Papa Francesco: ridurre l’inquindamento è una sfida non rinviabileMilano, 23 lug. (askanews) – “Rinnovo il mio appello ai reponsabili delle Nazioni perchè si faccia qualcosa di più concreto per limitare le emissioni di inquinati. E’ una sfida urgente e non si può rimandare, riguarda tutti: proteggiamo la nostra casa comune”. Lo ha detto Papa Francesco affacciandosi alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano davanti ai fedeli e ai pellegrini riuniti in Piazza San Pietro. subito dopo della recita dell’Angelus. Il Santo Padre si è soffermato sulla crisi climatica: “Da una parte varie Regioni sono interessate da ondate anomale di caldo e colpite da destanti incendi, dall’altra ci sono nubifragi e inondazioni come quelle che hanno flagellato la Corea del Sud. Sono vicino a quanti soffrono e a coloro che stanno assistendo le vittime e gli sfollati”.
Tajani: l’attacco alla cattedrale di Odessa è un atto criminaleMilano, 23 lug. (askanews) – “Odessa è patrimonio Unesco, colpire centro della cristianità è un atto criminale, un atto indegno”. Così il ministro degli esteri, Antonio Tajani, ha commentato inntervendo in diretta a Omnibus su La7 l’attacco missilitico russo che ha colpito la città di Odessa distruggendo parzialmente la storica cattedrale della Trasfigurazione. “Una violenza inaccettabile”, ha aggiunto il ministro che poi ha puntualizzato: “Stiamo lavorando con il Maxxi, con la Triennale e con l’architetto Boeri per partecipare alla ricoscostruzione architettonica dell’Ucraina”.
Ciclismo, Tappa a Pogacar. Tour a Vingegaard, Pois a CicconeRoma, 22 lug. (askanews) – Tadej Pogacar mette il suo sigillo sulla ventesima tappa del Tour de France, La Belfort – Le Markstein, di 133.5 km, battendo in volata la maglia gialla Jonas Vingegaard che ha tentato di sorprendere il rivale all’ultima curva sul tragurado di Le Markstein. Terzo posto per Simon Yates, quarto per il sempre più convincente Felix Gall e quinto per Adam Yates, che domani sarà terzo sul podio finale di Parigi.
I due fenomeni si sono dati battaglia per la vittoria finale, hanno regalato un altro duello nell’ultima ‘vera’ tappa: in questo caso l’ha spuntata Pogacar, ma Vingegaard gestito la gara al meglio e così il danese si gode il secondo trionfo consecutivo dopo tre settimane davvero incredibili. E poi Giulio Ciccone, 28 anni, abruzzese, che conquista definitivamente la maglia a pois ed esulta sul Gpm che gli dà la certezza matematica. Dopo 31 anni, indosserà sui Campi Elisi di Parigi la prestigiosa maglia a pois di re dei Gpm, un simbolo amatissimo in Francia, seconda per importanza solo alla maglia gialla. Allora nel 1992 era stato Claudio Chiappucci a vestirla per il secondo anno consecutivo. Ciccone sarà l’undicesimo italiano vincitore della classifica della montagna, il quarto a vincere con la maglia a pois sulle spalle. Dopo la maglia azzurra nella Corsa Rosa di quattro anni fa, l’alfiere della Trek-Lidl è riuscito ad alzare l’asticella e sul podio di Parigi indosserà la casacca con sfondo bianco e pallini rossini, entrando nella storia del ciclismo tricolore. Manca solo la Vuelta. Si tratterebbe di una vera e propria impresa, perché soltanto 2 corridori hanno vinto tutte e le 3 maglie di miglior scalatore
Bonaccini tiene acceso il motore riformista del Partito DemocraticoCesena, 22 lug. (askanews) – Stefano Bonaccini lo ha ripetuto fino allo sfinimento (“guai a dividerci tra noi”, “non vogliamo indebolire la segretaria”, “questa non è una corrente”) e non c’è motivo di non credere alle sue parole. Ciononostante, la kermesse di “Energia popolare”, l’area politico-culturale (così la definisce) che fa riferimento al presidente del Pd e che rappresenta la minoranza uscita sconfitta dal congresso del febbraio scorso, ha segnalato con vigore che le divergenze di vedute politiche con la segreteria Elly Schlein sono forti e numerose, nonché i malumori che serpeggiano tra alcuni membri della minoranza. Il fil rouge dello scontento riguarda, in estrema sintesi, le idee riformiste, che in molti sentono minacciate dal nuovo corso del partito.
