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Amadeus: è mio ultimo Sanremo, facciamo che riesca bene e poi ne parleremo

Amadeus: è mio ultimo Sanremo, facciamo che riesca bene e poi ne parleremoMilano, 19 dic. (askanews) – Durante la conferenza stampa di Sanremo giovani non poteva mancare la domanda se sarà il suo ultimo Sanremo come direttore artistico o se ci sarà Sanremo sei. “Questo è l’ultimo Sanremo, facciamo che riesca bene, poi ne parleremo” ha aggiunto spiegando che i superospiti saranno i cantanti nella serata e i co presentatori, non ci saranno altri esterni, ma comunque l’orario non cambia, faremo le due di notte”. Rispetto ai social network Amadeus e alle polemiche sugli influencer ha detto. “Tutti noi siamo influencer, io ho oltre 1 milione e 800 mila followerà Penso che Sanremo abbia bisogno dei social per avvicinarsi ai giovani. Arrivare dai social non è una vergogna, non è sbagliato, non è un problema. Instagram e i social esistono, e toglierli significa non riconosce la realtà. Ho scelto Stanga e Cabras proprio perché sono tiktoker”.

Sanremo, Amadeus: le polemiche ci saranno, difendo i cantanti

Sanremo, Amadeus: le polemiche ci saranno, difendo i cantantiMilano, 19 dic. (askanews) – Sanremo scalda i motori con la conferenza stampa di Sanremo Giovani 2023. Il programma, condotto da Amadeus, è in onda sempre il 19 dicembre, in prima serata su Rai 1, che sceglierà tra i dodici cantanti in gara, i primi tre classificati che saranno in gara al Festival di Sanremo 2024 a febbraio.

Sono Clara, Santi Francesi, Vale LP, Dipinto, Tancredi, Nausica, Fellow, Omini, Bnkr44, Lor3n, Jacopo Sol e Grenbaud. Tra di loro saranno proclamati i tre vincitori che si esibiranno in gara all’Ariston. Mattatore Amadeus, al quinto anno alla guida del Festival. “Sono stato inviato delle radio a Sanremo per tanto tempo, vedo una gioia nella città, nei big, nei ragazzi che vogliono esserci. Sarà una settimana di grandissima gioia – dice Ama -. Nella prima serata farò esibire tutti e 30 i concorrenti, per poi spezzare i cantanti in gara tra il secondo e il terzo giorno. Ma in questo modo il primo giorno tutti avranno la possibilità di essere in radio. Nessuno conoscerà le classifiche generali, la prima sera darò la top 10, e la seconda e la terza la top 5, nella serata delle cover la top 10, poi all’inizio dell’ultima serata darò tutta la classifica, tutto questo per garantire la suspance ma anche per dare al pubblico la possibilità di rivoluzionare l’esito col televoto”, ha aggiunto il conduttore e direttore artistrico.

Sulle polemiche che da sempre accompagnano il Festival ha detto: “Pippo Baudo mi disse: ‘Se non ci sono polemiche hai fatto un festival di m…. Io chiesi come si fa e lui replicò tu le attiri, ma fa parte della storia il fatto che ci siano polemiche, ma ciò che vince è la musica. Io vivo solo la parte bella e anche le polemiche fanno parte di Sanremo, io vado avanti per il mio obiettivo, io devo proteggere e difendere i cantanti che sono sul palco”. Amadeus ha voluto puntualizzare la sua visione della musica: “Si tende sempre a dire che la nuova musica dei giovani ci fa rimpiangere quella di anni passati, la musica che portano i giovani e la musica che piace a me adesso, con tutte le novità che portano. Il livello di quest’anno tra i giovani è eccelso. Tutti e 12 hanno un grandissimo talento. Inevitabilmente qualcuno non passerà, ma invito comunque tutti a non smettere mai di crederci” ha detto Amadeus descrivendo con attenzione le caratteristiche e le doti dei concorrenti di Sanremo Giovani.

