Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Giornata nazionale del gatto: 10-15 mln nelle case degli italiani

Giornata nazionale del gatto: 10-15 mln nelle case degli italianiRoma, 17 feb. (askanews) – L’Italia si conferma tra i paesi che più amano i gatti: se ne stimano nel 2021 tra i 10 e 15 milioni nelle case dei cittadini, tra 700.000 e 1.000.000 quelli liberi presenti nelle colonie feline registrate nelle città italiane e tra 66.000 e 72.000 le persone ufficialmente impegnate nel loro accudimento volontario. Purtroppo però il nostro Paese risulta ancora in forte ritardo nel garantirne benessere e tutela. I principali talloni d’Achille riguardano i ritardi su sterilizzazioni, adozioni e relative campagne.
Nel 2021, stando al focus di Legambiente “A-mici in Città”, – diffuso insieme a un video in occasione della Giornata nazionale del Gatto che si celebra oggi – solo il 34,7% delle amministrazioni comunali dichiara di avere colonie feline presenti sul proprio territorio, solo il 26,4% di sapere quanti gatti ci siano in queste stesse colonie. Tra i comuni che sanno di avere colonie feline, soltanto il 16,4%, dichiara di aver sterilizzato più del 90% dei gatti presenti nelle sue colonie. Sul fronte delle campagne di sterilizzazione, appena il 13,9% dei comuni dichiara di averle fatte e solo il 9,8% ha realizzato campagne per l’adozione di gatti in cerca di casa. Il 5,6% dichiara di avere Gattili sanitari (strutture pubbliche indispensabili per curare gli animali liberi malati o feriti) presenti sul proprio territorio o convenzionati e solo il 3,2% dichiara di avere oasi feline presenti sul proprio territorio.
Dati e ritardi preoccupanti, a cui va aggiunta la mancanza dell’obbligo normativo di anagrafe dei gatti, che ad oggi è solo su basa volontaria, mentre è obbligatoria per i cani. Per questo Legambiente lancia oggi, in occasione della giornata nazionale del gatto, un pacchetto di quattro proposte, chiedendo, in prima battuta, al Ministro della Salute di approvare rapidamente il decreto ministeriale che detta le modalità operative per l’implementazione del Sistema informativo Nazionale degli Animali da Compagnia (SINAC), previsto dal decreto legislativo n. 134/2022, che consentirà l’anagrafe di tutti i gatti domestici. Ai Presidenti di Regione e ai Sindaci, l’associazione ambientalista chiede di realizzare, d’intesa con il Governo, un piano nazionale che preveda: 1) la mappatura completa, entro il 2024, delle colonie feline presenti nei contesti urbani e periurbani; 2) una campagna ad hoc, entro il 2027, di anagrafe e sterilizzazione di tutti gli animali presenti nelle colonie feline; 3) la piena operatività, entro il 2030, di 400 gattili sanitari (uno ogni 150 mila abitanti) per consentire la gestione pubblica sanitaria delle popolazioni di gatti nelle aree urbane e periurbane.
“Dal nostro focus A-Mici in Città, legato all’XI rapporto nazionale Animali in Città a cui ha contribuito un campione di 986 comuni e 42 aziende sanitarie, – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – emerge un quadro di luci e ombre dove, se da una parte si conferma il grande amore che i cittadini hanno per questa specie domestica, dall’altra parte è evidente come questo felino sia poco considerato dalle Istituzioni”. “La maggiore indipendenza del gatto rispetto al cane – aggiunge Antonino Morabito, responsabile benessere animale di Legambiente – non genera, però, meno difficoltà nella sua vita in libertà in città, come testimoniano la presenza di malattie in cuccioli e adulti nei gatti delle colonie, i conflitti con i cani vaganti, i rischi letali lungo strade urbane e periurbane e tante altre emergenze. Tali difficoltà trovano oggi solo parziale risposta grazie alle migliaia di volontarie e volontari che in tutta Italia, mettendoci proprio tempo e risorse economiche, provano ad allievare le tante sofferenze”.
Non mancano gli esempi istituzionali virtuosi. Sul fronte anagrafe, ad esempio la Regione Lombardia, attraverso legge regionale, dal 1° gennaio 2020 ha reso obbligatoria la registrazione di ogni gatto che entra a far parte di una famiglia. Sempre in relazione all’anagrafe felina, nel 2021, il comune di Sant’Angelo in Lomellina (PV) dichiara di avere più di un gatto ogni due cittadini residenti, seguito dal comune di Zeddiani (OR) con poco meno di un gatto ogni due cittadini residenti e dal comune di San Pietro in Cerro (PC) con analoga situazione. Per quanto riguarda le adozioni, nel 2021 il comune di Trieste ha dichiarato il maggior numero di gatti dati in adozione, ben 540, seguito da Pistoia (434) e Prato (230). Parlando di colonie feline, il comune di Napoli ne conta ben 2107, seguita da Ravenna (990) e Carpi, in provincia di Modena, con 853 colonie. Il comune di San Giovanni in Persiceto (BO), invece, dichiara di avere ben tre gattili sanitari, strutture fondamentali per prendersi adeguatamente cura dei gatti liberi malati o feriti.
Nel 2021 Napoli è la città capoluogo con più gatti registrati in anagrafe, ben 80.740 di cui 21.050 in colonie feline. A seguire Taranto con 12.566 gatti e Brescia con 8.902. Nel giorno della giornata nazionale del gatto, Legambiente ha scelto di assegnare la targa “A-Mici in Città” 2023, rivolgendo un sincero e grandissimo grazie, alle volontarie e ai volontari dell’associazione “Mondo Gatto” di Milano che con amore, impegno, costanza e attenzione, da quasi quarant’anni, si prendono cura dei gatti meno fortunati della città meneghina.

