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Tregua fragile Meloni-Salvini, la premier a Parigi con no a truppe senza Onu

Tregua fragile Meloni-Salvini, la premier a Parigi con no a truppe senza OnuParigi, 26 mar. (askanews) – L’Italia lavora per arrivare a “garanzie di sicurezza solide ed efficaci”, ma nel contesto della Nato e senza “alcuna partecipazione” a una eventuale forza militare sul terreno, almeno senza il cappello dell’Onu. E’ questa la linea che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ribadirà domani al vertice dei “volenterosi” convocato a Parigi da Emmanuel Macron che oggi pomeriggio ha già accolto all’Eliseo, per una cena di lavoro, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Una linea scaturita dopo un vertice “ibrido” (il ministro degli Esteri Antonio Tajani era fuori Roma) che ha visto riuniti oltre alla premier il vicepremier Matteo Salvini e il ministro della Difesa Guido Crosetto.


Proprio la “diplomazia parallela” del leghista (tra la telefonata con J.D. Vance e dichiarazioni contro la difesa europea) nei giorni scorsi avevano infastidito tanto Palazzo Chigi quanto la Farnesina ed era ben difficile continuare a far finta di nulla. Per questo, secondo quanto riferito, nel corso della riunione di stamani Meloni avrebbe chiesto a Salvini di abbassare i toni e limitare le iniziative personali in politica estera – che, ha ribadito, è materia che compete a lei e al ministro degli Esteri – sia per non dare ai cittadini l’immagine di un esecutivo diviso, sia per non indebolire l’Italia ai tavoli internazionali, a partire da quello di domani. Alla fine, per restare a un gergo militare e diplomatico, quello che emerge dalla lettura tra le righe del comunicato finale e da indiscrezioni, è che al tavolo di Palazzo Chigi non è stata firmata una pace, al massimo un cessate il fuoco, più plausibilmente una tregua. Che potrebbe saltare già con la calendarizzazione, domani da parte della Conferenza dei Capigruppoo della Camera, delle mozioni sul ‘ReArm Europe’. Al momento ci sono quella di Azione (favorevole) e quelle contrarie di Avs e M5s, che mandano in frantumi l’opposizione e spiazzano il Pd. Ma he obbligano anche la maggioranza a prendere posizione. Che farà il centrodestra? Riuscirà a presentare un proprio documento unitarua con la Lega fortemente contraria al piano von der Leyen? O rinuncerà a presentare una propria posizione al voto del Parlamento? Dovendo comunque i gruppi prendere posizione su quelle altrui: Salvini voterà sì o no al no di Conte al piano von der Leyen? E Meloni Lupi e Tajani come voteranno sul sì’ di Calenda? Intanto la premier, dopo una breve visita ad ‘Agricoltura E, parte già stasera per Parigi. Al centro dell’incontro dell’Eliseo ci sarà la costituzione, sotto la guida di Francia e Regno Unito, di una missione militare della cosiddetta “Coalizione dei volenterosi” (un gruppo di trenta Paesi, non solo europei) da inviare in Ucraina per garantire il rispetto di un’eventuale tregua. Un’ipotesi sul tavolo prevedrebbe un impianto a quattro linee: la prima di caschi blu dell’Onu di Paesi non europei in un’area smilitarizzata al confine con la Russia; la seconda di soldati ucraini; la terza di forze militari europee e di altri “volenterosi”; la quarta, come backstop fuori dai confini ucraini, coperta dagli Usa. Un impianto tutto da costruire e complicato dal necessario passaggio al Palazzo di Vetro (dove Russia e Cina siedono nel Consiglio di sicurezza) e dalle intenzioni di Donald Trump, che al momento sul progetto Macron-Starmer non si è pronunciato né tantomeno ha dato il via libera.