Oggi l’intervento più “duro” nei confronti della nuova gestione è stato quello del presidente del Copasir Lorenzo Guerini: “Io la dannazione della memoria – ha detto Guerini riferendosi agli strali incessanti della nuova segreteria contro l’ex segretario ed ex premier Matteo Renzi – non riesco più a tollerarla, non porta il partito a guardare il futuro. Sono d’accordo sul dire, come fa Stefano Bonaccini, che non bisogna segare il ramo su cui siamo seduti, ma io ho preoccupazione per l’albero, a partire delle sue radici”, perché se alcune radici col tempo nuovo” si ritiene che possano “essere tagliate, allora rischiamo di far cadere l’albero”. Più “conciliante” Delrio, anch’egli di provenienza “renziana”, che ha usato una metafora alpinistica: “Siamo tutti attaccati alla stessa corda, non si taglia la corda al capo cordata, ma spesso da sotto vedi se il capo cordata sta prendendo la via sbagliata, se si sta mettendo sotto un tetto e dobbiamo avere la libertà di dirlo perché se va sotto un tetto precipita lui e ci trascina tutti giù”.
Ma posizioni più “estremistiche”, e probabilmente più indicative dello stato d’animo di molti dirigenti e militanti del Pd, erano state espresse ieri, da esponenti minori. Tra tutti, l’ex sindaco di Lodi Simone Uggetti, assolto dopo sette anni dalla Cassazione per il reato di turbativa d’asta, il quale aveva denunciato tra gli applausi scroscianti, e alla presenza della Schlein, una “subalternità culturale sulla giustizia che proprio non mi va giù”, e sul tema del giustizialismo era arrivato ad evocare nientepopodimeno che Bettino Craxi (“Quando un magistrato si mette a dare la caccia ad una persona e non ad un reato, è un grave errore, e lo dico pensando alla vicenda di Craxi”), mentre da imprenditore aveva invitato a riflettere sulla bontà del Job Act renziano (“Se non ci fosse stato avrei fatto fatica ad assumere”), sottolineando infine, senza giri di parole, “l’infantilismo post-renziano” che sembra aver colpito la nuova dirigenza. Parole dirompenti, tanto che oggi il senatore Alessandro Alfieri, membro della segreteria e componente di “Energia popolare”, ha voluto precisare che “gli applausi di ieri a Uggetti non erano, come ha scritto un giornale, applausi a Craxi ma a una persona che ha subìto per sette anni quello che ha subìto”.
Poi con Romano Prodi, fondatore dell’Ulivo e padre nobile del Partito democratico, che ha toccato soprattutto temi di geopolitica, si è volato alto. Il professore ha parlato della necessità del riformismo, “indispensabile nella situazione attuale” italiana e mondiale, “accompagnato da una certa necessità di un radicalismo che in famiglia, fino a poche settimane fa – ha detto riferendosi con tutta probabilità alla scomparsa dell’amata moglie Flavia -, avremmo definito ‘radicalismo dolce’. Il Pd ha ancora la possibilità di essere perno di questa trasformazione, ma può farlo – secondo Prodi – solo con uno spirito unitario, condizione affinché possa ritornare a essere guida della nostra Italia”. E così Bonaccini, nelle sue conclusioni, ha avuto strada facile per evocare un ritorno alla vocazione maggioritaria di veltroniana memoria. “Abbiamo bisogno che il nostro riformismo torni a essere popolare e di popolo, ma anche che la nostra radicalità non diventi settarismo, elitarismo e massimalismo, perché – ha spiegato il presidente del Pd – un grande partito sa riconoscere tutte le minoranze e difende strenuamente i loro diritti, ma lo fa parlando, convincendo e provando a rappresentare, però, la maggioranza dei cittadini. È la differenza che separa la testimonianza e il movimentismo dalla vocazione maggioritaria che io non intendo abbandonare e vorrei riscoprissimo. Non che da solo possiamo bastare – ha precisato – ma dobbiamo rappresentare il paese per tornare a governare. Il successo del Pd dipende anche da noi perché – ha scandito – questo Paese non potrà mai avere un’alternativa praticabile se si spegne il motore riformista del Partito democratico”. Come a dire: il riformismo è nel Pd e continuerà ad esserci.
