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Amoroso: giudici criticabili ma inaccettabili attacchi personali

Amoroso: giudici criticabili ma inaccettabili attacchi personaliRoma, 11 apr. (askanews) – “L’indipendenza della magistratura è un pilastro dello stato di diritto e quindi va preservata. La critica è sempre possibile, il nostro sistema giudiziario è di tipo professionale con qualche eccezione, i giudici non sono eletti e la loro legittimazione la si trova nelle motivazioni dei loro provvedimenti ma questi provvedimenti sono criticabili. Non è pensabile siano immuni da una critica aspra, quello che non è accettabile è che ci possano essere attacchi personali, qui si va su un terreno di delegittimazione della magistratura che è un terreno scivoloso che va evitato a tutti i costi”. Lo ha detto il presidente della Corte costituzionale, Giovanni Amoroso, nella conferenza stampa in occasione della relazione annuale sulla giurisdizione della Consulta.

Meloni in contatto con l’Ue, prepara incontro con Trump

Meloni in contatto con l’Ue, prepara incontro con TrumpRoma, 10 apr. (askanews) – Dopo l’imbarazzo per le frasi volgari di Donald Trump (tutti vogliono “baciarmi il c..o”) e, subito dopo, il sollievo per la sospensione dei dazi per 90 giorni, Giorgia Meloni prepara la missione che il 17 aprile la porterà alla Casa Bianca.


La presidente del Consiglio, dopo aver preso parte questa mattina alla festa della Polizia, ha passato il pomeriggio al lavoro sul dossier. La frenata del tycoon sicuramente ha reso più serena la vigilia del viaggio in America, ma – visto anche l’uomo – restano molte incognite e altrettanti rischi. La premier è in contatto con i principali leader europei e con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. A Bruxelles, assicura una fonte europea, “non c’è diffidenza verso Meloni, non si pensa che possa aprire trattative separate. Il pacchetto dazi è stato approvato 26 a 1, tutti sono consapevoli che è necessario essere uniti”. Del resto, come ha ricordato oggi un portavoce della Commissione europea, Stefan de Keersmaecker, “la Commissione ha competenza esclusiva per negoziare in ambito commerciale. Si tratta quindi di una competenza esclusiva basata sulle disposizioni del nostro Trattato. Spetta quindi alla Commissione portare avanti questo tipo di negoziati”. Il ‘mandato’ di Meloni sarà quindi quello di ribadire a Trump la proposta di “zero per zero” avanzata da Bruxelles e aprire un canale di trattativa. Magari facilitando un contatto diretto del tycoon con la stessa von der Leyen, che fino a questo momento non è avvenuto. Come gesto di ‘buona volontà’, in risposta alla frenata di Trump, la presidente della Commissione ha sospeso le contro-misure europee.


Intanto le opposizioni chiedono che il governo metta in campo iniziative urgenti a sostegno dell’economia italiana. “Credo sarebbe giusto, data la gravità della situazione, che Meloni chiamasse anche le opposizioni al confronto su come affrontare una crisi che quest’anno ci vedrà, insieme agli Usa, andare in recessione in una situazione di grave difficoltà”, dice Carlo Calenda che ha inviato un documento urgente in quattro punti: una manovra per diminuire il costo dell’energia per le imprese, per la cancellazione di transizione 5.0 e il ripristino di industria 4.0, un’operazione di garanzia e di moratoria sui debiti delle imprese e l’estensione della cig. “Noi siamo disponibili a interloquire su delle proposte concrete”, afferma la leader Pd Elly Schlein, che mette però in guardia dal “gioco delle tre carte che sta facendo il governo”.


Per Matteo Renzi (Iv) “ora che i dazi sono sospesi rimane il problema di un’economia bloccata. E di una crescita che il Governo ha previsto essere dimezzata. Parole di Giorgetti, eh. Bisogna darsi una smossa”.

Passa mozione maggioranza ma senza Rearm Eu, centrosinistra attacca

Passa mozione maggioranza ma senza Rearm Eu, centrosinistra attaccaRoma, 10 apr. (askanews) – La prima regola del Fight club è che non si parla del Fight club. Come nel film di David Fincher, per celare le posizioni distinte sul piano di riarmo europeo, la maggioranza preferisce non parlarne. Ne viene fuori che il governo, al cospetto del Parlamento, non prende posizione sul piano di Ursula von der Leyen: su sette mozioni presentate, l’esecutivo dà parere favorevole solo a quella unitaria della maggioranza di centrodestra, l’unica che non fa minimamente cenno al progetto ReArm Europe Plan/Readiness 2030, ma impegna genericamente l’esecutivo “a proseguire nell’opera di rafforzamento delle capacità di difesa e sicurezza nazionale al fine di garantire, alla luce delle minacce attuali e nel quadro della discussione in atto in ambito europeo in ordine alla difesa europea, la piena efficacia dello strumento militare”.


