Zangrillo: in due anni faremo 320mila assunzioni nella PaRoma, 16 mag. (askanews) – “Abbiamo previsto un piano di assunzioni di circa 3mila persone, due terzi delle quali per il comparto difesa e sicurezza. Numeri che vanno oltre al turnover per il quale abbiamo inserito circa 157mila persone nel 2022 e nel 2023 abbiamo come obiettivo quello di assumerne oltre 170mila. Sono 320 mila dipendenti in due anni”. Lo dice a Il Messaggero, Paolo Zangrillo, ministro della Pubblica Amministrazione.
“L’investimento più grande che possiamo fare è sulle competenze. Trovo assurdo che il tempo medio dedicato alla formazione dai nostri dipendenti sia di appena un giorno pro-capite l’anno”, sottolinea. Si tratta di “un dato insufficiente, soprattutto se consideriamo le grandi sfide che abbiamo di fronte. Per questo è stata emanata una direttiva, che triplica il tempo medio dedicato alla formazione e che la lega a vantaggi professionali e percorsi di carriera”.
Al primo turno 4 capoluoghi al centrodestra e 2 al centrosinistraRoma, 16 mag. (askanews) – Sondrio, Treviso, Latina, Imperia al centrodestra, Brescia e Teramo al centrosinistra. Sono questi i capoluoghi di provincia al voto che al primo turno, nonostante in alcuni casi manchi ancora qualche sezione da scrutinare, fanno segnare un risultato definitivo sul nome del primo cittadino. Clamoroso il dato di Pisa, dove veniva data per certa la vittoria del centrodestra al primo turno ma al termine delle operazioni di scrutinio il candidato del centrodestra Michele Conti ha mancato di un soffio la vittoria, fermandosi al 49,96% dei consensi. Paolo Martinelli, del centrosinistra, lo sfiderà al ballottaggio partendo da un più modesto 41,12%.
Ad Imperia viene confermato il sindaco uscente, l’ex ministro Claudio Scajola, con il 62,9% dei voti, davanti al vicecommissario Ivan Bracco, espressione del centrosinistra, al 22,5%. La candidata del centrodestra, Matilde Celentano, ha fatto man bassa di voti a Latina, surclassando, con il 70,4% delle preferenze, Damiano Coletta, ex sindaco di centrosinistra, fermo al 29,5%. Non cambia l’inquilino al comune di Sondrio, Marco Scaramellini, sindaco uscente del centrodestra, è stato confermato con il 57,8% dei voti. Staccato il candidato del centrosinistra Simone Del Curto, che si è attestato al 39,2%. Anche al comune di Treviso non cambia il primo cittadino: Marco Conte, sindaco uscente del centrodestra ha ottenuto il 64,7% dei voti. Distaccato di molto Giorgio De Nardi, del centrosinistra, fermo al 28,2%. A Brescia, affermazione di Laura Castelletti, attuale vicesindaco, del centrosinistra, che con il 54,8% dei voti ha superato Fabio Rolfi (41,6%)del centrodestra e che per l’evento conclusivo della campagna elettorale aveva avuto il sostegno in presenza anche della premier Giorgia Meloni.
A Teramo la coalizione Pd-M5s ha portato a casa il successo del sindaco uscente, Gianguido D’Alberto, grazie al 54,4% dei voti. Carlo Antonetti, del centrodestra, si è fermato al 36,4%. Oltre all’inaspettata Pisa vanno al ballottaggio, in programma il 28 e 29 maggio, gli altri sei capoluoghi, a cominciare da Ancona, con il candidato del centrodestra, Daniele Silvetti in testa con il 45,1% delle preferenze, davanti alla sindaca uscente del centrosinistra, Ida Simonella, con il 41,2%. A Brindisi la lotta per la poltrona di primo cittadino sarà tra Giuseppe Marchionna del centrodestra al 43,7% e Roberto Fusco, espressione di Pd e M5s, al 33,5. A Siena, il duello vedrà la candidata del centrodestra Nicoletta Fabio (30,51%) e quella del centrosinistra Anna Ferretti (28,75%).
