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Ciak in Calabria per “Cercando Itaca” di Sergio Basso

Ciak in Calabria per “Cercando Itaca” di Sergio BassoRoma, 3 mar. (askanews) – Sono iniziate in Calabria le riprese di “Cercando Itaca”, docufiction per la regia di Sergio Basso e la sceneggiatura dello stesso regista insieme a Filippo Ascione Prodotto dalla Pega Production da un’idea di Giuseppe Gambacorta, con la fotografia di Davide Manca (C’e tempo, Delitti del Barlume, Pio La Torre), il film unirà genere documentaristico e fiction creando un racconto onirico e accattivante.
Seguendo il viaggio di una ragazza di 18 anni, Arianna, che si trova a fare da guida a uno sperso Ulisse, incontreremo personaggi storici ed esperti scientifici che ci porteranno per mano nel patrimonio storico-artistico di tutta la Calabria: da Pentedattilo a Riace, da Capo Vaticano alla spiaggia abissale di Punta Pezzo e Cannitello, da Scilla e Cariddi, sopra e sotto la superficie del mare, dall’Aspromonte, passando da Crotone, presso il tempio di Hera Lacinia a Capo Colonna (KR), a Palmi e a Melicuccà, per arrivare infine a Reggio, con i suoi musei (in primis l’eccellenza del Museo Archeologico) e i suoi agrumeti di bergamotto, per l’unicità dei quali la città è stata definita Città del Bergamotto in ambito UNESCO. Sarà l’occasione di scoprire le bellezze senza pari della città di Reggio Calabria e di intervistare eminenti rappresentanti delle millenarie e fervide attività portuali e commerciali della città.
Il film ha vinto il Bando produzioni 2022 della Fondazione Calabria Film Commission, il Bando dei Selettivi alla Produzione del Ministero della Cultura, ed ha il patrocinio della Città Metropolitana di Reggio Calabria, dei Comuni di Villa San Giovanni e di Melicuccà, della Camera di Commercio di Reggio, Vibo Valentia, del Museo di Biologia Marina e Paleontologia e del Kiwanis International.

Pensioni, Calderone: al lavoro per percorsi previdenziali stabili

Pensioni, Calderone: al lavoro per percorsi previdenziali stabiliRoma, 3 mar. (askanews) – “Consapevoli di un’economia in continua evoluzione siamo al lavoro per disegnare percorsi previdenziali stabili, che permettano a ciascuno di progettare il proprio futuro pensionistico”. Lo ha detto il ministro del Lavoro, Marina Calderone, intervenendo alle celebrazioni per i 125 anni dalla fondazione dell’Inps. Calderone ha rimarcato che “al centro di tutto resta il diritto-dovere al lavoro, che la Costituzione mette tra i principi fondamentali della Repubblica, perché è inclusione e condizione necessaria per costruire una storia previdenziale solida”.
Il ministro del Lavoro ha aggiunto che “abbiamo davanti l’urgenza di guardare a come il sistema di welfare debba essere adeguato per poter rispondere alle sfide che la società e il mondo del lavoro stanno affrontando oggi e a quelle che percepiamo come imminenti. In primis quella demografica, per l’impatto della denatalità e l’invecchiamento della popolazione sulla tenuta dei sistemi già in essere e sulla progettazione di quelli futuri. Ma non solo. Assistiamo a un profondo cambiamento della società, a una costante transizione dei modelli organizzativi delle imprese, a una nuova domanda dei lavoratori verso il mondo del lavoro, soprattutto i più giovani”.
Tutto questo “chiama le istituzioni a impegnarsi per la realizzazione di nuovi schemi per la tutela del benessere delle persone – ha aggiunto – per garantirle guardando al mondo del lavoro anche quando i percorsi professionali non sono lineari e continui come sempre più spesso accade. Per ragionare su soluzioni che amplifichino le potenzialità del mutato contesto socio-economico e facciano tesoro delle buone prassi, anche quelle sperimentate durante l’emergenza pandemica. Come? Semplificando per quanto possibile l’articolazione burocratica dei processi, mantenendo il presidio del monitoraggio e controllo, facendo sintesi tra le sollecitazioni per creare le migliori condizioni per l’evoluzione e l’innovazione del Paese. Con questa idea di fondo stiamo lavorando per il potenziamento delle politiche attive”.
Calderone ha ribadito di avvertire “forte il richiamo della responsabilità che mi è stata assegnata, soprattutto pensando alla riforma delle politiche attive a cui stiamo lavorando. Nell’idea consegnataci dai padri costituenti il lavoro è strumento per sostentarsi, ma anche mezzo di partecipazione attiva alla realizzazione della collettività, il principio base dell’ordinamento repubblicano”.
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Libri, esce “Paesi miei”: incontri e racconti di Beppe Convertini

