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Revolut lancia il trading di ETF frazionati in tutta Europa

Revolut lancia il trading di ETF frazionati in tutta EuropaRoma, 10 mag. (askanews) – Revolut, la app finanziaria con oltre 29 milioni di clienti in tutto il mondo, ha annunciato l’introduzione degli ETF per tutti i suoi clienti nello Spazio Economico Europeo. A partire da oggi, i clienti Revolut in tutto il SEE avranno accesso a più di 100 ETF, con un investimento minimo di solo 1 Euro. La nuova offerta di ETF di Revolut è stata sviluppata in collaborazione con Upvest, una fintech con sede a Berlino specializzata in API di investimento altamente scalabili.

ETF sta per Exchange Traded Funds, capaci di offrire ai clienti un modo semplice e flessibile per diversificare la loro esposizione al mercato. Questi fondi investono in un’ampia gamma di titoli, come azioni o obbligazioni, e fanno risparmiare ai clienti molto tempo e denaro rispetto all’investimento in ogni singolo titolo. Gli ETF sono una soluzione interessante per i clienti che cercano di investire a lungo termine e non vogliono impegnarsi troppo personalmente nel trading. A partire da oggi, Revolut offrirà una copertura ETF completa dei settori emergenti, come l’intelligenza artificiale, la sicurezza informatica, l’idrogeno e i big data, ma anche settori consolidati come videogiochi, foreste, veicoli elettrici, energia pulita o cloud computing, nonché industrie tradizionali come tecnologia, assistenza sanitaria, energia, viaggi e tempo libero e biotecnologie. L’offerta coprirà la maggior parte degli indici globali, tra cui S&P 500, NASDAQ, DAX e FTSE. Gli utenti potranno diversificare i propri portafogli investendo in ETF che coprono non solo azioni, ma anche obbligazioni e materie prime.

Con Revolut, gli investimenti sono accessibili a tutti: l’importo minimo di investimento per gli ETF è di appena 1 Euro. Toccando la funzione “Azioni” nell’hub Revolut, i clienti saranno in grado di spostare il denaro che desiderano investire negli ETF. Gli utenti possono controllare le prestazioni dei loro ETF in tempo reale con watchlist, grafici di trading e notizie di mercato, tutto all’interno dell’app Revolut. A seconda del piano, i clienti possono eseguire 1 (Standard), 3 (Plus), 5 (Premium) o 10 (Metal) scambi gratuiti al mese. Una volta superato il limite gratuito, verrà applicata una commissione variabile su ogni operazione dello 0,25% (minimo 1 Euro). Revolut applica inoltre una commissione di custodia pari allo 0,12% annuo del valore di mercato delle risorse dell’utente, addebitata mensilmente. Revolut prevede di aggiungere azioni quotate europee e altri prodotti di trading alla sua offerta, in collaborazione con Upvest, nei prossimi mesi.

Rolandas Juteika, Head of Wealth and Trading SEE di Revolut, afferma: “Il nostro obiettivo è espandere ulteriormente la nostra offerta nel settore wealth & trading. Il lancio degli ETF segue il successo del lancio dell’entità di trading Revolut Securities Europe UAB e l’espansione delle azioni quotate statunitensi in tutto il SEE lo scorso marzo. Oltre a ciò, presto lanceremo una gamma completa di altri prodotti di investimento, tra cui azioni quotate nei mercati SEE, fondi comuni di investimento, obbligazioni, servizi di robo-advisor e una piattaforma di trading più sofisticata per trader esperti. Nella ricerca di possibili partner per offrire accesso a ETF, azioni quotate europee e altri prodotti di trading ai nostri clienti europei, Upvest è stata la nostra scelta. Hanno offerto l’infrastruttura che ci ha permesso di offrire ETF ai nostri clienti in breve tempo, subito dopo il completamento dell’operatività della nostra entità commerciale SEE”. Martin Kassing, CEO and co-founder di Upvest, aggiunge: “Con la nostra Investment-API, non è mai stato così facile offrire prodotti di investimento in tutta Europa e dare ai nostri clienti la massima libertà di programmare l’API su misura per le loro esigenze. Revolut è una delle neobanche più grandi al mondo e seleziona solo i migliori fornitori. Siamo entusiasti di lavorare con loro. La collaborazione segna un nuovo capitolo per la nostra azienda”.