Domani Conferenza sulle migrazioni, leader del Mediterraneo a confrontoRoma, 22 lug. (askanews) – Governare il fenomeno migratorio sostenendo lo sviluppo economico con progetti di lungo periodo. È questo il percorso che la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, intende portare avanti con la Conferenza sulle migrazioni in programma domani alla Farnesina a Roma.
Una ventina gli Stati presenti (quelli della sponda Sud del Mediterraneo allargato, del Medio Oriente e del Golfo, nonché gli Stati Ue di primo approdo e alcuni partner del Sahel e del Corno d’Africa) con una quindicina di organizzazioni internazionali, a partire dai vertici dell’Ue Ursula von der Leyen e Charles Michel. Tra gli altri, secondo quanto si apprende, sono attesi il presidente degli Emirati Arabi Uniti Mohamed bin Zayed, quello tunisino Kais Saied, quelli di Cipro Nikos Christodoulides e della Mauritania Mohamed Ould Cheikh El Ghazouani. In arrivo a Roma anche i primi ministri di Algeria Aymen Benabderrahmane, dell’Egitto Mostafa Kemal Madbouly, del Niger Ouhoumoudou Mahamadou, di Malta Robert Abela. Per la Libia interverrà il presidente del Consiglio nazionale Mohamed Al Menfi. Quatar e Turchia saranno rappresentati dai ministri degli Esteri Mohammed Al Thani e Hakan Fidan, che avrà un bilaterale con Antonio Tajani e altre controparti. Da definire i rappresentanti di Spagna e Grecia, dato il momento particolare determinato, rispettivamente, dalle elezioni e dalla crisi degli incendi. Presente anche un rappresentante del Marocco. Il formato comunque, sottolineano fonti diplomatiche, è “aperto” e dunque in futuro potranno aderire altri partner. Con la Conferenza, Meloni – sottolineano le fonti – intende dare all’Italia un “ruolo guida nel Mediterraneo allargato” per affrontare le emergenze che il Paese “non può e non vuole affrontare da sola”. Dunque l’obiettivo è quello di lanciare “un progetto di lungo periodo dando avvio ad un percorso pluriennale internazionale con impegni concreti e verificabili”. Sei i campi su cui si concentreranno i progetti di cooperazione: agricoltura; energia; infrastrutture; educazione-formazione; sanità; acqua e igiene. Previsti anche investimenti nella tutela dell’ambiente e nella diversificazione delle fonti energetiche, con l’impegno a favorire lo sviluppo di energie rinnovabili e a basse emissioni negli Stati partner. In quest’ottica, per la premier la Conferenza è il primo passo verso l’elaborazione di quel Piano Mattei che illustrerà poi a novembre in occasione della Conferenza Italia-Africa.
Il summit, tra l’altro, si svolge alla vigilia del Vertice Fao “Un Food Systems Summit +2 Stocktaking Moment” (a dimostrazione – viene fatto notare – di come le tematiche di sviluppo e migrazioni siano strettamente collegate a quelle della sicurezza alimentare) e a pochi giorni dalla firma del Memorandum d’Intesa Ue-Tunisia per il partenariato strategico-globale che nella visione di Meloni potrà e dovrà essere replicato con gli altri Stati del Nord Africa. Infatti, per la presidente del Consiglio, non è possibile affrontare il tema migratorio solo “a livello securitario” senza guardare alle cause profonde del fenomeno. E la presenza di von der Leyen e Michel – secondo il governo italiano – dimostra la “forte sensibilità” europea verso questi temi. Intanto, a livello concreto, su indicazione di Tajani è stata aggiornata la programmazione del Fondo Migrazioni 2023, disponendo uno stanziamento di 16 milioni di euro, di cui 8,5 milioni per tre progetti in Libia, e 7,5 milioni per tre in Niger. Tra i vari interventi previsti, saranno realizzate attività di formazione per le autorità locali al fine di innalzarne la capacità di gestione del fenomeno migratorio, nel rispetto degli standard di tutela dei diritti umani, corsi di formazione in loco per migranti e comunità ospitanti, attuazione di rimpatri volontari assistiti. In Libia saranno anche svolte attività a sostegno del sistema scolastico.
