Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Exor vende il 4% di Ferrari, incasserà un assegno di 3 miliardi

Exor vende il 4% di Ferrari, incasserà un assegno di 3 miliardiMilano, 26 feb. (askanews) – Exor vende il 4% di Ferrari e dall’operazione incasserà un assegno di 3 miliardi di euro che, in parte, saranno utilizzati per una nuova significativa acquisizione.


La holding della famiglia Agnelli-Elkann ha lanciato un’offerta di accelerated bookbuilding rivolta a investitori istituzionali su circa il 4% del capitale della casa di Maranello (pari a circa 7 milioni di azioni ordinarie detenute). Exor conferma il suo pieno impegno nel sostenere la strategia del Cavallino, oltre che a mantenere la sua posizione di maggiore azionista di lungo termine. Dopo il collocamento, tutti gli accordi di governance relativi alla partecipazione rimarranno invariati, incluso l’accordo tra Exor, Piero Ferrari e il Trust Piero Ferrari, che insieme continueranno a detenere una quota di voto in Ferrari vicina al 50%. Attualmente, Exor detiene il 24,9% dei diritti economici di Ferrari e il 36,7% dei diritti di voto. Al perfezionamento dell’operazione, Exor resterà il maggiore azionista singolo, con circa il 20% dei diritti economici e il 30% dei diritti di voto. L’operazione permetterà di ridurre la concentrazione del portafoglio della holding: i proventi della vendita, pari a circa 3 miliardi, saranno destinati a perseguire la diversificazione attraverso una nuova significativa acquisizione e al lancio di un nuovo programma di buyback da 1 miliardo.


“Nell’ultimo decennio, la performance di Ferrari ha contribuito in modo determinante a triplicare il Nav di Exor e il suo successo ha portato la sua quota nel nostro portafoglio da circa il 15% a circa il 50% del Nav”, ha commentato John Elkann, amministratore delegato di Exor. “La transazione ci consentirà di ridurre la nostra concentrazione e di migliorare la diversificazione effettuando una nuova importante acquisizione, in linea con il nostro obiettivo di costruire grandi aziende. Il nostro sostegno alla Ferrari e la nostra fiducia nel suo solido futuro sono incrollabili. Il nostro impegno a rimanere il suo maggiore azionista a lungo termine è più forte che mai”. Nell’ambito dell’ABB, Ferrari ha annunciato che intende acquistare fino al 10% delle azioni vendute fino a un massimo di 300 milioni di euro. L’acquisto di azioni proprie deve essere considerato come parte del programma pluriennale di 2 miliardi di euro di Ferrari e costituirà la settima tranche del programma di buyback che sarà finanziato dalle disponibilità liquide di Ferrari.

Trump, Schlein: stop tentennamenti Meloni, dica che parte sta su dazi 25%

Trump, Schlein: stop tentennamenti Meloni, dica che parte sta su dazi 25%Roma, 26 feb. (askanews) – “Trump annuncia dazi al 25% per l’Ue, una guerra commerciale che pagheranno imprese, lavoratrici e lavoratori italiani. E’ finito per Giorgia Meloni il tempo del tentennamento, deve scegliere da che parte stare”. Lo ha detto la segretaria Pd Elly Schlein parlando con i cronisti alla Camera.


Ha aggiunto la leader Pd: “Dopo il silenzio imbarazzante di questi giorni di attacchi di Trump sull’Ue e l’Ucraina ora dica da che parte sta. Perché questa guerra commerciale la pagano davvero le imprese, lavoratrici e lavoratori italiani”.

