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Lagarde: dati confermano calo inflazione, ne terremo conto a ottobre

Lagarde: dati confermano calo inflazione, ne terremo conto a ottobreRoma, 30 set. (askanews) – Dopo che i dati dalle maggiori economie dell’eurozona, specialmente quelli di Italia, Francia e Germania hanno evidenziato ulteriori moderazioni dell’inflazione, si profila uno sviluppo in questa direzione dai dati che domani pubblicherà Eurostat, a consuntivo di tutta l’area valutaria per settembre. E le dichiarazioni giunte oggi dalla presidente della Bce, Christine Lagarde, alimentano le ipotesi di un nuovo possibile taglio dei tassi di interesse già alla riunione del Consiglio direttivo del 17 ottobre.


“Gli ultimi sviluppi rafforzano la nostra fiducia sul fatto che l’inflazione tornerà a livello obiettivo in maniera tempestiva. Ne terremo conto alla prossima riunione monetaria, a ottobre”, ha detto la presidente. “I dati giunti da Francia, Spagna e, oggi, anche da Italia e Germania confermano le attese”. E a chi obiettava che l’inflazione di fondo, l’indice dei prezzi depurato da energia e alimentari, le voci più volatili, resta sopra l’obiettivo del 2%, ha replicato: “non aspetteremo che vada tutto al 2% per tagliare i tassi”.


La scorsa settimana che tra operatori analisti si sono create aspettative su una possibile mossa a ottobre, dopo che le indagini sull’attività delle imprese hanno evidenziato un deciso deterioramento del quadro. E su questo Lagarde ha riconosciuto che questi sviluppi “suggeriscono che la ripresa stia fronteggiando venti contrari”. “Ci attendiamo che la ripresa si rafforzi nel corso del tempo – ha aggiunto – mentre la crescita dei redditi reali dovrebbe consentire alle famiglie di consumare di più”.


Non è da escludere che l’istituzione monetaria si sia ritrovata in qualche modo sotto pressione anche dall’energico taglio dei tassi deciso dalla Federal Reserve, 50 punti base in un colpo solo, peraltro in un quadro di crescita meno negativo di quello dell’area euro. In serata è atteso un intervento proprio del presidente della Fed, Jerome Powell. Intanto in serata l’euro cala a 1,1152 dollari, con una inversione di rotta dopo i rialzi mattutini con cui aveva fatto capolino sopra quota 1,12.

Verizon, DirectTV compra Dish per 1 dollaro, più 9,8 mld debiti

Verizon, DirectTV compra Dish per 1 dollaro, più 9,8 mld debitiNew York, 30 set. (askanews) – La società di private equity TPG ha accettato di acquistare la quota rimanente di AT&T in DirecTV e di fondere la società satellitare con la rivale Dish per mantenere competitivo il fornitore di pay-TV nell’era dello streaming.


AT&T ha accettato di vendere la sua quota rimanente del 70% di DirecTV a TPG per circa 7,6 miliardi di dollari in pagamenti fino al 2029, suggellando l’uscita del gigante delle telecomunicazioni dal settore dell’intrattenimento. TPG ha acquistato una quota del 30% nel 2021. DirecTV, in un accordo separato, ha accettato di acquistare Dish dal proprietario EchoStar per un importo nominale di 1 dollaro più l’assunzione di circa 9,8 miliardi di dollari di debiti.

Ue, Draghi: sovranità è un concetto debole se è solo nazionale

Ue, Draghi: sovranità è un concetto debole se è solo nazionaleBruxelles, 30 set. (askanews) – Nel nuovo contesto geopolitico, di fronte alle dimensioni delle sfide globali di oggi, il concetto di sovranità è “troppo debole” se resta limitato a un contesto nazionale, qualunque sia il paese europeo a cui si riferisce, e ha senso solo se riferito alla scala europea. E’ un dei messaggi più importanti che è venuto oggi dall’ex presidente del Consiglio italiano e della Bce Mario Draghi, durante un dibattito teletrasmesso questo pomeriggio a Bruxelles dall’istituto Bruegel, un think tank europeo, sul suo rapporto sul futuro della competitività dell’Ue.