Questionario 2023 di Adei fa il punto sugli editori indipendenti

Questionario 2023 di Adei fa il punto sugli editori indipendentiRoma, 19 dic. (askanews) – A novembre Adei, l’Associazione degli Editori Indipendenti, ha proposto un questionario ai suoi soci per fare il punto sul mercato editoriale, esigenze e criticità degli editori indipendenti. L’indagine è stata condotta attraverso un questionario anonimo diffuso a un campione di 108 case editrici indipendenti, attive principalmente nei settori narrativa, saggistica e bambini-ragazzi, con un numero di dipendenti compreso tra 1 e 15 e un numero di novità pubblicate nel corso dell’anno 2023 compreso tra 1 e 100.

Il questionario è servito a valutare l’impatto sulle case editrici indipendenti delle principali criticità che interessano il settore. Tra i problemi più sentiti c’è quello della insufficiente marginalità a causa dei costi di produzione e distribuzione: nella ripartizione della “torta” che compone il prezzo del libro, una volta pagati cliente (libreria, portale web o grossista), distribuzione, rete promozionale e autori, quello che resta alla casa editrice non basta nemmeno a coprire i costi di produzione. Spiega Andrea Palombi, presidente Adei: “Le risposte di oltre 100 editori, in una consultazione interna fra i soci Adei, dicono una cosa chiara. Raccontano di una situazione molto difficile, se si va oltre le apparenze, e di una sostanziale assenza del governo, che invece di ampliarli taglia anche i pochi provvedimenti a sostegno del libro e della lettura. Di certo, sembra sempre più difficile il lavoro dell’editore indipendente in Italia. Di quegli operatori, cioè, che non possono contare sulle sinergie dei grandi gruppi che accentrano proprietà di marchi, distribuzione e catene di librerie. Operatori che però, va ricordato, fanno la ricchezza, la pluralità e la varietà dell’offerta editoriale ai lettori”.

Se il 2023 si chiude infatti con fatturati in crescita per oltre il 50% degli editori che hanno partecipato al sondaggio, con una sostanziale parità per il 33% e un calo per quasi il 16%, quello che allarma è la crescita dei costi di produzione e distribuzione. Il 92,6% degli intervistati lamenta l’aumento dei costi di produzione, segnalando in particolare quelli della carta. Per far fronte, si è ricorsi a strategie di vario tipo, dalla riduzione del numero di novità pubblicate (il 36,1%), alla riduzione delle tirature (il 59,3%), agli aumenti del prezzo di copertina (il 58,3%, ma non in misura tale da colmare gli aumenti dei costi), alla rinuncia ad alcune ristampe (34,2%), o alla riduzione della partecipazione alle fiere editoriali (31,5%). Ma il 24,1% degli editori, vale a dire quasi un quarto degli intervistati, dichiara ancora oggi di essere rimasto senza soluzioni e di vedere a rischio il futuro stesso della casa editrice. Nell’anno 2023, il numero di novità pubblicate dagli editori indipendenti è rimasto invariato rispetto all’anno precedente per il 36,1%, è diminuito per il 34,3% e aumentato per il 29,6%. In un contesto di mercato in cui, per entrare in libreria, si concedono non solo sconti più alti ma anche tempi di pagamento sempre più lunghi (in editoria possono arrivare anche oltre un anno), l’allungamento dei tempi medi di pagamento ha coinvolto la maggioranza degli intervistati. Un numero importante di intervistati, l’83,3%, lamenta mancanza di potere contrattuale nei confronti di distributori e promotori, con un 41,7% per cui questo problema non riesce a essere risolto e condiziona gravemente l’operato della casa editrice. Un quadro indubbiamente legato all’anomalia della situazione italiana, dove la distribuzione è concentrata in pochi grandi gruppi, controllati da grandi marchi editoriali.