La mozione del centrodestra viene approvata con 144 sì e 105 no al termine di un dibattito acceso in cui è emersa plasticamente la spaccatura nella maggioranza con Fi più europeista da un lato e la Lega pesantemente critica sul piano di Von der Leyen dall’altro. “Dopo l’intervento del collega Billi e dopo le parole del Sottosegretario Perego dico che in un’altra epoca si sarebbe andati al Quirinale a fare una verifica di governo, perché c’è un problema serio nella maggioranza, molto serio”, evidenzia Stefano Graziano (Pd). “Noi della Lega-Salvini Premier – aveva detto Billi – ci opponiamo fermamente a questi 800 miliardi di debiti per la difesa europea. Graveranno sui bilanci, saranno dispersi in migliaia di rivoli. Se ci sono 800 miliardi da spendere è nostro dovere non spenderli in armi e proiettili, ma in salute, in ospedali, scuole e lavoro”. Parole buone per una dichiarazione di voto favorevole alle mozioni di M5s e Avs che chiedevano lo stop al piano di riarmo. Invece, la conclusione di Billi, tra le urla e le proteste dell’opposizione, è il voto a favore della mozione di maggioranza che, osserva Billi, “va nella direzione giusta: sicurezza, credibilità internazionale, rafforzamento della nostra capacità industriale e difesa, che sia davvero una difesa a servizio della pace”.


A difendere la necessità di maggiori investimenti in difesa era stato prima il sottosegretario alla Difesa Matteo Perego di Cremnago (Fi) (“La difesa è deterrenza: aumentare le capacità di difesa non significa cambiare postura a un paese impegnato a difendere la pace nel mondo attraverso le forze armate”), poi la forzista Isabella De Monte (“Ci vuole una risposta europea, che deve essere quella dell’incremento della nostra capacità di difenderci”), quindi Fdi con Giangiacomo Calovini, spiegando che “un’Ue che aspira a essere protagonista nel mondo non può rimanere dipendente da altri per la propria sicurezza. Sostenere oggi una politica di rafforzamento della capacità difensiva nazionale e continentale non significa abbracciare una visione bellicista, ma dotarsi degli strumenti necessari per salvaguardare la pace dell’Europa e dell’Italia”. In aula interviene il leader M5s Giuseppe Conte che, riprendendo i temi del palco della manifestazione contro il riarmo di sabato scorso, attacca la premier Meloni che “si è assunta una grande responsabilità storica, politica e morale: il 6 marzo scorso ha sottoscritto senza nessun mandato un piano di riarmo da 800 miliardi per consentire ai singoli Stati europei di potersi riarmare a piacimento”. E chiede a Fdi: “Almeno non fateci lezioni di patriottismo”.


L’opposizione prova a stoppare, fuori tempo massimo, il voto sulla mozione di maggioranza appellandosi al regolamento della Camera e osservando che il documento del centrodestra non cita in nessun passaggio il piano di riarmo europeo e quindi non era assimilabile alle altre mozioni all’ordine del giorno. “Non possiamo venire qui a chiedere al Governo e alla maggioranza un’opinione e poi dover votare una mozione con scritto ‘viva la mamma’. Non funziona così. Se nella mozione c’è scritto ‘viva la mamma’ e non c’è scritto la cosa di cui discute questo Parlamento cioè cosa pensate del piano di riarmo europeo, è un bel problema”, attacca Matteo Richetti (Azione). Ma secondo la presidenza della Camera la mozione del centrodestra “concerne altre questioni oggettivamente correlate, come la guerra in Ucraina, il tema delle spese per la difesa. I motivi di tipo politico – spiega il vicepresidente Fabio Rampelli – sono legittimi ma non alterano le procedure né il regolamento”.