A una giornalista che gli chiedeva se il rapporto non prospetti “uno scambio tra sovranità e denaro” per gli Stati membri, ovvero la necessità di rinunciare a certe prerogative nazionali per conseguire l’economia di scala di cui hanno bisogno le imprese per svilupparsi, essere competitive e prosperare, Draghi ha risposto: “Se sovranità significa avere piccole aziende che non sono in grado di espandersi, o nemmeno di avviare la propria attività perché lo spazio è troppo stretto per loro? In questa misura sì, c’è uno scambio. Si vuole dare alle proprie aziende un mercato più grande dove possono espandersi? Allora si devono concordare delle regole che siano nell’interesse comune. Penso che forse in questo senso sì”, uno scambio c’è, anche se io non la metterei in questo modo”. “Una delle cose che continuo a dire – ha aggiunto Draghi – è che tutti i nostri paesi sono troppo piccoli per far fronte alle dimensioni, alla scala delle sfide attuali. Quindi – ha osservato – il concetto di sovranità che sottolinea questo rapporto è la sovranità europea, non è la sovranità nazionale. Tutto ciò che vediamo oggi mostra che la sovranità nazionale è troppo debole, è un concetto troppo debole”, rilevato l’ex presidente del Consiglio.


In precedenza, spiegando i contenuti essenziali del proprio rapporto, Draghi aveva sottolineato che “il passo più importante che dobbiamo intraprendere per raggiungere il nostro obiettivo è quello di integrare i nostri mercati. Innanzitutto il mercato unico e i beni pubblici che ne derivano. Perché è così importante? Perché se la produttività è l’obiettivo, la dimensione di scala, in molti dei settori che abbiamo analizzato, è diventata il suo ingrediente essenziale. E si ottiene la dimensione di scala solo se si integra il mercato unico. Dopo di che avremo i soldi, e avremo bisogno di integrazione finanziaria”. “Ma la prima cosa – ha insistito l’ex presidente della Bce – è che le piccole e medie imprese innovative siano in grado di crescere. Abbiamo risparmiato molto, abbiamo un sacco di soldi, ciò che non abbiamo è la dimensione di scala, che è ostacolata da normative transnazionali e transnazionali”.


“E la scala a cui mi riferisco – ha continuato Draghi – è l’unica scala che è commisurata alle nostre attuali sfide, e se c’è una sola qualità che manca agli Stati membri è questa: i singoli Stati membri non hanno questa dimensione di scala”. “Questa – ha concluso Draghi – è un’altra percezione relativamente nuova, che deriva da questo nuovo ambiente, da questo nuovo contesto geopolitico: i singoli paesi sono semplicemente troppo piccoli per far fronte alle sfide attuali”.

Basket, Addio a Dikembe Mutombo, gigante buono dell’Nba

Basket, Addio a Dikembe Mutombo, gigante buono dell’NbaRoma, 30 set. (askanews) – Il mondo della pallacanestro piange la scomparsa di Dikembe Mutombo, leggenda sul parquet con le maglie di Denver Nuggets, Atlanta Hawks e Houston Rockets. Aveva soltanto 58 anni e gli era stato diagnosticato un tumore al cervello da tempo. Il commissioner Adam Silver: “Il suo spirito indomito resta eterno”. Più delle grandi gesta cestistiche, delle quasi 1.200 partite giocate in regular season o delle 21 serie (con 101 gare) di playoff a cui prese parte in NBA, di Mutombo si ricorda soprattutto l’immensa umanità, la voglia di garantire un futuro migliore per il prossimo e non solo nel suo paese natale, lo Zaire (oggi Repubblica Democratica del Congo). Nel 1997, in piena carriera agonistica – allora era un giocatore degli Atlanta Hawks – diede vita alla Dikembe Mutombo Foundation, un’organizzazione avente lo scopo di migliorare le condizioni di vita nel suo paese d’origine. In 10 anni, tale fondazione arrivò perfino a inaugurare un ospedale da 300 posti letto nella periferia di Kinshasa, intitolato Biamba Marie Mutombo Hospital e alla memoria della madre di Dikembe, morta di ictus proprio nel 1997. In seguito, le iniziative benefiche e di promozione sociale delle fasce più svantaggiate di diversi paesi furono tantissime. Così tante, da garantirgli due volte (nel 2001 e 2009) il J. Walter Kennedy Citizenship Award, riconoscimento consegnato all’allenatore o al giocatore NBA che più si è impegnato nel sociale durante un’annata sportiva


 

Chef dei leader al Quirinale, la dieta e le cene a Palazzo

Chef dei leader al Quirinale, la dieta e le cene a PalazzoRoma, 30 set. (askanews) – Quando il principe Alberto di Monaco ha ricevuto a pranzo il presidente del Sudafrica Nelson Mandela, fu servito del caviale con aceto balsamico di Modena invecchiato 150 anni. A Monaco, del resto la cucina è un mix tra francese e italiano e ciò che il principe ama sono proprio i piatti della Riviera. Il protagonista di questo racconto è Christian Garcia, lo Chef di Sua Altezza il Principe Alberto II di Monaco che oggi insieme ai suoi colleghi del Club Chefs de Chefs sono stati ricevuti al Quirinale in occasione di una manifestazione che li vedrà girare per l’Italia per una settimana con iniziative benefiche.