Inrl rilancia formalizzazione Patto congiunto professioni contabili

Inrl rilancia formalizzazione Patto congiunto professioni contabiliRoma, 17 feb. (askanews) – Piena adesione dell’Istituto Nazionale Revisori Legali all’appello lanciato nei giorni scorsi dal Ministro del Lavoro, Marina Calderone, alla unitarietà delle professioni contabili, in occasione di un convegno sul Terzo Settore. È il Presidente dell’istituto, Ciriaco Monetta, a ribadire il sostegno al ministro: “Auspichiamo che nel più breve tempo si possa formalizzare l’unitarietà delle tre professioni contabili, dottori commercialisti, revisori legali e consulenti del lavoro, e condividiamo – avendolo anche noi proposto da tempo – il progetto di creare un “unico interlocutore” per interloquire con il Legislatore, le Istituzioni, la classe Politica, il mondo accademico e le altre professioni. Tanto più che è stata già manifestata la piena disponibilità sia da parte del CNDCEC che dal CDL”.
Il Presidente Monetta concorda con il passaggio pronunciato dal Ministro ed ex Presidente CDL, Calderone, che “uniti si vince”, “perché così sarà possibile dare un segnale importante di ripresa e rinascita delle professioni contabili per il bene di professionisti, imprese ed economia del Paese. Sarà l’occasione per dimostrare che i tempi sono cambiati e che è indispensabile adeguarsi all’evoluzione, alle nuove metodologie di lavoro ma principalmente al cambiamento epocale causato dagli ultimi tragici avvenimenti”.
Monetta ha poi aggiunto: “Personalmente credo fermamente che il valore dei rapporti umani è sempre stato e lo sarà ancora di più dopo le recenti tristi esperienze del Covid, della guerra in Ucraina, del terremoto in Turchia e vicende destabilizzanti come il caro energia, l’unica ed immediata soluzione ai tanti problemi che affliggono il nostro Paese mai come in questo momento, i professionisti contabili appaiono indispensabili per la ripartenza dell’economia: dalla delicata scadenza dei bilanci 2022, con gli sforzi per assicurare a molte PMI la continuità aziendale, alla corretta gestione dei 66 miliardi di euro che il Pnrr ha destinato agli Enti Locali”.
E nel ricordare che l’intento comune delle tre professioni contabili è anche quello di avere maggiore forza e rappresentatività, Monetta ha poi concluso: “Sono convinto che questo progetto di unitarietà sia l’unica grande occasione per scrivere il futuro, delle tre categorie, superando l’impasse di contrapposizioni che li ha caratterizzati negli ultimi 20 anni. Oggi più di ieri solo il gioco di squadra può portare al raggiungimento di obiettivi comuni”.