In questo piano si inserisce la posizione italiana. Meloni – che procede in difficile equilibrio tra la fedeltà all’Ue e la vicinanza a Trump – ha vissuto con fastidio il protagonismo di Macron e Starmer. Ai precedenti vertici di Londra e Parigi è andata controvoglia e per far mettere a verbale la contrarietà italiana alla forza dei volenterosi, una soluzione che ritiene “complessa e non efficace”. Cosa che ribadirà anche domani. Del resto anche al vertice di questa mattina è stato concordato che “non è prevista alcuna partecipazione nazionale ad una eventuale forza militare sul terreno”. Resta però aperta la porta – e difficilmente potrebbe essere altrimenti – in caso di una missione Onu per il monitoraggio del cessate il fuoco che “il Governo italiano sostiene da tempo”. Per il resto è stato “riaffermato l’impegno alla costruzione, insieme ai partner europei e occidentali e con gli Stati Uniti, di garanzie di sicurezza solide ed efficaci per l’Ucraina che trovino fondamento nel contesto euroatlantico”. Per la premier il modello è quello dell’estensione dell’articolo 5 del Trattato Nato, che permetta a Kiev una copertura pur senza l’adesione all’Alleanza. Una proposta che secondo Meloni – ma in tal senso non si hanno al momento conferme – “sta riscontrando sempre più interesse tra i partner internazionali”.

Ddl sicurezza, la partita sui contenuti si sposta al Senato

Ddl sicurezza, la partita sui contenuti si sposta al SenatoRoma, 26 mar. (askanews) – L’esame, nell’aula del Senato sul ddl sicurezza sarà il momento della verità sulle intenzioni di Palazzo Chigi. In particolare, sui rilievi sollevati dal Quirinale in merito ad alcune misure del provvedimento-bandiera, in salsa securitaria, del centrodestra. Oggi le commissioni Affari costituzionali e Giustizia del Senato hanno dato il via libera a un testo, rimasto invariato nella sostanza, ma con alcune modifiche necessarie per allineare le annualità delle coperture di un testo che la maggioranza non è riuscita ad approvare entro il 2024. Cosa che impone comunque la terza lettura alla Camera, che la Lega aveva respinto sinora come fumo negli occhi.


La partita sui contenuti del provvedimento si sposta dunque nell’assemblea di Palazzo Madama, con le opposizioni sul piede di guerra che hanno già annunciato centinaia di emendamenti in aula. E rischia di fare da detonatore al ‘nodo’ politico rimasto irrisolto nel corso del lunghissimo iter parlamentare (il provvedimento è stato approvato dal Consiglio dei ministri a novembre del 2023 e dalla Camera in prima lettura il 18 settembre del 2024). ‘Nodo’ che si era reso evidente quando prima di Natale il ministro per i Rapporti con il Parlamento Nicola Ciriani aveva aperto a ritocchi incontrando però l’immediato alt leghista. Una differenza di posizioni che per il momento non sembrano essere stati risolti. Oggi, mentre Ciriani ha ribadito che il governo si riserva “di fare qualche ultimo intervento in aula, piccoli interventi di natura chirurgica” tali da non mettere “in discussione l’impianto”, il sottosegretario all’Interno, il leghista Nicola Molteni, uscendo dalla riunione delle commissioni, ha risposto secco: occorre ora “accelerare e non frenare”, si tratta di un ddl che “non può essere ostaggio dell’ostruzionismo e dell’approccio ideologico delle opposizioni. La maggioranza è stra-compatta, il ddl nasce dalla volontà politica del presidente del Consiglio, dei quattro partiti di maggioranza, di dare una risposta importante al Paese sul tema della sicurezza e sulla tutela delle nostre forze di polizia”.