Ue, tutte le proposte per la semplificazione del Green Deal

Ue, tutte le proposte per la semplificazione del Green DealBruxelles, 26 feb. (askanews) – La Commissione europea ha approvato e presentato, oggi a Bruxelles, un pacchetto (‘Omnibus’) di comunicazioni e proposte legislative che mirano a semplificare fortemente gli oneri burocratici delle imprese, soprattutto quelle piccole e medie, sottoposte agli obblighi di rendicontazione previsti da una serie di normative del Green Deal: la direttiva sulla sostenibilità ambientale (Csrd), il regolamento sulla Tassonomia (ovvero i criteri di classificazione degli investimenti ‘verdi’), la direttiva sulla ‘diligenza dovuta’ (Csddd) nel controllo del rispetto delle norme socio- ambientali lungo tutta la catena del valore, e infine il regolamento Cbam sui dazi climatici (‘Carbon Border Adjustemnt Mechanism’), che riguarda in particolare le importazioni di acciaio, ferro e alluminio, cemento e fertilizzanti.


La Commissione, inoltre, ha presentato l’attesa comunicazione sul Clean Industrial Deal (‘Patto sull’industria pulita’), che delinea un piano strategico con una roadmap per accompagnare la decarbonizzazione dell’industria, in particolare nei settori ad alta intensità energetica e in quelli che utilizzano tecnologie pulite (‘clean tech’), mantenendo e rafforzando allo stesso tempo la competitività e la resilienza dei produttori europei. Il pacchetto ‘Omnibus’ include: 1) una proposta di direttiva che modifica entrambe le direttive Csrd e Csdd; 2) una seconda proposta di direttiva che posticipa di due anni l’applicazione di tutti gli obblighi di rendicontazione per le società che originariamente dovevano presentare i loro rapporti nel luglio 2026 e nel luglio 2027 (rispettivamente le grandi imprese e le Pmi); 3) una proposta di ‘atto delegato’ che riguarda il regolamento sulla Tassonomia degli investimenti ‘verdi’ e modifica alcuni requisiti sugli obblighi di rendicontazione delle imprese che vogliono qualificarsi per questo tipo di investimenti; 4) una proposta di regolamento che modifica il regolamento sui ‘dazi climatici’ (‘Meccanismo di adeguamento delle emissioni di carbonio alle frontiere’); 5) una proposta di regolamento che modifica il regolamento sul fondo ‘InvestEu’, individuando nuovi strumenti per aumentare i finanziamenti disponibili e soprattutto per mobilitare gli investimenti privati.


Oltre alla posticipazione degli obblighi di rendicontazione, le modifiche più importanti della direttiva Csrd riguardano il suo campo di applicazione, che viene fortemente ridotto (dell’80% circa rispetto al testo originale della direttiva), per essere limitato alle sole imprese più grandi: la soglia minima di applicazione passerà da 250 a 1.000 addetti, mentre resterà uguale l’altra soglia di applicazione, 50 milioni di euro di fatturato annuo o un bilancio di 25 milioni di euro. Inoltre, le imprese sotto queste soglie non potranno essere obbligate a fornire rapporti di sostenibilità dalle società più grandi (oltre al soglia minima) a cui forniscono merci o servizi. Nella direttiva Csddd, le valutazioni obbligatorie e il monitoraggio delle imprese partner nelle catene del valore, che le grandi aziende devono effettuare per rispettare la ‘diligenza dovuta’, dovranno essere presentate ogni cinque anni, invece di essere annuali come prevede il testo originario. Vengono anche ridotte sostanzialmente le informazioni che possono essere richieste alle Pmi dalle imprese più grandi quando devono monitorare le proprie catene del valore.