Covid, Conte e Speranza Brescia: presidio davanti al Tribunale

Covid, Conte e Speranza Brescia: presidio davanti al TribunaleBrescia, 10 mag. (askanews) – Alcune decine di persone si sono riunite in presidio davanti al Palazzo di Giustizia di Brescia nel giorno degli interrogatori davanti al Tribunale dei Ministri dell’ex premier Giuseppe Conte e dell’ex ministro della salute, Roberto Speranza, due dei principali indagati nell’inchiesta della procura di Bergamo sulla gestione della prima ondata di Covid.

“In vigile attesa di vedervi in galera”, si legge su uno striscioni esposto durante la manifestazione promossa dal comitato “L’altra Verità”. Tra i partecipanti anche diversi No Vax con palloncini colorati e la scritta: “Conte e Speranza avete mentito sapendo di mentire”. Un gruppo diverso dall’associazione “Sereniepersempreuniti” che riunisce i parenti delle vittime della prima ondata della pandemia e che, con le centinaia di denunce presentate in procura dall’avvocato Consuelo Locati, fece scattare l’inchiesta della procura di Bergamo che, insieme a Conte e Speranza, vede indagati per epidemia ed omicidio colposi anche il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro, l’ex coordinatore del Cts Agostino Miozzo, l’ex capo della protezione civile Angelo Borrelli, oltre che i vertici della Regione Lombardia: il presidente della giunta Attilio Fontana e l’ex assesore Giulio Gallera.

Bankitalia: i tassi di interesse sui mutui sono al 4,36%, oltre il 10% per il credito al consumo

Bankitalia: i tassi di interesse sui mutui sono al 4,36%, oltre il 10% per il credito al consumoRoma, 10 mag. (askanews) – In marzo i tassi di interesse sui prestiti erogati nel mese alle famiglie per l’acquisto di abitazioni comprensivi delle spese accessorie (Tasso Annuale Effettivo Globale, TAEG) si sono collocati al 4,36 per cento (4,12 in febbraio); la quota di questi prestiti con periodo di determinazione iniziale del tasso fino a 1 anno è stata del 37 per cento (46 nel mese precedente). Lo rileva Bankitalia nel suo report mensile Banche e Moneta.

Il TAEG sulle nuove erogazioni di credito al consumo si è collocato al 10,12 per cento (9,88 nel mese precedente). I tassi di interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie sono stati pari al 4,30 per cento (3,55 nel mese precedente), quelli per importi fino a 1 milione di euro sono stati pari al 4,68 per cento, mentre i tassi sui nuovi prestiti di importo superiore a tale soglia si sono collocati al 4,01 per cento. I tassi passivi sul complesso dei depositi in essere sono stati pari allo 0,60 per cento (0,54 nel mese precedente).

Industria, Istat: a marzo produzione -0,6% su mese, -3,2% su anno

Industria, Istat: a marzo produzione -0,6% su mese, -3,2% su annoRoma, 10 mag. (askanews) – Cala ancora la produzione industriale in Italia. A marzo si stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale diminuisca dello 0,6% rispetto a febbraio. Corretto per gli effetti di calendario, l’indice complessivo diminuisce in termini tendenziali del 3,2%. Lo ha reso noto l’Istat spiegando che i giorni lavorativi di calendario sono stati 23 come a marzo 2022.

Nella media del primo trimestre il livello della produzione diminuisce dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti. “Terza flessione consecutiva a marzo – è il commento dell’Istituto di via Balbo – dell’indice destagionalizzato della produzione industriale; in lieve calo pure il primo trimestre del 2023 rispetto ai tre mesi precedenti. La dinamica della produzione al netto degli effetti di calendario è negativa anche in termini tendenziali. Tutti i principali settori di attività decrescono sia su base mensile sia in termini annui. Fanno eccezione i beni strumentali, con variazioni positive rispetto a febbraio e in crescita più marcata rispetto a marzo dello scorso anno. Ampia la caduta dell’energia rispetto all’anno precedente”.