Università Catania, Schifani: giovani priorità, sinergia con atenei

Università Catania, Schifani: giovani priorità, sinergia con atenei

Roma, 17 feb. (askanews) – “I giovani siciliani sono una delle priorità dell’azione del mio governo. Saperi e ricerca sono le chiavi per lo sviluppo della nostra Isola, creare le condizioni per offrire ai nostri studenti formazione di elevata qualità e occasioni di lavoro in Sicilia sono presupposti essenziali per guardare al futuro con ottimismo”. Lo ha sottolineato il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Catania, a cui ha preso parte il ministro Anna Maria Bernini. Presenti anche gli assessori regionali all’Economia, Marco Falcone, e all’Agricoltura, Luca Sammartino.

“Con i rettori degli atenei siciliani abbiamo avviato un percorso per consolidare la sinergia istituzionale. Il mio governo punta a rafforzare le misure per il diritto allo studio, a cominciare dalla creazione di residenze studentesche e dall’aumento delle borse di specializzazione, soprattutto nell’area medica, come abbiamo fatto con la legge di stabilità appena approvata. In più, è necessario mettere al servizio dell’Isola le competenze tecniche delle Università per sfruttare al massimo le risorse del Pnrr e gli altri fondi europei. Con il governo nazionale, oggi rappresentato dal ministro Bernini, sappiamo di potere avviare un cammino condiviso affinché la Sicilia e le sue prestigiose istituzioni accademiche siano sempre più attrattive nei confronti degli studenti siciliani, italiani e stranieri, diventando punto di riferimento nel bacino del Mediterraneo”, ha aggiunto.

“L’Università di Catania opera in una delle aree economicamente più avanzate della Sicilia e deve, sempre più, essere la piattaforma di formazione delle competenze necessarie ad accompagnare i processi di innovazione tecnologica e le nuove sfide produttive. La Regione è al suo fianco anche attraverso le iniziative per la realizzazione di nuove strutture per la residenzialità studentesca e per la didattica, già avviate assieme all’Ateneo e all’Ente regionale per il diritto allo studio”, ha concluso.

Vino, il 26 febbraio Open day a Brescia con denominazioni Brescia-Bergamo

Vino, il 26 febbraio Open day a Brescia con denominazioni Brescia-BergamoMilano, 17 feb. (askanews) – Domenica 26 febbraio l’annuale “Open day” organizzato a Brescia dalla locale delegazione Ais, sarà interamente dedicato ai vini delle Denominazioni di origine protetta delle province di Brescia e Bergamo. La giornata sarà replicata in autunno a Bergamo, a cura della delegazione Ais bergamasca, per sancire il gemellaggio fra le due province nominate “Capitale della Cultura 2023”. Ed è proprio nell’ambito delle attività connesse a questo importante evento, che l’Associazione consorzi tutela vini lombardi a Docg, Doc e Igt (Ascovilo) e l’Associazione italiana sommelier (Ais) si sono alleate per promuovere le tante eccellenze vitivinicole locali.
“Brescia e Bergamo sono province a forte vocazione vitivinicola e non possiamo celebrare la capitale italiana della cultura senza ricordare l’importanza della tradizione agricola di questi territori che è concreta espressione e testimonianza della passione per la ricerca di risultati qualitativi sempre più ambiziosi” ha dichiarato la presidente di Ascovilo, Giovanna Prandini, ricordando che “abbiamo radici comuni ed il nostro compito come associazione dei consorzi di tutela è fare emergere le espressioni originali e inaspettate, le piccole produzioni dei vignaioli e di quelle imprese agricole che hanno scelto la strada della certificazione di qualità che ricordiamo è sinonimo di sicurezza alimentare e conoscenza: l’arte di saper trasformare le uve in vini di pregio”. “Cultura è testimoniare la tradizione di lavoro, di solidarietà, di innovazione enogastronomica in un territorio dalla bellezza inaspettata, tutto da scoprire” ha aggiuno Prandini, concludendo “per questo appuntamento ci rivolgiamo ai Sommelier di Brescia che hanno una storia di formazione permanente e originale che guarda al mondo ma non vuol dimenticare la nostra terra”.
L’Open day Ais di Brescia sarà aperto dalle 10 alle 18.30 negli spazi di via Triumplina 11 con un banco di assaggio con nove denominazioni e oltre cinquanta etichette in degustazione (Valcalepio DOC, Moscato di Scanzo DOCG, Lugana DOC, Valtènesi Riviera del Garda Classico DOC, San Martino della Battaglia DOC, Garda DOC, Capriano del Colle DOC, Botticino DOC, Valcamonica IGT). Alle 11.15 si terrà la prima masterclass, dedicata all’abbinamento tra il tipico “manzo con la spuma all’olio” e tre vini bresciani: Lugana DOC, Valtènesi Riviera del Garda Classico DOC, Garda DOC. La seconda masterclass, alle 14.30, sarà invece dedicata alla degustazione di sei vini bresciani: Lugana DOC, Valtènesi Riviera del Garda Classico DOC, Garda DOC, Capriano del Colle DOC, Botticino DOC, Valcamonica IGT. Alle 15.45 degustazione di sei vini bergamaschi: tre Valcalepio DOC, tre Moscato di Scanzo DOCG, mentre alle 17 toccherà all’abbinamento tra il “cannellone di polenta, cicoria e taleggio” e tre vini Valcalepio DOC.
Quello del 26 febbraio è il primo appuntamento di un percorso che si articolerà in più tappe: la seconda sarà l’8 giugno al Museo Diocesano, con lo spettacolo teatrale di Francesco Quarna e Maurizio Rossato, (protagonisti della programmazione di Radio Deejay) con la collaborazione della giornalista e wine educator Laura Donadoni, in cartellone a Brescia.

