Meloni: il merito è valore, “uno vale uno” messaggio devastanteRoma, 15 nov. (askanews) – “La competenza e il merito” sono “due valori aggiunti per la nostra nazione, sembra un’ovvietà ribadirlo ma non è sempre stato così fino a ora. Per anni ci è stato detto il contrario, che uno valeva uno, che la competenza non serviva a nulla. Messaggi devastanti, di cui purtroppo ancora oggi paghiamo le conseguenze. Noi abbiamo scelto di chiudere quella stagione e di lavorare per riattivare l’unico ascensore sociale di cui davvero disponiamo, il merito”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in un video messaggio all’assemblea di Federmanager.
“Lo Stato – ha detto ancora – deve garantire a tutti le stesse possibilità nel punto di partenza, spetta poi al singolo dimostrare quanto vale, spetta a ognuno di noi decidere quale sia il nostro punto di arrivo. E’ quella che ci piace chiamare rivoluzione del merito, un cambiamento di cui abbiamo gettato le basi e che sarà la nostra bussola a partire dalla scuola e dall’investimento nelle competenze. Perchè il capitale umano è il patrimonio più prezioso del quale disponiamo, è quello che ci permette di essere competitivi a livello internazionale e che fa del Made in Italy un’eccellenza tutta italiana. Anche per questo abbiamo deciso di occuparci del disallineamento delle competenze, di investire nelle politiche attive del lavoro, che siano mirate, in una formazione al passo con i tempi e adeguata alle esigenze del mercato del lavoro”, ha concluso.
Meloni: fisco amico e burocrazia alleata imprese per Italia competitivaRoma, 15 nov. (askanews) – “La competitività e la competenza sono due pilastri dell’azione di governo. Per noi la parola competitività significa costruire un’Italia che possa giocarsela ad armi pari con le altre grandi nazioni del mondo. Un concetto che vale per tutti gli ambiti e a maggior ragione per le nostre imprese. Fin dal nostro insediamento stiamo lavorando per superare le rigidità del nostro sistema, per liberare le energie positive dell’Italia, lo stiamo facendo costruendo un fisco più amico, con una burocrazia alleata di chi crea ricchezza e occupazione, investendo in infrastrutture, ricerca e innovazione”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in un video messaggio all’assemblea di Federmanager.
“Bisogna poi – ha aggiunto – garantire pari condizioni con le imprese straniere, con i sistemi più produttivi delle altre nazioni europee e non. Questo vuol dire stesse regole e tutele per il lavoro, sistemi fiscali allineati, medesime regole produttive, con riferimento ad esempio all’ambiente. Perchè il dumping salariale, ambientale e fiscale erige un muro che si chiama concorrenza sleale, un muro che limita la competitività”, ha concluso.
Governo, Meloni: cammino lungo, squadra con imprese e lavoratoriRoma, 15 nov. (askanews) – “Il cammino che il governo ha davanti è un cammino ancora lungo, sono tanti i provvedimenti concreti che saremo chiamati ad affrontare ma siamo certi che potremo sempre contare su di voi che sapete cosa è il merito perchè nessuno più di voi sa quanto è importante il gioco di squadra per centrare l’obiettivo che ci si pone. La squadra è questo: governo, istituzioni, imprenditori, dirigenti e lavoratori. L’obiettivo è complesso ma rimane entusiasmante: far riscoprire all’Italia l’orgoglio di ciò che è una grande nazione all’altezza della sua storia e capace ancora di stupire il mondo”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in un video messaggio all’assemblea di Federmanager.
Ue taglia stima crescita Italia 2023 a +0,7%, alza 2024 a +0,9%Roma, 15 nov. (askanews) – La Commissione europea ha limato al ribasso la previsione di crescita economica dell’Italia di quest’anno allo 0,7%, mentre ha ritoccato marginalmente al rialzo la stima di crescita sul 2024 al più 0,9%. Per il 2025, in base alle cifre indicate nelle previsioni economiche autunnali, l’esecutivo comunitario si attende una crescita del Pil italiano dell’1,2%.
Nelle precedenti stime, tre mesi fa, Bruxelles prevedeva una crescita dello 0,9% quest’anno in Italia e un più 0,8% sul 2024. Nel piano di bilancio per il prossimo anno, la “manovra” il governo italiano prevede una crescita 2023 allo 0,8%, un più 1,2% sul 2024 e più 1,4% sul 2025.
Ue prevede risalita del debito-Pil dell’Italia dal 2024 a 140,6%Roma, 15 nov. (askanews) – La Commissione europea prevede che l’incidenza del debito pubblico dell’Italia si riduca quest’anno al 139,8% del Pil, ma si attende che dal 2024 questa voce torni a salire, al 140,6% e poi ulteriormente al 140,9% sul 2025. Le cifre sono contenute nella scheda sulla Penisola inserita nelle ultime previsioni economiche autunnali dell’Ue.