Libri, esce “Paesi miei”: incontri e racconti di Beppe ConvertiniRoma, 3 mar. (askanews) – Una dichiarazione d’amore all’Italia, un diario di viaggio attraverso paesaggi, arte, tradizioni ed enogastronomia. Con “Paesi miei” Beppe Convertini accompagna i lettori lungo le strade del Belpaese alla scoperta di ciò che rende la nostra penisola un luogo straordinario. Le aspre montagne e la transumanza delle greggi in Abruzzo, l’arte della falconeria in Basilicata, i limoni di Procida, e ancora le abbazie cistercensi nelle Marche, le imprese vitivinicole delle Langhe, i centenari di Seulo in Barbagia. Incontri e racconti di un viaggiatore appassionato e curioso, un invito a scoprire l’Italia meno raccontata dalle guide turistiche.
“Paesi miei” di Beppe Convertini, edito da Rai Libri, è in vendita nelle librerie e negli store digitali dal 7 marzo 2023 (Euro: 18,50).
Beppe Convertini (Martina Franca, 20 luglio 1971) è un attore, conduttore televisivo e conduttore radiofonico. Ha condotto diversi programmi in Rai: “La vita in diretta Estate”, “Storie in bicicletta”, “Telethon”, “C’e’ tempo per…”, “Uno Weekend”, “Azzurro – Storie di mare”, “Evoluzione terra”. Dal 2019 è al timone di “Linea Verde”.

Calabria, un’academy della bellezza per aiutare i giovani a crescere

Calabria, un’academy della bellezza per aiutare i giovani a crescere

Antonio Leuzzi: facciamo sistema per dare un futuro migliore a noi stessi e alle nuove generazioni

Roma, 3 mar. (askanews) – Antonio Leuzzi è un uomo di mezz’età che, nel cuore di Crotone, è titolare di un salone da parrucchiere dove, da 25 anni e oltre, cura l’acconciatura dei propri clienti. Il suo sogno però è quello di andare oltre, di dare una mano, con l’esperienza accumulata in tanti anni di duro lavoro, alla sua terra, di guardare al futuro, soprattutto dei giovani, con fiducia. Un sogno che coltiva insieme a quella che, per lui, è ormai una famiglia: “Ho sei dipendenti – racconta Leuzzi. Sono quasi tutte donne – Giusy, Roberta, Rosa, Luciana, Teresa – con Braima ultimo. Lavorano con me da sempre. Siamo ormai amici. Più che amici”.
Il sogno di Leuzzi è quello di creare lavoro, di dare ai giovani di questa Regione un’opportunità che spesso non hanno: “Voglio che una parte dei locali -spiega Leuzzi- diventi una sorta di Academy della bellezza, dove poter insegnare il mestiere alle nuove generazioni. É il mio sogno da sempre, essere utile per il prossimo e, in particolare, per i ragazzi di una terra, la mia, dove il tasso di disoccupazione giovanile supera abbondantemente il 50%. Il progetto è in cantiere e lancio qui un appello alle istituzioni locali e al mondo della scuola, quella in particolare degli istituti tecnici, per fare insieme sistema. Non è una questione solo economica, ma oserei dire culturale. Vorrei che questa esperienza facesse da apripista, garantisse un cambio di paradigma generale”.
Piega, colore e schiaritura. La formazione a moduli pensata da Leuzzi raccoglierebbe ogni fase di un mestiere, quello di parrucchiere, che ha ampi spazi occupazionali: “Sono sicuro che il placement del mio corso -afferma Leuzzi- possa aggirarsi attorno al 90%. Penso insomma che saper fare bene le acconciature significhi trovare lavoro sotto varie forme. Da dipendente o da imprenditore. Anche perché, a dispetto della vulgata generale, noi sappiamo lavorare a opera d’arte. La mia più grande soddisfazione arriva quando delle persone che sono nate qui ma che vivono ora in altre regioni italiane, decidono di tornare a Crotone per farsi i capelli. Perché non abbiamo nulla da invidiare ai grandi saloni del Nord”.
“Dico sempre che il parrucchiere, soprattutto quello delle donne, deve essere anche uno psicologo. Una persona cioè capace di ascoltare. Un approccio questo che vale sempre, per qualsiasi prestazione venga richiesta. Metodologia e qualità dei prodotti fanno il resto. Ma vorrei che il 2023 sia soprattutto l’anno del riscatto, l’anno in cui porre le basi per un futuro migliore. La mia terra ne ha diritto, i nostri ragazzi ne hanno diritto. Le nuove generazioni possano insomma riprendere a sognare”.

