Leonardo: Cda nomina Roberto Cingolani Ad e Direttore GeneraleMilano, 9 mag. (askanews) – Il cda di Leonardo nel quadro di un nuovo assetto organizzativo che sarà perfezionato nelle prossime settimane e che condurrà una significativa razionalizzazione della struttura, ha nominato nella carica di Ad e Dg Roberto Cingolani, conferendogli tutte le relative deleghe per la gestione della società e del gruppo.
Il cda ha conferito al presidente Stefano Pontecorvo alcune attribuzioni fra cui “Rapporti Istituzionali”, “Sicurezza di Gruppo” e il coordinamento per i progetti di “Finanza Agevolata”. Il Consiglio ha, inoltre, approvato l’istituzione, a far data dal primo giugno 2023, della nuova Direzione Generale Business & Operations cui viene preposto Lorenzo Mariani con il ruolo di condirettore generale.
Il Cda ha accertato in capo a tutti i consiglieri il possesso dei requisiti di onorabilità e l’assenza di cause di ineleggibilità e incompatibilità nonché il possesso dei requisiti di indipendenza previsti dalla legge, ad eccezione di Marcello Sala in virtù del suo rapporto con il Mef, richiamati dallo Statuto della Società, da parte del presidente Stefano Pontecorvo e dei Consiglieri Trifone Altieri, Giancarlo Ghislanzoni, Enrica Giorgetti, Dominique Levy, Francesco Macrì, Cristina Manara, Silvia Stefini, Elena Vasco e Steven Wood. Il Consiglio ha infine confermato Alessandra Genco nel ruolo di Cfo, fino alla scadenza dell’attuale Consiglio.
Riforme, Schlein: cambiare Costituzione non è priorità PaeseRoma, 9 mag. (askanews) – “Questa discussione sulla riforma costituzionale non è una priorità del Paese”. Lo ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein, al termine dell’incontro a Montecitorio della delegazione dem con il Governo nel quadro dei colloqui con le opposizioni promossi dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sul tema delle riforme istituzionali.
Elencando le priorità che il Pd vede in questo momento, Schlein ha citato “lavoro, sanità pubblica, attuazione del Pnrr, clima, giovani che non riescono a permettersi una casa. Ci sentiamo vicini a studenti e studentesse che stanno manifestando perché non riescono a trovare casa col caro affitti”.
Riforme, Schlein a Meloni: ruolo garanzia Quirinale non si toccaRoma, 9 mag. (askanews) – “Non si tocca l’istituzione del presidente della Repubblica, che in questi anni è quella che ha dimostrato maggiore efficacia, a garanzia della stabilità, anche nei momenti più difficili per il Paese e della credibilità intrnazionale dell’Italia, nel suo ruolo di garante della Costituzione, nel suo ruolo super partes e di garante della coesione e dell’unità nazionale”. Lo ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein, al termine dell’incontro a Montecitorio della delegazione dem con il Governo nel quadro dei colloqui con le opposizioni promossi dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sul tema delle riforme istituzionali.
Riforme, Schlein: non è vero confronto se esito è già decisoRoma, 9 mag. (askanews) – “Al confronto non ci si sottrae mai, l’importante è che sia un confronto vero e non già deciso”. Lo ha detto la segretaria Pd Elly Schlein parlando al Tg3. La Schlein non si pronuncia sulla bicamerale, alla quale invece ha aperto Giuseppe Conte: “Lo strumento del confronto saranno loro a stabilirlo. A noi interessa la qualità e il perimetro del confronto, se hanno già deciso come va a finire non è un vero confronto, ed è difficile discutere”. Inoltre, “è difficile discutere di riforme costituzionali impegnative se continuassero ad andare dritti su riforme altrettanto importanti come l’autonomia differenziata”.
