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Mosca attacca Mattarella, il Quirinale: il capo dello Stato “è assolutamente sereno”

Mosca attacca Mattarella, il Quirinale: il capo dello Stato “è assolutamente sereno”Roma, 14 feb. (askanews) – Il Presidente della Repubblica è assolutamente sereno e rimanda alla lettura del testo pronunciato a Marsiglia. E’ quanto fanno sapere fonti del Quirinale in merito alle parole della portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, che ha duramente criticato le dichiarazioni fatte dal capo dello Stato nel suo intervento del due febbraio scorso a Marsiglia, lectio magistralis per il dottorato honoris causa dell’università francese, in cui aveva parlato dell’attacco russo all’Ucraina.

Meloni: insulti Mosca insultano Mattarella e l’Italia intera

Meloni: insulti Mosca insultano Mattarella e l’Italia interaRoma, 14 feb. (askanews) – “Gli insulti della portavoce del Ministero degli Esteri russo, che ha definito ‘invenzioni blasfeme’ le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, offendono l’intera Nazione italiana, che il Capo dello Stato rappresenta”. Lo afferma la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.


“Esprimo – aggiunge – la mia piena solidarietà, così come quella dell’intero Governo, al Presidente Mattarella, che da sempre sostiene con fermezza la condanna dell’aggressione perpetrata ai danni dell’Ucraina”.

Italia-Russia, fonti Quirinale: Mattarella assolutamente sereno

Italia-Russia, fonti Quirinale: Mattarella assolutamente serenoRoma, 14 feb. (askanews) – Il Presidente della Repubblica è assolutamente sereno e rimanda alla lettura del testo pronunciato a Marsiglia. E’ quanto fanno sapere fonti del Quirinale in merito alle parole della portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, che ha duramente criticato le dichiarazioni fatte dal capo dello Stato in un recente intervento a Marsiglia, lectio magistralis per il dottorato honoris causa dell’università francese, in cui aveva parlato dell’attacco russo all’Ucraina.

Mosca attacca Mattarella: parole blasfeme e oltraggiose su Russia

Mosca attacca Mattarella: parole blasfeme e oltraggiose su RussiaRoma, 14 feb. (askanews) – Violento attacco della Russia al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha accusato il presidente, che in un recente discorso a Marsiglia aveva paragonato l’invasione russa dell’Ucraina alle azioni del Terzo Reich, di aver “tracciato paralleli storici oltraggiosi e palesemente falsi tra la Federazione Russa e la Germania nazista”, “dichiarazioni offensive nei confronti del nostro Paese”.


Il capo dello Stato italiano, si legge sul canale Telegram della portavoce degli Esteri russi, ha “tracciato paralleli storici oltraggiosi e palesemente falsi tra la Federazione Russa e la Germania nazista, invitando a tenere conto del fallimento della politica occidentale di appeasment con l’aggressore della fine degli anni ’30 nella risoluzione della crisi ucraina e sostenendo che le azioni della Russia in Ucraina “hanno una natura simile” al progetto del Terzo Reich in Europa. Per Zacharova, “è strano e folle sentire tali blasfeme affermazioni dal Presidente dell’Italia, un Paese che sa bene cosa sia il fascismo. Il regime fascista di Mussolini fu un fedele alleato della Germania nazista nell’ambito dei patti d’acciaio (..) e fornì al Terzo Reich 235 mila uomini per l’aggressione congiunta all’URSS nel 1941. Il regime italiano è responsabile, insieme ai nazisti, dei crimini di guerra e del genocidio del popolo sovietico durante la Grande Guerra Patriottica”.


Zakharova rilancia puntando il dito contro i vertici ucraini, definiti “teroristi e neonazisti”: l’Italia, dice, rifornisce il regime ucraino di moderne armi letali, “sostenendo così incondizionatamente il regime criminale in tutti i suoi crimini”. E ancora: “ma noi conosciamo un’altra Italia. Conosciamo gli italiani che, durante la Seconda guerra mondiale, si organizzarono in un potente movimento partigiano, di cui migliaia di sovietici – prigionieri di guerra e civili deportati – divennero parte attiva, combattendo insieme ai loro compagni italiani contro il fascismo e dando la vita per la libertà dell’Italia e della loro patria”.