Usa, Biden: default non è un’opzione, dobbiamo trovare un accordo

Usa, Biden: default non è un’opzione, dobbiamo trovare un accordoMilano, 10 mag. (askanews) – Per gli Stati Uniti “il default non è un’opzione. Sono pronto a rivedere il budget di spesa, dobbiamo trovare un accordo ma senza la minaccia di un default”. Lo ha detto il presidente Joe Biden al termine dell’incontro sul nodo del debito e sul rischio default alla Casa Bianca con il presidente della Camera, il repubblicano Kevin McCarthy. Presenti anche i leader democratici alla Camera, Hakeem Jeffries, e al Senato, Chuck Schumer, e il leader repubblicano del Senato Mitch McConnell. A dimostrazione della propria volontà di ridurre la spesa, Biden ha ricordato di aver tagliato il deficit di 1,7 trilioni di dollari negli ultimi due anni. Secondo Biden se gli Stati Uniti dovesse fare default “sarebbe una catastrofe, 8 milioni di americani rischierebbero di perdere il lavoro”.

“Durante la riunione tutti hanno ribadito le proprie posizioni. Non sono stati fatti passi avanti”, ha detto invece McCarthy secondo quanto riportato dall’Ap. Secondo la segretaria al Tesoro, Janet Yellen se non sarà alzato o sospeso il tetto del debito pari a oltre 31 mila miliardi di dollari che è stato raggiunto a gennaio, il rischio è di un default già il primo giugno.

McCarthy ha ribadito la posizione dei repubblicani di tagliare la spesa come condizione per aumentare il tetto del debito, mentre i democratici vorrebbero solo un innalzamento del tetto del debito. Nei prossimi giorni si terranno altre riunioni informali, mentre venerdì è in programma un nuovo incontro fra Biden, McCarthy e gli altri leader del Congresso.

Dialogo Meloni-Schlein non decolla,Pd dice no a presidenzialismo

Dialogo Meloni-Schlein non decolla,Pd dice no a presidenzialismoRoma, 9 mag. (askanews) – Il dialogo sulle riforme non decolla, solo Italia viva apre in maniera convinta all’elezione diretta del premier – una delle due opzioni proposte dal governo – mentre Pd, M5s, Più Europa e Verdi-Sinistra bocciano la scelta presidenziale di Giorgia Meloni e rimandano la palla nell’altro campo. Elly Schlein, in particolare, chiarisce che la possibilità di un confronto dipende innanzitutto dall’atteggiamento del governo, aggiungendo che le mosse fatte fin qui non aiutano: “Al confronto non ci si sottrae mai, l’importante è che sia un confronto vero e non già deciso”, ha spiegato. E iniziare dicendo che si deve eleggere direttamente il presidente o il premier, appunto, significa presentare un lavoro già fatto, da prendere o lasciare. “Se hanno già deciso come va a finire non è un vero confronto, ed è difficile discutere”.

Il confronto tra le due è stato “cordiale”, racconta chi era presente. Non sono mancate le battute, come quando la Schlein si è rivolta alla Meloni proponendo una ‘soluzione’ che sarebbe in effetti originale: “Perché non una democrazia illuminata?”. La premier, spiegano, ha iniziato senza proporre uno schema secco, insistendo sulla stabilità, sulla necessità di garantire un legame tra voto degli elettori e possibilità di portare avanti il programma di governo. Ma, raccontano dal Pd, man mano che si è andati avanti è apparso chiaro che la Meloni non intende rinunciare ad un principio: ci vuole l’elezione diretta del presidente della Repubblica o del premier e deve essere previsto che se cade il capo del governo, cade il Parlamento e si torna al voto. Proprio quello che il Pd non intende accettare: “Abbiamo già chiarito la nostra contrarietà all’elezione diretta del presidente del Consiglio e del presidente della Repubblica. Non si tocca il ruolo del presidente della Repubblica”, ha ribadito la Schlein. Al contrario, i democratici sono disponibili a ragionare si misure che razionalizzino il sistema parlamentare, limitando le crisi al buio con la sfiducia costruttiva alla tedesca o seguendo lo schema spagnolo. Contro l’elezione diretta netto anche il no di Verdi-Sinistra e di Più Europa: “L’ipotesi del sindaco d’Italia è una follia se non una sciocchezza”, dice Riccardo Magi.

