Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Caso Cospito, Delmastro: non mi aspettavo il rinvio a giudizio

Caso Cospito, Delmastro: non mi aspettavo il rinvio a giudizioRoma, 29 nov. (askanews) – “Non mi aspettavo il rinvio a giudizio, ero preparato, sono pronto a dimostrare la mia innocenza di fronte al giudice de merito. Non mi aspettavo il rinvio a giudizio,così come non se lo aspettavano più pubblici ministeri che hanno chiesto prima l’archiviazione e poi per ben due volte il proscioglimento”. Così il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro intervistato dalla trasmissione “Stasera Italia” su Rete 4.

“Andrò a giudizio serenamente – ha aggiunto Delmastro – con questa anomalia, per cui l’imputato giocherà in squadra con i pubblici ministeri per affermare la sua innocenza. A nulla è valsa la riforma Cartabia che diceva che un giudice, un Gup, può rinviare a giudizio se c’è una ragionevole previsione di condanna. Una ragionevole previsione di condanna con l’accusa che chiede l’assoluzione”.

Schlein: contro le mafie disponibili a una lotta bipartisan, ma siamo preoccupati

Schlein: contro le mafie disponibili a una lotta bipartisan, ma siamo preoccupatiMilano, 29 nov. (askanews) – “Sul merito saremo sempre disponibili a fare cose giuste per il Paese anche nel contrasto alle mafie”, ma “siamo preoccupati perché in questo primo anno” di governo Meloni “non solo non abbiamo visto le cose che ci aspettavamo, ma abbiamo visto delle cose che secondo noi sono sbagliate”. Lo ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein, a Porta a Porta, citando ad esempio i “300 milioni tolti dal Pnrr sui beni confiscati e il loro utilizzo sociale, perché uno dei grandi insegnamenti di chi ha fatto la lotta alla mafia e che bisogna colpirla sul denaro, sui patrimoni, sui beni”.

“Questa scelta – ha proseguito – ci sembra andare in direzione contraria, ma anche quella di alzare il tetto del contante o anche quella, nel codice degli appalti, di permettere il subappalto a cascata”. “Nel merito siamo sempre disponibili, ad esempio si può lavorare sulle vittime della criminalità organizzata, sulle quali abbiamo presentato un emendamento. Il loro riconoscimento parte soltanto dal 1967, in alcuni casi dal 1961, ma è ingiusto nei confronti delle vittime e dei familiari delle vittime colpite in precedenza. Chissà che non si possa votare insieme in Parlamento questo emendamento. Avremo sempre un atteggiamento pragmatico” ha concluso.

Meloni: l’Italia un tempo era famosa per esportare la mafia, ora per l’antimafia

Meloni: l’Italia un tempo era famosa per esportare la mafia, ora per l’antimafiaRoma, 29 nov. (askanews) – “Mi sono iscritta all’Msi che credo avesse il 3% dei consensi al tempo, volevo semplicemente fare la mia parte, non ho mai pensato che avrei fatto politica a questo livello… Oggi ne sono fiera, difendere il carcere ostativo è stato uno dei primi provvedimenti da presidente del Consiglio, rischiavamo di smontare una delle cose più efficaci nella lotta alla mafia”, “abbiamo difeso la legislazione antimafia”, “assunto 12mila esponenti delle forze dell’ordine”. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in una intervista, in onda stasera, alla puntata di Porta a Porta su Rai1 dedicata alla lotta alle mafie.

“E’ in quel 19 luglio (la data dell’assassinio del giudice Borsellino, ndr) che ho deciso di impegnarmi in politica – ha raccontato la premier -, davanti alle immagini di quella devastazione ho pensato che non era possibile restare indifferenti”, “mi aveva già colpito l’omicidio e il funerale del giudice Falcone” e “ho pensato spessissimo a quel periodo inferiore ai due mesi in cui Borsellino ha vissuto perfettamente consapevole di come sarebbe andata a finire e ho riflettuto tanto sul coraggio che ci vuole ad andare avanti e a fare il proprio lavoro”. “E’ il consenso che rende la mafia quello che è”, Borsellino ha dato un esempio su questo, “sono uomini che di solito si vedono nei film, persone c he sanno che il loro sacrificio estremo è l’unico modo per andare avanti in quella battaglia” “Noi una volta eravamo famosi perchè esportavamo la mafia, ora siamo famosi perchè siamo un modello di antimafia, ci chiamano a collaborare da tutto il mondo, dall’Ue fino all’America Latina” e certo “bisogna essere estremamenti fermi al momento che abbiamo tutti gli investimenti del Pnrr”.