Riforme, Meloni a Schlein: non le stiamo facendo per noi stessiRoma, 9 mag. (askanews) – “Proprio perché abbiamo una maggioranza solida siamo tra i pochi che possono cercare di trasformare quello che sta accadendo in termini, si spera, di stabilità in un orizzonte temporale del governo in carica, cercare una riforma che renda questa novità strutturale. Ho sentito dire in questa interlocuzione ‘voi volete rafforzare il governo ma avete già la maggioranza’, guardate questa non è una riforma che stiamo facendo per noi stessi: se dovesse andare bene, se dovesse andare in porto, se dovesse superare le sue articolate fasi, passare il referendum, per entrare forse in vigore nella prossima legislatura. Forse”. Lo ha detto, a quanto si apprende, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, durante il confronto sulle riforme con la segretaria del Pd, Elly Schlein.
Meloni a Schlein: problema non è rafforzare Governo ma stabilitàRoma, 9 mag. (askanews) – “Il problema non è rafforzare l’esecutivo ma rafforzare la stabilità dell’esecutivo. Non è accentrare il potere. Ogni sistema democratico ha bisogno dei suoi contrappesi. Io credo che una democrazia abbia bisogno dell’opposizione, siamo persone che capiscono il tema dei contrappesi. Sicuramente il nostro obiettivo è portare a casa questa riforma, bisogna cercare di capire qual è la convergenza. Mi pare di capire che c’è una convergenza sulla considerazione che l’instabilità è un problema”. Lo ha detto, a quanto si apprende, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, durante il confronto sulle riforme con la segretaria del Pd, Elly Schlein.
Riforme, Meloni a opposizioni: 3 opzioni. Apre su commissione ad hocRoma, 9 mag. (askanews) – Nessun testo, tre possibili scenari su cui sondare le opposizioni che da questa mattina sta incontrando alla Camera: presidenzialismo, semipresidenzialismo e premierato. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni – viene riferito – nelle ‘consultazioni’ che sta tenendo con i gruppi parlamentari, ha ribadito che è sua intenzione affrontare il capitolo delle riforme istituzionali partendo dal presupposto che la priorità è quella di avere un ‘collegamento’ tra il voto dei cittadini e il governo e che c’è tutta l’intenzione di fare riforme condivise ma che non accetterà dei no pregiudiziali. In questo senso, la premier ha anche fatto sapere che valuterà la proposta avanzata dal Movimento5stelle di una commissione ad hoc. ‘Credo si possa dialogare su tutto purché non ci siano intenti dilatori’, ha spiegato.
‘Il governo, come voi sapete, ha da sempre nel proprio programma l’idea che per mandato dovrà lavorare a una riforma istituzionale, sulla quale però credo sia importante a monte cercare un dialogo più ampio possibile con le forze parlamentari. Partiamo dalla premessa. Credo che ci si renda tutti conto – ha spiegato Meloni – del fatto che il nostro sistema è caratterizzato da una fortissima instabilità, che paradossalmente nell’ultima fase, cioè con la fine della prima Repubblica è peggiorata. Abbiamo sempre avuto governi che duravano uno o due anni, la differenza tra la prima Repubblica e quello che è accaduto successivamente è che nella prima Repubblica la maggioranza restava sempre la stessa, nella seconda Repubblica al repentino cambio di Governo coincideva spesso un repentino cambio di maggioranza’. La presidente del Consiglio ha rimarcato come ‘l’instabilità è alla base di molti problemi che ha la nostra Nazione, perché indebolisce inevitabilmente i Governi, li ostacola, e ci indebolisce a livello internazionale. Il Presidente Conte si rende conto, come me, del fatto che quando ci sono incontri internazionali gli interlocutori si pongono il problema di capire per quanto tempo tu sarai il loro interlocutore, cioè per quanto tempo sia utile ed efficace stringere rapporti e immaginare percorsi comuni. Anche perché ciò che accade da noi non accade in molte altri democrazie occidentali ed europee. Nel periodo di venti anni in cui noi abbiamo avuto svariati governi, la Francia col sistema semipresidenziale ha avuto quattro Capi di Governo, cioè quattro Presidenti della Repubblica, e la Germania tre cancellieri’.