A chi gli ricorda che Palazzo Chigi aveva aperto su alcune norme come le madri detenute, Molteni difende lo stop all’automatismo del divieto del carcere per le madri incinte o con figli minori di un anno (“una norma sacrosanta che vogliamo tutelare”). Sull’articolo 31 che riguarda i servizi segreti e che le opposizioni hanno definito come “una schedatura in massa dei cittadini”, il sottosegretario ha preferito glissare. Nel caso di modifiche, ha replicato con un “si vedrà” sulla possibilità ventilata dalla Lega di presentare, allora, le sue contro-proposte. La sintesi del partito di Matteo Salvini la offre il capogruppo Massimiliano Romeo: fatte le modifiche sulle coperture, il testo deve passare “così com’è”, la “terza lettura” sia una “formalità, siamo per un’approvazione rapida”. Poi “vediamo il governo che intenzioni ha”. Il ddl deve ancora essere calendarizzato e nei corridoi del Senato si parla di un probabile approdo davanti all’assemblea nella secondo settimana di aprile. Poco dopo il congresso della Lega del 5 e 6 aprile, cosa che dovrebbe consentire un clima più stemperato nella ‘gara’ con Fdi sui temi della sicurezza. Tra le misure sotto il faro del Colle: l’articolo 15 sulle detenute madri, l’articolo 19 su violenze o resistenza al pubblico ufficiale che prevede aggravanti senza attenuanti in caso di violenze o resistenza a pubblico ufficiale se il fatto è commesso al fine di impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di un’infrastruttura strategica, la richiesta che sia il Parlamento e non un organo amministrativo a stilare la lista delle opere strategiche, il nuovo reato di resistenza passiva in carcere e nei Cpr, il divieto di Sim per cittadini extracomunitari senza il permesso di soggiorno.


Le opposizioni chiedono intanto che si riapra la discussione. “Siamo di fronte ad una destra illiberale e superficiale. Per fortuna c’è il Parlamento. A questo punto il testo sarà modificato e nella discussione in aula riproporremo i nostri emendamenti. La maggioranza si fermi, riapra la discussione, ascolti i tanti rilievi critici emersi in commissione, stralci l’art 31 che potenzia in maniera del tutto irragionevole e preoccupante i poteri dei servizi di sicurezza; insomma abbandoni la prospettiva panpenalistica e demagogica, e provi ad affrontare una questione importante come è quella della sicurezza, in modo serio”, ha sottolineato Andrea Giorgis, capogruppo del Pd in commissione Affari costituzionali. “Quello del governo non è stato un errore di battitura ma di arroganza”, è il commento di Peppe de Cristofaro, presidente dei senatori di Avs. “Non hanno sbagliato a scrivere l’anno. Erano certi di chiudere entro il 2024, si sono trovati davanti il muro delle opposizioni e questo errore è la conseguenza di questa arroganza”, sottolinea.

Ucraina, Tajani: no a invio militari se non con le Nazioni Unite

Ucraina, Tajani: no a invio militari se non con le Nazioni UniteTrieste, 26 mar. (askanews) – “Non inviare militari in missione che non siano delle Nazioni unite, é l’unica condizione per noi per inviare militari”. Così, a riguardo di un’eventuale missione in Ucraina il ministro degli esteri, Antonio Tajani, a margine della visita all’Ince di Trieste. “Rimane l’opzione, sorta di art.5 bis della Nato per garantire la sicurezza europea e per proteggere l’Ucraina” ha specificato il ministro, confermando che sul tema, “il dibattito è in corso ma – ha tenuto a precisare, dopo aver partecipato al vertice di maggioranza in collegamento con Palazzo Chigi – siamo concordi: ne abbiamo parlato con la presidente del Consiglio, il vicepresidente Salvini, il ministro della Difesa Crosetto”. Tajani ha aggiunto che su questo c’è “condivisione sulla posizione che terrà la premier” domani a Parigi.

Crosetto: “La Nato è al momento l’unico ombrello difensivo utilizzabile”

Crosetto: “La Nato è al momento l’unico ombrello difensivo utilizzabile”Milano, 26 mar. (askanews) – “L’obiettivo è la difesa, gli strumenti quelli che ci vengono dati in questo momento” e al momento la Nato “la nostra grande alleanza atlantica” è “l’unico ombrello difensivo utilizzabile”. Lo ha detto il ministro della Difesa, Guido Crosetto, che risponde al Question Time a interrogazioni sull’ipotesi di un sistema comune europeo di difesa. “Avevamo già un esempio che è quello che va avanti da decenni, che è quello della Nato”, ha detto.