Più sfumata la posizione di Giuseppe Conte. Il leader M5s non dice esplicitamente no all’elezione diretta del premier ma chiede che “Il rafforzamento dei poteri del premier” garantisca comunque “un quadro che si conservi complessivamente equilibrato” e che non si “non mortifichi il modello parlamentare che è molto utile per garantire inclusività e favorire la composizione dei conflitti”. Allo stesso modo è importante non intaccare “e questo ci sta, molto a cuore, la funzione del presidente Repubblica che nel nostro ordinamento ha una posizione di garanzia”. Conte, peraltro, apre al “dialogo in una commissione parlamentare costituita ad hoc”, un passaggio che in casa Pd non è stato particolarmente apprezzato. “Che senso ha – chiede un esponente della segreteria – se stiamo dicendo che non si può partire dando per scontata l’elezione diretta? Se non si sgombra prima il campo da questo, di che dialogo parliamo?”. Non a caso la Schlein, nelle dichiarazioni dopo l’incontro, dice che di eventuali bicamerali “non si è parlato” e chiude la questione limitandosi a dire che “lo strumento del confronto saranno loro a stabilirlo. A noi interessa la qualità e il perimetro del confronto”. E, appunto, “se hanno già deciso come va a finire non è un vero confronto, ed è difficile discutere”.

Il Pd, peraltro, ha provato a complicare la vita alla maggioranza chiedendo anche una “moratoria sull’autonomia differenziata”, sapendo che è un tema che può creare problemi tra la Meloni e Salvini. La Schlein vuole che la questione faccia parte della discussione complessiva. Ma la segretaria Pd vuole anche provare ad evitare che le opposizioni procedano in ordine sparso. Raccontano che abbia sentito sia Conte che Carlo Calenda, in queste ore, per avviare un minimo di raccordo. Di sicuro il leader di Azione ha parlato pubblicamente della necessità di un confronto tra le opposizioni: “Riteniamo importante che su questo le opposizioni abbiano un loro dialogo. Per questo ci sentiremo con le altre opposizioni”.

Iniziativa subito stoppata da Maria Elena Boschi: “La proposta di Calenda impegna Azione. Noi di Italia Viva riteniamo che non ci sia la necessità di un coordinamento con le opposizioni, tantomeno con i 5 stelle”. E anche nel merito, in realtà, le posizioni tra i centristi non sono identiche. Per la Boschi è “fondamentale l’elezione diretta del premier”, mentre Calenda parla più genericamente di “indicazione” del presidente del consiglio, elencando un “range” di ipotesi che dall’elezione vera e propria “il sindaco d’Italia”, fino “all’indicazione del presidente del Consiglio come avviene in altri paesi”. Adm

Riforme, Meloni dopo aver sentito le opposizioni: faremo una proposta (e lancia il “modello italiano”)

Riforme, Meloni dopo aver sentito le opposizioni: faremo una proposta (e lancia il “modello italiano”)Roma, 9 mag. (askanews) – Il confronto con le opposizioni è stato “proficuo e molto interessante”, “le posizioni erano molto molto variegate tra loro, passando di delegazione in delegazione”, “cercheremo di elaborare una proposta che tenga conto del dibattito”, così la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al termine della giornata di consultazioni con le opposizioni sulle riforme. “Per me è molto importante e auspico una condivisione più ampia possibile, più ampia della maggioranza ma non a costo di venire meno agli impegni presi con i cittadini” ha detto la presidente, sottolineando: “Tutti quanti si rendono conto, che l’instabilità della politica italiana ha prodotto danni molto importanti alla nostra nazione che non ha eguali nelle grandi democrazie europee”.