The Italian Sea Group: il cfo Carniani nominato vice presidente

The Italian Sea Group: il cfo Carniani nominato vice presidenteMilano, 3 mar. (askanews) – A seguito della scomparsa del vice presidente Giuseppe Taranto, il cda di The Italian Sea Group ha deliberato di cooptare nel consiglio Marco Carniani nominandolo vice presidente sino alla prossima assemblea dei soci, che dovrà procedere al rinnovo delle cariche sociali. Lo comunica una nota della società di Marina di Carrara, player della nautica di lusso quotato a Piazza Affari.
Carniani, già da nove anni in The Italian Sea Group, ricopre il ruolo di Chief financial officer del gruppo. Carniani ha maturato una significativa esperienza in ambito di revisione e corporate finance presso primarie advisory firm di carattere internazionale. In particolare, dal 2006 al 2009, ha ricoperto la carica di auditor e, successivamente, senior auditor presso Deloitte and Touche. Tra il 2009 e il 2014 ha rivestito il ruolo di manager presso BDO.

Legacoop: rallenta crescita nel 2022, ma domanda tiene

Legacoop: rallenta crescita nel 2022, ma domanda tiene

80% cooperative in utile. Da affrontare temi manodopera e credito

Milano, 3 mar. (askanews) – Dopo un 2021 di forte ripresa che ha registrato un sostanziale recupero dei livelli pre-Covid, nel 2022 per le cooperative aderenti a Legacoop si evidenziano un rallentamento della crescita legato all’aumento dei costi e un crescente pessimismo sull’evoluzione dell’economia italiana. La domanda, però, tiene: il 45% delle cooperative ha aumentato il valore della produzione e quasi l’80% chiude l’anno con un utile di esercizio.
Sono alcune delle tendenze di fondo che emergono dai dati presentati al 41esimo Congresso nazionale di Legacoop, l’associazione di rappresentanza cui aderiscono oltre 10mila cooperative con un valore complessivo della produzione (al 2021) di 82 miliardi e 609 milioni di euro, circa 465mila occupati e 7,4 milioni di soci.
Secondo le stime sugli andamenti dell’anno, elaborate dall’AreaStudi di Legacoop, nel 2022, rispetto al 2021, il 45% delle cooperative ha aumentato il valore della produzione (tra queste, il 39% ha registrato un incremento che va dal 10% ad oltre il 15%), in modo più accentuato nei settori dell’industria delle costruzioni (56,3%) e delle attività manifatturiere (63,3%), nelle imprese di grandi dimensioni (82,9%) e, relativamente alla collocazione territoriale, al Centro (47,7%). Il valore della produzione resta stabile per il 41,7% delle cooperative e in diminuzione per il 13,3%.
Quasi l’80% delle cooperative ha chiuso l’anno con un utile, con una concentrazione maggiore nei settori abitativo (91,7%), nell’industria delle costruzioni (90,6%), nell’agroalimentare (85,5%) e, sotto il profilo territoriale, nel Sud (87,7%). Il 26% ha aumentato l’occupazione (tra queste, il 17% ha visto incrementi dell’organico con valori che vanno dal 10% ad oltre il 15%), con una concentrazione più rilevante nell’industria, nella cooperazione sociale e nelle attività culturali (con oltre il 30% di cooperative che hanno aumentato l’occupazione), al Sud (28%) e nelle imprese di dimensioni maggiori (46,3%). L’occupazione risulta stabile per il 59,8% delle cooperative e in diminuzione per il 14,2%.
Un quadro, insomma, complessivamente confortante sul quale pesano, però, diversi elementi di problematicità. Un accento particolare viene posto sulla scarsità e sulla difficile reperibilità di manodopera con competenze idonee alle mansioni richieste. Un problema che impatta negativamente, in particolare, su quel 26% di cooperative (con concentrazioni più elevate nelle attività manifatturiere, 40%, nell’industria delle costruzioni, 37,5%, nella cooperazione sociale, 30%; nelle grandi cooperative, 36,6%; al Nord, 29%) che nei prossimi 6 mesi prevede l’assunzione di nuove figure professionali, per il 39% delle quali con l’adozione del contratto a tempo indeterminato, per un fabbisogno complessivo stimato in oltre 11.000 occupati. Addetti alla fatturazione e alla contabilità, commercialisti e impiegati in amministrazione, esperti IT, giardinieri e geometri le figure più ricercate.
Oltre al dato sulla ricerca di manodopera, influiscono negativamente l’aumento dei costi energetici (indicato dal 48% delle cooperative), delle materie prime e dei materiali (47%), l’insufficiente livello di liquidità a breve termine rispetto alle esigenze operative (26%) e gli impedimenti burocratici (18%). Un cenno a parte meritano i problemi riscontrati relativamente al credito. Negli ultimi mesi, il 33% delle cooperative ha richiesto un finanziamento che è stato ottenuto per l’importo richiesto nella maggioranza dei casi, ma con un aumento del costo del credito riscontrato dal 79%, un dato in crescita di 19 punti percentuali rispetto all’ultima rilevazione. Inoltre, il 32% lamenta un aumento delle condizioni accessorie, il 24% una dilazione nei tempi di concessione e un aumento delle garanzie richieste.