Passa mozione di maggioranza ma senza Rearm Eu, il centrosinistra attacca

Passa mozione di maggioranza ma senza Rearm Eu, il centrosinistra attaccaRoma, 10 apr. (askanews) – La prima regola del Fight club è che non si parla del Fight club. Come nel film di David Fincher, per celare le posizioni distinte sul piano di riarmo europeo, la maggioranza preferisce non parlarne. Ne viene fuori che il governo, al cospetto del Parlamento, non prende posizione sul piano di Ursula von der Leyen: su sette mozioni presentate, l’esecutivo dà parere favorevole solo a quella unitaria della maggioranza di centrodestra, l’unica che non fa minimamente cenno al progetto ReArm Europe Plan/Readiness 2030, ma impegna genericamente l’esecutivo “a proseguire nell’opera di rafforzamento delle capacità di difesa e sicurezza nazionale al fine di garantire, alla luce delle minacce attuali e nel quadro della discussione in atto in ambito europeo in ordine alla difesa europea, la piena efficacia dello strumento militare”.


La mozione del centrodestra viene approvata con 144 sì e 105 no al termine di un dibattito acceso in cui è emersa plasticamente la spaccatura nella maggioranza con Fi più europeista da un lato e la Lega pesantemente critica sul piano di Von der Leyen dall’altro. “Dopo l’intervento del collega Billi e dopo le parole del Sottosegretario Perego dico che in un’altra epoca si sarebbe andati al Quirinale a fare una verifica di governo, perché c’è un problema serio nella maggioranza, molto serio”, evidenzia Stefano Graziano (Pd). “Noi della Lega-Salvini Premier – aveva detto Billi – ci opponiamo fermamente a questi 800 miliardi di debiti per la difesa europea. Graveranno sui bilanci, saranno dispersi in migliaia di rivoli. Se ci sono 800 miliardi da spendere è nostro dovere non spenderli in armi e proiettili, ma in salute, in ospedali, scuole e lavoro”. Parole buone per una dichiarazione di voto favorevole alle mozioni di M5s e Avs che chiedevano lo stop al piano di riarmo. Invece, la conclusione di Billi, tra le urla e le proteste dell’opposizione, è il voto a favore della mozione di maggioranza che, osserva Billi, “va nella direzione giusta: sicurezza, credibilità internazionale, rafforzamento della nostra capacità industriale e difesa, che sia davvero una difesa a servizio della pace”.


A difendere la necessità di maggiori investimenti in difesa era stato prima il sottosegretario alla Difesa Matteo Perego di Cremnago (Fi) (“La difesa è deterrenza: aumentare le capacità di difesa non significa cambiare postura a un paese impegnato a difendere la pace nel mondo attraverso le forze armate”), poi la forzista Isabella De Monte (“Ci vuole una risposta europea, che deve essere quella dell’incremento della nostra capacità di difenderci”), quindi Fdi con Giangiacomo Calovini, spiegando che “un’Ue che aspira a essere protagonista nel mondo non può rimanere dipendente da altri per la propria sicurezza. Sostenere oggi una politica di rafforzamento della capacità difensiva nazionale e continentale non significa abbracciare una visione bellicista, ma dotarsi degli strumenti necessari per salvaguardare la pace dell’Europa e dell’Italia”. In aula interviene il leader M5s Giuseppe Conte che, riprendendo i temi del palco della manifestazione contro il riarmo di sabato scorso, attacca la premier Meloni che “si è assunta una grande responsabilità storica, politica e morale: il 6 marzo scorso ha sottoscritto senza nessun mandato un piano di riarmo da 800 miliardi per consentire ai singoli Stati europei di potersi riarmare a piacimento”. E chiede a Fdi: “Almeno non fateci lezioni di patriottismo”.


L’opposizione prova a stoppare, fuori tempo massimo, il voto sulla mozione di maggioranza appellandosi al regolamento della Camera e osservando che il documento del centrodestra non cita in nessun passaggio il piano di riarmo europeo e quindi non era assimilabile alle altre mozioni all’ordine del giorno. “Non possiamo venire qui a chiedere al Governo e alla maggioranza un’opinione e poi dover votare una mozione con scritto ‘viva la mamma’. Non funziona così. Se nella mozione c’è scritto ‘viva la mamma’ e non c’è scritto la cosa di cui discute questo Parlamento cioè cosa pensate del piano di riarmo europeo, è un bel problema”, attacca Matteo Richetti (Azione). Ma secondo la presidenza della Camera la mozione del centrodestra “concerne altre questioni oggettivamente correlate, come la guerra in Ucraina, il tema delle spese per la difesa. I motivi di tipo politico – spiega il vicepresidente Fabio Rampelli – sono legittimi ma non alterano le procedure né il regolamento”.

