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Bce, inflazione percepita da consumatori eurozona ai minimi dal 2021

Bce, inflazione percepita da consumatori eurozona ai minimi dal 2021Roma, 28 mar. (askanews) – Si sono smorzate in media le aspettative dei consumatori nell’area euro sull’inflazione futura, mentre la percezione sulla dinamica dei prezzi negli ultimi 12 mesi è a sua volta nettamente diminuita, ai minimi da oltre 4 anni. Secondo l’ultima rilevazione effettuata dalla Bce, migliorano anche le aspettative su redditi e su spese per consumi. All’opposto peggiorano le attese su crescita economica e disoccupazione. Questa la fotografia scattata dall’ultima inchiesta condotta dall’istituzione di Francoforte (Ecb Consumer Expectations Survey).


Per quanto riguarda i prezzi, l’inflazione percepita sui passati 12 mesi dai consumatori nell’area valutaria si è attenuata a febbraio al 3,1%, dal 3,4% di gennaio. La Bce riporta che si tratta del livello più contenuto dal settembre del 2021, in base a questa indagine. L’aspettativa mediana di inflazione per i prossimi 12 mesi è rimasta invariata al 2,6% mentre quella sui prossimi 3 anni stabile al 2,4%. Nel frattempo l’attesa dei consumatori sulla crescita nominale dei redditi sui prossimi 12 mesi è salita al +1%, dal +0,9% della rilevazione di gennaio. La percezione della crescita delle spese sui prossimi 12 mesi si è smorzata al 4,9% a febbraio, dal 5,1% di dicembre.


Sempre secondo l’indagine della Bce, le aspettative sulla crescita economica per i prossimi 12 mesi si sono però fatte più negative, ora al meno 1,2%, a fronte del -1,1% di gennaio. Le aspettative sulla disoccupazione sono salite al 10,5%, dal 10,4% del mese precedente. Va ribadito e chiarito che questi dati non sono indicatori macroeconomici misurati da qualche istituto di statistica, ma una rilevazione sulla percezione che i consumatori dei paesi dell’area euro hanno in merito ai vari aspetti dell’economia.


Infine, secondo la Bce l’attesa media dei consumatori sull’aumento dei prezzi delle case è rimasta invariata al +3% per i prossimi 12 mesi mentre le attese sui tassi dei mutui si sono smorzate al 4,4%, dal precedente 4,5%.

Ucraina, Meloni: su forza rassicurazione dobbiamo stare attenti

Ucraina, Meloni: su forza rassicurazione dobbiamo stare attentiRoma, 28 mar. (askanews) – Sulla “forza di rassicurazione” proposta da Francia e Regno Unito per l’Ucraina “dobbiamo stare attenti. Può essere vista più come una minaccia”. Lo afferma la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in un’intervista pubblicata oggi sul Financial Times.


Secondo la premier, l’estensione della clausola di mutua difesa dell’articolo 5 della Nato all’Ucraina, senza effettivamente ammettere Kiev nell’alleanza, sarebbe invece una proposta “più facile ed efficace”. Sul fatto che molti governi europei, tra cui la Germania, stiano intraprendendo piani di riarmo di vasta portata, convinti che, qualunque cosa accada in Ucraina, la Russia sarà il più grande problema di sicurezza dell’Europa, Meloni si mostra più prudente. Alla domanda se considerasse la Russia una minaccia a lungo termine, la premier – scrive il FT – afferma di credere che “potrebbe esserlo, penso che potrebbe. Ma in ogni caso, credo che dobbiamo trovare un modo per essere pronti a difenderci da ogni tipo di minaccia che possiamo avere”. “Bisogna capire – aggiunge – che le minacce possono arrivare da 360 gradi. Quindi se si pensa semplicemente di potersi difendere, prendendosi cura del fianco orientale, e non si considera ad esempio cosa succede nel fianco meridionale, si avrà un problema”.

Meloni: “infantile” l’idea che Italia dovrà scegliere tra Usa e Ue

Meloni: “infantile” l’idea che Italia dovrà scegliere tra Usa e UeRoma, 28 mar. (askanews) – L’idea che l’Italia dovrà prima o poi scegliere da che parte stare, se con gli Stati Uniti o con l’Europa, è “infantile” e “superficiale”. Lo afferma la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in un’intervista pubblicata oggi sul Financial Times e rilasciata poche ore prima che Trump annunciasse tariffe del 25% sulle importazioni di auto.