Legacoop: cooperazione punta a ruolo centrale in economia sociale

Legacoop: cooperazione punta a ruolo centrale in economia socialeMilano, 3 mar. (askanews) – Il movimento cooperativo si candida a svolgere un ruolo centrale per la crescita dell’economia sociale nel nostro Paese, puntando all’affermazione di un nuovo modello di economia più inclusivo e sostenibile, in linea con l’esplicito riconoscimento della forma cooperativa tra i soggetti dell’economia sociale contenuto nello specifico piano di azione decennale approvato a dicembre 2021 dalla Commissione Europea, e con la risoluzione dell’ILO del giugno 2022 sul tema del lavoro dignitoso e dell’economia sociale, che ribadisce l’importanza delle cooperative come segmento più organizzato del settore in molti paesi del mondo.Il tema è al centro del 41esimo congresso nazionale di Legacoop “L’impresa del futuro: cooperativa, per tutte”, in corso oggi e domani a Roma, presso l’Auditorium Parco della Musica.
In tempi recenti si è delineata una sensibilità nuova delle istituzioni verso l’economia sociale, ormai entrata organicamente nel quadro normativo europeo. Lo conferma, oltre al Piano già ricordato che punta a svilupparne il potenziale di crescita, anche il suo inserimento nella strategia industriale dell’Unione come uno dei settori in grado di contribuire a raggiungere l’obiettivo di un’economia più sostenibile, digitale, resiliente e competitiva.
È infatti diffusamente avvertito il rischio che si approfondiscano ulteriormente le disuguaglianze, favorite dal prevalere di un approccio basato sulla convinzione che lo sviluppo economico e il benessere sociale fossero essenzialmente dipendenti dal libero gioco delle forze di mercato. La realtà ha più volte smentito questo assunto e negli ultimi tempi è cresciuta la consapevolezza dell’urgenza di pensare alla costruzione di un nuovo modello di sviluppo, più inclusivo e sostenibile sul piano economico, sociale e ambientale.
“Noi – sottolinea Simone Gamberini, che domani sarà eletto presidente di Legacoop – rappresentiamo cooperative diffuse sul territorio ed attive in tutti i settori, che valorizzando l’apporto dei soci hanno spesso raggiunto livelli di eccellenza, ad esempio nell’agroalimentare, nei servizi alle imprese e alle persone, nella distribuzione commerciale. Siamo perciò convinti che la forma di impresa cooperativa possa dare un forte contributo in questa direzione, collocandosi a pieno titolo nel campo dell’economia sociale, ovvero di quell’insieme di soggetti che condividono elementi distintivi da sempre al centro della nostra esperienza: il primato della persona e della finalità sociale rispetto al profitto, il reinvestimento degli utili per svolgere attività di interesse collettivo e generale, la governance democratica e partecipativa”.