‘Questo – ha proseguito la premier – fa sì che ci sia anche una maggiore difficoltà a immaginare strategie di lungo periodo. Più un governo ha un orizzonte breve, più tenderà a spendere in spesa corrente e a non fare investimenti di lungo periodo. Tutti sappiamo che gli investimenti hanno un moltiplicatore e la spesa corrente un altro. Prima dell’avvento della pandemia che ha fatto saltare molti parametri, in vent’anni l’Italia è cresciuta molto meno di Francia e Germania. Quindi o crediamo che tutti i politici italiani sono meno bravi di quelli francesi o tedeschi, e io non lo credo, o c’è qualcosa che non funziona alla base del sistema. Credo che il tema sia esattamente questo: l’instabilità non consente di avere una visione di lungo periodo, che è fondamentale per una strategia, soprattutto nel mondo globalizzato, ed è fondamentale per concentrare risorse sugli investimenti utili a quella strategia, cosa che una politica che ha poco tempo non può fare. Questa è la ragione per la quale dobbiamo mettere le mani alle riforme istituzionali, lo dico anche rispetto a quanti dicono che questa non è una priorità: credo che invece questa sia la più potente riforma economica che possiamo realizzare’. A giudizio di Meloni ‘l’altro elemento che tutti paghiamo è la disaffezione dei cittadini alla politica, al rapporto con le istituzioni, e penso non si possa negare che tale disaffezione sia anche figlia di una sensazione che a volte i cittadini hanno avuto, di un voto che veniva espresso e che però non veniva sempre adeguatamente considerato. Quando tu eleggi un partito, presumibilmente una coalizione, e un programma collegato, e ti ritrovi, ovviamente a norma della Costituzione, maggioranze sempre diverse da quelle che sono state votate, con programmi che a quel punto saltano, il vincolo tra rappresentante e rappresentato rischia di non essere più percepito, di venire meno, e credo che questo sia uno degli elementi che hanno allontanato i cittadini dalla partecipazione al voto. Tra i problemi che la politica ha la responsabilità di affrontare credo che questo possa essere uno strumento anche per entrare in questo dibattito’.
‘Voi sapete – ha detto ai suoi interlocutori la presidente del Consiglio – che l’attuale maggioranza di governo si è presentata agli elettori indicando nel proprio programma elettorale una riforma delle nostre istituzioni e una riforma della nostra Costituzione che va nella direzione del presidenzialismo. Chiaramente, quando la coalizione ha vinto le elezioni ha ricevuto un mandato dai cittadini per una riforma di questo tipo. Io credo che la sfida che dobbiamo portare avanti sia quella di centrare soprattutto gli obiettivi, che per me e per noi, sono fondamentali. Gli obiettivi fondamentalmente sono due e sono quelli che vi ho raccontato: stabilità della Legislatura, come si fa a garantire nell’attuale sistema quando si va al voto e si elegge una maggioranza di far durare il governo che i cittadini hanno indicato di volere e per cinque anni, come accade nella stragrande maggioranza dei casi. Ancora più importante come si fa a garantire che il governo che si forma dopo le elezioni sia rispettoso di quella indicazione che dai cittadini è arrivata. Importante che ci sia un collegamento il più possibile diretto fra le indicazioni di voto e il governo un collegamento soprattutto con i programmi che i cittadini hanno votato’. Per mostrare la sua intenzione a un dialogo vero, la presidente del Consiglio ha sottolineato: ‘Io non arrivo qui con la soluzione, voi sapete le proposte che abbiamo presentato quando eravamo all’opposizione. Ma a monte voglio provare a capire se siamo d’accordo con gli obiettivi, se siete d’accordo che insieme si debba provare a lavorare per costruire un sistema che garantisca rispetto della volontà popolare e stabilità di governo. Perché se siamo d’accordo su questi obiettivi le strade che noi possiamo intraprendere sono molte e io sono disposta anche rispetto a quelle che sono le mie convenzioni a immaginare schemi diversi che garantiscano questi obiettivi. Ci sono diversi modelli che si possono prendere a esempio e vi dico di più, non è detto che l’Italia non possa immaginare un suo modello, ne avremmo diritto e ne possiamo inventare anche uno migliore’.