Secondo la premier è “nell’interesse di tutti” superare le gravi tensioni nelle relazioni transatlantiche, aggiungendo che le reazioni di alcuni leader europei agli annunci di Trump sono spesso “un po’ troppo politiche”. “A volte – dice Meloni – ho l’impressione che rispondiamo semplicemente d’istinto”. “In questi argomenti bisogna dire ‘Manteniamo la calma, ragazzi. Pensiamoci’”. Sui dazi, in particolare, tra Usa e Ue “ci sono grandi differenze sui singoli beni”. “È su questo – sostiene -che dobbiamo lavorare per trovare una buona soluzione comune”. Di certo, secondo Meloni, nel rapporto con gli Usa di Trump l’Ue sconta la lentezza del suo processo decisionale: “Non è facile competere con qualcuno che in un giorno può firmare 100 ordini esecutivi”. Per quanto riguarda il nostro Paese, “l’Italia – sostiene la premier – può avere buoni rapporti con Stati Uniti e se c’è qualcosa che l’Italia può fare per evitare uno scontro degli Stati Uniti con l’Europa e per costruire ponti, lo farò, ed è nell’interesse degli europei”. Gli Usa, sottolinea, sono il “primo alleato” dell’Italia. “Sono conservatrice. Trump è un leader repubblicano. Sicuramente sono più vicina a lui che a molti altri, ma capisco un leader che difende i suoi interessi nazionali. Io – rimarca Meloni – difendo i miei”.

Germania, clima fiducia consumatori invariato a livelli negativi

Germania, clima fiducia consumatori invariato a livelli negativiRoma, 28 mar. (askanews) – Clima di fiducia dei consumatori in Germania praticamente invariato a livelli negativi, meno 24,5 punti in vista di aprile secondo l’indice GfK, 0,1 punti in più rispetto alla precedente rilevazione.


L’indicatore, elaborato dal Nuremberg Institute for Market Decisions e dal Gfk , mostra quindi scarsi effetti positivi dall’accordo storico tra cristiano democratici, socialdemocratici e verdi in Germania che, allo scopo di tenere fuori la destra di Afd, hanno eliminato dei limiti chiave costituzionali su deficit e debito. Il tutto allo scopo di aumentare spese militari e su infrastrutture. Secondo l’indagine a frenare un miglioramento del clima è stato l’aumento della propensione al risparmio dei tedeschi (elemento che previene più spese in consumi).

Borsa Italiana, Tajani: resti centrale, no a svuotamenti di funzioni

Borsa Italiana, Tajani: resti centrale, no a svuotamenti di funzioniRoma, 28 mar. (askanews) – “La Borsa italiana di Milano resti a supporto della economia italiana e milanese” e “senza svuotamenti di funzioni”. Perché “è uno dei pilastri del nostro sistema economico e una delle più antiche borse valori al mondo” e “rappresenta un motore essenziale per lo sviluppo economico del Paese”. Lo afferma il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, Antonio Tajani in un articolo sul Sole 24 Ore.


Borsa Italiana fa parte del gruppo Euronext, che ingloba anche le Borse di Francia, Belgio, Portogallo, Olanda, Norvegia e Irlanda. “E che ha in Cassa Depositi e Prestiti un azionista di rilievo. Va assicurato che anche nei prossimi anni Milano resti centrale – prosegue Tajani – senza svuotamenti di funzioni”. Anzi “suggeriamo di far di Milano l’hub europeo della quotazione di Pmi”. La piazza milanese “Funziona come un ponte tra aziende in cerca di capitali per crescere ed investitori che vogliono far fruttare i propri risparmi”. Secondo Tajani “Euronext deve rimanere un gruppo di borse federate, come descritte nell’accordo del 2021, ed evitare spinte centralizzatrici, lontano dai territori di riferimento”.


“Per questo chiedo che venga confermata la centralità e la funzionalità della Borsa di Milano e venga mantenuta la sua autonomia nel listing azionario e obbligazionario, con la giusta vigilanza. Possiamo fare di Milano una grande piazza finanziaria europea che guardi con attenzione ad attrarre e quotare le PMI e non ridurla ad una appendice secondaria. Siamo la terza economia e la seconda manifattura dell’Ue. Queste grandezze – conclude il titolare della Farnesina – devono essere supportate da un sistema finanziario che abbia testa (e cuore) in Italia”.