Crosetto ha parlato della “nostra grande alleanza atlantica, che oggi è l’unico ombrello difensivo utilizzabile domani mattina in qualunque caso negativo, grazie alla deterrenza americana, grazie all’articolo 5 della NATO. Stiamo lavorando per far sì che questa integrazione che siamo riusciti a fare tra nazioni diverse, tra forze armate diverse nella NATO, sia lo scheletro su cui costruire l’integrazione europea. Questo è l’obiettivo, l’obiettivo è la difesa, la difesa come lo strumento con cui avviene sono quelli che ci sono dati in questo momento e questo è quello che noi stiamo facendo”.

Palazzo Chigi: no a truppe italiane sul terreno in Ucraina

Palazzo Chigi: no a truppe italiane sul terreno in UcrainaRoma, 26 mar. (askanews) – La riunione di questa mattina a Palazzo Chigi tra la premier Giorgia Meloni, i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani e il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in vista del Vertice sulla pace e la sicurezza dell’Ucraina in programma domani a Parigi, ha “permesso di ribadire che non è prevista alcuna partecipazione nazionale ad una eventuale forza militare sul terreno”. E’ quanto si legge in una nota di Palazzo Chigi.


“È stato, infine, affrontato – prosegue la nota – il tema dell’attuazione e del monitoraggio del cessate il fuoco, su cui si sta facendo spazio un possibile ruolo delle Nazioni Unite, che il Governo italiano sostiene da tempo”.

Ucraina, P.Chigi: no truppe italiane in forza militare sul terreno

Ucraina, P.Chigi: no truppe italiane in forza militare sul terrenoRoma, 26 mar. (askanews) – La riunione di questa mattina a Palazzo Chigi tra la premier Giorgia Meloni, i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani e il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in vista del Vertice sulla pace e la sicurezza dell’Ucraina in programma domani a Parigi, ha “permesso di ribadire che non è prevista alcuna partecipazione nazionale ad una eventuale forza militare sul terreno”. E’ quanto si legge in una nota di Palazzo Chigi.


“È stato, infine, affrontato – prosegue la nota – il tema dell’attuazione e del monitoraggio del cessate il fuoco, su cui si sta facendo spazio un possibile ruolo delle Nazioni Unite, che il Governo italiano sostiene da tempo”.

Ucraina, P.Chigi: garanzie di sicurezza ricalchino art.5 Nato

Ucraina, P.Chigi: garanzie di sicurezza ricalchino art.5 NatoRoma, 26 mar. (askanews) – Si è tenuta questa mattina a Palazzo Chigi una riunione convocata dal Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista della sua partecipazione al Vertice sulla pace e la sicurezza dell’Ucraina in programma domani a Parigi.


All’incontro – si legge in una nota di Palazzo Chigi – hanno preso parte il Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani (in videocollegamento), il Vice Presidente del Consiglio e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, e il Ministro della Difesa, Guido Crosetto. Nel corso della riunione è stato riaffermato l’impegno alla costruzione, insieme ai partner europei e occidentali e con gli Stati Uniti, di garanzie di sicurezza solide ed efficaci per l’Ucraina che trovino fondamento nel contesto euroatlantico. Ciò anche sulla base di un modello che in parte possa ricalcare quanto previsto dall’articolo 5 del Trattato di Washington, ipotesi che sta riscontrando sempre più interesse tra i partner internazionali.

Governo, Schlein a Nordio: sua difesa tra pagine più vergognose

Governo, Schlein a Nordio: sua difesa tra pagine più vergognoseRoma, 26 mar. (askanews) – “La sua difesa d’ufficio di un torturatore libico rappresenta una delle pagine più vergognose a cui questo Parlamento è stato sottoposto” nonostante su “pagine vergognose il governo di cui fa parte non si è mai risparmiato”. Così la segretaria del Pd Elly Schlien, in sede di dichiarazioni di voto, nell’aula della Camera, sulla mozione di sfiducia nei confronti di Carlo Nordio, presentata dalle opposizioni.