Dallo chef dell’Eliseo con Macron da quattro anni è difficile ricavare aneddoti, non è autorizzato a riferire cosa prediliga mangiare il Presidente francese. Ma se gli si chiede quali siano stati i suoi momenti professionalmente più importanti risponde le cene “per il presidente cinese Xi Jinping e per il presidente degli Stati uniti Joe Biden”. Lo chef del Quirinale, Fabrizio Boca, affezionatissimo a Sergio Mattarella ha invece piacere a condividere l’entusiasmo per il suo lavoro e per il nostro capo dello Stato: “sono qui da 33 anni ma quando il Presidente andrà via io lo seguirò”, assicura. “Serviamo sempre piatti della tradizione italiana, unendo innovazione e tradizione e cercando i prodotti di piccole aziende dimenticate che fanno un lavoro di qualità”, racconta. La sua “cena più impegnativa è stata quella per il G7” ma anche quelle subito dopo la pandemia. Va fiero di aver deliziato la Regina Elisabetta con il suo “risotto alle erbe. Mi disse che non aveva mai mangiato nulla di così interessante e fresco”. Tra i tanti leader per cui ha cucinato c’è stato anche chi gli ha chiesto “una video ricetta della mia torta alle pere”. Cristeta Comerford, chef dei presidenti Usa, racconta che proprio Biden ha fatto entrare la cucina tricolore alla Casa bianca. Lui e anche la candidata presidente Kamala Harris hanno un debole infatti per i piatti italiani: “sono persone semplici che lavorano molto. Amano il cibo semplice e sostanzioso, anche spaghetti e pomodoro”. A Buckingham Palace i piatti seguono molto l’andamento delle stagioni e Re Carlo è noto per la sua attenzione al cibo salutare, anche lui ama molto il cibo italiano, racconta Mark Flanagan lo Chef di Sua Maestà per il quale uno degli impegni più prestigiosi è stato, ovviamente, il pasto offerto per l’incoronazione.

Chef dei leader al Quirinale, la dieta e le cene a Palazzo

Chef dei leader al Quirinale, la dieta e le cene a PalazzoRoma, 30 set. (askanews) – Quando il principe Alberto di Monaco ha ricevuto a pranzo il presidente del Sudafrica Nelson Mandela, fu servito del caviale con aceto balsamico di Modena invecchiato 150 anni. A Monaco, del resto la cucina è un mix tra francese e italiano e ciò che il principe ama sono proprio i piatti della Riviera. Il protagonista di questo racconto è Christian Garcia, lo Chef di Sua Altezza il Principe Alberto II di Monaco che oggi insieme ai suoi colleghi del Club Chefs de Chefs sono stati ricevuti al Quirinale in occasione di una manifestazione che li vedrà girare per l’Italia per una settimana con iniziative benefiche.


Dallo chef dell’Eliseo con Macron da quattro anni è difficile ricavare aneddoti, non è autorizzato a riferire cosa prediliga mangiare il Presidente francese. Ma se gli si chiede quali siano stati i suoi momenti professionalmente più importanti risponde le cene “per il presidente cinese Xi Jinping e per il presidente degli Stati uniti Joe Biden”. Lo chef del Quirinale, Fabrizio Boca, affezionatissimo a Sergio Mattarella ha invece piacere a condividere l’entusiasmo per il suo lavoro e per il nostro capo dello Stato: “sono qui da 33 anni ma quando il Presidente andrà via io lo seguirò”, assicura. “Serviamo sempre piatti della tradizione italiana, unendo innovazione e tradizione e cercando i prodotti di piccole aziende dimenticate che fanno un lavoro di qualità”, racconta. La sua “cena più impegnativa è stata quella per il G7” ma anche quelle subito dopo la pandemia. Va fiero di aver deliziato la Regina Elisabetta con il suo “risotto alle erbe. Mi disse che non aveva mai mangiato nulla di così interessante e fresco”. Tra i tanti leader per cui ha cucinato c’è stato anche chi gli ha chiesto “una video ricetta della mia torta alle pere”. Cristeta Comerford, chef dei presidenti Usa, racconta che proprio Biden ha fatto entrare la cucina tricolore alla Casa bianca. Lui e anche la candidata presidente Kamala Harris hanno un debole infatti per i piatti italiani: “sono persone semplici che lavorano molto. Amano il cibo semplice e sostanzioso, anche spaghetti e pomodoro”. A Buckingham Palace i piatti seguono molto l’andamento delle stagioni e Re Carlo è noto per la sua attenzione al cibo salutare, anche lui ama molto il cibo italiano, racconta Mark Flanagan lo Chef di Sua Maestà per il quale uno degli impegni più prestigiosi è stato, ovviamente, il pasto offerto per l’incoronazione.