Alcuni temi vedono la concordia della quasi totalità delle case editrici intervistate: la sofferenza per l’aumento dei costi di produzione, la difficoltà maggiore di fare l’editore in Italia rispetto ad altri paesi europei per la mancanza di programmi strutturali di supporto al settore. Molto scarse per tutti le possibilità di accedere ai bandi di finanziamento per le imprese (per mancanza di requisiti o per il tipo di investimenti finanziati). La vendita dei diritti esteri dei libri italiani non è adeguatamente sostenuta, come avviene invece in altri paesi Rispetto a tutte queste emergenze, la mancanza di interventi a sostegno dell’editoria di libri da parte del governo, e anzi il taglio o la riduzione di alcune misure esistenti, sono molto preoccupanti per gli editori indipendenti italiani.

“Ad aggravare il quadro, -conclude Andrea Palombi- c’è la mancanza di provvedimenti pubblici a sostegno dell’editoria e anzi la cancellazione o riduzione di quelli esistenti. Per il 91,7% degli intervistati avrà ad esempio ripercussioni negative sull’intera filiera, e sull’offerta ai lettori, la cancellazione del “decreto biblioteche” che da alcuni anni consentiva acquisti di nuovi libri da parte delle biblioteche, con l’obbligo di rivolgersi in gran parte a librerie del territorio di appartenenza. Il 93,5% degli editori Adei chiede che il credito d’imposta per le spese di carta sia introdotto anche per gli editori di libri, oltre che per quelli di quotidiani e periodici. E quasi la totalità degli editori che hanno partecipato al sondaggio chiede che venga ripresa con urgenza la bozza di legge sul libro definita al termine della passata legislatura, collegata alla legge di bilancio, ma oggi ferma in Parlamento su un binario morto”.

Istat: aumentano i prezzi delle case e diminuiscono le compravendite

Istat: aumentano i prezzi delle case e diminuiscono le compravenditeRoma, 19 dic. (askanews) – Nel terzo trimestre 2023 torna ad accelerare la dinamica tendenziale dei prezzi delle abitazioni, alimentata soprattutto dall’andamento dei prezzi delle abitazioni nuove, che aumentano dell’8% su base annua. I prezzi delle abitazioni esistenti crescono, invece, solamente dello 0,5%. Il numero di immobili compravenduti continua a diminuire su base tendenziale, proseguendo la fase di discesa iniziata già dalla fine dell’anno 2022. Lo ha reso noto l’Istat.

Secondo le stime preliminari, nel terzo trimestre l’indice dei prezzi delle abitazioni, Ipab, acquistate dalle famiglie per fini abitativi o per investimento rimane stabile rispetto al trimestre precedente e aumenta dell’1,8% nei confronti dello stesso periodo del 2022 (era +0,6% nel secondo trimestre 2023). La crescita tendenziale dell’Ipab è da attribuirsi soprattutto ai prezzi delle abitazioni nuove che aumentano dell’8%, in forte accelerazione rispetto al trimestre precedente (+0,5%). Per contro, i prezzi delle abitazioni esistenti salgono dello 0,5%, facendo registrare una lieve decelerazione rispetto al secondo trimestre (+0,7%).

Questi andamenti si registrano in un contesto di marcata riduzione dei volumi di compravendita: -10,4% la variazione tendenziale registrata nel terzo trimestre 2023 dall’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate per il settore residenziale, da -16,0% del trimestre precedente.

Inflazione, si conferma frenata al 2,4% novembre nell’area euro

Inflazione, si conferma frenata al 2,4% novembre nell’area euroRoma, 19 dic. (askanews) – A novembre l’inflazione media nell’area euro si è calmierata al 2,4%, ovvero mezzo punto percentuale inferiore alla crescita dei prezzi al consumo su base annua registrata ottobre. Il dato è stato confermato da Eurostat con la lettura definitiva, rispetto alla stima preliminare diffusa in precedenza. L’ente di statistica Ue ricorda che un anno prima nell’area euro l’inflazione si attestava al 10,1%.

