Pd presenta interrogazione su Santanchè: è giusto che chiariscaRoma, 5 lug. (askanews) – “Il Partito Democratico ha depositato un’interrogazione per sapere se il ministro Santanchè sia debitrice nei confronti dello Stato italiano di 2 milioni e 700 mila euro. Vi pare possibile che un ministro della Repubblica sia debitrice nei confronti dello Stato che essa stessa rappresenta? Lo dico da garantista ma è giusto e corretto che la ministra chiarisca quanto prima”. Lo scrive su twitter Stefano Graziano, deputato del Pd, nel giorno in cui la ministra Santanchè sarà in Senato alle 15 per un’informativa sulla vicenda.
Visco: Pil I trim tornato a crescere, possibile superi +1% in 2023Roma, 5 lug. (askanews) – Nel primo trimestre di quest’anno il Pil dell’Italia “è tornato a crescere, sospinto dal recupero dei consumi e dall’ulteriore espansione degli investimenti. Come nel resto dell’area dell’euro, all’indebolimento dell’attività manifatturiera si sono contrapposti i buoni risultati dei servizi privati; in questo settore al vigore della domanda, in particolare nel comparto turistico e ricreativo, si associano non trascurabili rialzi dei prezzi finali”. Lo ha affermato il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco che nel suo intervento all’Assemblea annuale dell’Abi si è richiamato alle previsioni pubblicate dall’istituizione a metà giugno.
“Date le condizioni di finanziamento più restrittive e il rallentamento del commercio globale ci attendiamo che il Pil aumenti in misura moderata nei prossimi trimestri. Nell’anno – ha detto – la crescita del prodotto potrebbe superare l’1 per cento, si manterrebbe in media intorno a questo valore nel prossimo biennio”. Si tratta di previsioni “ancora caratterizzate da elevata incertezza e da rischi orientati prevalentemente al ribasso”. Oltre a quelli sulla guerra, “si aggiungono i timori connessi con l’evoluzione dell’attività economica globale, che potrebbe risentire della restrizione monetaria in atto nelle maggiori economie in misura maggiore delle attese, nonché quelli derivanti dal rischio di un eccessivo irrigidimento delle condizioni di offerta del credito”.
Secondo Visco in Italia “la robusta ripresa del prodotto indotta dalla piena riapertura delle attività economiche dopo la fine della fase di emergenza sanitaria si sta attenuando. Nel contesto di un indebolimento della congiuntura internazionale, di una restrizione monetaria volta a contrastare l’inflazione e della necessaria riduzione dei sostegni assicurati dalla politica di bilancio, il conseguimento di un adeguato, stabile, ritmo di sviluppo richiederà un elevato livello di investimenti, pubblici e privati, e l’efficace attuazione di riforme strutturali”. “La capacità di reazione di imprese e famiglie di fronte a shock inattesi e particolarmente violenti, quali quelli degli ultimi tre anni, deve costituire la base per un’azione pubblica volta a rendere la nostra economia meno rigida e lenta”, ha avvertito.
Bce, Visco: tenere alta la guardia ma con prudenza e pazienzaRoma, 5 lug. (askanews) – Sui tassi di interesse e la linea monetaria della Bce “se occorre tenere alta la guardia e dritta la barra, sono altresì necessarie buone dosi di prudenza e pazienza nel valutare e anticipare gli effetti della restrizione monetaria in atto dallo scorso anno, pure giustificata e da mantenere”. Lo ha affermato il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco nel suo intervento all’Assemblea annuale dell’Abi.
“Non comprendo e continuo a non condividere, a questo riguardo, osservazioni anche di recente avanzate che spingerebbero a preferire il rischio di essere più, anziché meno, restrittivi”, ha detto, apparentemente in riferimento a coloro che nel Consiglio Bce spingono invece per una linea più aggressiva e intransigente. “Ritengo che si debba essere cauti quanto basta; un atteggiamento simmetrico, in linea con le conclusioni della revisione della strategia di politica monetaria della Bce, mi sembra adeguato alle circostanze – ha detto Visco – permetterebbe anche di contenere le ricadute sul credito e preservare la stabilità finanziaria, di cui ho trattato in questo intervento e che, come ho osservato, è essa stessa condizione necessaria per la stabilità dei prezzi e la tenuta delle nostre economie”.