A Massa, dove il centrodestra si è presentato diviso, sono stati premiati il candidato di Lega e Forza Italia, Francesco Persiani (35,42%), ed Enzo Ricci (29,95%), sostenuto dal centrosinistra. Fuori dal ballottaggio Marco Guidi (19,99%) con Fratelli d’Italia, Noi Moderati e Nuovo Psi. Le urne di Terni hanno premiato Orlando Masselli del centrodestra con 35,7%, e Stefano Bandecchi, di Alternativa popolare. Il patron di Unicusano e della Ternana calcio ha ottenuto il 28,2%. Resta fuori dal ballottaggio, per la prima volta il centrosinistra che con Josè Maria Kenny si è fermato al 21,9%.
A Vicenza il ballottaggio sarà tra Giacomo Possamai, capogruppo Pd alla Regione Veneto, sostenuto da quattro liste civiche, arrivato al 46,1% e Francesco Rucco, espressione dal centrodestra con il 44,1%.
Meloni al Consiglio d’Europa.Focus Ucraina(E forse vede Macron)Reykjavik, 15 mag. (askanews) – In primo piano ci sarà l’Ucraina. E non potrebbe essere altrimenti visto che è stata proprio la necessità di aumentare la “capacità di contribuire alla nostra sicurezza democratica condivisa” e dare una risposta alla “barbara” aggressione russa, ad aver dato la spinta decisiva per convocare la riunione. Domani a Reykjavik si incontreranno i 46 capi di Stato e di governo che aderiscono al Consiglio d’Europa, di cui non fa più parte proprio Mosca: già il 25 febbraio, poche ore dopo l’invasione dell’Ucraina, il comitato dei ministri del Consiglio ha deciso la sospensione della Russia mentre l’espulsione vera e propria è avvenuta il 16 marzo.
Si tratta del quarto vertice della storia di questa organizzazione, che pure esiste dal 1949. L’ultimo summit di questo livello si è tenuto nel 2005, ben 18 anni fa a Varsavia, peraltro esattamente negli stessi giorni: 16 e 17 maggio. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è attesa – insieme agli altri leader – a partire dalle 17, all’Harpa, la sala concerti e centro congressi che ospiterà il vertice. Ci arriverà con il biglietto da visita di un sostegno all’Ucraina e della collocazione atlantista che sin dall’inizio è stato uno dei capisaldi della politica estera del suo governo, nonostante gli atteggiamenti ambigui dei suoi alleati, in primis della Lega e di Matteo Salvini. Un sostegno che è stato rinsaldato durante la recente visita del presidente Zelensky a Roma durante il tour europeo che lo ha portato anche a Berlino, Parigi e Regno Unito. Momento centrale del vertice sarà la sessione inaugurale che, spiegano fonti italiane, “rappresenta l’occasione per ribadire l’unità intorno ai valori democratici”. Alla cerimonia di apertura interverrà proprio il presidente dell’Ucraina, seguiranno poi i discorsi del presidente francese, Emmanuel Macron, del Cancelliere tedesco, Olaf Scholz, della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e del primo ministro britannico, Rishi Sunak. Subito dopo si terranno cinque tavole rotonde che si svolgeranno in contemporanea: la premier parteciperà e interverrà a quella dedicata al ‘Contrasto alle sfide derivanti dai nuovi diritti umani emergenti’. In serata dovrebbe ripartire alla volta del Giappone per partecipare al G7.
Ma vista la platea dei partecipanti, il vertice sarà occasione anche per incontri bilaterali. Uno tra tutti, quello con il presidente francese Emmanuel Macron che, come confermato anche dall’Eliseo, si dovrebbe tenere nel corso di questa settimana, già a Reykjavik o più probabilmente a margine del vertice dei 7 Grandi ad Hiroshima del prossimo fine settimana. Una opportunità forse di disgelo dopo l’ennesimo scontro tra i due Paesi sul tema dei migranti, alimentato dalle recenti dichiarazioni prima del ministro dell’Interno di Parigi Gerald Darmanin e poi di Stephane Sejournè, capo di Renaissance, il partito di Macron. Accuse di “disumanità” nel gestire la questione che Giorgia Meloni ha bollato come attacchi strumentali fatti a “uso interno”. Ma è sul fronte del sostegno all’Ucraina che il vertice porterà a casa il suo risultato più significativo. Durante la due giorni, come confermato nella dichiarazione congiunta al termine dell’incontro tra Meloni e Zelensky, ci sarà l’annuncio dell’istituzione di un ‘Registro dei danni’ causati dall’aggressione russa in Ucraina. L’accordo – sottolineano fonti italiane – è uno “strumento di cooperazione intergovernativa, aperto anche a Stati terzi”, tanto che ci si attende, tra le altre, anche l’desione di Stati Uniti e Giappone.