Vengono cancellate poi le disposizioni che prevedevano un regime armonizzato a livello Ue di responsabilità civile nel campo di applicazione della direttiva: eventuali azioni in giustizia o richieste di risarcimenti per danni saranno sottoposti alle diverse legislazioni nazionali degli Stati membri. In quest’ultimo caso, va rilevato, la semplificazione contraddice chiaramente un altro obiettivo su cui insiste spesso la Commissione, quello dell’armonizzazione delle regole nel mercato unico contro la frammentazione. Per quanto riguarda la Tassonomia, le modifiche più importanti riguardano una semplificazione del 70% dei dati e informazioni che dovranno essere forniti nella rendicontazione, e l’introduzione di una nuova soglia oltre la quale le società possono decidere di optare eventualmente per rapporti volontari sul loro allineamento ai criteri ambientali previsti: potranno farlo anche le imprese con più di 1.000 addetti e un fatturato fino a 450 milioni di euro. Ma è soprattutto sui ‘dazi climatici’ (regolamento Cbam) che le proposte della Commissione sembrano riuscire a conseguire al meglio il doppio intento di questa complessa revisione della legislazione sul Green Deal: il mantenimento sostanziale degli obiettivi ambientali e allo stesso tempo una drastica riduzione degli oneri burocratici e normativi sulle imprese, attraverso la semplificazione. Il Cbam impone il pagamento di un dazio compensativo alle imprese che importano prodotti da paesi terzi in cui non ci sono normativa equivalenti alla ‘borsa’ europea (Ets) dei permessi di emissioni di CO2. L’obiettivo è evitare di sottoporre a una concorrenza sleale le imprese europee nei settori implicati, e prevenire il ‘carbon leakage’, ovvero la delocalizzazione delle industrie fuori dall’Ue per non pagare i permessi di emissione.


La Commissione ha constatato che, così come era stato impostato originariamente, venivano imposti obblighi, controlli e valutazioni a tutti gli importatori nei settori coperti dal regolamento (acciaio, ferro e alluminio, fertilizzanti e cemento) senza una soglia che escludesse le importazioni con impatto trascurabile per l’effetto sulle emissioni clima-alteranti. La modifica introdotta ora, invece, esclude il 90% degli importatori dal campo di applicazione, e nonostante questo il regolamento continuerà a coprire il 99% delle emissioni originate dai prodotti importati. Inoltre, questa drastica modifica del campo di applicazione potrà servire da lezione quando, alla fine di quest’anno, ci sarà una revisione, già prevista, del regolamento Cbam, per valutare una sua possibile estensione ad altri settori. Il piano industriale ‘Clean Industial Deal’, presentato sempre oggi dalla Commissione, è l’altro pilastro di questo tentativo di attuare una profonda semplificazione amministrativa e allo stesso tempo mantenere e rafforzare la competitività delle imprese, senza rinnegare gli obiettivi del Green Deal. Il piano si concentra soprattutto su due settori strettamente collegati: le industrie ad alta intensità energetica e le tecnologie pulite. Le industrie ad alta intensità energetica necessitano di un sostegno urgente per conseguire la decarbonizzazione e l’elettrificazione. ‘Il settore – rileva la Commissione – deve far fronte a costi energetici elevati, concorrenza globale sleale e normative complesse, che ne danneggiano la competitività’. Quanto alle tecnologie pulite, sono cruciali per la trasformazione industriale, ma anche per la competitività e la crescita future. Inoltre, un elemento importante del Piano è quello del riciclo delle materie prime, per massimizzare le risorse limitate dell’Ue e ridurre le dipendenze eccessive dai fornitori di paesi terzi. La comunicazione prospetta misure volte a rafforzare l’intera catena del valore, e annuncia che la Commissione presenterà un piano d’azione per l’industria automobilistica a marzo e un piano d’azione per l’acciaio e i metalli in primavera, nonché altre altre iniziative su misura per l’industria chimica e per le tecnologie pulite. Il Clean Industrial Deal individua alcuni punti essenziali per la competitività dell’industria dell’Ue. Innanzitutto la riduzione dei costi energetici: a questo proposito la Commissione ha adottato oggi un piano d’azione sull’energia accessibile per ridurre le bollette energetiche per l’industria, le aziende e le famiglie. Il piano d’azione prevede una accelerazione dell’introduzione di energie pulite (rinnovabili e nucleare), accelererà l’elettrificazione, completerà il mercato interno dell’energia con interconnessioni fisiche e utilizzerà l’energia in modo più efficiente, riducendo la dipendenza dai combustibili fossili importati. Inoltre, per stimolare la domanda sul mercato di prodotti fabbricati nell’Ue con l’impiego di energia ‘pulita’, la Commissione proporrà un ‘Industrial Decarbonisation Accelerator Act’ (una normativa sull’accelerazione della decarbonizzazione industriale), che introdurrà criteri di sostenibilità e requisiti ‘made in Europe’ negli appalti pubblici e privati. Con la revisione del quadro degli appalti pubblici nel 2026, inoltre, la Commissione introdurrà questi criteri di sostenibilità e preferenza europea nelle gare d’appalto per determinati settori strategici. L’Industrial Decarbonisation Accelerator Act lancerà anche un’etichetta volontaria di intensità di carbonio per i prodotti industriali, a partire dall’acciaio nel 2025, seguito dal cemento. La Commissione semplificherà e armonizzerà le metodologie di contabilizzazione delle emissioni di carbonio. Queste etichette informeranno i consumatori e consentiranno ai produttori di avere un vantaggio di marketing dai loro sforzi di decarbonizzazione. La Commissione adotterà anche un nuovo quadro per gli aiuti di Stato nell’ambito del Clean Industrial Deal, che consentirà un’approvazione semplificata e più rapida delle misure delle misure di sostegno pubblico per la realizzazione degli impianti di energie rinnovabili, l’attuazione della decarbonizzazione industriale e la garanzia di una capacità produttiva sufficiente di tecnologie pulite. La Banca europea per gli investimenti (Bei) lancerà anche una serie di nuovi strumenti finanziari concreti per supportare il Clean Industrial Deal, e in particolare un ‘Grids manufacturing package’ per fornire controgaranzie e altro supporto per la riduzione del rischio ai produttori di componenti della rete elettrica. E’ stato annunciato anche un un programma pilota congiunto Commissione europea-Bei di controgaranzie per i Power Purchase Agreement (Ppa), i contratti di fornitura elettrica per le Pmi e le industrie ad alta intensità energetica. Infine, la Commissione istituirà un meccanismo che consenta alle aziende europee di riunirsi e aggregare la loro domanda di materie prime, creando un ‘Centro Ue per le materie prime essenziali’ per acquisti aggregati congiunti per conto delle aziende interessate. Gli acquisti congiunti creano economie di scala e offrono maggiore leva per negoziare prezzi e condizioni migliori. Inoltre, l’Esecutivo Ue adotterà un ‘Circular Economy Act’ nel 2026 per accelerare la ‘transizione circolare’ e garantire che le materie prime rare siano utilizzate e riutilizzate in modo efficiente, per ridurre dipendenze globali dell’Ue e creare posti di lavoro di alta qualità. L’obiettivo è di avere il 24% di materiali ‘circolari’ (ovvero riciclati) entro il 2030.

