per un monitoraggio rafforzato degli impatti delle importazioni di grano e cereali dall’Ucraina, con l’attivazione delle salvaguardie generali, ovvero quelle normalmente previste, non quelle automatiche, anche se i problemi che si dovessero verificare riguardassero solo uno Stato membro”.


La modifica dell’accordo provvisorio della settimana scorsa richiederà ora una nuova lettura con l’approvazione da parte del Parlamento europeo, che dovrà avvenire assai rapidamente, visto che a fine aprile comincia la pausa pre-elettorale dei lavori dell’Assemblea, e che le nuove misure sulle importazioni dall’Ucraina dovranno entrare in vigore alla scadenza di quelle attuali, il 6 giugno prossimo.

Meloni: Italia sostiene stabilità Libano, evitare escalation

Meloni: Italia sostiene stabilità Libano, evitare escalationRoma, 27 mar. (askanews) – L’Italia intende continuare a contribuire alla “sicurezza e alla stabilità” del Libano, in particolare in questo momento storico. Lo ha ribadito la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel bilaterale con il primo ministro libanese Najib Mikati a Beirut.


Nell’incontro si è svolto un approfondito scambio di vedute sulla situazione internazionale, con particolare riferimento agli ultimi sviluppi in Medio Oriente e alla situazione al confine sud del Libano. A questo proposito Meloni – informa Palazzo Chigi – ha portato “una concreta vicinanza italiana e un messaggio chiaro sulla necessità di evitare ogni rischio di escalation lungo il confine con Israele”. La premier ha rinnovato l’impegno dell’Italia nei settori della cooperazione allo sviluppo, nei quali l’Italia si conferma anche quest’anno tra i primi donatori a livello globale, e della sicurezza, dove l’Italia è presente in Unifil e con la missione militare bilaterale Mibil. Da parte sua Mikati, riporta Palazzo Chigi, ha espresso “apprezzamento” per il contributo italiano alla missione Unifil e all’attività di formazione delle forze armate libanesi.


Sono stati inoltre approfonditi i temi dell’agenda bilaterale, ed è stata ribadita la volontà di aumentare l’interscambio commerciale. Il dialogo si è concertato anche sul rafforzamento delle politiche migratorie nel Mediterraneo, con l’obiettivo di “coordinare le politiche contro le migrazioni irregolari e il traffico di persone”.


Infine, c’è stato uno scambio approfondito di vedute al fine di esplorare soluzioni politiche per l’emergenza rifugiati che continua ad affliggere il Libano.

Accordo Ue su freno d’emergenza per import agricolo da Ucraina

Accordo Ue su freno d’emergenza per import agricolo da UcrainaBruxelles, 27 mar. (askanews) – Accordo tra i Ventisette sulle nuove misure di salvaguardia (“misure commerciali autonome”) da attivare in caso di improvvisi aumenti delle importazioni agricole di determinati prodotti dall’Ucraina nell’Ue, al di là dei volumi medi registrati fino alla fine del 2023, ma a partire dalla seconda metà del 2021 e non più dall’inizio del 2022.


Nella riunione del Comitato dei rappresentanti permanenti degli Stati membri presso l’Ue (Coreper, l’organismo tecnico che prepara le riunioni ministeriali del Consiglio) che si è tenuta oggi a Bruxelles, un numero di paesi sufficiente a raggiungere la maggioranza qualificata ha sostenuto il nuovo compromesso proposto dalla presidenza semestrale di turno belga. Si sono opposti solo Ungheria e Slovacchia, con l’astensione della Bulgaria. “Gli ambasciatori dell’Ue hanno concordato un nuovo compromesso sull’estensione delle misure commerciali autonome (Atm) per l’Ucraina, garantendo un approccio equilibrato tra il sostegno all’Ucraina e la protezione dei mercati agricoli dell’Unione europea. Questo compromesso sarà ora presentato al Parlamento europeo in vista di un rapido accordo”, ha scritto sul suo account X (ex Twitter) la presidenza di turno belga del Consiglio Ue.