Conte a Meloni: parlaci di mafia ma risparmiaci ipocrisie

Conte a Meloni: parlaci di mafia ma risparmiaci ipocrisieRoma, 29 nov. (askanews) – “Parlaci pure di mafie, presidente Meloni. Risparmiaci, però, l’ipocrisia nella televisione di Stato”. Lo ha scritto su Facebook il leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, in un post intitolato “Giorgia, parlaci davvero di mafia”.

“Stasera su Rai 1 – ha sottolineato l’ex presidente del Consiglio – andrà in scena uno speciale sulle mafie di Bruno Vespa. A parlarci di mafie ci sarà anche Giorgia Meloni, che è presidente del Consiglio ma anche leader di un partito, Fratelli d’Italia, che il M5S ha colto con le mani nella marmellata mentre – tramite un suo esponente – proponeva una norma per aprire le porte dei comuni ai condannati per corruzione. Noi li abbiamo fermati. Ma stasera Meloni potrebbe fornirci qualche spiegazione su questo episodio”. “Questa sera – ha proseguito Conte – Meloni potrebbe approfittarne anche per spiegare perché, con il decreto Rave, hanno dato l’accesso ai benefici penitenziari a chi ha commesso gravi reati contro la pubblica amministrazione. Potrebbe spiegarci pure la ragione per cui hanno approvato un emendamento che non consentirà più le cosiddette intercettazioni ‘a strascico’ per i gravi reati contro la PA. Guarda caso sempre quelli. Eppure Giorgia Meloni sa per certo che la mafia affarista utilizza proprio i metodi corruttivi per perseguire i suoi sporchi affari. Ancora. Questa serata potrebbe essere l’occasione giusta per ascoltare dalla viva voce della presidente Meloni la motivazione con cui, con la doverosa riforma dell’ergastolo ostativo, hanno scelto di rendere più conveniente l’omertà piuttosto che la collaborazione con la giustizia per accedere ai benefici penitenziari. E visto che ci siamo potrebbe spiegare perché con il ddl Nordio propongono di abolire l’abuso d’ufficio, un reato-spia che spesso segnala la capacità delle mafie di piegare le pubbliche amministrazioni ai propri appetiti e interessi”.

“La presidente Meloni – ha scritto ancora il leader del M5S – questa sera ci ricorderà – probabilmente – la sua decisione giovanile di impegnarsi in politica in coincidenza con l’uccisione del giudice Paolo Borsellino. Ma non credo che si scuserà perché, in occasione della campagna elettorale per il comune di Catania, dal palco ha denunciato che le tasse sono un ‘pizzo di Stato’ per gli imprenditori, disonorando così la memoria di tutti gli imprenditori che hanno perso la vita per non avere ceduto alle richieste estorsive delle mafie. Né tantomeno chiarirà perché – in occasione dell’ultima campagna elettorale – non si è presentata per chiedere scusa ai cittadini di Foggia, un comune sciolto per mafia con un’amministrazione di centrodestra”. “Parlaci pure di mafie, presidente Meloni. Risparmiaci, però, l’ipocrisia nella televisione di Stato”, è la conclusione del post di Conte.

Nel mondo 750 milioni di persone soffronto la fame, le donne le più colpite

Nel mondo 750 milioni di persone soffronto la fame, le donne le più colpiteMilano, 29 nov. (askanews) – Sono 750 milioni le persone che nel mondo soffrono la fame. E il dato allarmante è che i progressi per contrastarla sono in stallo dal 2015. Nel 2023 la fame a livelli grave o allarmante colpisce 43 Paesi e il numero di persone malnutrite è salito a 735 milioni. Il quadro emerge dall’Indice globale della fame (Global hunger index – Ghi), tra i principali rapporti internazionali sulla misurazione della fame nel mondo, curato da Cesvi per l’edizione italiana e redatto annualmente da Welthungerhilfe e Concern Wordlwide, organizzazioni umanitarie che fanno parte del network europeo Alliance2015.