Dunque, l’elenco delle opzioni sul campo. ‘Ovviamente – ha spiegato Meloni – gli scenari possibili principali di cornice sono tre: il sistema presidenziale, che voi conoscete, presidenzialismo in senso stretto con elezione diretta del Presidente della Repubblica, che è anche Capo del Governo, il semipresidenzialismo sul modello francese, quindi elezione diretta del Presidente della Repubblica che nomina un Capo del Governo, oppure c’è l’opzione dell’elezione diretta del Presidente del Consiglio che in questo caso mantiene in capo al Parlamento l’elezione del Presidente della Repubblica, che mantiene il suo ruolo di personalità super-partes e di contrappeso. Queste sono le strade principali. Noi volutamente non possiamo arrivare qui con una norma scritta e con una scelta codificata perché prima voglio capire se c’è un margine per trovare una sintesi anche con le forze dell’opposizione, penso sia importante riuscire a fare una riforma del genere nel modo più condiviso possibile, ciò non vuol dire che se non è condivisa non si fa, penso che anche questo sia rispettare il mandato dei cittadini. Credo che qualsiasi regola si definisca, una regola uguale per tutti che deve avere una capacità di dialogo il più ampia possibile’. ‘È l’inizio di un percorso, come vedete siamo estremamente aperti a dialogare insieme purché non ci siano atteggiamenti pregiudiziali, perché se uno dice ‘no, voglio lasciare così’ il dibattito si conclude facilmente. Se invece c’è una disponibilità in questo senso si comincia a parlare di quali possano essere fra queste le riforme le migliori per il nostro ordinamento, il nostro sistema. Quale ritenete possa essere la forma migliore e piano piano si scende nei contenuti. Questo è un approccio del governo: vorrei cercare un dialogo, provare a vedere se ci sono punti di contatto’, ha osservato.
Riforme, Calenda dopo l’incontro con Meloni: disposti a collaborare ma la figura del capo dello Stato non si toccaRoma, 9 mag. (askanews) – “Dico subito che siamo disponibili a collaborare”. Lo ha detto il leader di Azione, Carlo Calenda, al termine dei colloqui a Montecitorio con la premier Giorgia Meloni, sulle riforme. “Condividiamo l’esigenza di avere maggiore stabilità dei governi, condividiamo l’esigenza di avere una maggiore efficienza dell’apparato complessivo dello Stato che non è solo il governo centrale ma è anche le autorità locali. Per questa ragione abbiamo cercato di definire il perimetro entro il quale una collaborazione è possibile”, ha spiegato Calenda, sottolineando che “c’è una linea rossa assoluta che è la figura di unità nazionale, di garanzia sulla Costituzione del Presidente della Repubblica” e “non si tocca”. “Noi non faremo nessun Aventino, abbiamo provato a riformare le istituzioni. Sarebbe illogico, incoerente. Riteniamo importante che su questo le opposizioni abbiano un loro dialogo. Per questo ci sentiremo con le altre opposizioni”, ha aggiunto il leader di Azione, concludendo: Con Pd e M5s “abbiamo la necessità di parlarci. Come ci siamo confrontati con la maggioranza, quando si parla di riforme istituzionali ci si confronta anche con le altre opposizioni”.
Riforme, Calenda: disponibili a collaborare, linea rossa su ColleRoma, 9 mag. (askanews) – I centristi sono “disponibili a collaborare” con il governo sulle riforme, lo ha detto Carlo Calenda al termine dell’incontro con la premier Giorgia Meloni: “Siamo disponibili a collaborare, per l’ovvia ragione che come è noto anche noi abbiamo provato a fare un percorso di riforme. Condividiamo l’esigenza di avere maggiore stabilità dei governi, maggiore efficienza dell’apparato complessivo dello Stato”. “Per questo – ha aggiunto – abbiamo cercato di definire il perimetro entro il quale una collaborazione è possibile”.