Il registro – si rimarca – è un “primo passo verso la creazione di un meccanismo di internazionale di compensazione economica dei danni subiti dall’Ucraina che consentirà di chiamare la Russia a rispondere delle sue responsabilità e una prova concreta di assistenza a Kiev”. Ma ci sono altri due punti che sono stati esplicitati recentemente dalla segretaria generale dell’organizzazione, Marija Pejcinovic Buric. Uno è “il sostegno dell’Ufficio del Procuratore generale nelle indagini sui crimini di guerra e su gravi violazioni dei diritti umani”, l’altro “il sostegno a sforzi internazionali per istituire un Tribunale speciale sul reato di aggressione”. “Il Consiglio d’Europa – ha spiegato – si mobilita e continuerà a mobilitarsi per riconoscere le responsabilità della Russia per i reati e le azioni illegali che ha commesso. Operando insieme, garantiremo che venga fatta giustizia”.
Ma a 18 anni dall’ultimo vertice dei capi di Stato e di governo, il summit di Reykjavik sarà occasione per il Consiglio d’Europa di ripensare se stesso e di proiettare il suo ruolo nel futuro. Negli anni ha spesso scontato la confusione dei non addetti ai lavori con il Consiglio europeo. D’altra parte, il dibattito sul rapporto tra l’organizzazione e le istituzioni di Bruxelles non è nuovo. Già nella riunione di Varsavia, infatti, Jean Claude Junker, all’epoca primo ministro del Lussemburgo, spiegava che “le rivalità tra il Consiglio d’Europa e l’Unione Europea non hanno ragione di esistere, quando si tratta di istanze fondamentali” e anzi “le due organizzazioni sono “di grande complementarità”. Nel frattempo, però, all’elenco se n’è aggiunta un’altra, che peraltro conta più o meno sull’adesione degli stessi Stati, ossia la Comunità politica europea, nata nel 2022 su proposta di Macron: per il 1 giugno è in programma un vertice e Chisinau, in Moldova. Non a caso, dunque, tra i propositi del vertice di Reykjavik c’è quello di “riorientare la sua missione alla luce delle nuove minacce ai diritti umani, la promozione della democrazia e la tutela dello stato di diritto”.Al termine del vertice verrà adottata una dichiarazione politica, dunque l’Islanda cederà la presidenza del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa alla Lettonia.
Elezioni comunali, al primo turno cinque sindaci vanno al centrodestra e due al centrosinistraRoma, 15 mag. (askanews) – Sondrio, Treviso, Latina, Imperia e Pisa al centrodestra, Brescia e Teramo al centrosinistra. Sono questi i capoluoghi di provincia al voto che al primo turno vanno verso un risultato definitivo sul nome del primo cittadino. Ad Imperia viene confermato il sindaco uscente, l’ex ministro Claudio Scajola, con il 61,69% dei voti, davanti al vicecommissario Ivan Bracco, espressione del centrosinistra, al 22,7%. La candidata del centrodestra, Matilde Celentano, ha fatto man bassa di voti a Latina, surclassando, con il 70% delle preferenze, Damiano Coletta, ex sindaco di centrosinistra. Non cambia l’inquilino al comune di Sondrio, Marco Scaramellini, sindaco uscente del centrodestra, è stato confermato con il 59,59% dei voti. Staccato il candidato del centrosinistra Simone Del Curto, che si è attestato al 37,02%.