A pagarne il conto amaro sono le persone più giovani: l’instabilità alimentare attuale significa rischiare una vita adulta di povertà estrema, soffrire la fame, vivere in contesti incapaci di far fronte ai disastri climatici e all’intrecciarsi di altre crisi. Ad aver di fronte lo scenario più buio sono, in particolare, le ragazze: donne e bambine rappresentano circa il 60% delle vittime della fame acuta, mentre il lavoro di assistenza non pagato le sovraccarica, tanto da triplicare la loro probabilità di non accedere a lavori retribuiti rispetto ai loro omologhi.L’analisi calcola il punteggio GHI di ogni Paese sulla base dello studio di quattro indicatori (denutrizione, deperimento infantile, arresto della crescita infantile e mortalità dei bambini sotto i cinque anni) e non è un caso che sia stata presentata alla vigilia dell’apertura della Cop28 a Dubai. Il cambiamento climatico ha un impatto diretto e significativo sull’insicurezza alimentare: all’aumentare di temperature e disastri climatici, crescono la difficoltà e l’incertezza nel produrre alimenti. Gli effetti sono particolarmente evidenti nei Paesi poveri e sulla salute dei loro abitanti: il 75% di chi vive in povertà nelle zone rurali si affida alle risorse naturali, come foreste e oceani per la sopravvivenza, essendo quindi particolarmente vulnerabile ai disastri; inoltre, stima il World food program, l’80% delle persone che soffrono la fame sul Pianeta vive in zone particolarmente colpite da catastrofi naturali. Secondo la Banca mondiale, dal 2019 al 2022 il numero di persone che vivono in insicurezza alimentare è aumentato da 135 milioni a 345 milioni, sotto l’effetto combinato delle varie crisi ed emergenze.

“La sovrapposizione delle crisi sta intensificando le diseguaglianze sociali ed economiche, vanificando i progressi sulla fame, mentre il peso più grave è sui gruppi più vulnerabili, come donne e giovani – ha dichiarato Gloria Zavatta, presidente di Fondazione Cesvi – I giovani devono avere un ruolo centrale nei processi decisionali, mentre il diritto al cibo va posto al centro delle politiche e dei progressi di governance dei sistemi alimentari”, ha aggiunto. Inoltre, ha sottolineato, “nei prossimi anni è previsto che il mondo affronti un numero crescente di choc, provocati soprattutto dai cambiamenti climatici. L’efficacia della preparazione e della capacità di risposta alle catastrofi è destinata a diventare sempre più centrale dal punto di vista della sicurezza alimentare”.Dopo che i passi avanti nella lotta alla fame si sono interrotti nel 2015, il punteggio di GHI 2023 per il mondo è 18,3, considerato moderato, meno di un punto in meno dal 2015 (19,1), e dal 2017 il numero di persone denutrite è aumentato da 572 milioni a circa 735 milioni. Le regioni con i dati peggiori sono Asia meridionale e Africa Subsahariana (27,0 per entrambe, ossia fame grave): negli ultimi vent’anni hanno costantemente registrato i più alti livelli di fame e, dopo i progressi dal 2000, nel 2015 la situazione è entrata in stallo. Nel 2023 in nove Paesi la fame è allarmante: Burundi, Lesotho, Madagascar, Niger, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Sud Sudan e Yemen. In altri 34 Paesi è grave. In 18 nazioni dal 2015 la fame è aumentata (situazioni moderate, gravi o allarmanti) e in altri 14 il calo è stato trascurabile (inferiore al 5%). Al ritmo attuale, 58 Paesi non raggiungeranno un livello di fame basso entro il 2030. A destare le maggiori preoccupazioni nel 2023 sono Afghanistan, Haiti, Nigeria, Somalia, Sud Sudan, Sudan e Yemen, oltre a Burkina Faso e Mali nel Sahel: tra i fattori chiave ci sono conflitti e cambiamento climatico, nonché la recessione economica. In sette Paesi il miglioramento è superiore al 5% dal 2015: Bangladesh, Ciad, Gibuti, Mozambico, Nepal, Laos e Timor Est.