“Per quante omissioni, falsità e tentativi di sviare avete provato a mettere in campo, i fatti restano chiari: contravvenendo a una esplicita richiesta di arresto da parte di Cpi e a causa della sua mancata risposta, l’arresto non è stato convalidato e Almasri è stato riportato a Tripoli con tutti gli onori. Libero di continuare, e a me toglierebbe il sonno, di uccidere e stuprare”.

Oggi confronto Meloni-Tajani-Salvini prima del vertice di Parigi

Oggi confronto Meloni-Tajani-Salvini prima del vertice di ParigiRoma, 26 mar. (askanews) – Un “vertice”, anche in modalità ibrida, per fare il punto nel governo sulla politica estera, alla vigilia del summit dei “volenterosi” domani a Parigi. È quello voluto per questa mattina, secondo quanto riferito da fonti di governo, dalla premier Giorgia Meloni con i suoi vice Antonio Tajani e Matteo Salvini.


Non sarà un faccia a faccia per problemi di agenda (il ministro degli Esteri è a Trieste) ma Meloni vuole un chiarimento sulla linea di politica estera, dopo le tensioni causate nei giorni scorsi dalle prese di posizione e dalle mosse di Matteo Salvini, come la telefonata con il vice presidente Usa J.D. Vance. La riunione di Parigi è stata convocata da Emmanuel Macron, presente anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, per “identificare opzioni operative, a sostegno degli sforzi americani, per raggiungere una pace solida e duratura in Ucraina, nel rispetto degli interessi di sicurezza di ucraini ed europei”. Questo “includerà la discussione del rafforzamento immediato dell’assistenza all’Ucraina, di come attuare ed estendere un cessate il fuoco, delle modalità di sostegno a lungo termine per Kiev e il suo esercito e delle garanzie di sicurezza necessarie per l’Ucraina”.


Le garanzie, in particolare, riguardano una missione di peace-keeping da schierare sul terreno in caso di un cessate il fuoco. Secondo una prima ipotesi, potrebbero esserci quattro linee di interposizione: la prima vedrebbe impegnati i caschi blu di Paesi non europei membri dell’Onu; la seconda sarebbe occupata dalle forze ucraine; la terza dai volenterosi. Agli Usa sarebbe assegnata una funzione di “backstop” oltre il confine. La premier si è sempre detta contraria a una missione europea, assicurando che l’invio di soldati italiani “non è all’ordine del giorno”, ma il coinvolgimento dell’Onu potrebbe essere decisivo per dare il via libera all’impegno italiano. Alle 18,30 Meloni è attesa alla manifestazione “Agricoltura È” prima di volare nella capitale francese.

Mossa di Meloni, sabato sarà da Calenda al congresso di Azione

Mossa di Meloni, sabato sarà da Calenda al congresso di AzioneRoma, 25 mar. (askanews) – Per fare il suo ‘debutto’ da premier a una manifestazione di un partito non di governo Giorgia Meloni ha scelto Carlo Calenda: la premier sarà sabato mattina a Roma per il congresso nazionale di Azione. L’ipotesi, dopo l’invito, circolava da qualche giorno ma oggi da Palazzo Chigi è arrivata la conferma ufficiale con un’aggiornamento dell’agenda settimanale. Se Meloni da Calenda è una prima volta, non vale lo stesso per il contrario: il segretario di Azione è stato ospite da Atreju sia nel 2024 che nel 2023. “Non ho paura, non vedo né il lupo né la tana” disse rispondendo, nel dicembre scorso, a chi gli chiedeva come si sentisse nella tana del lupo, la festa di Fdi.