Superbonus, Conte a Udine: qui risparmiano 700 euro l’anno

Superbonus, Conte a Udine: qui risparmiano 700 euro l’annoUdine, 3 mar. (askanews) – Col Superbonus si risparmia. “Vedete questo palazzo con l’effigie di Giosuè Carducci? È un palazzo Ater, alloggi popolari, è stato completamente ristrutturato col superbonus e mi dicono che dai primi calcoli, i diretti interessati, gli inquilini parlano di 700 euro all’anno di media di risparmio per quanto riguarda i costi della bolletta. Quindi non solo riduzione delle emissioni di Co2, ma anche risparmio energetico e riduzione concreta dei costi della bolletta. 700 euro per famiglie che hanno redditi medio-bassi sono importanti”. Così Giuseppe Conte, leader del M5S a Udine, in visita ad un complesso Ater, soffermandosi sul Superbonus.

Chi è Li Qiang, il prossimo premier della Cina fedelissimo di Xi

Chi è Li Qiang, il prossimo premier della Cina fedelissimo di XiRoma, 3 mar. (askanews) – Da Li a Li. C’è un solo carattere di differenza nel modo in cui si scrive il nome del premier uscente e del premier entrante in Cina. Li Keqiang (quello con un ideogramma in più nel nome) dovrebbe lasciare – durante le Due Sessioni che iniziano domani e proseguiranno per un paio di settimane – il posto di capo dell’esecutivo a Li Qiang. Ma la sostanza politica cambierà di poco: al vertice della Cina c’è un unico direttore d’orchestra e si chiama Xi Jinping.
In realtà di Li Qiang, prima del XX Congresso del Partito comunista cinese di ottobre che ha sancito un inedito terzo mandato per Xi, al di fuori della Cina si era sentito parlare poco e, francamente, in maniera non proprio positiva. In particolare per la sua performance come capo del Partito a Shanghai durante la pandemia Covid-19. Ciononostante, tra qualche giorno sarà formalmente il numero due di Pechino.
Le Due Sessioni, che iniziano domani, sono la quasi concomitante riunione della Conferenza politico consultiva del popolo cinese (2mila delegati, partenza domani) e del Congresso nazionale del popolo (3mila delegati, avvio domenica), il “parlamento” cinese che è chiamato a formalizzare le decisioni prese dalla leadership. Si tratta di un appuntamento politico importante, ma da cui non c’è da attendersi particolari sorprese: l’incoronazione a premier di Li, di fatto, è avvenuta già quando il capo 63enne del Partito comunista di Shanghai è apparso immediatamente dopo Xi Jinping sul palco della Grande Sala del Popolo alla presentazione del nuovo Comitato permanente del Politburo, il sancta sanctorum del potere cinese, come numero due.
La scelta di Li Qiang come capo del Consiglio di stato, questa la denominazione dell’esecutivo cinese, è in linea insomma con la scelta di Xi di accentrare il comando circondandosi di “yes-man” e di sottolineare la primazia del Partito rispetto agli altri organi dell’architettura del potere. In questo senso, il leader non ha ritenuto che Li Qiang dovesse neanche farsi le ossa come vicepremier prima diventare premier, rompendo così una precedente prassi.
Li Qiang, come è accaduto a molti alti esponenti del potere cinese, viene dalla palestra di Shanghai, hub commerciale e industriale della Cina, un tempo feudo di Jiang Zemin. Quando a ottobre il suo nome è emerso come premier, c’è stata una certa sorpresa: Li era stato criticato per la gestione della crisi Covid a Shanghai, città che ha vissuto un devastante lockdown tra marzo e giugno dello scorso anno, anche con lo sviluppo di proteste. Il nome atteso come capo dell’esecutivo era invece quello di Wang Yang, che veniva dall’esperienza di vicepremier. Tuttavia questi ha un peccato originale: proviene dalla fazione della Lega dei giovani comunisti, che Xi vede come una rivale. Quindi, in linea con il suo approccio accentratore, ha optato per un lealista di minor peso specifico.
D’altronde Li Qiang ha relazioni con Xi da un ventennio. Quando Xi era il capo del partito nella provincia di Zhejiang, egli ne era il numero uno dello staff e il principale assistente. Parliamo degli anni che vanno dal 2004 al 2007, prima che Xi diventasse il capo del partito a Shanghai. E, con l’arrivo al vertice del paese nel 2012, Xi ha voluto che il suo ex collaboratore facesse carriera, nominandolo governatore di Zhejiang.
E’ stata l’esperienza in Zhejiang che ha formato il nuovo nucleo del potere che circonda Xi. Oltre a Li, da quel nucleo di governo provengono anche Cai Qi e Li Xi, entrambi inseriti nel Comitato permanente del Politburo costituito da ottobre e sostanzialmente composto solo da uomini di provata fedeltà.
L’uomo di punta del partito dello Zhejiang, dopo Xi, è proprio Li. Che non a caso il presidente ha voluto prima a capo della provincia di Jiangsu e poi del partito a Shanghai nel 2017, cioè nella posizione che lui stesso aveva ricoperto e che ha fatto da culla a tanti leader cinesi.
La funzione del premier è quella di gestire il day-by-day e di lavorare soprattutto sul tema dell’economia. La Cina, che esce da tre anni di Covid con una crescita fortemente ridimensionata anche a causa delle politiche Zero Covid volute da Xi (e perseguite con particolare rigidità, per molti eccessiva, da Li Qiang a Shanghai), vorrebbe basare la sua ripartenza soprattutto sull’innovazione e sull’industria hi-tech. La materia su cui lavorare c’è: un recente rapporto dell’ASPI (Australian Strategic Policy Institute) ha segnalato che Pechino appare in vantaggio sugli Usa e sugli altri paesi avanzati nell’ambito della ricerca in 37 dei 44 settori tecnologici chiave monitorati.
Li Qiang, nel suo quinquennio a capo del partito a Shanghai, in realtà è stato protagonista di molti accordi internazionali per investimenti e quindi presenta un profilo considerato favorevole agli affari. E’ tuttavia un neofita dei piani alti, che difficilmente si presterà a fughe in avanti sul piano internazionale. Già il suo predecessore, Li Keqiang, che pure aveva uno spessore politico più marcato (ed era stato visto, soprattutto nella prima fase dell’ascesa di Xi, come una possibile alternativa), ha potuto far ben poco in autonomia e il ruolo del premier si è gradualmente ridimensionato a quello di mero esecutore. Da Li Qiang, secondo la gran parte degli osservatori, non ci si può attendere molto di più. (di Antonio Moscatello)