Formula1, in Ungheria il ruggito di Hamilton: è pole positionRoma, 22 lug. (askanews) – Favoloso Lewis Hamilton che torna in pole position all’Hungaroring nelle prime qualifiche con il nuovo format dell’Alternative Tyre Allocation. Tempo favoloso per il britannico: 1:16.609 che precede di soli tre millesimi Max Verstappen. Seconda fila per le McLaren di Lando Norris e Oscar Piastri, poi l’Alfa Romeo di Guanyu Zhou davanti alla prima Ferrari, quella di Charles Leclerc che partirà sesto. Carlos Sainz junior eliminato in Q2 partirà 11° con la seconda Ferrari. Fuori clamorosamente nel Q1 la Mercedes di Russell, che scatterà 18°. Per Hamilton 104esima pole in carriera. L’ultima era stata in Arabia Saudita nel 2021. Undicesima in Ungheria, record di tutti i tempi.
Zaki atterra domenica a Malpensa, in serata all’Università di BolognaMilano, 22 lug. (askanews) – Patrick Zaki atterrerà a Malpensa domenica pomeriggio e poi sarà accompagnato all’Università di Bologna dal rettore Giovanni Molari e alla professoressa Rita Monticelli. L’appuntamento per la stampa è per le 20.30 nella Sala VIII Centenario del rettorato. Lo fa sapere lo stesso ateneo bolognese previsando che non è previsto nessun incontro con la stampa all’aeroporto di Malpensa. L’Università di Bologna ha anche organizzato, d’accordo con il Comune, una festa pubblica per festeggiare la liberazione di Zaki: l’appuntamento è per domenica 30 luglio in piazza Maggiore.
Domenica Conferenza sulle migrazioni, leader del Mediterraneo a confrontoRoma, 22 lug. (askanews) – Governare il fenomeno migratorio sostenendo lo sviluppo economico con progetti di lungo periodo. È questo il percorso che la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, intende portare avanti con la Conferenza sulle migrazioni in programma domani alla Farnesina a Roma. Una ventina gli Stati presenti (quelli della sponda Sud del Mediterraneo allargato, del Medio Oriente e del Golfo, nonché gli Stati Ue di primo approdo e alcuni partner del Sahel e del Corno d’Africa) con una quindicina di organizzazioni internazionali, a partire dai vertici dell’Ue Ursula von der Leynen e Charles Michel. Tra gli altri, secondo quanto si apprende, sono attesi il presidente degli Emirati Arabi Uniti Mohamed bin Zayed, quello tunisino Kais Saied, quelli di Cipro Nikos Christodoulides e della Mauritania Mohamed Ould Cheikh El Ghazouani. In arrivo a Roma anche i primi ministri di Algeria Aymen Benabderrahmane, dell’Egitto Mostafa Kemal Madbouly, del Niger Ouhoumoudou Mahamadou, di Malta Robert Abela. Per la Libia interverrà il presidente del Consiglio nazionale Mohamed Al Menfi. Quatar e Turchia saranno rappresentati dai ministri degli Esteri Mohammed Al Thani e Hakan Fidan, che avrà un bilaterale con Antonio Tajani e altre controparti. Da definire i rappresentanti di Spagna e Grecia, dato il momento particolare determinato, rispettivamente, dalle elezioni e dalla crisi degli incendi. Presente anche un rappresentante del Marocco. Il formato comunque, sottolineano fonti diplomatiche, è “aperto” e dunque in futuro potranno aderire altri partner.
Con la Conferenza, Meloni – sottolineano le fonti – intende dare all’Italia un “ruolo guida nel Mediterraneo allargato” per affrontare le emergenze che il Paese “non può e non vuole affrontare da sola”. Dunque l’obiettivo è quello di lanciare “un progetto di lungo periodo dando avvio ad un percorso pluriennale internazionale con impegni concreti e verificabili”. Sei i campi su cui si concentreranno i progetti di cooperazione: agricoltura; energia; infrastrutture; educazione-formazione; sanità; acqua e igiene. Previsti anche investimenti nella tutela dell’ambiente e nella diversificazione delle fonti energetiche, con l’impegno a favorire lo sviluppo di energie rinnovabili e a basse emissioni negli Stati partner. In quest’ottica, per la premier la Conferenza è il primo passo verso l’elaborazione di quel Piano Mattei che illustrerà poi a novembre in occasione della Conferenza Italia-Africa. Il summit, tra l’altro, si svolge alla vigilia del Vertice Fao ‘Un Food Systems Summit +2 Stocktaking Moment’ (a dimostrazione – viene fatto notare – di come le tematiche di sviluppo e migrazioni siano strettamente collegate a quelle della sicurezza alimentare) e a pochi giorni dalla firma del Memorandum d’Intesa Ue-Tunisia per il partenariato strategico-globale che nella visione di Meloni potrà e dovrà essere replicato con gli altri Stati del Nord Africa. Infatti, per la presidente del Consiglio, non è possibile affrontare il tema migratorio solo “a livello securitario” senza guardare alle cause profonde del fenomeno. E la presenza di von der Leyen e Michel – secondo il governo italiano – dimostra la “forte sensibilità” europea verso questi temi.