Cittadinanza, le firme in Cassazione. “Numeri record, atto di resistenza”

Cittadinanza, le firme in Cassazione. “Numeri record, atto di resistenza”Roma, 30 set. (askanews) – Dimezzare i tempi per ottenere la cittadinanza italiana da 10 a 5 anni. Con la consegna in Cassazione di quasi 640mila firme, il referendum promosso da +Europa, Possibile, Psi, Radicali e Rifondazione comunista e da una lunga lista di associazioni di stranieri per la cittadinanza, ha compiuto il primo passo. Ora il quesito deve passare il vaglio della Consulta e poi affrontare la sfida ambiziosa di riuscire a portare gli italiani ad esprimersi nelle urne a primavera.


Le “figlie” e i “figli d’Italia”, ha detto il segretario di +Europa Riccardo Magi uscendo dal Palazzaccio dopo aver consegnato la chiavetta con le firme raccolte sulla piattaforma digitale, chiedono che il Paese si esprima su una “questione urgente su cui il Parlamento” non è intervenuto malgrado sia “folle” che “ragazzi nati e cresciuti in Italia, laureati qui, non possano fare concorsi pubblici e non possano votare”. “Abbiamo depositato in Cassazione 637.487 firme, 150mila firme sono state raccolte in 24 ore, piú di 9mila persone hanno lasciato la disponibilità a diventare attivisti digitali, venticinque personalità del mondo della musica, dello spettacolo, dello sport, della letteratura, dell’accademia hanno messo a disposizione la loro voce per invitare i cittadini a firmare. Non sono solamente dei numeri record – ha sottolineato Magi – sono numeri che dimostrano in un momento di grande sfiducia nei confronti della politica che c’è stata una mobilitazione straordinaria”. E’ un “gesto di resistenza e opposizione” al “governo e alla maggioranza che sul tema usano toni di propaganda violenta e aggressiva e non prendono atto della realtà sociale del Paese”.


Tra Camera e Senato ci sono a bagnomaria una decina di proposte delle opposizioni, alcune depositate dopo l’estate anche per intercettare il dibattito innescato da Forza Italia sullo Ius Scholae, su cui Fdi e Lega hanno alzato un muro. Il testo di Fi ancora non è stato ufficializzato. “E’ dalle Olimpiadi che sentiamo annunci” ma “una cosa l’ho capita bene, da Tajani e Barelli, e non mi piace: Fi intende proporre uno ius Scholae restrittivo rispetto alla legge vigente. Non si capisce perché le opposizioni progressiste dovrebbero convergere in una direzione opposta a quella che auspicano”, ha fatto notare Magi che alla proposta di snellire invece le procedure arrivata dal capogruppo di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti, ha ricordato: ai tempi del “dl Salvini ha votato per aumentarli i tempi, ha cambiato idea…”. Nel campo del centrosinistra la traversata è stata sinora quasi in solitaria. La segretaria del Pd Elly Schlein ha firmato due settimane fa, a ridosso della consegna in Cassazione dove oggi c’era la deputata Ouidad Bakkali, firmataria di una proposta di legge. Hanno aderito, in progress, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di Avs. Anche Matteo Renzi ha detto che si spenderà. Il presidente M5S Giuseppe Conte invece no, precisando che i Cinque Stelle puntano sull’iter ancora ai nastri di partenza in Parlamento. “Il referendum è bello perché si deve dire come la si pensa e finisce il gioco del posizionamento, finisce la questione dei personalismi, dei leader, dei leaderini”, ha chiosato Magi.