Nello specifico, quella dell’elezione diretta del presidente del Consiglio “è sicuramente, all’esito del dibattito, l’ipotesi che incontra minore opposizione”, ha spiegato Meloni, “Poi – ha aggiunto – ho trovato le posizioni delle opposizioni molto variegate, speravo di avere una posizione più coesa invece sono molto diverse ma sicuramente tra l’elezione diretta del presidente della Repubblica quella del capo del governo la seconda riscuote maggiore, timida, apertura e questo va tenuto in considerazione da parte nostra. Mi pare che a monte ci sia una chiusura abbastanza trasversale su modelli presidenziale o semipresidenziale, mentre mi pare la valutazione sia più variegata sulla elezione diretta del presidente del Consiglio, del capo del governo”. Comunque “il dialogo è stato molto aperto, franco, ma anche collaborativo”, ha sottolineato la presidente del Consiglio, prima di lasciare palazzo Montecitorio al termine degli incontri con le opposizioni sul tema delle riforme, ricordando “l’impegno che ci siamo presi con i cittadini è mettere il più possibile la sovranità nelle loro mani” e “garantire una democrazia più matura che non abbia i problemi di instabilità che abbiamo vissuto nella nostra storia repubblicana e che non ha eguali nelle altre grandi democrazie occidentali”. Infine, Meloni – dopo aver sottolineato che per il governo “l’autonomia differenziata e la riforma delle istituzioni centrali si tengono insieme”, “un unico pacchetto” – come a tirare una sintesi delle posizioni ha lanciato una sorta di nuovo modello: “Noi non siamo innamorati di un sistema nello specifico, ci sono molti modelli che possono essere presi ad esempio e possiamo immaginare anche un modello italiano”.

Meloni punta su premierato per dividere opposizioni. Distinguo Lega

Meloni punta su premierato per dividere opposizioni. Distinguo LegaRoma, 9 mag. (askanews) – Non è un caso, e nemmeno soltanto una constatazione, se per ben tre volte sceglie di definire con l’aggettivo “variegato” le posizioni con cui i gruppi parlamentari che ha incontrato nella biblioteca del presidente alla Camera si sono presentati al confronto con il governo sulle riforme. Perchè se da una parte Giorgia Meloni si è trovata davanti una “chiusura abbastanza trasversale” sul modelli come quello presidenziale e semi presidenziale, sul premierato il discorso è più aperto grazie alla sponda offerta da Azione e Italia viva. E se all’atto pratico, questo primo giro di consultazioni non le consente di raccattare niente più di questo, nella strategia sulla lunga distanza la presidente del Consiglio prova a creare una crepa tra il Pd di Elly Schlein e il M5s di Giuseppe Conte, sfruttando quella competizione che finora ha sempre prevalso rispetto alla volontà di fare fronte comune.

A tutti, e poi pubblicamente alla fine, Meloni dice di voler tenere il più possibile aperta la porta del dialogo, senza presentarsi con una “proposta preconfezionata” proprio per poter poi elaborare un testo che tenga conto della discussione. Di fatto, però, l’unica vera frecciata è proprio quella che lancia in direzione della neo segretaria dem quando boccia con nettezza la proposta di sfiducia costruttiva che, a suo dire, “non è risolutiva” ai fini di quelli che definisce i due “paletti irrinunciabili”, ovvero “stabilità dei governi e delle legislature e rispetto del voto dei cittadini”. E non è nemmeno un caso se fonti di Fratelli d’Italia lasciano filtrare che il clima che si è respirato nell’incontro con il M5s è stato “piuttosto buono”, né se che sia arrivata una apertura sulla proposta di Conte di creare una commissione ad hoc. “Su quale possa essere lo strumento migliore il dibattito è aperto, il punto è se l’obiettivo di queste richieste ha o no un intento dilatorio. Se il presupposto è fare io sono pronta a parlare di tutto”, dice poi in modo più generico rispondendo ai giornalisti. Se da una parte c’è l’apertura al dialogo, dall’altra però resta il punto fermo di voler portare a casa questo progetto di riforma delle istituzioni. Evitare il referendum sarebbe auspicabile anche perché, prima che il percorso finisca, saranno passati anni e chissà in che condizioni di salute (e di gradimento) sarà a quel punto la maggioranza. Ma per arrivare ai due terzi i voti del cosiddetto Terzo polo non bastano e le lusinghe al M5s difficilmente potranno portare a una inversione a U di Giuseppe Conte sul modello da appoggiare. – “Per me è molto importante ottenere la condivisione più ampia possibile, e più ampia della maggioranza, ma non a costo di venire meno agli impegni presi con i cittadini”, osserva.