Editoria, Serracchiani (Pd): governo si attivi per testate Gedi

Editoria, Serracchiani (Pd): governo si attivi per testate GediTrieste, 17 feb. (askanews) – “Chiediamo al governo di attivarsi con la proprietà per chiarire la situazione delle testate del gruppo Gedi nel nordest e avere rassicurazioni sul mantenimento e l’implementazione della qualità di una rilevante fetta dell’informazione in un territorio strategico. Il ruolo assolto dalle testate radicate in Veneto e Friuli Venezia Giulia è storico e questi quotidiani rimangono un punto di riferimento che non può venire meno per i cittadini e le categorie: eventuali passaggi di proprietà non possono essere sottomessi solo a logiche finanziarie e devono tenere conto dell’interesse pubblico dei mezzi d’informazione e anche dei benefici goduti attraverso l’erogazione di risorse pubbliche”. Lo dichiara la capogruppo del Partito Democratico alla Camera, Debora Serracchiani, in merito alle voci che danno per imminente la vendita delle testate del Nord Est del gruppo Gedi, ovvero Il Piccolo, Messaggero Veneto, Mattino di Padova, Nuova Venezia, Tribuna di Treviso, Corriere delle Alpi, a cui dovrebbe aggiungersi la Gazzetta di Mantova. Testate che oggi vedono i giornalisti in sciopero.

Filippo Brandolini è il nuovo presidente di Utilitalia

Filippo Brandolini è il nuovo presidente di UtilitaliaMilano, 17 feb. (askanews) – Filippo Brandolini è il nuovo presidente di Utilitalia, la federazione delle imprese dei servizi di acqua, ambiente ed energia. Subentra a Michaela Castelli, che ha guidato Utilitalia dal luglio del 2020, e ne porterà a termine il mandato fino al 2024. Brandolini si occupa da oltre vent’anni di servizi pubblici locali e di politiche ambientali, con particolare riferimento alla gestione dei rifiuti. Lo si legge in una nota.
Dal 2009 è presidente di Herambiente, una delle aziende italiane nel settore del trattamento dei rifiuti, controllata dal gruppo Hera. Dal 2013 è componente del Consiglio di Amministrazione di Corepla, mentre dal 2014 al 2015 è stato presidente di Federambiente ed in tale ruolo ha guidato la fusione con Federutility per la costituzione di Utilitalia. Dal 2010 è vicepresidente esecutivo di SGI Europe, associazione europea di rappresentanza delle imprese che forniscono servizi di interesse generale.