Tra le persone giovani nel mondo, una su cinque non lavora, né è impegnata in corsi di studio o formazione, mentre la pandemia ha causato la perdita di milioni di posti di lavoro, colpendo in particolarmente la fascia giovanile, che anche quando lavora ha il doppio delle probabilità degli adulti di vivere in povertà estrema, con meno di 1,90 dollari al giorno, e molte più probabilità di essere impiegata in modo informale. Questo quadro è ancora più fosco per le ragazze, su cui continua a ricadere il lavoro di assistenza non retribuito, che sottrae loro tempo, energie e opportunità per la propria formazione e per accedere a impieghi retribuiti.È ormai noto, seppur senza risposte, che il lavoro di cura non retribuito è uno dei fattori che contribuiscono al protrarsi della disuguaglianza di genere ed è una delle cause principali della povertà e della fame. Ciò, nonostante sia evidente l’importanza della salute e nutrizione delle ragazze, anche per le generazioni successive. Chiave è il cambiamento climatico, con i disastri che porta con sé: entro la metà del secolo, nello scenario peggiore, potrebbe spingere fino a 158,3 milioni di donne e ragazze in più nella povertà (16 milioni in più rispetto a uomini e ragazzi), mentre l’insicurezza alimentare colpirà almeno 236 milioni in più di donne e ragazze (rispetto ai 131 milioni di omologhi). Al tasso attuale di progressi sul divario di genere nel mondo, inoltre, la prossima generazione di donne dedicherà ancora al lavoro non pagato di cura e domestico 2,3 ore in più dei maschi.

Il focus del rapporto quest’anno è proprio su come gli attuali sistemi alimentari hanno pregiudicato ragazze e ragazzi, che erediteranno sistemi insostenibili, iniqui, non inclusivi e sempre più esposti alle conseguenze del cambiamento climatico. Il gruppo demografico under 25 è importante e in crescita, in particolare proprio nei Paesi con problemi di insicurezza alimentare: costituisce il 16% della popolazione del globo (1,2 miliardi di persone), mai così ampio nella storia, e in gran parte vive in Paesi a basso e medio reddito di Asia meridionale, Asia orientale e Africa7. Insicurezza alimentare e malnutrizione sono massime e persistenti proprio nelle zone dove vive la maggior parte della popolazione giovanile, ossia Asia meridionale e Africa sub sahariana. 

Schlein: Lollobrigida? Salvini venga in Aula a chiarire

Schlein: Lollobrigida? Salvini venga in Aula a chiarireRoma, 29 nov. (askanews) – “Continuiamo a chiedere al ministro dei Trasporti Salvini di venire in Aula a chiarire cosa è accaduto” con il caso Lollobrigida, “la cui ricostruzione non tiene, Salvini venga a fare chiarezza in Parlamento”. Lo ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein intervistata a Metropolis su Repubblica.it.

“Noi abbiamo fatto una richiesta normale da parte dell’opposizione, come è possibile che un ministro abbia fermato un treno?” ha concluso.

Confindustria Nautica: bene norma a favore natanti da diporto

Confindustria Nautica: bene norma a favore natanti da diportoRoma, 29 nov. (askanews) – La Commissione Attività produttive della Camera, presieduta dall’On. Luigi Gusmeroli, ha votato oggi un ulteriore emendamento al DDL “Made in Italy” a favore del settore del diporto, in particolare della piccola nautica, frutto dell’iniziativa del Ministro Adolfo Urso (MIMIT), del Viceministro Edoardo Rixi (MIT) e della Vicepresidente della Commissione, On. Ilaria Cavo (Noi Moderati), oltre che dei due relatori, lo stesso Gusmeroli (Lega) e l’On. Silvio Giovine (FdI).

Al fine di sostenere il mercato dei “natanti” (scafi minori di 10 metri per i quali non è prevista l’immatricolazione obbligatoria), viene definita la documentazione che li abiliterà alla navigazione nelle acque territoriali di altri Paesi UE. In particolare Croazia, Slovenia, Grecia e non solo, che dalla prossima estate sarebbero state precluse ai “non targati”, ai quali sarebbe stata richiesta l’immatricolazione con tutti gli oneri che questa comporta. Sarà invece l’attestazione dei dati tecnici dell’unità (DCI – Dichiarazione di Costruzione o Importazione), unitamente a una dichiarazione di possesso del proprietario autenticata dagli Sportelli telematici dell’automobilista (STA), a poter essere presentata alle autorità degli altri Stati UE al fine di attestare il possesso, la nazionalità e le caratteristiche della stessa.