Fisco, Tajani: con Fi al governo non ci sarà alcuna patrimoniale

Fisco, Tajani: con Fi al governo non ci sarà alcuna patrimonialeRoma, 14 feb. (askanews) – “Finché Fi sarà al governo non ci sarà alcuna patrimoniale”. Lo ha detto Antonio Tajani commentando le parole della segretaria del Pd, Elly Schlein, secondo cui una tassa sui grandi patrimoni a livello europeo non può essere un tabù.


A margine di un evento alla Camera, Tajani ha detto: “La sinistra pensa sempre alle tasse, ha una visione punitiva della società: gli extra profitti, le tasse, i grandi patrimoni ma cos’è un grande patrimonio? Dobbiamo favorire gli investimenti, i grandi patrimoni servono per fare investimenti, per favorire la crescita. L’ossessione per le tasse da parte della sinistra mi preoccupa molto, è una visione molto statalista, punitiva. Le tasse devono pagarle i giganti del web ma finché Fi sarà al governo non ci sarà alcuna patrimoniale”.

Dazi Trump, Tajani: prenderemo tutte le decisioni con l’Ue

Dazi Trump, Tajani: prenderemo tutte le decisioni con l’UeRoma, 14 feb. (askanews) – “Non abbiamo alcun interesse che ci sia una guerra commerciale, anzi dobbiamo scongiurarla. Parleremo, vedremo il da farsi, studieremo, qualora ci fossero i dazi, delle contromisure, faremo tutto ciò che è possibile anche esplorando nuovi mercati. Abbiamo strategia in testa, vediamo quali saranno le decisioni finali degli Usa. Tutte le decisioni le prenderemo insieme all’Ue. È ovvio che si deve trattare come Europa, poi noi possiamo essere dei buoni ambasciatori dell’Europa, questo sì”. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, leader di Fi, a margine dell’Assemblea nazionale enti locali a Montecitorio.

Ue, P. Chigi: bene von der Leyen su difesa, passo fondamentale

Ue, P. Chigi: bene von der Leyen su difesa, passo fondamentaleRoma, 14 feb. (askanews) – Il Governo italiano accoglie con “soddisfazione l’annuncio della Presidente della Commissione Europea riguardante nuove iniziative volte a incrementare gli investimenti nel settore della difesa, a partire – come richiesto da tempo dall’Italia – dall’esclusione di tali spese dal Patto di Stabilità”. E’ quanto afferma Palazzo Chigi.


“Si tratta di un primo, fondamentale passo nella giusta direzione, che dovrà essere seguito anche dall’istituzione di strumenti finanziari comuni – prosegue la nota -. Il Governo italiano è pronto a lavorare costruttivamente con le istituzioni europee e con gli altri Stati membri per raggiungere insieme questi importanti obiettivi, a partire dalla prossima presentazione del Libro bianco della difesa dell’Ue”.

Fisco, Schlein: tassa su grandi ricchi non può essere tabù, serve discussione a livello europeo

Fisco, Schlein: tassa su grandi ricchi non può essere tabù, serve discussione a livello europeoRoma, 14 feb. (askanews) – Per la segretaria del Pd Elly Schlein una “tassa sui grandi patrimoni non può essere tabú” anche se, ha aggiunto, la “discussione è bene farla almeno a livello europeo”. Schlein ha parlato al convegno di Oxfam sulle diseguaglianze aggiungendo che in Italia il sistema fiscale è “iniquo” e “sono d’accordo con la proposta di mettere l’equità orizzontale in Costituzione. E’ un principio sacrosanto: tanto guadagno tanto pago”.


Sul conflitto d’interesse poi, ha rilevato, “c’è stata una pesante sottovalutazione” se “oggi l’uomo più ricco del mondo fa parte dell’amministrazione americana. Noi dobbiamo fare una legge in Italia, ma dobbiamo muoverci anche a livello europeo e globale” perché “sono regole che devono valere per tutti”.