Visco invoca unità di intenti Bce, governi e parti sociali eurozona

Visco invoca unità di intenti Bce, governi e parti sociali eurozonaRoma, 17 feb. (askanews) – Nell’area euro serve “unità di intenti” tra governi, banca centrale e parti sociali in questa fase, perché bisogna evitare che si inneschi una “rincorsa” a scaricare lo shock energetico, che invece va considerato come “una tassa da assorbire ineludibile”, tutelando i più vulnerabili. Va evitata una spirale prezzi-salari perché questo spingerebbe la Bce a una linea più restrittiva. E’ l’appello lanciato dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco nel suo intervento al dibattito sul libro dello scomparso Gianni Toniolo, “Storia della Banca d’Italia”, organizzato dall’Università Ca’ Foscari a Venezia.
“I salari reali devono aumentare, per carità, ma deve avvenire attraverso la crescita, gli investimenti e la produttività: questo è cruciale”, ha detto al termine del suo lungo intervento, che ha ripercorso diversi episodi della storia di Bankitalia citati nel libro.
“La Bce, 20 ministri delle Finanze, i sindacati di 20 paesi e le associazioni delle industrie 20 paesi” devono cercare di operare con questa unità di intenti. “La sfida è molto forte – ha riconosciuto Visco – ma secondo me è ineludibile. E se non ci si riesce la politica monetaria progredirà in modo restrittivo”.
Nel quadro attuale di “volatilità estrema” si è verificato questo aumento del prezzo del gas e dell’energia che “è assimilabile a una imposta sulla nostra economia, ma non solo quella italiana: tutta l’economia europea”.
“Parlo da membro del Consiglio direttivo della Bce e con quel cappello – ha proseguito Visco – dico che dobbiamo evitare una ricorsa nel tentativo di spostare questa tassa dall’uno all’altro, la dobbiamo riassorbire e il più in fretta possibile. Se questo significa salari reali negativi è vero, e bisogna redistribuire risorse ai più colpiti. Ma non possiamo aumentare il costo del lavoro a cui poi seguirebbe un aumento dei prezzi”, ha detto Visco in riferimento ai rischi di spirale tanto temuti dai banchieri centrali. “Dobbiamo evitare questo trasferimento, questa propagazione”.

La guida di WEP per sfatare i falsi miti sull’anno scolastico in un paese straniero