Questa forte decelerazione ha spinto mercati e analisti a ipotizzare diversi tagli dei tassi di interesse da parte della Bce nel 2024. L’istituzione punta a ricondurre l’inflazione al suo livello obiettivo del 2%. Tuttavia di recente la presidente Christine Lagarde non si è mostrata accondiscendente con queste attese, avvertendo peraltro che sul breve termine sono previste risalite dell’inflazione a causa di alcuni effetti statistici. 

Casa, Istat: nel III trim. prezzi +1,8% su anno, calano compravendite

Casa, Istat: nel III trim. prezzi +1,8% su anno, calano compravenditeRoma, 19 dic. (askanews) – Nel terzo trimestre 2023 torna ad accelerare la dinamica tendenziale dei prezzi delle abitazioni, alimentata soprattutto dall’andamento dei prezzi delle abitazioni nuove, che aumentano dell’8% su base annua. I prezzi delle abitazioni esistenti crescono, invece, solamente dello 0,5%. Il numero di immobili compravenduti continua a diminuire su base tendenziale, proseguendo la fase di discesa iniziata già dalla fine dell’anno 2022. Lo ha reso noto l’Istat.

Secondo le stime preliminari, nel terzo trimestre l’indice dei prezzi delle abitazioni, Ipab, acquistate dalle famiglie per fini abitativi o per investimento rimane stabile rispetto al trimestre precedente e aumenta dell’1,8% nei confronti dello stesso periodo del 2022 (era +0,6% nel secondo trimestre 2023). La crescita tendenziale dell’Ipab è da attribuirsi soprattutto ai prezzi delle abitazioni nuove che aumentano dell’8%, in forte accelerazione rispetto al trimestre precedente (+0,5%). Per contro, i prezzi delle abitazioni esistenti salgono dello 0,5%, facendo registrare una lieve decelerazione rispetto al secondo trimestre (+0,7%).

Questi andamenti si registrano in un contesto di marcata riduzione dei volumi di compravendita: -10,4% la variazione tendenziale registrata nel terzo trimestre 2023 dall’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate per il settore residenziale, da -16,0% del trimestre precedente.

Bce fissa le priorità sulla vigilanza bancaria per il 2024-2026

Bce fissa le priorità sulla vigilanza bancaria per il 2024-2026Roma, 19 dic. (askanews) – La Bce ha definito le nuove priorità di vigilanza bancaria per il periodo 2024-2026, contestualmente al processo annuale di revisione e valutazione prudenziale (supervisory review and evaluation process, Srep). E in questo ambito, per rafforzare la capacità di tenuta delle banche agli shock macrofinanziari e geopolitici immediati, chiederà alle banche di porre rimedio alle carenze nei propri sistemi di gestione delle attività e delle passività e nella gestione del rischio di credito e di controparte.

Le banche, recita un comunicato, devono inoltre accelerare gli interventi per porre efficacemente rimedio alle carenze nella governance interna e nella gestione dei rischi climatici e ambientali. Infine, sono chiamate a compiere ulteriori progressi nella trasformazione digitale e nella realizzazione di solidi assetti di resilienza operativa.

Banche, Srep eurozona stabile, Bce alza lievemente requisito Cet1

Banche, Srep eurozona stabile, Bce alza lievemente requisito Cet1Roma, 19 dic. (askanews) – La Banca centrale europea ha completato il processo annuale di revisione e valutazione del sistema bancario sull’area euro (Srep, o Supervisory Revue and Evaluation Process) che mostra un punteggio stabile rispetto allo scorso anno. Questa procedura viene utilizzata dall’istituzione per determinare i requisiti patrimoniali prudenziali supplementari, marginalmente aumentati, e stabilire eventuali misure specifiche per rimediare a carenze delle banche.