I contrari e i perplessi hanno puntato il dito sul quesito su cui la Corte costituzionale dovrà valutare l’ammissibilità e che interviene sulla legge attuale con la tecnica del ‘ritaglio’ per estendere quanto previsto per gli stranieri maggiorenni che risiedono legalmente in Italia da almeno cinque anni e vengono adottati da italiani e ad una platea di circa due milioni e mezzo di persone. “Il quesito non innova la legge – è la replica – e lasciamo il compito ai costituzionalisti”. Tra questi l’ex giudice della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky ha firmato e ieri si è espresso in questi termini: “l’obiettivo non è di sconvolgere chissà cosa, si tratta di un correttivo su una legge che esiste” e che “agevola l’integrazione”. Al di là del percorso a ostacoli in un Paese dove l’astensione ha superato la metà dei votanti e dove il tetto necessario del 50% più uno degli aventi diritto negli ultimi anni spesso non è stato sfondato, il referendum sulla cittadinanza potrebbe contare sull’effetto trascinamento degli altri due ‘capitoli’, autonomia e jobs act, che hanno visto in campo la Cgil e i principali partiti di opposizione.


“Questa battaglia non si fermerà qua, anzi proseguirà con più forza. L’Italia è cambiata, l’Italia è pronta e noi siamo parte di questa Italia”, ha affermato la giovane Deepika Salhan dell’associazione ‘Dalla parte giusta della storia’.

Cittadinanza, firme in Cassazione. “Numeri record, atto resistenza”

Cittadinanza, firme in Cassazione. “Numeri record, atto resistenza”Roma, 30 set. (askanews) – Dimezzare i tempi per ottenere la cittadinanza italiana da 10 a 5 anni. Con la consegna in Cassazione di quasi 640mila firme, il referendum promosso da +Europa, Possibile, Psi, Radicali e Rifondazione comunista e da una lunga lista di associazioni di stranieri per la cittadinanza, ha compiuto il primo passo. Ora il quesito deve passare il vaglio della Consulta e poi affrontare la sfida ambiziosa di riuscire a portare gli italiani ad esprimersi nelle urne a primavera.


Le “figlie” e i “figli d’Italia”, ha detto il segretario di +Europa Riccardo Magi uscendo dal Palazzaccio dopo aver consegnato la chiavetta con le firme raccolte sulla piattaforma digitale, chiedono che il Paese si esprima su una “questione urgente su cui il Parlamento” non è intervenuto malgrado sia “folle” che “ragazzi nati e cresciuti in Italia, laureati qui, non possano fare concorsi pubblici e non possano votare”. “Abbiamo depositato in Cassazione 637.487 firme, 150mila firme sono state raccolte in 24 ore, piú di 9mila persone hanno lasciato la disponibilità a diventare attivisti digitali, venticinque personalità del mondo della musica, dello spettacolo, dello sport, della letteratura, dell’accademia hanno messo a disposizione la loro voce per invitare i cittadini a firmare. Non sono solamente dei numeri record – ha sottolineato Magi – sono numeri che dimostrano in un momento di grande sfiducia nei confronti della politica che c’è stata una mobilitazione straordinaria”. E’ un “gesto di resistenza e opposizione” al “governo e alla maggioranza che sul tema usano toni di propaganda violenta e aggressiva e non prendono atto della realtà sociale del Paese”.


Tra Camera e Senato ci sono a bagnomaria una decina di proposte delle opposizioni, alcune depositate dopo l’estate anche per intercettare il dibattito innescato da Forza Italia sullo Ius Scholae, su cui Fdi e Lega hanno alzato un muro. Il testo di Fi ancora non è stato ufficializzato. “E’ dalle Olimpiadi che sentiamo annunci” ma “una cosa l’ho capita bene, da Tajani e Barelli, e non mi piace: Fi intende proporre uno ius Scholae restrittivo rispetto alla legge vigente. Non si capisce perché le opposizioni progressiste dovrebbero convergere in una direzione opposta a quella che auspicano”, ha fatto notare Magi che alla proposta di snellire invece le procedure arrivata dal capogruppo di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti, ha ricordato: ai tempi del “dl Salvini ha votato per aumentarli i tempi, ha cambiato idea…”. Nel campo del centrosinistra la traversata è stata sinora quasi in solitaria. La segretaria del Pd Elly Schlein ha firmato due settimane fa, a ridosso della consegna in Cassazione dove oggi c’era la deputata Ouidad Bakkali, firmataria di una proposta di legge. Hanno aderito, in progress, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di Avs. Anche Matteo Renzi ha detto che si spenderà.