Secondo il governatore, infatti, pur intervevendo contro l’alta inflaizone “è certamente possibile limitare le conseguenze negative sull’attività economica e sulla domanda aggregata ed evitare che esse – ha avvertito – possano finire per riflettersi in pressioni eccessive al ribasso sui prezzi nel medio termine”. “Ora che i tassi sono in territorio restrittivo, calibrare la durata della stretta monetaria, piuttosto che aumentarne eccessivamente l’ampiezza, avrebbe il vantaggio di agevolare un’analisi più informata degli effetti dell’azione fin qui condotta”, ha suggerito. Finora nell’area euro “la qualità dei prestiti ha risentito in misura contenuta del peggioramento del quadro congiunturale”. Ma “il maggiore onere del debito innescato dai notevoli rialzi dei tassi potrebbe però determinarne un progressivo deterioramento”. E “la restrizione sarebbe inoltre accentuata se il riassorbimento della liquidità da parte dell’Eurosistema portasse a un aumento del costo della raccolta bancaria più rapido e ampio di quanto oggi previsto”, ha spiegato.
Abi, Patuelli: banche garantiscono liquidità a imprese e famiglieRoma, 5 lug. (askanews) – In Italia “le banche non hanno rendite di posizione e vengono da anni difficilissimi per crisi di imprese e del debito sovrano, recessioni, epidemie, catastrofi naturali, cui hanno fatto e fanno fronte con grandi aumenti di capitale, accantonamenti e ristrutturazioni sempre socialmente rispettose e realizzate con costruttivi accordi con le Rappresentanze Sindacali”. Lo ha rivendicato il presidente dell’Abi, nella sua relazione all’Assemblea annnuale a Roma.
“Salvo nel caso di una banca nazionalizzata, le banche in Italia hanno dovuto farsi carico delle forzate risoluzioni e degli altri oneri delle crisi e dei salvataggi di banche concorrenti. Le banche sono impegnate nel progressivo rafforzamento degli indici patrimoniali – ha ricordato – indeboliti dagli aumenti dei tassi che riducono i valori dei portafogli innanzitutto di Titoli di Stato, e in preparazione dell’entrata in vigore di Basilea 3+, anche se ne abbiamo ottenuto dei significativi miglioramenti”. E proprio guardando agli accordi internazionali per il rafforzamento dei livelli patrimoniali delle banche “chiediamo che le regole ‘di Basilea’ siano applicate ugualmente in America e in Europa”, ha detto Patualli.
“Le banche sono impegnate nel garantire cospicui livelli di liquidità anche a medio e lungo termine, sempre più preziosa e costosa dopo le decisioni della Bce, quando stanno esaurendosi i divenuti più onerosi programmi europei di finanziamento Tltro, con rischi – ha avvertito – che le banche combattono, di razionamento del credito. Le banche in Italia mantengono quasi i due terzi dei mutui a tasso fisso, con tassi di raccolta in continuo aumento, e, su richiesta, possono allungare la durata dei mutui per chi è in regola con i pagamenti o realizzare surroghe”. “Le banche in Italia non hanno mai applicato tassi negativi sui depositi – ha detto – e remunerano crescentemente i risparmiatori con condizioni di mercato competitive anche con quelle offerte dagli Stati europei e da operatori non bancari, propongono ai risparmiatori, anche in difesa dall’inflazione, investimenti per la liquidità a medio e lungo termine, indispensabile, dopo la fine delle Tltro, per finanziare imprese e famiglie”.
“Le banche combattono i rischi di crescita dei crediti deteriorati, previsti dalla Bce, dal Fondo Monetario Internazionale e dal Centro studi di Confindustria, di fronte ai problemi della Germania, ai recenti cali della produzione industriale e delle esportazioni italiane e per devastanti eventi climatici. Fondamentali sono i sistemi di garanzia dei crediti – ha avvertito il presidente dell’Abi – che debbono proseguire assieme alla legislazione agevolativa per le imprese, il Mezzogiorno e per l’acquisto della prima casa soprattutto, ma non solo, per i giovani”.