Unipol: con piano 2027 utili a 3,8 mld, ai soci 2,2 mld (+72%)

Unipol: con piano 2027 utili a 3,8 mld, ai soci 2,2 mld (+72%)Milano, 28 mar. (askanews) – Unipol ha approvato il piano strategico 2025-2027 e prevede utili consolidati cumulati per 3,8 miliardi di euro, in crescita del 28% rispetto al periodo 2022-2024. I dividendi cumulati al 2027 sono stimati a 2,2 miliardi, con un balzo del 72% rispetto ai 1,3 miliardi distribuiti ai soci con la precedente strategia. La raccolta assicurativa al 2027 è vista a 18 miliardi, +2,4% sul 2024.


La crescita annua composta degli utili è stimata al 13%, mentre per dividendi cumulati a 2,2 miliardi di euro la crescita annua composta del 10%. Dal piano al 2027 di Unipol è prevista una generazione di capitale organica, in aggiunta ai dividendi cumulati attesi e al finanziamento della crescita, pari a 1 miliardo di euro. A livello industriale, il gruppo Unipol si pone come obiettivi al 2027 una raccolta nel comparto Danni pari a 10,6 miliardi di euro (crescita annua composta del +4,9%), un Combined Ratio Danni al 92% (-1,6 punti percentuali rispetto al 31 dicembre 2024) e una raccolta nel comparto Vita pari a 7,4 miliardi di euro (crescita annua composta del +4,8%). Nel segmento Auto, l’obiettivo è rafforzare la redditività attraverso lo sviluppo di algoritmi di Intelligenza Artificiale e di machine learning volti a migliorare i modelli di retention, conversion e profittabilità, la diffusione di una piattaforma di offerta innovativa e “data-driven” retail e un modello liquidativo più efficace ed industrializzato. Nel segmento Non Auto, l’obiettivo di redditività sarà perseguito attraverso l’ulteriore sofisticazione dell’ingegneria di prodotto e del pricing dinamico sulla nuova produzione e sui rinnovi, l’offerta per le catastrofi naturali con una gestione disciplinata delle esposizioni e un nuovo modello di liquidazione dei sinistri catastrofali potenziato dall’innovazione dei processi, dalla tecnologia e dall’Intelligenza Artificiale.


“Con ‘Stronger, Faster, Better’ presentiamo un piano strategico solidamente ancorato al nostro core business e coerente con le competenze”, ha sottolineato Carlo Cimbri, Presidente di Unipol Assicurazioni, rimarcando l’abilità del gruppo di generare più utili e cedole. “Nei prossimi tre anni ci concentreremo nel rafforzare la nostra leadership nel mercato assicurativo italiano, dove intendiamo diventare ancora più forti grazie ai numerosi asset distintivi di cui il Gruppo Unipol dispone e ai rilevanti investimenti che effettueremo in capitale umano e tecnologico”, ha chiosato l’amministratore delegato, Matteo Laterza.

Presentato a Roma piano di adattamento ai cambienti climatici Cinque Terre

Presentato a Roma piano di adattamento ai cambienti climatici Cinque TerreRoma, 27 mar. (askanews) -Il Parco Nazionale delle Cinque Terre e Legambiente hanno presentato a Roma presso la libreria Spazio Sette il Piano di adattamento ai cambiamenti climatici per l’area protetta e le Linee Guida per l’adattamento ai cambiamenti climatici nei Parchi. Ad aprire l’incontro Lorenzo Viviani, Presidente Parco Nazionale Cinque Terre. Sono seguiti i saluti istituzionali e introduttivi di Giorgio Zampetti, Direttore generale Legambiente, Claudio Barbaro, sottosegretario di Stato – MASE e Donatella Bianchi, già Presidente WWF Italia e Parco Nazionale Cinque Terre.


A seguire sono intervenuti Francesco Marchese e Emanuele Raso del Parco Nazionale Cinque Terre che hanno presentato il progetto europeo Stonewallsforlife, Giulia Galluccio, Fondazione CMCC (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici) che ha presentato il piano di adattamento ai cambiamenti climatici del Parco Nazionale delle Cinque Terre e Stefano Raimondi, responsabile nazionale biodiversità Legambiente, che ha presentato le Linee guida per l’adattamento ai cambiamenti climatici nelle aree protette. Gli interventi hanno evidenziato l’importanza del Piano e delle Linee Guida, entrambi realizzati nell’ambito del progetto europeo StonewallsforLifefinanziato dal programma LIFE, di cui il Parco è capofila, con il contributo scientifico della Fondazione CMCC (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici), che ha lavorato specificamente alla sua realizzazione, in collaborazione con Legambiente, partner del progetto.