Guardando al deficit-Pil, dopo un calo al 5,3% quest’anno, dall’8% del 2022, secondo Bruxelles si abbasserà ulteriormente al 4,4% del Pil nel 2024, mentre sul 2025 è atteso un calo solo marginale al 4,3%. Queste stime, spiega la Commissione scontano “il prolungamento al 2025 dei tagli sul cuneo fiscale, un ulteriore aumento degli stipendi nella pubblica amministrazione per i rinnovi del periodo 2022-2024 e un ulteriore aumento delle spese sui tassi di interesse”.
Le ultime previsioni del governo italiano sono quelle inserite nel piano di bilancio per il 2024, la “manovra”, secondo cui il debito-Pil segnerebbe 140,2% quest’anno, 140,1% il prossimo anno, 139,9% nel 2025 e 139,6% nel 2026.
Bankitalia: a settembre debito pubblico sale a 2.844,2 mld (+3,8 mld)Milano, 15 nov. (askanews) – Lo scorso settembre il debito delle amministrazioni pubbliche è aumentato di 3,8 miliardi rispetto al mese precedente, risultando pari a 2.844,2 miliardi. Lo comunica la Banca d’Italia nella pubblicazione statistica “Finanza pubblica: fabbisogno e debito”.
Il fabbisogno delle amministrazioni pubbliche (25,1 mld), spiega, ha più che compensato la riduzione delle disponibilità liquide del Tesoro (21,3 mld, a 31,9). L’effetto degli scarti e dei premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione dei tassi di cambio è stato sostanzialmente nullo. Con riferimento alla ripartizione per sottosettori, il debito delle amministrazioni centrali è aumentato di 3,7 miliardi, mentre quello delle amministrazioni locali di 0,1 miliardi. Il debito degli Enti di previdenza è rimasto invece sostanzialmente stabile.
La vita media residua del debito – immutata rispetto al mese precedente – è rimasta stabile a 7,7 anni. La quota del debito detenuta dalla Banca d’Italia è diminuita al 25% (dal 25,1% del mese precedente), mentre ad agosto (ultimo mese per cui questo dato è disponibile) quelle detenute dai non residenti e dagli altri residenti (principalmente famiglie e imprese non finanziarie) si sono collocate rispettivamente al 26,9% e al 12,4%.
L’Istat rivede le stime dell’inflazione al ribasso: ad ottobre cala all’1,7%Roma, 15 nov. (askanews) – Ad ottobre l’inflazione ha registrato una diminuzione dello 0,2% su base mensile e un aumento di 1,7% su base annua, da +5,3% nel mese precedente. Si tratta di un dato che non si registrava da luglio 2021 (+1,9%). Lo ha reso noto l’Istat che ha rivisto al ribasso la stima preliminare che era +1,8%.
La drastica discesa del tasso di inflazione “si deve in gran parte all’andamento dei prezzi dei beni energetici, in decisa decelerazione tendenziale a causa dell’effetto statistico derivante dal confronto con ottobre 2022, quando si registrarono forti aumenti dei prezzi del comparto”, è il commento dell’Istat. Un contributo al ridimensionamento dell’inflazione si deve inoltre alla dinamica dei prezzi dei beni alimentari, il cui tasso tendenziale scende al +6,3%, esercitando un freno alla crescita su base annua dei prezzi del “carrello della spesa” (+6,1%). Infine, più contenuta è la flessione dell’inflazione di fondo, che a ottobre si attesta al +4,2% (dal +4,6% di settembre). Frenano, ad ottobre, i prezzi del carrello della spesa. Secondo l’Istat rallentano ulteriormente in termini tendenziali i prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona passando da +8,1% a +6,1% e quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto da +6,6% a +5,6%. In particolare, per i beni alimentari il tasso tendenziale scende al +6,3%.
Inflazione, Istat rivede stime al ribasso: ad ottobre cala all’1,7%Roma, 15 nov. (askanews) – Ad ottobre l’inflazione ha registrato una diminuzione dello 0,2% su base mensile e un aumento di 1,7% su base annua, da +5,3% nel mese precedente. Si tratta di un dato che non si registrava da luglio 2021 (+1,9%). Lo ha reso noto l’Istat che ha rivisto al ribasso la stima preliminare che era +1,8%.