Mezzo Pd ricorda Franco Marini, tra messaggi al partito e alla Cisl

Mezzo Pd ricorda Franco Marini, tra messaggi al partito e alla CislRoma, 13 feb. (askanews) – C’era una bella fetta di Pd a ricordare Franco Marini, oggi all’Istituto Sturzo. L’evento non era faccenda esclusivamente democratica, c’erano anche figure come il fresco ex segretario Cisl Luigi Sbarra o l’ex ministro Vincenzo Scotti, ma la pattuglia di esponenti Pd – di rito Dc e Margherita – era assai nutrita. Un incontro tra ‘amici’ – nell’accezione del termine che era in voga nella ‘Balena bianca’ – una riunione in omaggio all’ex presidente del Senato, ma durante la quale non sono mancati gli accenni al dibattito attuale.


Era piena la sala del convegno su ‘Franco Marini e la sinistra sociale’, aperto da Guelfo Fiore, Giorgio Merlo e Nicodemo Oliverio. Tanti, appunto, parlamentari Pd in carica o ‘emeriti’: Dario Franceschini, Luigi Zanda, Pierluigi Castagnetti, Anna Ascani, Giorgio Merlo, Silvia Costa, Renzo Lusetti, Giampaolo D’Andrea, tra gli altri. Ma, appunto, anche Sbarra e Scotti, oltre a Pier Ferdinando Casini, che ora è senatore Pd ma che è stato a lungo con il centrodestra di Silvio Berlusconi. Tutti a ricordare l’ex presidente del Senato ed ex segretario generale della Cisl, “un leader”, come ha detto Merlo poi imitato da Casini. Un mancato “grande presidente della Repubblica”, per Sbarra. “Sarebbe stato un Pertini cattolico”, chiosa Franceschini.


Viene celebrato innanzitutto l’uomo, il suo carattere, la “scorza di durezza” dietro la quale c’era però “un buono, una persona gentile, capace di amare gli altri”, come dice ancora l’ex ministro dei Beni culturali. Ma, appunto, tra le righe la discussione finisce per collegarsi ai temi di oggi. Accade per esempio quando Casini ricorda che Marini fu il leader sindacale capace di mettere in discussione “la pretesa della Cgil di avere il monopolio del mondo del lavoro”. Una pretesa infondata perché “i democratici cristiani sono da sempre dove stanno i lavoratori”.


E Sbarra si spinge oltre. L’ex segretario Cisl, che guarda più a destra che a sinistra, ora guiderà la fondazione del sindacato dedicata proprio a Marini e avverte: “Vogliamo valorizzare la testimonianza, il pensiero di Franco Marini, trasferirlo ai giovani sindacalisti”. Poi tocca un tasto dolente per i tanti esponenti Pd presenti, ricordando che “Franco credeva molto nella partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese”. Proprio la stessa idea che la Cisl ha fatto propria con la proposta di iniziativa popolare che tra poco verrà votata alla Camera: “Pensiamo di essere in linea con la storia, con il pensiero di Marini”. Una punzecchiata che non passa inosservata, perché nel Pd c’è un dibattito delicato in corso su questo tema. L’ala moderata del partito, ben rappresentata al convegno su Marini, spinge perché il Nazareno non decida di votare no alla legge, nonostante le modifiche apportate dalla maggioranza, proprio per evitare di “lasciare la Cisl a Giorgia Meloni”. E infatti Castagnetti replica a Sbarra citando una frase che Marini, spiega, gli disse quando Rocco Buttiglione scelse il centrodestra: “Ricordo perfettamente cosa mi disse: dove sono gli eredi di quella storia, io non posso essere”. Ma il timore di un Pd che guarda solo verso la Cgil c’è.


E sempre Castagnetti precisa che “è sempre difficile dire cosa farebbe ora un leader del passato, e sarebbe meglio non farlo”. Ma poi cita i dati sulle entrate Irpef, sottolineando che “il 53% viene versato dai dipendenti e il 30% dai pensionati”, mentre “il 69,7% degli autonomi evade il fisco”. Ecco, conclude, “Marini è stato sempre un politico demodé, aveva il vizio di parlare di giustizia sociale. Se ancora ci fosse direbbe al partito: se vuoi vincere torna a parlare di queste cose”.