La proposta originaria della Commissione europea prevedeva di continuare fino a giugno 2025 il regime a dazi zero (adottato nel giugno 2022) per le importazioni agricole dall’Ucraina, ma aggiungendo un meccanismo di salvaguardia (un “freno di emergenza”) per i prodotti più “sensibili”: uova, zucchero e pollame. La Commissione proponeva l’attivazione automatica del meccanismo di salvaguardia, con la re-imposizione dei vecchi dazi esistenti prima dell’invasione russa, in caso di superamento dei volumi medi delle importazioni che erano stati registrati per questi prodotti negli anni 2022-23.


L’accordo provvisorio raggiunto la settimana scorsa dal Consiglio Ue con il Parlamento aveva sensibilmente indurito la posizione dell’Unione, aggiungendo altri quattro prodotti alla lista delle importazioni “sensibili” dall’Ucraina (miele, mais, avena e semole). Non solo: il tempo di reintroduzione dei dazi in caso di superamento delle soglie veniva accorciato da 21 a 14 giorni. Inoltre, si chiedeva alla Commissione di impegnarsi a rafforzare il proprio monitoraggio delle importazioni per quanto riguarda il grano e altri cereali, per individuare eventuali “perturbazioni di mercato”, che possono giustificare misure (non automatiche) atte a porvi rimedio. Questi termini dell’accordo provvisorio erano stati tuttavia contestati nei giorni successivi da diversi paesi, a cominciare da quelli dell’Est (Polonia, Ungheria e Slovacchia), più esposti agli effetti deleteri di eventuali impennate delle importazioni dalla vicina Ucraina. Francia, Ungheria e Lettonia avevano chiesto di aggiungere anche i cereali (grano e orzo) nella lista delle importazioni “sensibili”. La Francia, inoltre, chiedeva di calcolare i volumi medi delle importazioni tenendo conto anche del 2021, l’anno precedente alla guerra, in cui erano state più basse che negli anni successivi. Questo avrebbe abbassato sensibilmente la soglia di attivazione del freno d’emergenza.


La presidenza belga, alla fine, ha in parte tenuto conto della richiesta francese, estendendo la base per calcolare i volumi normali delle importazioni dall’Ucraina, ma solo alla seconda metà del 2021, e non a tutto l’anno. Il grano e gli altri cereali, invece, restano fuori dalla lista delle importazioni “sensibili”, ma rimane il monitoraggio da parte della Commissione con la possibilità di adottare misure per rimediare a eventuali turbative di mercato per questi prodotti, e anche per i semi oleosi. Secondo fonti diplomatiche a Bruxelles, durante il dibattito in Coreper “l’Italia ha sottolineato la propria flessibilità per prendere in dovuta considerazione sia i bisogni dell’Ucraina che le preoccupazioni espresse dagli altri Stati membri e dal settore agricolo”. L’Italia ha quindi appoggiato la proposta della presidenza belga (con l’estensione del periodo di riferimento) e “ha chiesto e ottenuto – riferiscono le fonti – una dichiarazione della Commissione per un monitoraggio rafforzato degli impatti delle importazioni di grano e cereali dall’Ucraina, con l’attivazione delle salvaguardie generali, ovvero quelle normalmente previste, non quelle automatiche, anche se i problemi che si dovessero verificare riguardassero solo uno Stato membro”. La modifica dell’accordo provvisorio della settimana scorsa richiederà ora una nuova lettura con l’approvazione da parte del Parlamento europeo, che dovrà avvenire assai rapidamente, visto che a fine aprile comincia la pausa pre-elettorale dei lavori dell’Assemblea, e che le nuove misure sulle importazioni dall’Ucraina dovranno entrare in vigore alla scadenza di quelle attuali, il 6 giugno prossimo.

Confindustria Veneto Est sostiene Orsini per il dopo Bonomi

Confindustria Veneto Est sostiene Orsini per il dopo BonomiRoma, 27 mar. (askanews) – Confindustria Veneto Est sostiene Emanuele Orsini nella corsa per la successione a Carlo Bonomi. E’ quanto trapelato al termine della riunione del consiglio presieduto da Leopoldo Destro, presidente di Confindustria Veneto Est. La riunione, tenutasi nella sede veneziana dell’associazione, ha dato un segnale di rinnovata compattezza associativa. È’ stata fatta una sintesi del confronto di questi mesi ed è arrivato un chiaro segnale di unità sulla scelta del candidato in vista del voto del prossimo 4 aprile. Confindustria Veneto Est esprime 10 voti in consiglio generale.