C’è un ulteriore duplice vantaggio. La misura dissuaderà l’alternativa dell’immatricolazione presso quei Paesi con il conseguente versamento dell’IVA presso di loro, e le somme derivanti dal pagamento dei diritti di rilascio sono inoltre assegnate al funzionamento del Registro telematico delle unità da diporto, in particolare dell’Ufficio di Conservatoria Centrale (UCON), contribuendone così all’efficientamento. Una seconda norma risolve invece il problema ai possessori di “natanti” che volontariamente intendono immatricolarli sotto bandiera italiana, ma hanno smarrito o non hanno un titolo di proprietà. Adesso potranno produrre una dichiarazione sostitutiva di atto notorio, sempre con sottoscrizione autenticata dagli Sportelli telematici dell’automobilista (STA), con la quale attestare che il natante da diporto è di loro esclusiva proprietà, indicando data e luogo di acquisto e il venditore.

La Commissione Attività produttive della Camera aveva già votato la scorsa settimana l’emendamento che istituisce un fondo per la rottamazione dei motori nautici per l’acquisto di propulsori elettrici, che si aggiunge alla previsione – già contenuta nel disegno di legge “Made in Italy”- di ridurre a 7 giorni il tempo per il rilascio delle licenze di navigazione delle unità nuove di prima immatricolazione. “Questi provvedimenti sono stati redatti su spinta di Confindustria Nautica e con il nostro coinvolgimento, e sono un altro tassello per la maggiore competitività della filiera nautica” – commenta il Presidente di Confindustria Nautica, Saverio Cecchi -. “Come ho sempre detto, al settore non servono proclami, convegni, piani, ma azioni concrete. Per questo ringrazio il Governo che sta dando all’Associazione nazionale di categoria risposte operative, come queste e come il decreto sui titoli professionali, con una unità di intenti – finora devo dire mai vista – da parte dei diversi suoi componenti e della maggioranza. Un ringraziamento particolare al Ministro Urso e agli uffici di Gabinetto e Legislativo del MIMIT”.

Dopo la visita del Presidente Meloni al Salone Nautico Internazionale di Genova dello scorso settembre, nei giorni scorsi Confindustria Nautica ha incontrato il Vice Premier, Matteo Salvini, il Ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, il Vice Ministro dell’Economia, Maurizio Leo, il Vice Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Edoardo Rixi.

Il calo dell’inflazione in Germania rischia di spiazzare la Bce

Il calo dell’inflazione in Germania rischia di spiazzare la BceRoma, 29 nov. (askanews) – L’inflazione in Germania cala ancora a novembre e lo fa più del previsto. Al punto che alcuni analisti ora ipotizzano che la Banca centrale europea possa ritrovarsi spiazzata nella sua manovra di inasprimento monetario: potrebbe aver alzato i tassi di interesse più del necessario.

Secondo i dati preliminari pubblicati da Destatis, l’agenzia federale di statistica tedesca, a novembre l’indice generale della crescita dei prezzi al consumo si è attenuato al 3,2% su base annua, a fronte del 3,8% di ottobre. L’indice armonizzato con il resto dell’Unione europea ha segnato un 2,3% annuo, dal 3% di ottobre. In un mese i prezzi hanno registrato un calo dello 0,4% in Germania e se si usa l’indice armonizzato il resto dell’Ue il calo risulta pari allo 0,7%.

Secondo gli esperti della banca olandese Ing questo fenomeno non si sta verificando solo nella prima economia dell’area euro, ma in tutti i suoi paesi. “La Bce – affermano in una nota di commento ai dati – ora corre il rischio di sottovalutare lo slancio disinflazionistico così come due anni fa ha sottovalutato lo slancio inflazionistico”. L’istituzione monetaria ha operato nei mesi passati la manovra di inasprimento più aggressiva dei suoi quasi 25 anni di storia, alzando i tassi di riferimento di 4,50 punti percentuali e drenando massicciamente liquidità, principalmente richiamando fondi che erano stati immessi nell’economia tramite prestiti agevolati al sistema bancario (Tltro).

Adesso, “con una prospettiva economica che si indebolisce e disinflazione, altri aumenti dei tassi dovrebbero essere esclusi alla prossima riunione”, proseguono gli analisti di Ing. E dato che il pieno impatto dell’inasprimento già operato si dispiegherà nei prossimi mesi “c’è anche il rischio che la Bce abbia aumentato troppo i tassi”. “Ad ogni modo per ora – concludono – alla riunione di dicembre ci attendiamo che per usare le parole della presidente Christine Lagarde si eviti anche solo menzionare la parola taglio dei tassi. Piuttosto la Bce cercherà di influenzare le aspettative di mercato, mettendo in guardia dalle difficoltà nel percorrere l’ultimo miglio” del processo di rientro dell’inflazione.