Btp Italia: collocamento al via il 6 marzo, cedola minima al 2%

Btp Italia: collocamento al via il 6 marzo, cedola minima al 2%Milano, 3 mar. (askanews) – La cedola (reale) annua minima della diciannovesima emissione del Btp Italia, al via da lunedì 6 marzo, è fissata al 2%. Lo comunica il ministero dell’Economia. La cedola definitiva sarà invece stabilita con successiva comunicazione all’apertura della quarta giornata di emissione, nella mattinata di giovedì 9 marzo e potrà essere confermata o rivista al rialzo rispetto a quella comunicata oggi.
Il titolo, con godimento 14 marzo 2023 e scadenza 14 marzo 2028, è un Btp indicizzato al tasso di inflazione italiana, con cedole corrisposte ogni sei mesi insieme alla rivalutazione del capitale per effetto dell’inflazione dello stesso semestre.
La prima fase del periodo di collocamento, dedicata a risparmiatori individuali ed affini, si svolgerà dal 6 all’8 marzo, salvo chiusura anticipata. Per coloro che sottoscriveranno il titolo in questa fase e lo deterranno fino a scadenza, è previsto un premio fedeltà pari allo 0,8% del capitale investito. La seconda fase, dedicata agli investitori istituzionali, avrà luogo il 9 marzo dalle 10 alle 12.
L’emissione avrà luogo sul MOT attraverso Intesa Sanpaolo e UniCredit – dealer dell’operazione – e Banca Akros e Crédit Agricole Corp. Inv. Bank – codealer dell’operazione – dal 6 al 9 marzo.