“E’ stata invitata, ha accettato e interverrà”, la spiegazione ufficiale che viene data per questo appuntamento. Ma dietro la scelta della presidente del Consiglio è difficile non vedere una motivazione “politica”. In primo luogo nei confronti dell’opposizione. Calenda ha sempre rivendicato di voler fare un’opposizione “dura” e “senza sconti” ma “costruttiva”. Come avvenne già nel 2022, quando una delegazione del partito arrivò a Palazzo Chigi con una serie di contro-proposte per la messa a punto della prima manovra dell’esecutivo di centrodestra. Per venire all’attualità, un segnale in questo senso è la decisione di non firmare la mozione di sfiducia nei confronti del ministro della Giustizia Carlo Nordio e domani al momento del voto alla Camera i parlamentari calendiani usciranno dall’Aula. “Abbiamo criticato duramente l’operato di Nordio – ha spiegato il capogruppo Matteo Richetti – con le altre opposizioni, denunciando la totale mancanza di trasparenza sul caso Almasri. Ma al contempo abbiamo sempre detto che presentare mozioni di sfiducia è il più grande regalo alla maggioranza che si possa fare, come dimostra il caso Santanchè”. Dunque il messaggio di Meloni sarà che è possibile un dialogo tra maggioranza e opposizione, ma se si discute “nel merito” e non partendo da posizioni “ideologiche”. La scelta di Meloni, però, può avere anche una lettura interna alla maggioranza, in un momento di persistente tensione con Matteo Salvini. Al di là delle smentite di facciata, la premier – e anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani – hanno vissuto con sempre maggiore insofferenza il continuo ‘controcanto’ del vice premier leghista su Ucraina, dazi, difesa europea. Messaggi che, è l’opinione della premier, minano l’immagine di compattezza dell’esecutivo e anche la sua credibilità ai tavoli internazionali. “Aprire un canale di confronto con l’opposizione più responsabile e costruttiva – riflette un parlamentare di maggioranza – è anche un avvertimento recapitato alla Lega”.


Intanto la premier, che oggi non è stata a Palazzo Chigi, ha avuto un colloquio con il Commissario per i partenariati internazionali dell’Unione Europea Josef Sikela in visita in Italia. Tra i temi sul tavolo, lo sviluppo di collaborazioni ad ampio spettro tra l’Unione Europea e le nazioni del Vicinato meridionale e dell’Africa nonché le sinergie tra il Piano Mattei e la Strategia del Global Gateway dell’Unione Europea. Ma soprattutto Meloni prepara la missione di giovedì a Parigi, quando parteciperà al vertice dei “volenterosi” convocato da Emmanuel Macron, presente anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Come spiega l’Eliseo, in linea con l’iniziativa lanciata nella capitale francese il 17 febbraio e “come continuazione delle discussioni avviate con i nostri partner britannici” l’incontro “mirerà a identificare opzioni operative, a sostegno degli sforzi americani, per raggiungere una pace solida e duratura in Ucraina, nel rispetto degli interessi di sicurezza di ucraini ed europei”. Questo “includerà la discussione del rafforzamento immediato dell’assistenza all’Ucraina, di come attuare ed estendere un cessate il fuoco, delle modalità di sostegno a lungo termine per l’Ucraina e il suo esercito e delle garanzie di sicurezza necessarie per l’Ucraina”.


Le garanzie, in particolare, riguardano una missione di peace-keeping da schierare sul terreno in caso di un cessate il fuoco. Secondo una prima ipotesi, potrebbero esserci quattro linee di interposizione: la prima vedrebbe impegnati i caschi blu di Paesi non europei membri dell’Onu; la seconda sarebbe occupata dalle forze ucraine; la terza dai volenterosi. Agli Usa sarebbe assegnata una funzione di “backstop” oltre il confine. La premier si è sempre detta contraria a una missione europea, assicurando che l’invio di soldati italiani “non è all’ordine del giorno”, ma il coinvolgimento dell’Onu potrebbe essere decisivo per dare il via libera all’impegno italiano. Cosa che, comunque, non sarebbe facile far digerire a Salvini.