Anche al comune di Treviso non cambia il primo cittadino: Marco Conte, sindaco uscente del centrodestra ha ottenuto il 64,91% dei voti. Distaccato di molto Giorgio De Nardi, del centrosinistra fermo al 27,9%. A Brescia, affermazione di Laura Castelletti, attuale vicesindaco, del centrosinistra, che con il 54,9% dei voti ha superato Fabio Rolfi (41,6%)del centrodestra e che per l’evento conclusivo della campagna elettorale aveva avuto il sostegno in presenza anche della premier Giorgia Meloni. A Teramo la coalizione Pd-M5s ha portato a casa il successo del sindaco uscente, Gianguido D’Alberto, grazie al 53,5% dei voti, Carlo Antonetti del centrodestra si è fermato al 38%. Michele Conti, sindaco uscente di Pisa, è quasi certo della riconferma grazie al sostegno di una larga coalizione di centrodestra, con il 51,84% dei voti. Paolo Martinelli, del centrosinistra è al 40,1%.
Vanno al ballottaggio, in programma il 28 e 29 maggio, gli altri sette capoluoghi, a cominciare da Ancona, con il candidato del centrodestra, Daniele Silvetti in testa con il 45,87% delle preferenze, davanti alla sindaca uscente del centrosinistra, Ida Simonella, con il 40,89%. A Brindisi la lotta per la poltrona di primo cittadino sarà tra Giuseppe Marchionna del centrodestra al 45,42% e Roberto Fusco, espressione di Pd e M5s, al 32,25. A Siena, il duello vedrà la candidata sindaca del centrosinistra, Anna Ferretti, al 30,89% dei voti Nicoletta Fabio, sostenuta dalla coalizione del centrodestra, al 2,8%. A Massa, dove il centrodestra si è presentato diviso, sono stati premiati il candidato di Lega e Forza Italia, Francesco Persiani (33,7%), ed Enzo Ricci (30,4%), sostenuto dal centrosinistra. Fuori dal ballottaggio Marco Guidi (20,4%) con Fratelli d’Italia, Noi Moderati e Nuovo Psi. Le urne di Terni hanno premiato Orlando Masselli del centrodestra con 34,34%, e Stefano Bandecchi, di Alternativa popolare. Il patron di Unicusano e della Ternana calcio ha ottenuto il 29,08%. Resta fuori dal ballottaggio, per la prima volta il centrosinistra che con Josè Maria Kenny si è fermato al 22,19%. A Vicenza il ballottaggio sarà tra Giacomo Possamai, capogruppo Pd alla Regione Veneto, sostenuto da quattro liste civiche, arrivato al 45,9% e Francesco Rucco, espressione dal centrodestra con il 44,1%.
Al primo turno 5 Sindaci al centrodestra e 2 al centrosinistraRoma, 15 mag. (askanews) – Sondrio, Treviso, Latina, Imperia e Pisa al centrodestra, Brescia e Teramo al centrosinistra. Sono questi i capoluoghi di provincia al voto che al primo turno vanno verso un risultato definitivo sul nome del primo cittadino.
Ad Imperia viene confermato il sindaco uscente, l’ex ministro Claudio Scajola, con il 61,69% dei voti, davanti al vicecommissario Ivan Bracco, espressione del centrosinistra, al 22,7%. La candidata del centrodestra, Matilde Celentano, ha fatto man bassa di voti a Latina, surclassando, con il 70% delle preferenze, Damiano Coletta, ex sindaco di centrosinistra. Non cambia l’inquilino al comune di Sondrio, Marco Scaramellini, sindaco uscente del centrodestra, è stato confermato con il 59,59% dei voti. Staccato il candidato del centrosinistra Simone Del Curto, che si è attestato al 37,02%. Anche al comune di Treviso non cambia il primo cittadino: Marco Conte, sindaco uscente del centrodestra ha ottenuto il 64,91% dei voti. Distaccato di molto Giorgio De Nardi, del centrosinistra fermo al 27,9%. A Brescia, affermazione di Laura Castelletti, attuale vicesindaco, del centrosinistra, che con il 54,9% dei voti ha superato Fabio Rolfi (41,6%)del centrodestra e che per l’evento conclusivo della campagna elettorale aveva avuto il sostegno in presenza anche della premier Giorgia Meloni. A Teramo la coalizione Pd-M5s ha portato a casa il successo del sindaco uscente, Gianguido D’Alberto, grazie al 53,5% dei voti, Carlo Antonetti del centrodestra si è fermato al 38%. Michele Conti, sindaco uscente di Pisa, è quasi certo della riconferma grazie al sostegno di una larga coalizione di centrodestra, con il 51,84% dei voti. Paolo Martinelli, del centrosinistra è al 40,1%. Vanno al ballottaggio, in programma il 28 e 29 maggio, gli altri sette capoluoghi, a cominciare da Ancona, con il candidato del centrodestra, Daniele Silvetti in testa con il 45,87% delle preferenze, davanti alla sindaca uscente del centrosinistra, Ida Simonella, con il 40,89%. A Brindisi la lotta per la poltrona di primo cittadino sarà tra Giuseppe Marchionna del centrodestra al 45,42% e Roberto Fusco, espressione di Pd e M5s, al 32,25. A Siena, il duello vedrà la candidata sindaca del centrosinistra, Anna Ferretti, al 30,89% dei voti Nicoletta Fabio, sostenuta dalla coalizione del centrodestra, al 2,8%.