Papa, “polmonite persiste ma normale evoluzione con terapia”

Papa, “polmonite persiste ma normale evoluzione con terapia”Città del Vaticano, 26 feb. (askanews) – La polmonite persiste ma l’andamento è quello di una “normale evoluzione di un paziente che riceve la terapia”. Lo riferiscono fonti vaticane, secondo cui il Papa – al 13esimo giorno di ricovero al Gemelli – reagisce “nel modo in cui la malattia reagisce a un trattamento”. “Una normale evoluzione”, precisano le fonti.


Bergoglio ogni giorno riceve una quantità elevata di lettere, disegni e fiori. E per la prima volta, nel bollettino non viene usato il concetto di “condizioni critiche” ma la “prognosi resta riservata”. Papa Bergoglio “può muoversi” e continua “la fisioterapia respiratoria”. Questo lascia presupporre che il Pontefice già da alcuni giorni si è sottoposto alla fisioterapia. “E’ un esercizio continuo”, precisano le fonti, che riferiscono che “oggi non ci sono state visite” e “l’attività lavorativa consiste nella lettura di documenti, firma di testi”.

Ferrari: Exor vende il 4%, lancia accelerated bookbuilding

Ferrari: Exor vende il 4%, lancia accelerated bookbuildingMilano, 26 feb. (askanews) – Exor lancia un’offerta di accelerated bookbuilding rivolta a investitori istituzionali su circa il 4% delle azioni circolanti di Ferrari. Lo comunica una nota della holding, che conferma il suo pieno impegno nel sostenere la strategia di Ferrari, oltre che a mantenere la sua posizione di maggiore azionista di lungo termine.