Il Piano di Adattamento Climatico nasce dall’esigenza di fornire strumenti operativi e strategie di gestione che consentano di mitigare gli impatti del cambiamento climatico. Attraverso un approccio scientifico e partecipato, il documento definisce un quadro di azioni mirate, basate su soluzioni fondate sulla natura (nature-based solutions), che valorizzano il patrimonio delle Cinque Terre. Uno degli elementi cardine del Piano è il recupero e la manutenzione dei tradizionali muri a secco, strutture essenziali per la stabilità idrogeologica e per la conservazione del paesaggio agrario storico. La valorizzazione e il ripristino di queste opere rappresentano una risposta efficace e sostenibile agli effetti erosivi e al rischio di dissesto idrogeologico, oltre a contribuire alla salvaguardia della biodiversità locale.


Nella seconda parte dell’evento Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette Legambiente, ha coordinato gli interventi sul tema “Le sfide climatiche per le aree protette e le comunità locali”. All’incontro hanno partecipato Piero Genovesi, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), Mauro Durbano, Presidente Parco Nazionale Gran Paradiso, Giuseppe Luzzi, Presidente Parco Nazionale Appennino Lucano Val D’Agri Lagonegrese, Patrizio Scarpellini, Direttore Parco Nazionale Cinque Terre, Luciano Sommarone, Direttore Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, Marco Visconti, Commissario Straordinario RomaNatura, Stefano Donati, Direttore Parco nazionale del Circeo. “Gli effetti dei cambiamenti climatici sempre più violenti sono ormai tangibili e anche il nostro Paese, tra i più esposti del continente europeo, dovrà affrontare questa emergenza insieme alle conseguenze che provoca sulla perdita di biodiversità – ha dichiarato Giorgio Zampetti Direttore Generale di Legambiente – Per questa ragione il Piano di adattamento ai cambiamenti climatici del Parco nazionale delle Cinque Terre, il primo di questo tipo in Italia, e le Linee guida redatte per i parchi sono strumenti di analisi e applicativi utili a contrastare la crisi climatica e limitarne gli effetti sulla natura protetta”.


Patrizio Scarpellini, direttore Parco Nazionale delle Cinque Terre ha spiegato l’importanza di un’area protetta nell’ambito delle strategie di adattamento: «il Parco svolge un ruolo attivo nella conservazione e valorizzazione del paesaggio agrario, attraverso attività di sostegno all’agricoltura, studi e monitoraggi finalizzati a garantire la gestione sostenibile dei terrazzamenti e delle coltivazioni tradizionali. E il Piano avrà l’obiettivo non solo di contrastare l’abbandono del territorio, ma anche di favorire la continuità delle comunità locali, mantenendo vivo il legame tra uomo e ambiente e assicurando la trasmissione delle conoscenze e delle pratiche agricole tradizionali alle future generazioni». “Il Piano di Adattamento ai Cambiamenti Climatici segna un momento decisivo per la tutela e la valorizzazione del nostro territorio – ha concluso Lorenzo Viviani, Presidente Parco nazionale delle Cinque Terre – Le Cinque Terre non sono solo un paesaggio da preservare, ma un ecosistema vivo, in cui l’uomo e la natura convivono in un equilibrio dinamico. Qui, la salvaguardia ambientale non passa dall’esclusione dell’uomo, ma dal suo coinvolgimento attivo: sono gli agricoltori, i pescatori, le comunità locali a custodire da secoli il fragile equilibrio di questi luoghi, rendendoli resilienti di fronte alle sfide del futuro.? Progetti come Stonewallsforlife dimostrano che i saperi tradizionali non appartengono al passato, ma rappresentano una chiave per affrontare il cambiamento climatico con soluzioni concrete e sostenibili. Il nostro impegno è trasformare il Parco delle Cinque Terre in un laboratorio di innovazione ambientale, dove ricerca scientifica e tradizione si fondano in un nuovo approccio pragmatico alla tutela del territorio.?Con la presentazione del Piano e delle Linee Guida per l’adattamento climatico nei Parchi, poniamo le basi per un modello in cui l’uomo non è il problema, ma la soluzione. Solo attraverso un’azione collettiva e una visione condivisa possiamo garantire che questo patrimonio unico resti vivo, produttivo e protetto per le generazioni future».