A Massa, dove il centrodestra si è presentato diviso, sono stati premiati il candidato di Lega e Forza Italia, Francesco Persiani (33,7%), ed Enzo Ricci (30,4%), sostenuto dal centrosinistra.Fuori dal ballottaggio Marco Guidi (20,4%) con Fratelli d’Italia, Noi Moderati e Nuovo Psi. Le urne di Terni hanno premiato Orlando Masselli del centrodestra con 34,34%, e Stefano Bandecchi, di Alternativa popolare. Il patron di Unicusano e della Ternana calcio ha ottenuto il 29,08%. Resta fuori dal ballottaggio, per la prima volta il centrosinistra che con Josè Maria Kenny si è fermato al 22,19%.
A Vicenza il ballottaggio sarà tra Giacomo Possamai, capogruppo Pd alla Regione Veneto, sostenuto da quattro liste civiche, arrivato al 45,9% e Francesco Rucco, espressione dal centrodestra con il 44,1%,
Euro digitale, Gentiloni: a fine giugno proposta Commissione UeRoma, 15 mag. (askanews) – La commissione europea formalizzerà la sua proposta sulla creazione dell’euro digitale a fine giugno. Lo ha annunciato il commissario europeo all’economia, Paolo Gentiloni durante la conferenza stampa al termine dell’eurogruppo. “Siamo nella fase finale dei preparativi e ci attendiamo di presentare la proposta alla fine del mese prossimo”, ha detto.
Gentiloni ha riferito che nelle riunioni di oggi si è discusso delle valute digitali delle banche centrali e di come utilizzare un euro digitale nei pagamenti internazionali al dettaglio e di come questo possa aumentare il ruolo internazionale dell’euro. “Questo può arrecare benefici alle relazioni commerciali, ridurre i rischi sui cambi e in definitiva rafforzare la nostra sovranità”, ha sostenuto. L’eurocommissario ha puntualizzato che la proposta si focalizzerà anche su questi elementi chiave.
Meloni al Consiglio d’Europa. Focus sull’Ucraina (e forse la premier vedrà Macron)Reykjavik, 15 mag. (askanews) – In primo piano ci sarà l’Ucraina. E non potrebbe essere altrimenti visto che è stata proprio la necessità di aumentare la “capacità di contribuire alla nostra sicurezza democratica condivisa” e dare una risposta alla “barbara” aggressione russa, ad aver dato la spinta decisiva per convocare la riunione. Domani a Reykjavik si incontreranno i 46 capi di Stato e di governo che aderiscono al Consiglio d’Europa, di cui non fa più parte proprio Mosca: già il 25 febbraio, poche ore dopo l’invasione dell’Ucraina, il comitato dei ministri del Consiglio ha deciso la sospensione della Russia mentre l’espulsione vera e propria è avvenuta il 16 marzo.