Con un comunicato, la Bce spiega che il settore bancario dell’area euro ha continuato a mostrarsi resiliente quest’anno e che in media gli istituti di credito hanno mantenuto solide posizioni patrimoniali e di liquidità, “ben al di sopra dei livelli regolamentari. La redditività delle banche è tornata a livelli che non si vedevano da un decennio – prosegue l’analisi – rafforzando la loro capacità di affrontare shock esterni, come dimostrato da tre test test Ue”. Tuttavia secondo la Bce la debolezza delle prospettive economiche e l’inasprimento delle condizioni di finanziamento restano un elemento di rischio per le banche. Il rapido aumento dei tassi di interesse ha aiutato al sostenere la redditività ma questo effetto “andrà diminuendo mentre trasferiscono tassi più alti ai depositi” (cosa che in realtà non sembra così rapida, almeno sui depositi a vista).

Al tempo stesso, secondo l’istituzione gli alti tassi hanno contribuito ad aumentare i rischi su credito e sulla valutazione di attivi e liquidità. Il risultato della valutazione Srep è rimasto stabile al 2,6 punti, con il 70% delle banche che hanno mostrato lo stesso punteggio dello scorso anno, il 14% livelli più bassi, prosegue la Bce, e il 15% livelli più elevati. Sulla base di queste valutazioni i livelli di patrimoniali specifici per istituto sul Coefficiente patrimoniale Cet1 da Pillar II sono stati aumentati lievemente all’1,2% degli attivi ponderati per il rischio, rispetto all’1,1% dello scorso anno.

Ue, su regolamento imballaggi Italia isolata spera in Strasburgo

Ue, su regolamento imballaggi Italia isolata spera in StrasburgoBruxelles, 18 dic. (askanews) – Le ragioni per cui l’Italia, unico Stato membro tra i Ventisette, ha votato contro l’orientamento generale del Consiglio Ue riguardo al regolamento sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggi, al Consiglio Ambiente dell’Ue oggi a Bruxelles, sono state indicate dal ministro dell’Ambiente e la Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, durante un breve incontro con la stampa nel pomeriggio. L’orientamento generale costituisce la posizione negoziale del Consiglio Ue nel negoziato sul testo finale del Regolamento che inizierà ora con il Parlamento europeo e con la Commissione (“trilogo”).

Pichetto ha spiegato che il testo di compromesso che ha ricevuto oggi il sostegno del Consiglio Ue è molto più vicino a quello della proposta originaria della Commissione, e quindi molto più rigoroso ed esigente, in senso ambientalista, della posizione negoziale che era stata approvata dal Parlamento europeo il 22 novembre scorso a Strasburgo. La posizione dell’Eurocamera, invece, aveva accolto gran parte delle richieste dell’Italia, in particolare cancellando diversi obiettivi obbligatori di riuso degli imballaggi: quelli generali per il 2040 (erano rimasti solo quelli più blandi del 2030); quelli per gli alimenti da asporto del settore alberghiero e della ristorazione e catering (il 10% nel 2030 e il 40% nel 2040); quelli per il riuso e la ricarica delle bottiglie per bevande alcoliche (compreso il vino) e non alcoliche. Ed eliminando praticamente tutti i divieti relativi agli imballaggi monouso (art. 22, allegato V del regolamento) usati soprattutto nel settore della distribuzione alimentare.

Un altro punto su cui l’Italia sperava che il Consiglio Ue riprendesse la posizione dell’Europarlamento è quello che introduce deroghe dall’obbligo di riutilizzo per i paesi che, a livello nazionale, hanno una media molto alta di riciclaggio degli imballaggi usati (l’Italia ha il 56%, tra le più alte). Anche qui, tuttavia, il Consiglio ha preferito restare sul testo originario della Commissione. Pichetto ha anche criticato come insufficiente una delle ultime modifiche apportate al testo di compromesso dalla presidenza di turno spagnola del Consiglio Ue, quella che concede un anno in più (fino all’inizio del 2025) per l’entrata in vigore dell’obbligo di rendere biodegradabili e compostabili i materiali utilizzati negli imballaggi di prodotti di natura organica (art.8).