Saldi, Confcommercio: da domani al via, 213 euro spesa media a famigliaRoma, 5 lug. (askanews) – Domani partiranno i saldi in tutta Italia ad eccezione della Provincia autonoma di Bolzano (14 luglio). Secondo le stime dell’Ufficio Studi di Confcommercio quest’anno per l’acquisto di capi scontati ogni famiglia spenderà in media 213 euro – pari a 95 euro pro capite – per un valore complessivo di 3,4 miliardi di euro.
Il presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, Giulio Felloni, afferma: “Sono particolarmente soddisfatto per la scelta operata per la prima volta in Italia da tutte le regioni di partire giovedì 6 luglio con i saldi estivi evitando così un’inutile concorrenza tra territori. Saranno saldi importanti per i consumatori che potranno acquistare articoli di moda a prezzi molto convenienti e rinnovare il guardaroba estivo con nuovi colori, modelli e tendenze che corrispondono ad una voglia di socialità e d’innovazione. Anche in quest’occasione i negozi di moda contribuiranno in maniera sostanziale al contenimento dei prezzi e, di conseguenza, dell’inflazione. E ci aspettiamo una crescita delle vendite di circa il 5% rispetto al 2022. Inoltre, la novità di quest’anno è l’applicazione dal primo luglio del nuovo Codice del Consumo che modifica le norme su sconti, promozioni, liquidazioni e saldi ed introduce per la prima volta una regolamentazione anche delle vendite online. Un’importante risposta alla richiesta di Federazione Moda Italia e Confcommercio a tutela del principio ‘stesso mercato, stesse regole’. E per approfondire tutti gli aspetti legati all’introduzione delle nuove norme in questo periodo abbiamo avviato una serie di incontri sul territorio con gli imprenditori e le associazioni locali”.
Calcio, il Brasile ha scelto: sarà Ancelotti il nuovo allenatoreRoma, 5 lug. (askanews) – Carlo Ancelotti sarà il nuovo allenatore della nazionale brasiliana di calcio a partire dal 2024. Lo ha annunciato il presidente della Confederazione calcistica brasiliana (CBF), Ednaldo Rodrigues. Il 64enne tecnico emiliano è attualmente legato al Real Madrid con il quale il contratto scadrà nel giugno del 2024. Alla scadenza assumerà l’incarico di ct del Brasile dalla Coppa America, che si giocherà nell’estate del 2024 negli Stati Uniti. Fino ad allora la nazionale sarà guidata ad interim da Fernando Diniz che dirigerà le sei partite sudamericane di qualificazione ai Mondiali 2026 che si giocheranno quest’anno, comprese le sfide con Argentina e Uruguay. Il Brasile inizierà le qualificazioni a settembre in casa contro la Bolivia e poi in trasferta contro il Perù. Torna, dopo 60 anni, un allenatore straniero sulla panchina brasiliana. L’ultimo fu l’argentino Filpo Nunez, che ha guidato la nazionale verdeoro per una partita nel 1965. Il 64enne Ancelotti nella carriera da allenatore ha vinto due volte la Champions League sia con il Milan che con il Real Madrid. Ha anche vinto scudetti nazionali in Inghilterra con il Chelsea, in Germania con il Bayern Monaco e in Francia con il Paris Saint-Germain, oltre che con Real e Milan. Il Brasile è stato allenato ai Mondiali dello scorso anno da Tite, che si è dimesso dal ruolo dopo l’eliminazione ai quarti di finale contro la Croazia. Da allora la squadra è guidata da Ramon Menezes.
Meloni a Varsavia, tra agenda Ue (con la questione migranti) e manovre in vista delle EuropeeVarsavia, 4 lug. (askanews) – I temi al centro dell’agenda Ue si intrecciano con il cammino verso le Europee nella visita che domani porterà Giorgia Meloni a Varsavia. Nella capitale polacca la premier vedrà prima (alle 10.30) il primo ministro Mateusz Morawiecki al Palazzo sull’acqua del Park Lazienki e poi parteciperà alle giornate di studio dell’Ecr (Conservatori e riformisti) di cui è presidente.