Si tratta del quarto vertice della storia di questa organizzazione, che pure esiste dal 1949. L’ultimo summit di questo livello si è tenuto nel 2005, ben 18 anni fa a Varsavia, peraltro esattamente negli stessi giorni: 16 e 17 maggio. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è attesa – insieme agli altri leader – a partire dalle 17, all’Harpa, la sala concerti e centro congressi che ospiterà il vertice. Ci arriverà con il biglietto da visita di un sostegno all’Ucraina e della collocazione atlantista che sin dall’inizio è stato uno dei capisaldi della politica estera del suo governo, nonostante gli atteggiamenti ambigui dei suoi alleati, in primis della Lega e di Matteo Salvini. Un sostegno che è stato rinsaldato durante la recente visita del presidente Zelensky a Roma durante il tour europeo che lo ha portato anche a Berlino, Parigi e Regno Unito. Momento centrale del vertice sarà la sessione inaugurale che, spiegano fonti italiane, “rappresenta l’occasione per ribadire l’unità intorno ai valori democratici”. Alla cerimonia di apertura interverrà proprio il presidente dell’Ucraina, seguiranno poi i discorsi del presidente francese, Emmanuel Macron, del Cancelliere tedesco, Olaf Scholz, della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e del primo ministro britannico, Rishi Sunak. Subito dopo si terranno cinque tavole rotonde che si svolgeranno in contemporanea: la premier parteciperà e interverrà a quella dedicata al “Contrasto alle sfide derivanti dai nuovi diritti umani emergenti”. In serata dovrebbe ripartire alla volta del Giappone per partecipare al G7.
Ma vista la platea dei partecipanti, il vertice sarà occasione anche per incontri bilaterali. Uno tra tutti, quello con il presidente francese Emmanuel Macron che, come confermato anche dall’Eliseo, si dovrebbe tenere nel corso di questa settimana, già a Reykjavik o più probabilmente a margine del vertice dei 7 Grandi ad Hiroshima del prossimo fine settimana. Una opportunità forse di disgelo dopo l’ennesimo scontro tra i due Paesi sul tema dei migranti, alimentato dalle recenti dichiarazioni prima del ministro dell’Interno di Parigi Gerald Darmanin e poi di Stephane Sejournè, capo di Renaissance, il partito di Macron. Accuse di “disumanità” nel gestire la questione che Giorgia Meloni ha bollato come attacchi strumentali fatti a “uso interno”. Ma è sul fronte del sostegno all’Ucraina che il vertice porterà a casa il suo risultato più significativo. Durante la due giorni, come confermato nella dichiarazione congiunta al termine dell’incontro tra Meloni e Zelensky, ci sarà l’annuncio dell’istituzione di un ‘Registro dei danni’ causati dall’aggressione russa in Ucraina. L’accordo – sottolineano fonti italiane – è uno “strumento di cooperazione intergovernativa, aperto anche a Stati terzi”, tanto che ci si attende, tra le altre, anche l’desione di Stati Uniti e Giappone.
Il registro – si rimarca – è un “primo passo verso la creazione di un meccanismo di internazionale di compensazione economica dei danni subiti dall’Ucraina che consentirà di chiamare la Russia a rispondere delle sue responsabilità e una prova concreta di assistenza a Kiev”. Ma ci sono altri due punti che sono stati esplicitati recentemente dalla segretaria generale dell’organizzazione, Marija Pejcinovic Buric. Uno è “il sostegno dell’Ufficio del Procuratore generale nelle indagini sui crimini di guerra e su gravi violazioni dei diritti umani”, l’altro “il sostegno a sforzi internazionali per istituire un Tribunale speciale sul reato di aggressione”. “Il Consiglio d’Europa – ha spiegato – si mobilita e continuerà a mobilitarsi per riconoscere le responsabilità della Russia per i reati e le azioni illegali che ha commesso. Operando insieme, garantiremo che venga fatta giustizia”.