Ma in pratica, rischia di materializzarsi quel rischio di “fare troppo” in termini di stretta monetaria sul quale, pure, alcuni esponenti minoritari del Consiglio direttivo avevano lanciato allarmi. Tra cui, più volte, l’ex governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco e il suo successore, Fabio Panetta che domattina interverrà, per la prima volta in presenza, a un evento pubblico, al convegno per il 60esimo anniversario della costituzione di Iccrea. Sul versante opposto, oggi l’Ocse ha raccomandato alle banche centrali (non solo la Bce) di mantenere una linea restrittiva. “Perché ci sono chiari segnali che le pressioni sull’inflazione persistono e in molte economie l’indice generale di inflazione resta al di sopra del valore obiettivo delle banche centrali”, ha affermato il segretario generale dell’ente parigino, Mathias Cormann durante la conferenza stampa di presentazione dell’Economic Outlook. “Politiche restrittive non significa per forza aumento dei tassi”, ha puntualizzato Cormann, spiegando che ci si attende piuttosto che le banche centrali mantengano gli attuali livelli del costo del denaro abbastanza lungo. E che per questo le attese dell’Ocse su un primo possibile taglio dei tassi della Federal Reserve, unicamente solo nella seconda metà del 2024, risultano più distanziate rispetto a quelle dei mercati, che prevedono invece un taglio più anticipato. La Bce punta a un tasso di inflazione al 2% sul medio termine e nelle sue previsioni – che verranno aggiornate in occasione del Consiglio direttivo del 14 dicembre – questo livello verrebbe quasi raggiunto nel 2025. Secondo le stime pubblicate oggi dall’Ocse in quell’anno l’inflazione media nell’area euro dovrebbe attestarsi al 2,3%.

Tajani: la riforma della giustizia è una priorità, procederà di pari passo con autonomia e premierato

Tajani: la riforma della giustizia è una priorità, procederà di pari passo con autonomia e premieratoBruxelles, 29 nov. (askanews) – “La riforma della giustizia per noi rappresenta una priorità; ci stiamo impegnando in maniera forte perché possa procedere di pari passo, insieme a quella dell’autonomia e a quella del premierato, con una attenzione particolare alla separazione delle carriere, tra magistrati inquirenti e giudicanti, ma anche con una grande attenzione alla giustizia civile”, dove “ci sono tre milioni di cause giacenti, e questo provoca un danno di circa tre punti del Pil ogni anno”. Lo ha sottolineato il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, parlando con la stampa a margine della riunione ministeriale della Nato a Bruxelles.

“Dobbiamo quindi accendere assolutamente un faro sulla situazione della giustizia civile, anche per rispettare gli impegni che sono nel Pnrr e gli impegni che abbiamo preso con l’Unione europea: ma soprattutto per dare risposte ai cittadini, che hanno diritto di vedere difesi i loro interessi, di avere certezza anche su questo fronte”, ha concluso Tajani.

Tajani: riforma giustizia è priorità, con autonomia e premierato

Tajani: riforma giustizia è priorità, con autonomia e premieratoBruxelles, 29 nov. (askanews) – “La riforma della giustizia per noi rappresenta una priorità; ci stiamo impegnando in maniera forte perché possa procedere di pari passo, insieme a quella dell’autonomia e a quella del premierato, con una attenzione particolare alla separazione delle carriere, tra magistrati inquirenti e giudicanti, ma anche con una grande attenzione alla giustizia civile”, dove “ci sono tre milioni di cause giacenti, e questo provoca un danno di circa tre punti del Pil ogni anno”. Lo ha sottolineato il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, parlando con la stampa a margine della riunione ministeriale della Nato a Bruxelles.

“Dobbiamo quindi accendere assolutamente un faro sulla situazione della giustizia civile, anche per rispettare gli impegni che sono nel Pnrr e gli impegni che abbiamo preso con l’Unione europea: ma soprattutto per dare risposte ai cittadini, che hanno diritto di vedere difesi i loro interessi, di avere certezza anche su questo fronte”, ha concluso Tajani.