Con lo stesso Morawiecki e con l’ungherese Viktor Orban Meloni ha parlato venerdì scorso a margine del Consiglio Ue, nel tentativo – fallito – di trovare una mediazione sulle conclusioni del vertice sul tema dei migranti. Varsavia e Budapest alla fine hanno bloccato le conclusioni, ma Meloni ha detto di comprendere le loro posizioni, perché “difendono gli interessi nazionali”. Con il premier, secondo quanto reso noto da un portavoce del governo polacco, la presidente del Consiglio parlerà ancora di migranti, in particolare della difesa delle frontiere esterne dell’Unione europea, sia terrestri che marittime. Sul tavolo anche la sicurezza e la difesa, in vista del vertice Nato di Vilnius, e i temi al centro dell’agenda europea. L’incontro, sottolineano fonti italiane, dopo quello del 20 febbraio scorso sempre a Varsavia alla vigilia della visita a Kiev di Meloni, mira a consolidare il dialogo politico e a ricercare il “coordinamento” e le potenziali “sinergie” sui principali dossier europei e internazionali, comprese la questione dell’allargamento ai Balcani occidentali e la riforma istituzionale Ue. A livello bilaterale, l’interscambio commerciale è in forte crescita: 33,6 miliardi di euro nel 2022 (+16%) con un saldo positivo di 5,2 miliardi di euro. L’Italia è il quarto fornitore e il sesto cliente della Polonia a livello globale e punta a incrementare ulteriormente i rapporti. A questo proposito, Morawiecki potrebbe sollevare la questione dell’organizzazione del Vertice intergovernativo italo-polacco, la cui terza e ultima edizione si è tenuta a Varsavia nel 2013. I due, però, parleranno con tutta probabilità anche di rapporti politici. Morawiecki con il suo partito PiS (Diritto e Giustizia) fa parte del gruppo Ecr. In autunno la Polonia sarà chiamata al voto e il premier avrà come avversario Donald Tusk (Piattaforma civica) già presidente del Consiglio europeo e leader Ppe fermamente contrario ad accordi con le destre.
La situazione polacca è per questo un esempio di tutte le difficoltà che ci sono per arrivare all’alleanza popolari-conservatori caldeggiata da Meloni. Il tema sarà tra quelli al centro dell’incontro dei Conservatori e riformisti, che si è aperto oggi. “Ecr – ha sottolineato il capo delegazione di Fratelli d’Italia a Strasburgo Carlo Fidanza – esprime tre premier, abbiamo numeri destinati a crescere ovunque, in ogni elezione nazionale svoltasi in Europa negli ultimi mesi il centrodestra ha vinto. È chiaro che l’asse popolari-socialisti non regge più, e anche molti liberali sono insofferenti. Vedremo i numeri alla fine, ma una cosa è certa: Giorgia Meloni come capo del governo italiano e leader dei Conservatori europei sarà al tavolo da protagonista assoluta”. Il problema è che non tutto il Ppe è favorevole all’alleanza, o almeno ci sono settori dei popolari che non vogliono far patti con alcuni dei partiti che fanno parte di Ecr. Così come pesa, nel centrodestra italiano, il ‘veto’ dei popolari – ribadito ieri da Antonio Tajani – su Alternative fur Deutschland e sul Rassemblement National di Marine Le Pen, che stanno nella stessa ‘famiglia’ della Lega, ‘Identità e democrazia’. Un veto che Salvini non ha digerito: “Mi domando – ha attaccato oggi – come qualcuno di centrodestra possa preferire i socialisti, quelli dell’ideologia e degli sbarchi, al centrodestra”.
Alle Europee mancano ancora 12 mesi, ma la partita è già nel vivo, così come mostrano i movimenti in atto – più o meno alla luce del sole – per un ‘bis’ di Ursula von der Leyen e della maggioranza Ppe-Pse che porta il suo nome.
Autonomia, sulla riforma Calderoli la tegola delle dimissioni dal ClepRoma, 4 lug. (askanews) – Il contenuto della lettera con cui lo scorso 26 giugno quattro autorevoli esperti hanno annunciato le loro dimissioni dal Clep, il Comitato per l’individuazione dei Livelli essenziali delle prestazioni da garantire su tutto il territorio nazionale (propedeutici all’attuazione dell’Autonomia regionale differenziata), è piombata come una tegola sul progetto di riforma del ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli.