Corte Ue sanziona Italia per mancato trattamento acque reflue

Corte Ue sanziona Italia per mancato trattamento acque reflueBruxelles, 27 mar. (askanews) – La Corte europea di giustizia ha condannato oggi lo Stato italiano a pagare una multa forfettaria di 10 milioni di euro e una sanzione progressiva di 13.687.500 di euro ogni sei mesi, per il mancato rispetto in quattro comuni delle norme Ue sul trattamento obbligatorio delle acque reflue urbane (direttiva Cee/91/271, del 1991).


La sanzione pecuniaria semestrale dovrà essere pagata fino a che l’Italia non si metterà in regola con la legislazione comunitaria, provvedendo a predisporre impianti di depurazione o altre misure idonee a evitare lo scarico di acque reflue non trattate dei quattro agglomerati urbani, che sono Courmayeur, in Valle d’Aosta, e poi Castellammare del Golfo, Cinisi e Terrasini, tutti in Sicilia. Un quinto comune inizialmente sotto accusa, Trappeto, sempre in Sicilia, è riuscito a completare gli impianti di trattamento delle acque in tempo per l’udienza della Corte su questo caso, il 13 novembre 2024, la sentenza ne ha tenuto conto.


La situazione del mancato trattamento delle acque reflue in Italia, comunque, è migliorata negli ultimi anni, sebbene non a sufficienza e troppo lentamente. In una sua prima sentenza su questa vicenda, nell’aprile 2014, la Corte di giustizia aveva dichiarato che l’Italia non aveva dato esecuzione la direttiva in tutto il suo territorio, nella misura in cui, in ben 41 agglomerati, le acque reflue urbane non erano correttamente raccolte né trattate. La Commissione europea, ritenendo che, oltre 20 anni dopo la scadenza dei termini di recepimento previsti dalla direttiva (e nove anni dopo la sentenza del 2014), l’Italia non si fosse ancora pienamente messa in regola perché la violazione persisteva nei cinque comuni in questione, aveva aperto una nuova procedura d’infrazione per inadempimento nel maggio 2018 e inoltrato poi un nuovo ricorso alla Corte Ue, chiedendo l’imposizione di sanzioni pecuniarie, che sono state determinate nel loro ammontare dalla sentenza di oggi.

Meloni ribadisce no a truppe in Ucraina e chiede di coinvolgere Usa

Meloni ribadisce no a truppe in Ucraina e chiede di coinvolgere UsaParigi, 27 mar. (askanews) – L’Italia non invierà truppe in Ucraina, a meno di un coinvolgimento dell’Onu dopo un accordo di pace, e chiede che dal prossimo summit dei ‘volenterosi’ siano coinvolti gli Usa. La premier, arrivata ieri sera a Parigi, questa mattina ha partecipato all’Eliseo al vertice convocato da Emmanuel Macron che, insieme al premier britannico Keir Starmer, ha preso le redini dell’iniziativa europea (ma non solo) per essere pronti a intervenire ‘boots on the ground’ per monitorare un eventuale cessate il fuoco.


Un attivismo che Meloni non ha mai gradito, sia nel metodo(perchè alcuni Stati non sono stati coinvolti) sia nel merito, perchè secondo lei l’organizzazione di una forza di peacekeeping europea sarebbe “complessa e poco efficace”. La premier – che ha lasciato l’Eliseo intorno alle 14 senza rilasciare dichiarazioni, ripartendo poi da Parigi poco prima delle 17 – ha ribadito la sua posizione nel corso del summit, secondo quanto riferisce una nota di Palazzo Chigi. Per lei il percorso verso una pace “giusta e duratura” necessita di un “continuo sostegno a Kiev” e di “garanzie di sicurezza solide e credibili” che però non possono arrivare dai ‘volenterosi’ ma solo nel “contesto euroatlantico”. La chiave, per Meloni, è l’estensione dell’articolo 5 del Trattato Nato, per consentire la sicurezza dell’Ucraina pur senza un’adesione di Kiev all’Alleanza. Un’ipotesi su cui, spiega Palazzo Chigi, Macron ha sollevato “con interesse l’opportunità di un approfondimento tecnico” che Meloni ha “accolto con favore”. Se la Nato è in contesto in cui muoversi, per Roma non si può prescindere da Washington. Trump ha un filo diretto con Macron (i due si sono sentiti anche ieri sera) e con Starmer, ma per la presidente del Consiglio è importante “continuare a lavorare con gli Stati Uniti per fermare il conflitto e raggiungere una pace che assicuri la sovranità e la sicurezza dell’Ucraina” anche con “il coinvolgimento di una delegazione americana al prossimo incontro di coordinamento”, ancora non in agenda.