Ma a 18 anni dall’ultimo vertice dei capi di Stato e di governo, il summit di Reykjavik sarà occasione per il Consiglio d’Europa di ripensare se stesso e di proiettare il suo ruolo nel futuro. Negli anni ha spesso scontato la confusione dei non addetti ai lavori con il Consiglio europeo. D’altra parte, il dibattito sul rapporto tra l’organizzazione e le istituzioni di Bruxelles non è nuovo. Già nella riunione di Varsavia, infatti, Jean Claude Junker, all’epoca primo ministro del Lussemburgo, spiegava che “le rivalità tra il Consiglio d’Europa e l’Unione Europea non hanno ragione di esistere, quando si tratta di istanze fondamentali” e anzi “le due organizzazioni sono “di grande complementarità”. Nel frattempo, però, all’elenco se n’è aggiunta un’altra, che peraltro conta più o meno sull’adesione degli stessi Stati, ossia la Comunità politica europea, nata nel 2022 su proposta di Macron: per il 1 giugno è in programma un vertice e Chisinau, in Moldova. Non a caso, dunque, tra i propositi del vertice di Reykjavik c’è quello di “riorientare la sua missione alla luce delle nuove minacce ai diritti umani, la promozione della democrazia e la tutela dello stato di diritto”.Al termine del vertice verrà adottata una dichiarazione politica, dunque l’Islanda cederà la presidenza del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa alla Lettonia.
Comunali, Schlein chiama Castelletti che vince a Brescia. A Imperia l’ex ministro Scajola verso la riconfermaRoma, 15 mag. (askanews) – Gli scrutini sono ancora in corso, ma alcuni risultati importanti di questa tornata di elezioni comunali già si delineano.
Elly Schlein ha telefonato a Laura Castelletti, la candidata del centrosinistra a sindaco di Brescia, per congratularsi per la vittoria al primo turno. Lo scrutinio è ancora in corso, ma il distacco è ormai incolmabile e la leader Pd ha chiamato per rallegrarsi. La Castelletti succede a Emilio Del Bono, che ha guidato la città dal 2013 ad oggi. A Imperia, l’unico capoluogo di provincia della Liguria chiamato al voto in questa tornata di elezioni amministrative, il sindaco uscente ed ex ministro Claudio Scajola verrà con ogni probabilità riconfermato al primo turno. A 17 sezioni scrutinate su 44, il candidato del centrodestra si attesta al 61,7% delle preferenze, superando di quasi 40 punti percentuali il candidato del centrosinistra Ivan Bracco, che si ferma al 22,3% dei consensi.
È uscito il video di “Fragole” di Achille Lauro e Rose VillainRoma, 15 mag. (askanews) – È uscito il videoclip di Fragole il nuovo singolo di Achille Lauro e Rose Villain per Elektra Records/Warner Music Italy, già disponibile in radio e su tutte le piattaforme digitali.
Il video, disponibile sul canale YouTube degli artisti, prodotto da Borotalco.tv e diretto da Leandro Manuel Emede, ha come protagonisti Achille Lauro e Rose Villain immersi in un’atmosfera bucolica da tableau vivant, il cui frame iniziale riporta a un vero e proprio déjeuner sur l’herbe dove Achille Lauro è disteso sul prato insieme ad eteree ninfe rurali tra fiori, conigli bianchi, ceste di fragole e bottiglie di champagne. Protagonista con Lauro Rose Villain che appare in sella ad una bicicletta vintage che porta con sé tutta la sua innocenza smaliziata. Un mondo bucolico, felice e leggero quello di Lauro e Rose, sullo sfondo di una cascina vecchio stile, con tavole imbandite di nature morte e un maggiolone total pink vintage, in cui il desiderio privo di giudizio e morbosità emerge dalle loro mosse sensuali e ammiccanti e dalle parole del brano fresco, pop e reggae al tempo stesso, che rimanda a un’estate italiana senza tempo. Fragole, scritto da Lauro De Marinis, Davide Petrella e Simon Pietro Manzari, prodotto da Gow Tribe, Gregorio Calculli e Banf, è il risultato dell’incontro fra i due artisti, una collaborazione nata oltreoceano in cui protagonista è l’eros tout court. Il match tra la carica attrattiva ribelle di Achille Lauro e l’accesa sensualità di Rose Villain crea atmosfere e vibes spregiudicate e accattivanti all’insegna di un sound sexy e chill.