Non solo per il profilo dei quattro esponenti (Giuliano Amato e Franco Gallo, ex presidenti della Corte Costituzionale, Alessandro Pajno, ex presidente del Consiglio di Stato, e Franco Bassanini, ex ministro della Funzione pubblica), ma anche per la denuncia del fatto che “restano irrisolti alcuni problemi di fondo” del progetto. Secondo i firmatati, infatti, “prima della attribuzione di nuove specifici compiti e funzioni ad alcune Regioni con le corrispondenti risorse finanziarie”, è necessaria “la determinazione di tutti i Lep attinenti all’esercizio di diritti civili e sociali e la definizione del loro finanziamento, secondo i principi e le procedure dell’art. 119 della Costituzione”. Per i quattro esperti, infatti, non è sufficiente basarsi sui precedenti ma occorre che vengano individuati “i nuovi Lep necessari per assicurare effettivamente il superamento delle disuguaglianze territoriali nell’esercizio dei diritti civili e sociali. Vi sono infatti materie nelle quali il legislatore non ha mai proceduto a determinare Lep e molte altre nelle quali questa determinazione è stata parziale. E non è mai stato fatto il lavoro di comparazione complessiva dei Lep con le risorse finanziarie, volta a definire quali livelli essenziali effettivamente sono assicurabili a tutti, senza discriminare nessuno o creare insostenibili oneri per la finanza pubblica”.
Amato, Bassanini, Gallo e Pajno hanno concluso che “finchè non sono stati determinati tutti i Lep, e non sono stati ridefiniti, in relazione ai loro costi standard, gli strumenti e i modi per assicurare a tutte le Regioni una effettiva autonomia tributaria che consenta loro di finanziare integralmente i Lep medesimi, la effettiva portata di quei principi resta indeterminata e indeterminabile”. Il testo della lettera, divenuto pubblico soltanto oggi, ha dato la stura alle critiche delle opposizioni, da sempre contrarie al progetto.
“Le dimissioni di Amato, Bassanini, Gallo e Pajino – ha scritto Marco Sarracino, deputato e responsabile Sud e Coesione della segreteria nazionale del Pd – dovrebbero far riflettere il centrodestra su quanto sia dannosa per l’Italia la loro proposta di autonomia differenziata che lentamente sta naufragando. Cos’altro deve accadere ancora affinchè si fermino? Ormai non si contano più le palesi criticità di un progetto che per quel che ci riguarda non fa altro che aumentare le disuguaglianze sociali e territoriali”. Secondo Mara Carfagna, presidente di Azione, “l’ultimo forte ed autorevole schiaffo all’autonomia differenziata di Calderoli arriva da due ex presidenti della Corte costituzionale, un ex presidente del Consiglio di Stato e un ex ministro. Il colpo da ko a una riforma iniqua e sbagliata, con molteplici criticità e profili di rischio, tra cui il nodo irrisolto del finanziamento di tutti i Lep prima del trasferimento delle competenze alle Regioni e il ricorso all’iniquo criterio della spesa storica”.
Toni simili dal M5s. Secondo Roberto Fico, ex presidente della Camera dei deputati e presidente del Comitato di garanzia del Movimento, “le dimissioni di quattro membri dal Comitato che dovrebbe occuparsi di definire i Livelli essenziali delle prestazioni sono un campanello d’allarme da non trascurare. Il ministro Calderoli dimostra di volere una riforma di parte, utile a soddisfare soltanto i nostalgici della secessione leghista. Questa autonomia si conferma profondamente pericolosa per la tenuta sociale ed economica del Paese”. E per Peppe De Cristofaro, senatore dell’Alleanza Verdi Sinistra, “le dimissioni dei quattro autorevoli esponenti dal Clep rendono necessari ulteriori approfondimenti da parte della Commissione Affari Costituzionali del Senato dove è incardinata la legge voluta dal Ministro Calderoli. Non si può approvare una legge come questa senza aver definito prima il perimetro, i costi e i fabbisogni standard per tutti”. La pubblicazione della lettera e le conseguenti critiche hanno dunque reso inevitabile la presa di posizione del ministro Calderoli. “Sono francamente stupito, sorpreso e rammaricato – ha spiegato il ministro ad Affariitaliani.it -. Mi avevano mandato una lettera segnalandomi che non avrebbero partecipato ulteriormente ai lavori del Clep senza però dirmi che si sarebbero dimessi”. La loro decisione, ha aggiunto il ministro, “mi coglie di sorpresa, avevamo concordato un percorso e di colpo hanno assunto questa posizione”. Ma in ogni caso, ha assicurato Calderoli, il progetto dell’autonomia differenziata non subirà alcuno stop: “Erano 62 membri nel comitato e ora ne restano 58, ancor più motivati nella definizione dei Lep e nel raggiungimento dell’obiettivo. Per la prima volta da 22 anni finalmente si risolve il tema cruciale dei Lep che interessa lo Stato, le Regioni, ogni ente locale e soprattutto i cittadini. Porteremo a casa questo risultato di civiltà. Il governo va avanti, ce ne faremo una ragione delle loro dimissioni, sperando che il gesto non abbia un risvolto squisitamente politico”.