Meloni: non ci prepariamo a una guerra contro la Russia, no a toni muscolari

Meloni: non ci prepariamo a una guerra contro la Russia, no a toni muscolariRoma, 27 mar. (askanews) – L’Occidente non si sta preparando a una guerra contro la Russia, anzi il sostegno all’Ucraina è per la pace e se è vero che “non molliamo” contro Putin, è necessario anche evitare “atteggiamenti muscolari”. E’ il richiamo che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni invia a tutti coloro che nelle ultime settimane hanno alzato i toni nei confronti di Mosca: il presidente francese Emmanuel Macron (l’unico che cita esplicitamente) ma anche quello americano Joe Biden e alcuni leader europei.


Nel salotto ‘amico’ di “Fuori dal coro” su Rete4, con Mario Giordano, Meloni – in un’intervista registrata prima della partenza per il Libano – parla di sicurezza, sanità, reazioni avverse ai vaccini contro il Covid (su cui “andremo in fondo”), migranti, con i risultati che “arrivano” anche se il governo è stato rallentato nella sua azione dalla sinistra e da “una certa magistratura politicizzata”. Ma sono naturalmente i temi di politica estera a tenere banco. La premier respinge le accuse di Vladimir Putin, secondo cui dietro l’attentato di Mosca ci sono l’Ucraina e l’Occidente, perchè “è stato rivendicato” dall’Isis-K e il resto è “propaganda”. La verità è che il leader russo in Ucraina “aveva in testa una guerra lampo che gli avrebbe consentito di invadere l’Ucraina” e se ci fosse riuscito “non si sarebbe fermato” ma avrebbe perseguito il disegno di tornare ai “confini storici della Russia” che incorporano anche “Moldova, Georgia, i Baltici, una parte della Finlandia, volendo anche la Polonia”. Dunque chi aiuta Kiev lo fa per “allontanare la guerra” dal “cuore d’Europa”. Solo così, “se non molliamo lo costringiamo anche a sedersi a un tavolo delle trattative per cercare una pace giusta”. In questa fase, però, serve cautela, in primo luogo da parte dei leader. Per Meloni si deve essere “muscolari nei fatti e non negli atteggiamenti” e dunque, ribadisce, “non ho condiviso le parole di Macron” su un possibile invio di truppe perchè si deve “fare attenzione ai toni che si usano”. Così come non ha condiviso – ma non lo dice – alcune affermazioni di leader europei alla vigila del Consiglio Ue della scorsa settimana, definito da alcuni media un ‘Consiglio di guerra’. “Bisogna fare attenzione – ammonisce – a come certe cose si ‘vendono’ perché se ci mettiamo pure noi a fare la propaganda come i russi oggettivamente abbiamo un problema”.


Il finale è un bilancio di un anno e mezzo di governo. La premier è “in pace con la coscienza” perchè “l’Italia secondo me oggi è messa meglio di quanto non fosse messa un anno e mezzo fa” e perchè “non avrei potuto lavorare di più, forse avrei potuto lavorare meglio, non lo so, ma non avrei potuto lavorare di più e vorrei essere giudicata alla fine di questo percorso”. Quel che è certo (e forse è anche un messaggio/avvertimento a Matteo Salvini?) è che “gli italiani non dovranno mai chiedermi di fare un passo indietro. Io questa vita la faccio per loro, questo lavoro lo faccio per loro e quindi quando non dovessi più avere il loro consenso sarò ben contenta di farmi da parte”.

Calcio, Juan Jesus: “Sentenza che fatico a capire”

Calcio, Juan Jesus: “Sentenza che fatico a capire”Roma, 27 mar. (askanews) – Juan Jesus ha pubblicato una lettera sul sito del Napoli per commentare la decisione del Giudice Sportivo di assolvere Acerbi: “Una valutazione che fatico a capire e mi lascia una grande amarezza, sono avvilito, non mi sento tutelato. Non capisco in che modo la frase ‘vai via nero, sei solo un negro…’ possa essere offensiva, ma non discriminatoria. Temo possa costituire un grave precedente per giustificare certi comportamenti”. Il brasiliano valuta se difendersi in altre sedi.