La guida di WEP per sfatare i falsi miti sull’anno scolastico in un paese stranieroRoma, 17 feb. (askanews) – Dopo lo scoppio della pandemia, il settore delle esperienze all’estero, e in particolar modo dei viaggi studio, sta vivendo in questi mesi un periodo di rinascita. Tuttavia, nonostante sia viva la voglia nei più giovani di allargare i propri orizzonti ed immergersi nella quotidianità di una nuova cultura, sono ancora molti gli stereotipi che ruotano intorno alla formazione al di là dei confini nazionali. La possibilità di studiare per un semestre o un anno durante il liceo in un paese straniero, informa una nota, è considerata un’occasione unica, ma spesso paure e timori prendono il sopravvento. Si tratta, infatti, di una scelta sfidante sia per i genitori, sia per gli adolescenti, che devono affrontare la prima vera grande ‘prova’ al di fuori della propria comfort zone. Eppure, non c’è nulla di pari valore – che può motivare i giovani a superare i propri limiti e a valorizzarsi come persone – come il venir ‘catapultati’ in una nuova realtà, lontani da punti di riferimento personali e socio-culturali.
Per questo motivo, WEP – organizzazione leader nel settore degli scambi culturali e linguistici nel mondo da ben 34 anni – presenta una guida per sfatare i falsi miti più popolari sui programmi scolastici all’estero, sottolineando il ruolo cruciale dell’educazione – anche e soprattutto internazionale – nella formazione della persona.
La top 10 dei falsi miti: 1. ‘I viaggi studio all’estero sono come andare in vacanza’: lo stereotipo più comune sui viaggi di studio all’estero è associarli più a vacanze che ad esperienze di vita a tutto tondo. Così come studiare nel proprio paese, anche all’estero vengono richiesti impegno e costanza. Sebbene una certa componente divertimento sia assicurata, trascorrere un periodo di studio all’estero durante l’adolescenza è un’ottima occasione per migliorare la propria autonomia, il proprio senso di responsabilità e la propria socialità… in altre parole, aiuta a ‘diventare grandi’.
2. ‘É impossibile recuperare le materie e diplomarsi in tempo’: partire per un semestre o un anno può anche essere frequentemente visto come una perdita di tempo. Niente di più sbagliato: l’immersione culturale e linguistica permetterà di arricchire il proprio bagaglio di conoscenze e competenze a 360°, ancora più velocemente che rimanendo nel ‘nido’ sicuro di casa. Per esempio, si ha la possibilità di imparare discipline non presenti nei curricula italiani o studiare materie più ‘comuni’, come la matematica e la storia, con metodologie di insegnamento alternative e si maturano competenze che aiuteranno gli studenti a recuperare velocemente gli argomenti indispensabili per arrivare alla maturità preparati, anzi con una marcia in più.
3. ‘Non c’è un sistema chiaro di riconoscimento dei voti’: si tratta di un altro luogo comune molto diffuso, ovvero il timore del non riconoscimento dei risultati ottenuti all’estero, dovuto a una scarsa chiarezza nei parametri. Il percorso all’estero e i voti in realtà vengono riconosciuti come parte del proprio percorso formativo proprio dal Ministero dell’Istruzione insieme alle valutazioni tradizionali degli anni passati e successivi. Inoltre, le scuole straniere offrono solitamente un’ampia selezione di corsi e il piano di studi dello studente in visita viene comunicato alla scuola italiana e, in alcuni casi, si formalizza al rientro con l’autenticazione della pagella straniera.
4. ‘In caso di difficoltà sono da solo’: cosa fare in caso di emergenze? Come gestire in autonomia le difficoltà a scuola o in famiglia? Nessuna paura, gli studenti sono seguiti passo per passo in tutte le fasi del programma. WEP offre un’assistenza completa dalla fase pre-partenza al rientro, un vero e proprio percorso formativo dedicato alla preparazione pratica ed emotiva al viaggio studio all’estero. Un soggiorno scolastico all’estero è un’esperienza di crescita e la sicurezza dei ragazzi resta una priorità.
5. ‘Non conoscere la lingua può essere motivo di blocco’: non conoscere o padroneggiare solo superficialmente la lingua del paese ospitante può essere frustrante in un primo momento, ma è proprio l’immersione che favorisce l’apprendimento e il superamento della tanto temuta ‘barriera linguistica’. È proprio questo uno dei grandi vantaggi di questi programmi: la possibilità di imparare a padroneggiare una seconda lingua, così come quella di utilizzare il linguaggio locale a più livelli, familiarizzando anche con terminologie meno comuni in cui difficilmente ci si può imbattere a scuola o in un normale corso di lingua.