Autonomia, Calderoli dopo le dimissioni dei quattro esperti del comitato: sono sorpreso ma andremo avantiRoma, 4 lug. (askanews) – “Sono francamente stupito, sorpreso e rammaricato trattandosi, non solo di esperti, ma anche di amici ed ex colleghi con cui ho lavorato da decenni. Mi avevano mandato una lettera segnalandomi che non avrebbero partecipato ulteriormente ai lavori del Clep senza però dirmi che si sarebbero dimessi”. Lo afferma il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Roberto Calderoli commentando con Affaritaliani.it le dimissioni di quattro membri dal Comitato Lep.
“Avevamo affrontato il tema dei Livelli essenziali delle prestazioni di tutte le materie e non solo quelle riferite agli enti territoriali, tanto che – spiega il ministro – era stato creato un sottogruppo ad hoc per studiare tutte le altre materie concordando che questa estensione nell’ambito dei Lep non fosse pregiudiziale alla definizione stessa dei Lep delle 23 materie possibilmente oggetto di trasferimento alle Regioni. Quindi questa decisione mi coglie di sorpresa, avevamo concordato un percorso e di colpo hanno assunto questa posizione”. In ogni caso, assicura il ministro, il progetto dell’autonomia differenziata non subirà alcuno stop. “Assolutamente no. Erano 62 membri nel comitato e ora ne restano 58, ancor più motivati nella definizione dei Lep e nel raggiungimento dell’obiettivo. Per la prima volta da 22 anni finalmente si risolve il tema cruciale dei Lep che interessa lo Stato, le Regioni, ogni ente locale e soprattutto i cittadini. Porteremo a casa questo risultato di civiltà. Il governo va avanti, ce ne faremo una ragione delle loro dimissioni, sperando che il gesto non abbia un risvolto squisitamente politico. Mi dispiace per gli altri 58 membri, a partire dal presidente Cassese, che ancora una volta ringrazio per il loro impegno non remunerato, che dovranno lavorare anche per i 4 che si sono dimessi”, conclude Calderoli.
Wimbledon, Alcaraz vince mentre Federer torna sul centrale da reRoma, 4 lug. (askanews) – Carlos Alcaraz parte con il turbo nella seconda giornata di Wimbledon terzo Slam stagionale sui prati dell’All England Club di Londra e che quest’anno distribuirà un montepremi record: 44.700.000 sterline. Lo spagnolo numero uno al mondo è l’unico a completare il suo match in una giornata condizionata dalla pioggia. Sfrutta la copertura del centrale e batte il francese Jeremy Chardy con i parziali di 6-0, 6-2, 7-5. Alcaraz affronterà al 2° turno un altro transalpino, che uscirà dalla sfida tra Muller e Rinderkcnech. Nel giorno di Alcaraz, standing ovation per Roger Federer che torna sul Centrale di Wimbledon per la prima volta dopo l’annuncio del ritiro. Gli organizzatori del terzo Slam della stagione hanno allestito una breve cerimonia dedicando all’ex tennista svizzero un video con i suoi momenti più celebri. Federer, vestito con una elegante giacca marrone, è stato accolto al Royal Box dalla principessa Kate Middleton. Disco rosso causa pioggia per gli italiani. Il derby tricolore tra Matteo Berrettini, n.38 ATP, e Lorenzo Sonego, n.42 ATP, con il secondo avanti un set a zero (7-6). In programma, tempo permettendo anche Matteo Arnaldi, n.80 ATP, contro lo spagnolo Roberto Carballes Baena, n.57 del ranking, e Marco Cecchinato n.89 ATP, sorteggiato al primo turno contro il cileno Nicolas Jarry, n.28 ATP e 25esima testa di serie.