Mattarella e reali britannici a Ravenna celebrano 80 anni Liberazione

Mattarella e reali britannici a Ravenna celebrano 80 anni LiberazioneRoma, 10 apr. (askanews) – Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, accompagnato da sua figlia Laura, ha accolto a Ravenna i sovrani britannici, Re Carlo III e la Regina Camilla, per la cerimonia celebrativa per l’ottantesimo anniversario della Liberazione della provincia di Ravenna, avvenuta il 10 aprile del 1945 da parte delle truppe Commonwealth e delle forze partigiane.


Nell’ultima tappa della loro visita di Stato in Italia i reali sempre in Comune, hanno salutato una rappresentanza delle associazioni dei veterani e partigiane. Successivamente i due capi di Stato si sono recati in Piazza del Popolo per incontrare alcuni rappresentanti del Festival dell’Emilia Romagna e dell’associazione Slow food. La Regina Camilla e Laura Mattarella si sono intrattenute, invece, con una rappresentanza delle associazioni di volontariato e di artigianato del luogo. La visita dei reali britannici si concluderà questa sera all’aeroporto “Luigi Ridolfi” di Forlì, dove si svolgerà la cerimonia di congedo, con l’esecuzione degli inni nazionali britannico e italiano e il passaggio in rassegna da parte del presidente Mattarella e del Re Carlo III del reparto schierato che ha reso loro gli onori.

Italia-Gb, Mattarella a Ravenna con i reali Carlo e Camilla

Italia-Gb, Mattarella a Ravenna con i reali Carlo e CamillaRoma, 10 apr. (askanews) – Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, accompagnato da sua figlia Laura, ha incontrato a Ravenna il Re Carlo III e la Regina Camilla, nell’ultima tappa della loro visita di Stato in Italia.


Mattarella e i reali hanno preso parte, nell’Aula consiliare del Palazzo Municipale, alla cerimonia celebrativa per l’ottantesimo anniversario della Liberazione della provincia di Ravenna, avvenuta il 10 aprile del 1945 da parte delle truppe Commonwealth e delle forze partigiane. Al termine, sempre in Comune, Mattarella e i sovrani britannici saluteranno una rappresentanza delle associazioni dei veterani e partigiane.


Successivamente i due capi di Stato si recheranno in Piazza del Popolo per incontrare alcuni rappresentanti del Festival dell’Emilia Romagna e dell’associazione Slow food. La Regina Camilla e Laura Mattarella si intratterranno, invece, con una rappresentanza delle associazioni di volontariato e di artigianato del luogo. La visita dei reali britannici si è concluderà questa sera all’aeroporto “Luigi Ridolfi” di Forlì, dove si svolgerà la cerimonia di congedo, con l’esecuzione degli inni nazionali britannico e italiano e il passaggio in rassegna da parte del presidente Mattarella e del Re Carlo III del reparto schierato che ha reso loro gli onori.

Giustizia, Parodi (Anm): martedì vediamo Nordio, aspettative positive

Giustizia, Parodi (Anm): martedì vediamo Nordio, aspettative positiveRoma, 10 apr. (askanews) – “L’incontro con il ministro Nordio è confermato per martedì prossimo, 15 aprile”. Lo ha detto il presidente dell’Anm, Cesare Parodi, conversando con i cronisti a Piazza Montecitorio al termine di incontri con alcuni gruppi parlamentari.


“Le aspettative sono sicuramente positive – ha aggiunto – nel senso che sappiamo di parlare di una serie di temi legati all’attività giudiziaria su cui abbiamo colto un interesse del governo a far sì che alcuni aspetti vengano migliorati: come il problema dell’informatica, della carenza drammatica del personale amministrativo nei nostri uffici, della geografia giudiziaria. Tutti aspetti che magari fanno meno notizie di altri ma che vi assicuro hanno una loro rilevanza e che noi non possiamo trascurare assolutamente”, ha aggiunto.