“Per noi – ha precisato – c’è una linea rossa assoluta: la figura di garanzia dell’unità nazionale, di garanzia della Costituzione, che è il presidente della Repubblica. In un paese diviso su tutto è l’unica istituzione che veramente garantisce unità, andarla a toccare sarebbe un errore molto grave”. Azione e Iv, ha aggiunto sono “favorevoli all’indicazione del presidente del Consiglio, con un ‘range’ che va dall’elezione – il sindaco d’Italia – all’indicazione del presidente del Consiglio come avviene in altri paesi. Accanto a questo c’è un tema grande come una casa che è il tema dell’efficienza del Parlamento. Noi siamo a favore di una scelta monocamerale e comunque a una distinzione fondamentale tra le due camere”.
Caterina Murino sarà la madrina dell’80esima Mostra di VeneziaRoma, 9 mag. (askanews) – L’attrice Caterina Murino condurrà le serate di apertura e di chiusura dell’80esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, diretta da Alberto Barbera. Caterina Murino aprirà la Mostra nella serata di mercoledì 30 agosto 2023, sul palco della Sala Grande (Palazzo del Cinema al Lido) in occasione della cerimonia di inaugurazione, e guiderà la cerimonia di chiusura sabato 9 settembre, in occasione della quale saranno annunciati i Leoni e gli altri premi ufficiali.
Nata a Cagliari, Caterina Murino ha studiato recitazione nel laboratorio teatrale della Scuola di Cinema e Teatro di Francesca De Sapio. Diventa volto e testimonial di molte campagne pubblicitarie. Dino Risi la vuole nella fiction tv “Le ragazze di Miss Italia” (2002). Il suo debutto sul grande schermo avviene grazie al primo film dello scrittore cileno Luis Sepulveda, “Nowhere” (2002), che in Francia riscuote successo di critica. Qualche anno dopo inizia la sua carriera francese con il film “Il bandito corso” (2004) con Christian Clavier e Jean Reno. In seguito al successo della pellicola, le arrivano molte proposte tra Italia e Francia. Ma è nel 2006 che diventa famosa in tutto il mondo come nuova Bond Girl al fianco di Daniel Craig, nel ruolo di Solange in “Casinò Royale”. In seguito gira la commedia inglese “Le ragazze del St.Trinian’s – La scuola può essere uno sballo” (2007), per poi tornare in Italia per il film “Non pensarci” (2007) di Gianni Zanasi. La incontriamo poi nei panni della protagonista ne “Il seme della discordia” (2008) di Pappi Corsicato presentato alla 65esima Mostra di Venezia. Impegnata su numerosi set tra il Canada e la Francia, è nel cast, tra gli altri, di “XIII – Il Complotto”, (2008) e “Antigang – Nell’ombra del crimine” (2015), in quest’ultimo al fianco di Jean Reno. Gira per la BBC accanto a Rufus Sewell “Le inchieste dell’ispettore Zen” (2011) una miniserie tv che racconta le indagini di Aurelio Zen, brillante ispettore di polizia che lavora a Roma. Successivamente, tesserà la tela in attesa del suo amato disperso, nella serie di Stéphane Giusti “Il ritorno di Ulisse”. Torna in Italia e partecipa all’ultimo lavoro del regista d’inchieste Renzo Martinelli, “Ustica” (2016) e all’opera prima del regista sardo Cesare Furesi “Chi salverà le rose?” (2017). Attrice versatile, nel 2017, la vediamo nel cast di due film, “La voce della pietra” di Eric D. Howell, e “Agadah” di Alberto Ron dalli. Nel 2018 interpreta Benedetta nel film “Se son rose” di Leonardo Pieraccioni. L’anno successivo è nella serie campioni di ascolti in Francia “Le Temps est assassin”, uscita anche su Canale 5 con il titolo “L’ora della verità”.
Nel 2020 Davide Livermore la sceglie per interpretare “Triboulet” di Le Roi s’amuse di Victor Hugo per la prima del Teatro alla Scala di Milano “A Riveder le Stelle…”. Per Netflix è nel film di Roberto Capucci prodotto da Lotus Film dal titolo “Mio Fratello Mia Sorella” (2021). Nel 2022 esce con il nuovo film di Alex de la Iglesia “Veneciafrenia”. Nel maggio 2023 partirà con le riprese del film “The Opera!” per la regia di Davide Livermore e Paolo Gep Cucco con Vincent Cassel e Rossy De Palma.