6. ‘È impossibile adattarsi così velocemente ad una nuova famiglia’: il valore aggiunto fondamentale di un soggiorno all’esterno è la famiglia ospitante. Trascorrere un periodo di tempo con una famiglia completamente diversa dalla propria (con lingua, cultura, abitudini e caratteri differenti) aiuta a sviluppare una grande apertura mentale: il primo passo per potersi integrare completamente è accettare di uscire dalla propria zona di comfort e partecipare attivamente alla quotidianità della propria host family. Se da un lato non è facile vivere con famiglie straniere, dall’altro non bisogna dimenticare che si tratta di un’esperienza di scambio: il rispetto reciproco, così come la ricerca di compromessi, sono alla base di un rapporto costruttivo e duraturo.
7. ‘Non sarò in grado di superare lo shock culturale’: il senso di disorientamento iniziale è un momento critico tipico di queste esperienze. Non va sottovaluto, ma sicuramente non va temuto. Sebbene ciascuna persona viva le esperienze di vita in modo diverso, è molto probabile che il soggiorno di studio all’estero segua una vera e propria ‘curva di adattamento’. In base alle numerose testimonianze degli studenti che hanno partecipato a programmi di studio all’estero, WEP ha infatti verificato che allo shock culturale delle prime settimane, segue l’adattamento superficiale (si inizia ad abituarsi ai nuovi ritmi e la barriera linguistica si fa più sottile). Dopo i primi mesi, in alcuni casi, si sviluppa un senso di frustrazione (la vita nel paese ospitante non offre più novità, innescando la nostalgia di casa), ma il processo si conclude sempre positivamente con la parte più entusiasmante del soggiorno: l’adattamento reale.
8. ‘Studiare per un semestre o un anno all’estero costa troppo’: l’idea che sia un’esperienza inaccessibile è un elemento che può scoraggiare molti fin dall’iscrizione. Tuttavia, pochi considerano che le spese di mantenimento di un adolescente in Italia sono spesso molto più alte che all’estero: in molti paesi, infatti, le scuole offrono sport e attività senza costi aggiuntivi. A conti fatti, quindi, avere un figlio all’estero non è tanto più costoso di averlo a casa. Inoltre, le borse di studio messe a disposizione per chi sceglie di partire agevolano gli studenti più meritevoli, aiutando così le famiglie a sostenere le spese. Nel 2022, WEP ha aumentato il numero delle borse di studio del 500%, oltre al valore complessivo, rendendo il periodo all’estero accessibile ad un numero ancora maggiore di adolescenti.
9. ‘E se non mi piace il cibo?’: il cibo è una componente fondamentale della cultura italiana, che in molti hanno difficoltà a lasciare per un periodo di tempo anche limitato. Un luogo comune ‘italiano’ è che la nostra cucina sia la migliore del mondo, ma, in realtà, ogni Paese ha una propria cultura culinaria tutta da scoprire. Quale occasione migliore per farlo, se non durante un’esperienza immersiva come un semestre o un anno di studio all’estero?
10. ‘Il ritorno sarà traumatico’: tornare a casa dopo una bella esperienza, tanto attesa e desiderata, non è mai semplice e può suscitare una certa dose di sentimenti contrastanti. Ciononostante, occorre fare tesoro delle conoscenze e competenze apprese e ricordarsi che da quel momento si avrà per sempre una seconda famiglia ‘lontano da casa’.
‘Agli studenti che vogliono fare un programma scolastico all’estero chiediamo quali siano le loro più grandi paure legate all’esperienza che stanno per intraprendere, nella maggior parte dei casi (85%) le preoccupazioni più grandi sono legate alla sfera affettiva: da un lato la paura di non riuscire a legare con la famiglia ospitante o con i nuovi compagni di scuola, dall’altro la paura di lasciare il gruppo di amici in Italia’ afferma Diana Frattini, Head of Marketing di WEP Italia. ‘Sono timori legittimi e sani che si manifestano con la presa di coscienza di doversi mettere in gioco anche da un punto di vista relazionale. Per questo uno degli obiettivi del percorso di formazione che facciamo insieme ai ragazzi è proprio quello di insegnare loro a gestire eventuali momenti di difficoltà, anche legati all’inserimento nella realtà locale o alla nostalgia di famiglia e amici. È molto bello ed emozionante vedere come sia gli studenti che i loro genitori si stupiscano della capacità di adattamento e delle risorse che riescono a mettere in campo quando sono lontani da casa. Alla fine, le paure iniziali si trasformano in punti di forza che contribuiscono alla loro crescita’.