Nessun cambiamento nella struttura di governance di Ferrari a seguito dell’operazione, sottolinea Exor. La transazione ridurrà la concentrazione del portafoglio della holding: i proventi della vendita, pari a circa 3 miliardi, saranno destinati a perseguire la diversificazione attraverso una nuova significativa acquisizione e al lancio di un nuovo programma di buyback da 1 miliardo. “Il nostro supporto a Ferrari e la nostra fiducia nel suo solido futuro rimangono invariati. Il nostro impegno a rimanere il suo maggiore azionista nel lungo termine è più forte che mai”, ha dichiarato John Elkann, amministratore delegato di Exor. “Negli ultimi dieci anni, la performance di Ferrari è stata un fattore determinante nella triplicazione del Nav di Exor, grazie al suo successo, la quota di Ferrari sul Nav è passata da circa 15% a circa 50%. Questa operazione ci permetterà di ridurre la concentrazione e di migliorare la diversificazione attraverso una nuova significativa acquisizione, in linea con il nostro obiettivo di costruire grandi società”.

Per Piazza Affari (+1,3%) chiusura record sopra i 39mila punti

Per Piazza Affari (+1,3%) chiusura record sopra i 39mila puntiMilano, 26 feb. (askanews) – Chiusura in netto rialzo per Piazza Affari e le Borse europee in scia ai guadagni di Wall Street, in recupero dopo i recenti ribassi, mentre cresce l’attesa per la trimestrale di Nvidia. A Milano il Ftse Mib (+1,32%) ha superato la soglia del 39mila punti, portandosi sui nuovi massimi dal 2007 e chiudendo a 39.224 punti. Sugli scudi anche Francoforte (+1,8%) e Parigi (+1,15%). I listini sono stati sostenuti sia da una serie di trimestrali migliori delle attese sia dalla notizia di un accordo sulle terre rare tra Ucraina e Usa che potrebbe essere finalizzato già venerdì.


A trainare Piazza Affari i titoli bancari: maglia rosa a Intesa Sanpaolo (+3,34%), seguita da Unicredit (+3,09%), che ha superato quota 50 euro. In luce anche Campari (+3,37%), mentre le vendite hanno colpito Stellantis (-4,05%) dopo i risultati 2024 che hanno visto l’utile crollare del 70% e il dividendo tagliato a 0,68 euro. Sul fronte dei titoli di Stato, lo spread tra Btp e Bund ha chiuso in calo a 105 punti, con il rendimento del decennale italiano che, sul mercato secondario, è sceso al 3,49%.

Meloni apre (un po’) su truppe in Ucraina, no di Salvini è problema

Meloni apre (un po’) su truppe in Ucraina, no di Salvini è problemaRoma, 26 feb. (askanews) – Rallentare il “treno” anglo-francese cercando di ottenere una cornice che dia una copertura internazionale alle eventuali truppe di peacekeeping da inviare in Ucraina. Consapevole che se (o più probabilmente, quando) all’Italia arriverà la richiesta sarà molto difficile tirarsi indietro, ma ci sarà da gestire il “no” secco di Matteo Salvini. E’ questa la tattica che sta portando avanti Giorgia Meloni, in questa fase in cui l’Europa cerca di rientrare in gioco dopo essere stata tagliata fuori dall’iniziativa di Donald Trump sull’Ucraina.