Per quanto riguarda il coinvolgimento dell’Italia, ha ribadito che “non è prevista alcuna partecipazione nazionale ad una eventuale forza militare sul terreno”. Resta però aperta la porta a un impegno nel caso in cui si profilasse una missione Onu, dopo un accordo di pace, per una “efficace attuazione e monitoraggio del cessate il fuoco”. Intanto, fin da ora, è “importante poter estendere il cessate il fuoco parziale alle infrastrutture civili, come le scuole e gli ospedali” affinchè la Russia dimostri “buona volontà” con l’obiettivo di raggiungere un cessate il fuoco totale”. Su questa linea, dopo le ultime settimane ‘turbolente’ nella maggioranza e il vertice di ieri, Meloni incassa sulla via del ritorno il plauso della Lega: “Bene la linea del governo italiano, saggia e prudente, con la richiesta di coinvolgere gli Stati Uniti”, sottolineano fonti del Carroccio, secondo cui “mai come in questo momento si sta lavorando alla pace, quindi è doveroso abbassare i toni e soffocare le pulsioni belliciste”.

Macron contro Putin: su pace finge. E annuncia forza di “rassicurazione”

Macron contro Putin: su pace finge. E annuncia forza di “rassicurazione”Parigi, 27 mar. (askanews) – Francia e Gran Bretagna saranno alla guida di una “forza di rassicurazione” da schierare in Ucraina al termine del conflitto, per monitorare la sicurezza. Una forza aperta ai ‘volenterosi’ (a cui l’Italia ha già detto di no) che garantirebbe “un sostegno a lungo termine e avrebbe un carattere deterrente nei confronti di un’eventuale aggressione russa”. Ad annunciarlo è stato il presidente francese Emmanuel Macron, al termine del summit che ha visto riuniti all’Eliseo 31 soggetti tra Paesi europei e non, istituzioni comunitarie (Antonio Costa e Ursula von der Leyen), il segretario generale della Nato Mark Rutte.


“Questa forza di rassicurazione – ha precisato – non è destinata ad essere una forza di mantenimento della pace”, né “una forza presente sulla linea di contatto”, né “una forza che sostituisca gli eserciti ucraini”, ma una forza “che firmerebbe un sostegno a lungo termine e avrebbe un carattere deterrente nei confronti di un’eventuale aggressione russa”. Il leader francese – che ieri sera aveva sentito Donald Trump – ha detto di non fidarsi della Russia che “finge di aprire negoziati per scoraggiare l’avversario e intensificare i suoi attacchi”. Anche per questo – d’accordo con il premier britannico Keir Starmer – ha assicurato che le sanzioni a Mosca non saranno revocate. Occorre “mantenere la pressione sulla Russia attraverso sanzioni”, ha confermato il presidente del Consiglio europeo Costa, la cui strategia rimane quella della “pace attraverso la forza”. Per questo l’Ue prevede, tra le altre cose, la fornitura di 2 milioni di proiettili di artiglieria di grosso calibro e l’impegno degli Stati membri a garantire 17 miliardi di euro di supporto militare aggiuntivo. La Francia ha già annunciato ieri, a questo proposito, un impegno di 2 miliardi di euro tra missili, aerei da combattimento e sistemi di difesa aerea.


“E’ stato un incontro molto costruttivo – ha dichiarato il premier britannico -. C’è stata assoluta chiarezza sul fatto che la Russia sta cercando di ritardare la pace, sta giocando, e dobbiamo essere assolutamente chiari”. Anche per questo c’è bisogno di un maggiore supporto per l’Ucraina “per assicurarsi che Kiev sia nella posizione più forte possibile, sia ora che in ulteriori negoziati”. “E’ importante che i Paesi parlino con una voce comune e spingano ulteriormente la Russia”, ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, presente ai lavori, annunciando che nelle prossime settimane ci saranno altre riunioni per definire il ruolo della coalizione. “Dobbiamo – ha sottolineato – ottenere risposte molto specifiche: quali Paesi saranno coinvolti sul terreno, in aria e in mare in Ucraina? Dove esattamente verranno dispiegate queste forze? Quale sarà la loro dimensione e struttura? Quali saranno le procedure di risposta in caso di minaccia? E quando verranno effettivamente schierate: all’avvio di un cessate il fuoco o solo dopo la fine della guerra e il raggiungimento di un accordo?” E nel frattempo, ha concluso, “abbiamo bisogno che gli Stati Uniti siano più forti nei confronti della Russia”.