Al Senato scontro Pd-M5S sulla richiesta di audizione dell’ambasciatore russo

Al Senato scontro Pd-M5S sulla richiesta di audizione dell’ambasciatore russoRoma, 10 apr. (askanews) – È scontro fra una parte del Pd e il Movimento 5 stelle per la proposta di inserire, in una lista di audizioni al Senato sul tema delle “ingerenze straniere”, l’ambasciatore russo in Italia, Alexey Paramonov. “Penso che chi rappresenta la Russia di Putin possa essere ascoltato da un tribunale internazionale, non certo dal Senato della Repubblica. E a chi vuole ascoltare le parole dell’ambasciatore ne rivolgo due, chiare: slava ukraini”, scrive su X il senatore dem Filippo Sensi, accompagnando il post con una foto del leader stellato Giuseppe Conte. “Il M5S e il suo leader Giuseppe Conte – accusa dal canto suo in una nota la vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno (Pd) – con l’invito all’ambasciatore russo Paramonov in Senato dimostra con chiarezza la sua strategia politica: riabilitare l’aggressore e offendere ancora una volta gli aggrediti, dispensandoci lezioni di morale quando invece tanta retorica serve solo a nascondere un impronta pericolosa della sua azione politica. Appare inoltre surreale la motivazione dell’invito ovvero farsi dire in commissione che la Russia è nostra amica e non interferisce nella nostra politica e nella nostra informazione. A questo punto – conclude Picierno – mi aspetto a stretto giro un viaggio di Conte a Mosca per farsi spiegare da Putin che è la Nato a provocare ai suoi confini”.


“Sul tema delle ingerenze straniere nei processi democratici degli Stati membri dell’Ue – è la replica del M5S, affidata a una nota congiunta attribuita ai ‘senatori M5S della Commissione Politiche Ue di palazzo Madama’ – qualcuno vorrebbe creare una polemica surreale e assolutamente strumentale. Si punta il dito sulla nostra richiesta di audire anche l’ambasciatore russo, de-contestualizzandola da un’iniziativa ben più ampia che riguarda anche gli ambasciatori di Stati Uniti, Regno Unito, Israele, Iran, India, Cina e Arabia Saudita, oltre a Musk, che sono semplicemente tutti gli attori che hanno qualcosa da dire in proposito. Senza nemmeno riflettere sul fatto che avere l’ambasciatore russo in Parlamento può essere l’occasione per fargli domande anche scomode. Ci stupisce anzi che non sia stato Sensi a chiedere l’audizione dell’ambasciatore russo. Ma capiamo – conclude la nota del M5S – che il senatore dem sia ancora disorientato e scosso da centomila persone che hanno urlato contro le sue posizioni guerrafondaie”.

Dazi, Schlein: pronti a interloquire con governo ma su proposte concrete

Dazi, Schlein: pronti a interloquire con governo ma su proposte concreteRoma, 10 apr. (askanews) – “I dazi erano annunciati da tempo, questa è la prima cosa grave. Meloni usava il condizionale fino all’annuncio ufficiale di Trump, adesso c’è da reagire insieme, compatti. Altri governi lo hanno già fatto mettendo 14 miliardi a disposizione. Attenzione al gioco delle tre carte che sta facendo il governo rimodulando risorse Pnrr e di coesione che erano già in rimodulazione, non sottraiamo risorse al Sud e a progetti di coesione”. Lo ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein a margine di un giro di incontri con Confindustria e parti sociali sui dazi, stamattina al Nazareno.


“Il governo spagnolo ha messo in campo 14 miliardi di cui più della metà erano risorse nuove, fresche – ha osservato -. Noi siamo disponibili a interloquire con il governo su delle proposte concrete anche per questo facciamo ciò che il governo non ha fatto, ha sentito solo le imprese, le stiamo sentendo anche noi, ma non ha sentito i sindacati”.

Dazi, Schlein: governo fermo davanti a incertezza che già crea danni

Dazi, Schlein: governo fermo davanti a incertezza che già crea danniRoma, 10 apr. (askanews) – “Il Partito democratico sta incontrando imprese, cooperazione, agricoltori e sindacati per le nostre proposte a questo governo fermo davanti all’incertezza sui dazi che sta già causando gravi danni a imprese e lavoratori italiani. Abbiamo bisogno di reagire. Il governo dica cosa intende fare per evitare le delocalizzazioni e per i salari più bassi d’Europa che abbiamo in Italia, noi proponiamo il salario minimo, e dica cosa vuole fare sulle bollette che sono le più care d’Europa. Noi su questo continueremo a incalzarli”. Lo ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein, a margine di un giro di incontri con Confindustria e parti sociali sui dazi, stamattina al Nazareno.