Questo il testo completo: “Ho letto più volte, con grande rammarico, la decisione con cui il Giudice Sportivo ha ritenuto che non ci sia la prova che io sia stato vittima di insulti razzisti durante la partita Inter-Napoli dello scorso 17 marzo: è una valutazione che, pur rispettandola, faccio fatica a capire e mi lascia una grande amarezza. Sono sinceramente avvilito dall’esito di una vicenda grave che ho avuto l’unico torto di aver gestito ‘da signore’, evitando di interrompere un’importante partita con tutti i disagi che avrebbe comportato agli spettatori che stavano assistendo al match, e confidando che il mio atteggiamento sarebbe stato rispettato e preso, forse, ad esempio. Probabilmente, dopo questa decisione, chi si troverà nella mia situazione agirà in modo ben diverso per tutelarsi e cercare di porre un freno alla vergogna del razzismo che, purtroppo, fatica a scomparire. Non mi sento in alcun modo tutelato da questa decisione che si affanna tra il dover ammettere che ‘è stata raggiunta sicuramente la prova dell’offesa’ ed il sostenere che non vi sarebbe la certezza del suo carattere discriminatorio che, sempre secondo la decisione, solo io e ‘in buona fede’ avrei percepito. Non capisco, davvero, in che modo la frase ‘vai via nero, sei solo un negro…’ possa essere certamente offensiva, ma non discriminatoria. Non comprendo, infatti, perché mai agitarsi tanto quella sera se davvero fosse stata una ‘semplice offesa’ rispetto alla quale lo stesso Acerbi si è sentito in dovere di scusarsi, l’arbitro ha ritenuto di dover informare la VAR, la partita è stata interrotta per oltre 1 minuto ed i suoi compagni di squadra si sono affannati nel volermi parlare. Non riesco a spiegarmi perché mai, solo il giorno dopo e in ritiro con la Nazionale, Acerbi abbia iniziato una inversione di rotta sulla versione dei fatti e non abbia, invece, subito negato, appena finita la partita, quanto era in realtà avvenuto. Non mi aspettavo un finale di questo genere che temo – ma spero di sbagliarmi – potrebbe costituire un grave precedente per giustificare a posteriori certi comportamenti. Spero sinceramente che questa, per me, triste vicenda possa aiutare tutto il mondo del calcio a riflettere su un tema così grave ed urgente”.

Commissione Ue propone nuove iniziative per la “laurea europea”

Commissione Ue propone nuove iniziative per la “laurea europea”Bruxelles, 27 mar. (askanews) – La Commissione europea ha presentato oggi tre iniziative non legislative (una comunicazione e due proposte di raccomandazione del Consiglio Ue) che mirano all’obiettivo di creare una “laurea europea” per i tre livelli dell’insegnamento superiore (laurea di primo livello, master e dottorato), basata su accordi volontari tra università, pubbliche o private, di almeno due diversi Stati membri, su programmi congiunti istituiti dai diversi istituti partecipanti e su un insieme comune di criteri concordati a livello europeo.


L’Esecutivo comunitario ha un campo di azione molto limitato nel settore dell’istruzione, che è di competenza esclusiva degli Stati membri, eccetto per il riconoscimento transfrontaliero dei diplomi e delle qualifiche. Tuttavia, i due membri della Commissione che, in conferenza stampa oggi a Bruxelles, hanno presentato le iniziative, il vicepresidente Margaritis Schinas e la commissaria alla Ricerca, Cultura e Istruzione, Iliana Ivanova, si sono mostrati ottimisti sul loro successo, e sull’accoglienza che avrà da parte del mondo accademico europeo. Secondo la Commissione, una “laurea europea” volontaria per i tre diversi livelli dell’istruzione superiore andrebbe a vantaggio degli studenti, perché stimolerebbe la mobilità per l’apprendimento all’interno dell’Ue e potenzierebbe le competenze trasversali degli studenti stessi. Contribuirebbe, inoltre, a soddisfare la domanda del mercato del lavoro e a rendere i laureati più interessanti per i futuri datori di lavoro, e attirerebbe studenti provenienti dai paesi terzi in tutto il mondo, promuovendo i talenti e rafforzando la competitività del sistema europeo a livello globale.