Il ministro si è anche espresso contro un’altre modifica proposta nelle ultime ore dalla presidenza spagnola di turno, riguardante l’articolo 26 sul riuso e ricarica delle bottiglie, affermando che discriminerebbe i piccoli esercizi commerciali e le Pmi, favorendo invece le grandi catene. In questo caso, tuttavia, il “no” italiano sembra essere motivato piuttosto dalla generale opposizione agli obblighi di riutilizzo e ricarica (con obiettivi al 2030 e 2040) delle bottiglie, soprattutto di quelle di vino.”Noi abbiamo preso una posizione con voto contrario sulla proposta di regolamento imballaggi da parte del Consiglio Ue, perché non soddisfa assolutamente quelle che sono le esigenze del nostro paese, perché noi siamo un paese che ha il 56,5% di raccolta differenziata; il resto d’Europa è su una media al 48%. Il 95% degli imballaggi a base nazionale sono imballaggi della plastica”, ha spiegato Pichetto Fratin ai giornalisti, dopo la decisione sulla posizione negoziale presa dai ministri oggi a Bruxelles. “Noi – ha continuato il ministro italiano – chiedevamo alcune modifiche sostanzialmente su tre articoli: uno che è quello che riguarda i cosiddetti imballaggi compostabili”, che dovranno essere obbligatori per certi prodotti di natura organica. Nonostante in Consiglio avesse accolto favorevolmente la proroga di un anno concessa su quest’obbligo, con i giornalisti Pichetto si è lamentato che sia stato concesso solo un anno in più, “fino al primo gennaio 2025”, osservando che “in questa situazione, peraltro, con il trilogo che avverrà nel 2024”, arrivare al 2025 “è del tutto normale”.

Il secondo punto su cui l’Italia non ha ottenuto soddisfazione è quello relativo alle deroghe dagli obiettivi di riuso, basate sull’alta percentuale di raccolta differenziata e riciclaggio che il Paese può vantare. “Volevamo su base nazionale, visto il nostro livello di differenziata, dei parametri diversi per riuso e riciclo” richiedendo “che laddove il riciclo raggiungeva percentuale superiori al 75-80% ci fosse lo spazio di deroga al riuso. Ma non è avvenuto”, ha constatato il ministro. “Per quanto riguarda l’articolo 26 (su riuso e ricarica, ndr), il Consiglio ha accolto l’istanza della Germania sulla possibilità di valutazione di gruppo, il ‘pooling’”, di due diverse imprese o diversi distributori finali per valutare che abbiano raggiunto gli obiettivi di riutilizzo. Ma questo, ha rilevato Pichetto, “riguarda solo la parte del ‘beverage’ (le bevande, ndr), e non complessivamente tutto il sistema. Questo significa che si vanno ad agevolare alcune situazioni di grandi imprese, e non invece le caratteristiche di un mercato, di una realtà come quella italiana dove la struttura è essenzialmente fatta di Pmi. Su questo ho anche manifestato, con la dichiarazione di voto, una eccezione di ordine giuridico che saranno poi gli uffici legali della Commissione a valutare, perché si va a incrinare quello che è l’equilibrio del mercato interno”. “Noi siamo – ha sottolineato il ministro – totalmente sulla posizione del Parlamento, che rappresenta i cittadini europei. Peraltro, la differenza è notevole: la scelta di oggi del Consiglio è molto più rigida, e molto più vicina alla proposta della Commissione europea”, e questo in particolare “sul fatto di porre dei vincoli molto rigidi sul riuso, fin dall’immediato, e con dei target vincolanti, mentre il Parlamento lascia degli spazi di flessibilità maggiori”. E poi “c’è tutto il fronte della plastica monouso”, con i divieti degli imballaggi usa e getta che il Parlamento aveva eliminato, e che invece il Consiglio ha confermato, con “una scelta rigida”. Per tutto questo, “io mi auguro che nel ‘trilogo’ prevalga la posizione del Parlamento europeo”, ha insistito Pichetto Fratin. A un giornalista che chiedeva perché si consideri che gli obiettivi di riuso rischino di compromettere quelli sul riciclaggio, come sostiene il governo italiano, dal momento che viene riciclato meno del 60% degli imballaggi, e la produzione di rifiuti in quest’area è in continuo aumento, perché i due target non possano essere complementari, il ministro ha risposto: “Infatti noi chiedevamo che stessero assieme”. C’è “il dato di fatto” per cui “non si può imporre l’obbligo del riuso, in particolare in un paese come l’Italia, con le sue caratteristiche della distribuzione. Pensiamo al food”, al settore agroalimentare, “che a livello italiano è qualcosa di enorme, e non è standardizzato sulle grandi catene”. “Ecco perché chiedevamo proprio quello, la possibilità di tenere insieme riciclo e riuso, naturalmente, se vogliamo, anche con regole rigide nel controllo, ma non con l’obbligo del riuso”, ha concluso Pichetto Fratin. Loc