Emis Killa: Io non ho mai fatto la musica per i soldiMilano, 15 mag. (askanews) – “Non sono Vasco Rossi, sono in un limbo che significa dovermi riconfermare ogni album. Nella concezione ho scavalcato la ricerca dell’hype, dell’ultima moda. Ho fatto un album che piacesse tantissimo a me e ai miei fan. Non è un album semplice, ricco di contenuto. Spero che la gente abbia voglia, questo è un disco che va ascoltato e spero che la gente mi venga incontro”, Emis Killa torna nella scena rap italiana con l’album “Effetto Notte” facendo sentire la forza della sua musica e delle sue rime con un lavoro che si distanzia dai progetti alla ricerca di una hit da classifica. Come accade per la realizzazione di un film, l’artista ha voluto prendersi del tempo per guardarsi dentro e dare uno sguardo alla sua vita nel passato e nel presente. Sono frequenti e profondi i cenni autobiografici all’interno dell’album, in cui Emis Killa ha voluto fotografare la sua anima e trasferirla in musica.
“Ho registrato circa 47-48 provini, molti erano forti, sono stati scartati per mantenere l’identità dell’album. Potrei fare altri due album col materiale che ho registrato ma ho preferito limare certi spigoli. Sono convinto che dentro ci siano un paio di singoli forti. L’unico effetto collaterale è che non ci sono pezzi estivi, speriamo che continui a piovere. Speriamo che il duro lavoro venga ripagato- ha raccontato Emis Killa in conferenza stampa – Si tratta del primo vero album con la Sony, ci ho messo tanto ma lentezza è dovuta al fatto che di mezzo ci sono stati molti sbattimenti tra cui il Covid. Questo è il mio album preferito perché a differenza degli altri ho dato la precedenza alla minuziosità dei dettagli, a fare una cosa che mi soddisfacesse al 100%, ragionando sul profilo artistico e non sulle dinamiche discografiche”. La scelta stessa del titolo dell’album, omaggio al capolavoro meta-cinematografico del regista François Truffaut, esprime appieno il concetto cardine del nuovo progetto di Emis Killa, un racconto del travaglio creativo della composizione di un album.
“Effetto notte è la storia di un regista: mi serviva un titolo che racchiudesse tutto, tra tutti è quello che mi è sembrato coerente a tutto il discorso del cinema. Penso sia sotto gli occhi di tutti che il rap è un mondo che ostenta. A me non mi preoccupa l’ostentazione, la differenza la fa il personaggio che si interfaccia. Io non ho mai fatto la musica per i soldi. Mi preoccupa che oggi certi risultati, classiche Fimi e sold out, sembrano facili. Per me non è così scontato fare venire 12.000 persone che si scomodano e pagano. Questa è una vittoria. Il messaggio è questo: avere un seguito di gente che ti capisce non è semplice”. Emis Killa si è sempre tenuto lontano dalla politica ma dice: “Mi fa una brutta impressione vedere su Twitter i meme dei politici. Io non parlo di politica perché non ne capisco un cazzo, però nella mia testa dovrebbero essere persone morali e competenti, ma quando vedo che non lo sono… Mi incazzo già per la musica, per il calcio, ci manca solo la politica. Direi che non ho molta fiducia nella politica italiana”.
Dopo l’uscita di “Effetto Notte” i fan avranno l’occasione di incontrare Emis agli instore il 21 maggio a Torino (Feltrinelli Piazza P.zza C.L.N. alle ore 18:00), il 22 maggio a Bassano del Grappa (VI) (Dischi Ponte alle ore 17.00), il 23 maggio a Milano (Feltrinelli P.zza Duomo alle ore 18:30), e il 24 maggio a Roma (Discoteca Laziale alle ore 17.00). Emis Killa porterà i più grandi successi della sua carriera fino ad Effetto notte in diverse città italiane in un tour outdoor, prodotto e organizzato da Vivo Concerti, che partirà da Fermo e toccherà Torino, La Spezia, Pordenone, Bologna, Roccella Jonica e Olbia.
Le occasioni per vedere Emis Killa dal vivo però non si fermano all’estate: l’artista infatti tornerà sabato 28 ottobre 2023 per la prima volta al Mediolanum Forum in una data andata sold out. La speciale data evento rappresenta il coronamento del percorso che ha portato Emis Killa a essere uno dei più importanti esponenti della scena milanese oltre che di tutto il rap italiano.