Siccità, Gelmini (Az): Cabina regia governo coinvolga enti locali

Siccità, Gelmini (Az): Cabina regia governo coinvolga enti localiRoma, 17 feb. (askanews) – “È emergenza siccità. Il lago di Garda è ai minimi storici: è da almeno 35 anni che non c’era così poca acqua in inverno. Viviamo una stagione senza pioggia e con poca neve, sull’agricoltura rischiano di esserci pesanti ripercussioni. La proposta del ministro Lollobrigida di una cabina di regia nazionale sul tema potrebbe dare un contributo importante, a patto che vengano coinvolte anche Regioni ed enti locali e che non sia l’ennesimo escamotage per prendere tempo e non decidere. Abbiamo il dovere di salvare i raccolti, le aziende, i sacrifici di tanti agricoltori e produttori italiani. Abbiamo il dovere di salvaguardare la risorsa idrica di cui disponiamo, con una pianificazione a medio e lungo termine. E non cogliere l’opportunità del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza anche per affrontare il tema della gestione dell’acqua in modo strutturale sarebbe un grave errore”. Lo scrive sui social Mariastella Gelmini, vicesegretario e portavoce di Azione.

Turismo, a Dubai 14,36 milioni visitatori internazionali nel 2022

Turismo, a Dubai 14,36 milioni visitatori internazionali nel 2022Roma, 17 feb. (askanews) – Secondo gli ultimi dati del Dubai’s Department of Economy and Tourism (DET), Dubai ha accolto 14,36 milioni i visitatori internazionali nel 2022, segnando un incremento del 97% rispetto ai 7,28 milioni di arrivi turistici nel 2021. Del totale sono stati ben 212.000 gli italiani che hanno visitato la città emiratina nel 2022, pari a un aumento del 100% rispetto al 2021. Questo trend positivo ha permesso alla destinazione di superare i livelli di ripresa del turismo globale e regionale, contribuendo a raggiungere l’obiettivo dell’Agenda economica di Dubai D33 lanciata da Sua Altezza lo sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum, Vice Presidente e Primo Ministro degli Emirati Arabi Uniti e Governatore di Dubai, per consolidare lo status di Dubai come una delle prime tre città del mondo per viaggi e affari.
“L’eccezionale incremento dell’afflusso di visitatori – dichiara ha dichiarato lo Sceicco Hamdan bin Mohammed bin Rashid Al Maktoum, Principe Ereditario di Dubai e Chairman del Consiglio Esecutivo di Dubai – riflette la continua evoluzione di Dubai come una delle città più connesse e la sua determinazione a diventare leader nel mondo delle infrastrutture adibite all’ospitalità e i servizi. L’elevata crescita dimostra al mondo che non ci adagiamo mai sui nostri successi e lavoriamo costantemente per aumentare i nostri parametri di riferimento. Sono fiducioso che Dubai sarà un catalizzatore per la crescita del turismo globale e l’accessibilità legata al viaggio negli anni a venire”.
Avvicinandosi ai 16,73 milioni di visitatori pre-pandemia registrati nel 2019, la performance turistica di Dubai nel 2022 ha convalidato la sua posizione di destinazione globale No.1 ai Tripadvisor Travellers’ Choice Awards 2023 per il secondo anno consecutivo, diventando la seconda città nella storia ad aver raggiunto questo traguardo. Gli ultimi dati della United Nations World Tourism Organization (UNWTO) mostrano che i viaggi turistici internazionali nel 2022 sono stati inferiori del 37% rispetto al 2019. Il Medio Oriente ha registrato il più forte incremento relativo, con arrivi che raggiungono l’83% dei numeri pre-pandemici. Dubai ha superato i barometri turistici di ripresa sia globali che regionali, con un numero di visitatori nel 2022 che hanno raggiunto l’86% dei livelli pre-pandemici.
“In linea con la visione dello sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum, di rendere Dubai la destinazione più visitata del mondo – ha detto Helal Saeed Almarri, Direttore Generale del Dipartimento di Economia e Turismo di Dubai – le performance del nostro settore nel 2022 mostrano gli straordinari progressi compiuti dalla città negli ultimi due anni. Mentre l’economia globale rimane in uno stato di flusso, Dubai è emersa come un chiaro leader nel settore del turismo. Le performance positive testimoniano il ruolo crescente di Dubai come attore di primo piano nella ripresa del turismo globale. L’impulso positivo dimostra anche che il turismo contribuisce in modo significativo alla crescita economica della città e allo sviluppo sostenibile, avvicinandosi sempre di più all’obiettivo dell’Agenda economica di Dubai D33 per rafforzare lo status di Dubai come una delle prime tre città del mondo per il turismo e le imprese”.
La performance positiva del 2022 presenta alcuni picchi notevoli nei tradizionali mercati chiave di Dubai e una forte crescita nei mercati emergenti. Dubai è rimasta una destinazione di viaggio sicura per i visitatori provenienti dai mercati di riferimento della città.
Da una prospettiva regionale, gli stati dell’Europa occidentale e le regioni del CCG hanno rappresentato ciascuna una quota del 21% degli arrivi. L’area del GCC in particolare ha visto un aumento esponenziale degli arrivi passando dal 13% nel 2021 al 21% dello scorso anno. L’Asia meridionale ha contribuito per il 17% dei volumi totali, mentre segue la regione MENA con il 12%, rafforzando ulteriormente l’attrattività di Dubai per i turisti dei mercati di prossimità. Le Americhe hanno rappresentato il 7% degli arrivi, mentre l’Asia del Nord, il Sud-Est asiatico e l’Africa hanno contribuito per il 5% ciascuno e l’Australasia per il 2%.