La drastica discesa del tasso di inflazione “si deve in gran parte all’andamento dei prezzi dei beni energetici, in decisa decelerazione tendenziale a causa dell’effetto statistico derivante dal confronto con ottobre 2022, quando si registrarono forti aumenti dei prezzi del comparto”, è il commento dell’Istat. Un contributo al ridimensionamento dell’inflazione si deve inoltre alla dinamica dei prezzi dei beni alimentari, il cui tasso tendenziale scende al +6,3%, esercitando un freno alla crescita su base annua dei prezzi del “carrello della spesa” (+6,1%). Infine, più contenuta è la flessione dell’inflazione di fondo, che a ottobre si attesta al +4,2% (dal +4,6% di settembre).
Il Papa: ogni giorno qualcuno si prenda qualche tempo per pregare per la pace. Vogliamo la pace!Città del Vaticano, 15 nov. (askanews) – “Preghiamo, fratelli e sorelle, per la pace in modo specialmente per la martoriata Ucraina che soffre tanto, e poi in Terra Santa, Plestina e Israele, e non dimentichiamo il Sudan che soffre tanto. E pensiamo dovunque c’è la guerra, ci sono tante guerre! Preghiamo per la pace. Ogni giorno qualcuno si prenda qualche tempo per pregare per la pace. Vogliamo la pace!”. A tornare a pregare così per la pace nel mondo è stato Papa Francesco al termine dell’udienza generale di oggi in piazza San Pietro.
Multe per oltre 15 milioni dell’Antitrust a sei società energetiche per le modifiche ai prezziRoma, 15 nov. (askanews) – L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha irrogato sanzioni per oltre 15 milioni di euro nei confronti di Enel Energia, Eni Plenitude, Acea Energia, Iberdrola Clienti Italia, Dolomiti Energia ed Edison Energia.
Secondo l’Autorità, si legge in una nota, le sei società “hanno adottato pratiche commerciali aggressive condizionando i consumatori ad accettare modifiche in aumento dei prezzi dell’energia elettrica e del gas, in contrasto con la protezione normativa derivante dall’articolo 3 del Decreto Aiuti bis”. Infatti, “in un contesto caratterizzato da gravi criticità nel settore energetico con significativi aumenti dei costi per i consumatori finali, questa norma aveva vietato aumenti unilaterali dei prezzi per la fornitura di energia elettrica e gas dal 10 agosto 2022 al 30 giugno 2023. Invece, Enel Energia, Eni Plenitude, Acea Energia, Iberdrola Clienti Italia, Dolomiti Energia ed Edison Energia hanno inviato agli utenti lettere con le quali inducevano ad accettare modifiche dei prezzi nel periodo citato, con conseguenti significativi incrementi delle bollette per i loro clienti”. In particolare, prosegue l’Autorità, Enel ed Eni, cui sono state irrogate sanzioni di 10 milioni e di 5 milioni, “hanno modificato unilateralmente i prezzi di fornitura a oltre 4 milioni di consumatori sulla base delle clausole contrattuali che consentono alle stesse società di decidere a propria discrezione se e quando modificare le tariffe, una volta scaduti i prezzi dell’offerta economica scelta. Così, i clienti, anche diversi anni dopo la scadenza dell’offerta economica, si sono visti recapitare lettere con cui Enel ed Eni aumentavano i prezzi in assenza di una scadenza nota al consumatore finale”.
L’Antitrust evidenzia, “nel caso della sanzione ad Enel pari a 10 milioni, che è la prima volta che si applica il massimo edittale da quando è stato modificato il Codice del Consumo”. Acea e Dolomiti, prosegue l’Autoritò, “hanno ritenuto che le comunicazioni di modifica unilaterale dei prezzi, inviate prima dell’entrata in vigore del divieto, si sarebbero perfezionate dopo 10 giorni dall’invio delle stesse senza rispettare il preavviso di 90 giorni. Queste società hanno quindi aumentato i prezzi prima della scadenza corretta e, nel caso di Acea, anche con modifiche unilaterali in violazione della norma. Per tali ragioni sono state irrogate, rispettivamente, sanzioni pari a 560 mila euro e 50 mila euro”.
Iberdrola, “cui è stata irrogata la sanzione di 25 mila euro, da maggio a ottobre 2022 ha inviato comunicazioni con cui minacciava la risoluzione contrattuale per eccessiva onerosità sopravvenuta in caso di mancata accettazione di un nuovo contratto di fornitura con condizioni economiche peggiorative. Anche questa condotta era volta ad aggirare l’articolo 3 del decreto, facendo pressione sui consumatori ad accettare la modifica unilaterale per aumentare i prezzi”. Edison, infine, “ha applicato l’incremento dei prezzi prima della scadenza delle tariffe prevista dal contratto. Visto che la società ha ristorato i propri clienti e dato il numero marginale di consumatori coinvolti, è stato irrogato il minimo edittale di 5.000 euro”.