Ue, regolamento imballaggi, Italia isolata spera in Strasburgo

Ue, regolamento imballaggi, Italia isolata spera in StrasburgoBruxelles, 18 dic. (askanews) – Le ragioni per cui l’Italia, unico Stato membro tra i Ventisette, ha votato contro l’orientamento generale del Consiglio Ue riguardo al regolamento sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggi, al Consiglio Ambiente dell’Ue oggi a Bruxelles, sono state indicate dal ministro dell’Ambiente e la Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, durante un breve incontro con la stampa nel pomeriggio. L’orientamento generale costituisce la posizione negoziale del Consiglio Ue nel negoziato sul testo finale del Regolamento che inizierà ora con il Parlamento europeo e con la Commissione (“trilogo”).

Pichetto ha spiegato che il testo di compromesso che ha ricevuto oggi il sostegno del Consiglio Ue è molto più vicino a quello della proposta originaria della Commissione, e quindi molto più rigoroso ed esigente, in senso ambientalista, della posizione negoziale che era stata approvata dal Parlamento europeo il 22 novembre scorso a Strasburgo. La posizione dell’Eurocamera, invece, aveva accolto gran parte delle richieste dell’Italia, in particolare cancellando diversi obiettivi obbligatori di riuso degli imballaggi: quelli generali per il 2040 (erano rimasti solo quelli più blandi del 2030); quelli per gli alimenti da asporto del settore alberghiero e della ristorazione e catering (il 10% nel 2030 e il 40% nel 2040); quelli per il riuso e la ricarica delle bottiglie per bevande alcoliche (compreso il vino) e non alcoliche. Ed eliminando praticamente tutti i divieti relativi agli imballaggi monouso (art. 22, allegato V del regolamento) usati soprattutto nel settore della distribuzione alimentare.

Un altro punto su cui l’Italia sperava che il Consiglio Ue riprendesse la posizione dell’Europarlamento è quello che introduce deroghe dall’obbligo di riutilizzo per i paesi che, a livello nazionale, hanno una media molto alta di riciclaggio degli imballaggi usati (l’Italia ha il 56%, tra le più alte). Anche qui, tuttavia, il Consiglio ha preferito restare sul testo originario della Commissione. Pichetto ha anche criticato come insufficiente una delle ultime modifiche apportate al testo di compromesso dalla presidenza di turno spagnola del Consiglio Ue, quella che concede un anno in più (fino all’inizio del 2025) per l’entrata in vigore dell’obbligo di rendere biodegradabili e compostabili i materiali utilizzati negli imballaggi di prodotti di natura organica (art.8).

Il ministro si è anche espresso contro un’altre modifica proposta nelle ultime ore dalla presidenza spagnola di turno, riguardante l’articolo 26 sul riuso e ricarica delle bottiglie, affermando che discriminerebbe i piccoli esercizi commerciali e le Pmi, favorendo invece le grandi catene. In questo caso, tuttavia, il “no” italiano sembra essere motivato piuttosto dalla generale opposizione agli obblighi di riutilizzo e ricarica (con obiettivi al 2030 e 2040) delle bottiglie, soprattutto di quelle di vino. (Segue)