Ma se la presidente del Consiglio punta sul premierato, dalla Lega affiora qualche distinguo. E’ il capogruppo alla Camera, Riccardo Molinari, in mattinata a ricordare che il programma del centrodestra prevedeva l’elezione diretta del presidente della Repubblica. “Se si vuole virare sulla elezione diretta del premier chiediamo che vengano mantenute le garanzie sul ruolo del Parlamento”, aggiunge. Sullo sfondo c’è sempre la competizione tra i due partiti della coalizione, entrambi pronti a sventolare la bandiera che gli è più cara: l’elezione diretta per Fdi, l’autonomia per la Lega.Anche se la premier nega che sulla realizzazione dei due progetti sia in atto una gara: “Sono disponibile a spiegare come l’autonomia differenziata e la riforma delle istituzioni centrali si tengono insieme”, sono “un unico pacchetto”.

Riforme, faccia a faccia Meloni-Schlein. La leader del Pd: le priorità sono lavoro, sanità, Pnrr, clima

Riforme, faccia a faccia Meloni-Schlein. La leader del Pd: le priorità sono lavoro, sanità, Pnrr, climaRoma, 9 mag. (askanews) – E’ durato quasi due ore il confronto sulle riforme istituzionali tra la premier Giorgia Meloni e la delegazione del Pd guidata dalla leader Elly Schlein. Il primo faccia a faccia tra la presidente del Consiglio e la segretaria dem. Nella delegazione Pd anche i capigruppo Francesco Boccia e Chiara Braga, e il responsabile Riforme del partito Alessandro Alfieri.

A quanto si apprende, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, durante il confronto sulle riforme con la segretaria del Pd, Elly Schlein, ha sottolineato l’importanza della strada intrapresa: “Proprio perché abbiamo una maggioranza solida siamo tra i pochi che possono cercare di trasformare quello che sta accadendo in termini, si spera, di stabilità in un orizzonte temporale del governo in carica, cercare una riforma che renda questa novità strutturale. Ho sentito dire in questa interlocuzione ‘voi volete rafforzare il governo ma avete già la maggioranza’, guardate questa non è una riforma che stiamo facendo per noi stessi: se dovesse andare bene, se dovesse andare in porto, se dovesse superare le sue articolate fasi, passare il referendum, per entrare forse in vigore nella prossima legislatura. Forse”. Ma per Elly Schlein le riforme istituzionali non sono la priorità: “Questa discussione sulla riforma costituzionale non è una priorità del Paese”, ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein, al termine dell’incontro a Montecitorio della delegazione dem con il Governo. Elencando le priorità che il Pd vede in questo momento, Schlein ha citato “lavoro, sanità pubblica, attuazione del Pnrr, clima, giovani che non riescono a permettersi una casa. Ci sentiamo vicini a studenti e studentesse che stanno manifestando perché non riescono a trovare casa col caro affitti”. Ciò detto, comunque per le segretaria Pd c’è un limite invalicabile: “Non si tocca l’istituzione del presidente della Repubblica, che in questi anni è quella che ha dimostrato maggiore efficacia, a garanzia della stabilità, anche nei momenti più difficili per il Paese e della credibilità intrnazionale dell’Italia, nel suo ruolo di garante della Costituzione, nel suo ruolo super partes e di garante della coesione e dell’unità nazionale”. In ogni caso la possibilità di un’intesa al tavolo delle riforme “dipende da come procederà il governo”, e “se si è giù deciso come va a finire non è un vero confronto”.

Riforme, Meloni: non abbiamo proposta pre confezionata

Riforme, Meloni: non abbiamo proposta pre confezionataRoma, 9 mag. (askanews) – “Sapete che tra gli obiettivi del programma della maggioranza c’è la riforma delle istituzioni dell Repubblica per due obiettivi irrinunciabili: stabilità governi e delle legislature e rispetto del voto dei cittadini. Su questi obiettivi abbiamo avviato una interlocuzione con le forze di opposizione per capire se ci fosse convergenza tra i tanti sistemi, noi non abbiamo una proposta pre confezionata”. Lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al termine della giornata di consultazioni con le opposizioni sulle riforme.