Il presidente M5S Giuseppe Conte invece no, precisando che i Cinque Stelle puntano sull’iter ancora ai nastri di partenza in Parlamento. “Il referendum è bello perché si deve dire come la si pensa e finisce il gioco del posizionamento, finisce la questione dei personalismi, dei leader, dei leaderini”, ha chiosato Magi. I contrari e i perplessi hanno puntato il dito sul quesito su cui la Corte costituzionale dovrà valutare l’ammissibilità e che interviene sulla legge attuale con la tecnica del ‘ritaglio’ per estendere quanto previsto per gli stranieri maggiorenni che risiedono legalmente in Italia da almeno cinque anni e vengono adottati da italiani e ad una platea di circa due milioni e mezzo di persone. “Il quesito non innova la legge – è la replica – e lasciamo il compito ai costituzionalisti”. Tra questi l’ex giudice della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky ha firmato e ieri si è espresso in questi termini: “l’obiettivo non è di sconvolgere chissà cosa, si tratta di un correttivo su una legge che esiste” e che “agevola l’integrazione”.


Al di là del percorso a ostacoli in un Paese dove l’astensione ha superato la metà dei votanti e dove il tetto necessario del 50% più uno degli aventi diritto negli ultimi anni spesso non è stato sfondato, il referendum sulla cittadinanza potrebbe contare sull’effetto trascinamento degli altri due ‘capitoli’, autonomia e jobs act, che hanno visto in campo la Cgil e i principali partiti di opposizione. “Questa battaglia non si fermerà qua, anzi proseguirà con più forza. L’Italia è cambiata, l’Italia è pronta e noi siamo parte di questa Italia”, ha affermato la giovane Deepika Salhan dell’associazione ‘Dalla parte giusta della storia’.

Cosa ha detto Piantedosi sulle manifestazioni pro Palestina

Cosa ha detto Piantedosi sulle manifestazioni pro PalestinaFirenze, 30 set. (askanews) – “Le autorità di pubblica sicurezza a Roma, come credo nelle altre città, si sono predisposte. Noi non vietiamo quasi mai le manifestazioni, difendiamo il diritto costituzionale di manifestazione del pensiero, e anche per una tendenza a voler gestire il dissenso problematico e critico. Però, con preavvisi che in maniera più o meno allusiva tendevano a celebrare la data del 7 ottobre come l’esaltazione di un eccidio, francamente non era possibile lasciar fare. Ho letto che qualcuno in barba al divieto pensa di manifestare, vedremo. Ma esiste una posizione di principio e una operativa”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, a Marine di un Cosp in Prefettura a Firenze, parlando della decisione della Questura di Roma che ha vietato le manifestazioni per la Palestina in programma per il prossimo 5 ottobre.


“Se siamo preoccupati? Lo siamo nel senso che tutto ciò che è impegnativo ci preoccupa. Anche le notizie che arrivano da quel fronte, anche libanese, non sono rassicuranti, con tutti i riflessi che possono avere nell’acuire le contrapposizioni in termini di ordine pubblico. Ma noi siamo consapevoli di fare tutto quello che è necessario fare”, ha aggiunto Piantedosi.

Piantedosi: inevitabile vietare le manifestazioni pro Palestina

Piantedosi: inevitabile vietare le manifestazioni pro PalestinaFirenze, 30 set. (askanews) – “Le autorità di pubblica sicurezza a Roma, come credo nelle altre città, si sono predisposte. Noi non vietiamo quasi mai le manifestazioni, difendiamo il diritto costituzionale di manifestazione del pensiero, e anche per una tendenza a voler gestire il dissenso problematico e critico. Però, con preavvisi che in maniera più o meno allusiva tendevano a celebrare la data del 7 ottobre come l’esaltazione di un eccidio, francamente non era possibile lasciar fare. Ho letto che qualcuno in barba al divieto pensa di manifestare, vedremo. Ma esiste una posizione di principio e una operativa”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, a Marine di un Cosp in Prefettura a Firenze, parlando della decisione della Questura di Roma che ha vietato le manifestazioni per la Palestina in programma per il prossimo 5 ottobre.


“Se siamo preoccupati? Lo siamo nel senso che tutto ciò che è impegnativo ci preoccupa. Anche le notizie che arrivano da quel fronte, anche libanese, non sono rassicuranti, con tutti i riflessi che possono avere nell’acuire le contrapposizioni in termini di ordine pubblico. Ma noi siamo consapevoli di fare tutto quello che è necessario fare”, ha aggiunto Piantedosi.