Le tre iniziative varate oggi affrontano gli ostacoli giuridici e amministrativi che impediscono alle università partner di istituire programmi congiunti di corsi di laurea, di master o di dottorato competitivi. Le proposte rispettano pienamente l’autonomia istituzionale e la libertà accademica delle università, e le competenze degli Stati membri e dei governi regionali nel settore dell’istruzione superiore. Il pacchetto comprende una comunicazione su un piano per una laurea europea, e due proposte di raccomandazioni del Consiglio Ue a sostegno del settore dell’istruzione superiore: la prima mira a migliorare i processi di garanzia della qualità e il riconoscimento automatico delle qualifiche nell’istruzione superiore; la seconda a rendere le carriere accademiche “più attraenti e sostenibili”, spiega la Commissione.


La comunicazione propone un percorso concreto di cooperazione tra gli Stati membri dell’Ue e il settore dell’istruzione superiore per portare alla creazione di una laurea europea riconosciuta automaticamente in tutta l’Ue. Data la diversità dei sistemi europei di istruzione superiore in Europa, la Commissione propone un approccio graduale per gli Stati membri verso un diploma europeo, con due possibilità, cominciando con un’”etichetta europea” preparatoria, una sorta di marchio europeo di qualità che verrà assegnato a programmi comuni di laurea, di master o di dottorato che soddisfino i criteri europei proposti. Gli studenti in questo caso riceveranno un certificato con il marchio europeo insieme al loro normale diploma. Appena possibile, si potrà realizzare la seconda possibilità, quella della “laurea europea” vera e propria. Questo nuovo tipo di qualifica, basata su criteri comuni e ancorato alle legislazioni nazionali, sarebbe assegnato congiuntamente da più università di paesi diversi o eventualmente da un soggetto giuridico europeo istituito da queste università. Gli studenti riceveranno in questo caso una “laurea europea” automaticamente riconosciuta.


La Commissione agevolerà e sosterrà gli Stati membri nei lavori per il conseguimento di quest’obiettivo attraverso una serie di azioni concrete, tra cui un “laboratorio strategico europeo”, sostenuto dal programma di mobilità universitaria Erasmus +, che sarà istituito nel 2025 per coinvolgere gli Stati membri e la comunità dell’istruzione superiore nell’elaborazione di orientamenti per il conseguimento della laurea europea. Nel 2025 la Commissione prevede di avviare “progetti di percorso europeo” dei corsi laurea, master e dottorato, nell’ambito del programma Erasmus+, per fornire incentivi finanziari agli Stati membri, insieme alle loro agenzie di accreditamento e di certificazione della qualità, alle università, agli studenti e alle parti economiche e sociali, affinché intraprendano il percorso verso un diploma europeo. Tra le altre due iniziative della Commissione, la prima proposta di raccomandazione del Consiglio Ue riguarda un nuovo sistema europeo del riconoscimento della qualità nell’istruzione superiore, per migliorare le prestazioni delle università. Gli Stati membri sono invitati ad adottare misure per consentire agli istituti di istruzione superiore di adattare più rapidamente i programmi offerti alle esigenze della società. I programmi transnazionali garantiti di qualità saranno automaticamente riconosciuti in tutta l’Ue. La seconda proposta di raccomandazione del Consiglio Ue riguarda le carriere nell’istruzione superiore, e mira a garantire al personale impegnato in attività transfrontaliere e in metodi di insegnamento innovativi il riconoscimento e la ricompensa che merita da parte dei sistemi nazionali di istruzione. Il pacchetto sarà discusso con il Consiglio Ue e con i principali portatori di interessi nel settore dell’istruzione superiore nei prossimi mesi. La Commissione invita il Consiglio, gli Stati membri, le università, gli studenti e le parti economiche e sociali a collaborare per rendere la laurea europea una realtà. Loc