E sono giorni convulsi, in cui si susseguono gli incontri. Dopo l’incontro tra Emmanuel Macron e il tycoon alla Casa Bianca, questa mattina il presidente francese ha riferito ai leader europei convocati in videoconferenza dal presidente del Consiglio Ue Antonio Costa. Poco più di mezz’ora, per il ‘debriefing’ di Macron sull’incontro, a cui sono seguite alcune domande (non da parte di Meloni, secondo quanto si apprende). Giovedì da Trump arriverà Keir Starmer, che domenica sera ha convocato i “volenterosi” a Londra. Poi il 6 marzo a Bruxelles si terrà il Consiglio europeo straordinario, in cui – ha spiegato Costa – “prenderemo decisioni sul nostro sostegno all’Ucraina e sul rafforzamento della difesa europea”. In tutti questi incontri, Meloni ha ribadito la sua linea, quella di un leader che ha visto come una “fuga in avanti” quella del (mai amato) presidente francese e che ha la difficoltà di mantenersi in equilibrio tra l’Europa e il “rapporto privilegiato” con il nuovo presidente Usa, le cui dichiarazioni e strategie di comunicazione (ultimo il video di oggi su Gaza) creano più di qualche imbarazzo. Al termine dell’incontro con il premier svedese Ulf Kristersson a Palazzo Chigi, Meloni ha ribadito che “lavoriamo per gettare le basi per una pace giusta e duratura in Ucraina”, che sarà raggiungibile “solo se a Kiev vengono fornite adeguate garanzie di sicurezza”. Le quali “devono essere realizzate nel contesto della Nato” mentre altre soluzioni, ovvero il contingente europeo proposto da Macron e Starmer, “sono più complesse e meno efficaci”. In questa linea a fare il gioco di Meloni sono due ‘big’ come Germania e Polonia, entrambe molto dubbiose sul progetto di Parigi e Londra. Quel che serve è un “cappello” più ampio dunque, meglio se delle Nazioni Unite (e il modello sarebbe l’Unifil al lavoro in Libano) o almeno della Nato con il coinvolgimento Usa.


Senza questo “cappello” le garanzie di sicurezza non sarebbero pienamente rispettate, è la convinzione di Meloni. Che però agisce anche sapendo bene di avere un problema politico interno, forse il più grande dalla nascita del governo. A preoccupare la premier sul dossier Ucraina non sono le opposizioni, che pure hanno iniziato ad incalzare il governo chiedendo alla premier di riferire in Parlamento prima del Consiglio Ue del 6 marzo (“Questo Consiglio straordinario richiede un confronto parlamentare inevitabile”, ha detto oggi la capogruppo Pd alla Camera, Chiara Braga), ma la Lega di Matteo Salvini, che ha già espresso un secco “no” a un dispiegamento in Ucraina di militari italiani. Il leader e vicepremier lo ha confermato anche questa mattina in una conferenza stampa, non a caso, con i giornalisti esteri. “Abbiamo 7500 soldati italiani impegnati in missioni di pace – ha detto Salvini, che oggi ha anche incontrato l’inviato speciale di Trump per l’Italia Paolo Zampolli – prima di spendere un euro in più o ipotizzare l’invio di un soldato in più bisogna essere certi di quello che si fa, l’esempio dell’Afghanistan non è lontano dalla nostra memoria”. E comunque, ha ironizzato, “se mettessimo una Von der Leyen a capo di un esercito comune europeo, dura venti minuti e poi si arrende”. Il leader leghista ha anche auspicato che l’Europa “torni ad avere nella Russia un interlocutore”, criticando il processo di adesione dell’Ucraina alla Ue: “Sarebbe curioso – ha accusato – che aderisse all’Europa prima dell’Albania e della Serbia che sono in attesa da una vita”.


Al momento il contrasto resta alle dichiarazioni, né sarà promosso un chiarimento a breve, prima di sapere quale sarà il quadro delle prossime settimane. Se arriverà il momento in cui saranno chieste truppe italiane, Meloni lo sa, la posizione leghista sarà una “bomba” da maneggiare con grande attenzione. Un tema ben chiaro al ministro della Difesa Guido Crosetto, che nel pomeriggio ha scritto un post su X molto duro nei confronti del “presidente di una nazione comunitaria e quello di una nazione extracomunitaria” che pensano di inviare contingenti “come si invia un fax e per poter fare un comunicato stampa” senza “la creanza di confrontarsi con le altre nazioni”. Per l’Italia, ricorda, un nuovo impegno internazionale “dovrebbe avere dei passaggi parlamentari, molteplici e complessi” peraltro “successivi ad aver verificato con scrupolo ed attenzione tuti gli aspetti tecnico-logistici-operativi-capacitivi e le conseguenti necessità di risorse finanziarie”.