Intanto, a livello concreto, su indicazione di Tajani è stata aggiornata la programmazione del Fondo Migrazioni 2023, disponendo uno stanziamento di 16 milioni di euro, di cui 8,5 milioni per tre progetti in Libia, e 7,5 milioni per tre in Niger. Tra i vari interventi previsti, saranno realizzate attività di formazione per le autorità locali al fine di innalzarne la capacità di gestione del fenomeno migratorio, nel rispetto degli standard di tutela dei diritti umani, corsi di formazione in loco per migranti e comunità ospitanti, attuazione di rimpatri volontari assistiti. In Libia saranno anche svolte attività a sostegno del sistema scolastico.
A Camaldoli si celebra il contributo cattolico alla democraziaFirenze, 22 lug. (askanews) – Esattamente 80 anni fa, una trentina di intellettuali di ispirazione cattolica, misero a punto un testo, di una settantina di pagine, noto come ‘Codice di Camaldoli’ che si può a pieno titolo considerare alla radice della Costituzione italiana e, naturalmente, della fondazione della Democrazia Cristiana. Tra di loro vi erano, solo per fare alcuni nomi, Aldo Moro, Giulio Andreotti, Sergio Paronetto, Vittorino Veronese, Giorgio La Pira, Paolo Emilio Taviani che, con passione e lungimiranza civica e politica, posero le basi di un pensiero che sapesse coniugare i principi del liberalismo, inteso come radicale ribellione ai regimi totalitari, della democrazia e della giustizia sociale.
In occasione degli 80 anni del Codice, il Monastero di Camaldoli ospita da venerdì 21 a domenica 23 luglio una serie di incontri per celebrare quel documento e dare una rilettura in chiave attuale. Alla presenza del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei, ha insistito sul ruolo della Chiesa, e dei papi in particolare, nella promozione della pace, mettendo in parallelo la fine della seconda guerra mondiale con la necessità di trovare, al più presto, una soluzione al conflitto in Ucraina: per “cercare la pace – ha detto Zuppi – come fondamento di convivenza civile liberata dall’odio e dai conflitti”, è necessaria sempre “una grande costruzione collettiva”. Dal canto suo Mattarella, in un testo affidato ai settimanali cattolici della Fisc, osserva che “a settantacinque anni dall’entrata in vigore della Costituzione della Repubblica è compito prezioso tornare sulle riflessioni che hanno contribuito alla sua formazione e alle figure che hanno avuto ruolo propulsivo in quei frangenti ” afferma il capo dello Stato. “Sulla spinta di un organico aggiornamento della Dottrina sociale della Chiesa cattolica – aggiunge Mattarella – emerge la funzione della comunità politica come garante e promotrice dei valori basilari di uguaglianza fra i cittadini e di promozione della giustizia sociale fra di essi”.
“Il Codice di Camaldoli è alle radici della nostra Costituzione, che fu influenzata in modo molto chiaro dal lavoro svolto in questo monastero”, ha sottolineato Marta Cartabia, presidente emerito della Corte Costituzionale e già ministro della Giustizia. “Il Codice – ha aggiunto Cartabia – non è da considerarsi perfetto, né intendeva esserlo, ma deve essere giudicato come trampolino per quello che i cattolici seppero costruire successivamente”.
Tennis, a Bastad Musetti si arrende in semifinale a RuudRoma, 22 lug. (askanews) – Finisce in semifinale la corsa di Lorenzo Musetti nel “Nordea Open” (ATP 250 – montepremi 526.815 euro) che si sta avviando alle battute decisive sulla terra rossa di Bastad, in Svezia. Il 21enne di Carrara, n.16 del ranking e 3 del seeding, ha ceduro 63 75, in poco più di un’ora e tre quarti di partita, al norvegese Casper Ruud, n.4 del ranking e primo favorito del seeding, vincitore di questo torneo nel 2021, approdato in finale senza perdere un set.