Consulta, eletti i quattro giudici. Quei segnali in Fi e dalla Lega

Consulta, eletti i quattro giudici. Quei segnali in Fi e dalla LegaRoma, 13 feb. (askanews) – Fino a pochi giorni fa nessuno lo avrebbe dato per scontato, visto il clima di scontro e tensione tra maggioranza e opposizione. Non è un caso che la svolta sia arrivata in extremis, rimasta in bilico fino all’ultimo, con il cambio in corsa di un nome. Alla fine però il Parlamento in seduta comune riesce a evitare l’ennesima processione di schede bianche e ad eleggere i quattro giudici costituzionali mancanti.


A riportare la Consulta al plenum saranno dunque Francesco Saverio Marini, Massimo Luciani, Maria Alessandra Sandulli e Roberto Cassinelli. Il primo, nome da tempo in campo in quota Fratelli d’Italia, ottiene 500 voti, il secondo – candidato dal Pd – 505, la terza – personalità ‘tecnica’ condivisa – passa con 502 preferenze mentre il quarto ne raccoglie 503. E’ il suo, quello di Roberto Cassinelli, avvocato ed ex parlamentare, il nome che alla fine Forza Italia decide di indicare. Eppure ancora mercoledì sera non sembrava essere questa l’opzione del partito azzurro. Il nome che era stato comunicato anche alle opposizioni per chiudere l’accordo era infatti quello di Gennaro Terracciano, avvocato e prorettore dell’Università del Foro Italico. Nome al quale, tra l’altro, si sarebbe opposto il senatore Claudio Lotito per la sua prossimità al presidente della Figc, Gabriele Gravina. Tra i papabili in quota azzurri, inoltre, c’è stato a lungo anche Andrea Di Porto, nella vita anche legale di Silvio Berlusconi e della Fininvest, fortemente caldeggiato dalla ‘famiglia’. Il segretario Antonio Tajani, da sempre e ancora stamattina, ha negato che tra le sue truppe ci siano stati malumori. “Non c’è mai stato un problema dentro Forza Italia: che ci fossero legittime aspirazioni sì, ma non abbiamo mai litigato, abbiamo sempre detto fin dall’inizio che c’era un accordo di tutti i partiti di non mettere parlamentari in carica”, ha spiegato ai giornalisti in Transatlantico. Il riferimento è a Francesco Paolo Sisto e Pierantonio Zanettin, entrambi senatori, che fino a qualche settimana fa parevano in corsa. La scelta di escluderli a priori non sarebbe tuttavia stata gradita a una fronda del partito che, non a caso – viene spiegato – nel segreto dell’urna ha dato all’uno e all’altro rispettivamente 4 e 6 voti. “Se ci fosse stato il presidente avremmo indicato uno dei due”, si lamentava in un capannello un parlamentare. Alla fine a spuntarla è stato invece Cassinelli, che viene descritto come la ‘prima scelta’ del segretario: una decisione presa anche per compensare il mancato inserimento in posto sicuro nelle liste della Liguria in occasione delle ultime elezioni politiche.


Ma nel centrodestra non è passato inosservato neanche il fatto che dei quattro giudici eletti quello che ha ottenuto meno voti sia stato proprio il candidato di Giorgia Meloni, quel ‘padre’ del premierato che la presidente del Consiglio, con un blitz poi fallito a causa di una fuga di notizie, aveva tentato di far eleggere già ad ottobre. I sospetti, in questo caso, sono rivolti da Fdi verso la Lega: un altro dei tanti fronti di tensione che il Carroccio ha aperto nella maggioranza – si veda per esempio la questione della rottamazione delle cartelle – e che certo la pubblicazione delle chat interne, con quella definizione di Matteo Salvini come ‘bimbominkia’, non ha contribuito a stemperare. Insomma, malumori striscianti che, però, questa volta non hanno impedito di centrare il risultato finale. Complici i contatti diretti tra i leader politici – soprattutto tra Meloni e la segretaria del Pd, Elly Schlein – ma anche l’alta attenzione che al tema ha da tempo riservato il Quirinale. “Oggi c’era il presidente Mattarella infatti abbiamo risolto, serviva lui”, dice scherzando il presidente della Camera, Lorenzo Fontana. Una battuta, solo all’apparenza.