Papa, Vaticano: Tac evidenzia normale evoluzione polmonite

Papa, Vaticano: Tac evidenzia normale evoluzione polmoniteCittà del Vaticano, 26 feb. (askanews) – Le condizioni cliniche del Santo Padre nelle ultime 24 ore hanno mostrato un ulteriore, lieve miglioramento. La lieve insufficienza renale riscontrata nei giorni scorsi è rientrata. La TAC torace, eseguita ieri sera, ha evidenziato una normale evoluzione del quadro flogistico polmonare”. E’ quanto si legge nel bollettino serale diffuso dal Vaticano in merito alle condizioni di salute di Papa Francesco, ricoverato dal 14 febbraio al Policlinico Agostino Gemelli. “Gli esami ematochimici ed emacrocitometrici della giornata odierna hanno confermato il miglioramento di ieri. Il Santo Padre continua l’ossigenoterapia ad alti flussi; anche oggi non ha presentato crisi respiratorie asmatiformi. Continua la fisioterapia respiratoria. Pur registrando un lieve miglioramento, la prognosi rimane riservata. Nel corso della mattina il Santo Padre ha ricevuto l’Eucarestia. Il pomeriggio è stato dedicato alle attività lavorative”. E’ quanto si legge nel bollettino serale diffuso dal Vaticano in merito alle condizioni di salute di Papa Francesco, ricoverato dal 14 febbraio al Policlinico Agostino Gemelli.


La polmonite persiste ma l’andamento è quello di una “normale evoluzione di un paziente che riceve la terapia”. Lo riferiscono fonti vaticane, secondo cui il Papa – al 13esimo giorno di ricovero al Gemelli – reagisce “nel modo in cui la malattia reagisce a un trattamento”. “Una normale evoluzione”, precisano le fonti. Bergoglio ogni giorno riceve una quantità elevata di lettere, disegni e fiori. E per la prima volta, nel bollettino non viene usato il concetto di “condizioni critiche” ma la “prognosi resta riservata”. Papa Bergoglio “può muoversi” e continua “la fisioterapia respiratoria”. Questo lascia presupporre che il Pontefice già da alcuni giorni si è sottoposto alla fisioterapia. “E’ un esercizio continuo”, precisano le fonti, che riferiscono che “oggi non ci sono state visite” e “l’attività lavorativa consiste nella lettura di documenti, firma di testi”..


 

Mattarella al Csm: concorra all’indipendenza e serenità della vita delle istituzioni

Mattarella al Csm: concorra all’indipendenza e serenità della vita delle istituzioniRoma, 26 feb. (askanews) – “Vorrei rinnovare al Consiglio l’augurio di procedere con impegno nella sua attività di così alto valore costituzionale, provvedendo con tempestività ad assumere le sue decisioni, concorrendo, attraverso il governo autonomo della magistratura, ad assicurare la irrinunziabile indipendenza dell’ordine giudiziario e di contribuire alla serenità della vita istituzionale”. Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dopo il voto nella plenaria del Csm sul nuovo Pg della Corte di Cassazione.


Mattarella ha sottolineato come la “discussione” si sia svolta in maniera “intensamente partecipata”.

Mattarella a Csm: concorra a indipendenza e serenità vita istituzioni

Mattarella a Csm: concorra a indipendenza e serenità vita istituzioniRoma, 26 feb. (askanews) – “Vorrei rinnovare al Consiglio l’augurio di procedere con impegno nella sua attività di così alto valore costituzionale, provvedendo con tempestività ad assumere le sue decisioni, concorrendo, attraverso il governo autonomo della magistratura, ad assicurare la irrinunziabile indipendenza dell’ordine giudiziario e di contribuire alla serenità della vita istituzionale”. Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dopo il voto nella plenaria del Csm sul nuovo Pg della Corte di Cassazione.


Mattarella ha sottolineato come la “discussione” si sia svolta in maniera “intensamente partecipata”.